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153.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 12 LUGLIO 2022

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDI DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 5194

Interpellanza in merito al fabbisogno di risorse e di personale per le case della salute. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

CASTALDINI (FI)

DONINI, assessore

CASTALDINI (FI)

 

OGGETTO 5272

Interpellanza per chiedere alla Giunta quali azioni abbia intrapreso a seguito del pronunciamento dell'Anac in ordine al contratto concluso dall'Ausl di Bologna con Accreditation Canada. A firma dei Consiglieri: Facci, Pelloni, Bergamini, Marchetti Daniele, Rancan, Stragliati

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

FACCI (Lega)

DONINI, assessore

FACCI (Lega)

 

OGGETTO 5293

Interpellanza riguardante la situazione attuale del Reparto di Riabilitazione Ortopedica dell'Ospedale di Castel San Giovanni (Piacenza). A firma della Consigliera: Stragliati

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

STRAGLIATI (Lega)

DONINI, assessore

STRAGLIATI (Lega)

 

OGGETTO 5166

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Decisione sulle osservazioni pervenute e approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti e per la bonifica delle aree inquinate 2022-2027 (PRRB)". (87)

(Discussione e approvazione)

(Ordini del giorno 5166/1/6 oggetti 54455450 Presentazione e approvazione)

(Ordini del giorno 5166/2/3/4/5/7 oggetti 5446544754485449 5451 Presentazione e reiezione)

PRESIDENTE (Rainieri)

LISEI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

LISEI (FdI)

POMPIGNOLI (Lega)

TAGLIAFERRI (FdI)

MARCHETTI Daniele (Lega)

CASTALDINI (FI)

MONTALTI (PD)

BARGI (Lega)

ZAMBONI (EV)

PRESIDENTE (Petitti)

FACCI (Lega)

PICCININI (M5S)

POMPIGNOLI (Lega)

TARUFFI (ERCEP)

PRIOLO, assessora

 

Saluto della consigliera Tarasconi

PRESIDENTE (Petitti)

Tarasconi (PD)

 

Ancora sull’oggetto 5166

PRESIDENTE (Petitti)

POMPIGNOLI (Lega)

MASTACCHI (RCPER)

ZAMBONI (EV)

POMPIGNOLI (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Emendamenti oggetto 5166

Comunicazioni ai sensi dell’art. 69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,32

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 153 di martedì 12 luglio 2022.

Ai sensi dell’articolo 102-bis del Regolamento interno, partecipa in modalità telematica la consigliera Montalti.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Rainieri): Iniziamo i nostri lavori dallo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 5194

Interpellanza in merito al fabbisogno di risorse e di personale per le case della salute. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Rainieri): Iniziamo con l’interpellanza 5194 in merito al fabbisogno di risorse di personale per le case della salute, a firma della consigliera Castaldini.

Consigliera, prego.

 

CASTALDINI: Assessore, buon pomeriggio. Grazie, presidente.

Proviamo a ritornare sul tema del personale anche da un punto di vista un po’ più tecnico, ovvero partendo dai numeri. Diciamo che questo tema ho cercato di trattarlo già da un po’, circa un mese fa ho cominciato ad affrontare il problema, vediamolo sotto un altro punto di vista perché con i fondi del PNRR verranno edificate 84 nuove case della comunità, 45 centrali operative territoriali, 27 ospedali di comunità, più di 14 interventi di miglioramento delle strutture esistenti, che si vanno a sommare alle 127 case della salute che già sono attive in Emilia-Romagna.

Il PNRR – lo dico chiaramente per chi si interessa sempre molto spesso di questo importantissimo strumento – chiaramente permette di costruire muri e investire in tecnologia, ma poi tocca a noi pensare a tutto ciò che serve per fare entrare poi i pazienti, ovvero medici, infermieri, personale sanitario e personale amministrativo. Diciamo che, contestualizzando e facendo una fotografia, noi abbiamo immaginato di poter dare oggi qualche numero. Per quanto riguarda i tempi determinati, ad esempio, la Regione ha comunicato che il mese scorso sono cessati i contratti a tempo determinato di 35 dirigenti medici e di 35 infermieri, e questo mese saranno 23 i medici e 38 gli infermieri, ma tra aprile 2022 e marzo 2023 termineranno in tutto i contratti di 371 dirigenti medici e 399 infermieri, quando andranno in pensione 177 medici strutturati, 359 infermieri, dei quali al 2025 si pensioneranno 1.078 medici e 2.552 infermieri. Questa è la fotografia che è stata fatta da noi grazie ad articoli 30 e a domande che abbiamo fatto nello specifico.

Non le sto a dire che non passa giorno che sui giornali ci sono vere e proprie richieste d’aiuto, emergenze dal punto di vista sanitario, soprattutto per quanto riguarda la medicina d’urgenza, al pronto soccorso, infermieri che hanno turni di lavoro molto pesanti e anche un rischio che diventa sempre più consistente di dimissioni dai nostri ospedali e dalle nostre strutture pubbliche. Bisognerà parlare prima o poi di questo, ma tratterò poi il tema in maniera specifica. Ho presentato e presenterò di fatto un’interrogazione sia sugli accordi locali che creano disparità di trattamento tra medici di emergenza territoriali, ma anche ho già presentato un’interrogazione sull’ospedale di Vergato, chiuso per la mancanza di un radiologo, che si è licenziato.

Possiamo parlare, come lei ha fatto stamattina, di un’emergenza, diciamo di una contingenza di queste settimane, cioè il fatto che molti in questo momento sono positivi al Covid e quindi impossibilitati al lavoro. Ci sono sicuramente altri 200 tra medici e infermieri sospesi per non essersi vaccinati, ed è giusto ricordarlo in questo dato, per il Covid, ma sappiamo che è una piccolissima parte del problema e che tra un mese rischiamo di avere gli stessi identici problemi con dei sanitari con un mese di stress in più e con un mese in meno per arrivare a una soluzione.

Per questo oggi io le pongo questa mia interpellanza. Certo, la crudezza dei numeri è rilevante, però credo che dobbiamo trattare questo tema anche in vista di quello che accadrà con il PNRR.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie. Otto minuti. Consigliere Castaldini, grazie.

A lei la parola, assessore Donini.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio ovviamente la consigliera Castaldini, che in realtà ha affrontato tre temi enormi, per cui in otto minuti non le posso ovviamente… Le anticipo la sua insoddisfazione perché non posso trattare tre temi così enormi in otto minuti. Però sono collegati fra di loro, quindi cerchiamo di darci una chiave di lettura.

Intanto lei rappresenta una situazione veritiera rispetto alla carenza di personale sanitario, medici, infermieri, OSS e non solo, che è un dato nazionale, che attiene ovviamente anche a una programmazione negli anni scorsi non adeguata dal punto di vista della produzione di professioni sanitarie e mediche e che oggi, insieme al Covid, rappresenta una fatica nel Sistema sanitario nazionale delle Regioni e anche nella Regione Emilia-Romagna.

Questa Regione, però, ha cercato, almeno dal 2020, dall’emergenza Covid, di stare sopra al 100 per cento di turnover. Noi abbiamo circa, dal 2020 ad oggi, il 150 per cento di turnover, quindi uno va via e uno e mezzo entra. Abbiamo nei primi sei mesi del 2022 il 104 per cento del turnover. Non il 150, ma ovviamente neanche il 70 o l’80.

Questa Regione ha un dato molto importante che riguarda le stabilizzazioni. Lei ha fatto anche cenno alla fatica del personale. Tra queste c’è anche la condizione di avere un rapporto di lavoro precario. Lei sa che il contratto nazionale prevede un massimo di precarizzazione, di lavoro a tempo determinato del 20 per cento. Noi siamo la Regione che ha la percentuale più bassa di precariato, al 5 per cento.

Tutto questo basta a far fronte alla necessità di far fronte alla pandemia, recuperare, ovviamente, sul fronte dei tempi d’attesa, riproporre la vaccinazione di massa, riempire di contenuti il PNRR, di cui lei parlava, con un fabbisogno che io stimo, anzi che i nostri tecnici stimano di 90 medici, 3.185 infermieri, 268 collaboratori amministrativi, 179 collaboratori tecnici professionali (fisioterapisti, assistenti sociali, assistenti sanitari, dietisti professionali, igienista dentale, odontotecnico di radiologia e via dicendo) e 804 operatori sociosanitari, che è il contenuto del contenitore Case della comunità, OSCO, COT, inseriti nel PNRR.

È chiaro che tutte queste risorse oggi non ci sono a livello nazionale, tant’è che nell’approvazione del DM n. 77 il Governo ha convenuto con le Regioni un’applicazione graduale, in termini, ovviamente, di personale e di strutture, dal 2022 al 2026.

Noi oggi, però, abbiamo anche il Piano del personale relativo al triennio 2022-2024, che è in corso di predisposizione, in interlocuzione e confronto con i sindacati, che è previsto, da parte dell’azienda sanitaria, del sistema sanitario regionale, in coerenza con le linee di programmazione regionale e con l’obiettivo economico-finanziario assegnato.

Questo che le dico è il senso di ciò che noi vorremmo continuare a intraprendere, cioè una dotazione organica che non sia carente, che raggiunga l’obiettivo, anzi che mantenga l’obiettivo del 100 per cento di turnover, non solo come media regionale, ma in tutti i territori, che progressivamente dal 1 luglio 2022 fino alla fine del 2023 stabilizzi tutti i lavoratori a tempo determinato che ne abbiano le caratteristiche, che abbiano maturato questo diritto, in funzione del mantenimento del turnover al 100 per cento, perché, come lei ha riportato, ci sono anche tanti professionisti che in questo periodo andranno in pensione.

Certamente ci sono ambiti, penso al pronto soccorso, ma anche altri ambiti nell’ambito della specialistica, che fanno più fatica a reperire personale dipendente, e per questo abbiamo siglato con tutte le organizzazioni sindacali questo accordo, che, ovviamente, come tutti gli accordi, non è che produce frutto il giorno dopo, ma speriamo possa produrre nei prossimi mesi un beneficio al sistema, in virtù del quale, da un lato, si impiegheranno risorse nuove, penso, per esempio, anche agli specializzandi, dall’altro cercheremo di aumentare anche la redditività di quelle mansioni, dall’altro cercheremo di costruire anche ipotesi di progressione di carriera, perché quello è un altro tema che ci è stato rappresentato, un adeguato stanziamento finanziario per le nuove tecnologie, che aiutano a lavorare meglio il personale dipendente, e laddove sarà possibile anche l’impiego dei medici di continuità assistenziale per gestire i codici bianchi, che – lo ricordo – sono la grande maggioranza degli accessi al pronto soccorso.

Speriamo che venga presto dal Ministero e dal Governo adottato anche il riordino della medicina generale, dei medici di medicina generale, perché sono centrali nell’azione di tutela della salute dei cittadini a livello territoriale e possono essere ulteriormente messi nelle condizioni di poter esercitare appieno e in maniera assolutamente proficua la loro professione, che – lo ripeto – è determinante per la sanità territoriale.

Io credo di aver colto almeno i tre grandi argomenti. Poi, ovviamente ci rifaremo con gli articoli 30.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Sugli articoli 30 vorrei comunicare al personale amministrativo che io non ho un grande attaccamento per gli articoli 30, ma evidentemente è l’unico modo per comprendere le cose.

Assessore, io non volevo entrare nelle mie solite storie, però sa che capita spesso che io mi chieda, guardando i miei figli, nell’attesa di una serie di una nota casa produttrice di serie che si chiama Netflix… Hanno un’attesa spasmodica per la serie che sta per arrivare e io mi chiedo perché hanno questo stato d’animo. Lo comprendo grazie a lei, perché stamattina io dovevo aspettare il piano per il recupero delle liste d’attesa. Oggi, invece, da oggi pomeriggio aspetterò il piano sul personale. Allora in questo mio enorme… Forse, tra l’altro.

In questo mio grande sentimento di attesa che ho, dico che forse è l’ora almeno di cominciare a guardare qualcosa e riuscire a programmare. Il PNRR è alle porte e la mia preoccupazione sale ad ogni interpellanza o interrogazione. Grazie, assessore.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 5272

Interpellanza per chiedere alla Giunta quali azioni abbia intrapreso a seguito del pronunciamento dell’Anac in ordine al contratto concluso dall’Ausl di Bologna con Accreditation Canada. A firma dei Consiglieri: Facci, Pelloni, Bergamini, Marchetti Daniele, Rancan, Stragliati

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’interpellanza 5272 per chiedere alla Giunta quali azioni abbia intrapreso a seguito del pronunciamento dell’ANAC in ordine al contratto concluso con l’AUSL di Bologna con Accreditation Canada, a firma dei consiglieri Facci, Pelloni, Bergamini, Marchetti Daniele, Rancan, Stragliati.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie. Questa è una vicenda, credo, nota; sicuramente nota all’assessore. Abbiamo presentato questa interpellanza a seguito del pronunciamento dell’Autorità nazionale anticorruzione.

Cos’era successo? È successo che nel giugno 2021 la l’AUSL di Bologna ha ritenuto di dovere affidare un incarico a un ente no profit con sede legale in Canada – questo ente no profit si chiama Accreditation Canada - fondamentalmente per seguire un percorso di accreditamento di eccellenza a valenza internazionale sia per quanto riguarda i servizi offerti all’interno dei propri presidi ospedalieri sia per quanto riguarda la rete territoriale dei servizi sanitari; un incarico da 400.000 euro spalmato su diverse voci di spesa. Comunque in totale 400.000 euro.

L’ANAC, a seguito di un esposto che è stato presentato, ha ritenuto che questo affidamento fosse avvenuto in violazione della normativa che regola la concorrenza, il decreto legislativo n. 50/2016, perché di un importo superiore alla soglia comunitaria. Quindi, ha sostanzialmente concluso sostenendo che l’AUSL di Bologna avrebbe dovuto indire una gara a evidenza pubblica o quantomeno una procedura negoziata con pubblicazione di un avviso per indagini di mercato. Quindi, ha concluso sostenendo che è stata violata la norma in materia di contrattualistica pubblica.

È chiaro che la conseguenza è da capire. Il danno in questi casi può essere cagionato dal fatto di non aver effettuato una gara, quindi non aver conseguito un risparmio di spesa, nella logica del confronto tra più offerte, oppure può essere quello del corrispettivo pagato all’impresa in esecuzione di un contratto nullo. Questo, ovviamente, è da valutare. Infatti, l’interpellanza chiede che cosa abbia fatto, fondamentalmente, l’AUSL di Bologna a seguito del pronunciamento dell’ANAC, in particolare se vi sia stata la prosecuzione di questo rapporto e, se sì, a quali condizioni e quale sia stata l’attività complessivamente svolta da Accreditation Canada alla data del 28 aprile 2022, in esecuzione del rapporto contrattuale, e quale sia stato il controvalore economico.

Queste, sostanzialmente, le domande fatte.

Una domanda non fatta, ma che, ovviamente, è una riflessione, quindi l’assessore non pretendo che mi risponda, è una considerazione che viene spontanea: il ruolo di un’organizzazione non profit canadese, quindi la necessità per l’AUSL di Bologna di ricorrere a un Ente non profit canadese, alla quale comunque vengono corrisposti ‒ sarà anche non profit ‒ 400.000 euro per un accreditamento in un circuito di valenza internazionale. È una riflessione che obiettivamente viene fatta in automatico, perché credo stoni un po’ con quella che dovrebbe essere ‒ ritengo ‒ quantomeno la trasparenza dei rapporti della Pubblica amministrazione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Donini, prego.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente. Grazie, consigliere Facci. Lei ha ripercorso la vicenda con la giusta cronologia. Nel corso del 2021 la direzione generale dell’AUSL ha scelto di intraprendere un percorso rispetto ad una certificazione di qualità per una sanità territoriale e ospedaliera di eccellenza, consistente nell’applicazione di un modello di accreditamento a valenza internazionale sia per i servizi offerti all’interno dei propri presìdi ospedalieri, sia per la rete territoriale dei servizi sanitari.

L’Azienda dice di aver svolto una prima istruttoria mediante la consultazione di profili pubblicati da diversi soggetti erogatori rispetto alle loro esperienze nazionali e internazionali, al termine della quale ha valutato Accreditation Canada come l’unico soggetto non profit disponibile nel mondo dell’accreditamento di un’azienda sanitaria che comprendesse, oltre alla rete ospedaliera, anche il territorio.

Poi, su richiesta dell’AUSL di Bologna, Accreditation Canada ha, quindi, effettuato uno studio preliminare della realtà bolognese e poi ha avanzato una proposta di durata triennale. L’AUSL di Bologna, quindi, ha aderito alla proposta con deliberazione n. 200 del 16 giugno 2021, e la spesa prevista per l’intero triennio risultava di 398.373 euro, oltre all’IVA, cifra, però, che l’Azienda di Bologna, dopo il pronunciamento e la raccomandazione di ANAC, non ha in alcun modo corrisposto all’ente non profit, annullando la deliberazione di affidamento e procedendo ad una manifestazione di interesse, le cui domande pervenute sono al vaglio della commissione tecnica aziendale competente.

Come già segnalato in passato, ricordo che il rapporto contrattuale in oggetto è stato autonomamente perseguito e assunto dall’Azienda USL di Bologna, senza alcuna partecipazione della Regione, così come tutti gli atti assunti anche successivi alla raccomandazione ANAC, che hanno poi comportato l’annullamento della proposta e l’avviamento di una manifestazione di interesse, che adesso è in oggetto di valutazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Ringrazio l’assessore per la risposta. Fondamentalmente l’assessore mi sta dicendo che in questa vicenda non c’è stato l’esborso nemmeno di un euro, perché l’annullamento… Ha detto che vi era una spesa complessiva di 398.373 euro. Io ho arrotondato a 400.000, ma ovviamente parliamo di questi valori e non è stato corrisposto nulla.

Ovviamente non ho argomenti adesso per dire che non è vero, però faccio un ragionamento. Questi 400.000 euro, o meglio 398.000 e rotti erano composti da varie voci di spesa. La prima era una sessione di orientamento in loco, che era stata pianificata per ottobre-novembre del 2021, organizzata su due giornate di formazione con la presenza di due facilitatori, aula di 30 partecipanti, compenso previsto 12.898 oltre a IVA. Poi vi era una serie di percorsi che dovevano portare a tutta una serie di attività per la parte più consistente di 270.000 euro circa.

Quindi, dalla sua risposta nemmeno l’attività che è stata svolta a ottobre-novembre 2021 sarebbe stata corrisposta e quindi neanche quei 13 milioni di cui si parla nella famosa delibera n. 200 del 16 giugno 2021. Mi risulterebbe molto strano che Accreditation Canada, a fronte di un evidente errore, sicuramente in buona fede, ma comunque errore, dell’Amministrazione regionale o dell’AUSL, non abbia preteso nulla, a seguito dell’annullamento intervenuto per fatto certamente non imputabile ad Accreditation Canada.

Mi riservo a questo punto le opportune valutazioni perché, ripeto, neanche un euro per un’attività comunque in parte svolta mi sembra obiettivamente anomalo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 5293

Interpellanza riguardante la situazione attuale del Reparto di Riabilitazione Ortopedica dell’Ospedale di Castel San Giovanni (Piacenza). A firma della Consigliera: Stragliati

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’interpellanza 5293, riguardante la situazione attuale del reparto di riabilitazione ortopedica dell’ospedale di Castel San Giovanni, Piacenza, a firma della consigliera Stragliati.

Prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Assessore Donini, torno ancora una volta a chiedere specifiche informazioni rispetto al presidio ospedaliero di Castel San Giovanni, definito ospedale unico della Val Tidone, presidio sanitario fondamentale nonché un ospedale di eccellenza, che gode di un’importante mobilità attiva. Esso, infatti, è al servizio di un’intera vallata, la mia vallata, la Val Tidone, che ha un bacino di oltre 30.000 abitanti, oltre a rappresentare un punto di riferimento anche per i residenti nei Comuni limitrofi lombardi, proprio in virtù delle professionalità che esprime e del buon livello qualitativo dei servizi che vengono erogati. Nonostante l’imprescindibilità di questo nosocomio Ospedale territoriale di vallata, non a caso, come dicevo, denominato “Ospedale unico della Val Tidone”, mi sono trovata costretta ad intervenire più volte a causa di diverse problematiche riscontrate nella gestione del suddetto ospedale. Infatti, nell’aprile 2021 si apprendeva a mezzo stampa, quindi anche i Sindaci del territorio, nonché il sindaco del Comune di Castel San Giovanni, che è anche presidente della Conferenza territoriale sociosanitaria, Lucia Fontana, si apprendeva a mezzo stampa ‒ dicevo ‒ che da lì a pochi giorni i 20 posti letto del reparto di Riabilitazione Ortopedica sarebbero stati temporaneamente trasferiti presso l’Ospedale di Fiorenzuola D’Arda, al fine di eseguire lavori di ristrutturazione presso il reparto di Cardiologia.

La direzione generale dell’AUSL, tramite nota pubblica del direttore generale dell’AUSL di Piacenza di allora, l’ingegner Baldino, quindi ben noto a tutti, dichiarava che il trasferimento sarebbe stato solo temporaneo e che dei 20 posti letto della Riabilitazione 15 sarebbero tornati nel nosocomio castellano dopo circa tre mesi.

Lei, assessore Donini, poi, pubblicamente dichiarò: “Non appena saranno terminati i lavori di ristrutturazione presso l’Ospedale di Castel San Giovanni, rientreranno i posti letto dedicati alla Riabilitazione Ortopedica ed estensiva. Non è ‒ diciamo così ‒ un furto, non è una smobilitazione. È semplicemente una dislocazione in attesa che vengano completati i lavori. L’area sarà caratterizzata da Riabilitazione Ortopedica, cardiologica ed estensiva, con particolare riferimento alla Riabilitazione Geriatrica”. Più di un anno dopo, però, il reparto è tornato a regime con soli 12 posti letto, anziché 20, in uno spazio che potrebbe ospitarne di più.

Inoltre, da alcuni giorni risultano essere insistenti le voci che vorrebbero l’ingresso di 8 posti di Medicina all’interno del reparto di Riabilitazione Ortopedica. La paura e la preoccupazione dei castellani, ma non solo, anche del personale sanitario, è che si ripeta quanto già visto nel mese di gennaio, quando il suddetto reparto è stato tramutato, a poco a poco, in un reparto di Medicina. Eppure, ad oggi, i pazienti che necessitano di interventi di riabilitazione non mancano e provengono sia dal piacentino che dalla vicina Lombardia.

Il reparto di Riabilitazione Ortopedica dell’Ospedale di Castel San Giovanni è un comparto molto apprezzato dalla cittadinanza per la grande professionalità e umanità di tutti i professionisti che vi lavorano. Il servizio si occupa sia del recupero di pazienti con capacità funzionali motorie ridotte o perdute a causa di malattia o traumatismi, sia del mantenimento e recupero di funzioni che vanno indebolendosi nel corso di malattie croniche. Diverse sono le visite indicate per la riabilitazione ortopedica, tra cui la fisiatrica, che ha come obiettivo la valutazione dei disturbi dell’apparato osteoarticolare a seguito di interventi chirurgici ortopedici o di processi infiammatori o di traumi.

Pertanto, fatte queste considerazioni, io chiedo se la Giunta regionale ha intenzione di attivarsi, di concerto con l’AUSL di Piacenza, affinché il reparto di riabilitazione ortopedica dell’ospedale di Castel San Giovanni possa tornare ad utilizzare tutti e venti i posti letto ivi contenuti e chiarire anche quale sarà il futuro del suddetto reparto.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Donini, prego.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente. Grazie, consigliera Stragliati. Confermo che l’ospedale di Castel San Giovanni rappresenta un presidio di fondamentale importanza per l’Azienda USL di Piacenza, che nel corso degli ultimi anni ha incrementato in maniera significativa l’offerta specialistica di tale struttura. La sua collocazione geografica lo rende, inoltre, un presidio strategico per l’incremento della mobilità attiva, ma anche per questo l’attenzione verso la struttura non è mai venuta meno.

L’offerta del presidio si caratterizza in particolare per il reparto di riabilitazione ortopedica, che lo scorso anno – è vero – è stato temporaneamente trasferito presso l’ospedale di Fiorenzuola d’Arda, per consentire il completamento dei lavori di ristrutturazione nel reparto di cardiologia. I posti letto di riabilitazione ortopedica recentemente ripristinati presso l’ospedale di Castel San Giovanni sono 12, però è bene precisare che nella precedente dotazione i posti letto erano 20, ma non tutti esclusivamente dedicati alla riabilitazione ortopedica. L’attuale dimensionamento tiene conto, quindi, dell’attività chirurgica attualmente svolta nel presidio e nella conseguente richiesta di percorsi riabilitativi. Si ha, quindi, intenzione di rivalutare il reale fabbisogno dopo l’estate, a completa ripresa dell’attività chirurgica, quando aumenterà, con la disponibilità di implementare il numero dei posti letto qualora si verificasse un’ulteriore necessità organizzativa, appunto, di posti letto di riabilitazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente. Grazie, assessore Donini, per la risposta. Sono parzialmente soddisfatta. Auspico veramente che il reparto di riabilitazione torni a regime, perché le assicuro, lo saprà anche lei e lo sa benissimo anche il direttore generale pro tempore, dottoressa Bensa, che in virtù proprio della strategicità sia del presidio ospedaliero che di questo reparto i pazienti non mancano. Quindi la richiesta c’è ed è effettiva, per cui veramente auspico che questo reparto torni a regime.

È un reparto molto apprezzato per cui, ripeto, essendoci necessità comunque di posti letto, io auspico veramente che vi sia un ritorno ai 20 posti precedenti. Tornerò sull’argomento. Le chiedo cortesemente di poter disporre della sua risposta scritta.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 5166

Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Decisione sulle osservazioni pervenute e approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti e per la bonifica delle aree inquinate 2022-2027 (PRRB)”. (87)

(Discussione e approvazione)

(Ordini del giorno 5166/1/6 oggetti 5445 – 5450 Presentazioni e approvazioni)

(Ordini del giorno 5166/2/3/4/5/7 oggetti 5446 – 5447 – 5448 – 5449 – 5451 Presentazioni e reiezioni)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora all’atto amministrativo 5166: “Decisione sulle osservazioni pervenute e approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti e per la bonifica delle aree inquinate 2022-2027”.

Ricordo che su questo oggetto sono pervenuti cinque ordini del giorno a firma Piccinini, Marchetti Daniele, Pompignoli, Occhi e Mastacchi e ci sono 19 emendamenti, di cui 17 a firma Occhi, uno a firma Pompignoli e uno a firma Bargi.

Siamo nella fase della discussione generale. Aveva chiesto di parlare prima della pausa il consigliere Lisei.

Consigliere Lisei, a lei la parola.

 

LISEI: Grazie, presidente. Lo dico sperando che rientri anche in aula l’assessore. Secondo me, se parliamo di Piano di rifiuti, non possiamo non partire da un presupposto che è quello di inquadrare bene la situazione della nostra regione. La situazione della nostra regione è che, rispetto alla transizione ecologica – Regione della transizione ecologica – e rispetto alla raccolta dei rifiuti, credo che più o meno siamo una mezza ciofeca. Questo bisogna dirlo chiaramente, perché lo dicono i dati.

La nostra regione ha la produzione di rifiuti più alta in Italia, come produzione pro capite. La nostra regione è la quinta in Italia per raccolta differenziata e la nostra regione è l’ottava in Italia per tariffa, ovvero si attesta più o meno a metà classifica. Lo dico perché tante volte in quest’aula ho sentito il presidente bulleggiarsi quando siamo ai primi posti per mille cose, a suo dire. Credo, francamente, che si possa partire dalla consapevolezza che, invece, sulla raccolta dei rifiuti siamo una mezza ciofeca. Voglio vedere se qualcuno può dire il contrario. E lo dicono le classifiche, non lo dico io.

Tra l’altro, gli ultimi per produzione di rifiuti pro capite in Italia, gli ottavi per costo della tariffa ‒ lo ripeto perché è entrato l’assessore ‒ e quinti per differenziata.

Credo altrettanto che, se parliamo di rifiuti, non possiamo ignorare il soggetto che principalmente si occupa della gestione dei rifiuti, che è Hera. Hera copre più o meno il 54 per cento dei Comuni. Serve, in teoria, più o meno il 54 per cento dei Comuni della Regione. Hera serve più o meno 2,5 milioni di cittadini, che sono circa il 60 per cento, o qualcosa di meno, dei cittadini emiliano-romagnoli. Perché non si può parlare di Hera, non parlare di Hera? Perché, oggettivamente, Hera ad oggi è l’interlocutore principale della Regione e della maggior parte dei Comuni, Comuni che godono di grandi benefici economici dal rapporto con Hera, visto che quasi il 50 per cento delle azioni di Hera sono possedute dagli stessi Comuni che dovrebbero controllare che cosa fa Hera. Non credo sia un caso che la prima e la seconda città della Regione, il primo e il secondo capoluogo della Regione, in termini di raccolta differenziata, ovvero Parma e Forlì, non siano serviti da Hera. E non credo neanche che sia un caso che l’ultimo capoluogo per raccolta differenziata, Ravenna, sia servito da Hera.

È giusto anche ricordare di cosa parliamo quando parliamo di Hera. Parliamo di un colosso che nel 2021 ha prodotto 333 milioni di utili, milioni che sono stati prodotti grazie a quello che hanno versato i cittadini, che, in teoria, dovrebbero pagare una tariffa, che è il corrispettivo di un prezzo, che è il corrispettivo di un costo. Invece, noi abbiamo una società che dovrebbe dare un servizio ai cittadini a tariffa che fa 330 milioni di utile. Quindi, fa utili sulle spalle, in questo caso, più che sulle spalle, sui portafogli dei cittadini. Utili, utilissimi, potremmo dire, visto quello che prende il presidente di Hera con i suoi oltre 700.000 euro annui e visto cosa prende il vicepresidente con oltre 578.000 euro annui, cosa che andrebbe comparata a quello che prende il dipendente medio di Hera, visto che spesso parliamo del divario economico che c’è tra i supermanager e, invece, i dipendenti comuni e visto che, tra l’altro, lo stesso presidente, qualche anno fa, ricordò che prendeva anche troppo poco per fare quello che faceva.

Una società che ha 15 membri del consiglio di amministrazione, oggi, dopo anni e anni di polemiche, perché erano molti di più in precedenza. 15 membri. Tanto per dire, la FIAT ha 11 membri nel consiglio di amministrazione. Tanto per dire, ENEL, la società più capitalizzate in Italia, ha 10 membri nel consiglio di amministrazione. E potrei andare avanti con tante altre società italiane che hanno molti meno membri nel consiglio di amministrazione. Consiglio di amministrazione sul quale si fa fatica a dire che il pubblico non eserciti un controllo, nel senso che dovrebbe esercitare un controllo, visto che nel consiglio di amministrazione siede Minganti, che è stato un sindaco del PD, visto che siede tale Giacobazzi, che è stato assessore a Modena, la Manfredi, che è stata candidata alla segreteria del PD di Ravenna e che credo sia membro della segreteria del PD, la Rescazzi, che è sindaco di Masi Torello. Quindi, diciamo che il PD ha messo a sedere nel consiglio di amministrazione qualcuno che potesse controllare, ma evidentemente questa forma di controllo non c’è, e non c’è perché non ci sono i risultati. O meglio, ci sono degli utili importantissimi, che si smezzano i Comuni che hanno delle società partecipate in base alle loro quote. Ma i risultati per i cittadini che produce il principal player che si dovrebbe occupare di rifiuti in questa regione quali sono? Non ci sono. Molto semplicemente non ci sono, perché la maggior parte dei Comuni che sono amministrati da Hera sono i Comuni che hanno le performance peggiori sul tema della raccolta differenziata.

Allora credo che, se si vuole parlare di Piano rifiuti, prima di tutto bisognerebbe chiarire che cosa vogliamo fare da grandi, se vogliamo fare i soci e quindi incassare le partecipazioni e gli utili di un’azienda, o se vogliamo fare i controllori e controllare veramente che i servizi pubblici ai cittadini vengano erogati in base alle tariffe che pagano.

Oggi i cittadini pagano tanto per i rifiuti e non hanno dei servizi adeguati, principalmente con Hera, di cui parlo perché ovviamente ho avuto modo di intrecciarla, quando sono stato consigliere comunale di Bologna. Ripeto, sono i dati della Regione che parlano e credo che la Regione si porti dietro anche nei dati questo fardello.

Per carità, i piani sono sempre utili ed è sempre utile darsi degli obiettivi, obiettivi che peraltro non sono neanche particolarmente ambiziosi da parte di questa Regione; però dobbiamo anche capire in maniera abbastanza sostanziale che i risultati si ottengono se chi gestisce il servizio lo fa in maniera puntuale, è controllato, è e stimolato, gli si tirano le orecchie, rende e coinvolge i cittadini in un processo molto vasto, molto complesso.

Sicuramente non sono un tecnico, non ho le competenze e non ho sicuramente gli stessi strumenti che ha l’assessore per entrarci, ma è un sistema che deve vedere in qualche modo i cittadini coinvolti. Qua vengo al primo assunto, che ho già contestato precedentemente e che contesto anche qua. Il cittadino deve essere un soggetto attivo nella raccolta differenziata. Deve essere un soggetto attivo nel partecipare a un processo che può produrre dei risultati utili in termini ambientali. Non può essere lo schiavetto delle Amministrazioni.

Oggi cittadino allo schieramento delle Amministrazioni e che sia lo schiavetto delle Amministrazioni lo si capisce molto bene dal concetto che viene messo nero su bianco e che è quello sul quale si postula ormai e viene postulata qualsiasi attività rispetto a questo, che è quello di “chi inquina paga”.

È un concetto che, secondo me, è profondamente sbagliato. È un concetto moralmente sbagliato. Il punto di partenza dovrebbe essere che chi non inquina non paga. La differenza è molto piccola e sottile, ma è sostanziale perché i rifiuti li produciamo. Chiunque produce rifiuti. Chiunque produce rifiuti. Tant’è vero che paga una tariffa perché quei rifiuti vengano stoccati. Non è che chi produce rifiuti non paga. Tutti pagano la tassa per i rifiuti. Poi ci saranno cittadini più virtuosi e cittadini meno virtuosi, ma la logica dalla quale partiamo noi è di punire quelli meno virtuosi. Invece bisognerebbe un po’ invertire il paradigma e cercare di coinvolgere i cittadini nel premiare chi è virtuoso, chi effettivamente aiuta la società inquinando meno, differenziando di più, e aiutare anche nel differenziare. Oggi, invece, si parte da un punto di vista punitivo. Noi oggi siamo partiti con la raccolta puntuale. Molti Comuni sono partiti con la raccolta puntuale, che è sicuramente uno strumento utile e indispensabile per raggiungere determinati obiettivi, così come il “porta a porta”, ma è utile e indispensabile nel momento in cui viene fatto con una logica di coinvolgimento e non con una logica punitiva.

Io non lavoro per Hera, io non lavoro per le multiutility. Lo dico perché io differenzio molto volentieri. Io faccio esempi banali, da comune cittadino, ma ormai differenziare, per come lo pretende l’azienda, che in teoria dovrebbe avere degli introiti dalla differenziata, è diventato un lavoro. Tra qualche anno, probabilmente, visto che Hera ‒ continuo a parlare di Hera perché conosco Hera; le altre realtà non le conosco ‒ stringe sempre di più i bidoni, ti rende sempre più impossibile differenziare... Perché pensa che sei alle sue dipendenze, probabilmente. Non pensa che tu la paghi per erogare un servizio. Ci costringerà la notte a grattare la plastica e a metterla con una cannuccia dentro i bidoni, perché dà fastidio e riduce continuamente gli spazi per conferire la plastica.

Così come gli aumenti che ci sono sui costi della tariffa. I cittadini non si sentono coinvolti in questo processo di raccolta. I cittadini si sentono puniti, si sentono in un rapporto di schiavitù, tant’è vero che i Comuni amministrati da questa società, purtroppo, non producono ciò che dovrebbero produrre. Bisognerebbe dire altrettanto chiaramente che questa società partecipata... I Comuni dovrebbero uscire da questa partecipazione. I Comuni stanno abdicando completamente al ruolo di controllo che a loro sarebbe proprio. Gli utili della società servono per alimentare la spesa corrente. All’interno dell’organo, che è ATERSIR, dove dovrebbero determinare tariffe favorevoli ai cittadini, adottano tariffe che sono favorevoli alle casse dei Comuni. Questo è un meccanismo di schiavitù anche per gli stessi Comuni.

Oggi, purtroppo, le società partecipate, soprattutto in questa regione, hanno unito non il meglio del pubblico e il meglio del privato, hanno unito il peggio del pubblico e il peggio del privato, perché il privato fa utili e il pubblico non controlla, e la qualità del servizio fa schifo. E chi ci rimette sono i cittadini. Come dimostrano, purtroppo, le percentuali e le classifiche ciofeca che ho richiamato prima e all’inizio dell’intervento.

Noi possiamo anche porre degli obiettivi, quindi, ma è tutto il sistema che in questa regione è sbagliato, è tutto il sistema che non produce i risultati che, invece, produce in altre regioni. Siamo gli ultimi? No, per carità, non saremo gli ultimi. Siamo gli ultimi per la produzione di rifiuti pro capite. Anche qua, permettetemi, bisognerebbe fare un lavoro di sensibilizzazione della cittadinanza, come bisognerebbe fare un lavoro di sensibilizzazione della cittadinanza nell’abbandono dei rifiuti in giro per la città. Ma questo è un lavoro che presuppone, appunto, quello che dicevo prima: un coinvolgimento. Coinvolgimento che oggi non c’è in alcuna misura.

Io credo che, prima di stabilire un piano, per carità, dovuto e doveroso, è doveroso fissarci degli obiettivi, bisognerebbe rivedere completamente oggi il meccanismo che presiede la Regione. Sarebbe meglio, ovviamente, se ci fosse uniformità nelle modalità di raccolta, compreso il porta a porta. L’assessore sa benissimo come funziona bene a Bologna il porta a porta. Funziona talmente bene che il nuovo sindaco è una delle prime cose che ha detto che avrebbe voluto cambiare. Poi non la cambierà, perché siamo ovviamente ostaggio di Hera. Ma anche il meccanismo del porta a porta in una città come Bologna, nel centro storico, che è stato attivato non ha prodotto i risultati che ha prodotto in altre città, proprio perché è stato portato avanti non in maniera qualitativamente utile né per le statistiche né per i cittadini. Su questo, secondo me, c’è molto da migliorare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Ricordo ai colleghi che siamo in discussione generale. Io non ho altri iscritti in discussione generale. Se i colleghi non intervengono in discussione generale, chiudo la discussione generale. Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Mi resta qualche minuto, aggiungo una cosa che mi è sfuggita, che è il tema degli inceneritori. Io credo francamente su questo tema noi non siamo la regione che ha più inceneritori, non siamo neanche la regione che ne ha meno. Ci sono regioni che hanno delle produzioni significative di rifiuti che hanno meno inceneritori. Noi non siamo contrari aprioristicamente agli inceneritori, però crediamo che la dotazione di questa regione sia più che sufficiente, se non anche sovradimensionata per le esigenze della nostra regione.

Su questo io credo che si potrebbe anche venire incontro a delle richieste che sono quelle di ridurre, perché gli inceneritori, come tante altre opere strategiche per il nostro territorio, se è indiscutibile la loro utilità, è altrettanto indiscutibile che sono delle strutture che hanno degli impatti sul territorio che non possiamo ignorare, che la Regione non può ignorare. Quindi, sono strutture che è giusto che siano realizzate nel momento in cui ce n’è una necessità inderogabile e improrogabile.

Ora, rivedere, secondo me, la strategicità di alcune di queste strutture, anche alla luce di quella che sarà l’evoluzione. Se l’evoluzione è quella di ridurre in maniera significativa i rifiuti pro capite, di aumentare in maniera significativa la raccolta differenziata e di raggiungere quell’obiettivo che è essere la regione della transizione ecologica, anche se al momento siamo più la ragione della ciofeca ecologica, se l’obiettivo è questo, anche l’utilità di alcune strutture in futuro andrà rivista.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Io vorrei partire, visto che approfitto della presenza dell’assessore Priolo qui in aula, da quelli che erano i proclami del Piano rifiuti 2015-2020. “Rifiuti: la svolta verde dell’Emilia-Romagna. Approvato il Piano regionale di gestione dei rifiuti. Entro il 2020 differenziata al 73 per cento e discariche praticamente azzerate”. Il Piano delinea la svolta verde per l’Emilia-Romagna: introduzione della tariffa puntuale, discariche praticamente azzerate, progressivo spegnimento degli inceneritori. Parlo del periodo 2015-2020. Non stiamo parlando di un Piano rifiuti del 1970. Stiamo parlando del Piano rifiuti 2015-2020. Bene. I Comuni, visto il Piano rifiuti che è stato approvato, si sono adoperati affinché la tariffa puntuale fosse la base di partenza e si riuscisse a differenziare di più, a raggiungere gli obiettivi e gradualmente a spegnere gli inceneritori. Questo è il dato di partenza 2015-2020.

Parlo della mia provincia, parlo di Forlì. Noi abbiamo due inceneritori a Forlì, non uno, il Comune di Forlì, a targa PD, si dota di una società in house, Alea Ambiente, e si prefigge gli obiettivi, che sono quelli di arrivare ad una gestione di tariffa puntuale al 73 per cento, che erano gli obiettivi che ci si era dati nel Piano regionale. Questo nell’immaginario dei cittadini forlivesi era quello di dire: bene, facciamo lo sforzo, facciamo la tariffa puntuale, riduciamo il conferito, spegniamo l’inceneritore; d’altronde, ce l’ha promesso la Regione Emilia-Romagna. Si fanno questi sforzi, viene istituita la società in house, si arriva ad una gestione della tariffa all’83 per cento, quindi si supera abbondantemente l’obiettivo, e cosa succede? Nel 2021-2022 vediamo questo Piano e l’assessore Priolo nel piano dice: no, gli inceneritori non si spengono; a me non interessa se voi avete fatto gli sforzi, se voi avete ridotto il conferito, se voi avete fatto tutto quello che dovevate fare, previsto dal Piano 2015-2020, noi l’inceneritore non lo spegniamo. Questo per un asserito principio secondo il quale intanto spegniamo Ravenna, così i rifiuti di Ravenna vengono bruciati a Forlì. Principio che, ovviamente, se li spegniamo tutti, dove vengono smaltiti i rifiuti? Allora, a monte l’assessore Priolo oggi mi deve dire che il Piano 2015-2020 era una… E non lo dico, perché direi una parolaccia. Dobbiamo rivedere tutto, perché è cambiato il sistema, e ne facciamo un altro totalmente diverso. A me sembra di capire che nel 2015-2020 ci fosse la Giunta Bonaccini (non c’era lei, assessore, in Giunta) e che nel 2020-2025 ci sia la Giunta Bonaccini. In realtà, siamo al 2022 e non sappiamo se arriviamo al 2025. Però diamo per assodato questo.

Quindi, la stessa linea, il filo conduttore, a targa Partito Democratico, era quello di dare un indirizzo. Indirizzo dato, indirizzo tradito. È stata detta ai cittadini emiliano-romagnoli una cosa e se ne è fatta un’altra. Lo diceva bene, e giustamente, il relatore di minoranza Emiliano Occhi, oggi: avete tradito le promesse.

Andiamo avanti. Ovviamente i cittadini, che si sentono un po’ presi in giro, sollevano le questioni, arrivano in Comune, fanno degli ordini del giorno dove chiedono all’assessore Priolo e alla Regione di comprendere e capire i motivi per cui non si possa pian piano ridurre, gradualmente, come previsto nell’ordine del giorno che ho depositato, l’inceneritore, in ragione della difficoltà che stanno affrontando sulla tariffa puntuale, che ha creato ‒ questo lo dobbiamo dire necessariamente ‒ dei disagi a tutti; non solo nel territorio forlivese, ma anche in altri territori dove c’è la tariffa.

Si è fatto l’ordine del giorno, si è approvato all’unanimità, compresa quella forza politica che oggi governa in Regione Emilia-Romagna. Si arriva in Regione, si chiede all’assessore Priolo quantomeno di valutare l’opportunità di arrivare al 2027 attraverso un graduale spegnimento dell’inceneritore. L’assessore Priolo ci dice “no”.

Bene. Allora cosa dobbiamo fare? Le abbiamo provate tutte, assessore Priolo. Glielo abbiamo chiesto, abbiamo evidenziato la difformità tra i due Piani, abbiamo evidenziato le promesse tradite da parte di questa Regione. Un’unica cosa ci rimane. È vero che siamo un po’ forza politica di cartello. Sul cartello ‒ glielo faccio vedere, guardi ‒ noi chiediamo lo stop all’inceneritore di Forlì.

 

(Il consigliere mostra un cartello nel quale si legge “STOP INCENERITORE FORLI’)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Pompignoli…

 

POMPIGNOLI: Questo credo che sia quantomeno…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Pompignoli, ascolti me adesso, per un attimo. Io le lascio fare tutto…

 

POMPIGNOLI: Io ancora devo finire il mio intervento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Sì, certo, lei ha tutto il tempo che vuole.

 

POMPIGNOLI: Anche perché ne ho ancora da dire.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Pompignoli, io le lascio tutti i suoi tredici minuti, le do anche qualche secondo in più, però mi metta giù quel cartello, per favore; sennò, non le faccio più fare l’intervento.

 

POMPIGNOLI: Vorrei che rimanesse…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Pompignoli, vuole fare la fine del suo collega Facci o vuole continuare il suo intervento?

 

(interruzione)

 

POMPIGNOLI: Ma siamo stati…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Pompignoli, glielo dico per la terza volta, poi la devo espellere dall’aula.

 

POMPIGNOLI: Le dico un’ultima cosa.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Pompignoli…

 

POMPIGNOLI: Vorrei che rimanga impresso all’assessore…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Benissimo, l’ha già visto e immagino che sia rimasto impresso a tutti. Adesso continui il suo intervento, grazie.

 

(interruzione: “Hai un cartello per ogni cosa”)

 

POMPIGNOLI: Ho un cartello per ogni cosa, come vedete. Dal “Benvenuti in Romagna” al cartello “Stop inceneritore”.

È evidente, presidente e assessore, che, nonostante anche questa goliardia, non viene recepita dal Partito Democratico la difficoltà che i cittadini hanno nel fidarsi di questa classe dirigente, perché se vengono tradite le promesse vuol dire che non siete capaci di amministrare. Allora, si deve cambiare registro.

Torno alla parte principale, dove si dice: “Si è fatto tutto un percorso, si è chiesto quantomeno di comprendere le esigenze dei territori e di capire la necessità di arrivare a inserire nel Piano rifiuti questa dicitura, che è il graduale spegnimento degli inceneritori”, promesso già negli anni passati da questa Amministrazione. Io non credo che oggi lei, assessore, mi possa fare una sorpresa positiva nel votarmi l’ordine del giorno o nel consentire di votare l’ordine del giorno. Se lo farà, mi rimangio tutte le parole che ho detto in questo momento. Ma non credo che questa sia una cosa verosimile o quantomeno plausibile, visto che, comunque, me l’ha negata nel corso di questi ultimi due anni. Io credo che si debba tener conto delle necessità dei territori, si debba tener conto delle richieste dei territori, ma purtroppo, come molto spesso accade in questa Amministrazione e in questa Giunta, vengono fatte tante promesse, ma poi alla fine nessuna viene mantenuta.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Tagliaferri, prego.

 

TAGLIAFERRI: Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Tagliaferri, scusi.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Lo hanno visto i suoi colleghi. Lo può...

 

(interruzioni)

 

TAGLIAFERRI: Io non ho cartelli.

 

PRESIDENTE (Rainieri): No, non dicevo a lei, ma al collega Pompignoli. Anzi, lei dovrebbe essere stato attento a quello che ha fatto il consigliere Pompignoli...

 

TAGLIAFERRI: Sono stato molto attento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Prego.

 

TAGLIAFERRI: Però ribadisco che non sono un buttafuori. È stato interpretato male il mio ruolo precedentemente.

Presidente, gentili colleghi, rappresentanti della Giunta, oggi l’Assemblea si trova a confrontarsi e ad esprimersi sull’ennesimo strumento pianificatorio calato dall’alto da parte della Giunta, con scarse o nulle possibilità di modifica.

L’ironia è che le forze politiche che compongono la maggioranza di questa Regione a livello nazionale si lamentano tanto dell’iper-decisionismo del presidente Draghi, salvo scimmiottarlo pedissequamente ogni qualvolta vi sia l’occasione.

Al di là delle considerazioni politiche generali, il nuovo Piano rifiuti e bonifiche è già stato ampiamente salutato anche in Commissione come atto rivoluzionario ed estremamente innovativo. Da parte mia, non posso che concordare sul fatto che gli obiettivi che questo atto pianificatorio ci pone e ci impone sono oltremodo condivisibili, perché sembrano appartenere a un libro dei sogni che molto difficilmente potrà tradursi in realtà.

Sì, contesto i soliti modi della Giunta nel disporre della propria maggioranza in maniera autoritaria, anche se, in questo caso specifico, a parole si è detta disponibile a modificare in primissima battuta quella che sembrava una bozza di Piano, salvo gettare immediatamente la maschera e rifiutare ogni forma di correzione o implementazione proposta. Insomma, il solito film che da troppi anni siamo costretti a vedere.

Da un punto di vista squisitamente operativo, il Piano dei rifiuti si divide in tre sottosezioni, e tre saranno le critiche puntuali che pongo a tale atto.

Partiamo con i rifiuti urbani. Su questo capitolo si dà libero sfogo alle voglie del presidente Bonaccini di primeggiare sempre e comunque, perfettamente incurante dei reali bisogni e delle richieste dei territori regionali. Su questo punto, al di là degli slogan di prammatica su quanto siamo bravi e belli, si notano due criticità enormi. In primis la Regione, di fatto, impone la raccolta puntuale “porta a porta” e solo nella modalità “porta a porta”. Nessuna innovazione tecnologica, nessun cassonetto smart. Ma come, presidente Bonaccini? Siamo o non siamo la terra dell’innovazione tecnologica mondiale, come lei fin troppo spesso sbandiera? Niente di niente. Bisogna fare la puntuale porta a porta, forse per dare il solito contentino ad alcune multiutility, con organizzazioni tali da essere produttive solo con raccolte di questo tipo. E sia chiara, comunque, una cosa: la Regione non obbliga nessun Comune a fare la differenziata spinta, sia chiaro. Questo è lo slogan, lo slogan che si è cercato di imporre durante la discussione di questa parte di Piano. Insomma, sbandierata massima libertà ai Comuni di fare come vogliono. D’altra parte, la Regione non si impone mai. È solo una mamma amorevole, per nulla invadente, che asseconda i territori, qualunque cosa decidano. Tutto ciò ovviamente in un mondo di fiaba, perché in realtà la Regione ha letteralmente ricattato politicamente – e sottolineo politicamente – gli Enti territoriali. Come? Semplicissimo: chi non fa la differenziata spinta porta a porta non vedrà appoggiati, approvati e finanziati i progetti di efficientamento energetico degli immobili comunali. Direi che su questo non occorrono ulteriori commenti, se non complimentarmi per il vostro singolare concetto di democrazia.

Oltre a ciò, la Regione ha tirato a sorte con i territori regionali. Prima si è riempita, infatti, la bocca sparando notizie roboanti sulla chiusura degli inceneritori di alcune zone della regione, salvo poi conferire la quota parte del territorio sprovvisto di tale impianto ad un territorio limitrofo. A qualcuno forse sono fischiate le orecchie. Forse qualcuno non ricorda quanto accaduto all’impianto di Ravenna e a quello di Forlì? Forse non è stato pomposamente chiuso l’impianto di Ravenna per dirottare le tonnellate prodotte su quel territorio all’inceneritore di Forlì, che è stato promosso al ruolo di impianto di area? Figli e figliastri: ecco la chiave di lettura. Evidentemente per la Giunta e per questa maggioranza Ravenna ha un’importanza superiore a Forlì-Cesena. Solo così si spiega, infatti, la decisione presa a discapito di un territorio che ha fatto i salti mortali per arrivare ad una raccolta differenziata di qualità.

Che dire poi dei rifiuti speciali? Anche qui il Piano si definisce una situazione di partenza comunque buona e traguardi futuri da “Alice nel paese delle meraviglie”. Poco o nulla si dice sulla transumanza dei rifiuti speciali, sia in entrata che in uscita. Nulla, ma proprio nulla si dice su un evidente deficit di impiantistica, che già oggi ci consegna una situazione di totale emergenza, se non si ricorre, per l’appunto, all’export del rifiuto. Complimenti, anche in questo caso, per l’evidente miopia con cui avete affrontato il tema.

Per la Giunta il tema doveva essere affrontato per compartimenti stagni, senza preoccuparsi di una giusta visione integrata, che è stata reclamata da tutti i consiglieri della Commissione Ambiente. In pratica, a dispetto dell’impianto adottato dall’Esecutivo regionale, si è chiesta a gran voce una politica realmente integrata che non solo parli del rifiuto e del suo riciclo, ma si preoccupi, anche da un punto di vista industriale, economico e sociale, della reale nascita di una filiera e di un’economia circolare del rifiuto: produzione, gestione, smaltimento e riciclo. Sulle bonifiche la vera novità, se non altro da un punto di vista squisitamente formale. A parole, la sottosezione sul ripristino delle aree inquinate è un mirabile esempio di pianificazione degli interventi, mentre, in realtà, anche in questo caso, è un insieme di slogan che serve a portare a casa circa una cinquantina di milioni di euro, tutti di provenienza statale, senza un reale impegno da parte della Regione quando l’effetto PNRR esaurirà la sua portata. Questa critica la avanzo nonostante il territorio piacentino dovrebbe incassare quasi 10 milioni di euro per i sacrosanti interventi a Fiorenzuola D’Arda, area ex gasometro, e nell’area piacentina dell’ex Acna.

Volendo credere ardentemente che le cifre sbandierate siano quelle che realmente arriveranno sui territori, mi chiedo quale sia il livello di concreta e operativa vicinanza che la Regione andrà concretamente a mettere in campo nei confronti dei Comuni chiamati a gestire queste delicatissime partite.

Per tutti questi motivi giudico il Piano insufficiente, non tanto e non solo per gli obiettivi fissati, anche se voglio tanto sperare che i fantascientifici traguardi ipotizzati si possano concretamente realizzare, ma per il modus operandi proposto dalla Giunta, che anche su questo tema non perde occasione per definire il Piano rifiuti come un giochino di sua esclusiva proprietà.

Potrei dilungarmi su molti altri aspetti. Potrei dire di come, con le quote variabili tra costa, appennino, pianura e aree interne, la Regione crei e certifichi una differenza insanabile nei fatti. Potrei anche vaticinare un prossimo rimessaggio per un atto pianificatorio, che, al di là delle tantissime slide prodotte in fase di illustrazione, copra buchi evidentissimi nella pianificazione e gestione delle varie procedure. Ma sarebbe fatica sprecata.

La realtà è che per l’ennesima volta siamo a criticare l’enorme operazione di marketing politico-elettorale messa in piedi dalla Giunta e dal suo presidente, mentre noi ci prepariamo fin da ora a raccogliere i cocci dell’ennesima politica muscolare, che non raggiungerà neppure la metà degli obiettivi prefissati.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Tagliaferri.

Io non ho altri interventi in discussione generale. Consigliere Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Sicuramente quando si parla di rifiuti è un tema estremamente complesso, perché deve tenere in considerazione la gestione dell’impiantistica, la gestione dei flussi e le ripercussioni, ovviamente, che questo Piano può avere sui vari territori. È, quindi, una tematica da gestire con estrema attenzione e con responsabilità.

Io ho presentato, in occasione di questa discussione sul Piano regionale di gestione dei rifiuti e delle osservazioni pervenute qui in Regione, un ordine del giorno che prende spunto da ciò che è accaduto sul territorio che rappresento, ovvero l’area imolese, dove è presente una delle discariche più grandi del Nord Italia, la discarica Tre Monti di Imola. Ho preso questo caso come esempio e come spunto perché credo che sia emblematico per ripercorrere quanto è accaduto nel corso di questi ultimi anni, a cavallo del vecchio Piano e di quello nuovo che sta per andare in porto, perché per quanto riguarda la discarica di Imola, la Tre Monti, appunto, come dicevo prima, si sono susseguite diverse procedure autorizzative. Se ci ricordiamo, nel vecchio Piano si parlava addirittura di un ampliamento, oltre a quello già esistente, andando ad ingrandire ulteriormente uno degli impianti, come dicevo prima, di smaltimento rifiuti e una discarica più grandi del Nord Italia, più longevi, perché stiamo parlando di un impianto che è attivo da circa quarant’anni. Un ampliamento che, in realtà, col passare del tempo è stato ritirato. A quel punto la cittadinanza, tutto il nostro territorio si era ormai illuso di poter vedere metter fine all’attività di questo impianto, che ha accolto rifiuti da tutta Italia, perché è immaginabile che un territorio possa anche augurarsi, dopo decenni di attività, di poter arrivare ad una bonifica. Si dà il caso, però, che rispuntò fuori, con l’andar del tempo, la possibilità di procedere almeno con la sopraelevazione, il che significa con il conferimento sui lotti esistenti. Su questa sopraelevazione, però, pende una sentenza del TAR e del Consiglio di Stato, che stoppò, praticamente, questa procedura. Fu all’epoca, per la precisione a gennaio 2020, che anche il presidente Bonaccini prese posizione sulla gestione di questa discarica e affermò in maniera estremamente chiara, sugli organi di stampa locali, che la discarica Tre Monti di Imola era da considerarsi un capitolo chiuso. Era periodo di campagna elettorale, quindi si sa che ciò che si dice in quei momenti non sempre viene mantenuto, o almeno pare sia un’usanza diffusa tra i banchi della Giunta regionale emiliano-romagnola, però un minimo di coerenza bisognerebbe pur averlo. Si dà il caso che a quelle parole non seguirono i fatti. Non a caso venne riaperta la Conferenza dei servizi, che inizialmente venne venduta come un procedimento tecnico, che avrebbe rispettato comunque le varie sentenze che si erano già espresse su questo impianto. Una Conferenza dei servizi, però, che dopo mesi di lavoro ha prodotto una cosa sola, ovvero la mancanza di unanimità per quanto riguarda l’autorizzazione per procedere con questa sopraelevazione.

Infatti, esiste ancora la contrarietà della Soprintendenza, ma in quella sede non è emersa alcuna contrarietà da parte della Regione e tantomeno degli Enti locali dell’area imolese. Ricordo che affrontammo questa tematica anche con un question time. L’assessore Priolo all’epoca mi disse che la politica aveva già esaurito il suo compito. In realtà, questo non è vero. Non è vero perché la Conferenza di servizi certamente è stata chiusa ed è lì che è presente la Regione Emilia-Romagna, gli Enti locali e tutti gli altri soggetti coinvolti. Ma è altrettanto vero che, non essendoci stata unanimità in quella sede, la palla di fatto è passata al Consiglio dei ministri. E anche quella è una sede politica. Smentitemi se le cose non stanno in questa maniera. Quindi, io credo che, se da parte vostra vi è ancora la convinzione di considerare un capitolo chiuso quella discarica, volendo, la Giunta regionale potrebbe comunque far sentire la propria voce e la propria opinione nei confronti del Consiglio dei ministri, che non potrebbe far altro che prendere atto della nostra posizione. D’altronde, se la Regione Emilia-Romagna ritiene opportuno non procedere, non andare avanti con l’attività di quella discarica, io credo che il Consiglio dei ministri non si possa permettere di prendere una decisione contraria.

Fa specie, infatti, questo silenzio da parte vostra e questo tentativo di lavarvi le mani dopo tante promesse fatte ai cittadini dell’area imolese. Io credo che questo sia un po’ frutto di una sudditanza che c’è, purtroppo, qui sul nostro territorio nei confronti di Hera, che evidentemente ha espresso la necessità di procedere ancora con i conferimenti in quell’impianto. Io non metto in dubbio che, comunque, l’impiantistica è necessaria. I rifiuti si producono, c’è il ciclo dei rifiuti urbani, ma c’è anche il ciclo soprattutto dei rifiuti di derivazione industriale, speciali e non pericolosi, e da qualche parte sicuramente vanno messi, vanno gestiti. Però, è altrettanto vero – permettetemi di dire – che non è ammissibile che un impianto in attività da circa quarant’anni, con problematiche evidenziate da varie autorità, sia ancora oggetto di autorizzazione, dopo le promesse che sono state fatte. Del resto, se non ci fossero state delle promesse da parte vostra, sareste stati perlomeno coerenti. Ma dal momento che, comunque, vi siete espressi diverse volte, perché qui parliamo di dichiarazioni del presidente Bonaccini, che è ancora lui oggi il presidente della Regione Emilia-Romagna, che è stato confermato pochi giorni dopo a queste parole, fa specie vedere questo silenzio. Quindi, noi oggi chiediamo una cosa in sostanza, quella di confermare quella volontà espressa in campagna elettorale e farsi portavoce nei confronti del Consiglio dei ministri, che dovrà prendere, poi, una decisione. Mi auguro che in quell’occasione il Consiglio dei ministri, con una posizione chiara della Regione Emilia-Romagna, non possa procedere con l’autorizzazione di questo impianto.

Come dicevo prima, non è che qui si sta cercando di dire che è sempre meglio spedire i rifiuti in un altro territorio ed è meglio non averli a casa propria. Nell’impianto di Imola, se andiamo ad analizzare i dati, e nel corso degli ultimi anni con diversi accessi agli atti abbiamo acquisito tutte queste informazioni, di rifiuti speciali non pericolosi provenienti dall’Emilia-Romagna ce n’erano davvero pochi. Per carità, c’è il libero mercato, però gran parte di quei rifiuti veniva da fuori Emilia-Romagna.

Credo che, dopo quarant’anni di discarica, con conferimenti continui, con percentuali dell’80-90 per cento da fuori regione, un territorio possa avere anche il diritto di dire “basta”.

A questo punto, chiediamo un atto di coerenza da parte vostra per porre fine all’attività di questa discarica, la Tre Monti di Imola. Credo sia un atto doveroso nei confronti dei cittadini. A livello locale, io, che partecipo anche ai lavori del Consiglio comunale di Imola, mi sono sentito dire da un consigliere comunale di Imola Coraggiosa, che è la derivazione locale di Emilia-Romagna Coraggiosa: “Voi della Lega dite ai vostri ministri di votare contro, perché noi siamo contrari”. Esprimiamoci tutti quanti insieme, allora. Facciamo un atto congiunto, votiamolo e mandiamo un messaggio chiaro al Consiglio dei ministri. È inutile dire: “Pensateci voi con i vostri ministri, perché noi siamo contrari”. Imola Coraggiosa in Amministrazione a Imola. Emilia-Romagna Coraggiosa in Amministrazione qui in Regione Emilia-Romagna.

Non giriamo attorno al problema. Cerchiamo di esprimerci in maniera chiara, con un atto altrettanto chiaro e concreto, ma soprattutto un’indicazione coerente con quanto è stato promesso in campagna elettorale. A mio modo di vedere le cose, è così che si fa politica.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente.

Provo a delineare un po’ di punti. Mi piacerebbe anche provare a presentare un ordine del giorno, ma capisco che forse sono un po’ fuori tempo massimo. Non ho potuto parlarne prima, però oggi, riflettendo, mi piacerebbe andare verso una direzione, che poi dirò alla fine del mio intervento.

Il Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica siti contaminati è un lavoro corposo e articolato, che permette alla Regione di dotarsi di uno strumento di programmazione fondamentale e sviluppa – aggiungo – un monitoraggio altrettanto importante.

Partiamo dal target: il raggiungimento dell’80 per cento della raccolta differenziata al 2025. Il Piano regionale dei rifiuti va di pari passo al sempre verde Patto per il lavoro e per il clima – dico sempre verde perché lo ritroviamo in qualsiasi contesto – che prevede il mantenimento di questo valore anche per le annualità 2026 e 2027. Nel 2020 l’Emilia-Romagna aveva toccato quota 73 per cento, quindi è verosimile che l’obiettivo sia veramente ad un passo, se non già quasi raggiunto. Proprio per questo e poiché conosco bene il lavoro e l’attenzione che lei, assessore, ha per questa tematica e per molte altre, le chiedo se non intenda valutare di rivedere questo parametro. Non darò certo io in questo momento e non proporrò una gara al rialzo, per cui non proporrò un’asta all’83, all’85 o al 90 per cento. Non è una logica che mi appartiene e non è quello che mi interessa. Però, avrei un’altra richiesta: quella di alzare l’asticella, ovvero di introdurre un parametro fondamentale per valutare l’effettivo raggiungimento del target dell’80 per cento, ovvero affiancando a quel risultato il parametro della qualità dei conferimenti. La plastica raccolta deve essere realmente plastica, e non altro, così la carta e così il vetro. Può sembrare un elemento irrilevante, ma gli addetti ai lavori sanno benissimo quanto sia delicato il tema e quanto sia fondamentale oggi lavorare esattamente su questa qualità. Anche per le tasche dei gestori e dei cittadini, un rifiuto pulito e correttamente riciclato rende molto di più. E credo che questa sia una sfida altamente interessante sia per me all’opposizione che per lei.

A ciò unisco una critica politica alla gestione delle risorse destinate dal PNRR alla gestione del ciclo dei rifiuti e all’impiantistica. So bene, assessore, che l’assegnazione non è di competenza sua, ma del ministro della transizione ecologica, so altrettanto bene che, però, la nostra Regione, come sempre, brilla perché si è inventato un bollino o, comunque, rischia di mettere mano in campi che non le competono, con il rischio di non guardare con massima attenzione alla libertà di impresa. Mi spiego meglio. Per partecipare al bando PNRR in materia è necessario che le Regioni riconoscano il valore dell’intervento. In alcune realtà è stato deliberato che ogni investimento privato era comunque proficuo, in altre Regioni, qui invece si è scelto di fare una valutazione di merito in ogni singolo progetto presentato. Questa è, per me, una forma mentis che proprio non mi appartiene, cioè l’idea di mettere in competizione, che questa competizione sia gloriosa, che non spetta a noi dare i bollini di qualità, è fondamentale. Ci pensa già il PNRR. Ci pensa già il Ministero. Non rallentiamo la possibilità di altri di fare cose che noi non possiamo fare e che non siamo neanche tanto in grado di fare, temo.

Quale era la stella polare che ha guidato il suo Assessorato per avallare o meno un’istanza? Quali e quante sono state escluse e perché? Questo è un tema rilevante, anche dal punto di vista politico.

Questa scelta, a mio avviso, rischia di dare l’idea che due... Pongono un po’ in ombra e fanno porre anche delle domande su Hera e IREN, essendo partecipate dei Comuni e pubbliche. Tutti lo pensano. Per me sono sciocchezze, perché questi due colossi rispondono più alle logiche della CONSOB, del mercato piuttosto che alle istanze di un sindaco o di una piccola comunità. Giustamente. Perché questo è il mercato. Questa è la logica del mercato. Basti pensare alla favola, che molto spesso si è raccontata anche ai forlivesi: fate la raccolta differenziata e spegneremo l’inceneritore. Così come ha spiegato in maniera abbastanza chiara con un cartello il consigliere Pompignoli: una promessa mai mantenuta. Ma perché non può essere mantenuta nei fatti.

La politica di Viale Aldo Moro mi sembra sia molto permissiva quando si tratta di società un po’ più corpose, grandi, che forse hanno anche la forza di alzare la voce. Basti pensare alla strategia degli inceneritori delle due grandi aziende autorizzate spesso a mangiare i rifiuti anche da fuori bacino. Strategia ben diversa da quella per i piccoli competitor e le minori società pubbliche da sempre relegate a ruoli, a mio modesto parere, a mio modesto punto di vista, marginali. Anche a loro, se non si vuole alterare il mercato e spingerlo nella bocca dei big, bisogna permettere di avere un’impiantistica propria.

Sono quelle le aziende che garantiscono un rapporto diretto con i sindaci e le comunità locali. Sono loro. Proprio su quest’ultimo punto, credo sia giunto il momento di aprire una riflessione seria e corposa sul ruolo di ATERSIR, sul calcolo dei costi e sulla tariffa puntuale. Questa Regione si ispira al principio “chi inquina paga”. Va benissimo. In teoria è perfetto. Ognuno pagherà solo per quanto buttato. In teoria. Perché la pratica è, purtroppo, un’altra, che si può tradurre con questo meccanismo: se non paghi, la tua quota sarà ripartita tra quelli che hanno sempre pagato. Questo è, in poche parole, il sistema di calcolo della tariffa puntuale, che “socializza” i mancati incassi tra i cittadini che decidono di fare il loro dovere.

La problematica è talmente grave che il Governo, come lei ben saprà, ha introdotto nel DL Rilancio la possibilità di scontare la TARI, e anche l’IMU, fino al 20 per cento se il contribuente sceglie l’addebito bancario. Non è questo lo strumento, certamente, per affrontare il tema, ma, visto che l’obiettivo del Piano rifiuti è portare al 100 per cento dei Comuni la tariffa puntuale, credo che la sfida politica sia quella di permettere un’equa ripartizione delle spese e garantire ai Comuni di poter dare riscontro ai cittadini virtuosi che si sono impegnati a raggiungere questi risultati con uno sgravio fiscale.

Credo anche che la possibilità di detrarre il 20 per cento – questo sarà il tema del mio ordine del giorno, chiaramente se ci sarà modo e tempo, rispetto agli iscritti forse sì –, sollecitare alla pratica della possibilità di questa scontistica, secondo me è un tema molto interessante, e interessa sicuramente le tasche dei cittadini, soprattutto in un momento così difficile dal punto di vista economico.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Montalti, prego.

 

MONTALTI: Grazie, presidente.

Io provengo da un territorio in cui il tema dei rifiuti è un tema centrale e sentito in maniera profonda dalla politica, dalla cittadinanza, dalle Istituzioni. Non a caso, è anche uno dei territori in cui da anni si lavora per cercare di portare la questione dei rifiuti ad un livello maggiormente innovativo, positivo, puntando sulla sostenibilità e sull’impegno dei cittadini e delle Istituzioni per migliorare le politiche e i servizi. Mi riferisco in particolare alla realtà cesenate e forlivese.

Forlì, con i due inceneritori che da tempo sono presenti su quel territorio, ha avviato da anni un percorso, percorso che ha portato alla realizzazione di Alea, e in questi anni pian piano, con l’impegno di tanti Comuni, delle Istituzioni e dei cittadini, si sono ottenuti in quel territorio dei risultati importanti in termini di aumento della raccolta differenziata, in termini di diminuzione della produzione dei rifiuti.

Devo dire anche che da assessore all’ambiente del Comune di Cesena negli anni abbiamo lavorato e ci siamo confrontati anche con i colleghi forlivesi, quindi ho potuto vedere un grandissimo impegno e un grande sforzo che è nato dall’Amministrazione di Centrosinistra. Questo lo voglio ricordare. Le battaglie ambientali sono nate dall’Amministrazione di Centrosinistra e tanti frutti che si vedono ora nascono in quel contesto, nascono dalle battaglie dell’Amministrazione, ma anche di tanti cittadini, di tante associazioni che hanno creduto e credono in maniera profonda che insieme si possano cambiare le cose, si possa migliorare l’ambiente e si possa, anche attraverso i servizi pubblici, provare a dare risposte importanti.

Allora, oggi, in questo mio intervento, parto da questa riflessione, anche ricordando un percorso che l’Assemblea legislativa ha fatto a seguito della mobilitazione dei territori, ovvero la legge n. 16, che noi abbiamo approvato nel 2015, che è stata anche la prima legge di cui sono stata relatrice all’inizio della mia esperienza come consigliere regionale. Una legge n. 16 estremamente innovativa, che già si intitolava “Legge sull’economia circolare” in tempi ‒ lo dico ‒ non sospetti. Come Regione abbiamo anticipato quelle che poi sono state le direttive europee, tutte le politiche europee e poi anche nazionali sull’economia circolare. Ci siamo arrivati prima perché prima abbiamo capito che per dare una risposta al grande tema e spesso anche al grande problema della gestione dei rifiuti si dovesse mettere in campo una visione più ampia, una visione ‒ lo voglio dire ‒ circolare di quella che è la produzione, il consumo, l’economia e anche il protagonismo della comunità.

Parto da qui, nella mia riflessione su questo nuovo Piano dei rifiuti, perché ho avuto ‒ come dicevo ‒ la possibilità, insieme a tanti colleghi che sono presenti qui in aula, di vivere la legge sull’economia circolare, relazionandoci tanto con i Comuni che facevano partire dal basso anche questo bisogno di riforma. Il Comune di Forlì era a quel tempo capofila di questo percorso. Così come abbiamo vissuto il vecchio Piano dei rifiuti, in cui erano inseriti tanti elementi di innovazione, di cambiamento, ma che era un Piano che ‒ va detto ‒ noi avevamo ereditato.

Ora ci troviamo di fronte a un nuovo Piano, un nuovo scenario, con un contesto sia territoriale e di servizi sia anche ‒ lo dico in maniera positiva, riconoscendolo ‒ culturale cambiato, dove il tema ambientale, legato sia ai cambiamenti climatici, quindi legato alle gravi criticità di fronte a cui ci troviamo, ma anche legato all’opportunità, quindi l’ambiente, l’economia circolare, la sostenibilità. Ecco, questo tema sta diventando sempre più centrale e trasversale. Questo Piano sancisce anche questo cambiamento, un cambiamento che, però, soprattutto quando si pianifica, deve avere un grande equilibrio tra capacità di visione e concretezza fondamentale per poter davvero tradurre nei servizi nei territori e nell’azione amministrativa quelle che sono delle scelte.

Oggi, allora, approfitto di questa discussione che stiamo portando avanti in aula anche per anticipare i contenuti di un ordine del giorno, che verrà poi messo al voto, quando terminerà la nostra discussione, un ordine del giorno di cui sono prima firmataria, ma che è stato ampiamente condiviso con i colleghi e con la maggioranza, un ordine del giorno che parte da quelle che sono una serie di valutazioni del contesto in cui ci muoviamo e di quello che può succedere e che deve succedere, perché noi lo vogliamo e lo diciamo in maniera chiara nel Piano, nei prossimi anni, penso, per esempio, al completamento della tariffazione puntuale su tutto il territorio regionale, penso alla modifica dei sistemi di raccolta differenziata, che vedremo nei prossimi anni e che sono già previsti, anche perché ci sono tutta una serie di gare che sono terminate e servizi nuovi che stanno partendo. Nel bacino romagnolo si determineranno dei grandi cambiamenti nell’arco del prossimo biennio. Penso anche a tutta una serie di azioni molto puntuali che verranno messe in campo e che – non mi sembra di essere ottimista nel dirlo, ma mi sembra di essere realista – possono accelerare gli scenari del Piano e gli obiettivi che noi abbiamo previsto nel Piano.

In questo ordine del giorno uno degli aspetti principali che poniamo e su cui chiediamo alla Giunta di lavorare è quello di far sì che i monitoraggi annuali e la valutazione intermedia al 2025 siano dei passaggi non solo di analisi delle politiche previste dal Piano, ma anche di rivalutazione di quelli che possono essere gli scenari. In particolare, mi riferisco all’assetto dell’impiantistica. A lungo ne abbiamo parlato, abbiamo discusso, ci sono dei temi che sono centrali e su cui la criticità è forte. Penso, per esempio, al tema del doppio inceneritore a Forlì e dell’inceneritore urbano presente a Forlì. Faccio questo esempio, ma ne potrei fare altri. I colleghi hanno parlato anche delle discariche. Insomma, l’assetto dell’impiantistica può destare sempre grandi problematicità e grandi tensioni là dove l’impianto è presente, ma noi sappiamo che, da un lato, possiamo contare su delle politiche ‒ come dicevo ‒ che porteranno a un’accelerazione rispetto a dei risultati importanti, raccolta differenziata e riduzione dei rifiuti. Quindi, chiediamo alla Giunta, in questo ordine del giorno, che quei monitoraggi e poi quella valutazione al 2025, se determineranno quei risultati positivi, che noi assolutamente ci aspettiamo, possano anche avere come conseguenza una ridefinizione degli scenari legati in particolare all’impiantistica.

Per noi questo è un passaggio importante e fondamentale. È un passaggio che nasce anche dal confronto con i territori. Penso anche al confronto che abbiamo portato avanti ‒ e di questo ringrazio anche l’assessore Priolo ‒ con Forlì, con i consiglieri anche di opposizione del Comune di Forlì. Ho già detto che le politiche virtuose che sono nate in quel territorio sono nate con l’Amministrazione di Centrosinistra, quindi sono nate negli anni passati e ora stanno portando frutti importanti, su cui è anche importante dare risposte in termini positivi.

Nell’ordine del giorno questo punto sul far sì che la valutazione al 2025 diventi anche uno strumento per rivalutare le considerazioni inserite all’interno del Piano che riguardano l’impiantistica per noi è centrale e fondamentale.

Ci sono altri due punti dentro questo ordine del giorno che ci sembrano altrettanto fondamentali e importanti. Il primo riguarda la metodologia e la base dati con cui la valutazione e il monitoraggio verranno portati avanti. È ovvio che la metodologia con cui si fa un monitoraggio e una valutazione può cambiare tanto l’approfondimento rispetto alle politiche e all’impatto delle politiche. Per questo chiediamo che entro i prossimi mesi venga fatto un approfondimento, un confronto con l’assessore nella Commissione Ambiente, per poter davvero avere un quadro chiaro e sapere in maniera puntuale come questi passaggi, che ‒ come dicevo, e penso che ormai l’avrete capito ‒ sono fondamentali per noi, monitoraggio e valutazione, debbano essere condotti.

Così come nell’ordine del giorno facciamo riferimento a una revisione della legge n. 16. Questo perché? Perché, come ho anticipato all’inizio del mio intervento, la legge n. 16 nasce nel 2015, nasce con una spinta popolare fortissima. Infatti, è una legge che nasce come legge di iniziativa popolare. Quindi, è una legge – la dico così – davvero democratica, un’essenza anche del lavoro che tanti territori, tanti Comuni, associazioni e cittadini hanno portato avanti. Oggi è necessario rivederla alla luce delle direttive europee, alla luce di quello che è il Piano nazionale per l’economia circolare, ma anche alla luce di tante opportunità che, nel frattempo, sono maturate, perché l’economia circolare sempre di più è diventato un elemento strategico sia per le politiche ambientali, sia per tutto quello che è politica economica, politica industriale, filiera del riciclo, del riuso, del recupero, nuovo designer dei prodotti. Potrei fare un lunghissimo elenco di quanto l’economia circolare sia diventata centrale e trasversale. Parlando di opportunità, voglio fare riferimento anche a tutto l’assetto di quelli che sono i nuovi finanziamenti europei che da questa programmazione abbiamo a disposizione per realizzare l’economia circolare davvero in maniera profonda nel territorio.

Allora l’ordine del giorno parla anche di una revisione della legge n. 16, che deve vedere l’Assemblea legislativa protagonista, perché, come dicevo, la legge n. 16 è una legge che nasce come legge di iniziativa popolare, è una legge che l’Assemblea legislativa ha fatto sua, ma cercando di rispettare proprio questo DNA comunitario della legge n. 16. Quindi, nel momento in cui, dopo il Piano, inizieremo a ragionare anche su tutta una serie di altre politiche legate alle politiche ambientali e all’economia circolare, è importante far ripartire quella legge e darle un percorso così come era partita, quindi dalla comunità e dall’Assemblea.

Noi riteniamo che questo ordine del giorno – dico noi perché, come dicevo, è stato condiviso con i colleghi di maggioranza – possa essere uno strumento che dà anche risposte ad alcune esigenze che sul Piano dei rifiuti non hanno visto un ritorno, a partire da tutto il tema di una revisione dell’impiantistica.

Voglio concludere il mio intervento auspicando che quanto noi abbiamo previsto nel Piano, il lavoro che è stato fatto, il percorso che è stato fatto possa essere da volano e da stimolo per lanciare tutta una nuova fase in cui la circolarità diventi la base di tutte le politiche regionali. Lo abbiamo detto nel Patto per il lavoro e per il clima, ma è importante, adesso, che con strumenti come il Piano dei rifiuti, come la legge n. 16 e tanti altri strumenti, a cui stiamo lavorando, la programmazione dei Fondi europei e tante altre politiche, tanti altri strumenti, collochiamo l’Emilia-Romagna in questo scenario, che è lo scenario del nostro presente e del nostro futuro.

Faccio riferimento anche al nostro presente e al nostro futuro perché sappiamo che viviamo un tempo complesso. La guerra e il Covid rischiano di lasciarci sgomenti, fragili di fronte agli scenari futuri. In realtà, noi abbiamo in mano politiche, impegni, strumenti, Piani molto concreti per far sì che l’Emilia-Romagna ancora una volta possa rilanciare e possa dare ai propri cittadini non solo un segnale, ma anche una concretezza di come, attraverso il lavoro tra le Istituzioni, i territori, il nostro lavoro e l’impegno politico, democratico, amministrativo, si possa, anche in tempi complessi, provare a costruire un futuro positivo per i cittadini emiliano-romagnoli, per le nuove generazioni e, aggiungo, anche dare un nostro contributo reale alla grande battaglia contro il cambiamento climatico, che però non può avere solo momenti di crisi, di criticità. Deve avere anche una costruzione attiva della nostra resilienza, ma una resilienza veramente attiva e forte, fatta di imprese, di cittadini, di Comuni, di comunità ‒ come dicevo prima ‒ che non solo resistono, ma hanno quella capacità di costruire il proprio futuro.

Guardo l’assessore Irene Priolo perché tanto è anche sulle sue spalle, ma sappiamo che insieme, davvero, come abbiamo fatto in passato, facendo delle scelte forti, possiamo dare nuove risposte ai bisogni dei cittadini e anche risposte alle comunità virtuose, che hanno fatto da capofila, come la comunità di Forlì, che hanno aperto dei percorsi e che possono essere un punto di riferimento importante anche in questa nuova fase.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Bargi, prego.

 

BARGI: Grazie, presidente.

In questa giornata di cartelli avrei avuto anch’io un cartello da far vedere, però l’ho lasciato su. Far la corsa mi sembra un po’ impegnativo in questo momento e poi non voglio provocare troppe tensioni con la Presidenza. È un cartello che, però, a differenza degli altri, ha un valore in più. Non è un cartello della contingenza impellente di oggi, ma è un cartello che risale a qualche tempo fa e riguarda un caso specifico, di cui i primi a parlare, che era oggetto anche di nostri emendamenti, oltre che delle parti politiche di quel Comune, di quella realtà, che è Finale Emilia, in particolare della discarica di Finale. È un cartello che ha quel qualcosa in più, perché non l’ho costruito io, ma mi è stato dato come promemoria, e quindi giustamente io porto avanti quanto dalla cittadinanza mi è stato lasciato in consegna, ovvero una battaglia su una tematica che verte sull’ampliamento della discarica di Finale Emilia, che oggi ricordo è posta sotto sequestro ed è oggetto di un’indagine presso il Tribunale di Modena per danno ambientale, che quindi attualmente rimane ferma, come precisato anche nel Piano rifiuti, però resta lì. C’era nel Piano rifiuti scorso e già allora si aprì il dibattito su questo ampliamento. Si è discusso a lungo, tant’è che dopo ci furono anche tentativi di dialogare con il Comune da parte dell’Assessorato, allora a guida Gazzolo, Assessorato all’ambiente, per cercare in tutti i modi di superare quelle che erano le resistenze da parte dei cittadini, fatte proprie dall’Amministrazione allora a guida Lega.

Ricordo che l’ampliamento venne affidato, senza gara d’appalto, alla ditta Feronia Srl dall’allora Amministrazione a guida PD, rimasta poi bloccata per la questione legata al danno ambientale a cui facevo riferimento prima, che ha ingessato la discarica, discarica che dovrebbe proseguire, unica all’interno di questo Piano rifiuti, fino al 2027 per quanto riguarda i rifiuti speciali e che, però, a tutti quanti dava qualche dubbio rispetto alla validità e all’utilità di uno strumento di questo tipo, di un impianto di questo tipo, perché ad oggi, pur non esistendo, pur rimanendo nel limbo dell’incertezza, perché c’è anche un tema legato alle bonifiche, quindi bisogna capire poi che tipo di interventi ci sarà da fare per mettere in sicurezza la struttura, quindi se varrà la pena o meno continuare a investire sull’ampliamento, cosa che è ancora in dibattito anche all’interno del Piano stesso, cioè rimane comunque nel dubbio, ma non è sufficiente per noi nascondersi dietro questo, ma ci arriviamo, pur non esistendo oggi e non essendoci particolari problematiche legate al nostro territorio regionale.

Non si capisce questo bisogno politico, questa difficoltà politica di fare un passo indietro. Lo diciamo anche alla luce del fatto che tale tematica è stata posta al centro della campagna elettorale di un anno fa proprio a Finale Emilia; campagna elettorale vinta dalla compagine guidata dal PD, che ha posto il tema dello stop all’ampliamento della discarica tra quelli della sua campagna elettorale. Ricordo benissimo l’intervento del presidente Bonaccini in quella campagna elettorale, che, tirando la volata del proprio candidato sindaco, cioè l’attuale sindaco Poletti, pose il tema dicendo: “Noi siamo disponibili, da Regione, a dialogare”. Giustamente, furbescamente, non disse “elimineremo il tema dell’ampliamento della discarica”, ma disse “siamo disposti a dialogare con un sindaco che non pone il ‘no’ come una sorta di mantra”. Quindi, già lì qualche dubbio sul fatto che quel tipo di Amministrazione a livello locale e questo tipo a livello regionale potessero fare un passo indietro rispetto a questo ampliamento ce l’eravamo posto. Tant’è che la discarica permane nel Piano adottato, rimane in quello in votazione oggi.

Tra l’altro, prima lo diceva il collega Marchetti, c’è qualche intervento di Sinistra Coraggiosa anche a livello locale. Anche in questo caso Sinistra Coraggiosa, tirando fuori quel suo tipico coraggio, si pone in antitesi rispetto al Governo locale, certificando, anche in un comunicato ormai di 2-3 mesi fa, che loro stessi si aspettavano che questa presa di posizione da campagna elettorale tale sarebbe rimasta. Infatti, oggi siamo ancora qui.

Non ci accontentiamo della scusa legata alla tematica del sequestro della discarica (aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso). Su questo prendiamo atto di un fatto. La volontà politica, però, la si poteva esprimere già prima. Quindi, non vedendo il bisogno del nostro territorio rispetto a un ampliamento di discariche di questo tipo, vedendo le resistenze che ci sono da parte della cittadinanza, ovviamente c’è già il danno ambientale che pesa su quella comunità, quindi dobbiamo capire anche le loro resistenze, vedendo che comunque l’Amministrazione attuale almeno il giochino di presentare osservazioni, chiedendo qualche ridimensionamento rispetto alla posizione politica, l’ha fatto, credo che il passo indietro politico ci poteva stare tutto. In questo caso non lo si è fatto. Quindi, ci nascondiamo dietro alla fine dell’iter giuridico, o meglio giudiziale, e poi dal punto di vista politico confermiamo, nel momento in cui viene votato questo Piano rifiuti, la valenza e l’interesse verso quella discarica. Quindi, il dubbio rimane che ci sia… Sapete che a pensar male si fa peccato, ma ci si prende spesso. E in questo caso viene quasi il dubbio che ci sia più l’interesse di non fare il passo indietro nei confronti dell’azienda che, ripeto, ha vinto l’appalto senza gara, piuttosto che creare veramente un’infrastruttura che serva al nostro territorio.

Vengo all’altra tematica, che è stato oggetto di emendamento sempre proposto da me, questa volta di natura meno politica e più tecnica, e riguarda un caso particolare che ci è stato posto in particolare dalle realtà dell’Appennino, perché hanno qualche difficoltà a dialogare con le Amministrazioni comunali, più che le Amministrazioni, i tecnici comunali, che sono tenuti a seguire, ovviamente, le direttive che piovono dall’Ente superiore, che è la Regione, in questo caso specifico, sul tema degli impianti di recupero degli inerti da demolizione e ricostruzione. Tali inerti, si sa, il classico frantoio in cui viene recuperata questa tipologia di rifiuto, ha qualche difficoltà perché già dal lato ministeriale, il Governo, ci pone qualche limite preferendo le aree ecologicamente attrezzate, quindi le aree artigiane per l’installazione di impianti di questo tipo, paragonandoli a tutti gli altri impianti di recupero e/o smaltimento di rifiuti, la Regione fa un passo in più dando una preferenza molto forte rispetto all’installazione presso queste aree, nelle norme tecniche di attuazione di questo Piano addirittura, pur lasciando un tema preferenziale, si pone poi la prescrizione. Sapete che è una parola che quando un tecnico che deve firmare legge ci pensa 4-5 volte. Di conseguenza, abbiamo riscontrato più volte difficoltà nell’andare a inserire degli impianti di questo tipo in territori dove magari l’area ecologicamente attrezzata non c’è, o non ha spazio, o non ci vai a fare un piccolo frantoio, ma magari cerchi di attrarre altre tipologie di attività, e quindi potrebbe tranquillamente essere insediato su un terreno agricolo, ma questo non viene fatto perché l’Amministrazione giustamente dice: ma la Regione non vuole. Ecco, questa è una tematica burocratica e tecnica che rientra, a mio avviso, nella fattispecie delle semplificazioni, che può andare a beneficio di quei territori, perché? Perché, se l’azienda deve fare chilometri e chilometri, con i costi della benzina di oggi, per andare a recuperare quegli inerti, il rischio ‒ capite bene ‒ è quello di agevolare anche il comportamento scorretto, cioè li abbandono e la risolvo lì. Se devo fare una fatica incredibile e poi non ho il mercato secondario degli inerti, che ancora in Emilia-Romagna non è partito, nelle realtà a noi vicine qualcosa c’è, si comincia a muovere, a proposito della circolarità che abbiamo detto prima, tutto il mercato delle materie prime seconde arranca. Quello, forse, più facile potrebbe essere proprio quello degli inerti in un momento storico dove l’edilizia è ripartita e ha problemi a recuperare proprio le materie prime. Quindi, è anche un’occasione d’oro se si vuole sfruttare materie prime seconde, ma bisogna che esista un mercato, bisogna che sia reso fruibile, bisogna che sia snello. Altrimenti, ovviamente, uno che deve fondamentalmente ridurre a ghiaia questi inerti e portarli a chi, magari, li vuol comprare o a chi li riutilizza ha dei costi che preferisce non sostenere. Perlomeno il recupero potrebbe essere fatto vicino a quei territori. Quindi, tanto vale per la montagna quanto per le aree interne. È una problematica che rientra, a mio avviso, nella fattispecie della semplificazione, che va incontro alle esigenze dei cittadini. Ne parleremo anche sull’assestamento, su tutt’altra tipologia di interventi inerenti all’urbanistica.

Se si vuole fare semplificazione, visto che tante volte viene detto, è inutile sperare di arrivare un giorno a quella mega legge semplificazione, perché sono tanti i piccoli balzelli che si sono creati e gli ingranaggi arrugginiti della burocrazia che si sono ossidati nel tempo che ogni volta che si presenta un’occasione credo sia il momento, se non altro, di affrontarli. In questo caso, tra l’altro, non stiamo parlando di modifiche normative, ma di un Piano che, comunque, ha delle Norme tecniche di attuazione che pesano tanto, chiaramente, sulla componente tecnica delle Amministrazioni locali, che in questo caso potevano trovare un semplice escamotage per rendere un po’ più snella la procedura, un po’ più libero il tecnico locale e rendere la vita più facile anche alle nostre imprese.

Noi abbiamo ripresentato questo emendamento. So che c’è stata una discussione. So che è stato posto il tema del mercato secondario, però guardiamo al futuro, mentre qui si poteva definire un po’ meglio una situazione. Sì, rimane questa forte preferenza nell’installazione di queste aree presso le aree ecologicamente attrezzate, ma il tema della prescrizione rende molto forte questa preferenza, al punto tale che fino ad oggi si sono create forti resistenze. Quindi, lo abbiamo ripresentato. Chiaramente noi siamo disponibili a poter dialogare sul tema perché, ripeto, ha più una valenza tecnica, rientra politicamente nel mondo della semplificazione, verso cui tutti in quest’aula ci siamo rivolti, sperando di poter ottenere condizioni migliori per chi vive e produce nella nostra regione. Quindi, lasciamo la porta aperta a un possibile colpo di coda finale positivo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Inizio col ringraziare il relatore di maggioranza, ma anche il consigliere Luca Sabattini, l’assessora e tutto lo staff col quale ci siamo confrontati, insieme anche ai colleghi della maggioranza, in questo lungo percorso che ha portato oggi il nuovo Piano dei rifiuti e delle bonifiche in aula.

I punti positivi che qualificano il Piano sono sicuramente i lavori di bonifica, un ampio programma che finalmente affronta un tema fondamentale per la salute dell’ambiente e per la salute di chi ci vive, lavori di bonifica che sono accompagnati da una straordinaria dotazione di fondi, che quindi dà una concretezza reale a questo Piano. Positiva anche l’ulteriore riduzione del ricorso alle discariche, che sappiamo sono impianti che nei territori sollevano sempre l’ostilità dei cittadini. Positivo l’impulso che si vuol dare alla raccolta differenziata.

Fatte queste premesse, aggiungo che anche Europa Verde ha cercato di portare un contributo positivo durante questa discussione. Alcuni nostri emendamenti sono stati approvati in Commissione, e ne ricordo quattro dedicati alla valorizzazione delle frazioni raccolte in maniera differenziata dell’umido, quindi per la produzione di compost, oggi tanto più interessante sia da un punto di vista di recupero di materia, i rifiuti umidi e le ramaglie verdi, sia alla luce del rincaro che stanno avendo i fertilizzanti di natura chimica che noi importiamo anche dall’Ucraina e dalla Russia, dove sappiamo che le ostilità in corso stanno portando a dei mutamenti e a delle forti oscillazioni di mercato.

Negli emendamenti che abbiamo portato e che sono stati approvati dalla maggioranza, che quindi ringrazio, ce n’è uno in particolare, che attira l’attenzione sulla necessità di intervenire con azioni di riduzione degli imballaggi di plastica. La Regione ha una legge “plastic free”, che noi speriamo acquisti un passo più deciso per la sua realizzazione.

Abbiamo anche inserito un emendamento al quale io sono particolarmente affezionata, avendo seguito un progetto europeo in questo settore, un emendamento che chiede la diffusione di modalità di progettazione edilizia finalizzate preventivamente al recupero e al riuso dei materiali in fase di demolizione, promuovendo la conoscenza e la diffusione di buone pratiche in questo settore.

Noi sappiamo che i rifiuti da demolizione sono imponenti dal punto di vista proprio della massa di rifiuti che si crea. Questa produzione di rifiuti può essere drasticamente ridotta proprio attraverso criteri di progettazione che permettono di concepire, già all’interno del progetto, la possibilità di un recupero dei materiali a fine vita.

Per quanto riguarda, infine, il ruolo della Commissione competente nelle questioni dei rifiuti, abbiamo portato ad approvazione ‒ e ringrazio nuovamente i colleghi che li hanno votati ‒ due emendamenti che chiedono che, di fronte a scostamenti dei fabbisogni, delle stime dei fabbisogni, ci sia un passaggio in Commissione e che, quindi, la cosa non si risolva semplicemente con atti dirigenziali.

Fatte tutte queste premesse degli aspetti positivi del percorso, resta una perplessità di fondo che riguarda la produzione dei rifiuti, la produzione totale di rifiuti urbani e speciali. In base alle stime del nuovo Piano regionale 2022-2027, stime che sono state effettuate sulla base del metodo di calcolo indicato (solo indicato, non è vincolante) dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, un metodo di calcolo di questo programma che risale al 7 ottobre 2013, tuttora in vigore, ma che forse andrebbe rivisto, queste stime forniscono una proiezione al 2027 che vede un aumento della quantità totale dei rifiuti prodotti in Emilia-Romagna, nonostante le azioni previste dal Piano, che dovrebbero, invece, servire a contenere la produzione. Ricordiamo che nella gerarchia europea dei rifiuti al primo posto c’è proprio la prevenzione della produzione dei rifiuti.

Secondo l’obiettivo dell’economia circolare e secondo quella che dovrebbe essere la promozione di un sistema economico sostenibile, bisognerebbe puntare al disaccoppiamento tra l’aumento della ricchezza ‒ che sappiamo sintetizzato nel misuratore del prodotto interno lordo (PIL) che disaccoppi l’aumento della richiesta e, quindi, l’aumento della produzione del PIL dal consumo di risorse, in particolare non rinnovabili. Nel dettaglio, le stime del Piano ci dicono che si passerebbe da 2.870.000 tonnellate di rifiuti nel 2020 a oltre 3.00.000 di tonnellate nel 2027 di rifiuti urbani, e per quanto riguarda i rifiuti speciali da 8.410.000 tonnellate a 9.164.000 tonnellate. Ecco, questo andamento va in direzione opposta alla direttiva quadro europea sui rifiuti del 2008, che definisce questo ordine di proprietà, di cui ho già accennato, tra le diverse modalità di trattamento dei rifiuti, nota appunto come gerarchia europea dei rifiuti, in cui al primo posto troviamo proprio la prevenzione della produzione, ovvero la riduzione a monte della produzione di rifiuti, al fine di privilegiare le modalità di trattamento con il minor impatto ambientale possibile e il maggior recupero di materia prima seconda. Per questo avevamo proposto che, in corso di validità del Piano e sulla base dell’andamento del monitoraggio, che avevamo fissato al 2025, proprio per avere il tempo di vedere gli effetti di applicazione del Piano, la Giunta si impegnasse a valutare di abbassare, come suggerito anche da Legambiente, a 115 chilogrammi la quota obiettivo di rifiuti non inviati a riciclo al 2027. Oggi siamo a 120 chili. Non sembra una grande differenza, ma in realtà, secondo le valutazioni che abbiamo fatto insieme a Legambiente, questo avrebbe favorito il raggiungimento dell’obiettivo del Patto per il lavoro e il clima, che ha fissato al 2030 una produzione di 110 chilogrammi pro capite anno di rifiuti non riciclati. C’è una sottigliezza nel parametro: non riciclato vuol dire non solo non inviato a riciclo e, quindi, indifferenziato, ma comprende anche quella quota di rifiuti che, pur inviati a riciclo, non vengono recuperati.

In altre parole, anche alla luce delle aspettative che si hanno rispetto allo sviluppo tecnologico, uno sviluppo tecnologico di settore che sembra correre più veloce della politica, avevamo chiesto che, in coerenza con la gerarchia europea dei rifiuti e sulla base dei risultati del monitoraggio al 2025, ci fosse un impegno da parte della Giunta a incrementare le azioni di Piano per la riduzione della produzione dei rifiuti, riduzione a monte, al fine di darsi obiettivi più ambiziosi e provare a conseguire risultati più ambiziosi rispetto alle attuali stime di Piano, che, come dicevo, al contrario, prevedono un aumento della produzione dei rifiuti sia urbani che speciali.

Abbiamo anche provato a concordare la riduzione della quota di produzione dei rifiuti pro capite dagli attuali 700 chilogrammi a 575, sempre cercando di accogliere una proposta di Legambiente. È una cifra che non nasce dal nulla, ma che si basa sulle performance che si sono ottenute nei Comuni già a tariffa puntuale, un sistema che incentiva la raccolta differenziata.

Tra i temi delicati che pensiamo che nel corso dei prossimi mesi si potranno affrontare resta quello del fabbisogno impiantistico di termovalorizzazione. Come ho esplicitato in Commissione, non riteniamo realistica l’idea di chiudere cinque inceneritori, però riteniamo che, sempre al 2025, sia possibile fare una stima e valutare, sulla base dell’andamento della produzione dei rifiuti, se sia necessario o meno mantenere tutta l’impiantistica attiva. Per questo ho anche sottoscritto un emendamento della maggioranza che va proprio in questa direzione.

Così come non ci convince la chiusura degli impianti TMB, che rappresentano un passaggio intermedio prima della termovalorizzazione, che può consentire di recuperare altra materia rispetto a quella conseguita tramite le prime operazioni di invio a riciclo.

Resta, poi, il tema della qualità della differenziata. Questo è un tema fondamentale. Se vogliamo garantirci un riciclo di qualità, non basta aumentare i quantitativi. Bisogna fare azioni di promozione di una raccolta differenziata di qualità che si presti a favorire un riciclo di qualità. Su questo bisogna che i gestori siano stimolati, siano responsabilizzati a questo compito. Altrimenti, il cittadino fa la raccolta differenziata, ma la fa male, quindi quello che viene differenziato non è, poi, recuperabile.

Si è visto, in pratica, che separare la raccolta dei rifiuti dalla gestione, come consente di fare la legge n. 16, una legge sicuramente pilota nel nostro Paese... A memoria mia, che me ne ero occupata da quando facevo la giornalista, è la prima legge sull’economia circolare del nostro Paese. Bene, la legge n. 16/2015 ha consentito di separare l’attività di raccolta dalle attività di gestione e di trattamento. Questo comporta effettivamente una migliore qualità della differenziata e anche un incremento dei quantitativi raccolti con il metodo della differenziata. Sicuramente questa è una strada da percorrere e da promuovere per ridurre la produzione di rifiuti, che poi, appunto, non si riescono a reimmettere nel ciclo.

L’altro elemento che volevo sottolineare è la necessità di rafforzare ATERSIR. Oggi ATERSIR ha una dotazione di personale che assolutamente non è all’altezza dei compiti che dovrebbe svolgere per supportare al meglio i Comuni nel dialogo con le multiutility, per garantire, appunto, l’autonomia delle politiche comunali rispetto all’affidamento ai gestori e, quindi, l’autonomia nell’esame delle opzioni di raccolta e di trattamento più efficace in termini di sostenibilità, e non quindi più aderenti alle esigenze del gestore.

Questi sono gli elementi che ho cercato di mettere in luce sia dal punto di vista della positività che dei dubbi che ancora ci restano.

Concludo ricordando nuovamente che c’è stato un lavoro molto intenso con l’Assessorato, con il relatore di maggioranza e con gli altri consiglieri di maggioranza, quindi speriamo che nel prosieguo dei lavori si possa migliorare ulteriormente quanto prevede questo Piano, che comunque, ripeto, dal punto di vista delle bonifiche, per esempio, è sicuramente di grande spessore e di grande innovazione.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie.

Aggiungerò poche cose a questo dibattito, se non altro perché i miei colleghi sono già intervenuti e hanno detto sostanzialmente e rappresentato osservazioni, critiche e puntualizzazioni che mi trovano completamente d’accordo.

Io vorrei dare un taglio a questo mio intervento partendo da quello che ha detto pochi minuti fa la consigliera Zamboni, cioè quello che deve essere il rapporto con la multiutility. Io credo che questo aspetto sia un aspetto forse un po’ trascurato in tutta questa discussione, perché pur condividendo ampiamente il ragionamento di fondo, che è quello secondo il quale per avere un’economia circolare occorre che “tutte le attività siano organizzate – leggo testualmente – in modo che lo scarto diventi risorsa”. Occorre anche un’impostazione di fondo un po’ differente. Si fa fatica, secondo me, a introdurre dei meccanismi virtuosi, che necessariamente devono prendere in considerazione tutta una serie di elementi, tutta una serie anche di incentivi che necessariamente devono essere messi in campo, quando, dall’altra parte, abbiamo, di fatto, un soggetto monopolista, che agisce in regime di monopolio e che gestisce il ciclo dei rifiuti.

Noi su questo territorio abbiamo una multiutility che si chiama Hera. Ricordo a quelli che più o meno hanno la mia anzianità che, prima di diventare una Spa, con un consiglio di amministrazione che nel 2021 ha erogato emolumenti per 2.340.000 euro per il board ‒ come dicono gli anglosassoni ‒ di Hera, queste realtà erano realtà di tipo mutualistico, solidaristico. Sostanzialmente, erano Consorzi che si univano, che si sono formati per sostenere i vari Municipi nella gestione di servizi pubblici. Prima era COSER, poi ACOSER, poi SEABO. Poi, chiaramente, si è passati da una dimensione solidaristica a una dimensione, in realtà, imprenditoriale a tutti gli effetti.

Indubbiamente, con la quotazione in borsa e con i dividendi, la distribuzione annuale di lauti dividendi a tutti i vari Municipi, a tutti i vari Enti locali che sono azionisti, è ovvio che è diventata un’importante voce a bilancio della maggior parte degli Enti locali di questo territorio. Questo è, a mio avviso, un piccolo cortocircuito, perché si fa fatica a creare delle condizioni di effettivo recupero, effettivo sistema di riciclaggio, effettivo sistema di riuso, quindi nell’ottica di un minore inquinamento, se dall’altra parte c’è un soggetto che, in realtà, ha bisogno di lavorare – passatemi il termine brutale –, di fare utili, evidentemente di mantenere anche tutta una pletora di appalti, subappalti e ulteriore subappalti, di distribuire dividendi agli Enti locali e, naturalmente, di distribuire lauti compensi al consiglio di amministrazione, 2.340.000 euro nel 2021.

Io credo che occorra fare chiarezza, un po’ la chiarezza che chiedeva la collega Zamboni nel rapporto e nel potenziare ATERSIR rispetto a tutto il resto. Del resto, come fa un rifiuto a diventare risorsa, per esempio, se io non introduco, come invece potrei, perché i documenti indicano tutte le azioni che possono essere messe in campo, quella dell’introduzione della cauzione-rimborso, se esistesse un meccanismo, ed è possibile farlo, cauzione-rimborso sulla plastica o sul vetro, avremmo sicuramente il rifiuto che non è più rifiuto, perché diventa risorsa, ma allora avremmo indubbiamente, come dicevo, dall’altra parte una minore attività di chi quei rifiuti li deve gestire e produce quel tipo di rendita. È una chiarezza che, però, dobbiamo fare, e la deve fare la Pubblica Amministrazione che questo sistema ha messo in campo, che questo sistema alimenta.

Come facciamo a pensare di incentivare un’economia circolare nel vero senso della parola, rifiuto e risorsa, il rifiuto che viene rimesso viene lavorato e riutilizzato, quindi fondamentalmente non mi entra nell’ambiente in maniera inquinante, contribuisce alla sostenibilità ambientale. Devo introdurre incentivi fiscali, devo fare in modo che vi siano sul territorio delle attività imprenditoriali di lavorazione e di riutilizzo. Guardavamo i dati ultimi, per esempio, per quanto riguarda la filiera della plastica. Nel 2019 abbiamo visto che il 44 per cento della plastica è stata avviata a riciclo e, di questo 44 per cento, solo il 38 per cento è stato gestito nei 28 impianti sul territorio regionale. Quanti posti di lavoro potremmo creare se gestissimo sul nostro territorio plastica e anche vetro? Sul vetro, poi, c’è una previsione di realizzazione di due impianti in Provincia di Modena nel 2022, che saranno operativi già quest’anno, nel 2022, per trattare circa 300.000 tonnellate e far fronte al fabbisogno complessivo di trattamento, che nel 2019 è stato pari a 200.000 tonnellate? Perfetto. Se questo avverrà, vorrà dire che, per quanto riguarda il vetro, saremo autosufficienti sul territorio regionale nel riciclo del vetro. Perché? Perché ad oggi solo il 5 per cento del vetro raccolto è gestito nel territorio regionale. Il resto, evidentemente, va fuori regione, quindi non crea un virtuosismo sul nostro territorio.

Per poter arrivare a dare concretezza a queste intenzioni, sicuramente importanti e condivisibili, occorre che vi siano, poi, delle azioni consequenziali. Se diciamo che la Pubblica amministrazione deve dare l’esempio, per esempio, scusate il gioco di parole, nell’eliminare l’uso di plastica nelle sedi regionali, l’ho detto anche in un altro intervento, quindi non sono originale, andiamo al bar qui a fianco e vediamo quanta plastica viene utilizzata nel bar della nostra Assemblea legislativa.

Poi possiamo guardare tutti gli altri uffici o realtà che, in un qualche modo, sono collegate alle Pubbliche amministrazioni. Non siamo certamente l’unica Pubblica amministrazione. Però credo che occorra, a questo punto, essere coerenti. Quindi, oltre a scrivere queste belle azioni che vogliamo mettere in campo, incominciamo, magari, a dare delle impostazioni di fondo.

Così come per quanto riguarda tutte le iniziative per la raccolta eccetera, eccetera. Io credo che quello che manca in questo piano sia la traduzione pratica, proprio in esempi concreti, di come il rifiuto può effettivamente diventare risorsa. Se il rifiuto diventasse realmente risorsa, noi non avremmo più rifiuti ed elimineremmo tantissimi altri problemi. Quando si va il sabato mattina, alle 4-5 del mattino in piazza Verdi – per chi conosce Bologna, sa cos’è Piazza Verdi e sa cosa succede in genere nelle nottate del fine settimana –, non si vedrebbero più stuoli di netturbini od operatori ecologici (che dir si voglia) a raccogliere vetro e plastica in quantità industriali. Perché? Perché nessuno avrebbe contribuito a deturpare la città perché quel rifiuto non sarebbe più rifiuto. Non avremmo più rifiuti proprio perché ci troveremmo in presenza di risorse. Ecco, come si fa a tradurre questo concretamente? Si fa nel momento in cui si crea una reale filiera, una filiera produttiva, imprenditoriale, con incentivi, che mette in campo queste azioni virtuose.

Chiudo tornando daccapo. Come fa a reggere un sistema di questo tipo, a essere messo in campo un sistema di questo tipo se va necessariamente a cozzare con l’interesse economico di una multiutility, che comunque sui rifiuti guadagna, nel senso ovviamente buono del termine, e in virtù di questo guadagno elargisce risorse a tutte le Amministrazioni locali, che di queste risorse hanno bisogno per far quadrare i propri bilanci? Questa è una domanda che lascio a questa discussione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Inizio ringraziando ovviamente l’assessora Priolo anche per essere venuta più e più volte con illustrazioni decisamente corpose rispetto alla norma in Commissione. Ringrazio anche il relatore Bessi, con il quale ci siamo confrontati lungo questo percorso.

Inizio con alcune considerazioni di carattere generale. Questo è un Piano che, per me, ha luci e ha ombre. Non tanto sui rifiuti urbani. L’obiettivo del 100 per cento di tutti i Comuni che devono passare alla raccolta porta a porta e alla tariffa puntuale è sicuramente un obiettivo sfidante. È chiaro che è necessario, dal mio punto di vista, inserire meccanismi che aiutino gli Enti locali a fare dei passi in avanti, meccanismi che non possono essere tradotti come è stato tradotto all’interno di una delle osservazioni che abbiamo anche analizzato in Commissione, proveniente da Confindustria, in cui si chiedeva di penalizzare quelle Amministrazioni che non rispettavano quell’obiettivo, escludendole dagli incentivi rispetto ai Fondi per le energie rinnovabili. Questo, evidentemente, in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, non era sicuramente accettabile, anche perché avrebbe significato tagliarle fuori, per esempio, dalle risorse di una legge che abbiamo approvato da poco, quella sulle Comunità energetiche, che deve vedere i Comuni avere proprio un ruolo centrale e trainante rispetto a questo strumento.

C’è un tema oggi su tutti i giornali, ieri e oggi. Ci sono appelli da varie parti della Regione rispetto al caro-bollette che anche i Comuni devono assolutamente sostenere, cui devono far fronte. Io ho fatto un question time anche questa mattina. L’assessore Colla, giustamente, ha fatto un elenco di numerose iniziative all’interno della programmazione dei FESR dedicate e destinate proprio agli Enti locali. Quindi, andare a sottrarre queste opportunità ai Comuni che non rispettano l’obiettivo della tariffa puntuale era, dal mio punto di vista, assolutamente negativo e deleterio.

Quindi, bene che quell’osservazione non abbia trovato accoglimento. Dobbiamo provare a ragionare su come mettere in campo meccanismi che possano arrivare a quell’obiettivo senza causare traumi ‒ la dico così ‒ di sorta verso gli Enti locali.

Il problema vero io lo vedo sui rifiuti speciali e sull’impiantistica. Ribadisco quello che ho già detto anche in Commissione. Ci sono territori virtuosi per quanto riguarda la raccolta differenziata, ma che non riescono a vedere spento l’inceneritore che insiste sul proprio territorio. Questo è un tema sicuramente ambientale, ma anche un tema di sfiducia dei cittadini, che si impegnano evidentemente a fare una raccolta differenziata come si deve e che, in questo senso, non trovano valorizzazione nelle loro azioni. È un tema, questo, irrisolto, che è alla base di storture che evidentemente vengono da una normativa nazionale che, come sappiamo bene, consente la circolazione dei rifiuti speciali, perché sono a libero mercato, creando un fenomeno che io chiamo “fenomeno della transumanza dei rifiuti”, che in questa Regione ci vede nelle condizioni di dover importare più rifiuti speciali di quelli che esportiamo. Questo lo voglio dire al consigliere Occhi, che prima lamentava il fatto che ci sono aziende che non riescono a smaltire i propri rifiuti nel nostro territorio perché i gestori degli impianti respingono questi quantitativi che vengono dalla nostra regione, però allo stesso tempo vorrei far presente al collega che noi importiamo rifiuti dalla Lombardia e dal Veneto. Allora, come ho già detto in Commissione, non so quanto sia legittimo, però bisognerebbe provare a trovare degli accordi con le Regioni coinvolte in questa circolazione dei rifiuti e con i gestori stessi. C’è una norma nazionale che è molto chiara in questo senso, però un ragionamento per capire se ci sono margini di legittimità e di tentativi di gestire questo fenomeno dal mio punto di vista andrebbe perlomeno fatto. Occorre, quindi, provare a fare dei ragionamenti in questo senso, altrimenti il problema lo avremo sempre.

Questo è un Piano che va al 2027, sono cinque anni, ma sono cinque anni evidentemente incerti, soprattutto quelli attuali, rispetto agli scenari nazionali e internazionali che stiamo vivendo, quindi bene l’emendamento, che anch’io ho voluto sottoscrivere, del collega Taruffi affinché si valutino, al 2025, i fabbisogni e, di riflesso, quindi, la necessità impiantistica, che evidentemente andrebbe da questo punto di vista sicuramente rivista. Quindi, fare un check al 2025 è sicuramente opportuno.

Io ricordo che questo non è il Piano dei rifiuti, e lo voglio dire a voce alta, ma questo è il Piano dei rifiuti e delle bonifiche, perché sembra un dettaglio, ma non è un dettaglio. Non viene ricordato, ma mi piacerebbe che questo tema fosse più presente anche nella discussione di oggi, perché per la prima volta questa Regione finalmente inserisce anche la parte delle bonifiche dei siti inquinati all’interno della programmazione del Piano dei rifiuti. Chi c’era nella scorsa legislatura saprà molto bene, si ricorderà molto bene che questo è stato un mio pallino sin proprio dai primi mesi della legislatura. Avevo a riferimento un sito inquinato sul territorio di San Giovanni in Persiceto, che finalmente ha trovato risoluzione dopo tanti anni. È stata una vicenda molto lunga. È evidente che le bonifiche hanno un costo. Quindi, c’è un tema anche di risorse, che però trova accoglimento anche dentro questa pianificazione rispetto a risorse consistenti che vengono inserite. Questo è un fatto assolutamente positivo.

Se oggi per la prima volta riusciamo a parlare anche di bonifiche è proprio perché, evidentemente, le sollecitazioni del Movimento 5 Stelle in questo senso ‒ posso dirlo ‒ sono servite. Lo dimostrano i fatti. L’anagrafe dei siti inquinati è stata fatta. I territori, in questo senso, hanno parte attiva e devono contribuire nel popolamento della strumentazione per un monitoraggio costante. Bene che ci siano risorse anche sui siti orfani, risorse complessive, che ci consentono di dare risposte anche a quei territori che vedono siti inquinati da tanto tempo, da anni presenti sul proprio territorio. Penso al sito inquinato Cava Canepari, di Casalgrande, ma anche alla stessa ex SIAPA, ormai storico. Finalmente oggi riusciamo a dare risposte in questo senso.

Apprezzo molto lo sforzo che è stato fatto, e per questo ringrazio l’assessora Priolo, che non si è sottratta, evidentemente. Non è uno sforzo scontato. Questa è sicuramente la parte del Piano che io apprezzo, evidentemente, di più.

Dopodiché, credo ci siano margini anche per fare altro, e questo “altro” l’ho voluto inserire all’interno di un ordine del giorno, perché ‒ come sappiamo e come ci siamo detti tante volte ‒ le bonifiche costano e soprattutto i processi di bonifica sono a carico degli Enti locali, che fanno fatica a trovare le risorse per intervenire e, soprattutto, per intervenire nella parte preliminare che poi porterà alla bonifica stessa dei siti.

Approfitto della discussione generale anche per illustrare l’ordine del giorno che ho voluto depositare, che va incontro a queste richieste e a queste necessità dei Comuni, quindi con questo ordine del giorno impegniamo la Giunta a prevedere, per il prossimo anno specifiche risorse che vadano a supportare i Comuni nello studio delle contaminazioni ambientali che sono in essere, proprio per arrivare alla bonifica dei siti stessi. Questo è un passaggio fondamentale, perché spesso e volentieri abbiamo visto, io l’ho visto per quanto riguarda il sito inquinato di Razzaboni, che il Comune non ha la forza economica per fare tutti quei passaggi che consentono di arrivare alla bonifica definitiva, fermo restando che anche il processo legislativo è un processo molto lungo. Quindi, noi abbiamo due ordini di problemi, il problema di un iter complesso e lungo e il problema delle risorse. Ebbene, con questo ordine del giorno andiamo a coprire quel pezzo. A questo aggiungiamo anche la necessità di stanziare risorse per le imprese per quanto riguarda la rimozione dell’amianto. Questo è un ulteriore pezzo che vogliamo aggiungere, perché non dimentichiamoci mai che c’è anche questo tema sul tavolo e dobbiamo mettere nelle condizioni anche le aziende, non solo gli Enti locali, di fare la propria parte. Quindi chiediamo, attraverso l’utilizzo di un fondo rotativo, di sostenere anche le imprese, con particolare riguardo alle PMI, che evidentemente in questo momento storico hanno già difficoltà per la contingenza sociale ed economica e, quindi, farebbero più fatica, evidentemente, ad affrontare anche una spesa di questo tipo per la rimozione dell’amianto.

Tutto sommato, non è il Piano dei “nostri sogni”, ci sono le criticità che illustravo, evidentemente non si può non notare il fatto che alcune richieste del Movimento 5 Stelle verranno evidentemente accolte, già so che c’è un parere positivo sull’ordine del giorno, e soprattutto ci terrei a rimarcare il fatto che, per la prima volta, questo Piano dei rifiuti tiene dentro anche il Piano dei siti inquinati, che è la concretizzazione di cinque anni di battaglie portate avanti dalla sottoscritta, non senza fatica – lo devo dire –, però alla fine evidentemente insistere ha portato a dei risultati. In questo senso, ringrazio di nuovo i colleghi. Ringrazio l’assessora Priolo. Voglio ringraziare anche la struttura e la dottoressa Govoni in particolare, con la quale ci siamo confrontati indirettamente, anche nella stessa legislatura, che immagino conosca molto bene l’impegno che abbiamo messo sulle bonifiche. So che anche l’assessora Priolo lo sa.

Sicuramente questi sono aspetti di cui sono soddisfatta e vado fiera. Vederli all’interno di questo Piano dei rifiuti è una soddisfazione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Piccinini.

Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Vediamo quanto mi rimane. dieci minuti.

Ho letto, presidente, ordine del giorno ed emendamenti presentati ‒ prima di far intervenire il collega Taruffi, così mi spiegherà esattamente la motivazione degli emendamenti ‒ e ho cercato di comprenderne la natura. Assessore Priolo, la guardo perché sono interessanti. Secondo me, siete dei maestri. Devo alzare le mani e fare tanto di cappello. Tutto quello che noi proponiamo poi si tramuta in roba vostra.

Faccio un esempio dell’11 luglio ultimo scorso. Bellissimo. Poi ritorno ai rifiuti. Un mese fa deposito un progetto di legge sui PEBA. L’11 luglio viene depositata da parte della Giunta una delibera sul tema. È fantastico. Perché vi dico questo? Tutte le volte che noi proponiamo qualcosa di sensato, lo bocciate, però ve lo prendete e ve lo attribuite.

 

(interruzione)

 

POMPIGNOLI: Tanto di guadagnato. Vuol dire che serviamo a qualcosa e diamo questo stimolo.

Analogo ragionamento lo si fa anche per il Piano rifiuti. Assessore Priolo, poi lei mi risponderà e io le risponderò a mia volta successivamente. Devo prima capire per poi, eventualmente, replicare.

Ordine del giorno a firma Montalti, Bulbi, Costi, eccetera, e emendamenti a firma Taruffi. Si dice nell’impegno: a condividere entro il 2022 con la Commissione Ambiente dell’Assemblea legislativa tutta la base dati e la specifica metodologia su cui è svolto il monitoraggio annuale e la valutazione al 2025 e a comunicare tempestivamente i dati relativi al monitoraggio annuali e alla valutazione del 2025, rendendo anche accessibili nel portale regionale le relative deliberazioni di monitoraggio. Primo punto. Quindi, io vado a monitorare. È scritto un po’ strano, è scritto un po’ male, però si comprende questa cosa.

A modificare gli scenari di Piano, con particolare riferimento alle previsioni relative ai flussi di rifiuti destinati allo smaltimento e a termovalorizzatore e discarica, rivedendo quindi il quadro dell’impiantistica, qualora gli step di monitoraggio e la valutazione intermedia rilevino un’accelerazione nel raggiungimento degli obiettivi individuati dal Piano e, dunque, una diminuzione più rapida dei fabbisogni in termini di impiantistica.

Vi leggo il mio, che era arrivare ad una graduale riduzione del conferimento del rifiuto entro il 2027 e, quindi, graduale spegnimento degli inceneritori. Allora, io vorrei capire. Se noi, al 2025, abbiamo monitorato, i Comuni e la Regione sono stati virtuosi, quindi conferiamo meno negli inceneritori – questo è quello che si legge nell’ordine del giorno – che cosa succede nel 2025? Riduciamo il conferito nell’inceneritore e, quindi, gradualmente lo spegniamo? Oppure, succede qualcos’altro? Cioè, abbiamo fatto il monitoraggio, siamo stati bravi, bene, chiudiamo la partita. Io penso sia più la prima ipotesi rispetto a questo ordine del giorno. Però, lascio qualche dubbio.

Analogo ragionamento lo fa il collega Taruffi. Perché ci dice, il collega Taruffi: inserire a pagina 183 della relazione generale eccetera, eccetera, eccetera, decorso tale termine si provvederà all’individuazione di aspetti sanzionatori per inadempimento nell’ambito del percorso di adeguamento della legge n. 16. Nel successivo emendamento, il n. 21: al fine di monitorare più efficacemente l’andamento della produzione di rifiuti, in coerenza con gli scenari di Piano, tutti i Comuni sono tenuti ad adottare sistemi di misurazione puntuale dei rifiuti entro il 2024; gli esiti di tali misurazioni sono comunicati al settore regionale. Quindi, comunichiamo al settore regionale competente. Poi nell’emendamento n. 22 dice: nell’anno 2025 – e viene con l’ordine del giorno del PD – la relazione conterrà, altresì, la verifica dell’efficacia delle azioni messe in atto in ordine alla riduzione della quantità di rifiuti urbani speciali avviati a smaltimento, e anche questo potrebbe essere considerato con le discariche: con le conseguenti ricadute sull’impiantistica regionale. Quali sarebbero le ricadute, se noi monitoriamo e vediamo se conferiamo o meno? E l’eventuale necessità di interventi correttivi nella redazione del Piano. Quindi, ricadute sull’impiantistica. A me piacerebbe comprendere, giusto per capire un po’ le cose. Se noi oggi diciamo che nel 2025 abbiamo monitorato e abbiamo capito che conferiamo meno, sull’impiantistica che cosa fa la Regione? Primo punto.

Secondo punto. Se conferiamo di più, sull’impiantistica cosa facciamo? Qui bisogna essere un po’ chiari. O arriviamo a dire le stesse cose con parole diverse oppure io ho interpretato in maniera errata il vostro ordine del giorno e i vostri emendamenti. Delle due l’una, lo si comprende. Monitoro, vedo che cosa succede nel 2025, conferiamo meno e facciamo azioni sugli impianti. Che azioni? Lo lasciamo un po’ là, generico. Poi vediamo nel 2025. Ci sono le nuove elezioni. Vediamo se con le nuove elezioni facciamo altre promesse elettorali. Vediamo se agli elettori diciamo “no, ma noi li spegniamo; abbiamo monitorato, li spegniamo, però il Piano va nel 2027”. Adesso vediamo che cosa succede nel 2025. Qui i tempi sono molto lunghi. Però così ci costringete a fare delle osservazioni che meritano il senso di un ragionamento di un Piano che dovrebbe essere coerente con gli obiettivi.

Oggi discutiamo del Piano dei rifiuti, inseriamo all’interno del Piano dei rifiuti emendamenti e ordini del giorno che vanno nella medesima direzione di quelli che abbiamo presentato noi. O quantomeno di quelli che ho presentato io. Il collega Taruffi dice sempre: “D’altronde, voi avete perso le elezioni, quindi governiamo noi e facciamo quello che ci pare”. Bravo. Ha completamente ragione. Governate voi, decidete voi, fate tutto quello che ritenete opportuno fare. Però ogni tanto qualche riconoscimento alle opposizioni rispetto alle valutazioni che vengono fatte dovrebbe essere rese o date. Diversamente, è inutile stare in Assemblea legislativa, discutere per ore e arrivare alla fine con “noi siamo la maggioranza, quindi votiamo a maggioranza le cose che passano, bocciamo le vostre e chiudiamo la partita”. Ditecelo prima: non passa niente, siamo bravi solo noi, facciamo tutto noi, emendiamo tutto noi, facciamo il Piano e ce lo riemendiamo. Così noi non parliamo, evitiamo tre ore di discussione, ce ne andiamo a casa e chiudiamo la partita. Questo è il senso. Diversamente, se la partecipazione all’Assemblea deve essere coerente con tutti i Gruppi, oggi avete dimostrato e dimostrerete, comunque, che la democrazia, quella “D” di democrazia nella sigla PD poco c’è rispetto a osservazioni che stiamo facendo e a ordini del giorno ed emendamenti che vengono presentati dopo che noi abbiamo fatto le nostre valutazioni e presentato a nostra volta emendamenti.

Ad ogni modo, prima di giungere a conclusioni affrettate, vorrei capire esattamente il significato di quegli emendamenti e ordini del giorno, per poi comprendere e valutare anche il tipo di votazione che verrà fatta.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Io volevo iniziare intanto ringraziando non formalmente l’assessore Priolo per il lavoro che è stato fatto di confronto in questi mesi, che non è mai scontato, e credo sia utile sottolinearlo quando è positivo il confronto, anche quando si hanno opinioni differenti, quando ci sono sensibilità differenti. Comunque, il confronto aiuta sempre ed è più facile trovare punti di sintesi. Ovviamente un ringraziamento, ripeto, non formale, si estende alla struttura dell’Assessorato. Alla fine noi veniamo in aula e siamo in grado di presentare emendamenti e di discuterli, emendamenti e ovviamente il Piano in quanto tale, perché c’è una struttura che aiuta e favorisce il nostro lavoro. E non dovremmo dimenticarcelo mai. Anche quando si interviene, da qualunque parte, sia dalla maggioranza che dall’opposizione, quando si discutono i dati, quando si discutono elementi tecnici, bisogna sempre tener conto che sono il frutto del lavoro di persone competenti, che ci supportano e ci aiutano nel provare a fare al meglio il nostro lavoro di legislatori. Lo dico perché, alle volte, quando si contestano dati, numeri e misure, lo si fa anche perdendo di vista alcuni aspetti che, invece, dovremmo tenere sempre ben presenti.

Provo a dare alcuni contributi rispetto agli elementi, secondo me, più importanti di questo Piano, che abbraccia un arco temporale importante. Arriviamo al 2027. Siamo a metà del 2022. Quindi, di fatto, parliamo di quattro anni veri, reali, quattro anni e un po’, diciamo così. Comunque un arco significativo dal punto di vista temporale, nel quale si succederanno, si stanno succedendo e si succederanno avvenimenti significativi che cambiano il quadro anche socio-economico nel quale ci stiamo muovendo. Non si fa un Piano facendo la fotografia dell’esistente, ma immaginandolo e proiettandolo nel futuro. Quando il futuro è così incerto e presenta elementi di incertezza così significativi, che toccano l’economia, che toccano la nostra società in modo così significativo, diventa ancora più difficile.

La consigliera Piccinini lo ha fatto, lo ha ricordato e le voglio dare atto. Non è solo il Piano di gestione dei rifiuti, ma è anche il Piano delle bonifiche. È vero che nella precedente legislatura lei, in rappresentanza del Movimento 5 Stelle, si è battuta in particolar modo sul tema delle bonifiche. Lo voglio ricordare per quello che effettivamente è stato il lavoro che abbiamo fatto nella precedente legislatura, dove pure abbiamo discusso e abbiamo approvato il Piano dei rifiuti.

Credo che la novità importante, che è stata sottolineata e sulla quale anch’io voglio soffermarmi, cioè il Piano di bonifica dei siti inquinanti... Che, lo ricordo, in Emilia-Romagna sono 549, non proprio due. Quindi, un Piano di bonifiche molto significativo, che abbraccia tutto il territorio regionale e che segnala uno scarto direi positivo, che va segnalato come tale e per il quale non si può che esprimere un apprezzamento rispetto anche al lavoro che è stato fatto e a quello che non è stato fatto negli anni precedenti. Discutere di un Piano che, alla fine, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, prevede di fatto il superamento al 2027 delle discariche, salvo quella di Sogliano e quella presente nel Comune di Mirandola, per quanto riguarda i rifiuti speciali, salvo queste, le altre vengono superate, credo sia un elemento che non può essere archiviato in una parentesi.

Sicuramente sono due aspetti importanti, due aspetti molto significativi. È ovvio che le premesse dalle quali si muove il Piano – lo voglio dire anche perché c’è stato un dibattito che ha coinvolto diverse realtà che si occupano in particolar modo di questi temi nel nostro territorio – hanno a che fare con una proiezione di incremento del PIL, che si porta dietro un incremento nella produzione dei rifiuti, sui quali noi, però, dobbiamo intervenire per provare a ridurre, ovviamente, perché questo è l’obiettivo che ci siamo dati a partire – lo ricordava la consigliera Zamboni prima, giustamente, insieme ad altri – da settembre 2015, quando abbiamo approvato la prima legge sull’economia circolare nel nostro Paese, l’Emilia-Romagna ha aperto positivamente da questo punto di vista una strada, e là l’obiettivo che abbiamo declinato, ovviamente non in solitudine, ma stando dentro a quello che è il dibattito da questo punto di vista europeo, il primo obiettivo è quello di ridurre la produzione dei rifiuti e, quindi, prevenire la produzione dei rifiuti. Su questo credo che anche noi possiamo e dobbiamo fare di più. Lo voglio dire con chiarezza. Credo che sia un elemento che rimane aperto e sul quale il nostro impegno, a partire dall’approvazione del Piano, dovrà… L’approvazione del Piano è un punto di partenza, non il punto d’arrivo, perché, ripeto, da questo punto di vista possiamo e dobbiamo fare di più.

Ricordo che, sul finire della scorsa legislatura, abbiamo iniziato a parlare anche dal punto di vista dell’iniziativa legislativa sulla riduzione della produzione di plastica. Penso che quel tema debba e possa essere riaffrontato. Ovviamente sono ben consapevole del momento di difficoltà che stiamo vivendo a livello economico, di quelle che sono le turbolenze generali, però io penso che i momenti di crisi servano anche per mettere in discussione e provare a migliorare punti che sembravano consolidati, soprattutto se quei punti non sono punti positivi.

Ci sono anche aspetti – lo dicevo in apertura – all’interno di questo piano sui quali forse si poteva essere più ambiziosi, si poteva fare di più, ovviamente nella consapevolezza che la gestione di una materia così complicata com’è il ciclo di gestione dei rifiuti richiede innanzitutto realismo e pragmatismo, perché quello che dobbiamo evitare, appunto, è di andare in difficoltà. Poi, certo possiamo e dobbiamo, come dicevo, fare di più soprattutto nella prevenzione – lo ribadisco – e nella riduzione della produzione di rifiuti.

Siccome il consigliere Pompignoli, un po’ accennando, un po’ scherzando, ha fatto riferimento ad alcuni emendamenti, di cui sono anche primo firmatario o che ho sottoscritto insieme ad altri colleghi di diversi Gruppi di quest’aula, ovviamente non lesinerò la risposta, per quanto posso, al consigliere Pompignoli, però con una parentesi importante. Consigliere Pompignoli, forse lei mi ha attribuito parole o espressioni che utilizzano altri. Io ben difficilmente faccio prove muscolari. Sono consapevole dei limiti di cui siamo portatori. Difficilmente credo di aver fatto prove muscolari o non credo mai nella mia vita di aver detto “siamo una maggioranza e facciamo quello che ci pare”, anche perché spesso e volentieri mi sono trovato, pur essendo in maggioranza, non sempre d’accordo con quello che stava succedendo dentro la maggioranza. Quindi, sono l’ultimo che fa prove muscolari da questo punto di vista. Non voglio addentrarmi troppo su questo sentiero.

Voglio, invece, tornare sul merito. Tre emendamenti riassumibili su due concetti fondamentali di cui sono firmatario. Il primo è sul tema della tariffa puntuale. Non è una novità. Non abbiamo introdotto per la prima volta il tema della tariffazione puntuale. Quello che facciamo ‒ questo sì ‒ è indicare la volontà di prevedere delle sanzioni per i Comuni che non ottempereranno a questo, che diventa un obbligo più cogente. Lo voglio ricordare. Fare in modo che i cittadini paghino solo per la parte di indifferenziata che producono o che producono in eccesso è un elemento importante di incentivo per fare la raccolta differenziata, che è il nostro primo obiettivo. La riduzione della produzione dei rifiuti e la differenziazione sono due aspetti fondamentali. Quello che dobbiamo fare è portare il meno possibile… Prima lo portavamo in discarica. Adesso, attraverso le misure che assumiamo in questo Piano, temporaneamente negli inceneritori presenti nella regione. Quello che dobbiamo fare è ridurre il più possibile il quantitativo di rifiuti indifferenziati che andiamo a smaltire. Questo è quello che dobbiamo fare. E lo dobbiamo fare non con la bacchetta magica, perché non si fa nulla con la bacchetta magica, la realtà è sempre un po’ più complessa di quello che possiamo immaginare, ma mettendo in campo una serie di interventi, di politiche, tra cui l’incentivo dell’introduzione della tariffazione puntuale. Ovviamente un incentivo che viene introdotto, in questo caso, per via opposta, cioè prevedendo forme di sanzioni per i Comuni che non faranno questo passaggio.

Tra l’altro, voglio ricordare che è una proposta su cui, anche all’interno di uno strumento importante di confronto che si è data questa Regione, il Patto per il lavoro e per il clima, questa proposta è arrivata da due strade anche diverse tra loro, tra due sensibilità storicamente non sempre collimanti, almeno sul tema della gestione dei rifiuti, così come in altre politiche ambientali, due realtà che, però, stanno all’interno di quel Patto e hanno dato un contributo che ci ha aiutato, secondo me, ad affrontare e a superare una discussione, che pure abbiamo affrontato in diversi momenti anche in Commissione, dando attraverso, penso, questo emendamento una soluzione, una sintesi positiva.

L’altro emendamento ha a che fare con il tema dell’impiantistica. Siccome quando si fanno queste discussioni, quando si discute e si propongono emendamenti a un Piano così articolato come il Piano di gestione dei rifiuti, bisogna essere seri e responsabili, per cui, consigliere Pompignoli, quando si avanza una proposta si ha sempre l’onere e l’onore di indicare la soluzione, altrimenti si corre il rischio di fare cose che, invece, noi che siamo legislatori non dovremmo fare. Siccome gli emendamenti e le proposte le abbiamo lette tutti, abbiamo letto tutti tante cose, come sempre, bisogna commisurare la volontà con la possibilità. Sono due cose che non sempre è facile tenere insieme, ma che chi ha la responsabilità di Governo ha l’obbligo di fare. Allora, noi lì seriamente che cosa diciamo? Siamo nel 2022, il Piano ha un arco temporale – lo ricordavo prima – tra il 2023 e il 2025, ci sono due anni pieni, al termine di questi due anni faremo la valutazione rispetto a quella che è la situazione concreta, reale che si è determinata dalle azioni che presenta il Piano e, se nel 2025 ci saranno le condizioni favorevoli, così come auspica quantomeno il composto tra l’ordine del giorno e l’emendamento, quando saremo là, se avremo ridotto la produzione di rifiuti, se avremo fatto le cose così come riteniamo che sia possibile farle, se ci saranno le condizioni, l’emendamento dice una cosa molto semplice, testuale… Perché lei ha saltato, consigliere Pompignoli, due parole, che invece sono importanti: le conseguenti ricadute sull’impiantistica regionale di smaltimento e di recupero energetico e l’eventuale necessità di interventi correttivi nelle azioni di Piano. Mi sembra che sia abbastanza chiaro. Perché se noi le uniche occasioni di smaltimento che abbiamo le abbiamo attraverso gli impianti di smaltimento e di recupero energetico, che sono gli inceneritori, perché le discariche le abbiamo superate, va da sé che dopo il 2025, se ci saranno le condizioni, si metterà mano a quella che è l’impiantistica allora esistente. Evidentemente parliamo solamente di impianti di smaltimento e di recupero energetico.

Le parole in italiano hanno un’importanza, soprattutto quando si scrivono nelle Note tecniche attuative del Piano. Qui non stiamo discutendo dell’ordine del giorno, pure, ovviamente, importante, perché indica una direzione di marcia. Qui siamo un passo sopra. Siamo alle Note tecniche attuative, cioè esattamente il cuore del provvedimento di cui parliamo.

Consigliere Pompignoli, lei lo ha letto. È una persona di cui tutti quanti noi rispettiamo l’intelligenza. Sa perfettamente che cosa c’è scritto qui. Non ho bisogno di aggiungere altro rispetto a quello che chiaramente è stato scritto in questo emendamento. Anche perché ereditiamo... E non sarebbe la prima volta che andiamo in questa direzione. Altri impianti sono stati dismessi nel corso di questi anni nella regione. Quindi, se ci saranno le condizioni, seriamente, se avremo fatto quello che abbiamo detto, qua diciamo quello che dobbiamo raggiungere come obiettivo, ripeto, scritto nelle Note tecniche attuative.

Dopodiché, siccome come sempre ‒ e concludo su questo ‒ la valutazione su un Piano non può essere fatta a compartimenti stagni... La valutazione si esprime sull’insieme delle azioni che un Piano dispiega. Penso che, responsabilmente, il Piano debba essere giudicato rispetto agli interventi che si fanno sui siti inquinati, sulla bonifica dei siti inquinati, sugli interventi che si fanno rispetto all’impiantistica, discariche e termovalorizzatori. Penso si debbano valutare gli incentivi che mettiamo per provare a ridurre la produzione di rifiuti e si debbano anche indicare, eventualmente, i limiti che queste misure che stiamo mettendo in campo hanno. Certamente ci sono anche dei limiti, ci sono degli aspetti, come dicevo prima, su cui si poteva fare di più e meglio, però un conto è provare a stare con i piedi per terra, indicando obiettivi e strategie reali per raggiungere quegli obiettivi; altro conto è lanciarsi a invocazioni del tipo “viva la mamma”, che mettono tutti d’accordo, ma non aiutano la risoluzione concreta dei problemi di una società complessa come quella che ci troviamo a dover amministrare e governare.

Questo è un po’ in sintesi, così ho anticipato anche una parte dell’intervento che avrei fatto dopo sugli emendamenti. In ogni caso, dovesse essere necessario, siamo qua.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Taruffi.

Io non ho altri in dibattito generale.

A questo punto chiedo se i relatori vogliono replicare, consigliere Bessi e consigliere Occhi. Non ho richieste di replica.

Passo, quindi, la parola, per le conclusioni, all’assessora Priolo. Prego.

 

PRIOLO, assessora: Ringrazio molto per il dibattito, oggi, come in occasione di tutti gli incontri che abbiamo avuto, non soltanto in Commissione, ma anche durante il percorso di istruzione di questo Piano, e – credetemi – ogni parte di quello che avete detto è comunque entrato all’interno della discussione di questo Piano, è stato comunque elaborato e ha comunque una ricaduta, che adesso proverò anche a sintetizzare.

Da questo punto di vista partirei da quello che dicevano sia il consigliere Bessi, che ringrazio anch’io, sia il consigliere Occhi, i due relatori, che hanno lavorato insieme a questo lavoro e che hanno portato avanti anche un confronto che ha determinato, come è stato sottolineato, la presentazione di diversi emendamenti sia da parte della maggioranza che da parte della minoranza. Entrambi sono stati discussi, alcuni sono stati approvati, altri non erano coerenti con la pianificazione che noi abbiamo provato ad inserire in questo Piano. Poi, consigliere Pompignoli, non mi sottrarrò alla richiesta che mi ha fatto, ma non soltanto lei, anche altri consiglieri, relativamente all’impiantistica, quelli che noi sapevamo sarebbero stati i temi complessi di gestione di questo Piano dei rifiuti.

Vorrei sottolineare come anche nel dibattito che si è sviluppato oggi emergano posizioni non vicine, contrastanti dal punto di vista di quelli che sono gli obiettivi, da una parte che la minoranza ci pone, e voglio richiamare l’intervento del consigliere Lisei, che non è presente, ma fa lo stesso, mi starà ascoltando, il quale dice che questo Piano non è particolarmente ambizioso, quindi che gli obiettivi che ci poniamo non sono sufficienti, dovremmo arrivare ad obiettivi più alti. Dopodiché, vedo l’emendamento presentato dal consigliere Occhi, il quale ci chiede di abbassare gli obiettivi di questo Piano, perché evidentemente sono troppo ambiziosi. Quindi, o li alziamo o li abbassiamo. È la stessa discussione che abbiamo fatto anche in sede di Commissione. Evidentemente gli obiettivi che abbiamo provato a mettere all’interno di questo Piano sono obiettivi ambiziosi, ma che si propongono di essere realistici e di buonsenso. Questo non significa che non siano faticosi all’interno del contesto nel quale noi ci stiamo muovendo, rispetto al quale ‒ lo voglio sottolineare anch’io ‒ non penso che abbiamo avuto, nella redazione di questo Piano, un approccio di carattere muscolare. Lo dico con molta franchezza. Anche perché il confronto non è mai mancato, nella diversità delle posizioni, ma è stato affrontato in maniera franca, trasparente. Oggi emerge un Piano accompagnato da diverse risorse. Come ha detto la consigliera Piccinini, non è soltanto un Piano di gestione dei rifiuti. È un Piano più alto. È un Piano accompagnato da diverse risorse, non soltanto nazionali. Lo voglio sottolineare.

Dopodiché, dobbiamo capire se è un vantaggio che l’attuale Governo abbia stanziato risorse nazionali. E riprendo le affermazioni che sempre il consigliere Lisei faceva questa mattina. Quindi, è positivo che ci siano finanziamenti, che noi stiamo mettendo a frutto. Questo Piano avrà 43 milioni che derivano dalla programmazione relativamente all’economia circolare, che noi potremo mettere in campo per raggiungere gli obiettivi che tutti voi... In un modo o nell’altro, nessuno di voi ha sottratto il fatto che noi dovremmo sempre di più incentivare la diminuzione dell’utilizzo delle materie prime, incentivare le materie prime seconde, fare in modo che l’economia circolare sia un sistema, creare nuove filiere produttive, creare nuovi posti di lavoro. Il consigliere Facci l’aveva sottolineato anche in sede di Commissione. Quindi, il tema è emerso. Nessuno, da questo punto di vista, non ha questa ambizione, questo scopo. Lavorare su questi argomenti significa raggiungere in maniera forse più repentina non soltanto gli obiettivi della raccolta differenziata. Uno degli obiettivi che ci poniamo, estremamente virtuoso, è quello di non pianificare più discariche per urbani, ma molto importante è quello di diminuire il conferimento del 10 per cento delle discariche per gli speciali.

Se vi ricordate, quando abbiamo parlato dei rifiuti speciali, abbiamo parlato del fatto che a smaltimento oggi soltanto una componente del 7 per cento va in discarica. Sono aspetti che dobbiamo sottolineare, da questo punto di vista.

Dopodiché, e consentitemi di fare alcuni passaggi, noi ci troviamo in una stagione in cui stiamo pianificando questo Piano dei rifiuti e finalmente ‒ direi ‒ sta emergendo una strategia che non è soltanto regionale, ma anche nazionale.

Vi leggo un virgolettato, che non è mio: “Il Programma nazionale di gestione dei rifiuti è lo strumento di indirizzo per Regioni e Province autonome e ha l’obiettivo di colmare il gap impiantistico, aumentare il tasso di raccolta differenziata e di riciclaggio e anche di contribuire alla transizione energetica. Abbiamo finalmente l’occasione di promuovere e costruire nuovi impianti, moderni e sicuri, tecnologicamente avanzati per il trattamento del rifiuto dove serve”. Queste sono le dichiarazioni del sottosegretario Gava rispetto alla necessità di lavorare con un Piano dei rifiuti all’interno di una strategia nazionale. Io credo che questo Piano dei rifiuti si collochi lì. Allora sono io che chiedo alle minoranze, e lo chiedo anche al consigliere Pompignoli, e lo chiedo al consigliere Occhi, come si legano i due ordini del giorno che sono stati presentati, in cui in uno mi si chiede di aumentare e potenziare l’impiantistica e in un altro mi si chiede di eliminare e chiudere l’impiantistica. Se noi dovessimo chiudere un termovalorizzatore, per poi fare investimenti di nuova impiantistica per trattare quella frazione dei rifiuti, io credo che anche questa argomentazione non sia coerente. E quando ci si chiede se noi non siamo stati coerenti rispetto alle promesse che abbiamo fatto, io vi inviterei a rileggere tutti gli ordini del giorno, tutte le osservazioni che sono state fatte: non ce n’è una in cui non si dice che si sarebbe valutato in base alla situazione realistica di quel momento rispetto ai dati della raccolta dei rifiuti. Questo voglio che venga osservato, che è quello che anche adesso riproponiamo.

Quando il consigliere Pompignoli mi chiede rispetto all’ordine del giorno che ha presentato la consigliera Montalti con altri firmatari e all’emendamento che ha presentato con altri firmatari il consigliere Taruffi, io lo vorrei invitare a rileggere la norma tecnica attuativa, l’articolo 25 per come era uscito e per come nel corso di tutti gli incontri che abbiamo fatto abbiamo posizionato nel 2025 l’anno di valutazione dei risultati. C’è una differenza tra l’emendamento del consigliere Taruffi e l’ordine del giorno del consigliere Pompignoli. In uno si parla di impiantistica e anche di recupero energetico, ma a carattere regionale. Io vorrei che venisse sottolineato: noi stiamo affrontando un Piano regionale, non il Piano dei rifiuti di Forlì, laddove lo stesso Comune di Forlì, nella propria osservazione, da questo punto di vista non ha chiesto con questo Piano di chiudere il termovalorizzatore di Forlì, come sta chiedendo lei, consigliere Pompignoli, con questa osservazione, ma di valutare la progressiva diminuzione dei conferimenti dei rifiuti urbani.

Detto questo, io sono convinta che da questo punto di vista noi ci stiamo collocando all’interno di una nuova visione del nostro territorio e dello sviluppo sostenibile, economico, industriale e imprenditoriale che possiamo mettere in campo. Questa è la sfida di questo Piano dei rifiuti, sotto l’egida della sostenibilità.

Oggi, da questo punto di vista, si è parlato molto delle multiutility. Io non mi voglio sottrarre al discorso del dialogo con le multiutility, ma le multiutility non vedono la Regione Emilia-Romagna come socio o come Ente regolatore delle multiutility stesse. Vorrei ricordare che noi abbiamo dieci soggetti gestori del Piano dei rifiuti in Emilia-Romagna, non abbiamo un unico soggetto gestore o un’unica multiutility. Abbiamo una pluralità di soggetti gestori che da questo punto di vista intervengono, sotto la regolazione di contratti di servizio che non fa la Regione. Vorrei precisare che la Regione non sta imponendo il modello di raccolta. Non stiamo imponendo il “porta a porta”, perché non è una nostra competenza. Compete al Comune scegliere il modello di gestione di raccolta. Stiamo posizionando degli obiettivi. I soggetti gestori, insieme ai Comuni, vedranno qual è il metodo migliore per arrivare a quel punto.

Nel corso di questi due anni io ho assistito a interrogazioni che mi chiedevano di non ampliare la discarica di Castel Maggiore, di non realizzare la discarica di Tre Monti, di non realizzare la discarica di Finale, di chiudere il termovalorizzatore di Forlì. Rispetto alla dinamica regionale, comprendete come sia complesso, rispetto anche agli obiettivi che ci stiamo dando, andare in una direzione in cui tutti i territori hanno un’esigenza particolare, puntuale. Ma la Regione deve, da questo punto di vista, contemperare quelli che sono gli obiettivi che noi ci stiamo ponendo. Non è vero che noi non siamo una Regione virtuosa. È vero che abbiamo tecnicamente una produzione di rifiuto pro capite alta. Tecnicamente. Perché tecnicamente siamo l’unica Regione che ha nel computo i rifiuti assimilati. Se noi togliessimo il 30 per cento del rifiuto assimilato, saremmo estremamente più virtuosi non soltanto di molte Regioni italiane. Vi vorrei dare un dato. Noi parliamo sempre degli altri Stati, ma se io vi dicessi che in Danimarca la produzione pro capite è a 844 chili e che noi, se non avessimo l’assimilazione, saremmo a 548 chili pro capite, capireste già che l’Emilia-Romagna oggi sia già virtuosa, e con questi obiettivi lo diventeremo ancora di più, perché abbiamo alle spalle non soltanto un sistema produttivo, ma abbiamo la capacità dei territori di rispondere a questi obiettivi. È vero, avete ragione, il tema dei rifiuti speciali è forse il tema sul quale dovremmo lavorare in maniera più importante e su cui anche dal punto di vista dell’impiantistica abbiamo delle discussioni aperte.

Non mi sottraggo a quello che ha chiesto il consigliere Marchetti, neanche a quello che ha chiesto il consigliere Bargi, o che hanno voluto sottolineare con i loro interventi. Da questo punto di vista confermo che con Finale il dialogo è aperto, confermo quello che è previsto, che il consigliere adeguatamente ha sottolineato, in questo momento è una discarica congelata, non sono previsti flussi, e non sono previsti tanto per Finale quanto per Imola. Lo vorrei sottolineare. Ma con due differenze: Finale è autorizzata, Imola è in iter autorizzativo pendente alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Con un’altra differenza: Imola, comunque, è in iter autorizzativo, espleterà la sua funzione, quindi a chiusura di questo Piano anche l’impianto di Imola non viene più considerato nel nostro Piano dei rifiuti.

Sappiamo che la gestione di questo Piano – lo abbiamo detto in tutte le Commissioni – è complessa, però è una sfida estremamente interessante. Quando parlava il consigliere Facci del nuovo impianto, vorrei sottolineare che l’impianto di recupero del vetro è già autorizzato ed è già attivo. Non è in itinere. È stato un percorso lungo, ma è già attivo. Questo Piano si porterà dietro con i finanziamenti queste nuove opportunità. Si porterà dietro l’opportunità di creare nuove filiere e nuovi posti di lavoro, di lavorare dal punto di vista della ricerca e dello sviluppo sull’ecodesign dal punto di vista dell’individuazione di nuove materie prime seconde, che andranno a costruire un nuovo tessuto per la nostra Regione, e devo dire che si porta dietro questo Piano di bonifiche che, credetemi, è un Piano che abbiamo analizzato, è un Piano complesso, ma è un Piano che ha diversi finanziamenti, complessivamente 27 milioni dal PNRR, a cui si aggiungono 5 milioni di fondi nazionali FSC, a cui, come ho detto nell’ultima Commissione, sono arrivati ulteriori 17 milioni dal Governo per il SIN di Fidenza. Quindi, un Piano rifiuti e bonifiche che, da questo punto di vista, non soltanto avrà questi finanziamenti, ma anche gli ulteriori derivanti dalle misure del PNRR, di cui ancora oggi non abbiamo contezza.

Lo dico con molta onestà. Ci siamo messi all’opera e ci siamo anche resi disponibili, anno dopo anno, con il monitoraggio annuale, a confrontarci all’interno della Commissione proprio per il raggiungimento di questi obiettivi di cui stiamo parlando. Oggi siamo al 73 per cento di raccolta differenziata. L’obiettivo è l’80 per cento. È un obiettivo ambizioso, ma sul quale bisognerà lavorare.

Credetemi, secondo me anche gli emendamenti che sono stati presentati oggi vanno in questa direzione. L’emendamento presentato dal consigliere Taruffi sulla misurazione puntuale. Se vi ricordate, è stata stralciata l’osservazione che era stata accolta perché, come è stato sottolineato anche oggi, insisteva sui fondi per i Comuni dal punto di vista del recupero energetico. Con questo emendamento si inserisce un elemento ulteriore. Come sapete, non possiamo obbligare i Comuni ad andare a tariffa puntuale, ma in questo modo possiamo chiedere loro, in maniera cogente, di andare a misurazione puntuale.

Oggi mi chiedete: “Come facciamo a raggiungere questi obiettivi?”. Mettendo in campo misure di prevenzione. Questa è una misura di prevenzione. Lo abbiamo sempre detto, lo abbiamo sottolineato, abbiamo fatto fatica a raggiungere questi obiettivi. Anche il lavoro che oggi è stato svolto in aula va in questa direzione.

Quando si parla di rifiuti non si parla soltanto di ambiente. Si parla di molto di più. Si parla di gestione del territorio. La consigliera Montalti nel suo intervento è stata puntuale nel sottolineare come il confronto con i territori dovrà continuare, anche là dove ci sono temi ancora in corso.

Dopodiché, io sono persuasa e voglio, quindi, concludere, perché poi la vostra attività non è ancora terminata, sono persuasa ‒ dicevo ‒ che potremo avere soddisfazione da questi obiettivi che raggiungeremo nei diversi territori, sapendo che l’obiettivo della prossimità e dell’autonomia che questa Regione si sta ponendo con questo Piano dei rifiuti ci deve vedere non con uno sguardo puntuale, altrimenti è un obiettivo che non si riuscirà mai a raggiungere, per quello che vi dicevo prima. Non c’è stata interrogazione in cui qualcuno mi chiedeva di non fare qualcosa nel proprio territorio. Anche quando parlavamo oggi dei rifiuti speciali, voi lo sapete, sono a mercato, è complesso, la normativa non ci aiuta in questa direzione, però non possiamo predicare l’autosufficienza e l’impiantistica quando poi dentro quest’aula mi si chiede di non fare l’impiantistica. Non sto parlando di termovalorizzatori, sto parlando di impiantistica sulla filiera dei rifiuti. Quindi, dovremmo essere capaci, e io credo che ne abbiamo tutti gli strumenti, di individuare quelle che sono le strategie che anche con i finanziamenti del PNRR noi riusciremo a portare a compimento.

Guardate, se questa Regione è una Regione che trascina la crescita del nostro sistema Paese, è anche perché noi riusciamo a garantire la competitività del sistema proprio perché siamo una Regione che si è strutturata e infrastrutturata in questo periodo. La domanda surrettizia che si faceva è: ma se, quindi, il monitoraggio del 2025 ci dovesse dimostrare che i numeri, invece che in diminuzione, sono in crescita, cosa facciamo, un altro termovalorizzatore? La risposta è no. La risposta è no. Non abbiamo pianificato questo. Noi – voi lo sapete bene – abbiamo un altro obiettivo.

Io non posso che ringraziarvi, comunque, per il lavoro che abbiamo fatto insieme. Permettetemi di ringraziare la struttura tecnica con cui ho lavorato. Sono qui presenti i due dirigenti, soprattutto la dottoressa Govoni e il dottor Palumbo, ma anche la dottoressa Bellaera, insomma tutto il gruppo tecnico che insieme a me ha lavorato, perché per noi il lavoro inizia oggi. L’approvazione del Piano è un punto di partenza, non è un punto di arrivo, con il quale ci misureremo anno dopo anno, all’interno del quale apporteremo i correttivi che è necessario apportare, se così dovessero dirci i dati, oppure a dire che abbiamo fatto un Piano realistico e che, quindi, gli obiettivi che noi abbiamo inserito, anno dopo anno, anche se faticosamente, li stiamo raggiungendo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessora Priolo.

Prima di proseguire con il nostro ordine del giorno, consentitemi di passare la parola alla collega Tarasconi, che ha piacere di condividere un saluto con i colleghi dell’Assemblea. Prego.

 

Saluti della consigliera Tarasconi

TARASCONI: Grazie, presidente.

È la mia ultima aula. Con un po’ di emozione volevo dire che sono onorata di essere stata qui, in questi banchi, con i colleghi, con la Giunta, con il presidente. Spero di essere stata all’altezza del ruolo.

Volevo ringraziare tutti i colleghi, i colleghi di maggioranza e i colleghi di minoranza, con i quali credo di aver comunque creato un rapporto umano, oltre che politico.

Volevo anche ringraziare, ovviamente, il presidente, la Giunta, gli uffici tutti, gli uffici di quest’aula, l’Ufficio di Presidenza, il direttore, chi ha lavorato insieme a me, insieme al Gruppo in questi anni, che sono stati anni complicati, ovviamente, con tutto quello che abbiamo vissuto insieme.

Ci tenevo a fare questo saluto, ma a dirvi anche che, ovviamente, adesso tolgo le vesti da consigliere regionale e metto quelle da sindaca. Non pensate che io non sia qui tutti i giorni a chiedervi una mano per il Comune di Piacenza, ovviamente, come tutti i sindaci fanno regolarmente alla Regione Emilia-Romagna, che è sempre presente e cerca di dare risposte a tutti.

Non era molto consono con il Piano dei rifiuti il mio saluto, ma è capitato. Va bene così.

Davvero, vi ringrazio. Ho avuto l’onore di stare su questi banchi. Spero davvero di essere stata all’altezza del compito che mi era stato affidato.

Faccio un “in bocca al lupo” a tutti di buon lavoro. Ci rivediamo in altre occasioni, con la fascia, quando sarà necessario.

Buon lavoro a tutti voi. Mi raccomando, fate i bravi e pensate ai sindaci, che hanno molto bisogno di voi.

 

(applausi)

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie davvero, collega Tarasconi. Ovviamente, condividiamo con affetto e con stima il saluto e la vicinanza. Le auguriamo un buon lavoro per il suo impegno da sindaca.

 

Ancora sull’oggetto 5166

 

PRESIDENTE (Petitti): Proseguiamo, adesso, con i lavori.

Siamo arrivati agli emendamenti, quindi alla discussione generale sugli emendamenti. Qualcuno si iscrive per intervenire? Io non ho iscritti a parlare.

Chiedo se sugli ordini del giorno qualcuno si iscrive a intervenire. Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Ho un cartello. No, scherzo.

L’ho ascoltata molto attentamente, assessore Priolo, e giustamente lei ha evidenziato alcune difformità rispetto agli ordini del giorno presentati. Però, le dico anche questo: la promessa sul territorio forlivese era la vostra, non era la nostra, di spegnere l’inceneritore. Quindi, questa si giustifica proprio per il territorio che ne ha due di inceneritori. Capendo anche l’ordine del giorno presentato dalla consigliera Montalti e dal PD e quello dal consigliere Taruffi, mi è stato detto sostanzialmente che, fatto il monitoraggio nel 2025, se – con molta difficoltà è stato detto, perché era sofferta la cosa – verrà conferito meno agli inceneritori, allora sull’impiantistica valuteremo, forse vedremo, capiremo forse se ridurre gradualmente il conferito e, quindi, anche arrivare ad un’eventuale forse ipotesi di spegnimento degli inceneritori. È stata sofferta con questi “forse”, “non lo so”, “valuteremo”, “vedremo” eccetera. Io dico: io non ho inserito nel Piano – ovviamente c’è anche un emendamento, che comunque ritiro – e non era mia intenzione inserire nel Piano un qualcosa che andasse a dire: spegniamo l’inceneritore di Forlì. L’ordine del giorno dice, arrivati al 2027, quindi fra cinque anni, di valutare la possibilità, visto che conferiremo meno in virtù del fatto che i rifiuti a tariffa puntuale verranno conferiti molto meno nell’inceneritore, di provvedere al graduale spegnimento dell’inceneritore. 2027. Voi addirittura anticipate al 2025: il monitoraggio ci sarà, sicuramente – lo auspichiamo – ci sarà un conferimento minore, quindi nel 2025, sulla base dell’ordine del giorno e degli emendamenti che voi approvate, valutiamo la possibilità di spegnere gradualmente gli inceneritori.

Cosa cambia rispetto al mio? Forse perché c’è scritta la parola “Forlì”. Dovevo scrivere “Regione”. Poteva cambiare le cose, visto che è un Piano regionale. Lo ha ripetuto “n” volte.

Fatta questa considerazione, anche sull’ordine del giorno, è chiaro che questo ordine del giorno lo tengo per la votazione, ovviamente. Sugli ordini del giorno che indicavo prima, quello a firma della Montalti, PD, eccetera, e anche alcuni emendamenti, la valutazione, ovviamente, va nella direzione del mio ordine del giorno, cioè, anche se sofferto, si arriverà a quella conclusione lì.

Torniamo a monte rispetto a una valutazione iniziale. Se dopo otto mesi che le chiedo... Perché questo viene da lontano. Ricordo la risoluzione, ricordo l’intervento in Commissione, eccetera. Se mi fosse stato detto “guarda, iniziamo a fare un ragionamento sul Piano dei rifiuti per arrivare a una valutazione di graduale spegnimento a livello regionale, in modo tale da poter arrivare al minor conferimento del rifiuto nel termovalorizzatore”, avrei colto l’occasione. Questa soluzione non vi è stata.

Quindi, anche sulla base di questi ragionamenti, e per il fatto che l’ora è anche tarda, io manterrò comunque gli ordini del giorno. Ritiro l’emendamento a mia firma, inserito... Non ricordo quale sia il numero. Però lo ritiro a prescindere. Tanto è uno solo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): È il n. 15, consigliere. Perfetto. È ritirato.

Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Solo pochi minuti per illustrare il contenuto dell’ordine del giorno che ho depositato. Il mio intervento, quindi, in merito a questo Piano regionale dei rifiuti riguarda l’aspetto operativo e attuativo del Piano.

La bonifica dei siti contaminati è un procedimento complesso, nel quale sono coinvolti aspetti tecnici, normativi, ambientali, economici e sociali e rappresenta una delle questioni ambientali di più difficile risoluzione. Spesso non si tratta di un’operazione né facile né veloce.

Da qui il mio ordine del giorno per chiedere un impegno alla Giunta affinché supporti e coinvolga le Amministrazioni comunali con protocolli operativi standardizzati per una gestione tecnico-amministrativa che sia omogenea su tutto il territorio regionale. L’articolo 30 delle norme tecniche di attuazione relativo alla conoscibilità degli eventuali vincoli sulle aree soggette a bonifica, infatti, prevede che, allo scopo di favorire la conoscibilità dello stato di qualità dell’ambiente, nonché le eventuali prescrizioni all’uso di un’area soggetta a bonifica, i Comuni inseriscano nella tavola dei vincoli di cui all’articolo 37 della legge regionale n. 24/2017 una serie di indicazioni. A questo proposito chiedo a questa Giunta di impegnarsi per fornire alle Amministrazioni comunali procedure operative semplici, chiare e complete per inserire i dati necessari e conoscere eventuali vincoli sulle aree soggette a bonifica. Le indicazioni operative fornite devono comprendere tutti i riferimenti necessari affinché i Comuni possano rappresentare correttamente il livello cartografico e i siti, e le eventuali limitazioni e prescrizioni d’uso relativo all’area che devono inserire. È necessario che vengano specificate con cura le modalità di inserimento da seguire per indicare i dati relativi alla perimetrazione dell’area. Se è necessario, devono organizzarsi riunioni informative di confronto per rilevare anche le eventuali criticità che possono insorgere.

Dico tutto questo in virtù della risposta ricevuta ad una mia richiesta di accesso in merito all’ex area Orbit di Vigarano Mainarda, per la quale avevo chiesto l’esito dell’attività di analisi, e la risposta è stata che non risultano disponibili informazioni in merito allo svolgimento ed esiti di possibili attività di indagine analitica sulle matrici ambientali da parte dell’Amministrazione. Si tratta di un sito che ha subìto un incendio negli anni passati, che si capisce chiaramente che ha ancora un grandissimo cumulo di rifiuti residuali di questo incendio, quindi sicuramente problematiche ambientali ce ne sono. Questo lo cito solo come esempio, ma credo che se ne potrebbero citare anche altri.

Vado, quindi, a leggere l’impegno che chiediamo alla Giunta: fornire le procedure operative alle Amministrazioni comunali contenenti tutti i riferimenti necessari per effettuare, nell’inserimento dei dati di cui all’articolo 30 delle NTA, una corretta rappresentazione cartografica dei siti, delle eventuali limitazioni e prescrizioni d’uso relative all’area inserita, avendo cura di specificare le modalità di inserimento da seguire per indicare i dati relativi alla perimetrazione dell’area, organizzando riunioni informative di confronto per rilevare eventuali criticità, al fine di supportarli e rendere la restituzione delle informazioni omogenea sul territorio regionale. Tutto questo perché, come sappiamo bene, anche per altri argomenti che discutiamo quasi quotidianamente, la forza che le Amministrazioni locali hanno, in particolare quelle di piccola dimensione, su certi argomenti è veramente limitata.

Quindi, credo sia veramente importante un supporto molto forte da parte della Regione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Io non ho altri in dibattito generale, in discussione sugli ordini del giorno.

A questo punto, passiamo alle dichiarazioni di voto. Ricordo che sono dichiarazioni di voto congiunte su emendamenti, ordini del giorno e provvedimento.

Qualcuno si iscrive a parlare? Io non ho nessun iscritto a parlare.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Per comunicare il voto favorevole a quattro emendamenti della maggioranza (20, 21, 22 e 23) e l’astensione sul Piano, per i motivi che ho esposto prima, ossia elementi positivi e altri che ci lasciano perplessi. Quindi, voto di astensione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Io non ho altri in dichiarazione di voto. A questo punto, passiamo alle votazioni.

Ricordo che votiamo per alzata di mano, essendo presente qui con noi anche la consigliera Montalti. Abbiamo 7 ordini del giorno da votare e 24 proposte di emendamento. Anzi 23, perché una, quella del consigliere Pompignoli, è stata ritirata.

Prima di passare alle votazioni, nomino scrutatori la consigliera Pillati, il consigliere Sabattini e la consigliera Catellani.

A questo punto, passiamo alla votazione.

Partiamo con la votazione degli emendamenti.

Emendamento n. 24, a firma dei consiglieri Zamboni e Bessi.

Dichiaro aperta la votazione.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Passiamo all’emendamento n. 16, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 20, a firma dei consiglieri Taruffi, Sabattini, Costa, Fabbri, Bessi, Daffadà Piccinini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 18, a firma del consigliere Bargi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Passiamo all’emendamento n. 17, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 19, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 23, a firma dei consiglieri Rontini, Caliandro, Bulbi, Sabattini, Bessi, Daffadà.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 2, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 3, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 14, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 6, sempre a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 13, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 1, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 5, sempre a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 7, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 8, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 9, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 21, a firma dei consiglieri Taruffi, Sabattini, Costa, Fabbri, Bessi, Daffadà e Piccinini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 4, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 10, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 22, a firma dei consiglieri Taruffi, Montalti, Bulbi, Costi, Caliandro, Rossi, Gerace e tanti altri.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 11, a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Siamo arrivati all’ultimo emendamento, emendamento n. 12, sempre a firma del consigliere Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Ora passiamo alla votazione degli ordini del giorno. Ricordavo prima che sono sette.

Partiamo dall’ordine del giorno 5166/1, a firma della consigliera Piccinini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’ordine del giorno 5166/1, oggetto 5445, con votazione per alzata di mano,

 è approvato all’unanimità dei votanti)

 

Ordine del giorno 5166/2, a firma del consigliere Marchetti Daniele.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Ordine del giorno 5166/3, a firma del consigliere Pompignoli.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Ordine del giorno 5166/4, a firma dei consiglieri Occhi e Rainieri.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Ordine del giorno 5166/5, a firma del consigliere Mastacchi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Ordine del giorno 5166/6, a firma… Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Chiederei, presidente, la votazione per parti separate per questo ordine del giorno, cioè da…

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene. Dall’inizio fino a?

 

POMPIGNOLI: Da “ordine del giorno” a…

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati al 6.

 

POMPIGNOLI: Al 6. A “europee”.

 

PRESIDENTE (Petitti): “Europee”.

 

POMPIGNOLI: La seconda votazione è da “tutto ciò premesso e considerato, impegna la Giunta” fino a “impiantistica”.

La terza votazione è sull’ultima parte. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Certo.

Va bene. Mettiamo in votazione l’ordine del giorno 5166/6 nelle tre parti, come veniva detto, da “premesso che” fino a “norme nazionali ed europee”.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La prima parte dell’ordine del giorno 5166/6, oggetto 5450, con votazione per alzata di mano, è approvata a maggioranza dei presenti)

 

Seconda parte, fino a “in termini di impiantistica”.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La seconda parte dell’ordine del giorno 5166/6, oggetto 5450, con votazione per alzata di mano, è approvata a maggioranza dei presenti)

 

Infine, l’ultima parte.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La terza parte dell’ordine del giorno 5166/6, oggetto 5450, con votazione per alzata di mano, è approvata a maggioranza dei presenti)

 

Siamo arrivati all’ultimo ordine del giorno, il 5166/7, a firma della consigliera Castaldini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Ora siamo arrivati all’ultima votazione, la votazione del provvedimento “Proposta d’iniziativa della Giunta recante le decisioni sulle osservazioni pervenute all’approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti per la bonifica delle aree inquinate 2022-2027”.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(La deliberazione oggetto 5166, con votazione per alzata di mano, è approvata a maggioranza dei presenti)

 

Colleghi, sono le ore 18,22, visto che non abbiamo i tempi per approvare o per discutere altri punti all’ordine del giorno (abbiamo un progetto di legge) dichiaro chiusa la seduta.

Buona serata a tutti.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 18,22

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO, Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI; Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il Presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

gli assessori: Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Irene PRIOLO, Elena SCHLEIN.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Andrea CORSINI e Paola SALOMONI.

 

Emendamenti

OGGETTO 5166

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Decisione sulle osservazioni pervenute e approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti e per la bonifica delle aree inquinate 2022-2027 (PRRB)". (87)

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 16 delle Norme tecniche di attuazione, sono apportate le seguenti modifiche:

a) al comma 1, lettera a), il valore "79%" è modificato in "70%".

b) al comma 1, lettera b), il valore "67%" è modificato in "60%".

c) al comma 1, lettera c) il valore "84%" è modificato in "80%".

d) al comma 4, dopo l'acronimo "ATERSIR" sono integrate le seguenti parole: "previa consultazione con gli Enti Locali interessati,"

e) al comma 7, la parola "al" è così modificata: "ai commi 2, 3, 4, 5, e 6 del"»

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 4 delle Norme tecniche di attuazione, sono apportate le seguenti modifiche:

a) al comma 1, le parole "al termine del quale la Giunta provvede alla valutazione circa la necessità di un suo aggiornamento, alla luce anche del monitoraggio di Piano effettuato nel 2025." sono soppresse.

b) dopo il comma 1, è integrato il seguente comma:

"1 bis. Alla luce del monitoraggio di Piano effettuato nel 2025 l'Assemblea Legislativa valuterà la necessità di un aggiornamento del Piano con le modalità di cui all'art.5, comma 1, lettera a)."»

(Respinto)

 

Emendamento 3, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 5 delle Norme tecniche di attuazione, sono apportate le seguenti modifiche:

a) al comma 1, lettera b), le parole "Previa informativa" sono sostituite dalle parole "Previo parere espresso"

b) dopo il comma 1 è integrato il seguente comma:

"1.bis uno scostamento maggiore del 10% nella produzione reale di rifiuti, su base annuale, rispetto al pianificato, comporterà una modifica del Piano con le modalità previste dal comma 1, lettera a, del presente articolo."»

(Respinto)

 

Emendamento 4, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 25 delle Norme tecniche di attuazione sono apportate le seguenti modifiche:

a) al comma 4, dopo le parole: "sono altresì condivisi" sono integrate le parole: "con la competente commissione assembleare e";

b) il comma 5 è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 5, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 16 delle Norme tecniche di attuazione, al termine del comma 5, dopo le parole: "tenuto conto delle tecnologie" sono integrate le parole, "nonché del rapporto costi-benefici."»

(Approvato)

 

Emendamento 6, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 11, il comma 4, delle Norme tecniche di attuazione è così integralmente sostituito: "I gestori, d'intesa con gli Enti Locali interessati, devono prevedere specifiche attività di sensibilizzazione e di contrasto al fenomeno dell'abbandono dei rifiuti in ottemperanza a quanto disposto dall'articolo 9 bis della Legge Regionale 5 ottobre 2015, n. 16."»

(Approvato)

 

Emendamento 7, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 17, comma 4, delle Norme tecniche di attuazione, le parole "di norma" sono così modificate ", salvo eventi emergenziali non prevedibili,".»

(Approvato)

 

Emendamento 8, a firma del consigliere Occhi

All'articolo 20, comma 6, delle Norme tecniche di attuazione, le parole "di norma" sono così modificate ", salvo eventi emergenziali non prevedibili,".

(Approvato)

 

Emendamento 9, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 20 delle Norme tecniche di attuazione sono apportate le seguenti modifiche:

a) al comma 1, dopo le parole "Il Piano assume" sono integrate le parole "ai fini della pianificazione delle necessità impiantistiche"

b) al comma 7, dopo le parole "su richiesta della Regione" aggiungere le parole "la quale individuerà opportune compensazioni economiche o, ove possibile di ampliamento a ristoro del conferimento."»

(Respinto)

 

Emendamento 10, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 25, comma 1, delle Norme tecniche di attuazione, al termine della lettera a), sono integrate le seguenti parole: ", nonché un'informativa circa il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti."»

(Respinto)

 

Emendamento 11, a firma del consigliere Occhi

«All'art. 28, comma 2, delle Norme tecniche di attuazione, le parole: "possono riconoscere" sono così modificate: "riconoscono".»

(Respinto)

 

Emendamento 12, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 34 delle Norme tecniche di attuazione sono apportate le seguenti modifiche:

a) al comma 1, prima delle parole: "Agli impianti di gestione" sono integrate le parole: "Ai siti e";

b) il comma 3 è così sostituito: "3. Sono fatte salve le capacità autorizzate per i rifiuti urbani in vigenza della precedente pianificazione delle discariche operanti alla data di entrata in vigore del presente piano.";

c) al comma 4, dopo le parole: "a modificare con deliberazione" sono integrate le parole: "assunta previo parere espresso dalla competente commissione assembleare"»

(Respinto)

 

Emendamento 13, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 12 delle Norme tecniche di attuazione, sono apportate le seguenti modifiche:

a) al comma 2, le parole "tenendo conto del minor prezzo del primo" sono soppresse;

b) il comma 4 è così integralmente modificato:

"4 Ai sensi dell'articolo 6, comma 6, della legge regionale n. 17 del 1991, la quantificazione di nuovi fabbisogni estrattivi da parte della pianificazione di settore deve essere effettuata per i quantitativi che non possono essere soddisfatti attraverso la disponibilità di materiale inerte riciclato idoneo agli stessi usi, come accertata in attuazione del presente Piano. A tal fine la Giunta regionale, sentite le rappresentanze maggiormente rappresentative degli operatori coinvolti, definisce il fabbisogno regionale di inerti, determinato sulla base della disponibilità di materiale riciclato derivante da rifiuti da costruzione e demolizione e del fabbisogno derivante dalla realizzazione di opere pubbliche sul territorio regionale, tenendo conto delle norme tecniche di settore. I Piani infraregionali delle attività estrattive (PIAE) vigenti conservano la loro validità fino a naturale scadenza.";

c) dopo il comma 4 è integrato il seguente comma:

"4bis. Ai fini della definizione dei fabbisogni di cui al comma 4, la Regione, con successivi atti, in coerenza con quanto stabilito dalle Direttive europee sull'Economia Circolare, realizza uno studio volto all'aggiornamento del fabbisogno della capacità impiantistica su scala territoriale al fine di determinare i quantitativi di inerti riciclati per ogni classe di impiego. La Regione, entro il termine di 6 mesi dall'approvazione del Piano, individua lo specifico strumento idoneo all'indagine, e nei successivi 6 mesi realizza lo studio. Delle risultanze è data evidenza attraverso la realizzazione di un database consultabile dagli enti pubblici coinvolti e dalle associazioni di categoria interessate.".»

(Respinto)

 

Emendamento 14, a firma del consigliere Occhi

«All'articolo 8 delle Norme tecniche di attuazione, sono apportate le seguenti modifiche:

a) al comma 1, lettera b), il valore "80%" è così modificato: "75%";

b) al comma 1, lettera c), l'annualità "2022" è così modificata: "2023";

c) al comma 1, dopo la lettera c), è integrata la seguente lettera:

"c bis) Estensione a tutto il territorio regionale e implementazioni della raccolta differenziata dei prodotti assorbenti per la persona (PAP) dal 2025."

d) al comma 1, lettera g), il valore "66%" è così modificato: "68%";

e) al comma 1, lettera h), il valore "120 kg/ab." è così modificato: "150 kg/ab."

f) all'articolo 8, comma 2, la lettera f), è così sostituita:

"f) l'attuazione del principio di prossimità sancito dall'art.16 della Direttiva 2008/98/CE circa l'implementazione della rete impiantistica per soddisfare le previsioni di conferimento del territorio"

g) al comma 3, il valore "38%" è modificato in "50%" e l'annualità "2027" è modificata in "2030".»

(Respinto)

 

Emendamento 15, a firma del consigliere Pompignoli

«Alla pagina 327 di 1617, dopo le parole "dedicato esclusivamente al trattamento di RS." è inserito il seguente paragrafo:

- La Regione si impegna a procedere verso una riduzione programmata del quantitativo del rifiuto conferito al Termovalorizzatore di Forlì di proprietà di Hera SPA con l'obiettivo prioritario di giungere al progressivo e graduale spegnimento dello stesso."»

(Ritirato)

 

Emendamento 16, a firma del consigliere Occhi

«L'ultimo paragrafo del punto 9.3, Proposta di un modello regionale di tariffazione puntuale della Relazione Generale, a pag. 184 della Relazione Generale (pag.335 di 1617 dell'atto deliberativo), che comincia con le parole "In particolare" e termina con le parole "per i restanti comuni" è come di seguito sostituito: "Si ritiene tuttavia che una realistica applicazione della TCP su tutti i Comuni della Regione, possa traguardare il 2024 come l'annualità entro cui siano almeno avviate le attività propedeutiche dell'applicazione della TCP, in tal senso andrà modificato l'art.5 della LR 16/2015."»

(Respinto)

 

Emendamento 17, a firma del consigliere Occhi

«A pag. 333 della Relazione Generale al punto 12.4 “Descrizione dei criteri per l’individuazione delle aree adatte al recupero e allo smaltimento dei rifiuti" al quinto capoverso, il periodo che inizia con le parole "Gli impianti di recupero di materiali inerti" e termina con le parole "negli strumenti di pianificazione vigente" è così integralmente sostituito: "Nelle aree funzionalmente attrezzate per le attività di cava possono essere recuperati rifiuti speciali inerti non pericolosi anche provenienti da attività diverse da quelle strettamente riferite a costruzione e demolizione purché, dopo il trattamento, i prodotti possano essere a loro volta recuperati e riutilizzati in sostituzione di materiali naturali per una serie di specificate destinazioni".»

(Respinto)

 

Emendamento 18, a firma del consigliere Bargi

«A pag. 325 della Relazione Generale, al termine del secondo capoverso, dopo le parole "sia di rango comunale che sovracomunale." sono integrate le parole: ", fatto salvo per i frantoi da recupero di inerti da costruzione e demolizione, limitatamente alle aree interne e montane della Regione Emilia­Romagna."»

(Respinto)

 

Emendamento 19, a firma del consigliere Occhi

«A pagina 424 della Relazione Generale (pag. 575/1617 dell'atto deliberativo) al paragrafo 15.5.1 La prevenzione di particolari categorie di rifiuti, dopo il punto "3. Agroalimentare" è integrato il seguente punto:

"4. Prodotti assorbenti per la persona (PAP): Considerato il D.M. 15 maggio 2019, n. 62 (Regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto da prodotti assorbenti per la persona (PAP)), nonché alla luce delle sperimentazioni condotte da alcuni comuni, si prevede la promozione del riciclaggio di tali materiali attraverso raccolte dedicate per intercettare e inviare a recupero i pannolini e gli altri ausili assorbenti prodotti da utenze domestiche e non domestiche. Esiste, infatti, un mercato per le plastiche eterogenee a base di poliolefine, il SAP e la cellulosa, tali materiali risultano comunemente oggetto di transazioni commerciali e possiedono un effettivo valore economico di scambio, risulta quindi opportuno prevedere una cessazione della loro qualifica di rifiuto. Tali azioni andranno implementate su tutto il territorio regionale dal 01 gennaio 2025."»

(Respinto)

 

Emendamento 20, a firma dei consiglieri Taruffi, Sabattini, Costa, Fabbri, Bessi, Daffadà, Piccinini

«Inserire a pag. 183 della relazione Generale al termine dell'ultimo capoverso del paragrafo 9.3 Proposta di un modello regionale di Tariffazione Puntuale il seguente periodo: "Decorso tale termine si provvederà all'individuazione di aspetti sanzionatori per inadempimento nell'ambito del percorso di adeguamento della L.R. 16/2015.»

(Approvato)

 

Emendamento 21, a firma dei consiglieri Taruffi, Sabattini, Costa, Fabbri, Bessi, Daffadà, Piccinini

«Inserire all'art. 23 dopo il comma 1 il seguente comma:

"1 bis. Al fine di monitorare più efficacemente l'andamento della produzione di rifiuti in coerenza con gli scenari di Piano tutti i Comuni sono tenuti ad attuare sistemi di misurazione puntuale dei rifiuti entro il 2024. Gli esiti di tale misurazione sono comunicati al Settore regionale competente, unitamente al report di cui all'art. 9 comma 3."»

(Approvato)

 

Emendamento 22, a firma dei consiglieri Taruffi, Montalti, Bulbi, Costi, Caliandro, Rossi, Gerace, Costa, Fabbri, Piccinini, Daffadà

«All'articolo 25 delle NTA, la lettera b) viene sostituita dalla seguente:

"b) Nell'anno 2025, la Relazione conterrà altresì la verifica dell'efficacia delle azioni messe in atto in ordine alla riduzione della quantità di rifiuti urbani e speciali avviati a smaltimento con le conseguenti ricadute sull'impiantistica regionale di smaltimento e di recupero energetico, e la eventuale necessità di interventi correttivi nelle azioni di Piano."»

(Approvato)

 

Emendamento 23, a firma dei consiglieri Rontini, Caliandro, Bulbi, Sabattini, Bessi, Daffadà

«Nella Relazione Generale, al Capitolo 15, paragrafo 15.7.2.2 titolato "Le misure di prevenzione di particolari categorie di rifiuti speciali”, all'interno della tabella "Misura 10 - altri rifiuti speciali", nelle "Ipotesi di azione 10.1 - Elenco Regionale dei Sottoprodotti" all'elenco delle PARTNERSHIP, sotto la parola 11- Confindustria", è aggiunta la parola "Coldiretti"»

(Approvato)

 

Emendamento 24, a firma dei consiglieri Zamboni, Bessi

«A pagina 124 della Relazione Generale, al capitolo "7.2 Valorizzazione delle frazioni raccolte in maniera differenziata", al quarto capoverso si eliminano le seguenti parole:

"e finalizzata al compostaggio domestico o di comunità"»

(Approvato)

 

Comunicazione ai sensi dell’art. 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

INTERROGAZIONI

 

5436 - Interrogazione a risposta orale in commissione relativa alle azioni necessarie per potenziare i presidi ospedalieri dei comuni dell'Appennino bolognese. A firma del Consigliere: Mastacchi

 

5437 - Interrogazione a risposta scritta circa le tempistiche con cui il comune di Parma ha emesso l'ordinanza di attuazione del Piano regionale di sorveglianza e controllo dell'arbovirosi per l'anno 2022. A firma del Consigliere: Rainieri

 

5441 - Interrogazione a risposta scritta per sapere se la Regione, di concerto con gli istituti scolastici e il Provveditorato di Modena, stia valutando delle soluzioni per garantire a tutti gli studenti di frequentare prioritariamente gli istituti scolastici della propria città, anche in caso di richiesta di cambio di scuola a seguito di bocciatura o debiti formativi. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

5443 - Interrogazione a risposta scritta in merito alle misure da adottare al fine di garantire risarcimenti per i danni cagionati dai recenti eventi atmosferici avversi, con particolare riguardo al settore agricolo. A firma del Consigliere: Lisei

 

RISOLUZIONI

 

5438 - Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere il settore agroalimentare e, in particolare, la coltivazione di grano e cereali, utilizzando le terre incolte e a risposo. (11 07 22). A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

5440 - Risoluzione per impegnare il Presidente e la Giunta regionale a prendere le distanze dalle dichiarazioni rilasciate dal consigliere comunale di Bologna Mattia Santori relativamente alla cannabis. (12 07 22). A firma dei Consiglieri: Rancan, Stragliati, Rainieri, Occhi, Delmonte, Catellani, Bargi, Pelloni, Marchetti Daniele, Facci, Liverani, Bergamini, Pompignoli, Montevecchi

 

5444 - Risoluzione per impegnare la Giunta a istituire un "Tavolo regionale del credito", al fine di riorganizzare il sistema creditizio regionale per contrastare la crisi in atto, offrendo a famiglie e imprese opportunità e strumenti che agevolino la ripresa economica. (12 07 22). A firma dei Consiglieri: Barcaiuolo, Tagliaferri, Lisei

 

(Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno - n. 12 prot. NP/2022/1656 del 13 luglio 2022)

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti - Rainieri

Bergamini - Montalti

 

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