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165.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 28 SETTEMBRE 2022

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 5643

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Complemento di programmazione per lo sviluppo rurale del Programma strategico della PAC 2023-2027 della Regione Emilia-Romagna". (99)

(Continuazione discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 5643/1/2/3/4 oggetti 574757485749 5750 – Approvazione)

PRESIDENTE (Zamboni)

ZAPPATERRA (PD)

MAMMI, assessore

ZAPPATERRA (PD)

RAINIERI (Lega)

DAFFADÀ (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

ZAMBONI (EV)

 

OGGETTO 5458

Ratifica, ai sensi dell'art. 13, comma 2, dello Statuto, dell'intesa di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e la Generalità della Catalogna (Regno di Spagna). (Richiesta del Presidente della Giunta regionale in data 13 07 22) (100)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Zamboni)

FABBRI (PD)

CATELLANI (Lega)

 

OGGETTO 5163

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Parlamento e il Governo, per quanto di competenza, a proseguire nell'iter diretto alla definizione per via legislativa del salario minimo, come strumento centrale nel contrasto della povertà, nella difesa della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici e nella tutela della legalità. A firma della Consigliera: Piccinini

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Zamboni)

PICCININI (M5S)

BARGI (Lega)

CALIANDRO (PD)

AMICO (ERCEP)

PICCININI (M5S)

MUMOLO (PD)

PICCININI (M5S)

BARGI (Lega)

 

OGGETTO 5338

Risoluzione per impegnare la Giunta a intervenire affinché vengano prorogate le graduatorie per il personale con ruolo sanitario e per gli operatori socio-sanitari che scadono entro l'anno e i contratti che dovessero scadere prima dell'avvio delle procedure di stabilizzazione, al fine di evitare comportamenti eterogenei che possano alimentare tensioni nelle more di una procedura di stabilizzazione. A firma del Consigliere: Mastacchi

(Discussione e ritiro)

PRESIDENTE (Zamboni)

MASTACCHI (RCPER)

SONCINI (PD)

MASTACCHI (RCPER)

SONCINI (PD)

MASTACCHI (RCPER)

 

OGGETTO 5120

Risoluzione per impegnare la Giunta regionale a sollecitare il Parlamento a legiferare, per superare la regola dell'automatismo del cognome paterno, nel solco del principio di eguaglianza e quale elemento dell'identità personale del figlio o della figlia, secondo i dettami della Corte costituzionale. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Amico, Mori, Gerace, Caliandro, Pillati, Zamboni, Costi, Montalti

PRESIDENTE (Zamboni)

MUMOLO (PD)

CATELLANI (Lega)

AMICO (ERCEP)

MUMOLO (PD)

LISEI (FdI)

MUMOLO (PD)

 

OGGETTO 4263

Risoluzione per impegnare la Giunta a mettere in atto tutti gli interventi utili alla prevenzione e al contrasto dei disturbi alimentari, aggravatisi durante la pandemia da Covid-19, anche istituendo tavoli di lavoro ad hoc e mettendo a punto protocolli specifici per affrontare e gestire tali patologie. A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Pelloni, Bergamini, Marchetti Daniele, Stragliati, Facci

(Rinvio in Commissione)

PRESIDENTE (Zamboni)

POMPIGNOLI (Lega)

SONCINI (PD)

POMPIGNOLI (Lega)

 

OGGETTO 5440

Risoluzione per impegnare il Presidente e la Giunta regionale a prendere le distanze dalle dichiarazioni rilasciate dal consigliere comunale di Bologna Mattia Santori relativamente alla cannabis. A firma dei Consiglieri: Rancan, Stragliati, Rainieri, Occhi, Delmonte, Catellani, Bargi, Pelloni, Marchetti Daniele, Facci, Liverani, Bergamini, Pompignoli, Montevecchi

(Reiezione)

PRESIDENTE (Zamboni)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 5163 - 5120

Emendamenti oggetti 5643 - 5163

Comunicazione prescritta dall’art.69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,47

 

PRESIDENTE (Zamboni): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 165 del giorno 28 settembre 2022.

È computato come presente ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2 del Regolamento interno il presidente della Giunta, Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza gli assessori Calvano, Corsini, Donini, Lori e il consigliere Molinari.

Ai sensi dell’articolo 102-bis del Regolamento interno, partecipa in modalità telematica la consigliera Maletti.

 

OGGETTO 5643

Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Complemento di programmazione per lo sviluppo rurale del Programma strategico della PAC 2023-2027 della Regione Emilia-Romagna”. (99)

(Continuazione discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 5643/1/2/3/4 oggetti 5747 – 5748 – 5749 – 5750 – Approvazione)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Riprendiamo quindi i nostri lavori d’aula dall’oggetto 5643.

Ricordo che su questo oggetto insistono quattro proposte di ordini del giorno: l’ordine del giorno 5643/1 a firma dei consiglieri Zappaterra, Zamboni, Pigoni, Taruffi, Daffadà, Bulbi, Sabattini, Costi Marchetti Francesca, Rossi, Caliandro, Montalti, Rontini; l’ordine del giorno n. 5643/2, a firma dei consiglieri Catellani, Rainieri, Daffadà, Geraci, Bergamini e Bulbi; l’ordine del giorno 5643/3, a firma dei consiglieri Daffadà, Rainieri e Bulbi; l’ordine del giorno 5643/4, a firma dei consiglieri Rainieri, Daffadà e Bulbi.

Ricordo anche che su questo oggetto insiste una proposta di emendamento a firma dei consiglieri Zappaterra e Daffadà.

Eravamo in discussione generale. Qualcuno chiede di intervenire?

Prima di passare alla discussione sull’emendamento e agli ordini del giorno, chiedo all’assessore… C’è una richiesta di intervento: consigliera Rontini…

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Esatto, siamo una coppia di fatto.

Consigliera Zappaterra, ha la parola.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

Approfitto per intervenire nel dibattito e anche per presentare brevemente l’emendamento all’ordine del giorno.

Ci tenevo a fare una brevissima riflessione. Innanzitutto, ringrazio per il lavoro fatto dall’Assessorato, così come dal relatore di maggioranza e dal relatore di minoranza, che hanno dato l’occasione oggi di una straordinaria riflessione, di un momento di confronto nell’interesse del mondo agricolo di questa regione.

Quello di oggi è un provvedimento fondamentale per il nostro territorio, che applica e attua la programmazione agricola come uno dei perni delle politiche dell’Unione europea.

Credo sia un dato assolutamente positivo e da evidenziare tra i più rilevanti il fatto che la Regione potrà contare su un pacchetto di risorse particolarmente significativo non solo per la quantità. I 913 milioni di euro citati dal collega Daffadà e già ripresi dagli interventi che mi hanno preceduto sono certamente una dotazione importante. Credo sia altrettanto importante sottolineare che è una dotazione finanziaria superiore di 132 milioni in più rispetto alla precedente programmazione del PSR 2014-2020, ma anche una tra le più alte delle Regioni del centro-nord Italia.

Come sempre per gli atti di programmazione, non si tratta solo di risorse, anche se le risorse sono importanti, questo è un PSR che ha caratteristiche importanti di novità anche nei contenuti e nel meccanismo attraverso il quale è stato costruito. Sappiamo tutti perfettamente che la pandemia ha impattato anche sul Piano di sviluppo rurale, il ciclo di programmazione sarebbe scaduto alla fine del 2020 ed è stato prorogato di due anni, proprio perché la pandemia ha reso necessario un periodo di transizione per garantire la continuità agli interventi di sviluppo rurale.

Allo stesso tempo, il processo di revisione ha portato complessivamente ad un superamento dei piani di sviluppo regionali, così come li abbiamo sempre fatti, così come li abbiamo sempre approcciati, così come li abbiamo sempre intesi. Il vantaggio della riforma è che attribuisce davvero maggiore autonomia e maggiore responsabilità agli Stati membri, che quindi non sono più solo chiamati ad applicare e ad eseguire i regolamenti decisi a Bruxelles, ma sono sollecitati a fare scelte capaci di tener conto delle specificità nazionali, adattando l’offerta di politica ai bisogni reali dei territori e dei comparti.

Si passa quindi da un PSR d’impostazione nazionale ad un PSR dove c’è un documento quadro nazionale, con il complemento per lo sviluppo regionale e delle singole Regioni.

Complemento che non assume nuove scelte, ovviamente, rispetto al Piano strategico nazionale, però devo dire che avere la possibilità di declinare la strategia a livello territoriale, tenendo conto delle specificità e delle aspettative dei soggetti beneficiari, a mio parere ci fa fare davvero un salto avanti. Poter valorizzare con questo PSR tutte le vocazioni territoriali credo sia veramente un fatto importante, tenuto conto che come Regione Emilia-Romagna, lo sappiamo, siamo abituati a programmare le nostre politiche e le risorse in maniera collegiale, in maniera concertata, in un confronto fra tutti i sottoscrittori del Patto per il lavoro e per il clima.

Il complemento che approviamo oggi quindi è stato assolutamente discusso e condiviso col tavolo di partenariato regionale per lo sviluppo rurale, e per questo ringrazio anche tutti i soggetti che a questa condivisione larga hanno partecipato, dando un contributo fattivo di merito in tutti gli incontri che si sono susseguiti.

Sulle risorse il collega che ha fatto il relatore di maggioranza ha già inquadrato bene risorse e novità, le tre principali aree di intervento. Competitività, sostenibilità ambientale, sviluppo equilibrato dei territori sono i tre nodi focali del nostro PSR.

Io prendo solo un minuto – approfitto del dibattito generale, onde evitare di prendere la parola dopo – per illustrare un emendamento e un ordine del giorno che ho presentato, condiviso dalla maggioranza, ordine del giorno che non so se è già stato firmato anche da qualche collega di minoranza, con il quale ci siamo confrontati. L’emendamento ha l’obiettivo di valorizzare maggiormente l’agricoltura conservativa, un metodo di coltivazione costituito da un insieme di pratiche agricole complementari, che hanno l’obiettivo di promuovere la produzione agricola, ottimizzando l’uso delle risorse e contribuendo a ridurre il degrado del terreno, anche attraverso la gestione integrata del suolo, dell’acqua e delle risorse biologiche esistenti, in associazione con fattori di produzione esterni.

Questo metodo di coltivazione contribuisce alla conservazione dell’ambiente, nonché al sostegno in modo efficace ed efficiente del miglioramento della produzione agricola.

Con l’emendamento modifichiamo sostanzialmente, per come è scritto il testo, la scheda di intervento relativa alle tecniche di lavorazione ridotta dei suoli relativamente all’azione, proprio con l’obiettivo di aumentare il livello del sostegno ad ettaro, passando dai 280 euro previsti ad ettaro a 350 euro, incremento ritenuto considerevole.

Con l’ordine del giorno, invece, interveniamo con l’obiettivo di valorizzare nelle fasi di modifica del complemento del PSR, per sollecitare una serie di azioni a favore dell’ambiente, tenuto conto della connessione storicamente esistente tra agricoltura ed ambiente.

Le azioni più rilevanti che citiamo in un ordine del giorno sono quelle di ridurre il glifosate in ambito agricolo, sollecitiamo maggiori interventi a favore del benessere animale, sollecitiamo a monitorare i risultati ottenuti in merito alla riduzione dell’impiego di antibiotici nel settore zootecnico, a favorire il pieno utilizzo di tutte le tecniche dell’agricoltura 4.0 e a promuovere e valorizzare i bio distretti o distretti del biologico.

Credo sia un Piano di sviluppo rurale che davvero risponde alle esigenze del mondo agricolo della nostra Regione e credo che oggi approveremo convinti della grande soddisfazione che sia le aziende che noi, come legislatori, da questo punto di vista potremo avere sui risultati e sull’impatto che questo PSR avrà.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ci sono altre richieste di intervento? Tutto tace.

Chiedo quindi ai relatori di maggioranza e di minoranza se vogliono intervenire e anche all’assessore Mammi se vuole fare le sue considerazioni, dopodiché torneremo sugli ordini del giorno e poi sulle dichiarazioni di voto.

Non ha preso la tesserina, quindi aspettiamo. La parola all’assessore Mammi.

 

MAMMI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie a tutti i consiglieri che sono intervenuti nel dibattito con contributi molto puntuali, molto attenti e che hanno ancora una volta confermato che in quest’aula tutti i Gruppi consiliari sono consapevoli del valore strategico, fondamentale, insostituibile, direi, dell’agricoltura e delle nostre filiere agroalimentari.

Mi fa molto piacere, quindi, ritrovare considerazioni comuni, punti di condivisione. Abbiamo ben capito in questi due anni quanto sia indispensabile avere un’agricoltura forte, strutturata, ben organizzata, competitiva. Lo abbiamo compreso, ne abbiamo avuto ulteriore conferma in questi due anni di pandemia, quando soprattutto nella fase iniziale abbiamo avuto paura di vedere gli scaffali vuoti nei supermercati e nei negozi; lo abbiamo compreso nei mesi scorsi, quando è iniziata questa terribile guerra della Russia nei confronti dell’Ucraina, con quelle navi cariche di grano, bloccate nei porti, con il grano che viene utilizzato come strumento di guerra.

Di fronte a episodi come questi, di fronte a eventi come questi, ci rendiamo conto allora che nessun Paese, nessun continente, può avere un futuro se non è forte nella capacità di produrre energia, nella capacità di produrre tecnologia, nella capacità di produrre cibo sicuro e di qualità per tutti i propri cittadini.

Quanto è accaduto in questi due anni penso che rottami anche teorie strane, che circolavano alla fine degli anni Novanta e nei primi anni Duemila, teorie per le quali ci sarebbe stata una sorta di riorganizzazione del mondo, per cui l’Europa avrebbe prodotto tecnologie e servizi, invece avrebbe assegnato la funzione di produrre cibo ad altre parti del globo. Abbiamo compreso benissimo che così non può essere, che l’agricoltura è vitale per la democrazia, direi anche per una nostra forza e autonomia politica, che l’agricoltura è un grande patrimonio identitario di tradizioni, di culture, di prodotti – lo dico in una regione che ha il più alto numero di produzioni DOP e IGP – che non rappresentano solo un valore economico, ma anche un valore culturale importante, che l’agricoltura è anche un grande patrimonio ambientale, e lo dobbiamo dire con forza. Pensate al lavoro degli agricoltori, alla gestione del dissesto idrogeologico, della prevenzione, in particolar modo nelle aree fragili e nelle aree montane; pensiamo al valore dell’agricoltura dal punto vista ambientale, nella capacità di stoccare il carbonio, pensate al valore dei nostri frutteti, del settore ortofrutticolo. Se le filiere economiche e tutte le attività antropiche hanno emissioni, l’agricoltura ha delle emissioni, ma ha anche un contributo importante e positivo che dà all’ambiente, che noi dovremmo considerare, riconoscere e penso anche riconoscere economicamente.

Sarà una delle proposte che come Regione avanzeremo al Governo di regolamentare il cosiddetto “mercato dei crediti di carbonio”, per riconoscere a chi, svolgendo il proprio lavoro, l’attività agricola, riesce a contribuire al miglioramento della qualità dell’aria.  Abbiamo molti studi anche in questo senso.

L’agricoltura è un grande patrimonio anche sociale, oltre 80.000 posti di lavoro e anche un grande settore economico indispensabile alla vita della nostra Regione. Quando voi guardate le filiere più forti sul piano economico, l’agricoltura è sempre tra i primi tre posti, e poi a seconda della Provincia la classifica cambia, ma sono 5 miliardi di euro di produzione lorda vendibile che derivano dall’agricoltura.

Nel 2021 le nostre imprese hanno fatto il record della produzione lorda vendibile, contro una media dei quattro, quindi un grande patrimonio economico e, naturalmente, il settore primario che garantisce un valore assoluto, a maggior ragione in fasi storiche come questa che stiamo attraversando.

La sicurezza alimentare noi l’abbiamo sempre data per scontata negli ultimi decenni, ma ricordiamoci sempre che una delle più grandi conquiste dell’Europa, anche grazie alla politica agricola comune, è stata proprio quella di garantire sicurezza alimentare sulle nostre comunità, quindi asset strategico irrinunciabile, non delegabile, quello dell’agricoltura.

Non so come sarà il mondo nei prossimi anni, ma penso sarà più multipolare, e in quel mondo multipolare l’Europa deve avere una forte vocazione agricola e agroalimentare, con la quale relazionarsi con il mondo intero, ma senza rinunciare al proprio ruolo.

L’agricoltura non esiste senza le imprese, quindi questi 917 milioni di euro che abbiamo visto in gran parte andranno ad imprese, perché il nostro ruolo non è sostituirci alle imprese, dire cosa devono fare, il nostro ruolo è utilizzare bene queste risorse per aiutare le imprese ad essere più efficienti, più competitive, a salvaguardare le produzioni, valorizzare meglio i propri prodotti sul mercato. Quello è il ruolo delle Istituzioni e della Pubblica Amministrazione, accompagnarle, agevolarle e aiutarle ad affrontare i rischi e a cogliere le opportunità.

Le nostre imprese agricole, che sono quelle che partecipano al TSR oltre 45.000, sono imprese molto consapevoli dei problemi, delle difficoltà quotidiane, ma anche delle opportunità.

Noi dobbiamo naturalmente stare loro vicini. Se vogliamo dare una prospettiva alla nostra agricoltura e alle nostre imprese, dobbiamo allora avere la forza di tenere insieme la capacità di produrre, e di farlo in modo sempre più sostenibile. Questi due termini spesso in passato sono stati messi in contrapposizione; io penso che con queste risorse di cui oggi abbiamo parlato, le nostre politiche devono avere il coraggio di tenere invece in equilibrio produttività e sostenibilità. Abbiamo bisogno di produrre, per le ragioni che ho addotto fino adesso; abbiamo bisogno anche, naturalmente, di imprese di produzioni sostenibili. Ma quando io parlo di sostenibilità mi piace utilizzare un termine francese, che secondo me rende bene l’idea della concezione di sostenibilità. In Francia per indicare l’aggettivo “sostenibile” si dice “durable”, cioè durevole.

Un bene, un’impresa, una comunità allora è durevole se sostenibile dal punto di vista ambientale, ovviamente, cioè se non consuma i beni primari ma riesce a creare economie circolari, se riesce a proteggere l’ambiente, senza il quale ovviamente non c’è agricoltura, se riesce a mantenere la fertilità dei suoli e a ridurre le emissioni. Ma un’impresa, una comunità è sostenibile anche se è capace di generare reddito, senza il quale non può andare avanti, non può crescere, non può svilupparsi.

Un’impresa non è sostenibile nemmeno se non c’è ricambio generazionale, se non favoriamo un ricambio generazionale. Quando parliamo di sostenibilità, quindi, dobbiamo avere secondo me l’approccio anche culturale e intellettuale, di declinarla in queste tre direzioni, che sono tre direzioni che stanno insieme e sono imprescindibili: sostenibilità economica, ambientale, sociale. Naturalmente ambientale, perché siamo dentro una fase storica drammatica dal punto di vista delle conseguenze e degli stravolgimenti climatici. L’agricoltura è quella che paga più di altri settori il prezzo più alto: pensate alle gelate tardive, alla siccità, alle tante fitopatie che colpiscono le produzioni ortofrutticole. È chiaro quindi che sulla sostenibilità ambientale ci deve essere attenzione e devono esserci anche scelte concrete, impegni precisi, in termini anche di risorse. Nel Piano di sviluppo rurale, come è stato anche detto nel dibattito, questo impegno oggettivo c’è.

Io penso che l’agricoltura della nostra Regione abbia bisogno di tre elementi: una strategia, perché troppo spesso nel nostro Paese l’agricoltura non ha avuto la visione strategica che meritava, proprio perché filiera decisiva.

Troppo spesso abbiamo assistito a politiche del giorno stesso o alla frammentazione delle politiche, ad un’assenza di visione di medio e lungo periodo. C’è bisogno di una strategia, l’ultimo Piano strategico dell’agricoltura risale agli anni ‘80 e fu il ministro Marcora a costruire questa visione strategica. Se non hai una visione strategica, usi anche male le risorse, perché rischi di frammentare in mille rivoli e di non avere più lungimiranza.

C’è bisogno di risorse (oggi ne abbiamo parlato a lungo), c’è bisogno però anche di procedure, che ci aiutino ad essere veloci e rapidi nell’utilizzo delle risorse, perché si può avere la visione e la strategia, tante risorse, ma anche avere un meccanismo burocratico, istituzionale, amministrativo che non è all’altezza delle sfide di oggi in termini di velocità e di efficienza.

Queste sono le 3 condizioni. La strategia, che abbiamo provato a indicare nel Piano di sviluppo rurale, si fonda su tre elementi imprescindibili, tre ambiti fondamentali: 1) investire sulla ricerca e la conoscenza, che è importantissimo, abbiamo bisogno di una ricerca, di una conoscenza - lasciatemelo dire da assessore della Regione che ha investito di più e che investirà la maggiore percentuale forse a livello nazionale su questi ambiti - di una ricerca finalizzata ai problemi delle imprese agricole, non di una ricerca autoreferenziale.

La ricerca deve servire non a compilare documenti, ma a trovare risposte concrete ai problemi quotidiani delle imprese, in particolar modo a investire sulla cosiddetta “chimica verde, a investire su quelle tecniche. quei sistemi di protezione delle produzioni che sono indispensabili (pesticidi, chimica verde, tecniche agronomiche adatte, tecnologie che possano incrementare la produzione) ed è importante - lo dico in un momento storico in cui anche a livello europeo c’è un grande dibattito sul tema dei principi- nessuno è contro.

Nemmeno gli agricoltori che ogni giorno vivono, lavorano, spesso abitano nell’azienda agricola, nessuno è contro la riduzione delle molecole dei principi, però abbiamo bisogno di investire sulla ricerca e sulla conoscenza, per offrire agli agricoltori dei sistemi che degli strumenti per proteggere il lavoro e le produzioni, perché se non facciamo questo il rischio a cui assisteremo nei prossimi anni di fronte l’aumento delle fitopatie, l’aumento del cambiamento climatico, è che intere filiere produttive vengano perse. Quindi, noi dobbiamo, anche a livello europeo, avere più coraggio, mettere più risorse sulla ricerca, dare agli agricoltori italiani gli strumenti per difendere il proprio lavoro.

Il secondo perno della strategia è l’ambito degli investimenti. Noi dobbiamo continuare a mettere risorse sugli investimenti aziendali, per fare in modo che le imprese siano più efficienti, più competitive. E, ovviamente, l’ambito del mercato, per valorizzare sempre meglio il proprio prodotto.

Il relatore di maggioranza e il relatore di minoranza hanno richiamato gli obiettivi puntuali del Piano di sviluppo rurale. Penso siano obiettivi importanti. Il primo è quello del reddito della competitività delle nostre imprese. Su questo abbiamo messo oltre 250 milioni di euro per dare la possibilità di fare investimenti per le nostre aziende agricole. L’obiettivo della sostenibilità ambientale: abbiamo impegnato, qui, il 44 per cento delle risorse del Piano di sviluppo rurale, quindi anche oltre quelli che sono gli obiettivi e le indicazioni che arrivano dalla Commissione europea, che aveva chiesto di confermare quanto era stato investito negli anni scorsi, quindi di non scendere sotto il 35. Saremo al 44 per cento. Una componente rilevante di queste azioni è proprio a sostegno dell’agricoltura biologica, che avrà una quantità di risorse importanti per continuare a mantenere gli impegni e per svilupparla ulteriormente. Sapete l’impegno di superare il 25 per cento della nostra superficie agricola, come abbiamo detto più di una volta. Le risorse che mettiamo per il biologico non devono essere lette in contrapposizione con le altre forme di agricoltura, con l’agricoltura convenzionale.

Come è stato ben detto anche durante SANA, che è stata una manifestazione importante... Come tutti gli anni. La Fiera del biologico. Lì proprio gli esponenti del biologico hanno detto che non vanno contrapposte le forme di agricoltura. Vanno sostenute, anche nelle loro diversità, ma non possiamo disimpegnare quella che è un’agricoltura attenta, naturalmente, all’ambiente e alla qualità, come quella del biologico.

Il terzo obiettivo riguarda lo sviluppo delle aree rurali, in particolar modo della montagna, delle aree interne. Lì l’agricoltura non svolge solo un ruolo importantissimo nella produzione di cibo, ma anche per la prevenzione del dissesto, per evitare lo spopolamento. L’agricoltura di montagna è l’agricoltura più difficile dal punto di vista dei costi, delle modalità di lavoro, delle tecniche agronomiche, dei costi che servono a livello di investimenti. Quindi, è giusto concentrare più risorse per le imprese agricole della montagna e sostenerle maggiormente.

Come è già successo nello scorso settennio, la montagna e le aziende agricole di montagna avranno una priorità e avranno punteggi premianti. Nella precedente programmazione noi abbiamo collocato in montagna oltre il 40 per cento delle risorse del Piano di sviluppo rurale, nonostante la montagna rappresenti, dal punto di vista della superficie agricola, circa il 20 per cento, quindi c’è stato un impegno che è andato anche oltre i dati oggettivi.

È iniziato un impegno politico, perché ci rendiamo conto del valore dell’agricoltura di montagna anche in termini di qualità produttiva, di cui abbiamo sempre più bisogno e che merita attenzione, che merita risorse, che merita investimenti.

Il quarto obiettivo naturalmente è quello della conoscenza e dell’innovazione. Ci sono poi obiettivi trasversali che sono stati richiamati, la montagna, le imprese di montagna e poi c’è un altro obiettivo molto importante, che riguarderà tutte le filiere, tutti i bandi, tutte le azioni: abbiamo bisogno di portare nuove generazioni in agricoltura.

Su questo c’è un impegno fortissimo della Regione, oltre 100 milioni di euro che saranno destinati come premio di primo insediamento e anche per gli investimenti che faranno ragazze e ragazzi che decidano di avviare imprese agricole, perché le nuove generazioni possano portare nuove competenze, possano portare anche visioni diverse, nuove strade, la forte energia di cui abbiamo bisogno per dare una prospettiva alle nostre filiere agricole.

Ne abbiamo insediate oltre 1.500 in questi anni e vogliamo continuare su questa strada, oltre al fatto che naturalmente i giovani portano anche quelle competenze che oggi sono sempre più necessari. Se penso all’uso delle tecnologie, al digitale, all’agricoltura 4.0, le fai se hai persone che hanno queste competenze e questa formazione.

Chiudo sugli ultimi due punti. Le risorse: ha ragione il consigliere Rainieri, possono sembrare tanti 927 milioni di euro, sono di più di quelle che ci si aspettava quando ci siamo insediati come Giunta, ovviamente saranno sempre inferiori rispetto alle tante necessità che hanno un’agricoltura e delle filiere agroalimentari così competitive e così forti, estese diffuse come quelle che abbiamo in Emilia-Romagna.

Voglio però dire una cosa: se mettiamo insieme il settennio 2014-2020 e lo confrontiamo con il settennio 2021-2027, avremo, in questo settennio, 132 milioni di euro in più. Quando sono diventato assessore una delle prime cose che mi sono state dette è stata: “Arrivi in un momento sfortunato, perché avrai una riduzione delle risorse europee per l’agricoltura del 18-20 per cento”. Questo era quello che si diceva in quei mesi. Poi, forse, è maturata la consapevolezza politica a livello europeo che non si può disimpegnare sull’agricoltura. Proprio per quanto è accaduto con il Covid, con la pandemia, sono state messe risorse straordinarie. Quindi, avremo un pacchetto superiore rispetto al passato. Siamo consapevoli che servirebbe, forse, il quintuplo, quattro volte tanto. Però, ed è importante, siamo riusciti a ottenere questo aumento di risorse perché sono state messe più risorse a livello europeo, perché il nostro livello di contribuzione aumenterà, ma anche perché abbiamo definito criteri di riparto diversi a livello nazionale.

Finalmente, e devo ringraziare il Governo che ha condiviso questa richiesta della nostra Regione e di altre Regioni del Paese, in particolar modo del Centronord, sono stati superati i cosiddetti criteri storici, quei criteri che non guardavano al merito, non guardavano al numero di imprese, non guardavano alla PLV, ma erano criteri fermi da molti decenni e inadeguati a dare risposte giuste alle varie filiere. Li abbiamo superati. Abbiamo inserito nuovi criteri e, grazie a questi nuovi criteri, avremo un po’ più di risorse.

Visto che ho dodici secondi, chiudo dicendo che, oltre alle idee, agli obiettivi, alle strategie che ho cercato di indicare e alle risorse che avremo, come ho detto, servono anche procedure amministrative, le più rapide possibili. Un impegno me lo prendo: faremo tutto il possibile per semplificare. Prima dell’uscita dei principali bandi, nel 2023, daremo linee guida alle imprese agricole per evitare ridondanze, per evitare di chiedere documenti in più rispetto a quelli che sono obbligatori per leggi nazionali o per Regolamenti comunitari. Dobbiamo chiedere l’essenziale. Dobbiamo far uscire bandi omogenei dal punto di vista dei documenti richiesti, delle scadenze, delle indicazioni. Se ogni bando è un mondo a sé crea confusione. Abbiamo bisogno di omogeneità. Abbiamo bisogno di essenzialità, di digitalizzare e informatizzare sempre di più, e su questo stiamo lavorando e la modifica della legge n. 15, che abbiamo fatto qualche mese fa, ha anche dato qualche contributo. Io vi dirò di più, chiederò anche ai Comuni di dare una sorta di precedenza, di fast track alle domande legate a finanziamenti europei.

Chiudo definitivamente dicendo che io vi ringrazio per il dibattito, i tempi, come è stato detto, sono stati contingentati non per nostra volontà, ma perché la regia del PSR, del Piano nazionale, è stata gestita dal Governo e le Regioni, di conseguenza, hanno dovuto organizzare il lavoro in maniera molto condizionata.

Il PSR che approviamo però non è immutabile, non è che oggi approviamo un documento che nei prossimi anni non potrà mai avere integrazioni o modifiche, lo potremo fare, potremo aggiornarlo, modificarlo, apportare i miglioramenti che riteniamo opportuni. Grazie ai tecnici che hanno lavorato su questa proposta di Piano di sviluppo rurale, il dottor Mazzotti, il direttore generale, la dottoressa Schifani e tutti i dirigenti, grazie alle associazioni agricole e agroalimentari che sono riunite nella Consulta agricola, con le quali abbiamo condiviso ogni passaggio prima della costruzione di questo Piano di sviluppo rurale, perché siamo abituati a fare insieme nel rispetto dei ruoli, ma a condividere sempre le decisioni nel modo più ampio possibile, grazie al partenariato, grazie anche alla Commissione presieduta dalla dottoressa Rontini e naturalmente grazie a Matteo Daffadà e Fabio Rainieri, i due relatori che oggi hanno fatto degli interventi molto puntuali, che ringrazio del contributo.

Grazie a tutti.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo, quindi, all’emendamento oggetto assembleare 5643, a firma Zappaterra e Daffadà.

Chiedo se vogliano illustrarlo e chi dei due. Prego, consigliera Zappaterra.

 

ZAPPATERRA: Presidente, l’ho già fatto in dibattito.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Okay, quindi andiamo avanti.

A questo punto, andiamo avanti con il dibattito sugli ordini del giorno.

Se non ci sono interventi, passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte. Sono quattro gli ordini del giorno.

Consigliere Taruffi, vuole intervenire? No.

 

(interruzioni)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Il consigliere Rainieri ha chiesto la parola.

 

RAINIERI: Scusi, presidente. Siamo nella fase dell’illustrazione degli ordini del giorno e degli emendamenti? Discussione generale su ordini del giorno e emendamenti, quindi. Sì o no?

 

PRESIDENTE (Zamboni): Scusate. L’emendamento è già stato illustrato. Infatti, avevo chiesto alla consigliera Zappaterra o al consigliere Daffadà se volevano illustrarlo di nuovo, e hanno detto che l’hanno già fatto. Avevo chiesto se c’era qualcuno che voleva intervenire sugli ordini del giorno. Nessuno ha chiesto di intervenire. A meno che non lo faccia lei adesso.

 

RAINIERI: No. Io chiedo solo di capire ‒ non l’avevo capito, chiedo scusa ‒ a che punto eravamo, per poi intervenire in dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Se si conferma che nessuno è interessato a intervenire nella discussione generale sugli ordini del giorno, passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte su emendamento, ordini del giorno e provvedimento. Ricordo che sono cinque minuti per Gruppo.

Nessuno interviene? O, come sempre, all’ultimo secondo si accende una lucina? Consigliere Rainieri, prego.

 

RAINIERI: Presidente, aspettavo che intervenisse il consigliere di maggioranza prima, per rispetto nei confronti dei numeri.

 

(interruzioni)

 

RAINIERI: Ho detto “di maggioranza”.

Grazie, presidente, per la parola.

Ringrazio l’assessore Mammi per quello che ha detto nel suo intervento. Lo ringrazio perché, al di là delle cose che sono all’interno del provvedimento di cui stiamo discutendo, l’assessore ha parlato di semplificare, e questo fa parte di una delle cose che io ho sostenuto anche in altre situazioni, soprattutto in questo documento, che è un documento che servirà per i prossimi sette anni, per la programmazione degli agricoltori dei prossimi sette anni. Come ci siamo detti, sono tanti soldi, ma non sono mai abbastanza per un settore vitale. Gli agricoltori che durante il Covid erano in mezzo ai campi, nelle stalle hanno permesso che la gente lavorasse e continuasse a mangiare.

Lo abbiamo detto. Le guerre oggi si fanno con le armi, ma ancora di più si fanno con il cibo. Quello che lei ha detto delle navi ferme era abbastanza imbarazzante (definiamolo così).

Ribadisco quindi il concetto che noi abbiamo sostenuto, benissimo tutto quello che è agricoltura sostenibile, biologica, eccetera, ma, come ha detto anche lei, se non ho capito male, ci sono parti del nostro pianeta nelle quali è impossibile fare agricoltura, e, se non la facciamo dove siamo capaci di farla e in grado di farla e abbiamo le potenzialità, le capacità per farla, diventa difficile sfamare le persone, che sempre di più nel mondo ci sono.

Io, assessore, le dico che, al di là di tutto quello che ci siamo detti tutti e su questo siamo d’accordo tutti, Destra, Sinistra, maggioranza e opposizione, credo che bisognerebbe dare in una parola dignità alle aziende agricole e agli agricoltori, che è quella che forse sta mancando di più nel mondo moderno, nel quale, come dicevo prima, si vedono gli agricoltori come degli inquinatori, non come dei portatori di vita.

Noi, quindi, le diamo fiducia con questo documento, vigileremo, come abbiamo chiesto anche negli ordini del giorno, perché venga messa al corrente la Commissione di quello che verrà fatto, però questo vuole essere non un controllo psicologico, ma un controllo effettivo per aiutare, nel caso in cui avesse bisogno, la sua struttura di supporto da parte dell’Assemblea, per aiutare le aziende agricole che, come dicevo, sono le prime ad avere le problematiche di tutti i documenti, perché ogni bando deve rappresentare tutti i documenti, magari se il documento va bene per più bandi, è meglio per tutti, evitiamo perdite di tempo da parte dell’agricoltore e dei tecnici che devono sballottare miliardi di quintali di carta e di tutto il resto.

Le chiedo quindi a nome del mondo agricolo che rappresento di riportare dignità, perché la dignità porta anche serenità e la serenità porta tranquillità, porta più lavoro, più voglia di investire, quindi noi le diamo fiducia, le diamo atto che questo provvedimento è stato migliorato rispetto agli anni passati, quindi, come ha detto lei, ci sono soldi in più. Rimaniamo dubbiosi sul fatto che si possa fare tutto quello che è stato detto, proprio perché manca l’atteggiamento, mancano le persone, mancano soldi che servirebbero in più.

Noi daremo un voto di astensione. Non è un’astensione polemica, però. Anzi, è un’astensione collaborativa. Insieme siamo disponibili a ragionare. Anche in altri provvedimenti che stanno venendo avanti, come quello che andrà in aula alla fine del mese prossimo, siamo disponibili a un ragionamento per cercare di fare in modo che il mondo agricolo rimanga quello che deve essere, cioè il primo settore fondamentale per ognuno di noi, per tutte le economie.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Consigliere di maggioranza, intende intervenire? Sì. Ha la parola il consigliere Daffadà.

 

DAFFADÀ: Grazie, presidente.

Intervengo anch’io per ribadire il ringraziamento. Come ho detto prima, anche se è stato breve questo periodo, credo sia stato un periodo anche intenso. Intenso per aver approfondito dei temi importanti, dei temi basilari, dei temi fondanti tutto il nostro territorio. Credo che l’agricoltura sia l’attività più estesa nel nostro territorio. Parte da Piacenza, arriva a Rimini, dal Po fino agli Appennini. Credo che la nostra Emilia-Romagna, davvero, all’interno di questo settore sia attiva, abbia tante comunità rurali. Mi sento, vivendo anche in un territorio marginale, di rappresentare, come ha già detto anche il consigliere Rainieri, sia il mondo agricolo che quello rurale marginale.

Credo che questi siano interventi del PSR che cercano anche di riequilibrare tutto il nostro territorio. Credo che l’agricoltura, anzi la nostra agricoltura sia anche gestione del territorio, presidio del territorio. Per cui, è davvero importante metterla al centro delle nostre politiche, come fa questo provvedimento.

È vero che, come già avete detto, forse gli interventi, i soldi non sono sufficienti, ma credo che possano e debbano dare la spinta ai nostri giovani. Come abbiamo già detto, si parla di giovani, si parla di donne, si parla di uno sviluppo anche 4.0 dell’agricoltura, che stia all’interno e al passo con i tempi.

Per cui, credo sia davvero importante continuare su questa strada. Il tema della sicurezza alimentare. Spesso non lo ricordiamo troppo, anche noi di Parma, che abbiamo un’agenzia per la sicurezza alimentare del nostro territorio. Credo che questo sia anche il senso e il simbolo di un’attenzione che in questa Emilia-Romagna che, come ricorda sempre il presidente, è una Regione in orizzontale, per cui copre tantissimi territori, ogni tanto potremmo eventualmente anche fare una gita, un sopralluogo all’interno di questa struttura europea, che ci aggancia anche al mondo europeo più di quanto stiamo già facendo.

Credo che, accettando anche, come abbiamo già preannunciato al consigliere Rainieri, i loro ordini del giorno che ci vedono concordi nei punti essenziali e ovviamente votando i nostri, diamo assolutamente parere favorevole rispetto a questo provvedimento importante per la nostra Regione. Grazie.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Ringrazio di nuovo il presidente Ranieri, che mi ha consentito in questa staffetta tra banchi e Presidenza di fare la dichiarazione di voto.

Ci tenevo particolarmente perché, come ho detto, questo PSR penso segni una svolta nella politica agricola della nostra Regione, va pienamente e coerentemente nel solco indicato dal Green Deal, da tutte le altre misure di livello europeo, come il Fit for 55. Mi sembra un provvedimento talmente apprezzabile che ci tenevo a dire che Europa Verde voterà convintamente a favore. Grazie e grazie anche a tutta la struttura che ci ha lavorato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Altre dichiarazioni di voto? Bene, se non ci sono altre dichiarazioni di voto, mettiamo in votazione l’emendamento n. 1, a firma Zappaterra e Daffadà.

Manteniamo gli scrutatori di stamattina: Rossi, Mori e Catellani.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Passiamo ora agli ordini del giorno.

Ordine del giorno n. 1, a firma Zappaterra, Zamboni, Pigoni, Taruffi, Daffadà, Bulbi, Sabattini, Costi, Marchetti Francesca, Rossi, Caliandro, Montalti, Rontini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’ordine del giorno 5643/1 oggetto 5747 è approvato all’unanimità dei votanti)

 

Ordine del giorno n. 2, a firma Catellani, Rainieri, Daffadà, Gerace, Bergamini e Bulbi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’ordine del giorno 5643/2 oggetto 5748 è approvato all’unanimità dei votanti)

 

Ordine del giorno n. 3, a firma Daffadà, Rainieri, Bulbi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’ordine del giorno 5643/3 oggetto 5749 è approvato all’unanimità dei votanti)

 

Ordine del giorno n. 4, a firma Rainieri, Daffadà, Bulbi.

Favorevole? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’ordine del giorno 5643/4 oggetto 5750 è approvato a maggioranza dei presenti)

 

Passiamo, ora, alla votazione della proposta di iniziativa della Giunta, oggetto 5643, con il dispositivo.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Votiamo per alzata di mano, scusatemi.

Favorevoli? Astenuti? Contrari?

È approvato.

 

(La deliberazione oggetto 5643 è approvata a maggioranza dei presenti)

 

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

OGGETTO 5458

Ratifica, ai sensi dell’art. 13, comma 2, dello Statuto, dell’intesa di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e la Generalità della Catalogna (Regno di Spagna). (Richiesta del Presidente della Giunta regionale in data 13 07 22) (100)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Riprendiamo i lavori dall’oggetto 5458: ratifica, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, dello Statuto, dell’intesa di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e la Generalità della Catalogna (Regno di Spagna). Richiesta del presidente della Giunta regionale in data 13 luglio 2022.

La Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali ha espresso parere favorevole nella seduta del 21 settembre 2022 con la seguente votazione: 29 voti a favore, 5 astenuti e nessun contrario.

È aperta, quindi, la discussione generale sul provvedimento. Dieci minuti per ciascun consigliere.

Consigliere Fabbri, ha la parola.

 

FABBRI: Grazie, presidente.

Intervengo su questo punto che fa seguito alla sottoscrizione dell’8 luglio scorso a Barcellona da parte del nostro presidente Stefano Bonaccini di questa nuova intesa e che per l’appunto, ai fini del perfezionamento di questo procedimento di ratifica, necessita di questo passaggio, di questo confronto, di questa discussione, così come previsto dal comma 2 dell’articolo 13 dello Statuto.

Non siamo nuovi ad intese e accordi di collaborazione di questo tipo sia in campo europeo che extraeuropeo, e in questo caso questa intesa non è nuova, nel senso che è nuova sicuramente la formalizzazione di questa intesa, di questo accordo, ma in realtà sono già in atto da diversi anni proficue collaborazioni con la generalità della Catalogna, che hanno portato negli ultimi anni a sviluppare diverse progettualità operative legate a progetti europei come l’Interreg MED piuttosto che l’ADRION.

Con questa formale intesa andiamo quindi ad estendere quelle che sono le aree, le materie legate alla cooperazione soprattutto nel campo della trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, rafforzando ulteriormente quella che è la collaborazione e la partecipazione con reti internazionali d’interesse comune nell’area del Mediterraneo.

Negli ultimi anni di questa legislatura, ma anche in passato, sono diversi gli accordi e le intese che sono stati sottoscritti e che sono attualmente in essere tra la Regione Emilia-Romagna ed altri partner, tra cui ricordiamo sicuramente quella con la Regione europea della Nuova Aquitania, che è molto trasversale e riguarda diversi settori, piuttosto che quella francese con le Regioni legate alla Loira, con un focus più specifico su cultura, ricerca, mobilità giovanile, economia, ma anche quella un po’ più datata con la generalità valenciana, che risale al 1992, che conta diversi settori, tra cui quello economico, produttivo, scientifico, tecnico.

In ultimo, ma non meno importante, cito anche le collaborazioni che sono state aperte in campo extraeuropeo, tra cui quelle con la Cina, in particolare con le Province del Guangdong e del Shandong. Anche queste sono molto trasversali.

Nello specifico di questa intesa, quello che ci poniamo come obiettivo è di sostenere in primis e condividere in maniera reciproca un’eccellenza che con grande volontà e impegno politico del presidente e della Giunta tutta ha portato risultati straordinari sul tema dell’innovazione, dei big data, dell’intelligenza artificiale, su cui abbiamo apprezzato in questi mesi anche il rapido evolversi di questa importante infrastruttura che è sbarcata a Bologna, ma toccherà anche altri ambiti di collaborazione, dall’università alla ricerca scientifica, alle reti e alle politiche legate al Mediterraneo e, più in generale, della cooperazione.

Due parole solo per dire come questi accordi siano particolarmente apprezzati anche dai nostri connazionali che vivono e lavorano all’estero. A proposito di Catalogna, proprio nelle prossime settimane una delle nostre associazioni di emiliano-romagnoli, che si è riunita sotto un gruppo di professionisti che si chiama “PROTER”, sarà proprio in Catalogna grazie a questo finanziamento europeo che è stato concesso e legato al tema dell’apicoltura. Cito questa come potrei citare altre esperienze di collaborazioni che riguardano e coinvolgono anche i nostri connazionali.

A questa cornice, a questa intesa, che definisce il campo d’azione, potranno, ovviamente, seguire degli accordi operativi legati a determinati segmenti, che dovranno tradursi, poi, in eventuali ulteriori atti più specifici in cui andare a delineare ‒ ripeto ‒ collaborazioni che non nasceranno con questo accordo, ma che erano già ben avviate, presenti e che, in qualche modo, attraverso questa intesa, andiamo ad inquadrare all’interno di una cornice più complessiva che ci permetterà poi – ripeto ‒, attraverso l’attuazione di protocolli o comunque strumenti attuativi, di dettagliarli e di calarli a seconda delle progettualità che verranno presentate anche a livello europeo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ha chiesto di intervenire la consigliera Catellani.

 

CATELLANI: Grazie, presidente. Grazie al collega Fabbri.

Catalogna. In Commissione ci siamo astenuti, ancorché siamo molto vicini al tema di condivisione e di collaborazione sulla trasformazione digitale con la Catalogna, ma ci siamo astenuti per alcune osservazioni fatte sul contenuto di questa intesa e purtroppo, anche se il collega Fabbri oggi è stato molto puntuale e preciso, non ho avuto risposta rispetto alle doglianze che ho espresso durante la Commissione, che tornerò a dire e che chiaramente sostengono il voto che abbiamo espresso anche in Commissione la settimana scorsa.

L’intesa purtroppo è farraginosa ed è molto vacua, mi dite che sono tutte così i nostri accordi di intesa, quindi secondo me un problema c’è. Ho chiesto se le condizioni verranno veicolate sui protocolli che sono richiamati all’articolo 5, in Commissione mi è stato risposto di no, si parla di sperimentazione, promozione, avvio di progetti, stimolo, ma non si dice un solo come verranno fatti (è chiaro che sono intese, però un minimo nell’accordo ci deve essere).

Sul comitato scientifico dell’articolo 3 non si spiega come sarà composto, sulla durata dell’articolo 4 si citano 4 anni con possibilità di recesso con un preavviso di 3 mesi, però con l’obbligo comunque delle parti di proseguire nel progetto, non si indica un costo che sia uno e ho dovuto fare un accesso agli atti per sapere quelle che sono le somme che destinerà la Regione Emilia-Romagna, posto che lo Stato non mette niente ma, si dice, è tutto a carico della Regione. Ci sono costi, non ci sono e, se ci sono, quanti? Destinati o destinabili?

Articolo 6, clausole di neutralità. Lo devo leggere, perché si dice che da parte della Catalogna “il finanziamento delle attività oggetto della presente intesa sarà subordinato all’effettiva disponibilità nel bilancio annuale ordinario, nel rispetto della legislazione vigente”. Allora, se c’è un vincolo a portare avanti ancora il progetto, ma si dà la possibilità alla Catalogna di tornare indietro davanti a un accordo in cui entrambi spendiamo x, mi chiedo perché la Catalogna sì e l’Italia no. Ci sarà un motivo, ma non è spiegato.

Divergenze interpretative sulla parte finale, che riguarda necessariamente il recesso oppure quelle che possono essere le cause di discussione. Si dice che, se ci saranno divergenze, saranno risolte in via amichevole, ma non esiste da nessuna parte che non si dica neanche quale sia la legge di riferimento a cui rifarsi nel caso in cui ci siano divergenze.

Dico quindi al collega Fabbri che non siamo nuovi a questo tipo di accordi. Visto che non siamo nuovi, magari la prossima volta almeno l’accordo scritto facciamolo un pochino meglio.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ci sono altre richieste di intervento? Non vedo nessuna richiesta.

Se non ci sono richieste di intervento, passiamo alle dichiarazioni di voto. Ricordo che sono cinque minuti per Gruppo.

Passiamo alla votazione del provvedimento per alzata di mano.

Sappiamo già che gli scrutatori sono i consiglieri Rossi, Mori e Catellani.

Chi è favorevole? Contrari?

Scusate, ripetiamo la votazione, per le persone qui alla Presidenza.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

La votazione è chiusa.

È approvato.

 

(La deliberazione oggetto 5458 è approvata a maggioranza dei presenti)

 

Passiamo agli atti di indirizzo.

 

OGGETTO 5163

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Parlamento e il Governo, per quanto di competenza, a proseguire nell’iter diretto alla definizione per via legislativa del salario minimo, come strumento centrale nel contrasto della povertà, nella difesa della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici e nella tutela della legalità. A firma della Consigliera: Piccinini

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Sul primo atto di indirizzo all’ordine del giorno, che è il 5163, è stato già depositato un emendamento, ma il consigliere Bargi ne ha portati altri tre adesso alla Presidenza. Quindi, se siete d’accordo, li facciamo fotocopiare e li distribuiamo prima di aprire la discussione.

Sospendiamo i minuti necessari per distribuire questi emendamenti.

 

(La seduta sospesa alle ore 15.50 è ripresa alle ore 15.57)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Riprendiamo i lavori.

Stanno arrivando le copie degli emendamenti. Riepilogo. Siamo all’atto di indirizzo 5163, Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Parlamento e il Governo, per quanto di competenza, a proseguire nell’iter diretto alla definizione per via legislativa del salario minimo, come strumento centrale nel contrasto della povertà, nella difesa della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici e nella tutela della legalità, a firma della consigliera Piccinini.

Su questo documento insistono quattro proposte di emendamento, di cui una a firma dei consiglieri Caliandro, Marchetti Francesca, Soncini, Mumolo, Taruffi, Gerace, Fabbri, Rontini, Amico, Pillati, Bulbi e Zamboni, e gli altri tre, che sono adesso in distribuzione, a firma del consigliere Bargi.

È aperta la discussione generale, ricordo che ogni consigliere può intervenire per un tempo massimo di 10 minuti.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Portiamo qui oggi un tema strettamente attuale. Come sapete, lo scorso 7 giugno il Consiglio europeo e il Parlamento europeo, attraverso il cosiddetto trilogo che coinvolge anche la Commissione europea, hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sul progetto di direttiva relativa ai salari minimi adeguati all’UE.

Questa è una discussione che è stata anticipata anche in parte stamattina dall’informativa che ha fatto il collega Colla sulla questione del precariato connesso anche all’aumento dei salari. Una volta adottata in via definitiva, la nuova normativa promuoverà l’adeguatezza dei salari minimi legali e contribuirà in tal modo a garantire condizioni di vita e di lavoro dignitose per i lavoratori europei, quindi ovviamente anche italiani.

Condizioni di vita e di lavoro dignitose che al momento non sono sempre garantite, come dimostra chiaramente, al di là di qualsiasi discussione astratta di cui non mancano i contenuti e le affermazioni offensive nei confronti dei giovani e dei lavoratori, la vicenda di Francesca, una ragazza di Secondigliano, vicino Napoli, cui è stata presentata come un’occasione da non perdere un compenso di 70 euro a settimana per 8-9 ore di lavoro al giorno come commessa. Questa cosa veramente scandalosa e Francesca ha trasformato la conversazione in cui era stata avanzata questa proposta vergognosa in un video che è diventato immediatamente virale, ma offerte simili, che in realtà corrispondono ad azioni di autentico sfruttamento e schiavismo, sono avanzate ogni giorno a molte lavoratrici e a molti lavoratori, facendo leva sulla disperazione e sullo stato di bisogno in cui essi versano.

La proposta della direttiva europea vuole fornire una risposta strutturata, coordinata e comune da parte dell’Europa, perché, come abbiamo visto bene in particolare in questi ultimi due anni con la pandemia e in questi ultimi mesi con la guerra della Russia contro l’Ucraina, l’Unione europea ha innanzitutto un insieme di valori al cui centro ci sono la libertà e l’equità.

La proposta di direttiva europea non individua una cifra cui far corrispondere in Europa il salario minimo né impone agli Stati membri una strada specifica da seguire, ma dice con chiarezza che in Europa, in tutta Europa, lavoratrici e lavoratori non possono essere pagati al di sotto delle soglie di dignità. Oggi nei Paesi dell’Unione europea esistono soluzioni diverse. L’Italia è uno dei pochi Paesi in cui il salario minimo non presenta un campo di applicazione di tipo universale, non essendo applicabile a tutti i lavoratori, ma di tipo settoriale, essendo destinato solo a settori di attività o a gruppi di lavoratori, vale a dire quelli in cui opera la contrattazione collettiva nazionale.

Sono spesso settori in cui si registrano fenomeni diffusi di lavoro nero, di illegalità, di assenza di una qualsiasi norma di sicurezza sul lavoro. Anche questo è un tema ‒ penso, per esempio, al settore della logistica ‒ che abbiamo affrontato di recente proprio in questa sede. Se da un lato l’Italia, grazie anche a decenni di battaglie e di confronti negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, può vantare una larga diffusione dei contratti collettivi nazionali e un elevato livello della diffusione della negoziazione, non mancano, però, aree grigie e nere, nelle quali condizioni giuridiche retributive definite attraverso la contrattazione non valgono. Si tratta di una giungla dove non solo vince il più forte, ma soprattutto soccombe il più debole, in un crescendo di condizioni peggiorative.

Nei Paesi dell’Unione europea, dell’area Euro, che sono giunti negli ultimi anni alla definizione di un salario minimo legale, riveste particolare importanza il caso della Germania, dove l’introduzione della misura ha condotto a una maggiore convergenza tra i livelli salariali dei Lander nel 2015, senza, tuttavia, che questo processo abbia determinato, come inizialmente temuto (questa è una preoccupazione che viene da più parti), una perdita di posti di lavoro nelle aree con livelli salariali più bassi, bensì una minore disoccupazione.

Inoltre, sulla base delle rilevazioni della BCE, l’aumento del salario minimo innalza il livello retributivo per coloro che percepivano salari più bassi del nuovo minimo, facendo prevedere che nel 2022 e nel 2023 le variazioni apportate ai salari minimi dovrebbero contribuire in misura significativa sulla crescita salariale dell’area Euro. In questo contesto si sono mossi diversi disegni di legge presentati nel corso della legislatura, che volge al termine, su iniziative di diverse forze politiche, nonché del CNEL, confluite in una discussione che ha avuto corso nell’XI Commissione permanente del Senato.

L’obiettivo è chiaro: giungere alla definizione di un salario minimo legale, determinando, quindi, per via legislativa la soglia minima per il pagamento delle prestazioni lavorative.

Ormai l’esigenza di giungere a una decisione legislativa su questo terreno è patrimonio diffuso, come dimostra anche la chiara e recente indicazione del presidente dell’INPS nel corso del Festival del lavoro.

Da qui questa risoluzione, che chiede di impegnare la Giunta regionale a sollecitare il Parlamento e il Governo, quindi ovviamente parliamo del nuovo Governo che dovrà prendere incarico, per quanto di competenza, a proseguire nell’iter diretto alla definizione per via legislativa del salario minimo come strumento centrale nel contrasto della povertà, nella difesa della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici e nella tutela della legalità.

Non si mette in discussione - voglio specificarlo - il ruolo della contrattazione collettiva che è un grande ormai storico patrimonio del nostro Paese, di cui dobbiamo essere orgogliosi, che deriva anche da grandi battaglie del passato recente. Si tratta di fare un passo in più e di giungere in tempi rapidi all’adozione di una legge che metta fine ad inaccettabili condizioni di sfruttamento, contribuendo al complessivo innalzamento dei livelli retributivi e, conseguentemente, al miglioramento della qualità della vita di molte persone, alla crescita dell’economia e della coesione sociale.

Un risultato che dobbiamo alle tante, troppe persone, donne e uomini, ma anche ragazzi, che non devono essere costrette ad accettare e nemmeno a sentirsi proporre offerte semplicemente indecenti come quella avanzata a Francesca di Secondigliano.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ci sono altre richieste di intervenire? Consigliere Bargi, prego.

 

BARGI: Grazie, presidente.

Chiedo scusa per essere arrivato lungo con gli emendamenti, non pensavo arrivassimo di nuovo impreparati per la discussione come la volta precedente, prima dell’estate, che poi alla fine sono rimasti in giacenza sulla scrivania, comunque sono arrivati, ma introducono un concetto in realtà sul quale è bene discutere, ma abbastanza semplice da comprendere, così come del resto semplice è il messaggio dello strumento che stiamo discutendo in questo momento.

Di fatto, qui non stiamo discutendo di come funziona il salario minimo, perché non compete a noi legislativamente parlando, ma stiamo discutendo di un indirizzo politico, ovvero arriva la richiesta della consigliera Piccinini di proporre al Governo nazionale di continuare, anche se comunque è un percorso bene o male già avviato, anche perché la direzione europea è questa, il dibattito e magari intensificarlo sul tema del salario minimo e individuare i crismi con cui applicarlo (ci sono già peraltro alcune proposte a livello nazionale).

Su queste ci sono stati anche alcuni dibattimenti, cioè per capire come e se questo strumento possa veramente servire, come viene scritto qui, a combattere la povertà e le disuguaglianze contrattuali in Italia. Partiamo da questo presupposto (questo è uno dei nostri emendamenti). Intanto devo introdurre qual è lo scenario in cui è andato a precipitare il nostro Paese in questi ultimi anni.

In particolare, ci rifacciamo a un dato emerso a fine 2020, forse poco trattato, di poco interesse per la politica italiana, ma che, in realtà, ci dimostra... Anche perché ragionarci su porterebbe inevitabili conseguenze che qualcuno, magari un po’ troppo ancorato a determinati sogni politici, fa fatica a dibattere. Ovvero quello dell’andamento dei salari in Italia negli ultimi trent’anni. In Italia e in tutti i Paesi OCSE. L’Italia riesce a essere uno dei pochi Paesi, in particolare l’unico dell’area Euro, a vedere i salari ridotti del 3 per cento, mentre gli altri Paesi vicini a noi (Francia, Spagna, Germania) hanno visto crescite anche di doppia cifra. Questo ci fa capire un primo dato. Abbiamo, negli ultimi trent’anni, fatto perdere potere d’acquisto alle famiglie dei nostri lavoratori.

Qualcuno, a questo proposito, adduce al tema della produttività del lavoro. Sicuramente è un tema sul quale ragionare. Chiaramente, non c’è tempo per fare un dibattito su questo, ma basta andare a vedere cosa è successo sulla fine degli anni Novanta, cioè quando il trend della crescita della produttività, del lavoro italiano si sgancia dai vicini amici e competitor tedeschi e francesi e prende una china più bassa. Sappiamo cosa è successo in quegli anni lì. Possiamo facilmente capire dove stava il problema. Però c’è sempre il discorso del sogno. Se uno è troppo legato al sogno, fa fatica a guardare la realtà.

Ecco perché, a nostro avviso, il tema del salario minimo ‒ scusatemi, lo stavo confondendo con il reddito di cittadinanza, ma sono due cose diverse ‒ è un elemento sicuramente di interesse, ma allo stesso tempo presenta delle forti criticità, in parte dette prima dalla consigliera Piccinini.

Se andiamo a introdurre di fatto un salario minimo uguale per tutti noi, andiamo a sganciare la componente legata alla contrattazione nazionale, che invece consente, per un’Italia che, sì, è frammentata in vari settori, a tantissime imprese... Lo sappiamo, più del 95 per cento, che sono micro e piccole, e che, quindi, hanno delle casistiche estremamente particolari. Andare a irrigidire, di fatto, è un elemento che va in qualche modo a irrigidire la situazione esistente.

Sto parlando, ovviamente, della proposta dei 9 euro all’ora, quella che un pochino gira di più. Sono stati fatti anche studi sul reale impatto che potrebbe avere questa proposta. Di fatto, bisogna capire quanti oggi che aderiscono ai contratti collettivi nazionali hanno di fatto una retribuzione inferiore. In realtà, si parla di una casistica non così ampia come si vorrebbe credere, mentre chi, invece, ricorre ai contratti atipici come misura per ovviare a questi limiti contrattuali, insomma difficilmente, soprattutto dal lato impresa, viene invogliato a ricorrere a questi.

Un altro elemento è quello che l’imprenditore a questo punto, se gli si dice che questo è il minimo, viene invogliato, più che a “giocare al rialzo”, a tendere al minimo. Sono tutti elementi che nel dibattito dovranno in qualche modo essere introdotti.

È vero che ‒ ripeto ‒ non stiamo decidendo oggi quale sarà la formula con cui verrà messo a terra il salario minimo in Italia, quindi difficilmente si può andare a discutere con precisione gli elementi che andranno a comporre questa nostra formulazione, però chiaramente queste considerazioni andrebbero trasportate e forse varrebbe la pena di costruire un documento più complesso da portare a Roma (ognuno di noi ha poi i suoi esponenti e può farlo seguendo le vie più classiche piuttosto che la risoluzione qui dentro).

I nostri emendamenti cosa introducono? Introducono un altro elemento secondo noi è fondamentale in una fase come questa di forte crescita inflazionistica, che anche per i prossimi anni è prevista, e soprattutto lo scenario internazionale è assolutamente incerto, ovvero quello di introdurre una forma di ancoraggio, che non è detto sia per forza un ritorno alla scala mobile, dei salari all’inflazione, perché è l’unico modo reale di combattere l’aumento dei prezzi, anche perché i prezzi hanno una tendenza: quando aumentano, a meno che non si vada in un periodo di deflazione, ma lo trovo difficile, fanno fatica a tornare ai livelli di prima. Se quindi non vogliamo far perdere ulteriore potere d’acquisto alle famiglie, è necessario mantenere questo elemento.

Sia chiara una cosa: non c’è salario minimo e non c’è indicizzazione all’inflazione che tenga se non c’è una riforma economica complessiva, perché è evidente che di fronte a uno shock di offerta, come quello che ci si è presentato adesso, similmente a quanto avvenuto, seppure in condizioni completamente diverse, ma c’era sempre una guerra di mezzo, scatenata sempre dalla parte occidentale, negli anni Settanta con il petrolio, similmente a quella condizione noi stiamo subendo uno shock dei prezzi con motivazioni esogene al nostro Paese, quindi difficilmente lo puoi combattere con misure esclusivamente interne, purché non siano messe in atto misure per parare il colpo.

È chiaro che però, se l’inflazione rimarrà, come molto probabilmente sarà, come Christine Lagarde ricordava anche l’altro giorno, strutturale, se non vuoi erodere potere d’acquisto alle famiglie devi introdurre anche un elemento che ti consenta di tutelarle, perché questa è una tutela contro l’allargamento della povertà, contro le difficoltà. Il salario minimo, oltre a introdurre la rigidità, ripeto, rischia di non avere... Se non viene introdotto un salario minimo particolarmente alto... Ma sappiamo tutti cosa vorrebbe dire per le imprese, soprattutto, come dicevo prima, micro e piccole l’introduzione di un elemento di questo tipo. Perché poi c’è anche l’altro lato, ovvero quello dell’impresa, che se non viene tutelata da altre misure, come ad esempio gli sgravi sul cuneo fiscale, difficilmente riesce, poi, a mettere in atto questi aumenti salariali.

Ecco perché, a mio avviso, visto che stiamo facendo un’operazione di indirizzo politico, ci sta bene parlare di salario minimo, ma diventa difficile farlo senza introdurre l’indicizzazione. Chiaro è che tutto questo discorso va messo all’interno di un contenitore più ampio.

Leggevo prima anche l’emendamento a prima firma del collega Caliandro, del PD, che introduce una riga che, però, secondo noi, presenta un ossimoro. Viene introdotto il termine “comparativamente che maggiormente” riferito alle forze sindacali. Anche su questo dalla metà degli anni Novanta, fondamentalmente, a livello legislativo c’è un distinguo. Se noi parliamo di “maggiormente” si fa tendenzialmente riferimento alla triplice sindacale. Se si parla di “comparativamente” si fa riferimento a tutte quelle sigle che hanno sottoscritto i contratti collettivi nazionali. Quindi, introdurre entrambi i concetti... L’uno tende a eludere l’altro. Se parliamo di “maggiormente” dobbiamo intendere esclusivamente CGIL, CISL UIL. Se parliamo di “comparativamente” allora dobbiamo parlare di tutte le sigle che sottoscrivono contratti collettivi nazionali. Quindi, credo ci sia un elemento da rivedere in questo emendamento.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ha chiesto la parola il consigliere Caliandro.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Per uno strano gioco della storia, il dibattito relativo alle retribuzioni dei lavoratori accompagna ciclicamente le vicende politiche di questo Paese. Già ai tempi delle corporazioni venne introdotto nel nostro Codice civile, un Codice notoriamente applicato in epoca fascista, il fatto che ci dovesse essere una retribuzione che fosse parametrata anche al tasso e al costo della vita. Su questo anche all’interno dei lavori costituenti che hanno, chiaramente, preceduto l’applicazione stessa della Costituzione l’articolo 36 introdusse il principio di proporzionalità della qualità e della quantità della prestazione, principio intorno al quale nel corso del tempo le organizzazioni sindacali, successivamente non più corporative grazie alla lotta di liberazione nazionale, hanno costruito la storia del diritto sindacale contemporaneo, la democrazia industriale.

Su questo principio si è creata in Costituzione la possibilità di istituire sindacati, che però fossero all’interno di regole ben precise. Il criterio della rappresentanza sindacale è sempre stato la luce attraverso la quale interpretare la democrazia di questo Paese, il modo in cui attori sociali, impresa e lavoratori si incrociavano.

Questo dibattito evidentemente nel corso del tempo ha creato poi le condizioni perché nel 1970 lo Statuto dei lavoratori intervenisse nel modo in cui Giugni si espresse “portando la Costituzione nelle fabbriche”. Quel dibattito, intorno al quale ci sono stati poi vari smarrimenti storici delle varie culture che hanno animato la storia democratica del Paese, ha progressivamente subìto un atteggiamento più liberale, intorno al quale anche la sinistra è intervenuta a discutere, anche i sindacati sono intervenuti a discutere, ponendosi sempre il problema della rappresentanza. Correttamente, il collega Bargi ha riportato le lancette dell’orologio al referendum del 1995, non so se lui o chi per lui, comunque il ragionamento è stato quello, dicendo: ragioniamo su cosa è accaduto nel 1995 sul concetto di rappresentatività sindacale.

In quel referendum effettivamente i radicali posero le condizioni per dire: o il sindacato fa uno scatto evolutivo; oppure, il concetto di maggior rappresentanza comincia ad entrare in cortocircuito. Da lì, nel corso degli anni, tutti i Governi che si sono succeduti, di Centrosinistra e di Centrodestra hanno continuato a ragionare su quale dovesse essere il ruolo nella regolamentazione dei rapporti dei sindacati maggiormente rappresentativi.

Da questo punto di vista, quindi, il dibattito è accompagnato ad una scelta. Il legislatore italiano, unitamente a quello che prevedono il Codice civile e la Costituzione, stabilisce il principio della sussidiarietà integrativa dei contratti collettivi. Si dice cioè: dove non arriva la legge, sostanzialmente, per renderla un po’ più semplice, intervengono i contratti collettivi a regolamentare. È il motivo per il quale, discutendo di salario minimo, la lancetta degli orologi va riportata indietro, e si dice – questo è avvenuto anche col Governo in carica e con l’intervento del ministro Orlando – che occorre che i sindacati facciano parte di questa regolamentazione; occorre che i sindacati abbiano un ruolo. Il senso stesso del nostro emendamento a quella che è una risoluzione molto interessante della collega Piccinini, è stato questo.

Tuttavia, sento il bisogno politico di evidenziare una cosa. Uno: che forse questa risoluzione avremmo dovuto collegarla – chiaramente avrebbe dovuto farlo la collega Piccinini, perché non possiamo imporre nulla – all’atto della discussione del Patto per il lavoro e per il clima di questa Regione, che si è occupata del ruolo che hanno i sindacati nel garantire la qualità del lavoro e la qualità delle prestazioni, così come la qualità salariale, uno degli argomenti del presidente Bonaccini, di cui vi siete occupati direttamente lei e il suo assessore Colla.

Su questo punto la scelta che ha fatto il Partito Democratico è stata quella di dire “noi proviamo a dire che questo dibattito, che è un dibattito vasto, si inserisce in quello che giustamente il collega Bargi diceva il tema dell’inflazione, cercando di dare una sponda al Paese reale, ai problemi reali”, ed è il motivo per il quale ci siamo confrontati, come era giusto che fosse, collega Bargi, sugli emendamenti che ha proposto, e non destano alcuno scandalo le considerazioni e gli emendamenti che lei propone.

Fanno però un po’ riflettere rispetto alla scelta di tornare indietro, ad una discussione del 1984, a un referendum, che io onestamente avevo 9 anni quando ci fu, sulla scala mobile, per cercare di capire quale dovesse essere l’indicizzazione dei salari. Sapete che nel corso del tempo da quella indicizzazione stessa venne cambiato il paniere inflazionistico del Paese, calcolandolo sull’energia e sul petrolio in maniera diversa da come era prima, per cui l’impoverimento dei ceti medi e quindi quella che è la discussione odierna.

Onestamente, se vi devo dire la mia, se questa è la Destra di Governo, non c’è da spaventarsi, penso che potremo fare delle battaglie insieme per la difesa delle retribuzioni, per la difesa dei lavoratori, se le premesse sono queste.

Mi domando però se sia chiaro a tutta la Destra presente, assente, silente o dormiente di questa Assise che cosa stanno per votare, a me fa molto piacere che questa sia la discussione, non so se ci sia una maturità politica per arrivare a questo tipo di dibattito, perché gli impegni che si prendono nelle Assemblee legislative non sono gli ordini del giorno del quartiere o del comunello. Questo è un provvedimento che dice al Governo “noi chiediamo che vi impegnate su questo”.

Raccogliendo quindi la sfida del merito e raccogliendo la sfida dei diritti dei lavoratori e delle loro retribuzioni, noi non abbiamo nessun problema ad approvarlo. Mi domando se questa Assemblea sia pronta per fare questo scatto.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ha chiesto la parola il consigliere Amico.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Vorrei ringraziare la collega Piccinini per aver presentato questa risoluzione lo scorso giugno, quando il dibattito si andava infiammando attorno al tema del salario minimo, attorno al tema del lavoro povero, attorno al tema anche dei criteri di rappresentatività delle organizzazioni sindacali e dei contratti collettivi nazionali. È un dibattito che ha attraversato anche quest’estate, secondo me, anche la campagna elettorale. Credo che troppo poco si sia parlato di lavoro nel corso della campagna elettorale e anche in questi mesi, troppo poco sia emerso come esistano tuttora, proprio in ragione dell’esistenza di oltre 900 contratti collettivi nazionali depositati presso il CNEL, una serie di lavoratori che possono essere definiti come lavoratori poveri. Quindi, una iniziativa in questo senso nella definizione di un salario minimo, anche in ossequio e a seguito della direttiva europea, credo che il nostro Paese la debba andare a cogliere, la debba andare a prendere, proprio perché abbiamo bisogno di recuperare ciò che, tra l’altro, anche lo stesso consigliere Bargi nel suo emendamento n. 2 richiama, cioè quanto e come i salari, nel corso degli ultimi trent’anni, a differenza degli altri Paesi europei, in Italia siano profondamente diminuiti, non abbiano seguito un apprezzamento deciso, come, invece, altrove.

Il nodo, credo, ed è anche il motivo per cui abbiamo sottoscritto l’emendamento a prima firma Caliandro, è come tenere insieme l’aspetto della definizione del salario minimo e le tutele contrattuali che da lì derivano o che da lì possono derivare. Ovvero, nel momento stesso in cui noi abbiamo depositato presso il CNEL oltre 900 contratti a similitudine di mansioni, abbiamo, all’interno di quelle zone molto grigie, probabilmente anche nere, una serie di elementi che giocano a sfavore del lavoratore e della lavoratrice. La contrattazione nazionale collettiva stabilisce dei criteri in termini salariali, senz’altro, ma stabilisce anche degli elementi di tutela e di diritto per quanto riguarda i lavoratori. Non si esaurisce nel momento in cui definisce la paga, il salario, ma introduce anche altri elementi che non sono da meno, non sono trascurabili. Penso a tutte le tutele e i diritti che hanno a che fare con l’ambito della parità. Dobbiamo e vogliamo continuare a insistere anche su un tema di parità salariale. Quindi, anche da questo punto di vista, un salario minimo aiuta ad andare in quella direzione. Ma abbiamo bisogno di definire anche delle cornici di contorno, che non si riducano solo ed esclusivamente alla questione e al dato economico.

Dopodiché, assieme a un ragionamento sul salario minimo, credo, dobbiamo condurre e attivare, e probabilmente potremo anche prendere un’iniziativa da un punto di vista di atto di indirizzo prossimo venturo, come maggioranza, o con le forze politiche che intendano promuoverla circa il tema della rappresentanza. All’interno di quei 900 contratti di cui solo il 30 per cento è sottoscritto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, infatti, ci sono effettivamente tutte quelle larghezze di maglia all’interno delle quali si infilano i contratti-pirata. i contratti illegali, i contratti di sfruttamento, i contratti che sostanzialmente danno vita ad una serie di forme di impresa. Le abbiamo chiamati cooperative spurie, possiamo chiamare Srl spurie o altro, all’interno delle quali si annidano una serie di problemi, sia per quanto riguarda i lavoratori, sia per quanto riguarda il tema della concorrenza tra le imprese, sia per quanto riguarda il tema della legalità.

Mi trovo d’accordo quindi nell’aver presentato questa risoluzione da parte della consigliera Piccinini, e altrettanto per quanto riguarda il nostro emendamento. Faccio mie le osservazioni che poneva il consigliere Caliandro.

Aggiungo solo un altro elemento nel ragionamento: è chiaro ed evidente, sono usciti dei dati anche recentemente rispetto alla mancata redistribuzione di una serie di profitti, o di capacità di produzione di valore aggiunto da parte delle imprese, in particolar modo, in Emilia-Romagna quelle metalmeccaniche, che spesso e volentieri non trovano invece un ribaltamento, una loro corrispondenza in termini di valorizzazione anche salariale, o anche di altro tipo nei confronti dei lavoratori.

Questo ragionamento così ampio e complessivo credo che possa essere ben riassunto da questa risoluzione per avviare un ulteriore percorso che vada ad arricchire il quadro generale che anche il Patto per il lavoro e il clima sancisce all’interno del territorio emiliano-romagnolo, che chiaramente vorremmo vedere anche corrisposto a livello nazionale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ha chiesto di nuovo la parola la consigliera Piccinini, che ha ancora poco meno di quattro minuti.

 

PICCININI: Sarò molto più breve.

Intanto per anticipare che l’emendamento del collega Caliandro verrà accettato da parte mia, che sono prima firmataria, quindi c’è bisogno anche formalmente di dare l’assenso. Lo ringrazio, ringrazio lui e ringrazio il collega Federico Amico, che ha anche sottoscritto l’emendamento, che arricchiscono e completano l’atto che ho depositato.

Tenevo però in questo senso a fare una sottolineatura rispetto a quello che diceva il collega Bargi, che non vedo più…

 

(interruzione)

PICCININI: No, è qui. Scusami.

Il collega Bargi parlava di un problema legato soprattutto alle PMI. In realtà, io il problema lo vedo soprattutto nelle grandi aziende che sfuggono alla regolamentazione. Uno su tutti, di cui abbiamo notizia anche in questa Regione, è Amazon, tanto per fare un esempio, oppure tutti quei lavori che non sono regolati, su cui si è fatto un dibattito in questa Regione, ma mi viene in mente tutta la discussione che è stata fatta anche in Comune, a Bologna, dove dei passi in avanti sono stati fatti, oppure (questo però è un tema che va affrontato assolutamente a livello nazionale) penso ai rider.

Più che vedere in difficoltà le PMI ad applicare il salario minimo, dove in realtà i contratti collettivi nazionali esistono, penso a queste tipologie di attività economiche, dove la regolamentazione nei fatti non c’è e bisognerebbe assolutamente implementarla, intervenendo a livello nazionale.

Per quanto riguarda invece gli emendamenti del collega Bargi, mi prendo un minuto per guardarli e poi vediamo se per quanto riguarda il Movimento siano accoglibili o meno.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Sta tentando di chiedere la parola anche il consigliere Mumolo, il cui microfono sta scioperando.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Solamente due parole, due considerazioni, anche per consentire alla collega, in questo periodo di tempo, di esaminare gli emendamenti presentati dal consigliere Bargi.

Anche a beneficio di chi ci ascolta, vorrei ricordare che il salario minimo è semplicemente una soglia limite di salario, al di sotto della quale non si può scendere. Quando parliamo di salario minimo, ognuno pensa tante cose, ma è semplicemente questo. È qualcosa di pericolosamente rivoluzionario? Disgraziatamente no, perché 21 membri su 27 dell’Unione europea hanno legiferato sul cosiddetto salario minimo.

Si dice che in Italia noi abbiamo le tabelle salariali e i contratti collettivi nazionali, è vero, noi abbiamo dei contratti collettivi nazionali, disgraziatamente abbiamo tanti contratti collettivi nazionali, oltre 900 contratti collettivi nazionali, come si può evincere dall’archivio del CNEL, e tra questi contratti collettivi nazionali non ci sono solamente i contratti collettivi nazionali, che certamente non riguardano solamente il salario (nel contratto collettivo nazionale è normato il rapporto di lavoro, quindi ci sono le ferie, i permessi, il salario composto da tredicesima, alcuni contratti anche dalla quattordicesima, il trattamento di fine rapporto, per carità, i contratti collettivi nazionali prevedono molte cose).

Tra questi contratti collettivi nazionali ce ne sono anche non pochi sottoscritti da sedicenti organizzazioni sindacali, che sono semplicemente sindacati gialli, padronali, costituiti all’uopo, per firmare dei contratti collettivi che consentano una paga a lavoratori dipendenti inferiore a 3 euro l’ora. Anche questi sono contratti collettivi nazionali, per carità. La legge lo prevede.

C’è anche un’altra considerazione che dovremmo fare. Ci sono tante imprese che non sono tenute al rispetto dei contratti collettivi nazionali e alle conseguenti tabelle salariali allegate ai contratti collettivi nazionali, perché sono imprese che non sono iscritte ad alcuna organizzazione sindacale e datoriale, quindi non sono assolutamente tenute al rispetto di questi contratti.

Noi abbiamo contratti ‒ ripeto ‒ pirata che consentono paghe da fame, e sono paghe oggi in Italia legittime, paghe da fame legali. Noi abbiamo i cosiddetti working poor, i lavoratori poveri, coloro che sono assunti con contratto, hanno un contratto di lavoro in mano, lavorano le loro otto ore al giorno, ma non arrivano alla fine del mese. Lavoratori con stipendi bassissimi e insufficienti per vivere. Quanti sono questi lavoratori? Secondo le ultime stime, sono l’11,7 per cento dei lavoratori dipendenti, che hanno un contratto di lavoro, magari a tempo indeterminato, ma uno stipendio che non consente loro di vivere dignitosamente. Ci sono state tante proposte di legge in Parlamento. Ricordo la Proposta Orlando, ma ce ne sono altre. Tutte le proposte, ovviamente, sono decadute. C’è un nuovo Parlamento, che si insedierà. Ci saranno nuove proposte di legge. C’è la direttiva europea, che è stata ricordata. Però noi dobbiamo augurarci una cosa. Io voterò convintamente, insieme al Gruppo del Partito Democratico, come ha già anticipato il consigliere Caliandro, a favore di questa risoluzione. Al di là della direttiva europea, al di là di quello che succede in altri Paesi, noi in Italia dobbiamo prendere un provvedimento che non consenta più alle aziende di proporre ai lavoratori contratti da fame. Quello che ha fatto la consigliera Piccinini era un esempio. Ce ne sono veramente tanti altri. Magari fosse un esempio limite, ma ce ne sono tanti altri in cui si lavora un mese a otto ore al giorno per stipendi da 700-800 euro. Questo è. Questa cosa noi non dovremmo più consentirla in questo Paese.

Mi auguro che nel nuovo Parlamento si arrivi presto ad approvare una legge che garantisca a chiunque lavori, come lavoratore subordinato, una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e, in ogni caso, sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa, come prevede l’articolo 36 della nostra Costituzione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Nessuno ha chiesto di intervenire in dibattito generale.

Prima abbiamo la discussione generale sulle proposte di emendamento. La consigliera Piccinini ha già detto che accoglie l’emendamento a più firme. Doveva esprimersi per quelli a firma Bargi.

 

PICCININI: Siccome sono una persona democratica li faccio mettere in votazione senza problemi. Invece, chiedo il voto elettronico sulla risoluzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Bene, quindi voteremo con il voto elettronico.

Abbiamo la discussione generale, se c’è, sulle proposte di emendamento, sennò passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte sulla proposta di emendamento e sulla risoluzione. Cinque minuti per Gruppo, un consigliere per Gruppo.

Vedo la richiesta di parola da parte del consigliere Bargi. Prego.

 

BARGI: Due rapide considerazioni finali. Vedo che, bene o male, abbiamo trovato un equilibrio all’interno dell’aula, il che mi fa piacere.

Prima il consigliere Caliandro diceva “Bargi o chi parla per lui”. Insomma, per ora con quei due neuroni che ho, se si connettono alla lingua, ce la faccio a formulare un discorso. Ebbene, riferito al 95, e c’è stato anche un referendum, come è stato ricordato precedentemente, io non mi riferivo a quello, perché stavo parlando dell’utilità del lavoro e in particolare delle riforme Treu e dell’ancoraggio all’ECU finale, prima dell’arrivo della moneta unica, come elementi da prendere in considerazione rispetto al crollo della produttività del lavoro in Italia. Però questo, come dicevo prima, aprirebbe un dibattito molto ampio, che però a sua volta rientra ferocemente adesso che siamo soggetti a una inflazione da importazione ed è più simile alla situazione della stagflazione degli anni Settanta che non a uno scenario di inflazione dovuta, perché il benessere è cresciuto in maniera improvvisa nel nostro Paese. Quindi, anche l’indicizzazione che pur propongo deve essere soggetta a tutta una serie di altri provvedimenti e ragionamenti, altrimenti è evidente che così non ci permette di uscire da una situazione di crisi complessiva, che oggi guardiamo dal lato lavoratori, e bene o male siamo tutti d’accordo sugli stimoli necessari, però c’è anche il lato imprese. E qui mi riaggancio al discorso di prima. È vero – l’ho detto anch’io – che c’è chi sfrutta contratti atipici, che può sfuggire e magari sfuggirà anche dopo, perché poi bisogna vedere come lo imposteranno. Non stiamo, comunque, discutendo di linee di principio, non stiamo discutendo di atti pratici, con gli articolati ben davanti a noi, o di numeri. Infatti, anche lì bisognerebbe capire. D’altronde, se non sappiamo esattamente come sarà fatta quella proposta in discussione, facciamo fatica a discutere anche di numeri. Però, sul principio è giusto effettuare una discussione. Comunque, abbiamo il 99,9 per cento di imprese che sono PMI e queste hanno il loro perché nella contrattazione dei contratti collettivi nazionali, che pur sono tanti e rimarranno inquietanti. È chiaro che il salario minimo va soprattutto in soccorso, come veniva fatto l’esempio prima, di nuove categorie di lavoratori che oggi ‒ possiamo dirlo ‒ sono fondamentalmente lasciati allo sbando, favorendo anche un dumping salariale di alcune realtà produttive enormi, che si possono permettere anche di sfruttare questo tipo di manodopera.

Sicuramente, quindi, di base l’idea è positiva, il dibattito va affrontato, e questo è il messaggio che noi vogliamo lanciare votando a favore di questa proposta. Sicuramente, a nostro avviso, non è sufficiente per recuperare potere d’acquisto, perché l’impatto reale, come detto prima dal consigliere Mumolo, non sarà una rivoluzione, quindi ha ragione che ha un suo perché dal punto di vista dell’applicazione (non ammazziamo nessuno se lo applichiamo), però, allo stesso tempo, la paura è che, nella forma che verrà adottata, darà poco stimolo.

Serve quindi anche uno strumento che consenta di recuperare potere d’acquisto, oltre a garantire nuovi ingressi nel mondo del lavoro, oltre a tutta una serie di altre riforme economiche, senza le quali purtroppo non saremo in grado di rendere competitivo il nostro Paese, quindi anche da parte nostra c’è il voto favorevole.

Volevo capire sempre da parte del PD, perché c’è questo elemento del comparativamente maggiormente delle forze sindacali, nel senso che o sono tutte quelle che sottoscrivono contratti collettivi nazionali o sono quelle della triplice sindacale maggiormente rappresentative, perché nell’emendamento scritto così “comparativamente e maggiormente” diciamo che anche nel lessico giuridico hanno finito per assumere due concetti un po’ diversi, quindi guardo il consigliere Caliandro, se mi ascolta, perché volevo capire sul “comparativamente maggiormente” se lo lasciate così, perché sono due concetti che tendono...

 

PRESIDENTE (Zamboni): Eravamo in discussione generale sulle proposte di emendamento, se non ci sono altri interventi su questo, passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte sulle proposte di emendamento e sulla risoluzione.

Chiamerò gli emendamenti uno alla volta.

Non vedo dichiarazioni, quindi mettiamo in votazione gli emendamenti. I soliti scrutatori.

Adesso procediamo per alzata di mano, poi invece la consigliera Piccinini ha chiesto sulla risoluzione di votare con dispositivo elettronico.

Il primo emendamento è a firma Bargi, e risulta a voi come emendamento n. 1. C’è scritto n. 1 nel suo testo, l’ha presentato come n. 1. Qui però rispetto al testo originale è il n. 2.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 3, come ordine.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Adesso abbiamo l’emendamento n. 1, a firma di vari consiglieri, ai quali si è aggiunta anche la consigliera Rontini.

Favorevoli?

È il n. 1, quello a più firme.

Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

L’ultimo emendamento è a firma del consigliere Bargi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Adesso mettiamo invece in votazione la risoluzione con dispositivo elettronico.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 31

Favorevoli 31

È approvata.

 

OGGETTO 5338

Risoluzione per impegnare la Giunta a intervenire affinché vengano prorogate le graduatorie per il personale con ruolo sanitario e per gli operatori socio-sanitari che scadono entro l’anno e i contratti che dovessero scadere prima dell’avvio delle procedure di stabilizzazione, al fine di evitare comportamenti eterogenei che possano alimentare tensioni nelle more di una procedura di stabilizzazione. A firma del Consigliere: Mastacchi

(Discussione e ritiro)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo adesso alla risoluzione 5338 per impegnare la Giunta a intervenire affinché vengano prorogate le graduatorie per il personale con ruolo sanitario e per gli operatori socio-sanitari che scadono entro l’anno e i contrari che dovessero scadere prima dell’avvio delle procedure di stabilizzazione, al fine di evitare comportamenti eterogenei che possano alimentare tensioni nelle more di una procedura di stabilizzazione. La risoluzione è stata presentata dal consigliere Mastacchi.

È aperto il dibattito generale. Dieci minuti per ogni consigliere.

Ha chiesto la parola il consigliere Mastacchi.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Per l’illustrazione.

Il periodo di emergenza che abbiamo appena attraversato, speriamo di averlo già attraversato e di non essere ancora al suo interno, ci ha lasciato una serie di normative che sono sovrapposte, che in molti casi hanno risolto dei problemi al momento, ma che nel tempo provocano problematiche, storture e differenze di trattamento rispetto ai lavoratori della sanità.

Le assunzioni straordinarie, le stabilizzazioni effettuate nel periodo di emergenza stanno creando, appunto, non pochi malumori nel mondo degli operatori della sanità, in particolare a chi ha partecipato a regolari concorsi e ora in alcuni casi si vede penalizzato e superato a causa delle assunzioni effettuate con procedure di emergenza.

Vado a leggere il testo della risoluzione, che recita:

premesso che la drammaticità della crisi sanitaria ha accelerato le dinamiche già messe in atto dal Decreto Calabria, allentamento dei vincoli di spesa, superamento dell’imbuto formativo, e per fronteggiare l’emergenza sono state utilizzate procedure straordinarie di reclutamento del personale in deroga alla disciplina vigente, permettendo al servizio sanitario di contrastare la crisi epidemiologica in atto nelle regioni più colpite, fino al termine dello stato di emergenza;

evidenziato che la precarietà costituisce una delle tematiche sulle quali occorre impegnarsi sempre più in forza dell’articolo 1, comma 268, lettera b), della legge di bilancio 2022 e pone una norma transitoria per la stabilizzazione mediante contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato del personale del ruolo sanitario, degli operatori socio-sanitari aventi, in base a rapporti a termine, una determinata anzianità di servizio presso enti ed aziende del servizio sanitario nazionale, ivi compresi quelli che non sono più in servizio; la nuova possibilità può trovare applicazione nel periodo 1 luglio 2022-31 dicembre 2023, in coerenza con il Piano triennale dei fabbisogni di personale, nel rispetto dei limiti generali di spesa per il personale degli Enti e di aziende del Servizio sanitario nazionale.

Atteso che l’articolo 20-ter del decreto-legge n. 4 del 2022 ha specificato che nel summenzionato periodo 1 luglio 2022-31 dicembre 2023 “gli Enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale possono procedere, secondo criteri di priorità stabiliti da ciascuna Regione, alle condizioni suddette, alla stabilizzazione dei soggetti in esame a tempo determinato che abbiano maturato al 30 giugno 2022, alle dipendenze di un Ente o azienda del Servizio sanitario nazionale, almeno 18 mesi di servizio anche non continuativi, di cui almeno 6 mesi nel periodo intercorrente tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022”, in base al piano dei fabbisogni sono stati banditi i concorsi per il personale con ruolo sanitario e per gli operatori sociosanitari, le cui graduatorie scadono a fine anno, ma non tutti gli idonei sono stati ancora assunti e attualmente sono ancora precari all’interno delle strutture e in questi anni hanno permesso la tenuta di interi reparti ospedalieri, strutture di pronto soccorso, ambulatori e aziende sanitarie, attendendo con ansia lo scorrimento delle graduatorie”.

Passiamo all’impegno della Giunta. Si chiede quindi alla Giunta e al presidente di intervenire. Aggiungo una nota, sollecitando anche Governo e Parlamento “affinché vengano prorogate le graduatorie per il personale con ruolo sanitario e per gli operatori sociosanitari che scadano entro l’anno e i contratti che dovessero scadere prima dell’avvio delle procedure di stabilizzazione, al fine di evitare comportamenti eterogenei che possano alimentare tensioni nelle more di una procedura di stabilizzazione che non deve pregiudicare i lavoratori che hanno superato con fatica regolari concorsi, ma deve garantire a livello regionale uniformi modalità operative in materia di reclutamento del personale, prevedendo contestualmente alle procedure di stabilizzazione, lo scorrimento delle graduatorie vigenti”.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ci sono richieste di intervento su questa risoluzione? Consigliera Soncini, prego.

 

SONCINI: Grazie, presidente.

Innanzitutto mi preme ricordare una cosa che anche l’assessore Donini ha ribadito spesso nella Commissione sanità, ovvero che la Regione è impegnata da anni, ancor di più da inizio pandemia, a stabilizzare, assumere e assicurare il turnover del personale sanitario, e, considerando le assunzioni a tempo determinato e indeterminato a partire dall’emergenza Covid, la sanità regionale può contare su quasi 6.000 persone in più tra medici, infermieri, OSS, amministrativi, dirigenti sanitari e altri operatori.

Già ora si registra una percentuale del personale a tempo determinato del 5 per cento tra le più basse in Italia, considerando che il contratto Collettivo nazionale prevede come tetto massimo il 20 per cento. Certo, ci sta a cuore, a maggior ragione durante un periodo così complesso, il tema del futuro stabile, certo, evitando di disperdere il prezioso patrimonio di esperienza acquisita da parte del personale al servizio dei cittadini e della sanità pubblica. Mi preme però sottolineare questo aspetto, l’ho detto anche prima al consigliere Mastacchi: il fatto che si impegni il Presidente della Giunta regionale ad intervenire affinché c’è un tema, una motivazione molto tecnica, cioè il fatto che in merito alla proposta di risoluzione in oggetto e a quell’impegno si ricorda che la proroga della graduatoria non è di competenza regionale, ma è stabilita a livello nazionale. Per questo la nostra Regione non può autonomamente decidere in questo senso.

Ricordo anche che dall’anno 2020, le graduatorie dei concorsi hanno una validità biennale e non più triennale. Ricordo anche, proseguendo il ragionamento iniziale, quello che possiamo fare noi: il modo per valorizzare le esperienze e sviluppare le competenze e le professionalità acquisite sono i concorsi di stabilizzazione del personale precario. Tant’è che poco più di un mese fa è stato dichiarato, da parte della Giunta, che proseguiamo su quanto già previsto. Si prosegue, si rafforza il piano della Regione per stabilizzare il personale sanitario e sociosanitario, infatti, a inizio ottobre in tutte le aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna usciranno i bandi, uniformi a livello regionale, che interesseranno potenzialmente migliaia di lavoratori e lavoratrici.

Questo è quanto ha comunicato l’assessorato alla sanità, la Giunta, quindi in questo senso ovviamente a noi sta davvero a cuore il futuro della sanità pubblica, quindi un impegno a difendere la sanità pubblica, l’idea di un sistema sanitario universale, ovviamente il diritto alla salute, un sistema sanitario universale che garantisca uguali condizioni di accesso e che non faccia differenze tra le persone. La valorizzazione del personale sanitario ci consente ovviamente questo, però i limiti e l’impossibilità, quindi, nell’accogliere il testo così come presentato derivano da quanto ho esplicitato in questo intervento.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Non vedo altre richieste di intervento.

Passiamo alle dichiarazioni di voto. Cinque minuti per un consigliere per Gruppo.

Ha chiesto la parola il consigliere Mastacchi.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Faccio seguito all’intervento della consigliera Soncini e anche a valle dell’interlocuzione che abbiamo avuto prima della discussione. Prendo atto che la proroga della graduatoria è di competenza nazionale e che ci sarà questo bando di concorso di stabilizzazione dei precari ad inizio ottobre. Adesso io non ho molto le idee chiare se questo concorso sarà in grado di sanare una situazione così anomala, ma ho sentito da parte della consigliera Soncini una disponibilità a riprendere eventualmente l’argomento e a fare una valutazione più approfondita per eventualmente presentare e discutere un’evoluzione di questa risoluzione che abbia un testo concordato in Commissione Sanità.

Prendo, pertanto, la sua frase virgolettata che l’”argomento ci sta a cuore, sta a cuore a tutti” e con questo presupposto preannuncio già che nei prossimi giorni ci confronteremo, per poi fare un passo avanti su questo argomento.

Grazie.

PRESIDENTE (Zamboni): Non vedo nessun altro iscritto a intervenire. Prego, consigliera Soncini.

 

SONCINI: Ho già dichiarato, ma ci tengo a sottolineare in questo senso che questo testo così com’è scritto per noi presuppone un voto contrario. Certo, se il consigliere, per consentire anche l’interlocuzione per scrivere un testo anche dal punto di vista tecnico puntuale e corretto, vuole ritirare la risoluzione in oggetto in votazione oggi… Se si vota, il voto è quello che ho dichiarato. Sennò, se la ritira e si fa una discussione diversa, io ci sono, come ho detto prima.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Prego, consigliere Mastacchi.

 

MASTACCHI: Grazie.

Vista la disponibilità ribadita dalla consigliera Soncini ritiro la risoluzione, per essere rivista e ripresentata in Commissione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Perfetto. Quindi, l’oggetto 5338 è ritirato.

 

OGGETTO 5120

Risoluzione per impegnare la Giunta regionale a sollecitare il Parlamento a legiferare, per superare la regola dell’automatismo del cognome paterno, nel solco del principio di eguaglianza e quale elemento dell’identità personale del figlio o della figlia, secondo i dettami della Corte costituzionale. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Amico, Mori, Gerace, Caliandro, Pillati, Zamboni, Costi, Montalti

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo adesso alla risoluzione 5120: risoluzione per impegnare la Giunta regionale a sollecitare il Parlamento a legiferare per superare la regola dell’automatismo del cognome paterno, nel solco del principio di eguaglianza e quale elemento dell’identità personale del figlio o della figlia, secondo i dettami della Corte costituzionale.

La risoluzione vede come primo firmatario il consigliere Mumolo ed è stata sottoscritta anche dai consiglieri Amico, Mori, Gerace, Caliandro, Pillati, Zamboni, Costi, Montalti.

La parola al consigliere Mumolo per l’illustrazione.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Evidentemente oggi non funziona il sistema di prenotazione, almeno per me.

Solo due parole per illustrare questa risoluzione, che discende da una sentenza della Corte Costituzionale, Corte Costituzionale che ha emesso una pronuncia storica a seguito di un ricorso presentato da una coppia che aveva due figli con il solo cognome materno e voleva dare anche all’ultimo nato il solo cognome materno, per consentirgli di formare la sua identità in maniera omogenea a quella dei figli precedenti.

I primi due fratelli erano stati registrati con il cognome della madre prima del matrimonio, poi, dopo il matrimonio tra la madre e il padre, che nell’occasione aveva anche riconosciuto i due figli, i due sposi hanno deciso di lasciare a entrambi soltanto il cognome della madre, e, per non creare differenze tra fratelli, avrebbero voluto fare lo stesso anche con il terzo figlio, nato due anni dopo, in costanza di matrimonio, ma gli uffici dell’anagrafe comunale giustamente si sono opposti, concedendo soltanto l’iscrizione con il doppio cognome.

In base alla legislazione in essere non era possibile accogliere la richiesta dei genitori, perché ancora esisteva nel nostro ordinamento una regola, che risente del modello patriarcale della famiglia, secondo la quale, se c’è accordo tra i genitori, si potevano inserire entrambi i cognomi, se non c’era accordo tra i genitori, il cognome era automaticamente quello del padre, una regola che rendeva il nostro Paese quasi isolato nel panorama europeo, una regola che era stata anche sanzionata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che nel 2014 aveva rilevato il contrasto tra questa regola e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

La pronuncia della Corte Costituzionale apporta due importanti novità. La prima è che, se i genitori non sono d’accordo sul cognome da dare al nato, automaticamente andranno entrambi i cognomi, mentre prima andava automaticamente il cognome del solo padre, e questo era evidentemente discriminatorio nei confronti della madre. La seconda novità è che i genitori possono scegliere, se sono d’accordo, di dare il cognome della madre o del padre o di entrambi.

Questa pronuncia ha una portata storica non solo nell’interesse delle madri, ma anche nell’interesse dei figli, tenuto conto che la scelta del cognome sarà frutto di una preferenza condivisa e quindi il figlio o la figlia nascerà in una famiglia in cui vi sarà la piena applicazione del principio di uguaglianza. È chiaro che ora è necessario un intervento del legislatore, non tanto per dare attuazione ai principi della Corte, perché sono già princìpi entrati nel nostro ordinamento giuridico, ma perché con la pubblicazione della pronuncia le norme in essere risultano caducate e quindi vi è la necessità di una legge che, oltre a riaffermare il principio, dia una specifica e dettagliata regolamentazione.

La Corte, come dicevo, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di tutte le norme che prevedono l’automatica attribuzione del cognome del padre con riferimento ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi. È ora compito del legislatore regolare tutti gli aspetti connessi alla presente decisione.

Con questa risoluzione chiediamo alla Giunta regionale di sollecitare il Parlamento a legiferare in materia sulla base di quanto stabilito dalla Corte costituzionale, superando la regola dell’automatismo del cognome paterno nel solco del principio di uguaglianza e quale elemento dell’identità personale del figlio o della figlia.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ci sono richieste di intervento su questa risoluzione? Consigliera Catellani, prego.

 

CATELLANI: Grazie, presidente.

Premetto che per quanto sia stato molto puntuale il collega Mumolo, è già veramente un caos riuscire a capire qual è il contenuto della sentenza. L’ho letta. La sentenza, la n. 131, parte da due questioni: violazione e discriminazione nei confronti della donna, che in questo caso è mamma, e tutela dell’identità del minore, che però strapazziamo già appena nato.

La Corte, oltre a stabilire il sorpasso dell’automatismo, prevede però anche alcune critiche importanti in questa sentenza: impedire un meccanismo di moltiplicazione selvaggia – forse selvatica, dovrei dire – dei cognomi in capo ai figli, lesivo della funzione identitaria del minore, cioè lesivo e mistificatore di quelli che possono essere i rapporti di diritto pubblico e di diritto privato nei quali il minore si va a inserire.

L’altra critica che pone la sentenza è quella di rischiare, chiedo scusa per la voce ma sono due giorni che parlo, di avere magari fratelli, con cognomi diversi. Lo dite anche voi nel corpo del vostro documento: la normativa vigente prevede la regola dell’automatismo. Poi dite che la regola è rigida.

Ora, esco un attimo dal tema della risoluzione. Le regole sono rigide. Le regole devono essere residenti. La “R” di rigido significa che non possono essere né tiepide né timide, sono rigide: quella è e quella si rispetta, perché non crea confusione.

Io non credo neppure… Io mi chiamo Catellani da tanto tempo; ma non credo che il chiamarmi Catellani abbia leso in una qualche maniera l’identità della mia mamma (che si chiama Staderini), e neppure l’ha resa invisibile. La mia mamma è la mia mamma e io mi chiamo Catellani.

Come dovrebbe cambiare? L’ordine dei cognomi è deciso dai genitori perché si presuppone che la mamma e il babbo siano comunque d’accordo: si chiama come il babbo, o si chiama come la mamma, oppure si chiama prima come il babbo e poi come la mamma, oppure viceversa. Però, se i genitori non sono d’accordo cosa facciamo? Andiamo in tribunale. Questo è appena nato, è ancora piccino così e andiamo già in tribunale. Non ci andiamo abbastanza, a sufficienza con tutte le separazioni che ci sono? Perché la mamma è invisibile? Collega Mumolo, ma la sua mamma è invisibile, secondo lei? La mia no. Io sono molto serena: la mia mamma c’è ed è la mia mamma, anche se io mi chiamo Catellani.

Io non sono in Commissione V, ma per fortuna, per fortuna. Non ci sono voluta andare proprio volutamente, perché queste cose non riesco a comprenderle. Voi parlate del migliore interesse del minore, creando in realtà una confusione sin dall’inizio della nascita di questo bambino.

Ho anche pensato a un certo punto che avreste ritirato l’atto. L’ho pensato. Sono presuntuosa? No. Però, ho detto: ma santa pazienza, con tutti i problemi che arriveremo ad avere – questa dovevate aspettarvela –, con quello che succederà anche dal punto di vista economico, le crisi che arriveranno, e le abbiamo annunciate e sovra-annunciate, andiamo a impegnare il Parlamento con questa cosa, che è importante. Tuttavia, siccome della grossa confusione non vi è mai stata e la mia mamma è la mia mamma, io mi chiedo perché oggi dobbiamo impegnare il Parlamento.

Vi dico un’altra cosa. Non è che votiamo contro per tutte le cose che vi ho detto. Noi, in realtà, votiamo contro per un altro motivo. Avremmo votato contro comunque. Ma nel momento in cui voi mi presentate una risoluzione, esimi colleghi, e in questo caso non parlo di colleghi di Consiglio regionale, sto parlando di un altro tipo di colleghi, allora io mi aspetto che nel dispositivo di questa risoluzione siano anche indicati tutti quelli che sono i punti critici, e cioè che cosa deve fare il Parlamento, quindi evitare la moltiplicazione dei cognomi – io me lo aspetto da un tecnico, me lo aspetto – ed evitare che i fratellini possano avere cognomi diversi. E mi permetto perché questa mattina la collega Piccinini ha citato Dio, padre e famiglia…

 

(interruzioni)

 

CATELLANI: Dio, patria e famiglia, chiedo scusa. Sì, è vero. Mi dispiace, ho sbagliato. Dio, patria e famiglia. Probabilmente noi le regole le sappiamo rispettare e non abbiamo delle confusioni mentali. Per cui, la nostra mamma – lo ripeto – non è invisibile anche se noi ci chiamiamo tutt’oggi con il cognome soltanto del nostro babbo. Però, la prossima volta, se volete che almeno la valutiamo la risoluzione, la fate completa, non scrivendo soltanto quello che volete, ma anche le criticità, che il Parlamento dovrà valutare, visto che non è questa la sede, e andiamo a impegnare qualcuno che adesso sta dall’altra parte. Secondo me è meglio, visto che non c’è più il collega Caliandro, siccome questi atti non sono gli atti del comunello, cerchiamo di stare aderenti a quelle che sono le esigenze più immediate. Grazie.

PRESIDENTE (Zamboni): Altre richieste di intervento? Il consigliere Mumolo ci sta provando di nuovo.

Ha chiesto, intanto, di intervenire il consigliere Amico.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Per dire che, ovviamente, avendo anche sottoscritto la risoluzione, questa mi trova d’accordo e il nostro voto sarà ovviamente favorevole all’impegno che chiediamo di fare.

Le argomentazioni che abbiamo appena sentito rispetto ad altre problematiche ben più urgenti, pressanti, concrete e basilari mi possono anche trovare d’accordo, ma nello stesso tempo non si capisce perché una cosa semplice come quella di un rispetto di una sentenza della Corte Costituzionale, nonché anche una normazione che serva a fugare tutta una serie di questioni problematiche, che anche la stessa consigliera Catellani ha provato ad enumerare, non sia utile a rimettere in fila le varie questioni.

Varie questioni che sono frutto di un elemento di rigidità, che non è una rigidità di carattere normativo, ma penso sia una rigidità di natura culturale, di “si è sempre fatto in un certo modo, non dobbiamo cambiarlo, si è sempre pensato a una patrilinearità e non possiamo pensare invece a una matrilinearità”, non possiamo pensare ad a una concordia da parte dei genitori nell’attribuzione del cognome da assegnare ai propri figli e non possiamo pensare di costruire un tessuto e un contesto attraverso il quale sostanzialmente la trasmissione del cognome, nel caso ci sia una scelta da parte dei genitori e non un automatismo immediato per legge, possa essere in qualche maniera manifestata, condotta e portata avanti.

Questo perché quella rigidità della tradizione è una rigidità che non ha niente a che fare con la rigidità delle norme, le quali, una volta stabilite, sono norme e come tali sono rigide, ma che trascina con sé una serie di questioni che invece non vanno sicuramente trascurate. Ecco perché credo che arrivare oltre che a sancire per sentenze di Corte costituzionale, anche attraverso una normazione più compiuta, l’attribuzione del cognome ai propri figli possa essere una strada assolutamente da percorrere, che non è lesiva di alcuna altra priorità di carattere generale concreto, ma serve sostanzialmente a dare seguito a quanto, con colpevole ritardo, invece, il nostro Paese ha maturato nella possibilità di attribuire cognomi differenti nei confronti dei propri figli.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Vuol cambiare postazione? Sennò, vediamo se almeno riesce a intervenire.

 

MUMOLO: Posso provare a cambiare postazione.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ha la parola il consigliere Mumolo. Lo dico per la registrazione.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Molto velocemente, per una brevissima risposta alla collega Catellani. Io penso che davvero ognuno sia libero di scegliere, fa le sue scelte, se lei è contenta così, la sua mamma è contenta così, per me non è proprio un problema, nel senso che anche la legge prevede che i genitori possano stabilire tranquillamente se dare il cognome del padre ai figli. Questo davvero non è un problema.

Il problema è un altro. Il problema è che noi dal punto di vista europeo siamo molto in ritardo. Il problema è che c’è stata una sentenza della Corte costituzionale che impegna tutti quanti noi, che impegna una parte politica, impegna tutti quanti noi. Con questa sentenza la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionali alcuni articoli del Codice. Noi quindi dobbiamo necessariamente legiferare, perché altrimenti, collega, si verifica il caos che lei adombrava. Se cioè non c’è una normazione in Parlamento rispetto alla sentenza della Corte costituzionale, davvero ci può essere il caos.

Invece quello che serve è semplicemente quello che chiediamo con questa risoluzione. Mi meraviglia che voi votiate contro, perché noi chiediamo semplicemente, sulla base della sentenza, che c’è, sulla base di articoli del codice che non ci sono più, e che oggi non ci sono più perché sono stati dichiarati incostituzionali, noi chiediamo semplicemente che la Giunta regionale solleciti il Parlamento a legiferare in materia, in modo da rendere ordinata questa disciplina, ordinata.

Il Parlamento in questo momento ha l’obbligo di legiferare, e noi chiediamo che si legiferi in fretta perché la sentenza della Corte costituzionale certamente non è retroattiva, quindi ciò che è successo nel passato non si cambia, non si deve modificare. Ma nel futuro, oggi, per ogni figlio nato, non c’è una norma che stabilisca che cosa esattamente si possa fare.

Si può ragionare sul fatto che alcune norme sono state dichiarate incostituzionali, ma non c’è una normazione precisa. Noi chiediamo semplicemente che al più presto, ma anche per una regola che riguarda tutti, anche per una regola comune nelle anagrafi, il Parlamento legiferi una cosa che, davvero, non solo non dovrebbe suscitare problemi da parte nessuno, perché ognuno sarà libero di dare il cognome ai figli per come vuole e i coniugi potranno tranquillamente accordarsi. Certamente, se non raggiungono un accordo, deciderà il giudice. Ma se non raggiungono un accordo, forse il problema non è il cognome dei figli, ma probabilmente c’è qualche altro problema all’interno di quella coppia.

Chiediamo semplicemente che la Giunta solleciti il Parlamento a legiferare, e speriamo che lo faccia in fretta.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ha chiesto la parola il consigliere Lisei.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Intervengo perché, tra l’altro, essendo stato eletto, credo che l’indicazione fatta all’interno di questa risoluzione sarà sicuramente uno dei primi temi che affronterà il Parlamento in questo momento, nel quale evidentemente non ci sono altre priorità.

Quello che mi permetto sommessamente di evidenziare al collega è che proprio le sue parole rendono del tutto inutile questa risoluzione. È chiaro che, nel momento in cui c’è una sentenza della Corte costituzionale, come è stato citato dal collega, che dichiara incostituzionale una parte della normativa e indica una serie di princìpi, che tra l’altro non sono tutti richiamati all’interno di questa risoluzione, è pleonastico dire: fate qualcosa. Insomma, dobbiamo invitare la Giunta a invitare il Parlamento a fare una cosa che dovrà fare. Spiegatemi il senso logico di presentare una risoluzione.

Un conto è una risoluzione che chiede alla Giunta di chiedere al Parlamento di fare una cosa sulla quale c’è un ambito di discrezionalità. Puoi farla, puoi non farla, e vedi come regolarti. Altra cosa è invitare la Giunta a invitare il Parlamento a fare una cosa che dovrà fare. Di questo si tratta. Quindi, vorrei capire il senso politico e il senso logico di questa risoluzione perché…

 

(interruzione)

 

LISEI: Le anagrafi non sanno cosa fare? Siete stati al Governo fino a ieri, mi domando che cosa avete fatto. Vi sarete girati i pollici al Governo. Oggi il Governo, tra le altre cose, non c’è, nel senso che c’è per l’ordinaria amministrazione. Capisco che è un richiamo al precedente Governo, di cui la vostra maggioranza faceva parte, che si è girata i politici rispetto a una sentenza della Corte costituzionale. Di fatto, ci faremo carico anche di questo fardello come nuovo Governo e sicuramente faremo una cosa che va fatta, perché va fatta. Ma, ripeto, non c’è bisogno dell’invito dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna. Mi viene il dubbio perché il contenuto non motivazionale è un contenuto che introduce già e vuole già tracciare un solco, arrogandosi ‒ tra virgolette ‒ un pensiero che vuole vincolare l’azione del legislatore. Questo è il problema della risoluzione. Sennò la risoluzione non avrebbe alcun senso logico.

Quindi, nel testo si dà atto a un’interpretazione parziale della sentenza della Corte costituzionale, si prende quello che ci pare, dando per scontato che la direzione deve essere quella che viene indicata, senza affrontare tutta una serie di altre problematiche, che il Parlamento dovrà affrontare.

Come ricordava la collega Catellani, le regole sono rigide. Se sono rigide ‒ tra virgolette ‒ c’è un motivo. La legge richiede che non si creino confusioni nel momento in cui quei poveri disgraziati delle anagrafi dovranno applicarla. Quindi, non è che ci possiamo limitare a dire: “I genitori si metteranno d’accordo. Ne scelgono uno, ne scelgono due, scelgono prima uno e poi l’altro”. Esiste anche la peregrina ipotesi che i genitori non si mettano d’accordo. Credo sia un’ipotesi ‒ tra virgolette ‒ più che peregrina. Tutti abbiamo il piacere e vorremmo avere il piacere che il nostro cognome si protraesse nel tempo, quindi avesse una funzione anche di memoria. Purtroppo, però, bisogna fare delle scelte, bisognerà fare delle scelte che determineranno degli automatismi, anche degli automatismi. Sennò ci troveremo tra trent’anni con dei figli con venticinque cognomi. Sennò ci troveremo tra venticinque anni con le anagrafi che non sapranno più come fare, perché non capiremo neanche più chi è figlio di chi. Avremo Marco Lisei, Catellani, Pompignoli, Mumolo, Rossi e Caliandro.

Credo che degli automatismi dovranno necessariamente essere individuati nel caso in cui non ci sia un accordo tra i coniugi. Anche perché faccio fatica a pensare a un giudice che decide se è meglio un cognome piuttosto che l’altro o se i cognomi devono essere ridotti da due a uno o se devono essere ridotti tra cinquant’anni da trenta a sette. Quindi, il legislatore interverrà. Stia sereno il collega Mumolo. Anzi, stia più sereno di quanto non lo sia stato fino adesso. La sua maggioranza, che sarebbe dovuta intervenire su questo tema, non l’ha fatto nei tempi dovuti. Sicuramente lo farà il nuovo Governo.

Ripeto: il nostro voto contrario a questo ordine del giorno ‒ e anticipo, ovviamente, la dichiarazione di voto ‒ sarà tale proprio perché l’ordine del giorno: a) invita a fare qualcosa che deve essere fatto per forza, quindi non è nell’alveo della discrezionalità, quindi sicuramente verrà fatto; b) non cita correttamente tutti i princìpi enucleati all’interno di quella sentenza; c) indica già una direzione che non è la direzione che necessariamente si potrà prendere, perché alcuni automatismi credo che dovranno essere per forza individuati dal legislatore, che non siano ovviamente quelli preclusi dalla sentenza della Corte costituzionale, che rispettino i princìpi indicati dalla Corte costituzionale. Francamente, trovo poche ragioni, alla base di questo ordine del giorno, se non appunto quella di voler già mettere le mani avanti su determinati temi.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Consigliere Mumolo, forse vuole intervenire di nuovo e non riesce a prenotarsi?

 

MUMOLO: Chiedo solamente il voto elettronico.

 

PRESIDENTE (Zamboni): D’accordo.

Se non ci sono altri interventi, anche in dichiarazione di voto, passiamo subito alla votazione. Non vedo alcuna richiesta.

Passiamo alla votazione della risoluzione con voto elettronico.

Do l’esito della votazione:

 

Favorevoli 21

Contrari 7

Astenuti 0

 

È approvata.

 

OGGETTO 4263

Risoluzione per impegnare la Giunta a mettere in atto tutti gli interventi utili alla prevenzione e al contrasto dei disturbi alimentari, aggravatisi durante la pandemia da Covid-19, anche istituendo tavoli di lavoro ad hoc e mettendo a punto protocolli specifici per affrontare e gestire tali patologie. A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Pelloni, Bergamini, Marchetti Daniele, Stragliati, Facci

(Rinvio in Commissione)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo all’oggetto 4263: risoluzione di cui è primo firmatario il consigliere Pompignoli. Mi era giunta voce che sarebbe stato dirottato in Commissione.

Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Mi aspettavo sinceramente che il Partito Democratico mi dicesse su questa risoluzione il da farsi.

 

(interruzione)

 

POMPIGNOLI: Esatto. Ho visto la vicepresidente prenotata, quindi aspetto che mi dica qualcosa lei.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ha chiesto la parola la consigliera Soncini. È lei l’attrice della risposta?

 

SONCINI: Grazie, presidente.

Giusto per sottolineare che confermo che abbiamo proposto – dico abbiamo io come Presidente della Commissione IV e la presidente Francesca Marchetti – al consigliere Pompignoli, rispetto a questo tema della prevenzione del contrasto di disturbi del comportamento alimentare, di fare un punto, con Commissioni congiunte, per avere una mappa di quelle che sono le risorse già presenti sul territorio e le attività in atto, quindi anche la loro offerta assistenziale, anche perché questo ci consente di facilitare conoscenze e accesso a quello che è già in atto e alle persone che sono coinvolte da questo, fare un punto, anche perché ci è utile avere dei dati sui terribili effetti collaterali della pandemia su questi aspetti. Ovviamente il coinvolgimento della Commissione presieduta dalla collega Francesca Marchetti è indispensabile rispetto al tema anche dei giovani.

Questa è la proposta di Commissione puntuale, con un’informativa e un’audizione, e poi lavorare, in base a quello che emerge anche nella Commissione, a un testo, a un atto di indirizzo, partendo ovviamente dal fatto che la prima proposta è quella che è iscritta oggi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie.

Presidente Soncini, non la volevo declassare. Le avevo già dato il ruolo di vicepresidente dell’Assemblea, quindi si figuri un po’.

Va benissimo, nel senso che la risoluzione viene rinviata in Commissione. Concordo sul percorso, quindi sulla possibilità di ampliare la tematica basandoci sul corpo della risoluzione che abbiamo presentato. Quindi, di fatto accolgo la richiesta.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Su questa proposta di rinvio in Commissione chiedo un intervento a favore e uno contro.

Se non ci sono voti contrari, votiamo.

Chi è favorevole al rinvio in Commissione?

È approvato.

 

Tutti favorevoli. Perfetto.

Questa risoluzione va in Commissione.

Sono le ore 17,20. Direi di sospendere la seduta.

 

(interruzioni)

 

PRESIDENTE (Zamboni): No? Riusciamo a farla?

 

OGGETTO 5440

Risoluzione per impegnare il Presidente e la Giunta regionale a prendere le distanze dalle dichiarazioni rilasciate dal consigliere comunale di Bologna Mattia Santori relativamente alla cannabis. A firma dei Consiglieri: Rancan, Stragliati, Rainieri, Occhi, Delmonte, Catellani, Bargi, Pelloni, Marchetti Daniele, Facci, Liverani, Bergamini, Pompignoli, Montevecchi

(Reiezione)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Risoluzione 5440 per impegnare il presidente e la Giunta regionale a prendere le distanze dalle dichiarazioni rilasciate dal consigliere comunale di Bologna Mattia Santori relativamente alla cannabis, a firma dei consiglieri Rancan, Stragliati, Rainieri, Occhi, Delmonte, Catellani, Bargi, Pelloni, Marchetti Daniele, Facci, Liverani, Bergamini, Pompignoli, Montevecchi.

Chi chiede di intervenire? Non ci sono richieste di intervento?

Se nessuno interviene, ci sono dichiarazioni di voto?

Mettiamo in votazione.

 

(interruzioni)

 

PRESIDENTE (Zamboni): È lo stesso. Scusate. Io ho chiesto se qualcuno voleva intervenire in dibattito, e nessuno ha preso la parola. In dichiarazione di voto nessuno prende la parola. Si va in votazione. Mi sembra chiaro.

Votiamo.

Favorevoli? Contrari?

È respinta.

 

La risoluzione, quindi, non è approvata.

I lavori sono finiti.

Scusate, c’erano astenuti? Non ho chiesto gli astenuti. Non c’erano astenuti. Va bene.

La risoluzione, in base ai voti espressi, è respinta.

La seduta è chiusa per esaurimento dell’ordine del giorno.

 

La seduta ha termine alle ore 17,23

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO; Michele BARCAIUOLO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI

gli assessori Mauro FELICORI, Alessio MAMMI, Elena SCHLEIN.

Hanno comunicato di non partecipare alla seduta gli assessori Paolo CALVANO, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Barbara LORI e il consigliere Gian Luigi MOLINARI.

 

Votazioni elettroniche

OGGETTO 5163

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Parlamento e il Governo, per quanto di competenza, a proseguire nell'iter diretto alla definizione per via legislativa del salario minimo, come strumento centrale nel contrasto della povertà, nella difesa della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici e nella tutela della legalità. A firma della Consigliera: Piccinini

 

Presenti: 32

Favorevoli: 32

Assenti: 18

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BARGI Stefano; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; CATELLANI Maura; COSTA Andrea; COSTI Palma; DAFFADÀ Matteo; FABBRI Marco; FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; LIVERANI Andrea; MARCHETTI Francesca; MASTACCHI Marco; MONTALTI Lia; MONTEVECCHI Matteo; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; OCCHI Emiliano; PARUOLO Giuseppe; PICCININI Silvia; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; POMPIGNOLI Massimiliano; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; TARUFFI Igor; ZAPPATERRA Marcella; ZAMBONI Silvia

 

Assenti:

BARCAIUOLO Michele; BERGAMINI Fabio; BESSI Gianni; BONACCINI Stefano; CASTALDINI Valentina; DELMONTE Gabriele; FACCI Michele; GIBERTONI Giulia; LISEI Marco; MALETTI Francesca; MARCHETTI Daniele; MOLINARI Gian Luigi; PELLONI Simone; PETITTI Emma; RAINIERI Fabio; RANCAN Matteo; STRAGLIATI Valentina; TAGLIAFERRI Giancarlo

 

OGGETTO 5120

Risoluzione per impegnare la Giunta regionale a sollecitare il Parlamento a legiferare, per superare la regola dell’automatismo del cognome paterno, nel solco del principio di eguaglianza e quale elemento dell’identità personale del figlio o della figlia, secondo i dettami della Corte costituzionale. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Amico, Mori, Gerace, Caliandro, Pillati, Zamboni, Costi, Montalti

 

Presenti: 29

Favorevoli:22

Contrari: 7

Assenti: 21

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BESSI Gianni; BONDAVALLI Stefania; CALIANDRO Stefano; COSTA Andrea; DAFFADÀ Matteo; FABBRI Marco; FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; MARCHETTI Francesca; MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PICCININI Silvia; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella; MALETTI Francesca

 

Contrari:

BARGI Stefano; CATELLANI Maura; LISEI Marco; LIVERANI Andrea; MONTEVECCHI Matteo; PELLONI Simone; POMPIGNOLI Massimiliano

 

Assenti:

BARCAIUOLO Michele; BERGAMINI Fabio; BONACCINI Stefano; BULBI Massimo; CASTALDINI Valentina; COSTI Palma; DELMONTE Gabriele; FACCI Michele; GIBERTONI Giulia; MARCHETTI Daniele; MASTACCHI Marco; MOLINARI Gian Luigi; OCCHI Emiliano; PARUOLO Giuseppe; PETITTI Emma; RAINIERI Fabio; RANCAN Matteo; RONTINI Manuela; STRAGLIATI Valentina; TAGLIAFERRI Giancarlo; TARUFFI Igor

 

Emendamenti

OGGETTO 5643

Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Complemento di programmazione per lo sviluppo rurale del Programma strategico della PAC 2023-2027 della Regione Emilia-Romagna”. (99)

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Zappaterra, Daffadà

A pagina 138 Sostituire la tabella Pagamenti per tecniche di lavorazione ridotta dei suoli

 

Regione

Azione 3.1

euro/ettaro

Emilia-Romagna

280

 

Con la nuova formulazione

 

Regione

Azione 3.1

euro/ettaro

Emilia-Romagna

350

(Approvato)

 

OGGETTO 5163

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Parlamento e il Governo, per quanto di competenza, a proseguire nell'iter diretto alla definizione per via legislativa del salario minimo, come strumento centrale nel contrasto della povertà, nella difesa della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici e nella tutela della legalità. A firma della Consigliera: Piccinini

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Caliandro. Marchetti Francesca, Soncini, Mumolo, Taruffi, Gerace, Fabbri, Rontini

«Nell'ultimo capoverso, dopo le parole: "salario minimo" è aggiunto il seguente periodo:

"-avendo a riferimento i contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente maggiormente rappresentative sul piano nazionale."»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Bargi

«Nel "Premesso che" dopo le parole "essendo destinato solo a settori d'attività o gruppi di lavoratori" inserire il seguente capoverso:

"Secondo i dati Ocse, l'Italia è l'unico Paese europeo in cui i salari tra il 1990 e il 2020 sono diminuiti".»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma del consigliere Bargi

«Nel "Premesso che" dopo le parole "contribuire in misura significativa sulla crescita salariale dell'area dell'euro" inserire il seguente capoverso: "Nel primo trimestre del 2022, secondo l'Istat, la crescita delle retribuzioni contrattuali rimane contenuta. La durata dei contratti e i meccanismi di determinazione degli incrementi contrattuali seguiti finora hanno determinato un andamento retributivo che, considerata la persistenza della spinta inflazionistica, porterebbe, nel 2022, a una perdita di potere d'acquisto valutabile in quasi cinque punti percentuali".»

(Approvato)

 

Emendamento 4, a firma del consigliere Bargi

«Nel "Impegna la Giunta regionale" dopo le parole "alla crescita dell'economia e alla coesione sociale "inserire il seguente capoverso:

"a sollecitare il Parlamento e il Governo, per quanto di competenza, ad introdurre un meccanismo di adeguamento dei salari all'inflazione".»

(Approvato)

 

Comunicazione prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

INTERROGAZIONI

 

5738 - Interrogazione a risposta scritta per sapere se e come la Giunta intenda attivarsi per mettere un limite alla contribuzione dei comuni piccoli e montani al Fondo di solidarietà comunale. A firma del Consigliere: Mastacchi

 

5740 - Interrogazione a risposta scritta per sapere se e quando sia previsto l'aggiornamento del Regolamento regionale per la gestione degli ungulati. A firma dei Consiglieri: Bargi, Occhi, Pompignoli, Rainieri, Delmonte, Facci, Liverani, Montevecchi, Rancan, Catellani

 

5741 - Interrogazione a risposta orale in Commissione per conoscere il giudizio della Giunta sulle dichiarazioni rilasciate dal Consigliere del Comune di Bologna, con delega al Turismo e alle Politiche giovanili, alla luce dell'impegno della Regione Emilia-Romagna nella prevenzione e nel contrasto al consumo di droghe da parte dei giovani. A firma del Consigliere: Facci

 

5742 - Interrogazione a risposta scritta sull' applicazione delle regole e della normativa in materia di delega per il ritiro delle cartelle cliniche in tutte le strutture sanitarie della Regione Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Lisei

 

(Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno - n. 15 prot. NP/2022/2234 del 29 settembre 2022)

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Zamboni

Bergamini - Montalti

 

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