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188.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2023

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDI DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 5607

Risoluzione per impegnare la Giunta a valutare la realizzazione della Diga di Vetto. A firma dei Consiglieri: Mastacchi, Rainieri

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

MASTACCHI (RCPER)

OCCHI (Lega)

COSTI (PD)

DAFFADÀ (PD)

DELMONTE (Lega)

PIGONI (BP)

PICCININI (M5S)

COSTA (PD)

PRESIDENTE (Zamboni)

MASTACCHI (RCPER)

OCCHI (Lega)

PICCININI (M5S)

DELMONTE (Lega)

 

OGGETTO 5769

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere la lotta delle donne iraniane e a sollecitare il Ministero degli Esteri ad attivarsi per la liberazione immediata della giovane donna italiana arrestata in Iran. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Mori, Daffada', Costa, Bessi, Gerace, Zappaterra, Pillati, Rossi, Montalti, Fabbri, Costi, Soncini, Caliandro, Sabattini, Bulbi, Rontini, Marchetti Francesca

(Discussione e approvazione)

 

OGGETTO 5768

Risoluzione per impegnare la Giunta e l'Assemblea legislativa ad esprimere la più ferma condanna della repressione delle proteste in corso in Iran e a chiedere a tutte le sedi istituzionali competenti di valutare l'adozione di ulteriori sanzioni mirate o più estese verso il regime di Teheran e dei suoi esponenti. A firma della Consigliera: Piccinini

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Zamboni)

MUMOLO (PD)

PICCININI (M5S)

FACCI (Lega)

STRAGLIATI (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

BARGI (Lega)

ZAMBONI (EV)

EVANGELISTI (FdI)

MUMOLO (PD)

PICCININI (M5S)

STRAGLIATI (Lega)

MUMOLO (PD)

AMICO (ERCEP)

 

OGGETTO 5764

Risoluzione per impegnare la Giunta a intervenire nella Conferenza Stato-Regioni e in tutte le sedi opportune per chiedere al Governo italiano di sottoscrivere il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari. A firma della Consigliera: Zamboni

(Ritiro)

PRESIDENTE (Petitti)

ZAMBONI (EV)

 

OGGETTO 5502

Risoluzione per impegnare la Giunta ad istituire un "Albo" in cui inserire una nuova classificazione di "Botteghe che promuovono le tradizioni" e a sostenere le iniziative degli enti locali finalizzate a creare sgravi economici per le attività commerciali e artigianali che contribuiscono a promuovere i territori. A firma dei Consiglieri: Bergamini, Facci, Bargi, Catellani, Occhi, Rainieri, Pompignoli, Rancan, Montevecchi, Liverani

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Petitti)

BERGAMINI (Lega)

RONTINI (PD)

CUOGHI (FdI)

BERGAMINI (Lega)

 

OGGETTO 6262

Risoluzione per impegnare la Giunta ad approfondire le istanze dell'Ispettorato nazionale del lavoro anche attraverso l'interlocuzione con le sigle sindacali e le rappresentanze locali dello stesso, sollecitando Governo e Parlamento a intervenire investendo sull'organico e sulla formazione degli ispettori del lavoro, anche al fine di garantire la tutela dei lavoratori impiegati nei settori economici e di contribuire al contrasto del fenomeno delle morti sul lavoro. A firma dei Consiglieri: Rossi, Caliandro, Sabattini, Zappaterra, Mori, Pillati, Daffada', Marchetti Francesca, Mumolo, Gerace, Amico, Rontini, Fabbri, Bulbi, Zamboni

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

ROSSI (PD)

MONTEVECCHI (Lega)

CUOGHI (FdI)

AMICO (ERCEP)

ZAMBONI (EV)

AMICO (ERCEP)

PICCININI (M5S)

ROSSI (PD)

 

OGGETTO 6099

Risoluzione per impegnare la Giunta a incentivare l'estensione a tutte le aree appenniniche della Regione, supportando le stazioni provinciali del SAER, del progetto avviato dal Soccorso Alpino di Forlì, stazione di Monte Falco, in merito alla cartellonistica di localizzazione emergenziale. A firma dei Consiglieri: Delmonte, Occhi, Pompignoli, Pelloni, Catellani, Rancan, Facci, Rainieri, Bulbi, Molinari, Costa, Daffada', Rontini

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

DELMONTE (Lega)

BULBI (PD)

DELMONTE (Lega)

 

OGGETTO 5521

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere le modifiche in materia fiscale nell'ambito del Terzo Settore, contenute nei decreti attualmente in discussione in Parlamento, e a ribadire la necessità di introdurre le modifiche ai termini di applicazione del Registro Unico del Terzo Settore (RUNTS), come già espresso in sede di Conferenza Stato-Regioni. A firma dei Consiglieri: Amico, Maletti, Bulbi, Marchetti Francesca, Daffada', Sabattini, Mori, Gerace, Mumolo

(Discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Emendamenti oggetti 5607 - 5769 - 6262

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 9,52

 

PRESIDENTE (Petitti): Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 188 del giorno 25 gennaio 2023.

Hanno giustificato la propria assenza i consiglieri Fabbri e gli assessori Colla, Lori e Salomoni.

La consigliera Costi ha informato che si collega da remoto, a norma dell’articolo 102/bis del Regolamento.

 

OGGETTO 5607

Risoluzione per impegnare la Giunta a valutare la realizzazione della Diga di Vetto. A firma del Consigliere: Mastacchi, Rainieri

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Partiamo dalla risoluzione 5607: risoluzione che impegna la Giunta a valutare la realizzazione della Diga di Vetto, a firma dei consiglieri Mastacchi e Rainieri.

Ricordo che su questo documento insistono una proposta di emendamento a firma dei consiglieri Mastacchi, Costa, Delmonte, Bondavalli, Bulbi, Gerace, e una proposta di subemendamento a firma dei consiglieri Delmonte, Catellani, Rainieri e Occhi (poi decaduta, in realtà, a seguito della riformulazione dell’emendamento n. 1.

Partiamo con la discussione su questa risoluzione.

Passo quindi la parola al consigliere Mastacchi. Prego, consigliere.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Credo che l’argomento della Diga di Vetto sia un argomento di grande interesse, in particolare in questo periodo, dove si alternano problemi climatici opposti, passando da una grande siccità in pochi giorni ad aumenti, come quelli che stiamo vivendo, di grande piovosità e di grande neve, che si scioglie in tempi rapidi.

Penso anche che gli effetti devastanti delle piene che ciclicamente si ripropongono nelle nostre pianure siano sempre ben presenti nella nostra memoria, quindi lo stoccaggio di acqua nei periodi di forte piovosità e durante lo scioglimento veloce delle nevi avrebbe sicuramente un effetto fortemente attenuante a tali eventi. Tutto questo, al pari delle difficoltà ambientali nelle produzioni agricole derivanti dai sempre più frequenti periodi di siccità.

Sappiamo bene, infatti, come si passi da un’emergenza siccità che dura mesi – l’ultima è terminata pochi giorni fa, ormai sono passati solo pochi giorni – ad una situazione di emergenza idrogeologica che stiamo vivendo a pochissimi giorni di distanza. Infatti, per chi ha sul cellulare gli avvisi di allerta meteo, in questi giorni stanno arrivando degli avvisi di rischio di criticità idrogeologica, con un passaggio repentino da una situazione all’altra.

Sta nevicando e comincia a piovere. Lo scioglimento delle nevi provoca delle piene incontrollabili. La siccità poi ha impatti gravissimi sull’agricoltura e in generale sull’ambiente, agricoltura che nella Val d’Enza è un’agricoltura di grande qualità. Parliamo di Parmigiano Reggiano che per essere prodotto ha necessita di grandi quantità di acqua per irrigare i prati stabili; per non parlare delle coltivazioni specialistiche nella parte più bassa della valle. Anch’esse han bisogno di grandi quantità di acqua e possibilmente anche di acqua di qualità.

È assurdo che per queste coltivazioni di eccellenza si utilizzi acqua di scarsa qualità del Po, sprecando acqua di grande qualità come quella che scende dalle montagne e che oggi invece viene dispersa e buttata via. Sappiamo poi che ci sono implicazioni importanti anche dal punto di vista economico legate al tema dell’energia. Non passa giorno nel quale anche qui in questa sede, nelle Commissioni, in Regione non si parli di transizione energetica, della necessità di ampliare l’utilizzo di energie rinnovabili. La Regione stessa ha approvato una serie di documenti pianificatori che vanno tutti in questa direzione, in modo molto forte, con delle sottolineature molto importanti.

Un invaso di grandi dimensioni sarà utile anche a contribuire alla produzione di energia pulita, quindi, la più pulita, e sempre disponibile come quella prodotta dall’idroelettrico, che anche quando non c’è sole e non c’è evento è in grado di produrre comunque energia. Proviamo poi ad immaginare l’impatto positivo dal punto di vista ambientale e di conseguenza dal punto di vista turistico che avrà un lago con queste caratteristiche. Darà sicuramente nuovi stimoli a tutto il territorio e ai Comuni che gravitano sulla valle.

Il risultato che si vuole ottenere con l’approvazione di questa risoluzione è quello di far sì che gli studi che sono in corso tengano conto di tutte le opportunità che derivano da un investimento epocale come questo e che si parli in particolare di usi plurimi e non solo di utilizzo irriguo, che limiterebbe fortemente la sua potenzialità. Questo è un passaggio storico. Dopo tanti anni si sta concretizzando la possibilità di sbloccare una situazione che il territorio attende da tempo. Non dobbiamo assolutamente sprecarla realizzando un’infrastruttura che risolve solo parte dei problemi, che, come ho detto, sono sotto gli occhi di tutti.

Quindi, si chiede nella risoluzione. Tra l’altro, approfitto per dire che abbiamo condiviso un maxiemendamento finale firmato da diverse parti politiche. Credo che dei precedenti emendamenti sarà richiesto il ritiro, almeno per quanto riguarda il primo emendamento chiediamo di ritirarlo (chiedo conferma al collega Costa) e sostituirlo con l’ultimo, che chiede “di confermare la volontà di realizzare un invaso ad uso plurimo, prendendo a riferimento le risultanze dello studio sulle esigenze idriche della Val d’Enza, che ha la finalità di attuare le strategie atte a contemperare disponibilità e domanda di risorsa idrica, accelerando l’interlocuzione con il Governo, finalizzata all’ottenimento delle risorse economiche necessarie”.

Chiaramente questa risoluzione ha due obiettivi. Il primo obiettivo è quello di realizzare più rapidamente possibile la diga, il secondo è quello di realizzarla delle giuste dimensioni, necessarie a risolvere tutti i problemi e ‒ aggiungo ‒ a cogliere tutte le opportunità che possano emergere da un’analisi realistica, che tenga conto degli usi plurimi, quindi irrigui, energetici, ambientali, eccetera, eccetera. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI: Grazie, presidente,

Siamo arrivati ormai ‒ credo ‒ ad un punto in cui la Regione deve esprimersi in maniera definitiva su questa idea di progetto, perché chiaramente abbiamo la necessità (tutti gli studi fatti lo hanno dimostrato) di contemperare una fase di cambiamento climatico, almeno di cambiamento di quella che è la dinamica degli eventi meteorologici, quindi la dinamica dell’approvvigionamento idrico nel nostro territorio.

Noi abbiamo necessità in questa fase energetica di accumulare energia e quindi anche di accumulare acqua, proprio per riuscire a stoccarla e utilizzarla ad uso plurimo.

Siamo arrivati in una fase in cui il Governo ha espresso chiaramente ai nostri amministratori e anche alla Regione lo stato di fatto, lo stato dell’arte. Con il decreto ministeriale n. 259 del 29 agosto 2022 è stato istituito il Fondo per la progettazione e per la fattibilità tecnico-economica.

Questo studio consentirà di valutare le diverse ipotesi progettuali. Ripeto: valutare le diverse ipotesi progettuali. Nei vari emendamenti e subemendamenti che si sono susseguiti in questa risoluzione si parla di dimensioni dell’invaso, si parla di capacità di utilizzare l’invaso per diversi scopi, quindi valutare tutte le necessità della grandezza di questo invaso. Questa è la fase che spetta alla fase di progettazione iniziale, allo studio di fattibilità tecnico-economica, che ci permetterà di valutare le diverse ipotesi progettuali.

Successivamente il Ministero ha chiarito che spetta ancora alla Regione Emilia-Romagna e all’Autorità di bacino, in quanto i due soggetti che si occupano di decisioni e di programmazioni sulla concessione di acque, chiedere ancora una volta, ribadire la volontà di andare avanti con la realizzazione. Quindi, si partirà da una fase di progettazione iniziale tecnico-economica, il Piano di fattibilità, e solo successivamente, avendo in mano le diverse possibilità, una seconda fase, in cui la Regione e l’Autorità di bacino devono chiedere al Governo un reiterato interesse alla realizzazione dell’opera.

L’opera, poi, potrà essere realizzata da parte dei Consorzi di bonifica o da altri soggetti attuatori, ma probabilmente la concessione sarà ai Consorzi di bonifica, quindi anche tutta la fase successiva. Dopo la fase di progettazione definitiva e la richiesta di interesse, il Governo e il Ministero delle infrastrutture e tutto l’Ufficio Dighe approveranno l’eventuale progetto definitivo. E poi si apre tutta la fase della ricerca dei fondi, perché questa è una diga, quindi andiamo oltre certamente i fondi della progettazione iniziale. L’ordine di grandezza è di centinaia di milioni di euro.

Quindi, questa risoluzione va proprio nell’interesse, in questo momento, di confermare la volontà della nostra Regione anche al Governo attualmente in carica, la volontà di andare avanti con la realizzazione dell’opera. Quindi, il Piano di fattibilità tecnico-economica. Arriveranno i fondi sempre al Consorzio di bonifica, che potrà realizzare questa valutazione. Ripeto: è una valutazione. Quindi, tutte le decisioni sulla grandezza dell’invaso, sulle necessità dell’invaso, sulla possibilità di utilizzarlo per diversi scopi, e ovviamente auspichiamo la massima possibilità di utilizzo, visto anche il tema energetico, il tema di acque idropotabili, e il tema ovviamente legato all’agricoltura, ma anche al turismo delle nostre aree montane.

Ribadiamo quindi la richiesta a tutto il nostro Consiglio regionale, all’Assemblea legislativa, di confermare e di impegnare la Regione, la Giunta a manifestare ancora una volta l’interesse nella realizzazione di questo progetto, di questo invaso.

Ma perché lo dico? Perché questa è una fase in cui ci sono tantissime opere che nel nostro Paese devono essere portate avanti, e tante Regioni… Ci sarà una competizione anche tra le Regioni per avere le opere, per spartirsi quelli che sono, che saranno i fondi necessari che, sapete benissimo, non sono infiniti, anzi, sono pesantemente limitati da una situazione economica che sta tornando verso una fase di austerità.

Ancora una volta, quindi è necessario che la Regione abbandoni ogni timidezza, ogni rifiuto ideologico, che cerchi anche di evitare che manifestazioni ideologiche… Ribadiamo: questo era un progetto che avrebbe dovuto essere già stato realizzato ormai quasi quarant’anni fa. Che quindi si abbandonino gli ultimi “relitti” di ideologia, perché è cambiato il clima, è cambiata l’economia, è cambiato il modo di approvvigionarsi, ma sono cambiate anche in parte le colture che vengono utilizzate, c’è stata una meccanizzazione spinta, quindi sicuramente abbiamo avuto dei grandi vantaggi dal punto di vista tecnico. Ma adesso è la fase di evitare di andare a impoverire sempre di più le nostre falde. Del resto, diciamoci la verità: siamo arrivati a un punto, e prima la siccità del 2017 ce l’ha fatto già capire. Credo che anche la siccità degli ultimi mesi, e parlo di siccità proprio perché adesso siamo in una fase piovosa, ma sono molto più concentrate, le falde acquifere non riescono ad essere ricaricate come un tempo, in cui vi erano periodi piovosi che si susseguivano, dalla metà di settembre fino alla fine di aprile-maggio inoltrato.

Sono eventi a volte calamitosi, eventi molto più compressi nel tempo, e le falde non riescono a essere ricaricate proprio per la capacità di infiltrazione nel terreno.

In particolare il bacino di Parma e Reggio in quella situazione ha negli anni usufruito di una grande disponibilità di acqua, ma se ne è anche, tra virgolette, approfittato, nel senso che un invaso era da realizzare. Si aveva questa grande disponibilità di acqua, che in Romagna non vi era, e quindi è per questo che in Romagna sono stati obbligati a realizzare Ridracoli. Noi, nell’Emilia occidentale, diciamo così, specialmente nelle province di Parma e Reggio abbiamo fatto un po’ le cicale. Abbiamo approfittato di questa grande falda acquifera, che però si sta progressivamente impoverendo, ed è anche scorretto continuare a utilizzare per scopi irrigui acqua che potrebbe essere tranquillamente destinata all’utilizzo idropotabile.

Quindi, questo invaso è necessario. È un’opera che doveva già essere realizzata e non è possibile che in questo Paese si parli per quarant’anni di opere che andrebbero realizzate nell’arco almeno di un quinquennio e che potrebbero mettere comunque a disposizione del nostro Paese una rete infrastrutturale necessaria anche a competere a livello internazionale.

Quindi, noi facciamo quest’ultimo appello. Facciamo quest’ulteriore appello. Spero che non ne saranno necessari altri e che la Regione prenda finalmente una volontà che già ha manifestato negli ultimi tempi, ma che, ribadiamo, nell’interlocuzione con il Governo deve essere poi ribadita anche in una fase successiva, successivamente alla fine dello studio di fattibilità tecnica ed economica. È quella poi la fase in cui i vari progetti potranno essere selezionati anche per la fase successiva dei finanziamenti.

Quindi, non deve calare l’attenzione sull’invaso di Vetto. Chiamiamolo invaso della Val d’Enza. Chiamiamolo come volete. Non deve calare l’interesse, ma anzi la Regione deve continuare a spingere perché questa importante infrastruttura venga realizzata.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Occhi.

Consigliere Daffadà, prego.

 

DAFFADÀ: Grazie, presidente.

Credo che rispetto a questo tema siano stati fatti ultimamente, a testimoniare di come la Regione sta puntando, di come la Regione sta credendo a opere di questo genere, ultimamente, appunto, stavo dicendo che abbiamo prodotto vari atti che vanno nella direzione. Negli interventi precedenti del consigliere Mastacchi e del consigliere Occhi si sono portate delle giustificazioni rispetto ai problemi, ai problemi che ci sono dal punto di vista climatico. Aggiungo il problema dal punto di vista anche degli incendi boschivi, piuttosto che del vincolo idrogeologico, per cui credo che ci siano davvero tutte le condizioni per far sì che nel nostro territorio, nel territorio di Parma e Reggio che da anni aspettano un’infrastruttura di questo genere, vista anche la vastità delle due Province e soprattutto il problema dell’agricoltura, il problema in alcuni casi anche idropotabile.

Credo quindi che una risoluzione di questo genere, come abbiamo già detto, veda il nostro favore. Abbiamo visto atti e stiamo vedendo l’assessora Priolo qualche Assemblea fa, ma anche il presidente Bonaccini si è già espresso rispetto ai passi che in questi mesi, rispetto alle interlocuzioni che con il Ministero sono state fatte, individuare la coppia dei due Consorzi di bonifica, quello parmense e quello reggiano, rispetto alla progettazione e allo studio di fattibilità.

Credo che il nostro impegno oggi sia quello di condividere e di approvare, per cui abbiamo anche integrato e condiviso questa risoluzione, rispetto anche al trovare le formule e le forme più veloci per arrivare davvero a mettere la prima pietra rispetto a un’opera che il territorio chiede, ma soprattutto aspetta da anni.

Al di là del dibattito sui milioni di metri cubi, che è sempre aperto, quello che diciamo e auspichiamo è che davvero si inizi a partire, perché altrimenti continuiamo e continueremo a fare degli atti che cadono nel vuoto.

Credo quindi che il percorso, intrapreso dall’assessorato dalla Regione Emilia-Romagna, di velocizzare in questi mesi le operazioni di richiesta di finanziamenti... ora dovrebbero essere o sono arrivati anche i fondi per trovarci al nastro di partenza e cominciare ad interloquire di più con il territorio per presentare studi di fattibilità, progetti, per dare davvero l’idea che siamo riusciti a sbloccare un’opera importantissima per tutto il territorio. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Daffadà.

Altri in dibattito generale? Consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Molto brevemente, perché i miei colleghi Mastacchi e Occhi hanno già evidenziato il testo che andiamo a discutere oggi e le criticità che l’invaso potrebbe andare a risolvere all’interno della Val d’Enza.

Quello su cui vorrei soffermarmi io un attimo è un aspetto più politico, se vogliamo. Io sono felice che oggi stiamo discutendo sul “come”, quando nella scorsa legislatura discutevamo sul “se” fare o non fare l’invaso. Questa parte continuava a chiedere di fare l’invaso e dall’altra parte, tramite le parole dell’ex assessore Gazzolo, si diceva “assolutamente no”. Quindi, c’erano continue richieste e dall’altra parte almeno c’era chiarezza: “No, non siamo interessati alla realizzazione di nessun tipo di invaso nella Val d’Enza”.

In questa legislatura, evidentemente, ci si è accorti di una necessità differente. Solo gli stolti non cambiano idea. Quindi, accogliamo volentieri il fatto che sia cambiata l’idea dell’altra parte. Stiamo parlando del “come” e del “quanto” deve essere grande questo invaso e che utilizzo dovrà avere. Abbiamo discusso, anche con i colleghi, su come modificare eventualmente la risoluzione. È stato fatto un primo emendamento, poi un subemendamento e oggi siamo arrivati a un emendamento nuovo comune. Nelle parole che sono state modificate, in quelle che possono sembrare solo due-tre parole, in realtà c’è un’intenzione importante dietro. Nell’utilizzo plurimo di un invaso c’è un grande messaggio che si manda. Non è un invaso che ha il solo scopo di colmare una lacuna, quindi di andare a rispondere a un solo fabbisogno, ma a più fabbisogni, che può essere quello energetico, quello idropotabile, quello civile, quello industriale, quello agricolo. Plurimo.

E poi si dice di non seguire pedissequamente lo studio che è stato fatto dall’Autorità di bacino, ma si dice di partire da lì. Io ce l’ho qui, e l’ho letto più volte. Sono sempre rimasto stranito come questo studio evidenzi dei fabbisogni, che noi riteniamo essere quelli che abbiamo sempre dichiarato, sensati, cioè fabbisogni civili e industriali di 48 milioni di metri cubi l’anno, un fabbisogno colturale, quindi agricolo, di 54 milioni di metri cubi l’anno, e un fabbisogno industriale di 1,15 milioni di metri cubi l’anno. Siamo oltre i 100 milioni di metri cubi di fabbisogno l’anno.

E poi si dà, come scenari possibili di risoluzione, quattro scenari, in cui si parla, solo all’interno dello scenario 4, della realizzazione di un invaso nella zona collinare. Punto. Non ci sono altre specifiche. Parentesi: 27 milioni di metri cubi di capienza. Capite che, anche per come sono i numeri che vi ho detto, che sono abbastanza chiari... Poi viene fatto anche uno schema degli eventuali fabbisogni nuovi all’interno dei vari anni, quindi un anno secco, un anno invece con piovosità media, si fanno giustamente varie ipotesi.

Con l’invaso dello scenario 4, in un anno secco come quello che purtroppo stiamo vivendo sempre di più, c’è un fabbisogno appena corrispondente a quello che andremo a risolvere. Capite allora che per quanto un invaso possa essere fatto bene, come immagino tutti sappiate, ogni anno un invaso perde portata, perché ci sono nuovi depositi sul fondo, quindi la capienza cala, perché ovviamente ci possono essere delle nuove inefficienze nella struttura a valle dell’impianto, quindi è chiaro che se nel primo anno di costruzione abbiamo un fabbisogno appena corrisposto solo per la parte agricola, l’anno dopo saremo già probabilmente in deficit.

È per questo che mi preoccupa l’intenzione politica, più volte espressa, di realizzare un invaso che possa andare dai 20 ai 35 milioni di metri cubi di capienza. Intanto, probabilmente cambierebbe località di realizzazione, probabilmente si sposterebbe da Vetto alla Stretta delle Gazze, per chi conosce quelle località, e soprattutto non risponderebbe a quei fabbisogni che noi oggi abbiamo in utilizzo plurimo dell’invaso.

Guardate: il tema non è banale. Io ovviamente non sono un tecnico, ma mi baso proprio sulle valutazioni che i tecnici hanno fatto, tecnici incaricati dalla Regione, non certo da noi. Sono ovviamente soddisfatto del fatto che oggi, ripeto, si discuta del come, ma non dobbiamo secondo me perdere, dal punto di vista politico, l’idea di risolvere il fabbisogno a lungo termine. Se avessimo ragionato sempre a lungo termine su questo tema, e non con ideologie ecologiste ambientaliste ottuse del passato, che hanno visto portare oggi a pompare l’acqua dal basso invece che raccoglierla dall’alto (e non so quanto ci sia di ecologista e ambientalista nel pompare acqua invece che raccoglierla) oggi forse avremmo una necessità in meno, un problema in meno, un problema che non ricade sui singoli cittadini e basta, ma che ricade sull’intera filiera agricola, un’intera filiera di prodotto come quella del Parmigiano Reggiano, che tutti quanti vantiamo come un’eccellenza, però poi non diamo acqua sufficiente per le colture necessarie alla sua produzione, quindi ci ritroviamo oggi a discutere qui sul nuovo atto che secondo me, finalmente può dare una direzione nuova. Bisogna però poi far seguire a questo degli atti che questa Assemblea non può più fare, deve farli la Giunta, deve farli l’apparato tecnico della Regione, perché il Ministero in questo Governo, come in quello precedente in cui eravamo anche in una larga condivisione, ha espresso la sua volontà di realizzare l’invaso. Quindi, oggi siamo nella direzione di poter realizzare un invaso. Bisogna stringere i tempi e soprattutto essere chiari su come lo vogliamo fare.

Non possiamo più dividerci dentro quest’aula sul come. Una volta ci siamo divisi sul se. Oggi non possiamo più dividerci sul come. Quindi troviamo una linea comune che vada a soddisfare i fabbisogni di tutti i settori e che possa dare un utilizzo plurimo e sensato al nuovo invaso.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, presidente. Buongiorno a tutti.

Io capisco le riflessioni anche del collega consigliere Delmonte, ma noi, da quando siamo in questa Assemblea legislativa, abbiamo avuto sempre una sola parola sulla diga di Vetto. Abbiamo sempre detto che la ritenevamo una priorità per il nostro settore agricolo regionale e sono contenta che la risoluzione presentata dal collega Mastacchi oggi ci dia la possibilità di entrare nel merito e di sottolineare nuovamente quanto per molti di noi sia una scelta strategica e indispensabile e quanto quindi occorrerà procedere il più velocemente possibile alla sua realizzazione.

Come dicevo, valutiamo positivamente questa risoluzione e anche tutto il lavoro fatto da più parti politiche sul maxiemendamento presentato oggi, che sprona anche la Giunta a intervenire presso il Ministero e le istituzioni competenti, accelerando l’interlocuzione istituzionale finalizzata all’ottenimento di quelle che sono le risorse necessarie per procedere alla progettazione e alla realizzazione di questa importante e rilevante infrastruttura irrigua.

Lo studio sulla risorsa idrica in Val d’Enza dovrebbe fornire le linee guida dell’intervento, essendo finalizzato all’individuazione di strategie atte a contemperare disponibilità naturale di risorsa idrica, domanda di risorsa idrica e il raggiungimento degli obiettivi ambientali. Si tratta di uno studio di fattibilità integrato di natura tecnica, ambientale ed economica, che comprende un approfondimento delle conoscenze sulle relazioni tra le alterazioni dei regimi idrogeologici, della morfologia e la disponibilità di habitat per le comunità biotiche nei corsi d’acqua.

La drammatica siccità che continua a colpire il nord Italia e in particolare la regione Emilia-Romagna ha dimostrato ancora una volta la priorità assoluta della costruzione capillare e in tempi rapidi di invasi che rendano possibile l’accumulo d’acqua. In particolare il via alla costruzione della diga di Vetto sul torrente Enza servirebbe alle aree delle Province di Parma e di Reggio Emilia a grave rischio di carenza idrica.

Occorre davvero un’accelerata concreta e decisa, per rispondere alle reiterate istanze dei territori interessati, Sindaci, associazioni agricole, comitati di cittadini, che si sono spesi a lungo per richiedere a gran voce questo invaso fondamentale per preservare la risorsa idrica.

Ritengo che, senza preclusioni ideologiche di sorta, si debba prendere in seria considerazione anche l’ipotesi che la diga di Vetto, oltre ad essere un bacino di acque, possa essere utilizzata in futuro anche per produrre energia elettrica pulita.

Credo che, di fronte ad una crisi potenziale e molto forte di un settore chiave come quello agricolo, minacciato gravemente dalla siccità, e di fronte alle difficoltà che molti altri comparti produttivi continuano a segnalare, i temi delle infrastrutture e dell’energia debbano essere sempre al centro della nostra azione.

Dobbiamo prendere in esame ogni opportunità, cercando di contemperare i sacrosanti obiettivi di sostenibilità e di circolarità della nostra economia con le esigenze di sopravvivenza che ha chi fa impresa ad ogni livello, cioè rimanere sempre competitivi ed efficienti, oltre che, naturalmente, essere messi nelle condizioni di avere a propria disposizione le materie prime non sostituibili, come sono, senza ombra di dubbio, l’acqua per l’agricoltura e l’energia per ogni attività economica e produttiva.

Ovviamente anticipo già anche la nostra dichiarazione di voto, che sarà favorevole sia per il maxi emendamento che per la risoluzione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pigoni.

Altri in dibattito generale? Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Intanto vorrei partire da un’osservazione generale: comincia ad essere un po’ stucchevole questo fatto di accusare la cultura ecologista e ambientalista di essere ideologica, come se tutto quello che non è ambientalista fosse invece purezza scientifica.

Io penso anzi che negli anni ormai sia stato dimostrato che gli allarmi che lanciavano gli ambientalisti hanno purtroppo trovato puntuale conferma nella realtà, e comincio, per esempio, a citare i cambiamenti climatici, quei cambiamenti climatici che sono stati negati fino a negare l’evidenza e che sono all’origine del problema di cui parliamo oggi, la siccità.

Siccità che, venendo al tema della discussione di questa mattina, non riguarda solo la Val d’Enza in Emilia-Romagna, ma riguarda tutto il nostro territorio regionale, per cui va affrontata con dei provvedimenti puntuali, diffusi su tutto il territorio, perché è un problema condiviso da tutti i territori e vanno fatti interventi che siano di rapida realizzazione, non impattanti sull’ambiente e anche con costi affrontabili.

Il progetto di cui si parla questa mattina, di fronte alla imponente pressione del tema siccità, è un progetto anacronistico, che richiede molti capitali per essere realizzato e almeno 10-12 anni per essere portato a termine. Ma la siccità ce l’abbiamo già oggi. Bisogna far fronte a un problema che c’è già oggi.

Aggiungo anche che la dimensione del bacino non è un elemento secondario. Quando sento parlare di 100 milioni di metri cubi mi viene quasi da ridere.

Europa Verde in tema di siccità è favorevole a fare interventi che riguardino tutto il territorio, come quelli che ho riportato in una risoluzione depositata l’anno scorso, il 1° luglio, che contiene un lungo elenco di proposte, a cominciare dal fatto che bisogna promuovere e incentivare investimenti nel campo del risparmio idrico in edilizia, nel turismo, nel comparto produttivo, in agricoltura, nella zootecnia intensiva. Bisogna promuovere misure specifiche volte al trattenimento della risorsa idrica, applicando le direttive comunitarie sulle Nature-based Solutions, quindi le soluzioni che otteniamo partendo dal supporto che ci può dare la natura, quindi soluzioni che incentivano la ricarica della falda, nello specifico: nuove politiche di gestione dei canali irrigui dell’alta pianura, da invasare nei periodi non irrigui per favorire la dispersione nel sottosuolo, con impinguamento delle falde; politiche di riutilizzo delle depressioni di ex cava per invasare in periodi di morbida le acque superficiali a fini irrigui e contemporaneamente favorire l’infiltrazione nel sottosuolo, con rimpinguamento delle falde; politiche di sviluppo della ricarica artificiale controllata, sull’esempio di quanto realizzato proprio nella conoide del fiume Marecchia, in Provincia di Rimini; promuovere la revisione strutturale della rete irrigua, a partire dalla bassa pianura (sappiamo che abbiamo delle strutture acquedottistiche che sono dei veri e propri colabrodo); pianificare interventi rapidi e mirati, volti a limitare al minimo le perdite della rete idrica regionale; pianificare un upgrade dei metodi e delle tecnologie irrigue; promuovere politiche di disincentivazione delle colture altamente idroesigenti, e via di questo passo.

Intervenire, quindi, come dicevo prima anche sulle politiche a favore di un’edilizia più orientata al recupero dell’acqua e al riutilizzo, quindi raccolta sulle coperture degli edifici e utilizzo delle acque meteoriche attraverso canali di gronda impermeabili, atti a convogliare le acque meteoriche nei pluviali e nel sistema di raccolta. Poi, favorire la realizzazione di piccoli bacini idrici, utilizzando anche il sedime di ex cave adatto allo scopo.

In altre parole, qui non c’è nessuna ideologia. Qui c’è semplicemente in ballo una serie di diversi criteri per affrontare il tema siccità e per risolverlo. Veramente, questa accusa dell’ideologia è davvero insopportabile. Sembra che chi la pensa in modo diverso sia ideologico, chi la pensa in modo diverso dal pensiero radicato che a quanto pare non ha risolto i problemi, perché oggi abbiamo la siccità e i cambiamenti climatici.

Con questa scienza esatta, oggi abbiamo cambiamenti climatici e siccità. Forse, prendere un po’ più sul serio le cose che dicono gli ambientalisti aiuterebbe a risolvere i problemi e a costi inferiori. Costi anche di tempo, perché se noi dobbiamo risolvere il problema della siccità nella Val d’Enza con un impianto dagli alti costi – parliamo di milioni di euro – e di dieci, dodici anni di cantiere, spiegatemi voi che soluzione è e quanto è scientifica.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Affrontiamo un tema di cui ci ritroviamo – io ero qui anche nella scorsa legislatura – periodicamente a discutere. La posizione del Movimento 5 Stelle non è cambiata, e torno a ribadirlo anche in questa sede. Pensare che la Diga di Vetto possa in qualche modo risolvere i problemi che sono attuali, soprattutto che sia una soluzione immediata è evidentemente una pia illusione.

Come forza politica noi abbiamo fatto delle proposte perché effettivamente, come si diceva prima, non c’è bisogno di ribadirlo ogni giorno, perché il surriscaldamento globale è un fatto, il tema della siccità è un fatto. Torno a dire quello che dicevo ieri. Gli scienziati ci dicono, a maggior ragione nella nostra regione, dove le temperature aumentano a un ritmo molto più elevato che altrove e anche questo è un dato con cui evidentemente bisogna fare i conti. C’è tutto il tema, lo ricordavo anche questo ieri, della mancanza di neve in montagna a dicembre. C’è stato un dibattito anche sulla stampa che avrete sicuramente letto.

Non si può pensare, appunto, di rispondere a problematiche che sono urgenti e contingenti con opere faraoniche che non risolveranno i nostri problemi. C’è io credo nella necessità di procedere con micro invasi, con anche innovazioni nei confronti dell’agricoltura e poi bisognerebbe parlare, esattamente come si fa per il tema energia, anche di risparmio ed efficientamento idrico, di cui purtroppo sento poco parlare. Bisognerebbe anche procedere, puntare su colture a minor fabbisogno idrico. Anche di questo bisognerebbe parlare un po’ più spesso.

Le politiche di questa Regione dovrebbero andare, dal mio punto di vista, in questo senso, anziché continuare a parlare di soluzioni semplicistiche che in realtà hanno poca attinenza con la realtà e con la drammaticità dei cambiamenti climatici, che, ripeto, sono sotto gli occhi di tutti. Ormai immagino non ci sia più nessuno che voglia negarli. Penso sia impossibile, però è evidente che le risposte devono essere commisurate anche all’urgenza che abbiamo di intervenire.

L’urgenza ci dice che ci sono cose fattibili che si possono fare oggi, che non sono le opere faraoniche che altre forze, il centrodestra, e purtroppo anche la maggioranza di questa Regione vogliono portare avanti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri? Qualcuno vuole intervenire sull’emendamento? Consigliere Costa, prego.

 

COSTA: Buongiorno, presidente. Grazie.

Grazie prima di tutto al collega Mastacchi, perché ci ha lasciato lo spazio per lavorare a più mani e tra diversi Gruppi presenti in quest’aula ad una rivisitazione, ad un aggiornamento del testo della risoluzione, per come era stata presentata ormai diversi mesi orsono, una ridefinizione del testo necessaria anche per aggiornarla rispetto alle novità amministrative che nel frattempo sono intercorse, da quando il tema è stato inserito all’ordine del giorno di questa Assemblea ad oggi che ne stiamo discutendo.

Io vorrei provare un attimo a ridefinire il punto in cui siamo, a partire dal fatto che mi ha fatto molto piacere sentire dai banchi dell’opposizione riconoscere i passaggi amministrativi e quindi concreti, perché la Pubblica Amministrazione parla per atti, che questa Regione ha compiuto negli anni per arrivare al punto in cui siamo, ossia ad aver ottenuto un finanziamento di circa 3,5 milioni di euro per elaborare uno studio di fattibilità tecnica, economica e ambientale, da cui uscirà la definizione di quale tipo di invaso noi stiamo parlando.

Questa Regione ha finanziato con il proprio bilancio il primo studio sul deficit idrico della Val d’Enza, con quasi mezzo milione di euro, nell’ambito di un accordo che è stato sottoscritto al termine di un lungo percorso di confronto con i territori interessati o maggiormente interessati: le Province di Parma e Piacenza, i Comuni che insistono nel territorio a scavalco tra queste due Province e anche con l’Università e con i Consorzi.

In quel momento ha avviato, secondo me, mettendolo nei binari corretti, un percorso amministrativo di partecipazione e di confronto, ma anche corretto dal punto amministrativo, perché risponde a quelli che sono i dettami della cosiddetta “Direttiva acque”, che ti dice che, prima di arrivare a realizzare eventuali infrastrutture potenzialmente impattanti, tu devi aver definito e realizzato tutta una serie di interventi che possano ridurne la necessità.

Da quello studio sono usciti quattro scenari che non sono alternativi, ma che vanno realizzati in sequenza, ed è quello che questa Regione sta facendo, è il secondo atto concreto amministrativo.

Quali sono sostanzialmente i primi interventi necessari, che stiamo realizzando e che non sono alternativi al quarto e ultimo scenario, che viene definito dallo studio sui deficit idrici della Val d’Enza? Mettere in campo politiche e azioni, che noi stiamo sostenendo anche con appositi finanziamenti, utili a ridurre il consumo della risorsa idrica, venivano ricordati anche adesso da alcuni interventi dei colleghi, di manutenzione, quindi delle reti di manutenzione dei territori per migliorare lo stoccaggio nei cosiddetti “invasi minori”, nel lavorare insieme ai Consorzi di bonifica, ai Consorzi irrigui per evitare qualsivoglia tipo di dispersione lungo la fitta rete dei canali minori che caratterizza il nostro territorio regionale, sostenere l’innovazione in agricoltura perché si possa arrivare a un minor consumo di acqua, il che significa anche rendere più sostenibili economicamente le aziende, perché le andiamo ad aiutare nel limitare lo sforzo che devono fare per portare avanti le coltivazioni, e, da ultimo, fatte tutte queste cose, che questa Regione sta già facendo, per rispondere a un deficit idrico che, stante lo studio fatto da un soggetto terzo esterno, neutro, non politico, ma giustamente tecnico, ma finanziato da questa Regione con una scelta politica molto precisa, si rende ‒ stante quello studio ‒ comunque necessario ipotizzare un invaso.

Ed ecco l’altro atto, il terzo atto fondamentale, che manifesta una volontà politica molto chiara dentro un percorso amministrativo che non può essere scardinato, pena il fallimento di tutto il percorso. L’ottenimento dello stanziamento fatto dal Governo Draghi alla fine dello scorso agosto ‒ poi la liquidazione è arrivata, fortunatamente, nel mese di dicembre ‒ di questi 3,5 milioni di euro, che dovranno sostenere lo studio di fattibilità tecnico-economica e ambientale, da cui discenderà l’indirizzo chiaro su quale tipo di invaso noi stiamo realizzando.

Quindi, la volontà di questa Regione è sempre stata molto chiara. A partire dal confronto, molto proficuo e importante, fatto con i territori, nel lavoro di riscrittura della risoluzione abbiamo tenuto a ricordare che al lavoro di partecipazione e di confronto che ha sostenuto questa Regione se ne è affiancato anche un altro, molto prezioso, di dibattito pubblico locale, animato dagli Enti locali, animato da associazioni, animato da cittadini. Noi ci abbiamo tenuto a ricordarlo, anche in questa riscrittura, perché è comunque importante l’opinione pubblica per arrivare anche all’accoglimento di ogni tipo di intervento che si dovrà rendere necessario e che noi speriamo si possa anche concretizzare.

Oggi, con questo nuovo atto, proviamo a fare un altro pezzettino. Non solo ricordare la tanta strada percorsa fino a oggi, ma in maniera trasversale, pur con sensibilità diverse, con punti di partenza differenti, probabilmente anche con punti di approdo ancora oggi non comuni, non condivisi da tutti i Gruppi qui rappresentati in maniera unanime. Proviamo a dire: teniamo intensa l’interlocuzione con il Governo perché allo stanziamento di 3,5 milioni di euro consegua la realizzazione di uno studio nel più breve tempo possibile, in modo da poter avere un ulteriore elemento di confronto e di dibattito a disposizione e poi mettere in campo le eventuali azioni necessarie. Nel frattempo, la nostra parte la stiamo facendo. La stiamo facendo concretamente, per convinzione, perché siamo assolutamente convinti che prima di realizzare qualsivoglia tipo di infrastruttura che possa avere potenzialmente un impatto ambientale si debba aver provato a fare tutto ciò che nel breve periodo offra una risposta utile, e lo stiamo facendo anche per obbligo di legge. Non è un caso che nell’aver ridefinito, rivisitato il testo originario, ci abbiamo tenuto tutti, senza grandi problemi, a ricordare come i passaggi tecnici amministrativi di questo percorso non siano eliminabili, non possano essere accorciati, e che ci sono, in forza della Direttiva acque che richiamavo prima, alcuni agganci tecnici, a partire dagli studi, il primo sul deficit idrico, il secondo che è appena stato finanziato, che escono dal dibattito politico, che sono necessari e che vanno tenuti come faro, perché altrimenti noi quell’opera non riusciremo a realizzarla mai, perché andremmo in infrazione. Questo è quanto. Una volontà precisa, politica, tradotta in atti amministrativi concreti, un percorso di partecipazione agito da questa Regione, che ha trovato corrispondenza in un dibattito pubblico e in un percorso di partecipazione agito a livello locale, e oggi finalmente, siamo qui anche a trovare un consenso un po’ più largo e trasversale, pur con gli accenti diversi e con il giusto richiamo che ciascuno ha fatto rispetto al proprio punto di vista su quest’opera in questa risoluzione, che comunque trova le firme di diversi Gruppi e che credo ribadisca la bontà del percorso istruito fino a qui e portato avanti dalla Regione Emilia-Romagna.

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

PRESIDENTE (Zamboni): C’è la richiesta di intervento del consigliere Mastacchi.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Intanto anch’io, rispetto all’emendamento, volevo ringraziare il consigliere Costa per le modalità di approccio che ci hanno consentito di arrivare a questa stesura condivisa, che credo che tenga conto un po’ di un equilibrio di tutte le esigenze sia tecniche che anche politiche e tiene conto di tutte le sensibilità che abbiamo in Assemblea.

Rispetto invece agli interventi che ho sentito poco prima, mi sento di dire alcune cose. Intanto credo che non ci sia nessun peggiore utilizzo della risorsa idrica di quello che stiamo facendo ora, cioè del fatto che la stiamo buttando via. Noi abbiamo la necessità di preservarlo un bene. Quindi noi in questo momento la risorsa idrica la stiamo buttando. Il paradosso è che stiamo anche sprecando energia per pompare acqua dal Po, acqua di scarsa qualità dal Po, verso monte. Quindi è un doppio controsenso che in questo momento stiamo portando avanti.

Credo anche che non esista un intervento ambientale più ambientale di questo, che è conservativo, appunto, del bene primario acqua, che fa sì che si stocchi acqua quando ce n’è in abbondanza e la si utilizzi, senza costi per pomparla, quando è necessaria. Poi, come succede frequentemente, devo dire in Emilia-Romagna ma credo in Italia, quasi sempre si mette in contrapposizione una soluzione rispetto all’altra: quindi, o il maxi invaso o i bacini diffusi. Io invece sono convinto, sono convintissimo che siano necessari entrambi in una prospettiva del tipo che stiamo vivendo in questo momento.

Quindi, credo che sia necessario lo stoccaggio importante a monte e una serie di piccoli interventi diffusi sul territorio, che facciano sì che anche diffusamente l’acqua possa essere conservata. Tant’è che ho presentato anche un atto che va in questa direzione, cioè che chiede alla Regione di lavorare nella direzione di recuperare anche i piccoli maceri, i piccoli bacini esistenti, cercando il più possibile di ampliare la quantità di acqua stoccata.

Una sottolineatura, che credo che nel maxi emendamento che abbiamo condiviso sia stata ben descritta, è che è fondamentale un approccio complessivo, che tenga conto di tutti gli utilizzi e quindi che non ci si limiti a parlare e a tenere conto solo degli utilizzi irrigui, perché questo penalizzerebbe sicuramente tutte le ulteriori opportunità che quei territori possono avere, quindi il tema dell’uso plurimo credo che sia la chiave di tutta la discussione che stiamo facendo.

Se riusciamo ad incentrare sul tema velocità di realizzazione e sull’utilizzo plurimo, credo che daremo una buona risposta al territorio in chiave di sviluppo economico, ma in particolare anche in chiave di sviluppo ambientale.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ha chiesto la parola il consigliere Occhi.

Ricordo che siamo ancora in discussione generale.

Se non ci sono altri in dibattito generale, apro la discussione sull’emendamento, perché il consigliere Occhi, che ha chiesto la parola, ha esaurito il suo tempo di discussione generale, quindi, se nessuno chiede di intervenire in discussione generale, apro il dibattito sull’emendamento e do la parola al consigliere Occhi.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

Io volevo proprio intervenire sull’emendamento. Questo è un emendamento che inserisce il discorso dell’uso plurimo. Inserisce anche il fatto di far sì, come dicevo prima, che la nostra Regione continui a spingere su questo invaso, perché non sarà comunque facile riuscire a realizzarlo, perché i fondi sono sempre meno, lo sappiamo, ma è importante portare a tutte le Istituzioni il fatto che questo è un invaso importante, un’opera strategica realizzabile.

Apprendo da alcuni colleghi (la collega Zamboni, la collega Piccinini) che quindi sarebbero contrari anche all’esistente. Per esempio, andiamo a dire ai romagnoli di smontare la diga di Ridracoli e andiamo a dire agli albergatori della Romagna di diminuire i loro consumi idrici, oppure chiudiamo le filiere del Parmigiano Reggiano e del pomodoro nel nostro comparto agricolo.

Io credo che, quando si parla di ideologia, si parli proprio di qualcosa che ci lascia indietro nel tempo, lo abbiamo fatto sull’idrico, lo abbiamo fatto sul nucleare, e nel nostro Paese ha perso un’occasione storica negli anni ‘80 e adesso siamo in gravissima difficoltà, a differenza dei francesi che hanno puntato su un’altra fonte energetica, peraltro non differenziando. Bisogna differenziare sia nell’idrico che nell’energia.

Ricordava giustamente il collega Costa che il piano già prevede delle opere preliminari, le opere che diceva la collega Zamboni verranno realizzate, sono già in progettazione, alcune vengono realizzate, ma non bastano. Non bastano. Anche tutte le sperimentazioni che vengono utilizzate sono corrette, ma non bastano. Era come quando, una decina di anni fa, i movimenti ambientalisti ci dicevano che sarebbe stato possibile chiudere la filiera dei rifiuti con delle nuove tecnologie. Abbiamo visto che non è possibile. Ancora oggi la termovalorizzazione, dopo dieci anni, è l’unico sistema per chiudere la filiera dei rifiuti.

Quindi, vanno bene tutte le opere e i programmi di gestione, l’implementazione di nuove tecnologie, ma io mi chiedo come faccia una persona che si definisce ambientalista a non vedere lo spreco, come diceva il collega Mastacchi, e anche l’impoverimento delle nostre falde. Purtroppo, oltre al pompaggio dal Po, anche quello antieconomico, anche in tema energetico, proprio in questo periodo dovrebbe essere sempre più chiaro, stiamo impoverendo le falde della conoide dell’Enza. È inutile che continuiamo ad aspettare.

Io dico questo. Si dice che la siccità è ora. Certo, ma la Diga di Vetto ‒ che continuiamo a chiamare invaso della Val d’Enza, ma è la Diga di Vetto ‒ doveva essere realizzata trent’anni fa. Iniziata quarant’anni fa e finita trent’anni fa. È quello l’errore che fu fatto ai tempi. E adesso rincorriamo, come su tante altre tecnologie stiamo rincorrendo.

Capisco che chi vuole cambiare la nostra economia, la nostra agricoltura magari vorrebbe che al posto del Parmigiano Reggiano e del pomodoro si coltivassero grilli, anzi si allevassero, perché sono animali, grilli e lombrichi, però questa è una peculiarità del nostro territorio. Non si può dire da domani: smettiamo di utilizzare l’acqua. L’acqua esiste. Esiste una grande popolazione che insiste su questi territori. Esiste un’economia. Nessuno nega il fatto che sia necessario implementare tutte le tecnologie, anche quelle che citava la collega Zamboni. Ma tutte. Il Piano ha già stabilito ‒ lo ricordava il collega Costa, lo abbiamo ricordato in tanti ‒ che, alla fine di tutte le opere, rimane comunque un deficit idrico, che nella peggiore delle ipotesi climatiche, e penso che lo studio di fattibilità tecnico-economica potrà andare a incidere ulteriormente su quelle che sono le ultime visioni, gli ultimi studi sul clima attuale, in particolare nella nostra regione, al netto di tutte le opere rimaneva comunque un deficit idrico da colmare con un bacino, con un invaso. Quindi, gli invasi più piccoli verranno realizzati, anche all’interno di cave. Vengono fatti. Ma non bastano. Quindi, non è, come diceva anche il collega Mastacchi, sempre alternare una modalità all’altra, ma bisogna andare avanti anche con l’invaso, e la nostra Regione deve sempre continuare, se l’ha capito adesso, a premere perché l’invaso venga realizzato sia come progetto che poi anche per trovare i fondi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ci sono altre richieste di intervento sulla discussione generale sull’emendamento?

Non vedo richieste di prendere la parola.

Passiamo quindi alle dichiarazioni di voto congiunte sulla risoluzione e sull’emendamento. Ricordo che sono cinque minuti per consigliere per ciascun Gruppo.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Molto brevemente. Io voterò convintamente contro questa risoluzione, non so cosa faranno altri Gruppi della maggioranza. Il fatto che mi venga sottoposto il paragone del nucleare alla Diga di Vetto mi convince ancora di più che la mia scelta di votare contro sia assolutamente corretta.

Peraltro, non aver fatto la Diga trent’anni fa non è un buon motivo per farla fra altri trent’anni. Lo vorrei ricordare perché il problema, come dicevo prima, ce l’abbiamo oggi. Peraltro, bisognerebbe approcciare questo tema andando a insistere sulle cause, non sui sintomi, come si vuole fare. In questo senso quindi tengo a ribadire quella che è sempre stata la nostra posizione, e che con il voto di oggi, coerentemente, tornerò a ribadire.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Altri in dichiarazione di voto? Nessuno chiede la parola.

Passiamo alla nomina degli scrutatori: consigliera Pillati, consigliere Daffadà e consigliera Evangelisti.

La votazione adesso è sull’emendamento, che è interamente sostitutivo.

Consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Sull’ordine dei lavori, presidente.

Parlandone ieri anche col consigliere Costa, chiedevamo la possibilità di effettuare due votazioni, emendamento e risoluzione, perché essendo un emendamento pienamente sostitutivo, non vorremmo che la votazione sull’emendamento di fatto rappresentasse anche il voto sulla risoluzione, come a volte è capitato. Quindi, una votazione sull’emendamento e una sulla risoluzione emendata.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Va bene. Se questa è la vostra richiesta, perfetto. Quindi, facciamo due votazioni.

Ripeto gli scrutatori: Pillati, Daffadà e Evangelisti.

Votiamo per alzata di mano prima sull’emendamento e poi sulla risoluzione.

Partiamo dalla votazione sull’emendamento.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Votiamo adesso sulla risoluzione.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 5607 è approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Adesso c’è la risoluzione 5764: risoluzione per impegnare la Giunta a intervenire nella Conferenza Stato-Regioni e in tutte le sedi opportune per chiedere al Governo italiano di sottoscrivere il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, a firma mia, della consigliera Zamboni.

È chiaro che questa non la possiamo trattare.

 

OGGETTO 5769

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere la lotta delle donne iraniane e a sollecitare il Ministero degli Esteri ad attivarsi per la liberazione immediata della giovane donna italiana arrestata in Iran. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Mori, Daffadà, Costa, Bessi, Gerace, Zappaterra, Pillati, Rossi, Montalti, Fabbri, Costi, Soncini, Caliandro, Sabattini, Bulbi, Rontini, Marchetti Francesca 

(Discussione e approvazione)

 

OGGETTO 5768

Risoluzione per impegnare la Giunta e l’Assemblea legislativa ad esprimere la più ferma condanna della repressione delle proteste in corso in Iran e a chiedere a tutte le sedi istituzionali competenti di valutare l’adozione di ulteriori sanzioni mirate o più estese verso il regime di Teheran e dei suoi esponenti. A firma della Consigliera: Piccinini

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo alla risoluzione 5769, risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere la lotta delle donne iraniane e a sollecitare il Ministero degli esteri ad attivarsi per la liberazione immediata della giovane donna italiana arrestata in Iran.

Questa è una risoluzione che è stata depositata prima della liberazione della giovane donna italiana perché è stata depositata il 5 ottobre. La risoluzione è a firma… Chiedo un po’ di silenzio perché è veramente impossibile lavorare così.

La risoluzione è a firma dei consiglieri Mumolo, Mori, Daffadà, Costa, Bessi, Gerace, Zappaterra, Pillati, Rossi, Montalti, Fabbri, Costi, Soncini, Caliandro, Sabattini, Bulbi, Rontini, Marchetti Francesca.

Su questo documento insistono cinque proposte di emendamento a firma del consigliere Mumolo.

Alla risoluzione 5769 è abbinata la risoluzione 5768, risoluzione per impegnare la Giunta e l’Assemblea legislativa ad esprimere la più ferma condanna della repressione delle proteste in corso in Iran e a chiedere a tutte le sedi istituzionali competenti di valutare l’adozione di ulteriori sanzioni mirate o più estese verso il regime di Teheran e dei suoi esponenti”.

La risoluzione 5068 è a firma della consigliera Piccinini.

È aperta la discussione generale.

Consigliere Mumolo, prego.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

La risoluzione oggettivamente è datata, io ho presentato questa risoluzione tre mesi e mezzo fa, però disgraziatamente il tema è attualissimo.

“Donna, vita, libertà” è lo slogan che risuona ancora oggi nelle piazze dell’Iran e nelle piazze di tutto il mondo, da quando sono scoppiate le proteste per la morte di Mahsa Amini, una giovane donna di 22 anni, arrestata alcuni giorni prima dalla cosiddetta Polizia morale iraniana, colpevole di non indossare correttamente il velo. La Polizia sostiene che Mahsa Amini sia morto di morte naturale, ma la famiglia è sicura che la giovane sia deceduta in seguito alle percosse ricevute mentre era in stato di fermo.

Qualche giorno dopo la morte di Mahsa Amini, un’altra giovane donna è stata brutalmente uccisa - voglio ricordare i nomi di queste persone uccise – Hadis Najafi, che aveva appena vent’anni ed è stata assassinata dalle forze di sicurezza iraniane durante le proteste nella città di Karaj, vicino Teheran.

Per solidarietà con le donne iraniane, sabato 1° ottobre in decine di città di tutto il mondo si sono svolte iniziative e manifestazioni che proseguono in tutto il mondo, in tutte le piazze di tutto il mondo, per tenere alta l’attenzione del mondo su quello che sta succedendo ancora adesso, ancora oggi, anche in questi momenti in Iran.

In Iran sono stati bloccati i social, è stato bloccato Internet, per impedire agli iraniani di documentare quello che succede nelle piazze, documentare le torture che subiscono gli attivisti arrestati, se riescono in qualche maniera ad uscire, documentare la repressione e l’oppressione perpetua dei diritti umani. Secondo la relazione delle Nazioni Unite e i rapporti di Amnesty International, l’Iran è il primo Paese al mondo per numero di propri cittadini giustiziati, primo Paese al mondo per numero di cittadini giustiziati in rapporto ovviamente alla popolazione.

Vorrei anche ricordare i numeri drammatici di questa repressione. Negli ultimi mesi sono morte più di 500 persone, da quando è iniziata la protesta per l’uccisione brutale di Mahsa Amini, e di queste oltre 50 persone erano minorenni. Sono state fermate circa 15.000 persone e alcune di esse sono scomparse. Sono cifre ovviamente approssimative, perché non esistono dati ufficiali. Ci mancherebbe altro che l’Iran fornisca dati ufficiali. La conta è affidata al lavoro delle ONG, che ancora adesso resistono e operano in Iran. Poche. Poche perché sono costrette ad andare via in quanto potrebbero diventare ostaggi stranieri nelle mani del regime iraniano. Alcune di queste ONG operano in clandestinità in Iran, perché non è possibile fare diversamente.

Niloufar Hamedi e Elaheh Mohammadi sono due giornaliste iraniane arrestate a Teheran che rischiano la pena di morte ‒ arrestate ormai tre mesi fa ‒ per aver raccontato la storia di Mahsa Amini, volto simbolo delle proteste. Niloufar Hamedi è in carcere ad Evin dal 22 settembre 2022, come riporta il Comitato per la protezione dei giornalisti. Il suo avvocato, Mohammad Ali Kamfirouzi, dice che la donna ha telefonato a suo marito dicendogli di essere in isolamento a Evin in attesa di interrogatorio, e ancora oggi non è a conoscenza ‒ interrogata più volte; immaginiamo anche come venga interrogata ‒ delle accuse nei suoi confronti.

Una nostra giovane blogger... Questa risoluzione, ovviamente, essendo datata, è stata emendata. I cinque emendamenti semplicemente aggiornano la situazione in Iran e aggiornano la situazione anche rispetto alla giovane blogger Alessia Piperno, che per fortuna adesso è tornata in Italia. Era stata arrestata ed è tornata in Italia.

In questa situazione, penso che ognuno di noi abbia il dovere civile e morale di fare qualcosa. Riunirsi e manifestare è certamente importantissimo, perché chi in questo momento si trova in Iran deve sapere ‒ se si riesce a farglielo sapere ‒ che in tutto il mondo ci sono proteste, che in tutto il mondo ci sono persone che scendono in piazza e cercano di manifestare la loro vicinanza alle persone che in questo momento rischiano tutti i giorni la loro vita, far sapere loro che non sono soli. Però non basta. Ognuno nel suo campo deve agire perché lo Stato italiano faccia qualcosa di più.

Io sono consigliere regionale, come voi. Il mio compito è convincere la Regione Emilia-Romagna a prendere posizione. Compito, mi auguro, di tutti quanti. Chiedo che questa risoluzione venga approvata all’unanimità. Chiedo che venga approvata all’unanimità anche la risoluzione della collega Piccinini. Siamo assolutamente in sintonia. Certamente non è questo il campo in cui dobbiamo dividerci.

Chiedo, alla fine, che il pensiero di ognuno di noi vada a chi combatte in Iran, sapendo che quelle persone che scendono in piazza oggi si battono per la loro libertà, ma si battono anche per la libertà di tutti quanti noi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ci sono richieste di intervento? Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Nonostante questa risoluzione, abbinata a quella del collega Mumolo, sia stata depositata ad ottobre, è purtroppo ancora attuale. Tanto è già stato detto.

Sappiamo che da 43 anni l’Iran è oppresso da questa autocrazia di stampo teocratico islamista, durante i quali, pur con volti diversi e differenti forme di pressione, il regime ha negato sostanzialmente ogni forma di democrazia, di libertà di espressione e di libero confronto delle idee, impoverendo ulteriormente il Paese, incarcerando e uccidendo gli oppositori, o anche semplicemente liberi cittadini, negando i più elementari diritti umani e civili.

L’Iran in questi decenni si è impegnato in sanguinose e lunghe guerre con Paesi confinanti, è stato accusato di intrattenere rapporti ambigui e torbidi con organizzazioni terroristiche, e di lavorare alla creazione di un proprio arsenale nucleare, lanciandosi inoltre in durissime campagne dirette a negare ogni diritto alle persone omosessuali e alle identità queer.

L’Iran ha inoltre costantemente negato i diritti delle donne e ha assunto e mantenuto nel tempo scelte profondamente discriminatorie. Oggi sono in corso vaste e coraggiose proteste, dove la popolazione, in particolare i giovani e le donne, scendono in piazza per le strade, sfidando le armi del regime e delle sue milizie.

Le proteste hanno cause profonde direttamente connesse alla volontà di liberarsi dal regime autocratico islamista, ma sono scatenate dalla brutale uccisione da parte della polizia morale del regime degli ayatollah: di Mahsa Amini, 22 anni curda, morta assassinata dopo l’arresto perché non indossava nel modo corretto il hijab.

Durante le successive proteste sono state uccise altre persone, fra le quali molte ragazze, uccise anche a colpi di arma da fuoco. È in questo clima che si è realizzato anche l’arresto di Alessia Piperno.

L’Iran è stato ed è tuttora destinatario di importanti sanzioni da parte dell’Unione europea, degli Stati Uniti, oltre che di altri Paesi occidentali, a fronte sia delle pesanti discriminazioni contro i propri cittadini, sia della minaccia armata che rappresenta nello scenario internazionale.

Le proteste delle donne, dei giovani e di larga parte della popolazione iraniana hanno trovato immediato consenso, appoggio e solidarietà nel mondo, suscitando una vastissima ecco fra associazioni, istituzioni e forze politiche.

Ritengo quindi che sia necessario dimostrare in modo attivo, convinto, fermo e immediato, il pieno sostegno alle donne, ai giovani e alla popolazione iraniana che sfida le milizie del regime degli ayatollah per reclamare elementari e universali diritti umani e civili.

Con questa risoluzione vogliamo impegnare la Giunta quindi ad esprimere la più ferma condanna per la repressione in corso e la richiesta di cessare immediatamente gli attacchi contro le libere, pacifiche e legittime proteste, rilasciando contestualmente le persone arrestate, avviando seri e trasparenti processi contro gli autori di assassinii e di violenze; a richiedere al Governo, al Parlamento italiano e alla Commissione parlamentare… Alla Commissione, scusate, e al Parlamento europeo nonché al Consiglio europeo di valutare l’adozione di ulteriori sanzioni mirate o più estese verso il regime di Teheran e dei suoi esponenti, a valutare anche con gli enti locali e le amministrazioni dello Stato nel territorio regionale l’adozione di ogni forma possibile di aiuto e di accoglienza per i cittadini iraniani che si vedessero costretti all’espatrio e a proporre l’adozione di iniziative analoghe alla Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome, [...] e al Consiglio europeo delle Regioni.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Altre richieste di intervento su queste due risoluzioni?

Comunico poi nel frattempo che è stato depositato un altro emendamento alla risoluzione 5769, a firma dei consiglieri Evangelisti, Cuoghi e Tagliaferri. Adesso lo stiamo stampando, poi verrà distribuito.

Quindi, chiedo se ci sono altre richieste di intervento in discussione generale congiunta su entrambe le risoluzioni.

Consigliere Facci, prego.

FACCI: Grazie.

Brevemente. È chiaro che stiamo parlando di una situazione la cui drammaticità, la cui gravità non può che interessarci, preoccuparci perché stiamo parlando di regimi totalitari in cui la libertà è fortemente compromessa. Voglio però ricordare che sono regimi totalitari con i quali noi facciamo affari, anche a livello regionale. Abbiamo anche recentemente stipulato degli accordi di collaborazione.

Allora, io mi chiedo. Tutte le volte che ci sono comunque accordi di collaborazione con regimi dove il fondamentalismo religioso sostanzialmente governa la politica dobbiamo poi porci anche delle domande, farci delle domande, se alla fine è corretto, in un qualche modo, supportare economicamente tramite naturalmente le nostre imprese che legittimamente fanno la propria attività; se ha senso, in un qualche modo, andare poi a sostenere di fatto, anche indirettamente, regimi che hanno fra le loro pieghe, ma neanche nascoste, quella che è la soppressione delle libertà fondamentali.

Mi viene da domandare, perché, ripeto, è giusta l’indignazione, è giusto l’intervento, è giusto fare pressioni a livello diplomatico, a livello nazionale, a livello internazionale, poi però dobbiamo ricordarci che tutte le volte che andiamo a fare anche a livello regionale, perché quando parlo di prima persona plurale mi riferisco a questo Ente, non all’Italia nel suo contesto più ampio, no, parlo della Regione, parlo del presidente e parlo degli assessori che sono andati nel 2019 a stringere le mani in Iran.

Allora tutte le volte che noi andiamo a fare degli accordi con regimi che sappiamo essere totalitari, poi dobbiamo mettere in conto che questi regimi conculcano le libertà fondamentali dei loro cittadini nei loro territori. Credo quindi che, oltre all’indignazione, alla solidarietà, agli interventi, dobbiamo però fare anche una riflessione sulla bontà delle nostre azioni economiche in questi territori, perché non sempre quello che andiamo a portare è sviluppo ed è opportunità di lavoro, magari andiamo anche ad alimentare questo fondamentalismo, che alla fine poi porta alle conseguenze per cui oggi noi presentiamo risoluzioni. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Io sono perfettamente d’accordo con il collega Michele Facci, sottoscrivo il suo intervento e mi permetto di evidenziare ai colleghi della maggioranza, alla collega Piccinini, che in queste risoluzioni si fa riferimento a un regime totalitario che è basato su un retaggio culturale maschilista, eccessivamente maschilista, che sicuramente considera la donna un essere inferiore, vedendo anche le brutali modalità con cui queste donne vengono trattate e sovente uccise, un regime totalitario, basato su un retaggio culturale, che non è lontano da noi purtroppo, nostro malgrado, e che si è già infiltrato nella nostra società senza la minima intenzione di volersi integrare.

Purtroppo gli esempi che la cronaca ci restituisce sono tantissimi, non ultimo l’omicidio di Saman a Novellara, brutalmente uccisa in quanto non voleva adeguarsi alla scelta della famiglia di un matrimonio combinato. Purtroppo, ripeto, di esempi il nostro Paese e anche la nostra virtuosa Regione Emilia-Romagna ne è ricca, nostro malgrado. Una cultura islamica ‒ come dicevo ‒ maschilista, con cui purtroppo ci troviamo a dover fare i conti e che non possiamo assolutamente ignorare.

Il collega Mumolo dice che abbiamo tutti il dovere civile e morale di fare qualcosa. Collega Mumolo, sono perfettamente d’accordo con lei. Siamo consiglieri regionali ed è giusto anche convincere la Regione Emilia-Romagna a prendere posizione, nel caso citato della risoluzione sicuramente, ma io ritengo anche in altri casi che, purtroppo, si verificano nella nostra regione.

Non dobbiamo avere il timore di ostacolare ‒ ripeto ‒ una cultura islamista, che si è infiltrata nella nostra cultura occidentale e che vuole continuamente perpetrare determinati valori che non collimano con la nostra cultura occidentale e civilizzata.

Per cui, ritengo che le prese di posizione vadano bene quando si tratta di salvaguardare i diritti civili in tutto il mondo, ma dobbiamo farlo anche per quanto attiene i casi che si verificano nella nostra regione Emilia-Romagna. Purtroppo, di esempi ne siamo pieni. Io ve li porto anche per quanto attiene la mia esperienza professionale. Mi sono trovata uomini islamici che non volevano sostenere il colloquio con la sottoscritta psicologa e con la collega assistente sociale perché in questo caso l’Istituzione era rappresentata da due donne. E abbiamo dovuto coinvolgere in colloquio o il sindaco o il vicesindaco, perché erano uomini e davano al colloquio quella figura autorevole istituzionale semplicemente perché erano appartenenti al genere maschile. Sapete qual è la cosa più grave e più dolorosa? Che questi valori vengono trasmessi alle nuove generazioni. Anche ragazzini maschi con cui io devo fare colloqui, in quanto intestatari di decreti di penale minorile, quindi che si sono resi autori di reato, questi ragazzi non riconoscono l’autorità delle operatrici del sociale in quanto donne. Sprezzanti anche del rispetto istituzionale, non hanno la benché minima consapevolezza del reato commesso, bene, se ci sono due donne a dover sostenere il colloquio in rappresentanza dell’Istituzione e anche del Tribunale per i minorenni di Bologna piuttosto che di Milano, questi ragazzini non rispettano l’autorità in quanto donna. Questo ritengo sia veramente un cancro che va estirpato, e non dobbiamo guardare solo all’estero, ma, ripeto, guardiamo anche cosa succede in casa nostra, perché purtroppo queste situazioni tragiche, di prevaricazione del genere femminile, di mancanza di rispetto, di totale mancanza dei diritti civili avviene anche in casa nostra. Ripeto: non dobbiamo basarci solo sulla semplice, mera accoglienza, in quanto queste culture vanno contrastate e vanno estirpate il prima possibile. Il germe dell’odio deve essere soppresso prima possibile. Diversamente, anche nella nostra Regione continueranno a verificarsi femminicidi, in nome di una cultura basata, come dicevo, su determinati retaggi culturali e religiosi che ledono costantemente i diritti civili, soprattutto delle donne.

Il grido “donna, vita e libertà” deve quindi essere assolutamente portato avanti, ripeto, non solo nell’interesse delle donne iraniane vittime di violenze e di femminicidio all’estero, ma anche per tutte le donne vittime di violenza che vivono nella nostra Regione.

Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Altri in dibattito generale? Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Anche per quanto ci riguarda, la questione sollevata in primis dalla risoluzione del consigliere Mumolo e dalla consigliera Piccinini ci trova concordi sulla necessità di manifestare, anche da parte della Regione Emilia-Romagna la solidarietà nei confronti di chi oggi si sta opponendo al regime iraniano rispetto alle norme restrittive che hanno portato a una serie di manifestazioni anche di piazza, molto estese, a partire dall’omicidio della ragazza, ma anche altri episodi. Io penso anche a quello che è capitato alla ragazza che intendeva partecipare a una partita allo stadio, la partita di pallone della squadra di Teheran, che vistasi negare quell’opportunità, e sapendo che se fosse andata allo stadio avrebbe ricevuto una pena pari a due anni di carcere si è uccisa, sostanzialmente, in questo senso.

Penso anche a quanto, in occasione della Giornata contro la violenza maschile sulle donne, proprio qui in Assemblea abbiamo ospitato, anche con lei presidente, rispetto alla mostra fotografica realizzata da donne iraniane, con oggetto le donne iraniane, dando anche uno sguardo e anche lo sforzo che l’Assemblea ha fatto nel riconoscere alle fotografe iraniane la loro capacità e il loro sguardo.

Penso anche al momento di approfondimento che abbiamo fatto qui in Sala Fanti con una lectio di una nostra docente universitaria dell’Università di Bologna di origine iraniana, che ha dato conto di come i movimenti, anche attuali, abbiano una storicità di un certo tipo e soprattutto ci ha riportato, come le cronache evidenziano, quanto e come la rivolta a partire dalle donne in Iran abbia coinvolto non solo ed esclusivamente il genere femminile bensì anche il genere maschile, in una situazione inedita dove non è in discussione la questione legata al credo, bensì è in discussione la questione legata all’ordinamento civile oppressivo del regime iraniano, che ha sicuramente una matrice religiosa, ma che poi nella sua estrinsecazione arriva ad essere molto poco religioso, bensì, appunto, di carattere oppressivo.

Quindi, io credo che lo sforzo e l’appello che ha fatto il consigliere Mumolo a sostenere entrambe queste risoluzioni vada accolto, vada accolto non solo in termini di principio. La stessa comunità iraniana presente sul territorio emiliano-romagnolo richiede anche una solidarietà concreta come quella che qui noi andiamo a manifestare attraverso queste due risoluzioni. Credo che i richiami alla decantazione dei linguaggi di odio, delle modalità di violenza passi anche dall’impiego dei termini che possiamo utilizzare anche in quest’aula, perché definire “cancro da estirpare” delle pratiche religiose che altrettanto, come queste, ci sono state sul nostro territorio italiano, rispetto anche ad altre pratiche religiose proprie, autoctone non compatibili con la civiltà, io credo che quella dotazione sia invece un rischio di alimentazione dell’odio ulteriore nei confronti di chi, e non sono tutti, bensì sono solo alcuni, pratica anche l’islamismo sul nostro territorio in una maniera corretta, rispettosa e dignitosa, come è giusto che sia e come è giusto tributare loro la dignità di poterlo fare in maniera assolutamente ordinaria.

Nel dire quindi che entrambe le risoluzioni che secondo il nostro parere hanno non solo senso, ma vanno aggiornate con gli emendamenti proposti ed eventualmente integrate con quelli che sono giunti adesso alla nostra attenzione credo che non siano parole vane quelle che spendiamo qui, all’interno di quest’aula, e che sia un segno e un impegno importante che noi andiamo a prendere.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Altri in dibattito generale? Consigliere Bargi, prego.

 

BARGI: Grazie, presidente.

Sono già intervenuti due miei colleghi, ma mi piacerebbe dare un piccolo contributo al dibattito, cercando di guardare da un punto di vista un po’ diverso, perché leggendo questi due testi io faccio fatica a non percepirne un fondo di ipocrisia, e vi spiego il perché.

Quello che sta avvenendo in Iran, che qui anche nel dibattito odierno viene concentrato esclusivamente su una sorta di rivolta al femminile, in realtà è un fenomeno molto più ampio, che si articola ormai da diversi anni e che solo oggi evidentemente, con uno strano effetto ad orologeria (a pensar male, si sa, si fa peccato, ma tendenzialmente ci si prende), arriva fuori nella discussione odierna.

Prima il collega Facci dimostrava come in realtà la nostra stessa Regione si facesse ben pochi problemi fino a qualche anno fa, nel 2019, anno in cui si verificarono altre rivolte, altre pressioni in Iran, ad andare a stringere qualche mano, eppure allora non abbiamo visto nessuna risoluzione tempestiva.

Arriva oggi, arrivano oggi (sono due), e arrivano stringendo il cerchio intorno a quella che è stata sicuramente la classica goccia che fa traboccare il vaso, ma che non è, se andiamo ad analizzare la situazione, l’unico elemento che riguarda queste rivoluzioni. Mi riferisco ovviamente all’omicidio Amini.

Chiaramente la Polizia iraniana dice la sua, la famiglia ne dice un’altra, e nessuno ha citato una questione fondamentale, la ragazza era curda, quindi c’è un malcontento latente che sappiamo benissimo esserci, legato alla minoranza etnica curda.

A seguito, si è subito mossa una realtà, quello che potremmo definire un ceto medio iraniano composto principalmente da giovani molto lontani dalla rivoluzione degli ayatollah di oltre quarant’anni fa, che porta un suo malcontento, legato soprattutto al diritto sociale, cioè al trovarsi un lavoro, a un futuro, cosa che lì oggi fanno fatica a fare, perché c’è un altro forte malcontento legato alla crisi economica che sta vivendo da anni il Paese, anche grazie alle nostre sanzioni, per carità. Non scordiamoci che quella che è la loro merce di scambio forte, come spesso capita in quella latitudine, ovvero il petrolio, noi non la vogliamo più prendere. Li sanzioniamo. Tant’è che hanno avuto, pur avendolo loro, grosse difficoltà, che hanno portato anche all’aumento del costo del carburante, cosa che scatenò, poi, altre rivoluzioni.

Quindi, c’è un fenomeno di malcontento legato alla situazione attuale, a regime, che va ben oltre il solo tema della rivolta delle donne. Ed è per questo che sento un po’ di ipocrisia. Sembra quasi che in questa strada di abbandono dei diritti sociali verso i diritti civili ci si muova solo quando fa comodo per poter sbandierare il diritto civile di turno, in questo caso la rivolta delle donne, mentre dietro c’è un clima diverso. Stanno vivendo, in quel Paese, una situazione paragonabile alle rivolte che ci sono state in Europa nel corso del Settecento, dell’Ottocento. Non tutti sono nel 2023. A noi piace dire che siamo nel 2023 e che non si possono sentire certe cose. Non si possono sentire qui da noi, perché abbiamo avuto un’evoluzione. Altri Paesi, altre realtà del pianeta le stanno avendo oggi.

Anche questo interferire sempre e puntare il dito (io sto con questo, io sto con quell’altro) non è un sistema così eccezionale. Se andate a leggere l’intervista che anche i giornalisti italiani inviati in Iran hanno fatto ai rivoltosi, vi dicono chiaramente che l’Occidente se ne può stare fuori, perché non è una questione nostra.

Quindi, bisogna che ci chiariamo un attimino sul fondo. Capisco che, ormai, invece che pensare al fatto che l’asilo nido qui da noi non è economicamente sostenibile per tante famiglie pensiamo alla maternità surrogata, invece che pensare al lavoro per i giovani, alla disoccupazione giovanile che abbiamo, abbiamo in mente l’omotransnegatività... È evidente che abbiamo cambiato linea politica come Sinistra italiana ‒ lo diciamo ‒ e la andiamo a cercare in quello che succede nel mondo. Ma non è quello che succede là oggi.

È evidente che queste risoluzioni per me si portano dietro un peso molto forte, che è quello di un’ipocrisia di fondo che le rende fortemente vincolanti a un’ideologia, ma non funzionali a produrre nessun effetto. Anche perché, si sa, se abbiamo bisogno di fare accordi commerciali siamo i primi ad andare; se dobbiamo giocarla ideologicamente siamo sempre i primi, però con risoluzioni che poi lasciano il tempo che trovano. Diceva bene anche la collega Stragliati, tra l’altro citando una questione. Sono ancora relativamente giovane, ma è un po’ di anni che sono in politica, e mi ricordo bene, da consigliere comunale, che mi veniva insegnato da quel lato, dal mondo che sta da quella parte dell’aula che io sono razzista perché criticavo il fatto che le donne fossero costrette a tenere il velo anche qui da noi.

Oggi vogliamo sostenere le proteste e le violenze di piazza per lo stesso motivo. Ma è un cortocircuito cerebrale: a casa nostra possono fare loro quello che vogliono, anche mantenere forte questa loro cultura, che vede la donna in difetto rispetto all’uomo, mentre a casa loro non possono, perché andiamo a puntare il dito. O forse, è facile puntare il dito da qua, e poi, quando il problema è da risolvere qui da noi, invece, ci nascondiamo: forse perché sono bacini di voti, o forse perché c’era una comodità, un’ideologia di fondo anche allora, che faceva gioco.

Insomma, ripeto: ci sono tanti cortocircuiti che stanno dietro a queste due risoluzioni, e purtroppo faccio fatica… Capisco lo spirito solidaristico dal punto di vista umano, ma dal punto di vista pragmatico di un’aula politica che non dovrebbe fare la carità, né esprimere solidarietà tutti i giorni, ma magari pensare qualcosa di più concreto, faccio fatica a vederne il risultato di fondo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dibattito generale? Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Molto velocemente, perché questa tragedia che sta colpendo il popolo iraniano penso sia giusto che attiri l’attenzione anche in una discussione interna all’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. È vero, noi non legiferiamo su questioni che riguardano la politica estera, tantomeno possiamo intervenire su quello che sta accadendo in Iran, ma essendo noi un’Assemblea politica che raccoglie i punti di vista di tutti i vari Gruppi di cittadini che hanno dato il loro consenso a diverse forze politiche qui rappresentate, io credo che sia giusto che in quest’aula si discuta anche dei gravi drammi che attraversano la società mondiale. Non per fare solo della vuota retorica, ma per discutere di princìpi, per discutere di questioni che riguardano i diritti fondamentali dell’uomo e della donna. È vero, noi non possiamo fare una risoluzione che imponga all’Iran di fare qualsiasi cosa, però parlarne è un contributo comunque a un confronto di rappresentanti della società emiliano-romagnola. Quindi, da questo punto di vista io credo ci stia.

Voglio dire anche una cosa rispetto a quanto diceva il consigliere Bargi. Si è fatta negli anni scorsi una polemica contro il fatto di non accettare che donne, appunto, appartenenti alla cultura islamica portassero il velo. È una discussione che è stata fatta in Germania, è stata fatta in Francia. Ha lambito meno l’Italia perché qui la presenza, appunto, di donne che fanno riferimento a quelle culture è molto inferiore, ma è una discussione che è stata fatta in tutta Europa. Quindi, dice oggi il consigliere Bargi, vi schierate a favore delle donne che si stanno opponendo all’obbligo di portare il velo e poi anni fa, invece, vi eravate schierati contro l’obbligo a non portare il velo nelle nostre società.

Il punto è proprio quello che ci sta sotto, cioè l’imposizione: l’imposizione in Iran a portarlo, l’imposizione in Europa a non portarlo. È quello l’elemento che accomuna due punti di vista diametralmente opposti. C’è sotto un’imposizione. Non c’è la libertà di scelta. Magari ci sono delle donne iraniane che lo vorrebbero portare volentieri il velo e lo portano volentieri, ma nel momento in cui diventa un obbligo non è più una libera scelta di aderire o meno a indicazioni della propria religione.

Quando poi la religione si fa Stato, va beh, qui entriamo in un’altra dimensione orrifica, ovviamente, perché i diritti civili basilari vengono schiacciati dalla teologia al potere, però il punto è lo stesso. Noi imponevamo il non portare; là impongono il portare. Sono due atteggiamenti entrambi sbagliati, non c’è dubbio. Poi, certo, se una persona si presenta a dei controlli o in luoghi sensibili bardata completamente, dove sbucano solo gli occhi, è chiaro che c’è un problema di identificazione. Questo non lo nega nessuno.

Quindi, io trovo che la discussione che stiamo facendo non è per niente un passatempo privo di senso. È giusto che, come consiglieri regionali, ci confrontiamo su questioni così importanti. Io stessa personalmente, ma anche come Europa Verde, sono molto colpita dal dramma che si sta svolgendo in Iran, perché è veramente una sollevazione che viene repressa nel sangue, nelle condanne a morte, e sono d’accordo sul fatto che bisognerebbe tagliare i cordoni ombelicali economici, perché questo è il vero modo che abbiamo di intervenire, di interdire determinati comportamenti.

Aggiungo che c’è un dramma molto simile, che è quello che colpisce le donne afgane, che stanno lottando addirittura per il diritto di poter studiare (nemmeno in Iran sono arrivati a tanto), in Afghanistan le donne devono lottare per il diritto di poter studiare.

Sono quindi dei fenomeni rispetto ai quali è giusto che noi non siamo insensibili e che cerchiamo insieme delle chiavi non solo di lettura, ma anche di azione, per poter intervenire su Governo e Parlamento. Abbiamo i nostri rappresentanti in queste sedi, che sono deputate a intervenire più della sede dell’Assemblea legislativa, e utilizzando quelle sedi, alla luce anche del dibattito che stiamo facendo, credo che sia utile dare un contributo, perché sono veramente situazioni drammatiche e inaccettabili, che non ci possono lasciare indifferenti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri in dibattito generale.

Chiedo se sugli emendamenti qualcuno voglia intervenire. Consigliera Evangelisti, prego.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

Questa risoluzione affronta un tema certamente importante, che è quello della difesa della libertà in generale e ancor più la libertà delle donne. Riteniamo che quando si chiede un impegno al Governo, alle Istituzioni, occorrerebbe anche essere di esempio, quindi condividiamo molto il tenore degli interventi dei colleghi della Lega.

Pensando di dare un contributo, quindi condividendo in parte, non in tutto, il tenore di questa risoluzione, abbiamo ritenuto doveroso aggiungere un tassello, che è quello relativo alle espressioni di gratitudine, che riteniamo tutti di dover fare nei confronti del Governo italiano, del Governo di adesso e di quello di prima ovviamente, che, grazie al lavoro diplomatico e di intelligence, ha reso possibile la liberazione di questa giovane italiana, arrestata mentre era in viaggio, avendo posto in essere tutte le iniziative più idonee a favorire la liberazione, con un lavoro davvero straordinario.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Evangelisti.

Altri? Consigliere Mumolo, prego.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Semplicemente, rispetto agli emendamenti, per ribadire che i cinque emendamenti della mia risoluzione sono emendamenti che semplicemente hanno attualizzato una risoluzione presentata ormai, purtroppo, tre mesi e mezzo fa.

Per quanto riguarda l’emendamento presentato da Fratelli d’Italia, esprimo parere assolutamente favorevole, sempre ringraziando chi si prodiga ‒ in questo caso il Governo precedente e il Governo attuale ‒ per aiutare i nostri connazionali all’estero in difficoltà.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Altri sugli emendamenti? Io non ho altri iscritti a parlare sugli emendamenti.

A questo punto, dichiarazioni di voto congiunte sulle risoluzioni e sugli emendamenti.

Qualcuno vuole intervenire? Mi sembra di no.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Io voterò entrambe le risoluzioni, quella del Movimento, ma anche quella presentata a prima firma dal collega Mumolo.

Ci tengo a precisare, siccome nel dibattito si è parlato di tante cose, anche il fatto che, secondo il collega Bargi, le risoluzioni, quindi intendo anche la mia... Non vedo più il collega Bargi, ma va bene. Sia tutta incentrata solo ed esclusivamente sulle donne. Non è così. Ovviamente, una grande parte è rivolta a questo, però bastava leggerla, bastava leggere i primi due paragrafi: è molto più ampia. Parliamo anche del tema delle organizzazioni terroristiche.

Mi pare di capire, mi è parso di aver inteso che si cercasse in tutti i modi una ragione per non votare queste risoluzioni. In particolare, se penso a quella che ho presentato io, ho fatto un passaggio anche rispetto alla negazione dei diritti alle persone omosessuali. Immagino che il problema sia questo. Basterebbe dirlo in maniera esplicita, senza arrampicarci sugli specchi e cercare un qualsiasi motivo ‒ che non c’è ‒ per votare contro questa risoluzione.

Quindi, mi viene da pensare che il problema sia una sorta di condivisione contro la negazione dei diritti delle persone LGBT. In qualche modo, emergeva anche dalle dichiarazioni del collega. Mi pare, se la direzione è questa, si perda anche un’occasione per impegnarci tutti quanti, come forze politiche, rispetto a un tema che ci dovrebbe vedere tutti dalla stessa parte, anziché divisi.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Come Gruppo Lega ci asterremo rispetto alle risoluzioni presentate dai colleghi del PD e dalla consigliera Piccinini, anche per quanto attiene gli emendamenti presentati, per le motivazioni che ho espresso poc’anzi, insieme ai colleghi Bargi e Facci.

Voteremo invece a favore dell’emendamento presentato dai colleghi di Fratelli d’Italia, in quanto è anche giusto fare un riferimento al lavoro di diplomazia dell’intelligence del Governo italiano rispetto alla liberazione della giovane italiana arrestata mentre si trovava in viaggio in Iran.

Questa è l’intenzione di voto che esprimo a nome del Gruppo Lega.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Mumolo, prego.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Semplicemente, per ribadire che il Gruppo del Partito Democratico voterà a favore di ambedue le risoluzioni. Vorrei soltanto in un minuto rileggere l’emendamento n. 5 che avevo presentato. Lo faccio perché forse questo emendamento racchiude esattamente lo spirito con cui abbiamo presentato questa risoluzione e che cosa vorremmo fare.

L’emendamento chiede alla Giunta “di attivarsi nei confronti del Governo affinché condanni le violenze contro i manifestanti e la sistematica violazione delle convenzioni internazionali, in particolare la Dichiarazione universale dei diritti umani, la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti”; chiede alla Giunta “di attivare ogni percorso diplomatico e istituzionale al fine di interrompere immediatamente la violenta repressione in atto contro il popolo iraniano”: queste parole sono importantissime per chi si sta battendo lì ogni giorno, sono importantissime perché possono dare loro il coraggio di continuare la lotta, di resistere, di opporsi a un regime oppressivo.

Lo dico ancora una volta. Capisco, ho già sentito le dichiarazioni di voto delle minoranze, per carità, ognuno sceglie; però in questo caso sarebbe importante almeno che nessuno votasse contro queste risoluzioni in quest’aula, sarebbe comunque molto importante, è un segnale che stiamo mandando verso quelle persone. Poi, faremo quello che possiamo, nei limiti delle nostre possibilità, nei limiti di quanto potere abbiamo per chiedere al Governo di adottare determinati comportamenti, lo sappiamo, ognuno fa quello che può. Però sarebbe molto importante soprattutto per loro, e per tutte le persone, gli uomini e le donne iraniani che vivono in Italia, che alimentano le manifestazioni che ci sono ancora ogni settimana, anche a Bologna, ma in tante città dell’Emilia-Romagna, e che continueranno ad esserci fino a quando almeno questo tipo di repressione così brutale non cessi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Molto rapidamente per dire che gli emendamenti sia di aggiornamento alla risoluzione, che ha visto per fortuna anche l’esito positivo della liberazione della ragazza, della blogger italiana detenuta presso le carceri iraniane, li ritengo più che opportuni, anche rispetto all’integrazione che adesso ha riportato il consigliere Mumolo; così come ritengo anche opportuno l’emendamento proposto a prima firma dalla consigliera Evangelisti, sapendo che la continuità del Governo e l’azione del Governo all’epoca del rapimento, durante il rapimento e anche con la liberazione, ha visto proprio quel transito da un Governo all’altro. Quindi ha delle responsabilità positive sia per quanto riguarda il Governo precedente a quello attualmente in carica che in parte anche quello che oggi è in carica. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Io non ho altri in dichiarazioni di voto.

A questo punto mettiamo in votazione gli emendamenti per alzata di mano. Ricordo che abbiamo sei emendamenti.

Partiamo dall’emendamento 1, a firma del consigliere Mumolo.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento 3, sempre a firma Mumolo.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento 4, a firma Antonio Mumolo.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento 5, a firma Mumolo.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento 2, a firma Mumolo.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento 6, a firma Evangelisti, Cuoghi, Tagliaferri.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Ora mettiamo in votazione le risoluzioni.

Partiamo dalla risoluzione 5769, a firma Mumolo e altri. Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 5769 è approvata a maggioranza dei presenti)

 

Risoluzione 5768, a firma Piccinini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 5768 è approvata a maggioranza dei presenti)

 

OGGETTO 5764

Risoluzione per impegnare la Giunta a intervenire nella Conferenza Stato-Regioni e in tutte le sedi opportune per chiedere al Governo italiano di sottoscrivere il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari. A firma della Consigliera: Zamboni

(Ritiro)

 

PRESIDENTE (Petitti): Ora torniamo alla risoluzione 5764, Risoluzione che impegna la Giunta a intervenire nella Conferenza Stato-Regioni e in tutte le sedi opportune per chiedere al Governo italiano di sottoscrivere il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari, a firma della consigliera Zamboni.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Su richiesta di alcuni consiglieri, ritiro la risoluzione per portarla in Commissione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene.

 

OGGETTO 5502

Risoluzione per impegnare la Giunta ad istituire un “Albo” in cui inserire una nuova classificazione di “Botteghe che promuovono le tradizioni” e a sostenere le iniziative degli enti locali finalizzate a creare sgravi economici per le attività commerciali e artigianali che contribuiscono a promuovere i territori. A firma dei Consiglieri: Bergamini, Facci, Bargi, Catellani, Occhi, Rainieri, Pompignoli, Rancan, Montevecchi, Liverani

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Arriviamo alla risoluzione 5502: risoluzione che impegna la Giunta ad istituire un “Albo” in cui inserire una nuova classificazione di “Botteghe che promuovono le tradizioni” e a sostenere le iniziative degli enti locali finalizzate a creare sgravi economici per le attività commerciali e artigianali che contribuiscono a promuovere i territori.

La risoluzione è a firma del consigliere Bergamini e altri.

Apriamo il dibattito generale.

Prego, consigliere Bergamini.

 

BERGAMINI: Grazie, presidente.

L’abbiamo già detto altre volte, a nostro avviso difendere le tradizioni - in Italia, almeno - significa anche difendere un settore economico importantissimo, i posti di lavoro che è in grado di creare, trovare soluzioni locali ai problemi di carattere globale che la società contemporanea trascina con sé, come sappiamo bene.

C’è tutto questo e molto altro ancora nella nostra proposta di difende le tradizioni, mediante un provvedimento teso a tutelare le botteghe, che contribuiscono a creare valore attraverso le stesse tradizioni locali. Esistono infatti nel nostro territorio regionale, come del resto in tutta la nazione, esercizi commerciali che animano piccoli borghi e strade delle nostre città, che costituiscono molto spesso uno sbocco commerciale naturale per prodotti che, viceversa, non troverebbero spazi sugli scaffali della grande distribuzione, dei supermercati.

Prodotti che rappresentano un marchio distintivo per il territorio di origine e che altre volte costituiscono piccole occasioni per riscoprire la vita delle comunità locali, le quali lavorano, difendono e tramandano il loro sapere e l’arte di saper fare, anche attraverso creazioni caratteristiche, indipendentemente che si tratti di eccellenze enogastronomiche o prodotti di artigianato. È a queste realtà che abbiamo pensato nel proporre un provvedimento, che assume una valenza nuova, alla luce delle mutate esigenze dei consumatori in questa epoca contemporanea. Consumatori che, in situazioni di minore difficoltà economica rispetto a quella attuale, hanno ampiamente dimostrato di preferire il gusto rispetto all’omologazione dei consumi, il valore dell’artigianato e di oggetti unici rispetto alla massificazione, scegliendo, sostanzialmente, il legame con un territorio che produce e che può continuare a creare lavoro rispetto al dumping e alle produzioni di manufatti certamente di minore qualità che vengono dall’estero.

Dobbiamo, inoltre, considerare le crescenti difficoltà con cui questi altri esercizi commerciali, oltre ai piccoli laboratori artigiani, devono fare i conti. Gli alti costi del gas e dell’energia, le conseguenze della pandemia, le difficoltà economiche delle famiglie, che troppo spesso si traducono nella riduzione dei prodotti di qualità da inserire nel carrello della spesa, oppure, più semplicemente, si ricerca un risparmio frutto di una spesa di minore qualità. Con l’ISTAT che ha certificato nell’anno della pandemia una riduzione del 9 per cento rispetto all’anno ‒ diciamo così ‒ normale del 2019, mentre ora la situazione è, se possibile, ancora più grave. Le stime dell’Istituto nazionale di statistica parlano di una possibile ‒ possibile ‒ perdita, in quest’anno, di circa 120.000 piccole e medie attività, alla luce dell’aumento dei costi di cui dicevamo prima.

Il panorama normativo non è del tutto esente da provvedimenti che, in una qualche misura, hanno sfiorato da vicino questi aspetti. Abbiamo visto elargite risorse una tantum per alcuni borghi che rappresentano un valore indiscusso per il turismo e altre per le botteghe cosiddette “storiche”, quelle, cioè, che rientrano nei parametri fissati dalla nostra legge regionale del 2008, la quale, tuttavia, risulta escludente rispetto a quelle realtà economiche che non possono vantare, almeno in mezzo secolo di storia, una continuità produttiva, che spesso passa attraverso varie generazioni.

Incentivare con l’istituzione di un albo in cui poter includere le botteghe che difendono e approvano le tradizioni significa dare nuove opportunità rispetto a chi, a prescindere dalla collocazione del proprio negozio o dalla durata della propria esperienza commerciale, ha scelto comunque di mettersi in gioco e di investire sulla difesa delle tradizioni e la promozione delle eccellenze locali. Significa investire sul ricambio generazionale del commercio, che può trovare nel valore delle tradizioni un mezzo per distinguersi in senso qualitativo da una risposta omologata che arriva da tanti altri canali. Significa, per finire, evitare la sparizione di una serie di competenze e professionalità, anche artigiane, importantissime.

Il vantaggio di un provvedimento che dovesse andare nella direzione indicata sarebbe, inoltre, quello di poter contare su nuovi marchi distintivi, come recita del resto il testo della nostra risoluzione, utilizzando forme di agevolazione e strumenti di comunicazione oggi importantissimi.

Vi ringrazio per l’attenzione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Bergamini.

Altri in dibattito generale? Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

La risoluzione appena illustrata dal collega Bergamini tende ad impegnare la Giunta regionale affinché, attraverso un procedimento specifico, istituisca l’Albo delle botteghe che promuovono le tradizioni: attività di somministrazione di alimenti e bevande, attività commerciali e artigianali che, fregiandosi di un marchio distintivo, potranno contare su strumenti di pubblicità e programmazione dei propri prodotti e delle tradizioni culturali che rappresentano, e a sostenere con provvedimenti specifici le iniziative degli enti locali finalizzate a creare sgravi economici per dette attività.

Oggetto della risoluzione sono pertanto sia la definizione e la regolamentazione di una nuova tipologia di botteghe diverse – tengo a specificarlo – dalle botteghe e dai mercati storici di cui alla legge regionale n. 5 del 2008, recante “Promozione e valorizzazione delle botteghe storiche”, che l’adozione di provvedimenti specifici a sostegno delle iniziative degli enti locali finalizzate a creare sgravi economici per dette attività.

La differenza sostanziale evidenziata rispetto alle botteghe storiche di cui alla sopracitata legge regionale, riguarda il concetto di storicità delle stesse riferita non al periodo di svolgimento di almeno cinquant’anni, come veniva poco fa citato, della medesima attività, nello stesso locale o nella stessa area pubblica, anche se con denominazioni, insegne, gestioni o proprietà diverse, a condizione che siano state mantenute le caratteristiche originarie, quanto piuttosto alla proposizione di prodotti artigianali caratteristici, frutto di professioni del passato, e in generale, di saperi e cultura attraverso un lavoro basato sull’esperienza e la riscoperta delle tradizioni locali.

Inoltre, pur avendo a riferimento la risoluzione, la giusta considerazione di valorizzazione di attività più connesse alle tradizioni locali, la risoluzione non presenta altrettanti elementi di oggettività in merito ai requisiti, posto che, ad esempio, l’avvalersi di prodotti a chilometro zero, di certo una buona pratica che anche questa Regione valorizza e sostiene con altri strumenti, non necessariamente risponde, però, appieno all’obiettivo di valorizzare le tradizioni locali.

Si ritiene pertanto che per queste peculiarità la risoluzione presenti elementi di dubbia concreta applicabilità, non essendo definito e soprattutto risultando obiettivamente di difficile definizione in cosa dovrebbe sostanziarsi il requisito oggettivo per l’iscrizione all’albo delle botteghe storiche che promuovono le tradizioni.

Detto questo e, come avrete capito, anticipando il nostro voto contrario sull’oggetto, mi preme però anche specificare che ho visto, nel trimestrale della Giunta, che l’assessore Corsini ha inserito la modifica della legge n. 41, quella che regola l’attività commerciale in questa regione. Quindi, nei prossimi mesi ci sarà opportunità, anche per il tramite dei lavori della Commissione II, che ho la responsabilità di presiedere, di tornare su un tema, quello del commercio, che negli ultimi anni ha subìto tantissime modificazioni rispetto alle abitudini dei consumatori, rispetto all’avvento della grande distribuzione organizzata prima e poi del commercio online.

Penso che saremo chiamati tutti insieme a capire come sostenere, valorizzare e promuovere in maniera diversa, perché viviamo tempi diversi che richiedono anche risposte e strumenti diversi, il commercio di prossimità, il commercio dei nostri centri storici, che è sempre stato obiettivo e attenzione di questa Regione. Penso anche al bel progetto di legge, che è diventato legge con il consenso unanime di quest’aula, che ha riguardato gli esercizi polifunzionali. C’è qui il collega Molinari, che fu l’ideatore di quella norma, che si sta anno dopo anno concretizzando grazie a un finanziamento continuo e a forme di sostegno che poi hanno trovato, nei diversi territori di questa regione, proposte di qualità che sono andate a risultato.

Quindi, diciamo oggi no a questa risoluzione, sostanzialmente per i motivi che ho detto, cioè perché ci risultano di difficile individuazione e definizione i criteri rispetto all’applicabilità concreta, però massima disponibilità nell’interrogarci insieme su come, con nuove forme e nuovi strumenti, sostenere l’economia di prossimità, le botteghe che animano i nostri centri storici, su cui vogliamo mettere in campo strumenti più efficaci di quelli che oggi abbiamo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rontini.

Consigliere Cuoghi, prego.

 

CUOGHI: Grazie, presidente.

Parlare di tradizioni e quindi di botteghe che promuovono le tradizioni non è solo utile a ricordarci un passato, che può servire o non servire, parlare di tradizioni significa andare a braccetto in maniera molto stretta con la produzione artigianale in ogni settore, da quello enogastronomico a quello del dell’abbigliamento, dell’arredamento, in tutti i termini.

Questo per ovvi motivi, nel senso che la tradizione ci riporta a come eravamo abituati a fare le cose e non a come la globalizzazione, l’industrializzazione, l’ingegnerizzazione, che sono cose che possono essere anche importanti, ci hanno poi insegnato a fare.

Perché quindi è importante ritornare a una produzione artigianale, in particolar modo per determinati prodotti? Innanzitutto perché l’artigianato è quello che ha fatto grande questa nazione e questa Regione, quella da cui sono partite molte ditte, molte aziende, piccoli laboratori che poi sono diventati sempre più grandi e che hanno fatto la fortuna e hanno portato l’Italia e anche la nostra Regione, che sappiamo essere ai primi posti per export, nel resto del mondo.

Ritornare a valorizzare quella che è una tradizione, quella che è una produzione artigianale significa portare questo pezzo d’Italia nel mondo, ma anche portare un pezzo del mondo in Italia e perciò nella nostra Regione. Sappiamo che questa è una Regione che ha anche una vocazione turistica, sappiamo quanto interesse le persone che vengono a visitare i nostri territori abbiano per questo tipo di prodotti.

Crediamo quindi che sia molto importante un Albo o uno strumento che, oltre a valorizzare, dia anche un incentivo, uno sprone, un suggerimento a chi voglia introdurre nel proprio esercizio commerciale una promozione delle tradizioni e delle attività artigianali, per poter dire: “Parti, perché non sei da solo. Comunque avrai qualcosa che parla di te, qualcuno che andrà a promuovere i tuoi prodotti. Questo si rivelerà in qualcuno che, poi, verrà a visitarti. Dopo starà a te. Se il tuo prodotto è veramente di qualità, verrai ricompensato per questo tuo lavoro”.

Questa è una risoluzione. Pertanto, magari, non va a definire nel dettaglio cosa debba contenere questo albo, ma mi sembra che le linee siano abbastanza chiare e che se l’Assemblea vuole approvarlo la Giunta possa, poi, andare a definire quelli che sono i criteri.

Questo per dire che condividiamo in pieno questo testo. Ringraziamo il collega Bergamini e tutti i colleghi che l’hanno sottoscritto. Anzi, come Gruppo Fratelli d’Italia sottoscriveremo anche noi questa risoluzione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri in dibattito generale.

Dichiarazioni di voto. Consigliere Bergamini, prego.

 

BERGAMINI: Grazie, presidente.

Riprendendo un po’ quanto detto prima, è sicuramente anche un po’ coraggiosa questa risoluzione, magari difficile da mettere in atto, ma mi sembra una sfida interessante, una cosa anche originale che può, soprattutto, a mio avviso, nel mio pensiero, dare un’opportunità anche ai giovani, così lontani, oggi, dalla pratica del commercio, quando, invece, anche solo una generazione fa era uno sbocco lavorativo assolutamente ordinario e sfruttato. E in seconda battuta anche all’artigianato.

Questa è una sfida, però, secondo me, permettetemi di dirlo, assolutamente all’altezza sia di questa Amministrazione che del comparto tecnico di questa Regione. Mi sembra fattibile e interessante.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere, Bergamini.

Altri in dichiarazioni di voto? Io non ho altri in dichiarazioni di voto.

A questo punto, mettiamo in votazione la risoluzione 5502 per alzata di mano.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinta.

 

OGGETTO 6262

Risoluzione per impegnare la Giunta ad approfondire le istanze dell’Ispettorato nazionale del lavoro anche attraverso l’interlocuzione con le sigle sindacali e le rappresentanze locali dello stesso, sollecitando Governo e Parlamento a intervenire investendo sull’organico e sulla formazione degli ispettori del lavoro, anche al fine di garantire la tutela dei lavoratori impiegati nei settori economici e di contribuire al contrasto del fenomeno delle morti sul lavoro. A firma dei Consiglieri: Rossi, Caliandro, Sabattini, Zappaterra, Mori, Pillati, Daffadà, Marchetti Francesca, Mumolo, Gerace, Amico, Rontini, Fabbri, Bulbi, Zamboni

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso alla risoluzione 6262: risoluzione che impegna la Giunta ad approfondire le istanze dell’Ispettorato nazionale del lavoro, anche attraverso l’interlocuzione con le sigle sindacali e le rappresentanze locali dello stesso, sollecitando Governo e Parlamento a intervenire investendo sull’organico e sulla formazione degli ispettori del lavoro, anche al fine di garantire la tutela dei lavoratori impiegati nei settori economici e di contribuire al contrasto del fenomeno delle morti sul lavoro.

La risoluzione è a firma dei consiglieri Rossi e altri. Su questo documento insiste una proposta di emendamento a firma dei consiglieri Evangelisti, Cuoghi e Tagliaferri.

Apriamo il dibattito generale. Consigliera Rossi, prego.

 

ROSSI: Grazie, presidente.

Ho presentato questa risoluzione perché la situazione degli ispettorati del lavoro è molto complessa. Gli ispettori sono sempre meno e gli infortuni, le irregolarità, raccontano le cronache, di fatto non cambiano inversione. Quindi, sono sempre, purtroppo, più frequenti.

Gli organici degli ispettorati del lavoro sono sotto il livello di necessità e questo accade in tutti i territori della nostra regione. Questa situazione di fatto è anche sorta per molteplici cause e mette a rischio, non dobbiamo mai dimenticarlo, le tutele per i lavoratori e la qualità anche dei controlli.

Anche in Emilia-Romagna, appunto, nonostante sia tra le regioni in cui si effettuano più controlli in Italia, il personale addetto alle ispezioni sul lavoro di fatto è diminuito e da tempo. È stata una riduzione costante del numero delle unità ispettive e in queste condizioni, tra l’altro, anche il lavoro degli ispettorati territoriali nello svolgersi è sempre più complicato.

Allo stesso tempo, lo vediamo e lo leggiamo, anche gli infortuni sul lavoro sono aumentati, questi da Piacenza a Rimini, complice ovviamente anche la crescita di attività sul nostro territorio. Penso, per esempio, alla questione del turismo, che durante l’estate, soprattutto nel territorio riminese, esplode con l’apertura di diverse attività, così come a quello che è accaduto dopo incentivi come per esempio il Bonus 110, in settori tra l’altro che sono particolarmente esposti al fenomeno della sicurezza sul lavoro nel mondo dell’edilizia.

In un anno gli infortuni sono cresciuti da 67.816 a 74.066, quindi con un incremento annuale che è pari al 9,22 per cento, che, tra l’altro, è un dato nettamente superiore alla media nazionale, che a mio avviso dovrebbe farci suonare i campanelli d’allarme necessari per cercare di affrontare, come stiamo facendo anche in questo momento in quest’aula, una situazione che è molto complicata, molto complessa, che io oggi ho voluto focalizzare sul tema degli ispettorati del lavoro, perché è da tempo che sono sotto organico.

Per non parlare, ovviamente, delle irregolarità e del lavoro nero. Nel 2021, per esempio, nel riminese sono state definite 296 pratiche di vigilanza ordinaria, con un tasso di irregolarità del 73 per cento ed un numero di lavoratori in nero pari a 72 su 277 irregolari, dati sempre in crescita rispetto all’anno precedente. Questa è una delle dimostrazioni della necessità di rafforzare il sistema di controllo e anche di tutela dei lavoratori.

Nell’ultimo anno oltretutto gli ispettori del lavoro di tutta Italia hanno scioperato ripetutamente, a dicembre ci sono state le ultime mobilitazioni per chiedere un intervento organico sul settore, perché è vero che il Governo Draghi con il Ministro del lavoro è intervenuto per rimpinguare i numeri degli occupati negli ispettorati, ma a renderli meno appetibili come posti di lavoro c’era anche la questione economica. I dipendenti dell’Ispettorato del lavoro nazionale, che solo formalmente è definito un’agenzia, ma di fatto si tratta di una diretta emanazione ministeriale, hanno subìto dal 2020 ad oggi un trattamento retributivo diverso dai colleghi che dipendono dallo stesso Ministero.

Questa situazione paradossale è stata corretta solo nell’ultima manovra di bilancio, senza però tuttavia risolverla, perché la perequazione ci sarà solo a partire da gennaio 2023, senza retroattività, quindi dal 2020 al 2023 hanno avuto questa differenza di retribuzione salariale.

Insomma, le questioni da affrontare sono molte, sono tante, ed è per questo ‒ come dicevo ‒ che ho presentato questo testo. Vogliamo toccare un tema molto sentito anche sui territori e dall’opinione pubblica. Con questo atto mi preme chiedere alla Giunta di approfondire le istanze dell’Ispettorato del lavoro, sollecitando il Governo e anche i nostri parlamentari a intervenire sulla situazione della categoria.

Bisogna, credo, investire in modo importante sull’organico e soprattutto sulla formazione degli ispettori del lavoro. Credo che questo passo vada fatto, visto che, tra l’altro, la Regione ha un ruolo importante in materia di sicurezza e sanità sul lavoro, anche nell’ottica complessiva di garantire in modo particolare e principale un tema che a noi è molto caro, quello della tutela dei lavoratori, e anche di contribuire al contrasto del fenomeno delle morti sul lavoro, che è una piaga sociale ‒ lo diciamo in diverse occasioni sempre, ma è necessario, ribadisco, agire ‒ per un Paese che si vuol dichiarare civile.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rossi.

Altri in dibattito generale? Consigliere Montevecchi, prego.

 

MONTEVECCHI: Grazie, presidente.

Da un lato ci fa piacere che i colleghi di maggioranza si siano interessati a questa tematica, specialmente quando chiedono di garantire la tutela dei lavoratori impegnati nei vari settori economici e di contribuire al contrasto del fenomeno delle morti sul lavoro. Allo stesso tempo, però, ci duole constatare che solo pochi mesi fa, quando abbiamo presentato l’emendamento al NADEFR, chiedendo alla Regione un surplus di impegno per garantire il diritto alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, questo sia stato, purtroppo, respinto. Un emendamento che abbiamo presentato anche in aula spiegandone il senso, ovvero: “È richiesto l’impegno della Regione affinché si faccia garante del diritto alla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, ritenendo che i dati drammatici di infortuni e malattie professionali, spesso gravi, quando non mortali, impongano un supplemento di impegno della Regione, non risultando bastevole il solo impegno alla promozione della diffusione di sicurezza sul lavoro”.

Lo ricordo quest’oggi perché davanti a questo emendamento non ci avete degnato, ahimè, di alcuna risposta, ed è stato respinto senza esitazioni, né motivazioni.

Per quanto concerne invece la vostra risoluzione, che riguarda la sollecitazione del Governo in merito alle istanze dell’Ispettorato nazionale del lavoro, riteniamo che sia un tema già sicuramente in corso di valutazione da parte del Governo ed esprimeremo il nostro voto a seconda di come sarà valutato l’emendamento dei colleghi di Fratelli d’Italia.

Ribadiamo comunque ai colleghi di maggioranza l’importanza di dedicarsi a competenze prettamente regionali, che hanno già avuto occasione di respingere purtroppo, come ricordato poc’anzi. Grazie.

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Montevecchi.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri in dibattito generale.

Interventi? Dibattito sulla proposta di emendamento? Consigliere Cuoghi, prego.

 

CUOGHI: Grazie, presidente.

Il tema del diritto alla sicurezza e alla salute sul lavoro è ovviamente un tema importante, che ci coinvolge tutti. Non lo dico per retorica, avevamo anche presentato un emendamento, in fase di presentazione e approvazione del bilancio regionale, proprio su questi temi, allora venne respinto, però ci fa piacere tornare oggi sul tema.

Abbiamo presentato questo emendamento, perché questa risoluzione ci sembrava un pochino ingarbugliata, non capivamo bene... parlava di vertenze sindacali, di concorsi, di cose da cui sinceramente preferiamo tenerci non dico distanti, ma crediamo che non sia questa Assemblea e questa Giunta a dover intervenire, ma che siano le organizzazioni sindacali che debbano gestire e trattare la cosa.

Crediamo invece che questa Assemblea e pertanto la Regione Emilia-Romagna debba porre in campo delle azioni, quindi che questa Assemblea non debba limitarsi a fare da passaparola, a dire cosa altri debbano fare, che sia questo il Governo nazionale o chi per lui, o tutto quanto, ma che cominci a strutturare delle iniziative.

Sicuramente la risoluzione del problema del numero degli ispettori del lavoro è uno degli aspetti, ma questo è un tema su cui ancora ‒ nonostante decenni, quindi non solo anni, ma periodi ben più lunghi ‒ serve ancora fare formazione, serve fare sensibilizzazione, serve fare tante cose.

È per questo che, se vogliamo veramente andare nella direzione della garanzia del diritto alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro, sono tante le iniziative che devono essere realizzate e che devono essere proposte. In questo senso va proprio il nostro emendamento. Noi chiediamo alla Giunta non di fare da passaparola o da passacarte verso il Governo nazionale. Noi chiediamo che la Giunta prenda un impegno e faccia qualcosa. Noi crediamo ne abbia la possibilità, la capacità, la competenza. Per cui, chiediamo semplicemente di farlo, cioè di porre in atto tutte le iniziative volte a contrastare fenomeni contrari alla sicurezza e alla salute sui luoghi di lavoro.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Cuoghi.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Semplicemente per ricordare che, comunque, il tema del contrasto agli infortuni sul lavoro non è un tema nuovo a quest’aula. Più volte lo abbiamo trattato, sia in termini di interrogazioni, question time. Da ultimo, anche personalmente, già un anno e mezzo fa affrontammo questo tema proprio perché in quel momento lo stesso Governo aveva predisposto una serie di finanziamenti affinché gli Ispettorati del lavoro, di fronte al crescente numero di infortuni, implementassero l’organico. Già allora il Governo, al tempo in carica, aveva predisposto un intervento di circa 3.400.000 euro nel corso del 2022 perché questi interventi, queste implementazioni avvenissero.

È evidente che nella risoluzione presentata a prima firma dalla consigliera Rossi non si tratta di fare semplicemente il passacarte, bensì di far sì che il Governo, così come quello che ha contribuito, a scavallo, a liberare ‒ lo abbiamo trattato precedentemente ‒ l’italiana detenuta presso le carceri di Teheran, altrettanto il Governo attualmente in carica faciliti, sostanzialmente, la messa a terra di quei provvedimenti che già prima erano stati definiti e che vada avanti rispetto all’espletazione in una forma corretta delle attività concorsuali, che consenta di implementare gli ispettorati del lavoro.

Questo perché il tema degli infortuni sul lavoro è un tema che continua ad affliggere anche il nostro territorio ed è chiaro che ognuno deve fare la propria parte, senz’altro la Regione Emilia-Romagna fa la sua parte anche attraverso l’assessorato alla sanità rispetto a quelle che sono tutte le attività della medicina del lavoro. È chiaro che gli organismi preposti, che hanno una matrice di carattere nazionale, debbono essere implementati a partire dallo Stato e quindi dal Governo attualmente in carica. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Altri in dichiarazioni di voto? Sull’emendamento qualcun altro vuole intervenire? Io non ho altri sull’emendamento.

Passiamo alle dichiarazioni di voto. Dichiarazioni congiunte sulla risoluzione e sulla proposta di emendamento.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Molto velocemente, annuncio il voto favorevole di Europa Verde alla risoluzione e ringrazio la consigliera prima firmataria, Nadia Rossi, di aver portato questo tema in Assemblea.

La questione degli incidenti e delle morti sul lavoro è un tema di cui anche Europa Verde si è occupata, in particolar modo cercando di garantire la prosecuzione del lavoro che fa Carlo Solicelli per un suo osservatorio sulle morti sul lavoro, che tiene conto non solo dei decessi che vengono comunicati all’INAIL, ma anche dei decessi di lavoratori e lavoratrici che, non avendo dei contratti ufficiali che li legano all’INAIL, perdono la vita e neanche vengono riconosciuti come decessi in corso d’opera.

Devo dire che è successo anche con un ragazzo che era nel cosiddetto percorso scuola lavoro, che ha perso la vita schiacciato da una lastra e alla famiglia non è stata riconosciuta la morte sul lavoro, quindi hanno perso un figlio e non hanno nemmeno avuto un riconoscimento economico rispetto a quello che era successo. Quindi, la piaga degli incidenti e delle morti sul lavoro in Italia è una piaga inaccettabile. Tutto quello che va nella direzione di rafforzare la sorveglianza, quindi di dare più garanzie, troverà sempre Europa Verde favorevole.

Ricordo che c’è, poi, un settore che non si considera abbastanza, quello degli agricoltori, degli incidenti, per esempio, che avvengono sui trattori. È forse la casistica che vede più morti all’anno. Continuiamo a guardare a questo fenomeno senza che si intervenga per fare prevenzione. Ed è anche uno di quei settori dove ci sono, magari, agricoltori già pensionati che perdono la vita, ma sfuggono alle classifiche di INAIL.

Per questo, ripeto, voto favorevole alla risoluzione. Grazie per aver portato questo tema in Assemblea.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altre dichiarazioni di voto? Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie.

Molto velocemente, anche perché mi sono espresso rispetto al tema degli emendamenti. Per dichiarare il mio voto favorevole alla risoluzione e la contrarietà all’emendamento proposto e anche per fare una rettifica. Prima ho detto che erano stati stanziati 3,4 milioni di euro, ma per il 2022 ne furono stanziati 10. Quindi, evidentemente, la necessità di arrivare sia all’implementazione sia all’espletamento delle pratiche per l’integrazione del personale negli Ispettorati del lavoro è assolutamente urgente e necessaria, essendo già state stanziate delle risorse, che speriamo siano rinnovate progressivamente anche nel corso degli anni a venire.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dichiarazioni di voto? Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Semplicemente per dichiarare il nostro voto favorevole. Questa ‒ lo sappiamo tutti ‒ è una piaga del nostro tempo. Quindi, il nostro voto è sicuramente a favore.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri? Consigliera Rossi, prego.

 

ROSSI: Grazie, presidente.

Ho ascoltato anche gli interventi dei colleghi. Ci terrei a precisare che abbiamo ritenuto necessario e opportuno presentare quest’atto, anche così formulato, quindi raccontando e narrando quella che di fatto oggi è o è stata la situazione degli Ispettorati del lavoro, a partire dagli scioperi e dai disagi che, ovviamente, hanno avuto, come qualsiasi altro tipo di lavoratore, e anche per la difficoltà, nonostante i concorsi, nel reperire personale per i motivi che ci sono indicati nella ricostruzione della risoluzione, che però di fatto è un atto politico e ha un impegno chiaro verso chi ci amministra a livello centrale in questo momento, e mi dispiace se è lo stesso Governo che rappresenta l’opposizione in quest’aula (sono, se vogliamo, i giochi delle parti, e, a seconda dei periodi e delle elezioni, questa cosa accade).

In questo contesto io chiedo alla nostra Regione di attivarsi presso il Governo per cercare di sollecitare un’esigenza vera, concreta, reale, che non soltanto in Emilia-Romagna, ma in tutto il territorio nazionale (noi però ci occupiamo della nostra Regione) abbiamo per far fronte a un fenomeno che tutti quanti riteniamo debba essere il più possibile debellato, che è quello degli infortuni e delle morti sul lavoro.

Ci tenevo anche a ricordare che le recenti modifiche al decreto legislativo n. 81/2008, il decreto che si occupa della sicurezza sul lavoro, avvenute con decreto-legge del 21 ottobre 2021 n. 146 e anche la successiva legge di conversione confermano--- ovviamente non perché la Regione Emilia-Romagna si voglia scaricare delle responsabilità, anzi le ha, è stato confermato anche da questa modifica del decreto e credo che, proprio per svolgere al meglio questo tipo di attività, sia utile che tutte le caselle siano al loro posto, e l’Ispettorato del Lavoro, che dipende dal Ministero del lavoro, è una casella, un tassello importante, per non dire fondamentale, per l’attività di formazione, promozione, informazione, comunicazione, assistenza, controllo e vigilanza.

Sono infatti molteplici le attività che chi si occupa di queste tematiche deve mettere in campo, non c’è soltanto la repressione, c’è anche l’informazione, c’è la formazione, c’è la vigilanza, il sostegno, proprio per aiutare tutti, lavoratori e imprese, ad agire nel meglio per la tutela della sicurezza di chi lavora.

Questo decreto e la successiva legge di conversione confermano in capo alle Regioni il coordinamento degli interventi, al fine di realizzare una programmazione coordinata nonché l’uniformità degli stessi, e contemporaneamente questo decreto ha comportato delle modifiche importanti a mio avviso, che estendono all’Ispettorato del lavoro nazionale la funzione di vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza... Di salute. Normalmente era stata affidata alla Regione attraverso le ASL. Oggi anche gli Ispettorati del lavoro possono agire in questo senso. Quindi, di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, già in precedenza e tuttora svolta in modo pieno ‒ come dicevo ‒ dall’azienda sanitaria locale competente per territorio e in precedenza solo in modo parziale dall’Ispettorato nazionale del lavoro.

È ovvio che questa estensione di attribuzione richiede che sia attuata anche a livello locale presso ogni territorio, come dicevo prima, attraverso un coordinamento di attività di vigilanza. Questo è importante dirlo e sottolinearlo, perché se mancano gli Ispettorati del lavoro manca anche questo tipo di servizio. Poi è la Regione, per carità... Penso che il nostro servizio della sanità pubblica, che si occupa di queste tematiche, ne sia più che consapevole, ma possiamo anche tutti quanti insieme risollecitarlo. Non è un problema. Non è un tema. Il tema è che bisogna agire verso il punto, che è tutelare i lavoratori in termini di sicurezza e di salute. Debba coordinare, debba in qualche modo far sì che tutte queste azioni che dicevo prima, che non sono soltanto azioni di controllo e vigilanza, ma anche di assistenza, di formazione e informazione, possano essere svolte per evitare quello che tutti quanti ci auguriamo di evitare.

Ringrazio per tutti i contributi i colleghi. Mi sento di votare in modo contrario, come Gruppo del Partito Democratico, all’emendamento proposto, perché attribuiamo un senso diverso alla risoluzione che in questo momento è stata presentata e portata all’attenzione dell’aula, quindi al voto.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

A questo punto, passiamo alla votazione.

Prima votazione dell’emendamento e poi votazione del documento.

Rinomino gli scrutatori: consigliera Maletti, consigliere Fabbri e consigliera Evangelisti.

Votazione dell’emendamento per alzata di mano.

Favorevoli?

Ricordo che l’emendamento è a firma Evangelisti, Cuoghi e Tagliaferri.

Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento respinto.

Ora mettiamo in votazione la risoluzione 6262.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

(La risoluzione oggetto 6262 è approvata a maggioranza dei presenti)

 

OGGETTO 6099

Risoluzione per impegnare la Giunta a incentivare l’estensione a tutte le aree appenniniche della Regione, supportando le stazioni provinciali del SAER, del progetto avviato dal Soccorso Alpino di Forlì, stazione di Monte Falco, in merito alla cartellonistica di localizzazione emergenziale. A firma dei Consiglieri: Delmonte, Occhi, Pompignoli, Pelloni, Catellani, Rancan, Facci, Rainieri, Bulbi, Molinari, Costa, Daffadà, Rontini

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo alla risoluzione 6099: risoluzione che impegna la Giunta a incentivare l’estensione a tutte le aree appenniniche della Regione, supportando le stazioni provinciali del SAER, del progetto avviato dal Soccorso Alpino di Forlì, stazione di Monte Falco, in merito alla cartellonistica di localizzazione emergenziale.

La risoluzione è a firma dei consiglieri Delmonte, Bulbi, Occhi, Pompignoli e altri.

Dibattito generale.

Consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Provvedo a illustrare una risoluzione che si pone un obiettivo semplice: quello di diffondere su tutta la Regione una buona pratica, una buona idea, una buona attuazione di un progetto che si è sviluppato nel territorio del parco delle Foreste Casentinesi, attraverso il SAER soprattutto della stazione di Monte Falco di Forlì, che ha provveduto all’installazione all’interno del suddetto parco di cartelli che evidenziano il numero di emergenza, in questo caso il 118, da contattare, ma soprattutto sono posti in zone in cui si garantisce la copertura telefonica e riportano sopra di essi un numero di cartello che permette ai soccorsi di identificare istantaneamente dove si trova la persona che ha bisogno di soccorso.

È un’idea semplice, che ha trovato una sua attuazione nel 2019 e ha permesso di salvare rapidamente già diverse vite o comunque di svolgere un soccorso in maniera rapida ed efficiente già in quella zona.

Posso portare un esempio del settembre 2022, in cui un fungaiolo era disperso e ha trovato un cartello di questo tipo, in questo caso il punto era il numero 6075 e, condividendolo al telefono durante i soccorsi, è stato immediatamente raggiunto dal personale del SAER, senza bisogno di effettuare delle ricerche in zona.

Stessa cosa pochi mesi dopo, quando una coppia di giovani ha perso la propria strada e ha trovato il cartello di emergenza. in questo caso il 6058, e, comunicandolo ai soccorsi, sono stati immediatamente raggiunti.

Ovviamente questo permette intanto di individuare facilmente alle persone che girano per quell’area un punto in cui il telefono prende, cosa che non è banale, perché in molte zone di montagna la copertura. soprattutto nelle zone boschive, non è garantita, ma individuando un cartello che è ad alta visibilità, perché è giallo e quindi ben visibile all’interno dei boschi, si capisce come quella possa essere una zona in cui effettuare una chiamata ai soccorsi. E poi, ovviamente, dando una posizione precisa si permette alle squadre di soccorso di non “perdere tempo”, quindi di essere immediatamente disponibili per un eventuale ulteriore soccorso. Ed è proprio quello che è avvenuto in quello che citavo prima, di ottobre, in cui quella squadra ha dovuto fare tre interventi nel giro di poco tempo. Per fortuna, uno di questi è stato facile da eseguire grazie proprio a questi cartelli.

Quindi, cosa chiediamo? Chiediamo alla Regione di incentivare questa pratica, quindi l’estensione a tutte le altre aree appenniniche della regione, supportando le stazioni provinciali del soccorso alpino e speleologico dell’Emilia-Romagna, cercando di imitare il progetto avviato dalla sezione di Montefalco, coinvolgendo, ovviamente, gli Enti parco nazionali e regionali, nonché i Comuni interessati.

Non è un obbligo di nessun tipo. Si tratta di rendere nota questa pratica, questo progetto e supportarli ‒ perché no? ‒ nei costi, nelle procedure, che sono comunque molto semplici e non onerose per nessuno. Parliamo di cartelli, niente di più, che però hanno permesso ‒ ripeto ‒ di salvare delle vite. Penso che potrebbero farlo anche in altre zone dove, invece, molto spesso assistiamo anche a dei soccorsi resi complicati, purtroppo arrivati tardivamente, non per colpa dei soccorsi, ma perché le ricerche non sono facili. A volte abbiamo visto anche, purtroppo, perdere delle vite per delle banalità, in realtà, per un’uscita di sentiero, per un maltempo sovvenuto in zone che, magari, erano facili poco prima, ma non facili da raggiungere in quel momento. In quei momenti anche i minuti, i secondi a volte possono fare la differenza tra salvare una vita e non salvarla.

Crediamo che questa operazione, questo progetto, veramente semplice, ma geniale ‒ mi permetto di definirlo ‒ da parte del Gruppo speleologico di soccorso di Forlì possa essere esportato in tutta la regione come modello.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Bulbi, prego.

 

BULBI: Grazie.

Anch’io parto da una notizia positiva, datata settembre 2022. Si diceva: “Fungaiolo forlivese si perde su Montefalco. Salvato dal cartello”. È una storia a lieto fine. I cartelli posizionati, come diceva il collega, e mappati dal SAER all’interno del parco, delle Foreste Casentinesi, hanno permesso a questa persona di essere salvata. Si era smarrito. È riuscito a indicare ai soccorritori la sua posizione grazie al cartello, punto di chiamata con il numero (in quel caso era il 6075), che era stato posizionato.

È un progetto importante, realizzato nel 2019 nell’ambito della convenzione Parco Sicuro, in collaborazione con il Parco delle Foreste Casentinesi, ed è studiato proprio per assicurare i soccorsi più celeri, mettendo la cartellonistica in punti a più alta incidenza di rischio, ma anche, come si diceva, idonei ed effettuare chiamate con le istituzioni di [...] point.

Abbiamo convintamente sottoscritto la risoluzione, perché chiede di estendere questa buona prassi a tutte le aree appenniniche della Regione, un impegno che riteniamo assolutamente condivisibile. Rendere il nostro Appennino più sicuro rappresenta infatti un incentivo per chi vuole conoscere le bellezze del nostro territorio e un importante strumento per i soccorritori, che possono individuare con precisione gli avventori in difficoltà, quindi la voteremo ovviamente positivamente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri in dibattito generale.

Chiedo se c’è qualcuno in dichiarazioni di voto. Nessuno in dichiarazione di voto.

A questo punto, mettiamo in votazione la risoluzione. Consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Sull’ordine dei lavori, solo per chiedere una correzione formale, perché ci siamo accorti che nel penultimo paragrafo del “considerato che” abbiamo inserito un doppio testo, “si potrebbe notevolmente aumentare la possibilità di aumentare la probabilità”, quindi chiedo solo che nel testo definitivo “aumentare la possibilità di” venga cancellato.

 È solo una correzione formale per avere un testo scritto correttamente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene, corretto.

A questo punto mettiamo in votazione la risoluzione per alzata di mano.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

(La risoluzione oggetto 6099 è approvata all’unanimità dei votanti)

 

OGGETTO 5521

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere le modifiche in materia fiscale nell’ambito del Terzo Settore, contenute nei decreti attualmente in discussione in Parlamento, e a ribadire la necessità di introdurre le modifiche ai termini di applicazione del Registro Unico del Terzo Settore (RUNTS), come già espresso in sede di Conferenza Stato-Regioni. A firma dei Consiglieri: Amico, Maletti, Bulbi, Marchetti Francesca, Daffadà, Sabattini, Mori, Gerace, Mumolo

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Andiamo avanti con la risoluzione 5521, che impegna la Giunta a sostenere le modifiche in materia fiscale nell’ambito del Terzo Settore, contenute nei decreti attualmente in discussione in Parlamento, e a ribadire la necessità di introdurre le modifiche ai termini di applicazione del Registro Unico del Terzo Settore, come già espresso in sede di Conferenza Stato-Regioni.

La risoluzione è a firma dei consiglieri Amico, Maletti e altri.

A questo punto, apriamo il dibattito generale.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

La risoluzione che ci troviamo a discutere oggi ha qualche mese, nel senso che è stata depositata lo scorso luglio, più o meno in coincidenza con la crisi di Governo, che ha comunque emanato una serie di provvedimenti relativi al Terzo Settore. Ed è questo il motivo per cui ringrazio non solo chi ha sottoscritto la risoluzione, ma anche la consigliera Maletti, che ha presentato alcuni emendamenti, che vedremo dopo, di aggiornamento sul testo.

È una risoluzione che prende le mosse da una situazione che si è venuta a determinare ormai da diverso tempo, cioè da quando si è avviato il percorso di riforma complessiva a livello nazionale per quanto riguarda il Terzo Settore, prima con la legge delega del 2016 e poi con il decreto legislativo n. 117/2017. Una riforma che credo sia, a detta di molti, anzi quasi di tutti gli operatori all’interno del mondo del Terzo Settore, positiva, che tende a dare un quadro complessivo di riferimento su un campo troppo spesso trascurato nel corso degli anni, troppo frammentato dai riferimenti normativi, che ha avuto l’onere e il compito, anche positivo, di andare a delineare un quadro complessivo che faccia sì che chi opera all’interno di questo ambito possa avere una serie di certezze.

Tuttavia, nella sua evoluzione nel corso di questi ormai cinque anni che ci separano dall’approvazione ‒ anzi, quasi sei anni ‒ del decreto legislativo n. 117/2017, si sono accumulati una serie di ritardi per ulteriori decreti legislativi, ulteriori circolari applicative, ulteriori modalità di adesione al nuovo sistema del Terzo Settore. È comunque una legge, quella nazionale, che ragiona sulla necessità di arrivare a costruire dei meccanismi anche di “accreditamento” dei soggetti di Terzo Settore a fronte di una serie di obblighi di trasparenza e di elementi burocratici, obblighi che sono stati costruiti nella temperie, anche un po’ complicata, di quegli anni in cui si aprì una discussione molto forte in merito ad alcune inchieste su organizzazioni no profit, si arrivò anche a identificare quali soggetti criminali le organizzazioni non governative che operavano nell’accoglienza, non solo nel mare, ma anche sul territorio nazionale.

Un rapporto credo invece positivo sia da rivolgere a quello che è l’impianto che richiede trasparenza e alcuni obblighi dal punto di vista burocratico, a fronte della possibilità di avere un rapporto privilegiato con la Pubblica Amministrazione e soprattutto definire le modalità attraverso cui determinare una fiscalità di vantaggio.

È chiaro che questo corpus, che va sotto il nome complessivo di Terzo Settore, è un corpus molto vario, eterogeneo ed ha delle differenziazioni sia organizzative, sia di dimensionamento, arriva anche da una lunga tradizione non solo nazionale, ma di insediamento profondo sul territorio emiliano-romagnolo, dove l’ultimo censimento dell’Istat ci dice che sono circa 26-27.000 i soggetti no profit operanti sul territorio emiliano-romagnolo, che coinvolgono circa 65.000 dipendenti, che coinvolgono quasi mezzo milione di volontari sul territorio regionale, quindi, per traslato, capite anche quanto sia rilevante il fenomeno a livello nazionale.

Tutto ciò si scontrava a luglio, ma si scontra ancora oggi con un quadro che da un punto di vista definitivo e definitorio non arriva ad essere ancora certo e chiaro, e soprattutto si scontra con alcune questioni che nel corso di questi mesi, grazie anche a una serie di incontri che abbiamo svolto sul territorio a corredo del testo di legge che abbiamo presentato recentemente e che sarà prossimamente all’esame delle varie Commissioni, a mia prima firma, di cui è relatrice la collega Maletti, abbiamo testato anche sul territorio quali sono le problematiche che ancora oggi permangono all’interno di questo quadro.

 Una tra queste, come è richiamato nella risoluzione e poi sarà richiamato anche nell’emendamento, è che queste regole di riferimento generali, complessive trattano alla stessa stregua gli Enti di Terzo Settore, qualunque sia la loro dimensione, cioè che abbiano un dimensionamento anche di carattere economico minimo... Più della maggioranza degli Enti di Terzo Settore ha dei bilanci con un valore inferiore ai 30.000 euro. Nonostante questo, lo scaglione preso a riferimento ancora oggi, per quanto riguarda la legge nazionale, è uno scaglione che oscilla tra zero e 200.000 euro. Voi capite che un conto è amministrare un valore economico di 200.000 euro; un conto è amministrare un valore economico, per associazioni e Enti particolarmente piccoli, che hanno dei valori inferiori ai 30.000 euro, sia dal punto di vista della responsabilità sia dal punto di vista della strutturazione dei soggetti.

Questa eterogeneità dei soggetti di Terzo Settore è caratterizzata, come dicevo, da una quantità di soggetti di dimensione piccola, soggetti che, però, collaborano con le Amministrazioni pubbliche, collaborano con le comunità di riferimento, che apportano vantaggi positivi alle comunità di riferimento, che però si trovano a scontrarsi con delle regole uniformi, grandi o piccole che siano.

È lo stesso ragionamento che spesso e volentieri si fa sul tema della sicurezza, quando si tratta di organizzare una festa per animare l’attività all’interno di una strada o organizzare, invece, una manifestazione imponente. Le modalità sono le medesime, però è chiaro che organizzare una piccola festa di quartiere è molto più semplice che organizzare un grande evento. Però, dal punto di vista degli oneri che si ribaltano su questi soggetti, le modalità sono le stesse.

Per questo motivo chiediamo che si prosegua, sostanzialmente, l’interlocuzione che già è avvenuta nel corso dei mesi e degli anni passati da parte della Giunta regionale nella definizione di questo quadro fiscale, che tenga conto di questa eterogeneità, di questa differenziazione di dimensionamento dei soggetti; di riconoscere, in sostanza, che c’è un valore positivo dell’azione di questi soggetti sui nostri territori e che la trasformazione, nel momento stesso in cui continua l’interlocuzione con la Comunità europea, che è quella che, sostanzialmente, deve avallare le richieste di fiscalità di vantaggio che sono state presentate dal Governo precedente, prosegua non solo nel recepimento di quelle che saranno le direttive europee, ma anche in una interlocuzione attiva da parte della Regione, quindi anche del Governo, in quel senso, perché si riconosca anche il valore e il carattere popolare diffuso di questi soggetti; di introdurre anche delle agevolazioni, come già per alcune categorie sono in essere. Penso a quello che ad oggi è concesso al mondo sportivo, il quale può avvalersi di alcuni criteri di fiscalità di vantaggio, come quello dell’utilizzo del compenso sportivo per gli addestratori di sport che hanno un’agevolazione.

Credo che questo possa essere utilizzato anche in altri ambiti, penso ai corsi di musica, perché sapete che, nel momento in cui un’associazione sportiva dilettantistica intrattiene un rapporto di collaborazione sportiva con un allenatore, questo può avvalersi della facoltà di utilizzare fino a 10.000 euro esentasse, esente previdenza, e credo che altrettanto possa essere, se non nella stessa misura, perlomeno per traslato, per quanto riguarda le associazioni di Terzo Settore che magari sviluppano attività di corsistica di teatro o di musica. Del resto, il benessere si ottiene sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista mentale.

Infine, chiediamo anche che ci sia (so che la Giunta è costantemente impegnata su questo) la prosecuzione di quel lavoro che si sta facendo nella costruzione di un’attenzione rispetto al lavoro sociale che prevalentemente si esplica attraverso l’attività della cooperazione sociale nei servizi integrati, con il coinvolgimento di tutte le persone, donne e uomini, prevalentemente donne, che operano nei servizi sociosanitari, in un regime convenzionale o di accreditamento o di integrazione tout-court di quelle che sono le attività sociosanitarie, che svolgono un compito meritorio, spesso poco riconosciuto e soprattutto poco valorizzato dal punto di vista economico e salariale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Altri in dibattito generale?

Sono le ore 12,52. Possiamo anche riprendere nel pomeriggio.

Do lettura anche del fatto che su questo documento insistono tre proposte di emendamento, a firma dei consiglieri Maletti e Amico.

Riprendiamo, quindi, dal dibattito generale sulla risoluzione alle ore 14,30.

Dichiaro chiusa la seduta del mattino.

Grazie.

 

La seduta ha termine alle ore 12,52

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI; Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE; Marta EVANGELISTI; Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI; Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI; Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Matteo RANCAN; Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il Presidente della Giunta Stefano Bonaccini;

gli assessori Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Alessio MAMMI, Irene PRIOLO, Igor TARUFFI.

Hanno comunicato di non poter partecipare gli assessori Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA, Barbara LORI, Paola SALOMONI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 5607

Risoluzione per impegnare la Giunta a valutare la realizzazione della Diga di Vetto. A firma dei Consiglieri: Mastacchi, Rainieri

 

Emendamento 1 a firma dei consiglieri Mastacchi, Daffadà, Costa, Delmonte, Bondavalli, Bulbi, Gerace, Pigoni, Occhi.

«Il testo della risoluzione è sostituito dal seguente:

- La Regione Emilia-Romagna ha firmato, nell'ambito di un percorso di confronto con le realtà locali, uno Studio sulle esigenze idriche della Val d'Enza, territorio che insiste tra le Province di Parma e Reggio Emilia, e le azioni necessarie a darvi risposta;

- In Conferenza Stato Regioni è stato approvato lo schema di decreto per la progettazione di infrastrutture idriche che prevede di destinare all'Autorità distrettuale di bacino del Po 9,5 milioni di euro;

- In data 14 dicembre, alla luce della richiesta aggiornata da parte del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili per concretizzare tutte le azioni propedeutiche ad  integrazione delle opere infrastrutturali prioritarie e sostenibili volte a compensare il deficit idrico nelle aree che hanno evidenziato maggiori carenze, l'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po ha presentato la propria relazione tecnica a conclusione del capillare percorso di condivisione attuato insieme alle Regioni del territorio;

- Al termine di queste analisi approfondite — con le diverse aree del bacino — e auspicando che, unitamente ad esse, possano anche integrarsi ulteriori e concomitanti azioni attive di sostenibilità in grado di mitigare progressivamente le potenziali crisi di risorsa, i progetti di fattibilità tecnica ed economica presentati come priorità per compensare queste evidenti mancanze idriche risultano essere tre ed in particolare il primo del valore di 3,5 milioni di euro destinati al progetto di fattibilità per la realizzazione di azioni sinergiche per il soddisfacimento dei fabbisogno idrici della Val d'Enza tra cui la realizzazione di un invaso a scopi plurimi in val d'Enza.

 

Evidenziato che

 

- Data la gravità della siccità che ha caratterizzato gli ultimi mesi e che pare protrarsi nel tempo, occorre giungere in tempi rapidi a politiche tese alla realizzazione di opere strategiche necessarie ad affrontare i cambiamenti climatici in atto, considerato che oggi l'approvvigionamento idrico ai fini potabili e la tenuta del sistema agroalimentare sono vulnerabili;

- Dai territori lungo l'asta dell'Enza arrivano molte sollecitazioni per la realizzazione di un invaso utile a preservare le risorse idriche: sindaci, associazioni agricole, comitati cittadini hanno dato vita a convegni, momenti di confronto, documenti e raccolte firme;

 

Atteso che

 

- La Regione Emilia-Romagna ha già avviato, di concerto con le realtà territoriali ed i consorzi di bonifica, diversi interventi di manutenzione dei cosiddetti invasi minori finalizzati a diminuire la dispersione d'acqua ed aumentare la capacità di conservazione;

 

Impegna Il Presidente e la Giunta Regionale

 

- A confermare la volontà di realizzare un invaso ad uso plurimo prendendo a riferimento le risultanze dello Studio sulle esigenze idriche in Val d'Enza che ha la finalità di attuare le strategie atte a contemperare disponibilità e domanda di risorsa idrica, accelerando l'interlocuzione con il Governo finalizzata all'ottenimento delle risorse economiche necessarie.»

(Approvato)

 

Emendamento 2 a firma dei consiglieri Delmonte, Catellani, Rainieri, Occhi

«L'impegno dell'emendamento 1 è sostituito dal seguente:

"a confermare, accelerando l'interlocuzione con il Governo finalizzata all'ottenimento delle risorse necessarie, la volontà di realizzare la diga di Vetto anche considerando le risultanze dello "Studio sulla risorsa idrica in Val d'Enza" (di seguito Studio) finalizzato all'individuazione di strategie atte a contemperare disponibilità naturale di risorsa idrica, domanda di risorsa idrica e raggiungimenti degli obiettivi ambientali, incrementando i volumi di capienza previsti dallo studio, tenuto conto che al momento gli scenari di cambiamento climatico presi in considerazione dallo studio sembrerebbero confermati e, con ciò, garantendo anche la molteplicità di utilità a cui l'invaso può essere vocato."»

(Decaduto)

 

OGGETTO 5769

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere la lotta delle donne iraniane e a sollecitare il Ministero degli Esteri ad attivarsi per la liberazione immediata della giovane donna italiana arrestata in Iran. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Mori, Daffada', Costa, Bessi, Gerace, Zappaterra, Pillati, Rossi, Montalti, Fabbri, Costi, Soncini, Caliandro, Sabattini, Bulbi, Rontini, Marchetti Francesca

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Mumolo

«Nell'ultimo capoverso della premessa il seguente periodo è soppresso:

" sono in corso verifiche da parte della Farnesina, sull'arresto di una giovane italiana, mentre era in viaggio in Iran."»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Mumolo

«Nella parte dell'impegno, il seguente periodo è soppresso:

“a sollecitare il Ministero degli esteri ad attivarsi per la liberazione immediata della giovane italiana arrestata in Iran, arresto avvenuto mentre era in viaggio in Iran, e di attivare tutte le iniziative utili alla sua tutela ed al rientro in Italia."»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma del consigliere Mumolo

«Dopo l'ultimo capoverso della premessa è aggiunto il seguente periodo:

“Alla solidarietà generale internazionale si è unito anche il mondo dello sport con molteplici manifestazioni contro la repressione in atto in Iran ed a favore della libertà delle donne. "»

(Approvato)

 

Emendamento 4, a firma del consigliere Mumolo

«Nella parte "Evidenziato che", dopo il primo periodo è aggiunto il seguente:

“la stessa giovane italiana arrestata in Iran e successivamente liberata dopo l'ingiusta detenzione subita, la travel-blogger Alessia Piperno, ha manifestato la volontà di continuare a lottare accanto al popolo iraniano, affermando che la libertà non è scontata;"»

(Approvato)

 

Emendamento 5, a firma del consigliere Mumolo

«Nell'impegno, dopo il primo punto, è aggiunto il seguente:

ad attivarsi inoltre nei confronti del Governo:

- affinché condanni le violenze contro i manifestanti e la sistematica violazione delle convenzioni internazionali, in particolare: la Dichiarazione universale dei diritti umani, la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti;

- attivi ogni percorso diplomatico e istituzionale al fine di interrompere immediatamente la violenta repressione in atto contro il popolo iraniano.»

(Approvato)

 

Emendamento 6, a firma dei consiglieri Evangelisti, Cuoghi, Tagliaferri

«Inserire negli impegni alla Giunta il seguente punto:

Ad esprimere gratitudine al Governo italiano che, grazie al lavoro diplomatico e di intelligence, ha reso possibile la liberazione della giovane italiana arrestata mentre era in viaggio in Iran, avendo posto in essere tutte le iniziative più idonee alla di lei tutela e a favorirne il rientro in Patria.»

(Approvato)

 

OGGETTO 6262

Risoluzione per impegnare la Giunta ad approfondire le istanze dell'Ispettorato nazionale del lavoro anche attraverso l'interlocuzione con le sigle sindacali e le rappresentanze locali dello stesso, sollecitando Governo e Parlamento a intervenire investendo sull'organico e sulla formazione degli ispettori del lavoro, anche al fine di garantire la tutela dei lavoratori impiegati nei settori economici e di contribuire al contrasto del fenomeno delle morti sul lavoro. A firma dei Consiglieri: Rossi, Caliandro, Sabattini, Zappaterra, Mori, Pillati, Daffada', Marchetti Francesca, Mumolo, Gerace, Amico, Rontini, Fabbri, Bulbi, Zamboni

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Evangelisti, Cuoghi, Tagliaferri

«Inserire negli impegni alla Giunta inserire il seguente punto:

A garantire il diritto alla salute ed alla sicurezza sui luoghi di lavoro, ponendo in essere tutte le iniziative volte a contrastare fenomeni che possano compromettere la salute e l'incolumità dei lavoratori, anche implementando nel bilancio regionale i fondi destinati alle politiche in materia.»

(Respinto)

 

 

 

LE PRESIDENTI

 

I SEGRETARI

Petitti - Zamboni

Bergamini - Montalti

 

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