Espandi Indice

184.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2022

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDI DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 6096

Comunicazione del Presidente della Giunta sull’attuazione del Programma di Governo e Relazione del Presidente della Giunta all’Assemblea legislativa sull’attività della Giunta regionale nel 2021 (art. 28, comma 2, e art. 46 comma 3, dello Statuto, art. 19 del Regolamento interno).

 

OGGETTO 6016

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Disposizioni collegate alla legge regionale di stabilità per il 2023”. (59)

 

OGGETTO 6022

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2023-2025 (Legge di stabilità regionale 2023)”. (60)

 

OGGETTO 6023

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2023-2025”. (61)

(Continuazione discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

MORI (PD)

TAGLIAFERRI (FdI)

PICCININI (M5S)

PIGONI (BP)

ZAMBONI (EV)

CATELLANI (Lega)

STRAGLIATI (Lega)

POMPIGNOLI (Lega)

OCCHI (Lega)

CALIANDRO (PD)

RANCAN (Lega)

RONTINI (PD)

RAINIERI (Lega)

BONACCINI, Presidente della Giunta

CASTALDINI (FI)

PRESIDENTE (Zamboni)

Sull’ordine dei lavori

RANCAN (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

RANCAN (Lega)

RAINIERI (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

Ancora sugli oggetti 6096 - 6016 – 6022 - 6023

EVANGELISTI (FdI)

PICCININI (M5S)

FACCI (Lega)

MONTALTI (PD)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 09,41

 

PRESIDENTE (Petitti): Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 184 del giorno 21 dicembre 2022.

Partecipano in modalità telematica, ai sensi dell’articolo 102-bis del Regolamento interno, i consiglieri Caliandro, Costi, Mumolo e Zappaterra.

Riprendiamo dagli oggetti legati alla sessione di bilancio.

 

OGGETTO 6096

Comunicazione del Presidente della Giunta sull’attuazione del Programma di Governo e Relazione del Presidente della Giunta all’Assemblea legislativa sull’attività della Giunta regionale nel 2021 (art. 28, comma 2, e art. 46 comma 3, dello Statuto, art. 19 del Regolamento interno).

 

OGGETTO 6016

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Disposizioni collegate alla legge regionale di stabilità per il 2023”. (59)

 

OGGETTO 6022

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2023-2025 (Legge di stabilità regionale 2023)”. (60)

 

OGGETTO 6023

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2023-2025”. (61)

(Continuazione discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Oggetto 6096, comunicazione del Presidente della Giunta sull’attuazione del programma di Governo e Relazione del Presidente della Giunta dell’Assemblea legislativa sull’attività della Giunta regionale nel 2021.

Ai sensi dell’articolo 19 del Regolamento interno, la relazione sull’attuazione del programma di Governo, unitamente alla relazione della Giunta sulla propria attività, di cui all’articolo 46, comma 3 dello Statuto, viene svolta nell’ambito della sessione di bilancio di cui all’articolo 99 del Regolamento.

Poi oggetto 6016, progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Disposizioni collegate alle leggi regionali di stabilità per il 2023”.

Su questo oggetto insistono 12 proposte di emendamento: due a firma della consigliera Zamboni, tre a firma del consigliere Daniele Marchetti, uno, però, è stato ritirato; tre a firma del consigliere Facci, di cui uno successivamente ritirato, il n. 4; due a firma dei consiglieri Facci, Montalti e Bargi; uno a firma dei consiglieri Daniele Marchetti e Sabattini e uno a firma della consigliera Montalti.

Sono poi stati presentati sei ordini del giorno: uno a firma dei consiglieri Evangelisti, Tagliaferri e Cuoghi; uno a firma del consigliere Pompignoli, però successivamente ritirato; un ordine del giorno a firma della consigliera Catellani; uno a firma del consigliere Pompignoli; uno a firma della consigliera Zamboni e uno a firma della consigliera Piccinini.

Abbiamo poi l’oggetto 6022, progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2023-2025”.

Su questo oggetto è stata presentata una proposta di emendamento a firma del consigliere Daniele Marchetti.

Su questo oggetto, sempre, sono stati presentati cinque ordini del giorno: uno a firma della consigliera Zamboni; uno a firma dei consiglieri Pompignoli, Bulbi e Montalti; uno a firma dei consiglieri Rancan e altri; uno a firma dei consiglieri Piccinini e Mastacchi e uno a firma dei consiglieri, Facci, Evangelisti e Mastacchi.

Abbiamo poi l’oggetto 6023, che riguarda il progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2023-2025”.

Su questo oggetto sono state presentate tre proposte di emendamento a firma del consigliere Facci, e sedici ordini del giorno.

È stato aperto il procedimento di discussione, il dibattito generale, dopo le relazioni dei due relatori, di maggioranza e di minoranza. Siamo, quindi, in dibattito generale.

Passo la parola alla consigliera Mori. Prego, consigliera.

 

MORI: Grazie. Buongiorno, presidente. Buongiorno, colleghi.

Cerco di dare un contributo alla discussione, ritenendo il bilancio virtuoso, all’insegna di una coraggiosa continuità, che non rinuncia ad adeguare le nostre politiche ai bisogni urgenti di innovazione sociale ed economica. Definirei, quindi, così questa proposta di bilancio regionale che stiamo discutendo e che andiamo ad approvare nel periodo più difficile della nostra storia recente. Un periodo difficile, complicato, non adeguatamente sostenuto dal livello nazionale secondo un principio di sussidiarietà, anche per quanto riguarda la manovra, proprio per i mancati trasferimenti da parte dello Stato delle spese straordinarie Covid, lo abbiamo già detto, ma è bene ribadirlo e sottolinearlo, proprio a causa dell’inadeguato sostegno nazionale alle spese energetiche e ai costi inflazionistici che stanno gravando sui cittadini e su tutto il sistema.

Per tutti questi motivi, che anche i colleghi hanno ricordato, parliamo legittimamente di coraggio, quello che la volontà di mantenere standard egualitari nell’offerta sanitaria e sociale richiede, in una situazione di crisi e di incertezza profonda ed immersa in scenari geopolitici inediti e, a tratti, drammatici.

Dire “continuità” in Emilia-Romagna significa molto, soprattutto scegliendo di non aumentare la pressione fiscale e senza comprimere l’offerta dei servizi con un’inversione, di fatto, del principio di sussidiarietà verticale. Noi non rinunciamo ‒ questa manovra e l’aggiornamento al DEFR lo dimostrano ‒ a fare passi avanti per centrare tutti gli obiettivi politici che ci siamo dati a inizio mandato e nelle scorse legislature, in continuità, appunto. Non rinunciamo a dare risposte strutturali ai bisogni di equità e alle richieste di innovazione che arrivano da una società in mutamento e sempre più interconnessa con il mondo che, su tutto, va tutelato dai rischi concreti di impoverimento. Impoverimento economico, sì, ma anche demografico, sociale, culturale, educativo. Un impoverimento anche democratico, in ultima istanza, perché la mancanza di fiducia può produrre un impoverimento anche di partecipazione democratica.

Non nascondiamoci che oggi l’Emilia-Romagna rappresenta, nel suo piccolo, nel suo perimetro, un baluardo di innovazione e infrastrutturazione sociale, ciò indipendentemente dalle parti politiche o ideologiche di appartenenza, perché quando Helena Dalli, Commissario europeo per l’uguaglianza ospite dell’Assemblea legislativa, afferma “voi siete il modello, state cambiando concretamente la vita dei cittadini, qui vedo la strategia europea veramente applicata”, è un elemento di orgoglio, di orgoglio e soddisfazione per tutti e tutte, minoranza e maggioranza, che insieme contribuiscono a definire il perimetro dell’azione comune, anche nelle legittime e reciproche asperità, di discussione e di dialettica.

Qui abbiamo un metodo esemplificato dal Patto per il lavoro e per il clima che, investendo nella responsabilità collettiva moltiplica le energie e le risorse verso il raggiungimento di tutti gli obiettivi di sostenibilità.

La scelta di spendere in tre anni la gran parte dei fondi europei su interventi di sviluppo sostenibile e inclusivo altro non è che la scelta di costruire, insieme alle nostre comunità, soluzioni strutturali ai problemi urgenti delle persone. Misure concrete in grado di rafforzarne le competenze, politiche di assistenza e di sostegno a chi rimane indietro.

Alimentiamo il collante che unisce, che ci ha sempre reso forti, e lo facciamo mettendo a frutto la nostra capacità di essere una Regione pienamente europea. Questa è la verità: se possiamo oggi approvare un bilancio che consolida queste politiche, nonostante tutto, e anche politiche inclusive, di contrasto alle disuguaglianze, che frenano la crescita nonostante tutto, è perché abbiamo voluto e saputo investire fino in fondo nelle opportunità strategiche che l’Unione europea ha offerto ai propri territori.

Fra le tante differenze politiche che potrei mettere in rilievo, questa merita di essere sottolineata perché è una scelta di campo, di visione di futuro, non da oggi ma da molto tempo. La stessa visione che nel 2014 ci ha portato ad attuare in Emilia-Romagna la Convenzione del Consiglio d’Europa di prevenzione della violenza di genere e domestica, che ha voluto istituire una Commissione per la parità e i diritti delle persone con potere legislativo, che ha anticipato i diritti dei caregiver fin dal 2014, per cui stiamo aspettando la normativa nazionale in ritardo rispetto ai bisogni reali, con politiche che rimarchiamo essere davvero un collante.

Oggi, come ha già fatto la collega relatrice Montalti, i 3 milioni di risorse europee del programma regionale FESR con cui la Regione va quasi a raddoppiare l’impegno a sostegno delle imprese e professionalità femminile in Emilia-Romagna, dopo l’introduzione del nostro Fondo Women New Deal; la scelta di stanziare 6 milioni di euro sul biennio per sostenere i progetti di pari opportunità di enti locali, associazioni, organizzazioni e onlus a cui si aggiunge lo stanziamento di 1,3 milioni per integrare il sufficiente trasferimento statale sul reddito di libertà per le donne vittime di violenza.

La continuità di questi finanziamenti previsti per i servizi educativi all’infanzia, i caregiver familiari, il welfare di prossimità, il contrasto alla povertà, le politiche abitative e la prevenzione sono un segnale preciso, che ti dice che qui si cerca di non arretrare.

È questa la complessità che va affrontata nel nostro Paese, diritti negati, lavoro che non c’è, carenza di servizi e di condivisione e mancanza di condivisione del lavoro di cura. Ebbene, per invertire la tendenza rispetto alla denatalità, che è stato ed è un tema molto trattato, che nasconde spesso la rinuncia da parte delle giovani coppie a progettare nascite e genitorialità, è questa la complessità che bisogna affrontare.

La piccola ripresa che aveva segnato gli anni a cavallo del nuovo millennio è stata fermata dalla crisi iniziata nel 2008, che ha colpito particolarmente le generazioni più giovani, in difficoltà nel formare una famiglia, stante le problematiche che incontrano nell’entrare nel mercato del lavoro e nell’assicurarsi redditi decenti e ragionevolmente sicuri.

Difficoltà che accomunano uomini e donne, ma che per queste ultime presentano il rischio aggiuntivo degli effetti di una possibile maternità, quali il mancato rinnovo di un contratto di lavoro a termine per le lavoratrici dipendenti o l’essere considerate lavoratrici a rischio da un potenziale datore di lavoro, perché madri, o, ancora, di perdere clienti se lavoratrici autonome.

La diffusione di questi rapporti di lavoro temporanei, precari, particolarmente concentrati tra i giovani in generale, giovani donne in particolare, ha ampliato anche tra le lavoratrici il numero sempre più grande di instabilità, che non genera fiducia per il futuro.

Ecco perché, quando parliamo di denatalità e quando parliamo di investire sul contrastare questa deriva, non possiamo, a mio modestissimo parere, parlare di opzioni biologiche quali soluzioni strutturali rispetto a questo problema, perché mettere al centro la procreazione intesa come obbligo sociale, volto a rendere grande la nazione, la donna come angelo del focolare e macchina riproduttiva della razza la lasciamo alla propaganda di tempi bui, associando alle politiche socioeconomiche, invece, quella salute riproduttiva che è cultura della prevenzione e non di controllo dei corpi, soprattutto femminili.

La cura delle persone del pianeta, infatti (non è buonismo di Sinistra) dovrebbe essere una delle leve di innovazione più incisive per il progresso globale.

Vedete - e concludo -, stiamo assistendo da tempo ad una sorta di revisionismo culturale e politico che ci racconta il valore salvifico del merito, che potrebbe ingenerare il convincimento che ciascuno ce la fa da solo se è meritevole (poi bisogna capire chi è che valuta il merito).

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ più di silenzio.

 

MORI: Invece no, purtroppo il fatto che milioni di donne, ragazze e ragazzi italiani siano confinati nel lavoro povero e dequalificato e che non riescano a formarsi una famiglia non è il frutto di inerzia, pigrizia o mancanza di ambizione o di merito, racconta invece di disuguaglianze sociali profonde, che soltanto la crescita sostenibile e le pari opportunità possono colmare. Ecco perché questo tipo di merito, queste politiche integrate fanno dell’Emilia-Romagna una Regione che cerca di conoscere e di riconoscere il fatto che ci si salva soltanto insieme.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Mori.

Altri in dibattito generale? Chi si iscrive a parlare in dibattito generale? Consigliere Tagliaferri, le passo la parola. Prego, ci proviamo. Adesso verifichiamo un attimo. Ecco qui. Prego.

 

TAGLIAFERRI: Grazie, presidente. Il suo intervento è stato fondamentale per attivare il computer.

Presidente, gentili colleghi, assessore, devo ammettere che poche volte in passato mi sono trovato imbarazzato e a disagio come in questo momento. Sono abituato a svolgere il mio ruolo di consigliere regionale di opposizione con dignità e responsabilità, andando a contrastare ciò che per me è sbagliato, dannoso, e a proporre o supportare misure e interventi legislativi che anche io condivido. Tutto lineare, nella norma. Ma purtroppo questa volta non è così, perché paghiamo la difficoltà di trovarci di fronte a provvedimenti frutto di un clima di generale confusione e grande tensione che da settimane pervade in particolare la maggioranza.

Che lo schieramento di Centrosinistra sia in difficoltà non lo scopriamo ora, e certamente non solo per le lotte intestine nel PD, in piena crisi di identità e in cerca d’autore. Succede che la Regione più virtuosa ed efficiente del mondo è in affanno su un settore, quello della sanità, che ha sempre raccontato essere suo fiore all’occhiello. “È a causa della pandemia”, si è detto più volte. È evidente che c’è un buco nel bilancio legato ai mancati trasferimenti che il precedente Governo non ha garantito alle Regioni. Questo è risaputo e questo è di per sé è un grave problema, ma la pandemia è stata anche un fattore scatenante che ha portato in luce spese, disorganizzazione, malfunzionamenti e deficit di un periodo precedente, tollerati quando non amplificati dalle scelte di governo regionale, scelte che noi, per dire il vero, abbiamo sempre contrastato.

D’altronde non sono certo io, ma è stata la stessa Confindustria, in udienza conoscitiva, a dire che il deficit della sanità viene da lontano e che l’organizzazione va totalmente rivista, pena il crollo di tutto il sistema. Infatti, nonostante l’impegno e la dedizione profusa dal personale sanitario, le agende per esami diagnostici sono perennemente chiuse e dobbiamo battagliare come dei forsennati per rintuzzare i continui tentativi di tagliare sulla sanità territoriale o per assicurare a tutto il nostro territorio regionale uno straccio di uniformità nei servizi sanitari garantiti.

Infatti, la mala gestio della sanità non solo ha creato i problemi evidenziati dalla collega capogruppo Evangelisti nella giornata di ieri, ma a cascata sta creando una pletora di danni. Il presidente Bonaccini, i suoi assessori e tutta la maggioranza si sono baloccati fino a poche ore fa con i soliti slogan: siamo un’eccellenza, nessuno meglio di noi, le decisioni sono assolutamente condivise, le prospettive future sono frutto di un confronto reale. Nulla di più sbagliato, nulla di più falso. Fa poi tenerezza dover constatare come il Documento di economia e finanza regionale, che dovrebbe delineare gli scenari operativi del futuro, a fronte di uno slogan che pomposamente recita “il futuro lo facciamo insieme”, sia un vero e proprio boomerang comunicativo per un Bonaccini che, evidentemente, sta riservando tutto il suo social appeal per la sua ascesa eventuale alla segreteria nazionale del PD.

Sia sulla Nota di aggiornamento al DEFR che sul pacchetto bilancio, quindi, ci saremmo dovuti soffermare per intere settimane per far capire l’entità e la portata di tagli assolutamente frettolosi. Noi ci siamo limitati a una decina di proposte emendative in tutto, ma lo abbiamo fatto per sottolineare in maniera macroscopica la confusione che regna dalle vostre parti. La riprova di quanto dico emerge dallo stesso ordine dei lavori qui in aula. Negli anni scorsi mai era stato proposto un calendario dei lavori così arruffato e confusionario. La sessione di bilancio era ben specificata e si notava un certo ordine formale, che è del tutto scomparso in questa sessione di lavoro. Segno che, cari colleghi, anche le più elementari regole formali di funzionamento dell’Istituzione non sono più considerate per il loro valore. Questa è una deriva pericolosa che ‒ ve lo dico subito ‒ contesteremo anche in Ufficio di Presidenza per salvaguardare le basi delle Istituzioni. A volte i crolli possono essere generati dal rotolare di piccoli sassolini, che tirano dietro di sé una frana. Non ne saremo complici.

Dicevo, l’imbarazzo rispetto a questo bilancio. Ci vorrebbero settimane per smontare pezzo per pezzo documenti oltremodo lacunosi e ben poco rispondenti alla realtà dei fatti, ma il contingentamento dei tempi vi salva anche questa volta da pericolosi inciampi, salvo condannarvi ad una disaffezione generale verso un certo tipo di politica fideistica fatta di dibattiti preordinati e privi di reale possibilità di cambiare quello che la Giunta impone a tutta l’Assemblea.

Infatti, ciò per cui ci opponiamo a questi provvedimenti di bilancio è anche il metodo di lavoro, che lascia sinceramente perplessi. Lo abbiamo denunciato nelle Commissioni, dove le risposte rassicuranti pronunciate da esponenti della Giunta, francamente, non ci hanno convinto. Mi riferisco, ad esempio, alla sovrapposizione di fondi tra quelli propri regionali e quelli della nuova programmazione europea, in un dinamico spostamento delle poste di bilancio, che ha molto di creativo.

Così per quanto riguarda i fondi del PNRR. Le opportunità straordinarie non dureranno in eterno e, se è vero che dobbiamo spendere bene, dobbiamo avere anche una visione di lungo raggio per indirizzare le politiche regionali oltre gli obiettivi a breve termine.

Ho parlato di metodo discutibile, ma anche poco rispettoso verso la stessa Assemblea legislativa. Ad esempio, quando nella legge di stabilità, all’articolo 22, si cambiano le poste recentemente assegnate all’agricoltura da una legge approvata all’unanimità meno di due mesi fa (interventi urgenti a sostegno del settore), di cui la stessa Giunta si è vantata sbandierando risorse straordinarie per il comparto, ridotte ora di 800.000 euro per l’esercizio 2023. Possiamo definirlo un approccio allegro, quello della Giunta, che dimostra di non avere i conti sotto controllo nemmeno per una programmazione a brevissimo termine, mentre dà il meglio di sé nello spostare le poste ad anni successivi, saltando dalla patata alla barbabietola ‒ consentitemelo ‒ in modo da far quadrare (si fa per dire) i conti del triennio.

Una mancanza di visione complessiva che denunciamo da tempo e si continua a vedere negli atti.

Dietrofront continui, rigorosamente dopo che i media hanno perso memoria degli annunci trionfali. Un altro esempio – consentitemelo ‒ è la riduzione di 500.000 euro nel 2023 degli stanziamenti per i lavori d’urgenza, in caso di pubblica calamità, in materia di difesa del suolo e della costa. Spero che vi rendiate conto di cosa significa tagliare 500.000 euro in un settore del genere, per non parlare dell’articolo 9 sempre della legge di stabilità, con il quale, scavalcando questa Assemblea, praticamente scrivete un’intera legge per il trasporto ferroviario e fluviomarittimo delle merci, con particolare riferimento alla Zona logistica semplificata.

Veniamo comunque alle proposte. Abbiamo chiesto regimi non vessatori per le aziende quando si parla di sicurezza, per non penalizzare in maniera generica anche chi l’imprenditore lo fa con coscienza e fatica. Abbiamo ricordato sommessamente di non penalizzare chi non ha la possibilità di dialogare con le varie facce della Pubblica Amministrazione, se non utilizzando i canali informatici. In questa maniera condannate ad una cittadinanza di serie B i più fragili tra di noi, ma evidentemente a voi non interessa sacrificare sull’altare della tecnologia le categorie più bisognose di buona politica e buona Amministrazione.

Abbiamo poi fatto capire, proponendo specifici emendamenti che parlano di collegamenti ferroviari, di non dimenticare e discriminare parti importanti del nostro territorio, aree montane e aree interne in primis. Abbiamo chiesto uno straccio di tutela per i sanitari vittime di continui episodi di aggressione, così come abbiamo chiesto di abbandonare forme di sostegno alla povertà così improduttive, come quelle che avete proposto alla società italiana.

Con alcuni ordini del giorno abbiamo proposto il sostegno a specifiche filiere, che rappresentano importanti ricchezze del nostro territorio montano o uno sguardo di attenzione per le famiglie con persone autistiche, così come abbiamo proposto un minimo di attenzione per il ricambio generazionale nelle imprese.

Anche qui abbiamo proposto qualche fuga in avanti, che speravamo poteste cogliere, speravamo in una vostra illuminazione su politiche pro life o sul ruolo dello sport, che a parole sostenete tanto, nel combattere le dipendenze patologiche. Tutto inutile, tutto vano, voi, con questa sessione di bilancio, dite di voler guardare avanti, ma basta poco per capire che in questo dicembre 2022 una delle poche riserve rosse rimaste nel Paese abdica al suo falso ruolo di leadership.

In breve, la Sinistra, con i suoi vuoti slogan, sta per morire definitivamente anche in Emilia-Romagna. Nessuno verserà una lacrima per questo lutto, ma noi ci preoccupiamo che sotto le macerie della cronaca e della storia non rimangano i nostri cittadini, che oggi in maniera particolare non meritano di essere governati da una classe dirigente sgangherata e improvvisata.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Altri in dibattito generale? Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Intervengo – tanto è già stato detto anche nella discussione sul DEFR, quindi il mio intervento sarà piuttosto breve – semplicemente per dire che questo è un bilancio che non ci convince, che ha un problema serio legato ai conti sulla sanità. Anche qui, vorrei dire a questa maggioranza, che oggi si appella all’unità rispetto a una battaglia che dovremmo fare in maniera congiunta, che sono stata la prima in Commissione a chiedere che tutti remassimo dalla stessa parte, perché questo è un tema sicuramente politico, ma che impatta concretamente sulla vita dei nostri cittadini. Lo tocchiamo con mano tutti che la sanità ha dei problemi. Mi è arrivata la lettera per quanto riguarda lo screening per il papilloma virus ed è da un mese che aspetto ancora l’esito. Dopo trenta giorni ancora non ho l’esito di uno screening. Ebbene, dal mio punto di vista questo non è accettabile, non perché riguarda me, ovviamente, ma perché riguarda tutti. Dopodiché, io posso anche permettermi una visita al privato, non tutti, però, sono nella mia condizione “privilegiata”.

È vero che molta parte di responsabilità è legata al fatto che il Governo nazionale non sta intervenendo per coprire le spese legate al Covid ed è legata al caro-energia, ma voglio ricordare, ancora una volta, che con il Governo Conte questo successe, cioè l’allora presidente Conte ‒ e il suo Governo ‒ intervenne per coprire queste spese.

Questo va riconosciuto quando si dice che il nuovo Governo in questo caso non c’entra niente, non può fare niente e la responsabilità è della Regione. Non è così, perché proprio il Governo Conte dimostrò che uno sforzo si poteva fare e all’epoca fu fatto. Non si capisce perché oggi il Governo di Centrodestra si nasconda e provi a ributtare la responsabilità sulla Regione.

Lo dico anche in relazione alla manovrina che è stata approvata qualche settimana fa, la manovrina sanitaria qui in Regione.

Un po’ di buona volontà anche questa Regione ce l’ha messa nel provare ad affrontare quello che è un problema molto più grande di noi e i numeri in questo senso ce lo dicono. In questo senso, lo dico all’assessore Calvano, perché il Movimento 5 Stelle in quella sede votò favorevolmente alla manovrina…

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ di silenzio in aula, altrimenti gli interventi è impossibile ascoltarli. Grazie.

 

PICCININI: Siccome qui si fa sempre appello alla minoranza, vorrei ricordare che ci sono più minoranze in quest’aula, c’è il Centrodestra e c’è il Movimento 5 Stelle. Quindi chiederei, quando ci si rivolge alle minoranze, di tenere conto di queste differenze.

Perché, dicevo, quando ci trovammo ad approvare la manovrina, noi questo sforzo di votare a favore lo facemmo e, lo dico all’assessore Calvano, vorrei che non fosse dato per scontato. Perché non è stata una scelta semplice e vorrei che oggi, e da qui in avanti, gli sforzi che il Movimento fa vengano riconosciuti.

Dopodiché, io ieri sera e stamattina ho ascoltato il telegiornale e quello che mi sono trovata davanti è un Governo che anziché provare ad affrontare i problemi reali dei cittadini, si occupa invece di provare a mettere in campo un condono per gli evasori.

Questo lo dico anche a chi puntualmente interviene, e anche in Commissione è successo questo, provando ancora una volta a puntare il dito contro questa Regione e poi a livello nazionale si occupa evidentemente di altro.

Dopodiché vorrei ricordare, sempre in tema di sanità, che chi chiede oggi di fare uno sforzo alla Regione sono quelle forze politiche che durante la pandemia chiedevano di spendere molto di più. Io non sto a ricordare qui tutte le richieste che venivano fatte, anche giustamente, anche giustamente, perché era un periodo particolarmente complicato ed era giusto, dal mio punto di vista, che la sanità, soprattutto quella pubblica, facesse la propria parte. Però dopo non si può venire qui in aula oggi a dire che abbiamo un disavanzo di bilancio ed è colpa della Regione che ha speso, perché c’è una contraddizione in termini.

Quindi io lo dico anche oggi, perché pare che dal nazionale non arrivino buone notizie. Il nostro supporto rispetto a questo c’è stato, lo dicevo prima, con la “manovrina” e ci sarà anche dopo, però a patto che i problemi si affrontino, che significa anche rispetto al carro energia. Anche questo l’ho detto in Commissione. Se oggi abbiamo un problema è anche un’occasione, evidentemente, per fare quello che non abbiamo fatto prima e lo dico rispetto, appunto, al caro energia che riguarda anche il pubblico.

Lo sappiamo molto bene. I Comuni lo sanno, le ASL lo sanno. Solo all’ultimo siamo arrivati con l’istituzione di un tavolo per provare a capire anche le ASL come possono fare per accedere ai bandi del FESR e limitare i costi delle spese energetiche. Era qualcosa che evidentemente andava fatto prima, che è stato fatto, organizzato e istituito all’ultimo. Anche questa era un’iniziativa prevista all’interno della cosiddetta manovrina, però è evidente che sono problemi questi che vanno affrontati davvero a due mani per guardare avanti, provare a evitare di ritrovarci ancora una volta in questa situazione e quindi fare tutto ciò che è possibile per provare a rendere anche energeticamente più sostenibili le nostre strutture.

Dopodiché sul tema energetico, lo sapete e lo dicevo anche ieri, abbiamo visioni su alcune questioni molto diverse. Citavo ieri, appunto, il tema del rigassificatore. È notizia di questi giorni che ENI e SNAM abbiano fatto un accordo sul CCS. Dicevo appunto che da questo punto di vista noi non siamo assolutamente d’accordo nel fare di Ravenna l’hub del gas, perché questo significa davvero condannarla all’arretratezza, quando invece bisognerebbe provare a riqualificare anche quelle competenze.

C’è poi un tema che riguarda, e qui torno anche sulla questione del rigassificatore di Piombino. Come ho detto ieri, io presenterò un’interrogazione, ma anche un’interpellanza, perché vorrei capire effettivamente che cosa dobbiamo aspettarci da questo punto di vista. Ho visto che anche in Comune ci sono alcune forze politiche che si stanno attivando per fare un dibattito anche a livello locale. Io credo che questo dibattito vada riportato anche qui in Regione, perché il tema della transizione ecologica è un tema che ci riguarda tutti ed è assolutamente stringente.

C’è poi un tema sociale, anche qui lo dico riguardo a quello che sta venendo avanti dal Governo nazionale, che ci vede sicuramente insoddisfatti per quanto riguarda la lotta ai poveri che il Governo nazionale sta facendo, privilegiando, come dicevo prima, o tentando di farlo, perché poi hanno fatto marcia indietro, addirittura gli evasori.

Come dicevo, il Governo nazionale sta provando a smantellare una misura voluta dal Movimento 5 Stelle, che è quella del reddito di cittadinanza di cui purtroppo anche qui sento parlare, sento poche prese di posizione in difesa di uno strumento che dal mio punto di vista è strategico, e lo è stato durante la pandemia per provare a dare una mano a tutti coloro che si sono trovati improvvisamente in difficoltà. Qui voglio ricordare che quando si parla dell’Emilia-Romagna, si parla sempre di Regione-traino insieme al Veneto e alla Lombardia. Sul tema della povertà, purtroppo, i dati ci dicono che non stiamo facendo bene, a differenza della Lombardia, dove la povertà relativa non è cresciuta. Non lo dico perché sposo il modello lombardo, il modello leghista, però i dati non hanno colore politico, e anche nella nostra Regione, tra le Regioni sicuramente all’avanguardia, nella nostra Regione che dovrebbe fare da traino, la povertà relativa e i poveri sono purtroppo aumentati. Bisogna quindi che come Regione ce ne facciamo carico, e anche qui bisogna prendere il problema a due mani e provare a gestire una situazione straordinaria con strumenti straordinari, non limitandoci all’ordinario.

Anche qui torno rispetto al tema sociale che è comunque legato al tema energetico. Sono contenta che la Regione... Torno sempre alla legge di cui parlo, mi scuserete, che è quella sulle comunità energetica, ma è una legge a cui io tengo particolarmente, siamo stati bravi a fare i bandi anche rispetto alle comunità energetiche, anche a legislazione nazionale non ancora definita, però io vorrei che, quando si parla di energia, non ci si riferisse solo alle imprese, perché mi pare che il taglio sia spesso questo, ma ci sono anche i cittadini che purtroppo soffrono e devono fare i conti con le spese energetiche che impattano sulle loro vite.

Ci tengo quindi anche in questa sede a ricordare quanto sia importante (questo l’abbiamo fatto con un ordine del giorno alla legge sulle comunità energetiche) provare a mettere in campo il Fondo rotativo, per consentire a tutti di essere parte di questa transizione e davvero non rimanere indietro, perché o la transizione ecologica ed energetica tiene dentro tutti oppure non sarà una transizione energetica come si deve. Perché? Perché a pagare alla fine il peso maggiore saranno le fasce più fragili della nostra popolazione.

In conclusione, tanto è già stato detto, ho presentato anche tre ordini del giorno, proprio perché la nostra attenzione deve essere orientata maggiormente a dare una mano a chi fa più fatica, insieme al collega Mastacchi che voglio ringraziare (magari ne parleremo quando sarà il momento di discutere anche degli ordini del giorno) per aver riproposto il tema del sovra indebitamento.

Sapete che alla fine della scorsa legislatura fu approvata una legge che porta la mia prima firma per l’attivazione di questo strumento, però è una legge che è rimasta lettera morta perché purtroppo non è stata più finanziata.

Il collega Mastacchi correttamente è intervenuto di nuovo su questa materia e insieme abbiamo presentato un ordine del giorno per andare a sostenere questo strumento, che evita di creare nuove povertà rispetto a tutte quelle persone che improvvisamente si trovano in una condizione di difficoltà economica cosiddetta “incolpevole”. Quindi, quale momento più opportuno di questo per dare gambe a uno strumento che era stato previsto a livello regionale, grazie al confronto che c’era stato nella scorsa…

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, per favore. Grazie.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Si fa un po’ fatica, devo dire la verità.

Dicevo, è importante dare gambe a questo strumento, perché oggi, lo era prima, a maggior ragione oggi, è il momento per provare a dare risposte anche a queste persone, perché voglio ricordare che questo è uno strumento che ha grandi risultati di riuscita, quindi anche questa Regione può fare la propria parte da questo punto di vista.

Ci sono altri due ordini del giorno. Uno riguarda le politiche per la montagna e come provare a destagionalizzare il turismo. Anche qui fu approvata una risoluzione per dare risposte in questo senso mesi fa, oggi andiamo a concretizzarla. L’altro tema su cui siamo intervenuti è il tema della formazione e dei Centri di formazione pubblici. Sapete che questa è una battaglia che porto avanti da tempo e ad ogni bilancio, oserei dire, proprio perché c’è, dal mio punto di vista, una sperequazione tra i Centri di formazione pubblici e quelli privati, perché naturalmente i Centri di formazione pubblici devono sottostare alle regole della pubblica amministrazione e hanno, dal mio punto di vista, anche un valore aggiunto, che è quello di presidio del territorio, quindi vanno in qualche modo sostenuti per poter mettere in campo soluzioni e strumenti – parliamo evidentemente di corsi di formazione – per immettere o reimmettere persone e ragazzi nel mondo del lavoro.

Detto questo, credo che complessivamente sul bilancio nel suo complesso si potesse fare molto di più perché – lo ripeto – oggi abbiamo a che fare con situazioni straordinarie, che richiedono strumenti straordinari, non una gestione ordinaria dell’esistente. Questo è il nodo fondamentale, dal mio punto di vista, che io non vedo in questo bilancio.

Vedo problematiche gestite in modo frammentario dagli Assessorati e mi piacerebbe ci fosse un coordinamento maggiore per quanto riguarda… Penso al tema energia, penso al tema sociale che viaggiano su binari paralleli, anche l’Assessorato all’ambiente e invece, dal mio punto di vista, dovrebbero essere tenuti insieme e determinate tematiche essere gestite in maniera molto più coordinata se vogliamo essere molto più efficaci nelle politiche che vogliamo mettere in campo.

Purtroppo io questo non lo ritrovo all’interno di questo bilancio e penso che stiamo sprecando delle occasioni.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Piccinini.

Altri in dibattito generale? Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, Presidente.

Vorrei approfittare di questo tempo per presentare l’ordine del giorno che abbiamo protocollato.

Noi crediamo che il MES sia fondamentale in questo momento e che la tenuta del nostro sistema sanitario passi anche necessariamente per questo strumento.

Con questo ordine del giorno abbiamo chiesto che la Giunta regionale si impegni a farsi portavoce presso tutte le sedi istituzionali, il Parlamento e il Governo, affinché si possa valutare in tempi rapidi l’adesione alla richiesta dei fondi previsti dal MES per sostenere il finanziamento dei costi relativi all’assistenza sanitaria, nonché per rafforzare e migliorare strutturalmente il nostro sistema sanitario.

Ritengo inoltre opportuno che la Giunta si attivi presso il Governo e le istituzioni competenti per sostenere il potenziamento del Fondo sanitario nazionale, per coprire i maggiori costi energetici e quelli legati all’inflazione, oltre a provvedere alla carenza di medici e infermieri e ad aumentare le borse di studio per gli specializzandi.

Buona parte dell’incremento previsto in legge di bilancio 2023, attualmente in discussione in sede parlamentare, verrà infatti destinato per far fronte al caro energia. Le risorse aggiuntive destinate alla sanità risultano quindi assolutamente insufficienti e inadeguate, specialmente se si considera che ad oggi le Regioni vantano un disavanzo di 3,8 miliardi di euro per i costi Covid e di circa 2 miliardi proprio per l’aumento dei costi energetici.

Abbiamo tutti sotto gli occhi, anche nella discussione in questi giorni, quanto i nostri bilanci regionali stiano subendo i mancati introiti dal Governo.

Ricordo che nel 2020 l’Eurogruppo ha approvato l’apertura di una nuova linea di credito per gli Stati nell’ambito del vigente Meccanismo europeo di stabilità.

Secondo quanto prestabilito, un Paese può scegliere se accedere o meno al sostegno e, qualora proceda, può anche non prelevare i fondi. Tra le risorse previste dal MES ci sono spese per ospedali, cure ambulatoriali, cure riabilitative, diagnostica, farmaci, prevenzione, amministrazione sanitaria Long Term Care, oltre a tutti gli altri costi indiretti relativi all’assistenza sanitaria, alla cura, alla prevenzione, dovuti alla crisi del Covid 19.

Essendo una linea di credito, il fondo del MES, nel caso di un’adesione da parte del nostro Paese, andrebbe comunque restituito, ma si tratterebbe di una cifra cospicua, pari al 2 per cento circa del PIL, con un tasso di interesse vicino allo zero, una durata massima del prestito di 10 anni e una disponibilità quasi immediata.

Non si tratta chiaramente di manovre finanziarie distaccate dalla realtà; anzi, questa realtà reclama a gran voce un intervento straordinario. Basta citare un problema che è sotto gli occhi di tutti. La pandemia ha causato un prolungamento delle liste d’attesa per le cure oncologiche e la chirurgia. La pandemia ha anche provocato interruzioni nella prestazione di cure primarie, nei programmi di screening e trattamento dei tumori, nella continuità assistenziale per le persone con patologie croniche, nell’esecuzione della chirurgia non urgente.

La conseguenza naturale dell’allungamento dei tempi d’attesa è stata un aumento dell’insoddisfazione dei pazienti. Molti Paesi dell’Unione europea hanno stanziato fondi aggiuntivi per far fronte a questi arretrati, ma il principale ostacolo all’incremento del volume delle procedure è la carenza di operatori sanitari. Il personale ha ricevuto incentivi per lavorare più a lungo, ma simili iniziative hanno chiaramente dei limiti e rischiano, ad oggi, di portare al burn-out e alle dimissioni del personale sanitario.

Attualmente, a livello nazionale le liste di attesa del servizio sanitario nazionale sono di 23 mesi per una mammografia e 13 mesi per una tac. Mancano circa 63.000 infermieri, 18.000 medici e nel 2020 la spesa sanitaria privata è stata di circa 38 miliardi di euro.

Purtroppo, ad oggi, all’appello tra i 19 Stati dell’Eurozona manca ancora l’adesione dell’Italia, che si era impegnata invece con il precedente Governo Draghi a ratificare il nuovo Trattato. Ritengo quindi che sia utile, anzi indispensabile, riaprire la discussione sull’utilizzo dei fondi del MES, che corrispondono proprio all’esigenza di rafforzare strutturalmente il nostro sistema e prepararlo alle nuove sfide, insistendo senza indugi a migliorare il nostro sistema sanitario nel suo complesso.

Occorre assolutamente investire in nuove assunzioni e nelle stabilizzazioni del personale sanitario. Occorre rinnovare i contratti, rilanciare la medicina territoriale domiciliare oltre a quella ospedaliera, rafforzare gli investimenti, valutando l’utilizzo degli stanziamenti previsti del MES sanitario per dare vigore ad un’azione di riqualificazione, rigenerazione, rilancio della sanità e del nostro welfare.

I fondi previsti dal MES potrebbero essere utilizzati anche per aumentare in modo strutturale le borse di studio per i corsi post laurea, trasformando inoltre il corso di formazione in medicina generale in una vera e propria scuola di specializzazione, dato che anche le risorse previste dal PNRR non risolvono comunque la questione della carenza di personale.

Politicamente, ritengo che il Governo stia totalmente sbagliando approccio. Il MES va ratificato adesso, anche perché altrimenti ne impediamo la ratifica in tutta Europa e rischiamo di innescare un caso internazionale. Non possiamo permetterci il lusso di bloccare l’entrata in vigore per gli altri Paesi perché l’Italia deve rimanere uno status di Paese serio.

Ratificare questo Trattato non significa soltanto aderire al MES ma significa rispettare un impegno internazionale. Soprattutto, il MES va usato come MES sanitario. Per questo a livello nazionale avevamo proposto dalla Premier Meloni di mettere 4 miliardi sulla sanità in manovra.

Adesso la proposta è quella di prendere 10 dei 38 miliardi del MES sanitario per un’operazione straordinaria di riduzione delle file diagnostiche. La gente non può più stare per più di un anno senza sapere se ha un tumore o no. Dire di no al MES significa andare contro l’interesse degli italiani. Penso che chiunque abbia a che fare con la sanità sappia che i soldi del MES sanitario oggi ci servono come il pane.

La richiesta, quindi, di questo ordine del giorno è che la Giunta si faccia portavoce perché il Governo ratifichi e proceda alla richiesta di fondi attraverso lo strumento del MES.

Grazie mille.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pigoni.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Un intervento flash per esprimere la posizione di Europa Verde, che riconosce che in una fase difficile per famiglie, imprese ed enti locali, a causa del caro-energia, dell’incremento del costo delle materie prime e dell’inflazione, in una fase così complessa l’Emilia-Romagna invece presenta un bilancio che non prevede incremento della pressione fiscale.

Eppure, senza questo incremento della pressione fiscale, dovendo far fronte a spese extra, non arretra sui fondi destinati alle politiche sociali a sostegno dei soggetti fragili: basti citare il fondo per la non autosufficienza, dotato di 500 milioni che superano lo stanziamento nazionale complessivo delle risorse che vengono girate dal Governo alle Regioni. È stato messo in sicurezza anche il bilancio della sanità, che in questi tre anni è stato sottoposto ad un doppio stress-test: la pandemia Covid e il rincaro delle bollette energetiche nelle strutture sanitarie.

I fondi del Governo, l’abbiamo ripetuto più volte, anche come Europa Verde in quest’aula e in Commissione, che vengono riconosciuti all’Emilia-Romagna non sono sufficienti per sostenere le spese effettivamente sostenute per far fronte alla pandemia Covid. Distribuire fondi da parte del Governo in funzione della popolazione e non delle spese sostenute per fare fronte ai casi che si sono verificati è chiaramente uno strumento inadeguato per corrispondere in maniera equa alla nostra Regione e alle altre quanto dovuto.

Contemporaneamente, di fronte a questa emergenza, come Europa Verde, quindi, abbiamo sostenuto assolutamente la linea della Giunta di mettere in sicurezza la sanità e i conti della sanità, che hanno dovuto far fronte a diverse pressioni, non ultima questa dell’inadeguato riconoscimento dei fondi che lo Stato deve restituire alle Regioni.

Detto questo, comunque, per Europa Verde la qualità della sanità pubblica regionale resta una priorità non negoziabile, quindi continueremo a monitorare sui territori tempestività ed adeguatezza delle prestazioni fornite ai cittadini, perché non siamo ciechi di fronte ad alcune difficoltà che si stanno evidenziando anche in rapporto alle liste d’attesa.

L’ordine del giorno, che anche Europa Verde ha sottoscritto in sede di discussione del Fondo extra da destinare alla sanità, traccia un percorso molto preciso delle azioni da intraprendere, quindi penso che, seguendo questa traccia, si possa uscire da un’impasse che rischia di mettere in sordina l’eccellenza della nostra sanità pubblica, una sanità pubblica sulla quale si è consolidato anche il consenso politico alle Amministrazioni regionali.

Non a caso siamo una Regione che è meta di turismo sanitario, cioè da altre Regioni ci si viene a curare qui, per cui su questo non si può deflettere.

Un passaggio lo voglio fare, visto che è stato citato da interventi precedenti, sull’accordo ENI-SNAM per fare di Ravenna la capitale, come loro dicono, della tecnologia carbon storage capture, ma in realtà qui stiamo rifacendo un giochino che vuole dare una vita senza termini temporali all’uso dei fossili, quando noi sappiamo che l’emergenza climatica ci dice che si deve avviare una fase di transizione seria, scandita da un cronoprogramma, che metta in sintesi e accoppi obiettivi da raggiungere e temporalità entro i quali si vogliono raggiungere. L’accordo ENI-SNAM, invece, va nella direzione contraria, perché non è nemmeno un CCS, quindi un carbon capture and storage, quindi cattura del carbonio associato a produzioni industriali, ma proprio di nuovo all’estrazione del gas. Quindi, è sicuramente un tipo di tecnologia che è in controtendenza rispetto alla necessità della transizione energetica oltre i fossili. Senza considerare, comunque, che si tratta anche, applicato in questa forma, di una tecnologia immatura, che dove è stata applicata a livello internazionale sta dando prova di tutta la propria inadeguatezza. Dei tredici impianti che sono stati presi a riferimento da uno studio recente dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis sette impianti non hanno raggiunto i target, due sono falliti, uno è in stato di fermo. Ecco, questo è il tunnel nel quale ci stiamo infilando a Ravenna.

Per il resto, molto velocemente illustro gli ordini del giorno e gli emendamenti che presentiamo. Gli ordini del giorno sono due. Uno fa riferimento al progetto di legge per la promozione dei Distretti del biologico nell’Emilia-Romagna, progetto di legge di cui sono proponente, il cui iter di trattazione è già stato avviato in Commissione. Per questo, siccome nell’attuale bilancio non ci sono poste assegnate all’attuazione del progetto di legge, che io mi auguro entro l’estate venga approvato, con questo ordine del giorno si impegna la Giunta regionale a individuare i capitoli di spesa a cui attingere per finanziare le azioni previste dal progetto di legge regionale sui Distretti del biologico, attualmente in discussione in Commissione assembleare…

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ di silenzio, per cortesia.

 

ZAMBONI: …compatibilmente – ovviamente, questo va da sé – con le risorse disponibili in bilancio. Visto che abbiamo appena varato un Piano di sviluppo rurale dotato di quasi 1 miliardo di euro di risorse, delle quali 196 milioni sono assegnati al biologico, dubito che non si possano trovare le risorse necessarie a finanziare questa legge, dopo la sua approvazione.

L’altro ordine del giorno fa riferimento alla richiesta, all’impegno alla Giunta regionale di verificare la possibilità di inserire un’ulteriore premialità per le comunità energetiche che abbiano all’interno imprese in possesso di certificazione sociale d’impresa.

Perché questo ordine del giorno? Perché, visto che vengono stanziati anche fondi pubblici per le comunità energetiche rinnovabili nelle quali si trovano imprese, a nostro parere è utile ed è giusto anche dare una premialità aggiuntiva a quelle imprese che sono in possesso della certificazione sociale d’impresa, ovvero che sono certificate come imprese che restituiscono dei benefici ai territori in cui agiscono.

Infine, i due emendamenti al collegato fanno riferimento all’inserimento nelle modifiche all’articolo 4 della legge regionale 16 del 2015, ossia la legge sull’economia circolare, dove si fa riferimento alla riforma del fondo d’ambito, di aggiungere insieme al particolare riferimento ai rifiuti plastici, le parole “prodotti monouso e packaging”, aggiungendo anche “i rifiuti organici e tessili. I tessili sappiamo che con questa moda usa e getta che sforna continuamente prodotti, fast fashion, come viene soprannominata, crea montagne di rifiuti.

L’altro emendamento al collegato chiede di inserire questa dicitura nel caso delle premialità scaglionate che sono riconosciute ai Comuni, di sottolineare che le percentuali di premialità da raggiungere nel corso del tempo dovranno tener conto dei risultati ottenuti e, a seguito di questi, potranno essere rimodulate, in modo da non creare delle gabbie rigide ma darsi degli obiettivi che tengano poi conto, strada facendo, di quello che effettivamente si registra nell’ambito della gestione dei fondi d’ambito.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Consigliera Catellani, prego.

 

CATELLANI: Grazie, Presidente.

Sono per illustrare un ordine del giorno e anche per ritirarne un altro.

Il primo ordine del giorno riguarda la popolazione dei grandi anziani che rappresenta circa il 12,6 per cento del totale dei residenti, quindi una percentuale elevatissima.

La stragrande maggioranza di questi grandi anziani chiede di poter invecchiare nella propria abitazione e peraltro la maggioranza di questi anziani vive già nella propria casa di proprietà, circa l’80,3 per cento. La possibilità di assecondare questa scelta dipende in larga misura chiaramente dalla qualità dell’abitazione della persona anziana e il quadro complessivo dell’Emilia-Romagna denota una quota crescente di popolazione con crescenti limitazioni funzionali, che in maggioranza vive da sola in abitazioni di proprietà spesso di troppo grandi dimensioni e funzionalmente carenti. Chiaramente, se parliamo di abitazioni, tra gli accresciuti e crescenti bisogni extra sanitari della popolazione anziana vi sono inevitabilmente anche quelli legati alla sfera della povertà energetica.

Qual è il nostro intento? Quello di dare concretamente attuazione agli impegni in materia di invecchiamento attivo, di valorizzazione della persona anziana, di sostegno alla domiciliarità, che anche tanto voi perseguite, di prevenzione dei fenomeni di emarginazione sociale dovuti alla povertà anche energetica. Quindi, che cosa chiediamo? Chiediamo di sostenere concretamente, tramite il trasferimento ai Comuni di somme all’uopo destinate, con criteri di tipo demografico, l’iniziativa delle persone anziane che intendono adeguare la propria abitazione di proprietà relativamente ed esclusivamente a quelle spese che, pur volte a efficientare e rendere l’immobile in oggetto funzionale e adeguato alle esigenze di maggiore autonomia della persona anziana e al proprio benessere, non possono però essere ricomprese tra gli interventi agevolabili tramite gli articoli 119 e 121 del decreto n. 34/2020. Abbiamo dato anche qualche suggerimento. Ci siamo permessi, dicendo che forse sarebbe giusto partire in fase sperimentale e iniziare con dei Comuni con la popolazione al di sotto dei 15.000 abitanti.

Riteniamo che sia un argomento importante anche per la percentuale di popolazione che riguarda questa sfera e sia, soprattutto il tema della domiciliarità, anche un argomento per voi di grande interesse. Mi fermo su questo ordine del giorno e frattanto comunico anche il ritiro di un altro ordine del giorno che il nostro Gruppo ha presentato e voluto fortemente. Riguarda la medicina di genere, nello specifico la patologia dell’endometriosi, che è una patologia molto diffusa e impattante tra le donne, purtroppo non sempre facilmente diagnosticabile.

È una condizione che colpisce il 10 per cento delle donne in età fertile. Sono circa 3 milioni soltanto in Italia e tendenzialmente in età compresa tra i 25 e i 35 anni, anche se non è raro che possa colpire anche in età più giovane. Tra l’altro, gli studi evidenziano come recentemente il trend sia in aumento nelle donne in periodo riproduttivo.

Il nostro ordine del giorno cosa chiedeva? Chiedeva di sostenere delle campagne di sensibilizzazione ad evidenza pubblica, in particolare nella Giornata mondiale di consapevolezza dell’endometriosi, monitorare, implementare i PDTA esistenti per garantire un’assistenza appropriata e soprattutto tempestiva, cosa che oggi non è.

Chiediamo, chiedevamo anche di favorire, supportare e procedere con l’esenzione per la terapia ormonale per gli stadi riconosciuti dai LEA, e chiaramente farsi promotore a livello nazionale affinché tutti gli stadi della patologia possano rientrare nei LEA.

Perché ritiriamo questo ordine del giorno? Perché il nostro ordine del giorno ha incontrato la sensibilità dei colleghi del PD, che ringrazio di aver appoggiato quelle che erano le nostre istanze; perché insieme abbiamo deciso di proseguire un percorso che peraltro era già iniziato in Commissione, che proseguirà e troverà una sua conclusione.

Ovviamente, noi siamo già certi che troverà una condivisione sui punti che noi abbiamo evidenziato, con una data che è già stata fissata, e che è il 10 gennaio, quando ci sarà un’audizione anche degli stakeholders, dei Comitati, dove questo argomento ritornerà argomento principe, e tutte le forze politiche, mi sento di dire, si muoveranno per sostenere questo importante progetto.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Catellani.

Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Intervengo per presentare due ordini del giorno che ho ritenuto opportuno depositare: il primo, a prima firma Montevecchi, che ho sottoscritto e che riguarda un tema a me molto caro, ovvero l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità iscritti alle scuole paritarie.

Scuole paritarie che, non dobbiamo dimenticare, rappresentano un tassello molto importante nell’ambito delle varie agenzie educative e che vanno a sopperire anche a carenze che riguardano le scuole statali che, non dobbiamo dimenticare, spesso presentano liste d’attesa.

Scuole paritarie che accolgono tanti bambini diversamente abili, spesso anche con diagnosi di disabilità piuttosto severe e che garantiscono servizi molto importanti.

Che cosa accade, però, purtroppo, anche nella nostra virtuosa regione Emilia-Romagna? Che i genitori di questi bambini, per vedersi garantito il servizio dell’insegnante di sostegno, devono compartecipare alla spesa per l’insegnante di sostegno.

Fa male al cuore sentire genitori che hanno bambini, come dicevo, anche con diagnosi piuttosto gravi, i quali devono stanziare anche cifre significative, ad esempio 850 euro al mese per 25 ore settimanali di sostegno. Io ritengo che questo, in una regione come la nostra, sia inaccettabile.

Questi genitori dichiarano di aver iscritto il proprio figlio ad una scuola paritaria per diversi motivi, non certo per sfizio, perché la scuola paritaria sia più bella della scuola statale, ma perché garantiscono servizi che le scuole pubbliche non garantiscono. Ad esempio, per un bambino affetto da tetraparesi spastica vedersi assicurata la possibilità di svolgere l’attività riabilitativa in una piscina che è integrata nella scuola materna che frequenta, senza doversi spostare in un’altra struttura, è assolutamente un servizio fondamentale.

Come dicevo, però, questi genitori, per vedersi garantiti servizi fondamentali per il proprio figlio con disabilità, devono compartecipare con cifre significative per vedersi garantito il servizio dell’insegnante di sostegno, che sappiamo benissimo essere una figura imprescindibile per l’integrazione scolastica dei bambini con disabilità. Ritengo che questo sia inaccettabile.

Sappiamo che gli Enti locali compartecipano in qualche modo a questa spesa, ma in misura non assolutamente sufficiente.

Cosa chiediamo quindi alla Giunta regionale? Di istituire un fondo destinato alle scuole paritarie di ogni ordine e grado, per la copertura delle ore di sostegno previste dal piano educativo individualizzato per gli alunni con disabilità.

Tale fondo si andrà a sommare allo stanziamento statale all’uopo dedicato ed avrà lo scopo di sterilizzare le eventuali maggiorazioni delle rette sostenute dalle famiglie, i cui figli necessitano della presenza degli insegnanti di sostegno.

Da un confronto con i colleghi di maggioranza sappiamo che purtroppo questa proposta non verrà accolta, peraltro ringrazio il collega Montevecchi, che ha già messo a tema questa problematica più volte anche in fase di assestamento, ma noi non arretriamo di un millimetro perché, per quanto riguarda i bambini diversamente abili riteniamo che tutti debbano vedersi garantiti i servizi fondamentali, senza alcun tipo di discriminazione.

Abbiamo il sospetto che, per quanto attiene le scuole paritarie, vi sia, anche da parte della maggioranza, una preclusione di ordine ideologico, in quanto queste scuole sappiamo bene che hanno un indirizzo di tipo religioso prevalentemente cattolico, quindi pensiamo che da parte della maggioranza vi sia una sorta di considerazione che non va a garantire a queste scuole e, di conseguenza, alle famiglie il supporto economico necessario.

Ebbene, come Lega, invece, riteniamo che, quando si parla di disabilità, tutti i bambini debbano vedersi garantiti i servizi fondamentali. Per cui, anche se questa nostra proposta non verrà accolta in fase di bilancio di previsione, continueremo a portarla avanti con determinazione e con grande convinzione.

Riteniamo che la maggioranza abbia, per l’ennesima volta, perso un’occasione per dimostrare sensibilità nei confronti di una tematica, quella della disabilità, che non dovrebbe avere alcun tipo di colore politico, ma che, invece, purtroppo diverse volte non viene considerata adeguatamente dal Partito Democratico.

Altro ordine del giorno che ho ritenuto opportuno presentare riguarda un argomento che, sinceramente, non ho mai sentito trattare, ovvero l’amianto. Mi fa piacere che ci abbia raggiunto la vicepresidente Priolo, che è molto attenta alle tematiche ambientali. L’amianto sappiamo che è un minerale naturale a struttura fibrosa, che per molti anni è stato considerato un materiale estremamente versatile e a basso costo ed è stato ampiamente utilizzato in edilizia, però i materiali contenenti amianto possono diventare pericolosi se, a causa dell’alta friabilità delle fibre, si disperdono nell’ambiente e vengono inalate dall’uomo.

La ricerca clinica ha reso evidente la correlazione tra l’esposizione dell’amianto e lo sviluppo di gravi malattie, quali asbestosi, carcinoma polmonare, mesotelioma pleurico, altre neoplasie, placche pleuriche. Il mesotelioma maligno è un tumore raro, correlato con un’esposizione professionale e/o extralavorativa in amianto. Tant’è che tra il 1995 e il 31 dicembre 2020 tra i residenti dell’Emilia-Romagna sono stati accertati 3.013 casi di mesotelioma maligno, tumore che si manifesta anche dopo 25-30 anni dall’ultimo contatto con le fibre maligne. Le province più colpite sono Bologna e Reggio Emilia. I lavoratori più colpiti sono quelli dell’edilizia, costruzione e riparazione, industria metalmeccanica e zuccherifici.

Sappiamo che vi sono state diverse leggi, tra cui la legge n. 257 del 27 marzo 1992, che reca “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto”. Quindi, non è un materiale che deve più essere utilizzato, però in realtà vi sono ancora diversi manufatti e diverse coperture di immobili in amianto.

Anche la Regione Emilia-Romagna negli anni ha messo a disposizione diverse risorse per la rimozione delle coperture in amianto emanando bandi per quanto attiene la rimozione di queste coperture sui tetti delle scuole, quindi degli edifici scolastici e delle aziende ma nulla è stato stanziato per la rimozione di queste coperture sugli immobili di tipo privato. Ad oggi tutti sappiamo che ancora diverse abitazioni private presentano coperture in amianto.

Chi è che è deputato al controllo di queste coperture? Le aziende ASL che svolgono accertamenti in seguito alla segnalazione proveniente dal Comune o dal privato sulla presenza di amianto, friabile o compatto, sui tetti degli edifici.

Bene, dopo gli interventi di bonifica il proprietario dell’immobile deve chiedere l’apposita certificazione per il riutilizzo dell’area.

La normativa sul rischio di amianto pone la competenza in carico al Servizio Sanitario Nazionale e, per la Regione Emilia-Romagna, i dipartimenti di sanità, che effettuano attività di supporto tecnico, in particolare il sindaco, quale massima autorità a tutela della salute pubblica.

Cosa succede però? Diciamo che spesso le procedure presentano qualche problematica, nel senso che se un privato cittadino viene contattato dall’ASL per svolgere una verifica rispetto alla copertura in amianto, una volta verificato che questo amianto si sta ammalorando, e quindi le fibre si disperdono nell’aria, non sempre il privato cittadino ottempera a questa prescrizione, prevalentemente per motivazioni di tipo economico. In quanto la rimozione a carico del cittadino, tramite ditte specializzate alla rimozione e allo smaltimento dell’amianto, ha un costo e spesso i cittadini non riescono a sostenere queste spese.

Per cui, possiamo dire che per quanto attiene la rimozione dell’amianto dalle abitazioni private c’è ancora una falla nel sistema.

La Regione Emilia-Romagna, come dicevo, anche a seguito di un Piano nazionale, ha l’obiettivo di diventare una Regione ad amianto zero. Però al giorno d’oggi, assessore Priolo, ancora questa cosa non è possibile e garantisco che sono tante le abitazioni che presentano coperture in amianto e tanti cittadini chiedono interventi al fine di rimuovere questa sostanza che, come dicevo prima, è pericolosa.

Per cui, che cosa chiedo con questo ordine del giorno? La messa a disposizione di fondi a prevedere, al pari di altre Regioni italiane, in quanto la Regione Lombardia ha destinato risorse proprie per bandi destinati alla rimozione di amianto da parte dei privati. Quindi, chiedo contributi a fondo perduto per sostenere la spesa per la rimozione e lo smaltimento in sicurezza di manufatti contenenti amianto, costo dei lavori, di trasporto e smaltimento, oneri di sicurezza amministrativi, allestimento del cantiere, predisposizione e presentazione del Piano del lavoro da edifici di proprietà privata aventi qualsiasi destinazione d’uso, al fine di dare piena attuazione alle enunciazioni contenuti nel Piano amianto nonché per raggiungere l’obiettivo, come dicevo poc’anzi, di una regione ad amianto zero.

Io sono sicura che comunque questa mia proposta verrà attenzionata da lei, assessore, che so essere molto attenta alle tematiche di tipo ambientale quando si parla di salute dei cittadini. Penso che anche in questo caso debbano essere messe a disposizione congrue risorse anche su questa partita perché penso che si possa fare di più rispetto a ciò che è stato fatto in passato. Quindi, chiediamo alla Giunta uno sforzo maggiore rispetto alle iniziative che sono state messe in campo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Stragliati.

Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Solo per illustrare alcuni ordini del giorno. Sarò molto veloce e rapido nei primi due e mi soffermerò più sul terzo ordine del giorno, rifacendomi un po’ a quella che è la discussione fatta anche nella Nota di aggiornamento del DEFR, non entrando nel merito perché già il consigliere Facci, relatore di opposizione, ha egregiamente contestato punto per punto ogni problematica legata, appunto, al bilancio.

Dicevo tre ordini del giorno. Uno riguarda il complesso ex Eridania, che è un complesso acquisito dal Comune di Forlì, sono circa 16 ettari di terreno, da un fallimento, che darà alla luce un nuovo parco. È il classico esempio di rigenerazione urbana che la nostra Regione comunque sta incentivando all’interno delle comunità. In particolar modo, appunto, con questa operazione si chiede alla Giunta regionale, proprio in ragione dell’acquisizione di questo complesso, di continuare a sostenere la riqualificazione delle città emiliano-romagnole e delle aree industriali dismesse.

Un altro ordine del giorno, che è stato condiviso anche con alcuni membri della maggioranza e in particolare con il consigliere Bulbi e la consigliera Montalti, riguarda la produzione delle noci di Romagna. È un po’ di tempo che questo ordine del giorno è stato presentato dal sottoscritto.

Oggi dovrebbe trovare, vista anche la condivisione con la maggioranza, una sua accettazione, e quello che riguarda proprio l’impegno di prevedere misure di sostegno di natura economica a favore della produzione delle noci di Romagna per compensare, lo sappiamo, l’aumento dei costi di produzione derivanti dalla guerra, l’incremento dei prezzi delle materie prime e gli effetti della crisi energetica attualmente in corso, certo, tutto compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, tenendo conto dell’emergenza in atto.

L’ultimo ordine del giorno sul quale mi soffermerò un pochettino di più, e approfitto anche della presenza dell’assessore Felicori per capire e comprendere se le motivazioni che mi hanno spinto a presentare questo ordine del giorno possono essere condivise dall’assessore Felicori e spero anche da consiglieri… Però non si può vedere la Zamboni così, mi dispiace, faccio un po’ fatica…

 

PRESIDENTE (Petitti): Chiedo veramente questo sforzo…

 

POMPIGNOLI: … con gli occhiali psichedelici… È un momento particolare.

Riprendo la discussione. Approfitto quindi della presenza dell’assessore Felicori e anche dei colleghi che fanno parte della Romagna, quindi eletti in Romagna.

In particolar modo, chiedo che vengano messe a disposizione delle risorse per il ricordo di un noto medico, poeta e politico italiano che è Aldo Spallicci, nato a Bertinoro il 22 novembre 1886 e morto a Premilcuore il 14 marzo, 1973.

Spallicci, lo sappiamo, è stato cultore e promotore dell’identità e della tradizione popolare della Romagna. Ha dedicato gran parte della sua vita attraverso attività letterarie, storiche, editoriali e folcloristiche; affiancò alla sua attività di medico e di rappresentante delle Istituzioni un’intensa opera di divulgazione dell’idea di autonomia amministrativa della Romagna. Ricordo un intervento all’Assemblea costituente del 4 giugno 1947, quando Spallicci si richiamò alla Romagna in questi termini: “forse in Italia non insulare non v’è altra terra meglio individuata della Romagna. La caratteristica viva e passionale del suo senso politico, sempre vigile dai primi albori del Risorgimento ai giorni nostri, la fede e l’ardore dei suoi migliori le conferiscono un’anima tutta sua”.

La Romagna rimane, anche se si vorrà farne con l’Emilia una sola regione e libera al vento la bandiera della sua passione per tutte le cause giuste, passione orchestrata nel vento che trascorre su tutta la penisola il suo canto”.

Spallicci è stato soprannominato il babbo della Romagna, “e’ ba’ dela Rumagna”, per la quale propose anche una bandiera, nel 1920 fondò la rivista La Piê, nel 1912 pubblicò la raccolta poetica “La caveja degli anelli”, la caveja che poi è diventato simbolo che entra a far parte della bandiera della Romagna.

 Questa è la premessa rispetto ad un tema a me molto caro, che è l’identità del territorio e in particolare del territorio romagnolo, in ragione del fatto che la Regione Emilia-Romagna persegue gli obiettivi di riconoscimento dell’identità culturale, della tutela del patrimonio culturale, delle tradizioni storiche del territorio regionale e si è sempre dimostrata sensibile e a fianco delle celebrazioni più importanti riguardanti donne, uomini e Istituzioni del nostro territorio.

Ricordo, tra le altre, i cinquant’anni del DAMS nel 2021, con l’approvazione di un contributo straordinario di 200.000 euro, ricordiamo Dante Alighieri, la celebrazione dei 100 anni della nascita di Federico Fellini e del poeta Tonino Guerra.

Da ultimo, vediamo nella legge di stabilità che andiamo ad approvare la volontà della Regione Emilia-Romagna di celebrare nel 2023 il bicentenario della morte del pittore Felice Giani.

È chiaro che è un tema particolarmente sensibile, sul quale spero che sia l’assessore Felicori che i consiglieri...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, è antipatico, però proviamo a fare un po’ più di silenzio, così riusciamo a seguire gli interventi dei consiglieri. Grazie.

 

POMPIGNOLI: Già si fatica perché abbiamo anche difficoltà respiratorie, effettivamente siamo un Lazzaretto qua in Assemblea.

A prescindere da questo, credo che sia importante oggi dare un segnale al riconoscimento di questa persona, di questo personaggio storico, un grande politico e medico italiano, e al contempo cercare di prevedere e promuovere, appunto con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, ogni tipo di evento o celebrazione che nel 2023 si possa andare ad affrontare rispetto a questa tematica, e quindi anche un adeguato programma di iniziative celebrative dei cinquant’anni dalla morte di Aldo Spallicci.

Spero che questo possa essere il viatico per riconoscere l’identità della terra di Romagna anche attraverso uomini e donne che l’hanno celebrata nel corso degli anni, per questo come romagnolo mi sento oggi di proporre questo tipo di ordine del giorno.

Grazie.

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Pompignoli.

Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

In questo bilancio si è parlato molto di sanità e io voglio portare a conoscenza della Presidenza alcune problematiche che provengono dalla mia provincia, in particolare dall’Azienda ospedaliera universitaria di Parma, dove, oltre al problema regionale dei fondi e della necessità di spese sempre più alte, è da tempo che, avendo fatto nuove assunzioni, nuove stabilizzazioni, c’è una persistente incapienza dei fondi accessori di retribuzione per la dirigenza medica. Questo, insieme ad altri problemi anche di gestione di alcuni settori, parlo del pronto soccorso, e di alcuni importanti unità operative, sta creando seri problemi.

Vi è un forte scontento generale nella dirigenza medica, una grande frustrazione, il che si riflette ormai in una scarsa attrattività dell’ospedale di Parma. Persiste una carenza di personale in diversi ambiti e ormai l’impoverimento anche delle competenze non può essere colmato solo da nuove assunzioni di specializzandi. L’ospedale di Parma deve tornare a essere attrattivo, e per attrarre bisogna rendere capienti questi fondi, ma bisogna anche garantire delle carriere, carriere anche alle posizioni intermedie, quelle posizioni intermedie che rischiano di venire bloccate e schiacciate per tanti anni. Quindi si assiste a Parma, in altri ospedali ma in particolare in quello di Parma, a una ‒ chiamiamola ‒ fuga dei cervelli, a una fuga delle migliori specializzazioni all’interno del nostro nosocomio. Questo è un problema che, secondo me, andrà affrontato dalla Regione e anche dalla dirigenza medica.

Passo invece a una descrizione di un ordine del giorno, credo che sia importante, che è quello sulla manutenzione delle piste ciclabili.

Perché? In questi anni stanno arrivando una grande quantità di fondi, ne arriveranno tanti del PNRR, ne sono stati investiti tanti in passato, sulle piste ciclabili. Bene, come capita spesso in tutti gli investimenti, non è importante solo la fase di stanziamento e realizzazione più rapida possibile, e investimenti in questo caso le piste ciclabili, ma è importante una loro manutenzione. Una loro manutenzione specialmente per quello che riguarda i grandi percorsi cicloturistici della nostra Regione che, come sapete, si stanno integrando con tutti i grandi driver del turismo nazionale e internazionale.

Quindi, anche la nostra Regione con le ciclovie che tutti conosciamo diventerà un hub turistico per questo tipo di attività, che sappiamo benissimo possa essere molto attrattivo per la nostra Regione e molto attrattivo per tutto il nostro sistema: turismo, agroalimentare, castelli, turismo dolce, mobilità dolce. Lo sappiamo benissimo.

Quindi la necessità, con questo ordine del giorno, è di porre particolarmente attenzione al tema delle manutenzioni. Perché spesso queste piste ciclabili, specialmente quelle che poi non sono all’interno delle città ma scorrono in quei percorsi che travalicano le varie Regioni all’interno delle Province, rischiano di essere spesso occupate da cespugli, non essere adeguatamente pulite, essere coperte da vegetazione o avere anche problemi proprio legati alla sicurezza stradale.

Quindi, credo che questo tipo di ordine del giorno vada nella direzione di poter migliorare tutto il sistema cicloturistico della nostra Regione. Quindi, non solo investimenti ma anche manutenzione. Lo sappiamo, vale per quanto riguarda tutte le infrastrutture, lo deve essere anche per le piste ciclabili.

Poi le chiedo, presidente, un’attenzione particolare al tema della sanità. Ne abbiamo già parlato in questi giorni, è il tema principale di queste settimane, di questi mesi ma non facciamo fuggire professionisti dalla nostra Regione, non facciamo fuggire i professionisti dai nostri ospedali, perché i nostri cittadini emiliano-romagnoli hanno bisogno di continuare a vivere una regione in cui deve rimanere eccellenza non solo a parole, ma nei fatti.

Se i migliori professionisti travalicano e vanno nel privato oppure cambiano regione perché qui non c’è più un contesto di crescita, un contesto di motivazione, noi rischiamo davvero di fare dei passi indietro. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Occhi.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Trovo la discussione di questo bilancio una discussione tutta politica e amministrativa, che ci pone di fronte a una grande responsabilità, di fronte agli emiliano-romagnoli e probabilmente anche nel ridefinito contesto di governo che guida questo Paese.

13 miliardi, oltre 13 miliardi di investimento sono una cosa importante. Anche quello che cerchiamo di fare attraverso gli investimenti di più di 2,3 miliardi di euro per cercare di dare una nuova spinta, addirittura mettendo oltre il 60 per cento della nostra programmazione settennale dei fondi del prossimo triennio, i fondi comunitari, è un fatto politico di grande importanza.

Ce la stiamo mettendo tutta. Stiamo spingendo in una direzione politica e amministrativa di grande importanza. Occorre però che, oltre alla parola PNRR, il Governo faccia qualcosa di più. Non bastano parole vuote, occorre un contributo reale alla ripresa delle attività. Occorre un contributo reale a rendere possibile la buona amministrazione. Allora vi dico questo. Noi abbiamo un PIL che è aumentato lo scorso anno, aumenta anche quest’anno, ma anche una disoccupazione che arriva al 5,7 per cento. Per fare fronte a queste disuguaglianze, che rischiamo di creare nel nostro mercato del lavoro e nel nostro mercato sociale, occorre che ci sia un intervento più corale.

Occorre, quindi, che ognuno faccia la sua parte. Questa Regione con la legge di bilancio cerca di farlo. Cerca di farlo anche confermandole le esenzioni sul ticket, confermando l’abbattimento delle rette sui nidi, confermando la copertura del 100 per cento delle borse di studio, ma ancor di più mantenendo la gratuità per i ragazzi sotto i 14 anni del trasporto pubblico locale e fino ai 19 anni per chi appartiene a famiglie che hanno un ISEE che è al di sotto dei 30.000 euro.

Ve la dico così. Cercherò di essere breve perché i tempi contingentati ci impongono questo. Noi facciamo tanto per la politica di attrazione. Stiamo facendo tanto anche per tenere in piedi un sistema sociosanitario di grande responsabilità, ma per dircela come si dice in questi giorni: è finita la ricreazione anche per il Governo.

Occorre che un segnale reale a questa Regione venga dato. Occorre che una presa di posizione e di responsabilità nei confronti degli emiliano-romagnoli venga fatta anche da questa minoranza che ieri, con quel gesto sciatto, ha manifestato tutta la pochezza del dibattito, cercando soltanto il favore della telecamera.

È il momento della responsabilità. Veniamo da una crisi economica senza precedenti, da una crisi energetica senza precedenti. La gente ha l’inflazione e i tassi dei mutui che stanno camminando, e voi continuate a fare un carnevale sotto Natale? Per cortesia.

La responsabilità quindi è tanta. Dobbiamo alzare il livello della qualità della nostra Amministrazione e io penso che questo bilancio cerchi di farlo. Ma neanche una Regione come l’Emilia-Romagna ce la può fare da sola. Occorre che oltre ai defilé – penso ai colleghi delle minoranze – che tutte le volte vengono fatti, ci debba essere anche un senso di pragmatismo. Sulla sanità il Governo deve fare la sua parte. Sugli interventi energetici il Governo deve fare la sua parte.

Noi chiudiamo in positivo questo bilancio ed è quasi miracoloso che ci riusciamo; però, a ognuno il suo.

Noi votiamo il nostro.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Caliandro.

Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: In realtà, molto brevemente, solamente per comunicare che noi abbiamo depositato un ordine del giorno abbinato alla legge di stabilità, che sostanzialmente è l’ordine del giorno contro il cibo sintetico, quindi ordine del giorno di Coldiretti che prende esempio dall’iniziativa di Coldiretti che è stata promossa in tutte le piazze, e che fondamentalmente ricalca quello schema che è stato presentato anche in altre Regioni, in Consigli comunali già approvato.

Solamente per darne comunicazione ufficiale, perché pensiamo che sia una battaglia da condividere tutti insieme.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Rancan.

Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Telegrafica, perché penso vogliamo tutti ascoltare il presidente.

Mi siano consentiti una considerazione politica e un invito all’aula ad un impegno comune. La considerazione politica riguarda le minoranze, come ci ha invitato a chiamarle la consigliera Piccinini. Ho visto nei nostri tavoli tanti ordini del giorno, che sono il frutto del loro impegno, delle loro proposte, tante idee su come aumentare il carattere espansivo dell’attività che già oggi fa la Regione Emilia-Romagna, andando in tanti casi a sostituire anche quello che gli altri Enti territoriali non fanno.

Ecco, io continuo a vedere però troppa timidezza da parte dei colleghi della minoranza nel fare insieme a noi una battaglia, nel chiedere quello che ci spetta, quello che spetta ai nostri cittadini. Aiutateci ‒ abbiate pazienza se lo ribadisco per l’ennesima volta ‒ a fare insieme la battaglia, perché il Governo ci riconosca il miliardo di euro che abbiamo speso in questi tre anni, a seguito del Covid e degli impegni energetici. Pensate con un miliardo di euro in più a disposizione quante altre politiche potremmo finanziare a favore dei cittadini e delle cittadine dell’Emilia-Romagna. Sono risorse che vanno alle nostre comunità, non al presidente, non alla Giunta, non all’assessore. L’invito è a fare questa battaglia insieme.

Infine, consentitemi di chiedervi anche un reciproco affidamento. Sfruttiamo insieme queste vacanze natalizie per ripassare il Regolamento dell’aula, mi sembra che quanto successo ieri abbia reso evidente a tutti come sia necessario che ciascuno di noi possa riprendere in mano quel documento, ripassare e farsi trovare pronto qui, il 1° gennaio.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rontini.

Presidente, a lei la parola.

Prego, consigliere Rainieri.

 

RAINIERI: Grazie. Ero fuori, ma spero di aver capito, perché capisco poco, quello ha detto la presidente Rontini.

Se ha qualche dubbio sul Regolamento, se lo faccia spiegare bene, perché la mia Presidenza ieri ha eseguito esattamente quello che è stato ribadito anche dal mio Capogruppo rispetto al Regolamento, se ci sono dei problemi sul Regolamento, ne possiamo parlare, abbiamo anche una Commissione che si dovrebbe occupare di questo, e se la Rontini ha qualche problema sul Regolamento, se lo legga lei, io lo conosco molto bene.

 

PRESIDENTE (Petitti): Prego, presidente Bonaccini.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente.

Io vorrei, prima di entrare nel merito della manovra, provare a ripercorrere questi anni, perché forse fa bene evitare di distaccarsi completamente da quello che è successo nel Paese, in questa Regione, nel mondo.

Peraltro il primo pensiero, se permettete, è ai bambini, alle donne, agli uomini e alle famiglie ucraine. Non parliamo più della guerra. Sono passati mesi, mesi e mesi, e ci stiamo abituando all’idea di avere nel cuore dell’Europa un conflitto drammatico, rispetto al quale le sofferenze che quella popolazione sta vivendo rendono il nostro dibattito a volte un po’ sorprendente.

Io mi auguro che le parole di Papa Francesco vengano ascoltate di più, si lavori con le diplomazie per cercare la pace. Lo dico sapendo, come voi sapete, nettamente dove mi sono schierato e dove mi schiero, vale a dire dalla parte di chi difende la democrazia e la libertà. Però, è evidente che la mia generazione in particolare, che è stata la prima nella storia dell’umanità a vivere in questa parte del mondo che chiamiamo Europa rispetto alla quale per oltre settant’anni non era mai successo nella storia del mondo che non ci fossero guerre, non avrebbe mai creduto di dover, durante la propria vita, commentare una guerra vicino a noi e così drammatica.

La guerra, però, nella maniera più evidente e drammatica, al tempo stesso, che possiamo commentare, viene alla fine di un decennio in cui noi abbiamo subìto un terremoto da 12-13 miliardi di euro, 28 vittime, le uniche che non possono essere considerate riparabili, perché alle loro famiglie e alle loro comunità non le consegnerà mai nessuno, 300 feriti, 45.000 sfollati, per quantità di danni il secondo terremoto più pesante dopo quello dell’Irpinia. Poteva essere una desertificazione industriale, perché colpiva una realtà che produceva da sola, quella striscia di terra, il 2 per cento del PIL nazionale, allora, ci sta il terzo distretto del biomedicale al mondo. A luglio scorso, per la prima volta dal dopoguerra, un presidente di una Regione italiana – dovreste andarne orgogliosi, non per me, ma per voi – ha firmato un accordo con uno Stato federale americano, la Pennsylvania, a Filadelfia, perché negli Stati Uniti stanno i primi due distretti del biomedicale del mondo, tra Massachusetts, dove siamo stati, al MIT e ad Harvard, a Boston, e Filadelfia, sta il distretto delle life science più importante al mondo. Siamo andati con imprese, centri di ricerca, università, per cercare una relazione, e per fortuna ce l’abbiamo fatta, che tenga una connessione di investimenti, di attrattività di investimenti, di investimenti sulla ricerca e le professionalità sapendo che di lì, a proposito di sanità, passa gran parte della sanità del mondo del futuro.

Buona parte di quegli investimenti vengono da una terra colpita in maniera drammatica che oggi, dopo 10 anni, vede più imprese anche multinazionali, più posti di lavoro di prima.

Le parole di Mattarella al 20 maggio scorso credo abbiano inorgoglito la nostra gente. Ha detto, lui che non spreca molte parole: l’Italia deve essere grata alla gente dell’Emilia, alle sue Istituzioni che stanno completando una ricostruzione che potrà essere ascritta come esemplare nella storia delle ricostruzioni dei tanti, troppi terremoti del Paese.

Questa è l’Emilia-Romagna, questi siamo noi.

Abbiamo avuto una pandemia che ha colpito la nostra Regione nella maniera più pesante, insieme a Veneto e Lombardia, di tutte le Regioni del mondo dopo Wuhan.

Io se mi guardo indietro mi chiedo come abbiamo fatto a reggere, perché non avevamo esperienze precedenti. A volte andavo a casa la notte dopo essermi confrontato con i miei colleghi, Fontana e Zaia, con il presidente Conte, i ministri di allora, con i sindacati, con le associazioni d’impresa, i sindaci, le Province.

Ho sentito l’altra sera un ex amministratore lombardo dire che ha fallito il sistema sanitario dell’Emilia-Romagna citando Piacenza, dimenticando che a Piacenza, unico caso in Italia insieme a Rimini, il sottoscritto a metà marzo, con la presidente Barbieri e i sindaci di una terra dove per tre quarti erano del centrodestra, abbiamo deciso insieme di farne zona arancione, che voleva dire rossa ma con dimensioni talmente grandi che non potevi fare i 12 varchi che la notte facemmo coi militari a Medicina.

A volte andavo a casa la notte e mi chiedevo se quello che avevo appena firmato o deciso, che avevamo deciso, se fosse giusto, perché non sapevamo che portata avrebbe avuto.

Ancora una volta l’Emilia Romagna, lo dicono anche tutti gli indicatori di chi ha studiato quel periodo, ne è uscita alla grande, alla grande per il peso e la responsabilità soprattutto dei suoi operatori sanitari, alcuni dei quali ci hanno rimesso la vita per tutelare le nostre.

Purtroppo non si può dire alla grande, perché quando ci sono migliaia di vittime ogni cosa appare sproporzionata nelle parole, ma un sistema che ha retto, che oggi è ancora in piedi, che se non avessimo il problema di quel miliardo di euro che ci dovrebbe essere dato, dovrebbe esservi dato… Tra poche ore Donini, insieme al presidente Fedriga, andrà in Conferenza Regioni a chiedere al Governo di mantener fede agli impegni che tutte le Regioni, non l’Emilia-Romagna, hanno chiesto. È incredibile che non ci vengano date le risorse e parte della responsabilità sta anche nel Governo Draghi, e non ho mai mancato di dirlo, a partire dal distribuire le spese energetiche e le sue risorse per numero di abitanti e non per spese sostenute.

Se abbiamo un quarto delle case della salute o di comunità, le si chiami come si vuole, d’Italia e alcune regioni non ne hanno, se distribuisci percentualmente per gli abitanti le spese sostenute, chi non ha speso nulla riceve quello che non ha speso e chi ha speso tanto non riceve quello che ha speso. È un problema che ci riguarda e mi riguarda o no? O riguarda solo Stefano Bonaccini? Riguarda tutte le Regioni. Io ringrazio il presidente Fedriga che in questi mesi ha fatto un lavoro, insieme a tutti noi, per chiedere che venga ridistribuito almeno quel poco che hanno deciso di distribuire, anche con criteri equi.

Non mi permetto di mettere in capo al Governo Meloni la responsabilità del tutto, anche perché so perfettamente che, avendo governato la forza politica alla quale sono iscritto quasi ininterrottamente negli ultimi 11 anni e mezzo, se ci permettiamo, anche dove siamo convinti di farlo, di criticare in maniera dura un Governo appena insediato, rischiamo di apparire distonici rispetto al cittadino della strada anche che ci ha votato alle ultime elezioni. Ci vuole misura nelle cose che si dicono, anche nelle critiche che si fanno, anche proporzione. Ma certamente quella che io credevo fosse una scelta che cambiava sta proseguendo allo stesso modo. Speriamo che le cose possano migliorare e non ho dubbi che ci proveremo tutti insieme.

Abbiamo avuto una crisi energetica che ha costretto la nostra società, in questo caso un po’ distribuendola come è accaduto durante la pandemia, non dal punto di vista sanitario, ma dal punto di vista di chi ha colpito. Ha colpito tutti. Quante sono le famiglie che hanno chiesto di rateizzare le bollette e non l’avevano mai fatto nella loro vita? Anche famiglie di ceti medi, mica solo famiglie povere, che quelle, già nella disperazione, figuratevi come si trovano.

Quante sono le imprese, soprattutto quelle energetiche? Io abito a fianco del distretto ceramico, che produce l’80 per cento della ceramica italiana. Con quello di Faenza e Imola siamo sopra al 90 per cento. Quelle sono le imprese più energivore che esistono, perché il costo energia costa quasi come il costo del lavoro nel peso dei bilanci. Alcune hanno dovuto mettere in cassa integrazione migliaia di persone non perché non avessero commesse, ne avevano più di prima, ma perché rischiava di saltare l’azienda. È vero che con lo strumento di ammortizzatore sociale non hai lasciato a casa, ci mancherebbe altro, non ha perso il posto di lavoro, la dipendente o il dipendente; ma quelli con lo stipendio più basso a casa si trovavano delle bollette sempre più alto, e il costo del carrello della spesa, con un’infrazione oggi all’11,8 per cento. Se posso dirlo, ho sentito parlare poco di questo, e dopo ci torno. Con l’inflazione al 12 per cento l’aumento secco in sanità già previsto dal Governo Draghi e previsto dal Governo Meloni viene tutto mangiato dall’inflazione. Noi quindi torneremo ad un rapporto tra Fondo sanitario nazionale e PIL che rischia di tornare indietro di vent’anni.

Non è colpa del Governo, l’inflazione, voglio essere molto chiaro; è responsabilità del Governo non far fronte al fatto che con un’inflazione così più che mettere i soldi sulla flat tax, che aiuta quelli che già stanno abbastanza bene, o molto bene, rischia di toglierli laddove almeno potevano essere messi per aiutare quelli che vanno ancora più in difficoltà.

La guerra ovviamente ha acuito la crisi energetica; ma pensate agli enti locali. Io parlo con i Sindaci, e tutti mi dicono: “Stefano, ma come facciamo? Abbiamo un costo di luce, acqua e gas che ci costringerà il prossimo anno, e in manovra…”: me lo dicono loro, non lo dico io, non è stato previsto nulla, questo per la prima volta, perché invece nelle altre manovre del Governo Draghi era previsto qualcosa. Mi dicono: “guarda che se non verranno accolti emendamenti dell’ANCI rischiamo che non ci arrivi nulla”: i Sindaci, non l’appartenenza politica dei Sindaci, i Sindaci come ruolo istituzionale.

Guardate noi: 250 milioni di euro in più solo di spese energetiche circa a fine anno, 250 milioni. Ma è chiaro che se non vengono ridistribuite le risorse per le spese sostenute, ma per il numero di abitanti, rischia di far dire a me, che non lo vorrei dire, che c’è un disegno per colpire chi ha più sanità pubblica. Perdonatemi: come la leggete, altrimenti? Possiamo permetterci, nelle case della salute o negli ospedali di spegnere la luce o di spegnere il riscaldamento?

Se c’è un luogo, o luoghi nei quali proprio il risparmio non lo puoi fare, dal punto di vista energetico, intendetemi, è quello. Abbiamo avuto questi dieci anni con questo po’po’ di cose: a me pare che abbiamo retto, e abbiamo retto alla grande. È una Regione che è cresciuta più di tutte negli ultimi sette anni: prendete i dati complessivi, leggeteli. Siamo una Regione che lo scorso anno, non grazie a Bonaccini o alla sua Giunta, ci mancherebbe, nemmeno alla maggioranza, ma grazie agli imprenditori e alle loro maestranze ha fatto un surplus commerciale che vale per una Regione col 7,5 per cento di popolazione per due terzi del totale dei 44 miliardi della bilancia commerciale italiana: 29,9 miliardi di euro. Abbiamo un piccolissimo spazio, noi, di merito? Sì, c’è, forse più grande di quello che sto dicendo, perché abbiamo accompagnato un sistema imprenditoriale e industriale.

Guardate, fate così, andate a parlare con le associazioni di categoria, andate a parlare con gli imprenditori, chiedetegli cosa pensano delle politiche dell’Emilia-Romagna di questi anni, vi risponderanno loro, non il presidente della Regione, con tutti i difetti che abbiamo e gli errori che avremo commesso.

Anche ieri, mentre stavate fuori dall’aula, ero a confronto con alcune di loro, a partire da Coldiretti, e prima Confindustria, perché siccome c’è una manovra in atto, emendamenti alla legge di bilancio, vogliono parlare con chi rappresenta l’Istituzione prima nel territorio dove vivono e fanno impresa, e anche perché mai detto che c’è un modello Emilia-Romagna, rifiuto quella parola, so che chi lo usa lo fa per farci i complimenti, ma c’è un modo di essere Emilia-Romagna, che è davvero abbastanza inedito nel Paese, quella capacità di confronto che abbiamo avuto continuamente nel Patto per il lavoro e per il clima, condividendo tutte le scelte strategiche con le parti sociali, quindi gli errori che avremo fatto li condividiamo con loro, scelte positive le condividiamo con loro.

Verrà la vice presidente della California tra pochi mesi qui, forse succederà che facciamo durante l’anno, se ci va bene, se avremo un po’ di fortuna, se saremo bravi, un accordo istituzionale anche con quella che oggi è la quarta economia del mondo, perché ha superato la Germania come PIL.

Ero con le start-up, 10, selezionate, ce n’erano 2 di Piacenza, 2 di Modena, 4 di Bologna, 1 di Forlì-Cesena, 1 di Rimini, c’era tutta la via Emilia, 10 start-up che quest’anno erano tutte selezionate e, rispetto agli altri mesi, perché ogni sei mesi vanno a nostre spese a farsi due settimane di matching con quel luogo dove da quarant’anni c’è il massimo dell’innovazione mondiale, erano tutte start-up che incidono su intelligenza artificiale, innovazione tecnologica e digitale, robotica.

Se quindi l’Emilia-Romagna oggi nel mondo ha relazioni così robuste che può permettersi di firmare anche accordi istituzionali con colossi veri e propri, forse è che c’è una percezione di noi che siamo una Regione che davvero sta all’avanguardia anche nel campo dell’innovazione mondiale.

D’altra parte - permettetemi - io ho terminato tre lunedì fa, a Parigi, i sei anni di presidente del Consiglio delle città e delle Regioni d’Europa, molti miei colleghi o molti amministratori locali non riescono a capacitarsi di come una sola regione in tutta Europa riesca ad averle tutte insieme. Il Centro che farà le previsioni climatologiche per tutta Europa. Arriveranno 1.500 ricercatori nei prossimi anni. Abbiamo detto che siamo un Paese che rischia di perdere talenti. Cominciamo ad attrarli. L’inaugurazione del Supercomputer, alla presenza della ministra Bernini, della Commissione europea, del presidente Mattarella. Credo sia stata una di quelle cose che veramente ti fa dire: ma forse qualcosa di buono anche noi abbiamo saputo fare e lasceremo. È la cosa di cui andrò più orgoglioso, perché lo facciamo esattamente per i nostri figli e i nostri nipoti, acché possano avere quelle grandi opportunità che ha avuto la mia generazione e qualcuna di quelle seguenti, da una terra poverissima com’era che ha offerto lavoro, possibilità di fare impresa, opportunità di ricerca e di studio, diventando una delle realtà che, con tutti i limiti che abbiamo, è tra quelle con la qualità della vita tra le più alte in Europa. È inutile che ci giriamo intorno. Dobbiamo andarne orgogliosi, a nome delle nostre comunità, non di noi stessi.

Ieri ho parlato con il ministro Tajani, che immediatamente mi ha detto che si metterà con noi al lavoro perché – notizia che darò adesso qui e dopo in conferenza stampa con i giornalisti per la conferenza stampa di fine anno –, se il Governo farà la propria parte, come dovremo farla noi, noi mettendo le spese di funzionamento e la sede, il Governo alcuni fondi per decine di milioni di euro per la parte di accordo istituzionale, avremo la dodicesima università al mondo delle Nazioni Unite, la prima di tutta l’area mediterranea, a Bologna. Questa è l’Emilia-Romagna.

Stiamo parlando di una Regione che, da questo punto di vista, a livello europeo sta facendo alcune cose di innovazione che davvero ci pongono cento metri avanti, non agli altri, nell’idea del mondo per la quale i posti di lavoro del futuro, che oggi non esistono e che per gran parte potrebbero fare i nostri figli e nipoti, sono quelli tutti derivanti dal grado di innovazione robotica, tecnologica e digitale di un territorio. Ma se non investiamo lì rimarremo indietro, se vogliamo competere, com’è la nostra cifra. Ed è giusto che ci pungoliate su questo. Non si deve mai abbassare la guardia.

Io dico sempre che è una bella fortuna fare il presidente di una Regione così, per la qualità della sua gente, di chi ci è venuto a dare una mano in passato da altre parti d’Italia e oggi anche da altre parti del mondo. Ma lo sapete anche voi, che avete amministrato e amministrate in alcuni territori, anche proprio individualmente, oppure nel sostegno alle forze politiche, che è più facile che in Emilia-Romagna ti facciano una critica se ti fermano per strada, piuttosto che un complimento, perché c’è un’abitudine, giusta, ad una qualità dei servizi e della vita che chiede che tu non possa abbassarla.

Per quello noi sentiamo come una ferita le difficoltà delle liste d’attesa rispetto a ciò che non avevamo. Perché eravamo riusciti a portare dal 54 per cento entro i primi 30-60 giorni quelle cosiddette di prima fascia, quando diventai presidente al 97 per cento di erogazione. Io ricordo i sindacati che in giro per l’Italia citavano sempre noi.

Sentiamo come una ferita e ognuno di noi va a letto la sera sperando in un applauso, più che un fischio o una critica, anche solo per amor proprio, nostro, per essere un po’ più sereni vista la fatica a fare politica e ad amministrare che si fa.

L’Emilia-Romagna è una terra così, è una terra forte che dobbiamo cercare adesso di accompagnare con le politiche che abbiamo provato a mettere anche in questa manovra di bilancio, che possono cercare di delineare uno scenario in cui accompagniamo le imprese, il mondo del lavoro, quello della ricerca e dell’università, quello della formazione, dei saperi, che è fondamentale. Lo misi al primo posto del programma che presentai tre anni fa, la società della conoscenza senza la quale non c’è futuro.

Se investiamo l’inglese, investiamo nel senso di portare l’inglese addirittura già nei nidi e in pochi anni in tutti i nidi e le materne, non è che facciamo una cosa che cambia la vita dell’Emilia-Romagna e delle famiglie, figuratevi, lo so io per primo, ma facciamo una cosa che purtroppo facciamo solo noi e non lo si fa nel Paese, quando altri Paesi d’Europa e del mondo la stanno facendo da anni. Quando i nostri figli dovranno entrare nel mercato del lavoro o della ricerca saranno più forti se avranno strumenti che li pongono ad essere “competitivi” al pari dei loro coetanei.

Se adesso a gennaio approveremo, primi in Italia, la legge regionale per trattenere e attrarre talenti che possano venire nella nostra Regione con un piccolo taglio del cuneo fiscale per le imprese che vogliono assumerli in via prioritaria, e alcune opportunità dalla casa, all’asilo nido, alla scuola internazionale, al socio assistenziale per quelle ragazze e ragazzi che magari se hanno una famiglia, se sono donne o uomini possono venire qui e starci con la loro famiglia, è tutto un bene per uno dei problemi più grandi che oggi le imprese vivono: che è quello del capitale umano. Perché anche quando vogliono assumere non trovano le competenze specifiche per farlo. Unitamente al fatto che sui lavori umili noi abbiamo un problema che non si trova più chi va a pulire i piatti nelle cucine dei ristoranti, a pulire le camere negli alberghi, a raccogliere la frutta e la verdura nei campi, a fare la badante o il badante in una famiglia.

È bastato con il Covid che andassero a casa molti lavoratori stranieri e noi ci troviamo in una situazione in cui le imprese non sanno più dove sbattere la testa.

Noi abbiamo bisogno, di fronte a un problema che la mia parte politica nel dopoguerra non ha mai affrontato compiutamente, quello della natalità o della denatalità, vedendo i dati del 2050 che dicono che l’Italia e la Spagna sono le due Regioni messe peggio da questo punto di vista, se non si correggerà da un punto di vista delle nascite, quindi della politica per la famiglia, che però deve essere una politica prima di tutto nazionale, permettetemi, e dall’altra un flusso migratorio certo, ogni anno; certo di persone che vorremmo tutti venissero qui per lavorare e studiare e se qualcuno è malintenzionato venga assegnato dove merita o venga rispedito indietro, ma ho visto con soddisfazione che la stessa presidente del Consiglio ha dovuto dire “cara Europa, dacci una mano”.

Vedete poi che alla fine i muri, prima gli italiani o meno, cadono di fronte a un problema che sta mandando in tilt la nostra economia? Ed è la mancanza di manodopera e di capitale umano per la quale abbiamo bisogno di evitare che questo Paese diventi un Paese, tra qualche anno, che ha più pensionati che lavoratrici e lavoratori attivi. È un bel problema, perché vuol dire mangiarsi il futuro.

Ho voluto mettere al centro queste cose perché mi interessa molto provare a definire questa manovra dentro però a una cosa… Fatemelo dire, l’ho accennato prima. Se noi avessimo avuto i soldi spesi per la sanità, guardate che quattro quinti di questa discussione non l’avremmo neanche fatta. Ringrazio la maggioranza e da questo punto di vista anche qualche forza di opposizione, non per ringraziarle tutte, perché spero staremo dalla stessa parte.

Come Fedriga e Donini stanno dalla stessa parte, insieme agli altri miei colleghi, che per la gran parte sono di centrodestra nella Conferenza Regioni, perché ahi noi, anzi bravi voi, avete vinto in quasi tutte le regioni in questi anni, spero che voi stiate dalla nostra parte dicendo al caro Governo, visto che vi è più affinità politica di prima complessivamente da questa parte dell’emiciclo e dei banchi, che non va mica bene per gli emiliano-romagnoli che non ci diate dei soldi che la Regione ha speso e le ASL hanno speso per fare assistenza.

Cosa facevamo? Ci chiedevamo quanti ne potevamo ricoverare o vaccinare? E poi avremmo dovuto adesso spegnere il riscaldamento o la luce per risparmiare? Ma, ragazzi, non funziona mica così, al netto delle critiche legittime, tutte quelle che volete fare.

Mi sarei risparmiato l’uscita di ieri, ma ci sta in democrazia; però i toni che avete usato anche in questi giorni sono toni che, continuo a ribadire, fanno parte di una positività della politica in questa regione, che non è mai quel teatrino per il quale ci si insulta dalla mattina alla sera, al netto di battibecchi. È anche normale.

Io penso che molta gente stia a casa da votare ormai perché vede i protagonisti, quelli come me e altri, che dalla mattina alla sera nei talk show, nelle interviste ai giornali, in radio si insultano e la gente non capisce più qual è il motivo per cui dovrebbe dare fiducia a una classe dirigente che, invece che disputarsi anche con idee diverse, lo debba fare parlando uno sopra l’altro o litigando e dando l’idea che siamo tutti degli incapaci, a seconda di dove sei posizionato.

Io voglio ringraziare la maggioranza perché sul tema della sanità in un momento così difficile e drammatico ho sentito davvero la vicinanza, non per ragioni politiche, ma per ragioni territoriali rispetto a quello che ognuno di loro e ognuno di voi vive tutti i giorni. È più difficile stare tra quelli che governano, e che per la prima volta trovano difficoltà rispetto a una difficoltà come quella, ad esempio, della mancanza di reperimento di professionisti. Anche questo è un problema che non riguarda il Covid, voglio essere molto chiaro, non riguarda una Regione o l’altra, purtroppo. Se riguardasse solo qualcuno, copiamo… Ma se per programmazioni sbagliate del passato ci mancano circa 500 medici di medicina generale, e se in fretta non riusciamo a formarne di nuovi, visti i tanti che andranno in pensione, attenti che quello che oggi è un problema, diventerà un dramma tra qualche anno. E chi la pagherà sarà chi vive nelle aree lontane, interne, in montagna, o in pianura, lontano dai capoluoghi, dove quando chiude un ambulatorio medico, diciamoci la verità, chiude un presidio sociale, prima ancora che il solo ambulatorio medico.

Oppure il fatto che facciamo concorsi pubblici per reperire infermieri con posto di lavoro a tempo indeterminato persino, eppure non partecipa il numero di infermieri – in tutte le Regioni – sufficiente a garantire addirittura a copertura dei posti a concorso. Non era mai successo, e ci dobbiamo fare qualche domanda. Io credo che sia un problema di stipendi. Per alcune professioni come quella ad esempio dell’emergenza-urgenza, che è diventato uno dei lavori più usuranti che esista, un problema di numero chiuso all’Università. Anche gente del mio partito, che stimo, mi dice che sbaglio. Io non cambio idea.

Se si deve fare selezione perché la qualità sta davanti a tutto, visto che non è che quelle persone vanno ad aggiustare macchine o lavastoviglie, che se sbagli chiamerai uno migliore, non muore nessuno: lì se sbagli rovini la vita, o gliela togli, ad una persona in carne ed ossa. Ma se mancherà la quantità di professionisti sufficienti, ho paura che la qualità verrà garantita solo a chi se lo può permettere col portafoglio, ad esempio. Quindi, se si deve far selezione, ci mancherebbe, la si faccia al primo o al secondo anno. Ma in ingresso è possibile che lasciamo migliaia di ragazze e ragazzi che vorrebbero provarci in un test di selezione che mi pare anche più un terno al lotto che una vera e propria selezione meritevole e meritoria?

Queste sono questioni, prima ancora che di parte, che dovremmo, secondo me, affrontare tra Governo ed enti locali per cercare di capire con le categorie dei rappresentanti professionali come fare a dare una risposta a un problema che io sento gigantesco, come credo voi.

Se in un pronto soccorso ci sono solo due medici, invece che quattro, perché non li trovi, è un problema perché si allungano i tempi di attesa in ragione non della scarsità di quei due professionisti, ma del fatto che essendo in due non possono fare il lavoro di quattro, ad esempio, o se manca un infermiere dell’emergenza-urgenza, sappiamo tutti cosa vuol dire da questo punto di vista per una figura professionale così, perché, per quanto investiremo sulla telemedicina, sull’assistenza domiciliare, sulla robotica digitale, poi delle persone in carne ed ossa con la loro umanità le devi avere per fare una sanità di qualità.

Alla fine della fiera noi, nonostante però il peso di tutto questo, nella manovra per l’ottavo, che diventa il nono anno consecutivo, non aumentiamo le tasse. Lo dissi quando mi insediai, nel gennaio del 2015, alla prima seduta della prima Assemblea legislativa di allora del mio primo mandato, “non aumenteremo le tasse nei prossimi anni”, molti mi guardavano anche nella maggioranza un po’... ma non abbiamo aumentato in nove anni di un centesimo le tasse né alle imprese, né alle famiglie.

Mettiamo risorse straordinarie sulla sanità, perché vogliamo garantire... guardate, anche qui è ben clamoroso: può essere che una Regione rischia di essere commissariata, quando sei mesi fa ci ha definito il Governo, per l’ennesimo anno consecutivo, Regione benchmark in sanità, e la Corte dei Conti ogni anno fa, nel giudizio di parifica, un apprezzamento sul fatto che noi tutti gli anni riduciamo il debito che già avevamo, che è tra le 3 regioni meno indebitate d’Italia? Ma siamo in sei mesi tutti quanti impazziti, passiamo da essere un’eccellenza a diventare degli scriteriati amministratori?

Una manovra che mette a disposizione degli emiliano-romagnoli, mezzo miliardo in più del 2022, perché abbiamo dato sui fondi europei un’accelerazione che è propria di una Regione che da questo punto di vista non teme confronti. Noi continuiamo ad essere la Regione, una delle regioni che, prima tra le prime, si fa dare sempre l’okay da Bruxelles e da Roma, mette a disposizione i fondi europei per le famiglie, le imprese, le università, anzi, sapete cosa dico sempre? Se avessimo più risorse, ne potremmo dare di più nelle liste di scorrimento laddove, partecipando in tanti, alcuni non riescono ad avere i fondi, perché li finiamo.

Si aggiungono ai 5,4 miliardi di euro dei fondi del PNRR. Credo (non ho fatto le stime) che siamo tra le prime, forse la prima per numero di risorse per abitante, gran parte i Comuni, merito loro, con il problema che, se non risolviamo il problema dei prezziari, si fermano le gare per i cantieri già aperti e non apriranno mai quelli che devono aprire.

Chiedo quindi al Governo troviamoci, mettiamoci a sedere, perché, oltre alle spese energetiche, c’è questo dramma del costo delle materie prime e della difficoltà a reperire i materiali che rischia di far slittare il PNRR in avanti, e non avremo i soldi per rendicontare e fare le cose.

 Comuni, Regione e altri Enti 5,4 miliardi già assegnati, potremmo arrivare, dalla stima che ho fatto, attorno ai 7, 7,5, 8. Di fronte alla crisi energetica (molti di voi l’hanno detto) abbiamo cercato e stiamo cercando di fare il massimo anche come velocità. Riqualificazione sul risparmio energetico, Comunità energetiche, transizione energetica digitale, il tavolo fatto con tutte le parti sociali per vedere come affrontare questa crisi drammatica per le famiglie e per le imprese. Ci sono già diverse misure attuative in questa manovra.

Voglio dire una cosa sull’ambiente. Siccome ho sempre detto che abbiamo fatto tutti troppo poco e l’abbiamo voluto chiamare Patto per il lavoro e per il clima, qui noi dobbiamo accelerare, perché il 2035 a me è molto chiaro, e non si può deflettere dal fatto di avere il 100 per cento di energie rinnovabili e pulite entro quell’anno. Addirittura sono tra quelli che pensa, ma è di là da venire, quindi anche il mio è un esercizio retorico, ma lo dico come elemento di valutazione e di discussione in prospettiva nei prossimi mesi, nei prossimi anni, che il 2050, con le emissioni zero in atmosfera, possiamo addirittura accelerare se l’innovazione robotica e tecnologica continuerà su questa strada. Da questo punto di vista il Supercomputer ci dà un vantaggio clamoroso per tutti i settori, o quasi tutti, a partire dalla ricerca, che ormai utilizzano i big data e la velocità e la trasmissione che creano lavoro alle imprese e al mondo della ricerca farà la differenza nel futuro.

Voglio prendere, però, dal punto di vista ambientale una questione che mi è cara, che è il tema del rigassificatore e, a fianco, quello delle energie rinnovabili. Il rigassificatore noi lo facciamo per l’Italia. Peraltro, l’avevamo chiesto prima ancora che il Governo Draghi desse al sottoscritto misure commissariali speditive. Questo fatto mi ha fatto capire che in questo Paese si potrebbe avere il coraggio di usare strumenti speditivi e straordinari non per tutto, ci mancherebbe, ma per alcune scelte infrastrutturali. Pensate al caso del rigassificatore: coloro che se ne intendono e che intervengono su queste infrastrutture mi dicevano che l’autorizzazione in questo Paese potrebbe variare mediamente tra i cinque e i dieci anni, solo per avere l’autorizzazione, che noi abbiamo ottenuto in 120 mesi, non perché io sia particolarmente bravo, ma perché sono i mesi che avevamo al massimo per riuscire a ottenerla.

 

(interruzione)

 

120 giorni, scusate. Quattro mesi.

Non è che non abbiamo riunito le decine di enti, compresi i pescatori, che dovevano esprimersi e si sono espressi. Abbiamo cercato, insieme a SNAM, di ottenere, contenere, migliorare quell’investimento.

Il rigassificatore è indispensabile. Mi auguro si faccia anche a Piombino. Non li abbiamo voluti in passato, e secondo me è stato un errore clamoroso. L’Italia paga le bollette più alte del mondo perché mancano le materie prime, e non è colpa di nessuno, ma in ragione di questo bisognava fare altri interventi nel passato. Cosa fatta capo ha. 

Mi auguro che in futuro si guardi meno all’interesse e all’applauso particolare nel territorio per cercare di fare cose anche rischiano i fischi, se vanno nell’interesse generale. Ma questo è un altro discorso.

Però io stesso dico che il rigassificatore è un intervento parziale. Nella transizione, nel 2035 abbiamo detto che dovremo avere energie rinnovabili al 100 per cento. Se faremo il parco eolico e fotovoltaico, se il Governo ce lo concederà, voglio sperare e vorrei non avere dubbi di sì, perché ne prenderebbe un merito anche lui, fare il parco eolico e fotovoltaico più grande d’Italia, flottante a mare, forse d’Europa, ciò che mi fa dire che c’è una direzione di marcia che noi prendiamo molto seria. Un miliardo di euro di investimenti a 20 chilometri dalle coste ravennati.

Io penso che ne avrebbe bisogno di farne diversi l’Italia di quei parchi eolici e fotovoltaici. Perché? Perché siamo un Paese che ha più sole di altri in Europa, per ragioni geografiche, e perché siamo una penisola e quindi abbiamo tanto mare.

Ho voluto fare questo esempio per dire come devi tenere insieme nella transizione ciò che non mette in contrapposizione ambiente e lavoro. Perché siccome dovremmo chiedere sacrifici agli italiani nel cambiare anche le proprie abitudini… Sui rifiuti ce l’abbiamo fatta, sono i figli e i nipoti che insegnano spesso ai genitori e ai nonni a fare la raccolta differenziata, è diventato un patrimonio persino civico che ha fatto diventare il rifiuto, che per la mia generazione era una cosa da gettare, uno scarto, un elemento virtuoso per consumare meno e rendere la vita anche un po’ più utile rispetto all’inquinamento che dovremo fare e ridurre.

Da questo punto di vista è evidente che infrastrutturalmente, giusto o sbagliato, merito o non merito, noi verremo ricordati come l’Amministrazione che ha sbloccato opere infrastrutturali che erano bloccate da quarant’anni, cinquant’anni?

L’assessore Corsini, mentre ero negli Stati Uniti, è andato a incontrare il Ministro Salvini. Io penso che oggi ci sia un’opportunità anche per il Governo sul tema della A-22, in questo caso, di accelerare ciò che ancora era bloccato. Noi ne daremo merito, se accadrà. Sono opere che abbiamo chiesto noi di fare.

Così come il passante di Bologna, giusto o sbagliato che sia, comunque è un’opera infrastrutturale che vedrà i cantieri nei prossimi mesi finalmente aprire. Insieme a questo abbiamo tante altre opere dal porto di Ravenna, eccetera, ma dove una volta sbloccate queste… L’ho sempre detto, io avrei voluto essere un presidente che se le trovava già realizzate, visto che ne parlavamo da tanto tempo.

Perché noi in realtà adesso dovremmo procedere spediti su tutto quello che è il trasporto ferroviario: dalla metropolitana leggera di superficie in intermodalità di trasporto, come dicono gli esperti - io ci capisco poco - che è quella sulla costa adriatica; ad altri progetti che abbiamo in mentre in altre parti d’Italia che poi trovano anche le vostre richieste molto spesso in interrogazioni, in ordini del giorno per cercare di infrastrutturare sempre più un trasporto collettivo. Abbiamo visto, se rendi un patrimonio rotabile di valore, vent’anni l’età media dei treni regionali quando sono diventato presidente, poco meno di due anni oggi, tra le più giovani flotte di Europa.

Se addirittura concedi gratuita a quasi tutti, agli studenti, ad esempio, la possibilità di salire su un treno o una corriera per andare e tornare da scuola, sì, sono 25 milioni di euro che ogni anno ci metti e della collettività, ma è anche vero che cominciamo a premiare quelli che rinunciano a inquinare per favorire un trasporto collettivo che non inquina su treno o inquina meno perché collettivo su un bus o una corriera. Andando in futuro elettricamente o a idrogeno, vedrete che inquineranno molto poco anche quelle o niente.

È una manovra che complessivamente prova a dare una mano. Questa è la cosa, secondo me, più positiva di tutto questo. Oltre 100 milioni di euro, come ha ricordato l’assessore Calvano, che vengono dati per abbattere i costi per le famiglie a più basso reddito. Ho detto dei trasporti. Potrei dire gli asili nido. Quante migliaia e migliaia di famiglie vanno al nido con rette pari a zero o molto abbassate?

Abbiamo detto che in montagna, su questo non temo confronto in generale, noi stiamo mettendo una quantità di risorse che non era mai stata messa. Si può essere in disaccordo sulla loro funzione. Uno può dire che avrebbe preferito le mettessimo là. Ci sta, ma obiettivamente diciamoci la verità, dalle risorse per le giovani coppie che acquistano una casa in montagna e che avrebbero bisogno di ulteriori risorse perché sono tantissimi quelli che accedono e partecipano, ai nidi gratuiti che tra tre anni avremo in tutti i Comuni della montagna. Sono andato a inaugurare nidi, ad esempio, in due comuni dove non c’era mai stato un nido nel dopoguerra e noi sapete che trattiamo tutti allo stesso modo, quelli pubblici e quelli privati convenzionati, perché è giusto così.

Penso al tema del taglio dell’IRAP, ma più in generale penso al tema delle borse di studio. Ho sentito studenti universitari citare la nostra regione come l’esempio per il 100 per cento di borse di studio ai cosiddetti idonei consegnate ogni anno, il 100 per cento. Oppure penso al tema dei ticket, che alcuni di voi hanno ricordato. A questo si aggiunge quel fondo regionale per la non autosufficienza, anche questo è stato richiamato in molti interventi, che ci porta ad avere più di mezzo miliardo. Ne riceviamo un decimo dallo Stato.

Siccome tutti i Governi non hanno fatto bene, possiamo chiedere a questo Governo di essere ricordato come quello che aumenta di tanto il Fondo nazionale per la non autosufficienza? Di oltre mezzo miliardo di euro ce ne arriva circa un decimo, un nono. Dai! Se riteniamo che lì ci sta un elemento persino di civiltà, di servizi verso coloro che hanno molto meno di altri e dovrebbero avere le stesse opportunità, bisogna che proviamo a convincere lo Stato a fare qualcosa in più di quello che non ha fatto in questi anni.

Però noi proseguiamo, investiamo, nonostante quelle risorse in meno che ci arrivano.

Poi, guardate, l’ho detto prima, il tema del Tecnopolo, la legge per l’attrattività dei talenti, se riusciremo a portarlo nell’Università delle Nazioni Unite, la legge per l’attrattività delle imprese, i basket bond con Cassa depositi e prestiti, mi fanno dire che stiamo guardando al futuro.

Guardate, noi siamo una Regione… L’ho visto sul Financial Times e ilSole24Ore, qualche settimana fa ci hanno collocato, insieme alla Lombardia, tra le due Regioni che sono nelle prime sette in Europa per attrattività di investimenti all’estero 22-23. Ora, sono classifiche che lasciano sempre il tempo che trovano, magari invece che settimi siamo secondi, o forse siamo ventesimi ma stiamo nel gruppo di testa.

Mentre la Lombardia lo è sempre stata, l’Emilia-Romagna non lo è mai stata da quel punto di vista. Sempre una Regione che esportava molto ma che attraesse così tanti investimenti da fuori Regione, è una novità di questi anni.

Io lo considero un merito rispetto anche alle relazioni internazionali che abbiamo costruito, alla capacità del sistema produttivo emiliano-romagnolo di sapersi innovare e internazionalizzare. Noi, aver creato un sistema di relazioni e anche di luce che accendiamo sull’Emilia-Romagna.

Io oggi pomeriggio sarò a Firenze, insieme al sindaco Nardella, il presidente Cirio e presenteremo una cosa storica mai avvenuta in Italia, cioè la partenza e le prime tre tappe del Giro d’Italia, le prime quattro, in Italia segnatamente in Emilia-Romagna. Il Tour de France, scusate. Dite, cosa c’entra il Tour de France? C’entra, perché dopo le Olimpiadi e i Mondiali di calcio è il terzo avvenimento al mondo più seguito e attraverso la comunicazione di quella che è una festa popolare, prima ancora che una gara agonistica, noi presentiamo l’Emilia-Romagna nel mondo.

Ricordate la tappa della Bologna San Luca? 180 Paesi in diretta televisiva, milioni e milioni di persone che vedevano il portico più bello e più lungo del mondo.

Noi abbiamo inteso che anche sulle politiche culturali e quelle sportive abbiamo cercato di mettere insieme una relazione che, anche rispetto al turismo che cresce di più nel mondo, che è quello esperienziale, cultura, sport, l’enogastronomia legata alla cultura per un territorio, abbiamo investito come non mai dopo l’Expo di Milano.

Questo ci sta dando risultati incredibili, se è vero che è vero, che quel Gran Premio di Imola che costa 25 milioni di euro, la gran parte finanziato peraltro da altri, ha portato un indotto che non riescono a stimare se è 230 o 270 milioni di euro. Mettiamo che anche la cifra più bassa sia ancora inferiore, 200 milioni. Ma ragazzi, voi lo capite che una manifestazione che porta otto, nove, dieci volte, 11 volte quello che investi, è qualcosa di clamoroso per il nostro territorio, soprattutto per l’immagine che dà del nostro territorio proiettato nel mondo oggi.

Ho finito. Volevo dire che sono grato a Paolo Calvano e a tutta la Giunta per il grande lavoro che abbiamo fatto, con un bilancio ‒ come è stato detto ieri ‒ che non è mai stato così difficile da chiudere. Quando ti mancano così tante risorse è chiaro che la coperta rischia di diventare corta.

Penso che abbiamo fatto un grande lavoro. Ringrazio per la pazienza la maggioranza. Quando la coperta diventa corta è più complicato corrispondere alle tante cose che ti vengono chieste dai vari territori, essendo una Regione che mediamente sta bene abbastanza ovunque o non sta peggio, in qualche caso, molto più di altre.

Vi dico la verità: mi aspetto che l’Italia ratifichi il MES per non rischiare di diventare l’unico Paese che non lo fa. Mi augurerei che, vista la carenza di fondi sanità per tutti, viste le richieste delle Regioni, una parte di quel fondo venga ceduto proprio per essere utilizzato là dove oggi noi stiamo soffrendo. Sarebbe un toccasana giusto, che ci permetterebbe di poter guardare con più fiducia ai prossimi anni.

Ho finito. Sono stato, credo, nei tempi.

Penso che con questo bilancio, nell’auspicio, nell’augurio che sulla sanità dal centro ci aiuteranno di più di quanto fatto in questi ultimi due-tre anni, noi si possa comunque guardare con fiducia al futuro, perché questa è una Regione forte, è una Regione che ha bisogno di guardare al futuro investendo su se stessa, continuando a tenere le relazioni in Europa e nel mondo, senza le quali, a partire dall’Europa, conteremmo molto meno, soprattutto avendo fiducia sulla capacità degli emiliano-romagnoli di essere così resilienti che, nonostante le tragedie che ho elencato all’inizio e che abbiamo vissuto, ci permettono e ci garantiscono di andare orgogliosi di vivere in questa terra e di crescerci i nostri figli.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, presidente.

Continuiamo con il dibattito generale. Passo la parola alla consigliera Castaldini. Prego.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente. Grazie, assessore.

Presidente Bonaccini, questo discorso, che lei ha fatto con così tanta passione, sembra quasi un saluto. Sembra un discorso di fine mandato. Presidente, lo dico con un po’ di nostalgia. È molto bello farle opposizione, lo ammetto. Questo è il mio punto di vista. Penso di conoscere bene il mio partito, ma conosco anche abbastanza bene, per tanti anni ‒ ormai venti ‒ di opposizione al PD, che, quando qualcuno è molto abile dal punto di vista comunicativo, perché dal punto di vista comunicativo lei ha una competitor forte, ma solo comunicativo, ma anche quando uno è bravo a fare bene le cose della propria regione, il PD non è mai particolarmente garbato con lui e quindi io le auguro una strada migliore rispetto agli altri.

Partendo da questo presupposto molto importante, mentre lei parlava mi sono chiesta qual è il compito dell’opposizione, perché lei a breve avrà questo compito di essere opposizione al Governo Meloni e spero, le auguro, di tenere in mano un partito che dovrà fare opposizione. Qual è il compito dell’opposizione? Soprattutto lo dico pensando che molte volte, forse a differenza sua, l’assessore Calvano, quando io tento di puntualizzare certe questioni fondamentali e importanti, in un certo senso si sente sempre un po’ attaccato dal punto di vista personale. Invece, il grande compito dell’opposizione è quello di costringere a decidere, a fare decisioni, di prendere decisioni, cioè di fare sul serio quello che noi siamo chiamati a fare.

Lei giustamente ha usato parole molto interessanti, una parola su tutte: eredità. Tutte le volte, credo, lei come me, con sfumature diverse, con accenti diversi, prima di andare a dormire evidentemente si fa una domanda: se aspettare un’eredità o lasciare un’eredità. È un tema fondamentale nella vita quello di attendere qualcuno che venga a salvarti per poter fare una vita che uno può ritenere dignitosa oppure lasciare un’eredità.

Guardi, quando lei ha citato il Centro di calcolo, a me è venuta proprio in mente un’immagine. Quando quella ragazza giovane parlava, sicuramente se la ricorderà, una studentessa dell’Università di Padova che era venuta qui, aveva lasciato l’estero ed era venuta qui, io ascoltavo e mi chiedevo chissà se me la merito. Chissà se il mio lavoro in politica serve per far fare a lei grandi cose, per fare un’operazione così importante come il Centro di calcolo.

Tutto questo per dirle che, da opposizione, almeno dal mio punto di vista, quando l’Emilia-Romagna vince noi siamo felici. Quando l’Emilia-Romagna arriva all’obiettivo, noi gioiamo con lei o almeno io gioisco con lei. Quando l’Emilia-Romagna fa il proprio dovere, per me è una gioia immensa, perché vuol dire: dare lavoro, dare la possibilità a persone di voler studiare, crescere e comprende che questa terra è una terra sana, salda.

Però, il punto è che cosa vogliamo lasciare e qui non possiamo scappare. Perché lei, giustamente, per la sua grande abilità ha parlato di una visione del futuro, di quello che lei ha nel cuore, delle cose belle e importanti che ha fatto.

Poi ci sono i numeri, i numeri sono la crudezza della realtà, sono le cose su cui noi facciamo i conti sempre, a casa, fuori casa e con gli amici.

Allora è bene partire dall’inizio. È bene partire da dove questa maratona per l’approvazione del bilancio è partita…

Io le parlo lo stesso, poi ascolterà… Va bene, parlo anche agli altri.

Ovvero, interrogazione in aula che tanto l’ha fatta arrabbiare, assessore Calvano, presentata dalla sottoscritta in merito al buco di bilancio delle ASL, ben 838 milioni di euro, poi saliti a 880.

Il previsionale 2023 è fatto inevitabilmente guardando a questo dato. È già così con il suo…

Glielo faccio vedere, perché lei giustamente ieri mi ha detto di non mettere insieme - me la dice spesso questa cosa - mele con pere. Allora io le prendo l’ultima pagina, la 54 del bilancio di previsione e spese: mele con mele. Bilancio di previsione dell’anno precedente, quello cui si riferisce il bilancio, più di 19 miliardi… Leggo benissimo.

Previsione anno 2023, 17 miliardi 294. 2 miliardi, assessore.

Quando lei ieri, giustamente, arrivando qua ha fatto una battuta veloce, semplice, facile, da pronta beva e ha detto: guarda - perché noi ci diamo del tu - che se fosse così il bilancio, tu oggi non prenderesti lo stipendio. Sono tornato a casa pensando se io, se lei, se tutti noi ci meritiamo la grazia e la fortuna che abbiamo, cioè se ci meritiamo il nostro stipendio.

Vado avanti. Il previsionale 2023 è fatto inevitabilmente guardando a questo dato, è già così, con il suo meno 2 miliardi. Fa paura. Dopo, assessora Calvano, la tranquillizzo in questo. La differenza è tra mele e mele, come piace dire a lei.

Bilancio di previsione definitivo 2022 e bilancio di previsione 2023. Da qui non si scappa.

Piuttosto, noi ci aspettiamo una spiegazione esatta di come verrà coperto il buco della sanità, questo sì, perché dovrebbe già essere contenuto.

Il peggio ‒ lo sappiamo bene ‒ non è ancora arrivato. Ad aprile la Regione è chiamata a presentare il rendiconto. In quel momento sapremo, nero su bianco... Al di là di parole sicuramente apprezzabili, della grande visione che ci può essere, questa è la nostra pagella. Questo è quello su cui verremo misurati. Se l’avete ripianato oppure no. Soprattutto, conosceremo il costo di questa operazione. Questo bilancio è una grande vasca in cui continuiamo a versare fondi. Ben 880 milioni sono stati persi nel 2022 e saranno rendicontati ad aprile 2023. E altri 2 miliardi. Sono risorse che non abbiamo più e non possiamo utilizzare per tante altre missioni e compiti della Regione. Sia chiaro. Se noi abbiamo dei fondi, qui si devono vedere. Altrimenti, io faccio 2 miliardi più 880 milioni: sono quasi 3. Da qui non si scappa. Sono i numeri.

Siamo, forse, in attesa della dipartita di una ricca zia? No. Non è questa l’eredità di cui parlava Bonaccini e di cui parlo io. Speriamo di avere quelle entrate. Lo spero io tanto quanto voi. Le tante entrate che si attendono, se fossero certe, le avremmo già inserite in bilancio. Questo è un concetto semplice che devono capire i cittadini, che deve capire mia figlia, che deve capire chi rappresento, che deve capire chi vota questa Giunta. Al di là di parole sicuramente interessanti.

La stessa Corte dei conti, che è stata citata dal presidente Bonaccini, pochi giorni fa, il 1° dicembre, ha richiamato il persistere della tardiva attuazione di strumenti di programmazione, quali il Piano triennale dei fabbisogni del personale e il bilancio preventivo economico annuale della gestione sanitaria accentrata. La sezione della Corte dei conti, sempre la stessa citata dal presidente Bonaccini, bacchetta e ricorda che, a seguito dell’approvazione del rendiconto 2021, il disavanzo complessivo risulta di 1,327 miliardi. È stato quantificato l’importo definitivo del disavanzo da debito autorizzato e non contratto, al 31 dicembre 2022, in 521 milioni di euro. Quale sarà il dato definitivo del 2022? Lo sapremo solo ad aprile 2023. Fondi asciugati. Utilizzo della cassa al centesimo. Debito autorizzato e disavanzo certo. Termini che abbiamo imparato a conoscere oggi, e non sono certo quelli tipici di una Regione che ci è stata raccontata stamattina. Prima in classifica. O forse ottava. O forse ventesima. Ma questa è la realtà. Questi sono i numeri.

Questo fa paura. Questi dati fanno paura ed è giusto raccontare il bene e il bello che c’è, ma questi dati, nella loro durezza, vanno affrontati ed è qui che si capisce la vostra abilità, ed è qui, spero, che una volta per tutte si pacifichi il passato, che si faccia pace con il passato, pensando sempre che prima o poi una soluzione arriverà.

L’ha detto oggi benissimo il presidente Bonaccini. I soldi che arriveranno da Roma e il modo di chiederli cercano e hanno bisogno per forza di una capacità di mediazione, una capacità di ascolto, di fare l’opposizione bene, ma anche di essere maggioranza all’altezza, senza accusarsi uno con l’altro.

L’Emilia-Romagna ha un problema…

 

(interruzione del consigliere Rancan)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

PRESIDENTE (Zamboni): Scusate. Stava intervenendo la consigliera Castaldini. Chiaritevi magari fuori. Chiaritevi fuori dall’aula. Scusate, state interrompendo la consigliera Castaldini.

Consigliera, prosegua. Consigliera Castaldini, prosegua.

 

CASTALDINI: Grazie.

 

(interruzione)

 

CASTALDINI: Casomai finisco poi…

 

PRESIDENTE (Zamboni): Scusate, però continuate a interrompe la consigliera Castaldini. Non è corretto. Consigliera, prosegua.

 

CASTALDINI: Questa paura va affrontata…

 

PRESIDENTE (Zamboni): Dovrò far uscire chi la disturba.

 

CASTALDINI: Grazie, questa paura va affrontata. L’Emilia-Romagna ha un problema, rischia di non poter più sognare oltre. Vi chiedo di reagire. Il taglio attuale e quello che scopriremo ad aprile condizionano e condizioneranno tutte le politiche regionali, tutte le cose belle, interessanti, grandi, di spessore che il presidente oggi ci ha raccontato. Anche le storiche bandiere del welfare e del terzo settore rischiano di essere ammainate.

Per questo, scusate, non ci si può accontentare di usare i fondi europei per mettere pezze all’ordinario. Per questo non possiamo accettare i tagli su tutte queste voci. Per questo dobbiamo essere pronti ad accettare di dire la verità ai nostri cittadini. Cosa facciamo? E uso il plurale.

Lo uso eccome, perché non sono particolarmente appassionata a chi preferisce andarsene, non stare qui, non affrontare, non votar contro, non fare anche proposte politiche all’altezza della situazione.

Bene, che cosa facciamo? Uso il plurale perché la politica che rappresento, il mandato ricevuto dai miei elettori, non è affondare questa nave, mai.

Sono andata a Bruxelles e ho parlato sempre in prima persona, quasi come se fossi un membro della Giunta, perché so benissimo che nei rapporti internazionali europei raccontare la bellezza della mia Regione serve più di ogni altra cosa. Ma bisogna permettere ad imprese e famiglie di poter avere ancora fiducia nel futuro.

Di qui una proposta di responsabilità, tanto semplice quanto spero condivisibile.

Questa è una proposta che faccio e presenterò all’ordine del giorno. Sono certa che possa interessare sia la maggioranza che i miei colleghi di opposizione.

Sebbene le linee di indirizzo debbano essere date dalla politica, dall’Assemblea legislativa in primis e non certo dai vertici amministrativi, perché non mettiamo in gioco la parte variabile dello stipendio dei manager? In Regione c’è molto […] incentivare i dirigenti. Ad esempio, vengono premiati se fanno consumare tutte le ferie al personale assegnato. Non mi sembra una cosa eccezionale.

Credo che in tempi come oggi, e i tempi di oggi, impongano un cambio di paradigma. Vincoliamo la produttività di tutti i direttori della sanità e a cascata della dirigenza al raggiungimento di due obiettivi, due obiettivi fondamentali che non vanno a toccare la sanità. Ovvero, la predisposizione di un bilancio previsionale in tempi funzionali al monitoraggio fattivo della spesa, è inaccettabile. È inaccettabile accettare di avere dei preventivi a fine anno. Sono dei consuntivi mascherati e non certo utili alla programmazione della spesa. Non lo dico solo io ma la Corte dei conti.

Quindi, i due obiettivi: il primo è la predisposizione di un bilancio previsionale in tempi funzionali al monitoraggio fattivo della spesa; il secondo, la riduzione dei costi improduttivi, almeno del 5 per cento. Badate bene, non delle prestazioni sanitarie ma di quei costi come spesa generale, duplicazioni di funzioni che non danno vantaggi in termini di qualità di servizio e l’adeguatezza della prestazione ai pazienti.

Ricordo, fra le tante cose, le due ASL di Ferrara e Parma che avete commissariato da ben 22 mesi perché le dirigenze erano incapaci di fondere gli ospedali aziendali con quelli dell’università.

La sanità efficiente non quella solo che si racconta, ma quella che si assume la propria responsabilità e prova a costruire una sanità migliore.

Grazie, presidente, per la sua relazione che ha avuto la delicatezza e la gentilezza di darci prima della conferenza stampa che lei farà.

Spero che questo mio discorso possa essere un alert di quello che sta accadendo nella Regione Emilia-Romagna. Abbiamo utilizzato i fondi strutturali, concentrati fino al 2025, con una strana scadenza, che è quella delle elezioni, in cui il nostro presidente non si potrà presentare.

Per cui faccio un “in bocca al lupo” a chi sarà il candidato in questa Regione, perché questa è la situazione finanziaria, questa sarà la vera partita, questa sarà la responsabilità di chi si andrà a candidare e dovrà guidare la Regione Emilia-Romagna in una situazione ben più grave di questa.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ha chiesto la parola la consigliera Evangelisti.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Se è sull’ordine dei lavori e non per fatto personale, chiaramente ha la precedenza.

 

Sull’ordine dei lavori

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Intervengo sull’ordine dei lavori per chiedere un parere alla Presidenza su un comportamento assurdo di un consigliere, il consigliere Paruolo, che cito, così magari può intervenire anche per fatto personale, se vuole, che si è permesso di venire qui, in mezzo al Gruppo della Lega (per carità, non c’è niente di sbagliato, lo facciamo anche noi per interlocuzioni varie), a dire testualmente questa frase: “Vedrete cosa succede a comportarsi da stronzi figli di puttana”.

Al di là che c’è in mezzo una minaccia, al di là che ci sono in mezzo degli insulti, non solo a noi stessi, ma anche alle nostre madri, dicendoci che siamo dei figli di puttana, e soprattutto prendendo anche il fatto che il presidente Bonaccini, nel suo discorso, non meno di cinque minuti fa ha detto che all’interno di quest’aula si sono sempre mantenuti dei toni ‒ certo, screzi, per carità, dibattito ‒ sempre nell’educazione, credo che un atteggiamento del genere sia a dir poco vergognoso e schifoso.

Chiedo, quindi, alla Presidenza di espellere dall’aula il consigliere Paruolo se non venissero fatte pubblicamente delle scuse a tutto il Gruppo della Lega e chiedo al presidente Bonaccini di prendere la parola e di prendere le distanze dal consigliere Paruolo subito.

Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): No, consigliere Rancan, io non posso intervenire su cose che non abbiamo sentito, non sono state dette al microfono. Sono cose riportate. Lo dico per una questione anche di regole di convivenza. È evidente che, rispetto alle parole in sé, prendiamo le distanze, ma, non avendo sentito niente, io non posso inserirmi su un riportato. Mi dispiace. Andiamo avanti con i lavori.

Passo la parola...

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Rancan.

 

RANCAN: Non credete di risolverla così, ve lo dico. Io chiedo una sospensione finché non avverranno le scuse del consigliere Paruolo pubblicamente. Grazie.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì, poi, per cortesia, continuiamo anche perché abbiamo i tempi contingentati.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Io direi che noi dobbiamo andare avanti col dibattito. Abbiamo i tempi contingentati, una lista ancora molto lunga di interventi. Quindi, io passo la parola alla consigliera Evangelisti per il suo intervento.

Consigliere Rainieri.

 

RAINIERI: Grazie, presidente.

Io non voglio fare polemica, però vorrei ricordare che qualcuno in quest’aula nella passata legislatura aveva chiesto addirittura le mie dimissioni per un fatto che non c’entrava niente con questo, era molto diverso e chiuso in un’altra situazione. Che il consigliere Paruolo stia assolutamente in silenzio mi sembra che confermi quello che ha detto il consigliere Rancan.

Quindi, se il consigliere Paruolo avesse il coraggio, e secondo me dovrebbe averlo, di verificare se quello che ha detto il consigliere Rancan corrisponde a realtà o meno, forse la questione si chiude. Altrimenti questa questione ce la potremmo protrarre anche in altre sedi, quindi in Ufficio di Presidenza e altre questioni. Se in questa sede più volte io stesso ho buttato fuori un mio collega dall’aula per altre questioni molto meno gravi rispetto alle parole che sono appena state riferite in quest’aula, credo che un minimo di provvedimento vada preso, nel momento in cui, è ancora più grave, il consigliere Paruolo se ne sta beatamente in silenzio, seduto al suo posto, senza dire nulla sul fatto che è appena accaduto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Io al riguardo mi sono espressa, nel senso che, non avendo sentito nulla al microfono, essendo un fatto privato, il consigliere non ritiene di dover, chiamato in causa, intervenire, io sono per continuare con il dibattito e quindi con l’ordine del giorno e con gli interventi previsti nel dibattito generale.

Per questo io passo la parola alla consigliera Evangelisti.

 

Ancora sugli oggetti 6096 – 6016 – 6022 – 6023

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

Ho ascoltato attentamente il presidente Bonaccini e a lui mi sarei voluta rivolgere. Lo farò lo stesso.

Riconosco al presidente le grandi doti oratorie che sempre ha rammostrato ma soprattutto riesce a dare il meglio di sé quando affronta una competizione elettorale. Personalmente, avrei voluto meno teatralità e un pochino più di concretezza. Non posso lasciarmi trascinare dal presidente Bonaccini nella dissertazione della politica a livello nazionale.

Alcune cose, però, le voglio dire. Il presidente Bonaccini ha parlato della guerra dicendo che non si parla ancora della guerra e si parla poco della guerra. Non è così. Il nostro presidente, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ogni giorno, quotidianamente, è chiamato a confrontarsi su questo tema e lo sta facendo nell’interesse di tutti noi, sicuramente degli emiliano-romagnoli ma sicuramente anche nell’interesse del Paese.

Noi siamo orgogliosi di essere emiliano-romagnoli, siamo orgogliosi e per questo chiediamo ai nostri amministratori, al presidente Bonaccini, alla Giunta, di mantenere questi standard elevati. Lo dobbiamo ai nostri elettori ma lo dobbiamo soprattutto a tutti i cittadini, a coloro che si alzano la mattina, alzano una serranda, vanno a lavorare e che meritano servizi migliori da questa Regione.

Il Governo non ha responsabilità e non ci faremo trascinare in questa polemica. Non la ha perché ha appena 45-50 giorni di Governo, quindi non può avere responsabilità.

Lo dico in un modo diretto ma che forse si comprende: pianeta terra chiami il Partito Democratico, state con i piedi per terra. La campagna elettorale, almeno per noi, è terminata. Forse è ancora vigente per voi, per noi no.

Mi dispiace che non ci sia il collega Caliandro, perché non accettiamo lezioni di stile da nessuno, soprattutto da questi banchi. Dimostriamo qual è il tenore dei nostri interventi e la nostra postura a livello di Governo nazionale, ma anche in questa aula, con la nostra concretezza e con la nostra coerenza.

Quindi, non ci tirate per la giacchetta, perché noi non ci prestiamo.

Non voteremo convintamente questo bilancio, perché non rispecchia la visione di Governo che abbiamo o che vorremmo per questa Regione. Oggi è così.

Non lo voteremo perché non abbiamo sentito, nemmeno nelle parole questa volta più edulcorate del presidente Bonaccini, un minimo di autocritica. Anzi, il perseverare in scelte e direzioni che noi non condividiamo.

Ha parlato ‒ il presidente Bonaccini ‒ della geografia sanitaria, ripercorrendo quello schema che addirittura aveva proposto il Partito Democratico, forse non si chiamava ancora così, la ministra Livia Turco. La scelta delle Case di comunità. Non la condividiamo. Non è questo, per noi, il modo di dare assistenza territoriale.

Abbiamo detto che la sanità, con il suo buco di bilancio, ingessa questo bilancio ordinario, un bilancio che cuba 13 miliardi di euro. Su questa cifra si è sentito eccome il peso del buco di bilancio sanitario e si chiude con l’impiego dei fondi europei. Sui fondi europei il presidente si è dilungato lungamente. Vorrei dire, come Regione, aiutate i Comuni. Visto che la legislazione prevede che la Regione abbia questa attività di coordinamento, aiutate i Comuni. Dove i progetti sono stati approvati, i Comuni hanno bisogno di un aiuto a livello amministrativo. Penso al Comune di Lizzano in Belvedere: ha vinto un bando, ma l’ufficio tecnico non era in grado ‒ e non è in grado ‒ di espletare le pratiche amministrative e si è dovuto consorziare con altri Comuni per farlo. Questa è la concretezza. Questi sono i problemi da risolvere per gli amministratori, per i nostri sindaci e per i nostri cittadini.

Rispediamo al mittente anche l’affermazione che abbiamo sentito ieri in aula: il Governo ci ha lasciato soli. A meno che non vi riferiste al Governo precedente. Questo Governo non ha lasciato solo nessuno. Mi domando, visto che ci riportate, ci invitate sempre ad un certo stile, come e perché vi permettiate simili affermazioni. Un Governo, lo ridico, che è in carica da 50 giorni. Perché lo diciamo? Perché la sanità, che è l’oggetto principale di questo dibattito, è stata menzionata più volte, ma il Governo ha stanziato 2,15 miliardi in più rispetto a quanto preventivato, che non è vero che erano quelli che aveva già previsto il Governo Draghi. Sono quelli che sono stati trovati, che è vero che saranno mangiati in parte dall’inflazione, come è vero che l’inflazione non è addebitabile a questo Governo. Quindi, non corrisponde al vero quanto è stato detto in quest’aula ieri. Si tratta, invece, di un impegno concreto, che deve essere apprezzato e che segna un’inversione di tendenza rispetto a un passato che, invece, è sempre stato caratterizzato da tagli lineari. Tagli lineari addebitabili al Partito Democratico da dieci anni.

Capisco che vi dia fastidio sentirlo dire, soprattutto da Fratelli d’Italia, ma noi lo dobbiamo dire, perché noi siamo stati sempre dalla stessa parte, sempre coerenti e sempre con la nostra visione precisa anche in materia della sanità, e questo non lo dovete scordare mai quando vi rapportate con noi in quest’aula.

Potete chiederci, è vero, di superare insieme questa situazione perché non ci tireremo indietro. Non lo abbiamo fatto e credo si sia capito anche nella presentazione degli emendamenti e degli ordini del giorno che abbiamo offerto alla maggioranza, mirati, calibrati e finalizzati a risolvere problemi particolari, non meramente ostruzionistici. Non ci assumiamo però responsabilità su quanto è accaduto a livello regionale in materia della sanità.

A noi, lo ripeto, fanno ben sperare le affermazioni del ministro, quando dice di voler consolidare con i bilanci dei prossimi anni gli interventi a favore della sanità e quindi anche in risposta al presidente Bonaccini, quando dice che le carenze e le difficoltà di oggi sono il risultato di scelte sbagliate del passato, quando dice, però, che proverà a intervenire subito nei confronti degli operatori sanitari con integrativi economici, che è un po’ quello che chiediamo noi anche territorialmente e che questa Regione ha faticato fino ad oggi a riconoscere loro.

Quindi, altrettante rassicurazioni le vorremmo avere oggi dall’assessore Donini, che non c’è, ma che probabilmente ce le fornirà. È inutile dire che la privatizzazione della sanità è inversamente proporzionale alla decapitalizzazione. Alla fine decapitalizzare significa privatizzare e quindi lo state facendo in Emilia-Romagna. Parlate di una sanità pubblica, quando questa sanità non è poi così pubblica. Sulla sanità, di cui ho già parlato tanto e mi dispiace non ci sia il presidente Bonaccini perché ha parlato di famiglia, perché ha parlato di diritti, perché ha parlato tanto di salute anche con una certa enfasi e un certo pathos, sui laboratori analisi, l’assessore Donini deve dare una risposta precisa, perché quella pratica, prevista in sostituzione alla chiusura dei laboratori analisi, non rileva alcune patologie. Se una donna gravida deve essere soggetta a cure, anche di emergenza, con quel dispositivo la gravidanza non viene rilevata, così come altre patologie importanti come la leucemia.

Quindi, su quella procedura noi chiediamo fermamente che la Regione prenda una posizione, così come anche rispetto a razionalizzazioni poste in essere. Ho già fatto l’esempio dell’ospedale di Vergato in cui i servizi sono falcidiati, perché di metà se ne può beneficiare in sede e un’altra metà, invece, non si può, sono frazionati all’Ospedale Maggiore o comunque in provincia. Non va bene, non si razionalizza in questo modo e non si risparmia in questo modo. Si tolgono soltanto diritti ai cittadini. Questo noi non lo possiamo accettare soprattutto in materia di salute.

Sono tanti i temi che noi vorremmo ancora affrontare, perché appunto il bilancio è ampio e variegato.

Abbiamo parlato in limine al nostro intervento sulla sanità, anche del fondo di non autosufficienza. Ce lo chiarisca l’assessore Taruffi, ci chiarisca appunto se quanto affermato nella Conferenza territoriale sociosanitaria rispetto al fondo di non autosufficienza corrisponde al vero, oppure no.

Occorrono 2,7 milioni di euro in più per i Comuni della Città metropolitana, ha detto il sindaco Lepore con i vicepresidenti. Ci chiarisca se l’affermazione non è corretta e hanno capito male, che sarebbe grave, oppure se questi fondi invece ci sono e ci fa piacere, perché se non ci sono sarebbe grave anche questo.

Abbiamo parlato tanto del riordino istituzionale attraverso il quale passano anche lì i diritti dei nostri cittadini, soprattutto della Provincia e l’invito è a riflettere ancora su questo.

Abbiamo parlato della montagna. Abbiamo dato atto, così come siamo soliti fare, che c’è un impegno maggiore soprattutto in certi capitoli di spesa.

Apprezziamo lo stanziamento straordinario, che per noi dovrebbe diventare ordinario, sulla viabilità.

Però ancora molto deve essere fatto soprattutto in materia di trasporti. Non c’è l’assessore Corsini ma proprio ieri ho ricevuto un sacco di risposte ai nostri interventi. Uno riguarda anche le ferrovie.

Allora, non possiamo essere noi a garantire che ci siano le macchinette obliteratrici funzionanti con le nostre interrogazioni; non possiamo noi chiedere l’apertura delle sale d’aspetto con le nostre interrogazioni; non possiamo chiedere igiene e decoro. Occorre che ci sia un controllo. I servizi passano anche da questo, non soltanto dai massimi sistemi, non soltanto dalla politica nazionale. Noi oggi ci dobbiamo cimentare con la nostra realtà locale.

Vorrei anche parlare del lavoro, in risposta alla consigliera Piccinini che dice che nessuno prende posizione sul reddito di cittadinanza. No, noi abbiamo preso posizione e quella posizione la ribadiamo anche in ordine ai dati che ci ha fornito la Regione Emilia-Romagna. Dati che ci confermano come quelle misure adottate tra il 2019 e il 2021, e successivamente, non siano state satisfattive, come a quelle misure non siano corrisposti in realtà posti di lavoro.

Lo ha detto il presidente Bonaccini: mancano coloro che vogliono ricoprire anche posti di lavoro umili. Sicuramente questa necessità dei nostri imprenditori di lavori più umili. A quella domanda non si risponde con questa misura e i dati che ci avete fornito voi questa settimana, che sono riscontrabili, dimostrano quanto abbiamo affermato.

Concludo sempre riferendomi all’intervento del presidente Bonaccini. Ha parlato più volte di famiglia, ha citato più volte la famiglia. Per noi la famiglia è un tema caro. Vi chiediamo, quindi, di ricordare la famiglia nelle vostre politiche, tutte le politiche, quindi non soltanto quando si viene in quest’aula e si deve ricoprire un ruolo. Ricordate la famiglia nella contribuzione. Ricordate la famiglia sotto il profilo educativo. Tutte le politiche della famiglia. Noi non ci sottrarremo dal portare un contributo fattivo a questa Regione, qualora sia consentito, come ha richiesto il presidente Bonaccini, ma non tirateci per la giacca e non continuate a darci lezioni di stile. Prendete in considerazione le nostre proposte, confrontatevi in quest’aula e sui territori e il nostro contributo non mancherà.

 

PRESIDENTE (Petitti): Invito al silenzio in aula, per cortesia.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Evangelisti.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Prendo di nuovo la parola perché l’intervento del presidente Bonaccini mi ha dato qualche spunto su cui vorrei fare qualche sottolineatura rispetto alla posizione del Movimento 5 Stelle.

Io ho una preoccupazione. Quando abbiamo fatto il dibattito sulle difficoltà che Il bilancio lato sanità presenta, mi sono premurata di dire che questo bilancio non deve toccare il sociale, quindi le fasce più fragili della nostra popolazione.

Nel discorso del presidente, purtroppo, questa attenzione non l’ho riscontrata, in relazione ai dati che sono stati forniti da vari istituti ‒ penso all’ISTAT, ma anche alla Caritas ‒ che riguardano anche la nostra Regione. Lo dicevo poc’anzi, quando sono intervenuta. La povertà è aumentata nella nostra regione. Passiamo dal 5,3 per cento al 6 per cento. Cosa che non è successa in altre regioni.

Come ci facciamo carico di questa tematica? Purtroppo, di questa regione si parla sempre molto di imprese, talenti, saperi, e non si mettono mai in relazione queste due necessità. Come si può, in qualche modo, coniugare l’occupazione e come si può intervenire per potere supportare le fasce, anche nascoste, se vogliamo, di chi vive in povertà.

Questi sono dati oggettivi. Ecco, inviterei in qualche modo a provare a tenere insieme tutto, anche nella narrazione che si fa, oltre che nelle politiche che questa Regione deve…

 

PRESIDENTE (Petitti): La invito a concludere, consigliera Piccinini. Ha finito il tempo.

 

PICCININI: Chiedo scusa.

 

PRESIDENTE (Petitti): Solo perché, come sa, abbiamo un tempo contingentato per ogni Gruppo.

 

PICCININI: Chiedo scusa, non me ne ero accorta. Concludo brevissimamente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Prego.

 

PICCININI: Sul MES, lo sappiamo, noi siamo contrari, però voglio dire una cosa in questo senso. Come dicevo prima, il Governo Conte le spese della sanità, del Covid le ha coperte. Allora andare a dire oggi che noi vogliamo il MES, oltre a essere, dal mio punto di vista, sbagliato, significa anche indebolire le richieste che l’assessore Donini sta facendo rispetto alla copertura delle spese. Allora, se deve essere il Governo, è il Governo. Se andiamo a chiedere il MES, evitiamo di chiedere al Governo, cioè delle due l’una.

Infine, chiudo brevissimamente, tema ambiente. Posto che noi, lo dicevo prima, siamo contrari al rigassificatore 1 e anche al rigassificatore 2, perché potenzialmente quello di Piombino potrebbe arrivare in Emilia-Romagna al largo di Ravenna, io credo che sia necessario fare quello che il nostro Paese non ha fatto in 10 anni a questa parte, ovvero investire in maniera massiccia sulle rinnovabili, però ci tengo a fare una sottolineatura e chiudo. Quando il presidente parlava dei parchi fotovoltaici, vorrei ricordare che, da questo punto di vista, anche lo stesso assessore Corsini ha delle perplessità rispetto alla realizzazione del parco fotovoltaico al largo di Rimini.

Allora io credo che, da questo punto di vista, si possa fare molto, molto di più, facendo una battaglia sulla semplificazione e a questo ci aggiungo anche, l’ho già detto, una battaglia per quanto riguarda le comunità energetiche sullo schema di delibera dei decreti attuativi, chiudo, presidente, perché la bozza che è circolata è una bozza penalizzante per la diffusione di questo strumento.

Quello che chiedo è di provare a fare un approfondimento anche con gli uffici e provare a fare una battaglia di questo tipo, perché altrimenti rischiamo che uno strumento bellissimo, che questa Regione ha anche appoggiato, poi non trovi riscontro nella realtà. Grazie.

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Chiedo chi vuole intervenire ancora in dibattito generale.

Io non ho altri in dibattito generale.

A questo punto, chiedo ai due relatori replica. Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Chiedevo quanto tempo ha ancora il Gruppo Lega in dibattito generale.

 

PRESIDENTE (Petitti): Glielo dico subito. 15 minuti il Gruppo Lega.

Facciamo un sunto di tutti i Gruppi, che magari può interessare.

Il Gruppo Lega, 15; il Gruppo del Partito Democratico, 58; la lista Bonaccini Presidente, 4; Fratelli d’Italia, ha terminato il tempo; Emilia-Romagna Coraggiosa, 10; Europa Verde, 10; Forza Italia, 6; Rete Civica, 6; Movimento 5 Stelle ha terminato il tempo; Misto ce l’ha tutto ancora.

Consigliere Facci.

 

FACCI: Visto che ci sono 15 minuti, qualche minuto lo prendo anch’io.

Sono stati presentati degli ordini del giorno, degli emendamenti, che nella relazione introduttiva non ho avuto modo di illustrare.

L’ultimo che ho presentato proprio in ordine temporale credo che sia abbastanza significativo, perché in un qualche modo interviene nel dibattito principale che lo stesso presidente Bonaccini ha affrontato, cioè quello della sanità.

Come avevo già detto in apertura, come hanno ricordato i colleghi, come ha ricordato la stessa consigliera Castaldini, qui c’è un problema di fondo, strutturale, che è il ritardo con il quale si fa la programmazione sanitaria. Questo non dipende dal Governo Draghi, o dal Governo Meloni, dipende dalla Regione Emilia-Romagna che non programma per tempo queste spese.

Questa tecnica contabile, oltre a essere in contrasto con la norma di legge, è regolarmente criticata, censurata, dalla Corte dei Conti. Mi dispiace per il presidente Bonaccini, che ovviamente adesso non c’è, ma lo devo smentire sul fatto che la Corte dei Conti loda ogni anno il bilancio della Regione. Non è così.

Il problema, o comunque la vostra fortuna, è che non esiste censura. Cioè, non c’è una sanzione, o un commissariamento se non si rispettano questi termini. Questo altera l’allineamento tra la previsione sanitaria che incide sull’85 per cento del bilancio complessivo e il bilancio complessivo. Questo disallineamento porta a una non corrispondenza delle voci.

Come è stato detto prima da chi mi ha preceduto, di fatto il preventivo diventa un consuntivo. Ma non funziona così. Non c’è neanche quella trasparenza, quella chiarezza che, invece, dovrebbe esservi e porta, naturalmente, a tutta una serie di problematiche.

L’ordine del giorno presentato richiama le parole della Corte dei conti, così magari il presidente Bonaccini le rilegge, le riguarda, se magari non gliele hanno spiegate bene. Andiamo a vedere il momento in cui la Regione Emilia-Romagna, con delibera di Giunta, approva il bilancio consolidato preventivo del Servizio sanitario regionale. Sistematicamente un anno di ritardo. Possiamo anche accettare che nel periodo del Covid questo ritardo sia andato oltre l’anno. Possiamo capirlo, ma in ogni caso questo non esclude che il problema sia a monte e sia strutturale.

Questo è l’ordine del giorno, sul quale, ovviamente, auspico che ci sia convergenza, se c’è la volontà da parte anche di tutta la maggioranza, di tutto il Consiglio di rispettare e di avere una programmazione puntuale.

L’altro ordine del giorno è quello sul payback sanitario, che lo stesso presidente Bonaccini ha ricordato nel richiamare il suo viaggio a Filadelfia, ovviamente istituzionale, per sostenere il nostro importante tessuto imprenditoriale dell’area modenese, ma anche bolognese. Sicuramente il modenese è il più importante. Abbiamo la Biomedical Valley. Sicuramente questa è un’eccellenza mondiale.

Bene. Questo tessuto oggi è in crisi. Rischiano di chiudere, questi imprenditori. Questo ordine del giorno va nella direzione di approfondire, di istituire un tavolo, di prorogare anche la richiesta che viene fatta, di farsi portavoce presso il Governo nazionale o comunque la Conferenza Stato-Regioni, perché chiaramente è un problema che si sta condividendo con altre realtà regionali, ma che vede nella Regione Emilia-Romagna ‒ anche qua ‒ la responsabile della imperfetta, cattiva, non chiara programmazione in materia di acquisto dei dispositivi medici. Noi abbiamo un sistema che prevede le Commissioni regionali e le Commissioni aziendali, anzi la Commissione regionale e le Commissioni aziendali sull’acquisto dei dispositivi medici, che devono relazionare annualmente, ciclicamente, su quelle che sono le spese. Diversamente, questo va a impattare ‒ e lo stiamo vedendo ‒ sulle imprese. La relazione bimestrale che richiamavano i consiglieri da questi banchi è una relazione che ci deve coinvolgere.

Quando il presidente Bonaccini dice che chiede un impegno e chiede una condivisione fra tutti, ma da noi questo tipo di collaborazione non è mica mai venuta meno. Quante volte abbiamo chiesto confronto in Commissione sanità per capire come stanno andando le liste d’attesa, i cui numeri ovviamente non erano quelli che si sperava fossero, per capire quanto abbiamo bisogno della sanità privata sennò non andiamo avanti? Perché poi questo è il dato vero. Vogliamo ovviamente essere campioni del pubblico, ma senza la sanità privata questa regione si ferma.

Quante volte l’abbiamo? Qual è la quota di sanità privata di cui abbiamo bisogno perché questo sistema regga? Non ci ha ancora risposto. Da questi banchi ci sarà sempre, presidente…  Ovviamente mi rivolgo alla sedia vuota, ma lascio ovviamente a verbale questo appello. Da questi banchi ci sarà sempre lo spirito di collaborazione, ma occorre che ci sia reciprocità. Quando dico all’assessore Calvano se hanno bisogno di consulenti per la spending review, siamo pronti. Abbiamo sempre denunciato gli sprechi sulle spese legali, le spese sull’affitto, sulla valorizzazione degli immobili che non avviene.

Ovviamente diamo atto all’assessore Calvano di un cambio di passo rispetto a chi c’era prima, però bisogna che ci sia chiarezza e trasparenza e soprattutto capire se questa disponibilità la si vuole ricevere, perché abbiamo effettivamente, su tante cose, delle azioni da andare a intraprendere in maniera precisa, in maniera forte, proprio perché abbiamo dei conti che fan fatica a reggere e che il buco della sanità ha fatto esplodere. Li ha fatti esplodere.

Mi hanno detto 15 minuti, ma in realtà non ne ho presi 15, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): È vero. Non si preoccupi, la interrompo quando ha finito il tempo.

 

FACCI: Comunque concludo. Gli ordini del giorno sul payback sulla sanità e l’altro sull’IRAP di montagna, sempre per richiamare l’attenzione che occorre riservare alle nostre zone di montagna e aree interne, questi ordini del giorno vanno in una direzione che, in un qualche modo, riteniamo debba essere condivisa.

Auspichiamo sia condivisa perché, se così non fosse, ci si dovrebbe, allora sì, preoccupare non solo che la disponibilità che voi ci chiedete è ovviamente effimera, ma che magari proprio ci sia da parte vostra la volontà contraria. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Abbiamo chiuso il dibattito generale. Ha usato qualche minuto in più, proprio perché l’aveva a disposizione, il Gruppo della Lega.

Adesso è il tempo della relatrice di maggioranza, consigliera Montalti.

Abbiamo ancora sette minuti prima della pausa. Chiedo se vuole intervenire adesso, o preferisce dopo. Perché ha diverso tempo a disposizione. Dica lei.

Prego, consigliera Montalti.

 

MONTALTI: Intervengo ora anche perché vorrei agevolare i lavori d’aula.

Non è semplice intervenire dopo il dibattito e i momenti complicati che abbiamo vissuto in questi due giorni d’aula. Dico che non è semplice perché temo che alcune tensioni, legate da dinamiche esterne al bilancio, abbiano in qualche modo inquinato la linearità del nostro lavoro e della nostra discussione.

Tuttavia, voglio provare ad utilizzare questi minuti per gettare anche uno sguardo positivo rispetto a quello che sarà il percorso che affronteremo in aula nelle prossime ore per arrivare a chiudere il bilancio, ma soprattutto nell’anno che abbiamo di fronte.

Il presidente Bonaccini diceva prima che l’Emilia-Romagna è una terra forte. Io aggiungerei che l’Emilia-Romagna è una terra robusta e, come ho detto anche nel mio intervento di presentazione del bilancio, è una terra robusta. Questa Regione ha lavorato negli anni per consolidare delle politiche guardando a una comunità emiliano-romagnola coraggiosa, che di fronte alle sfide non si è mai tirata indietro.

Scusi, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Montalti, lei ha questo piccolo problema. La invito...

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Nel pomeriggio le diamo la parola in apertura. Poi ci sarà la replica degli ultimi minuti della Giunta.

Sono le ore 12,57. Dichiaro chiusa la seduta del mattino.

Ci vediamo alle ore 14,30 per proseguire con la sessione di bilancio.

Grazie a tutti.

 

La seduta ha termine alle ore 12,57

 

ALLEGATO

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI; Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE; Marta EVANGELISTI; Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI; Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI; Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN; Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il Presidente della Giunta Stefano Bonaccini;

il sottosegretario Davide Baruffi;

gli assessori Paolo CALVANO, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Irene PRIOLO, Paola SALOMONI, Igor TARUFFI.

 

LE PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti – Zamboni

Bergamini - Montalti

 

Espandi Indice