Espandi Indice

199.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 15 MARZO 2023

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDI DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 6488

Risoluzione per impegnare la Giunta a dedicare un approfondimento, nell'ambito del tavolo del Patto per il Lavoro e il Clima, all'applicazione dello smart working in Emilia-Romagna, sia nel pubblico sia nel privato, al fine di valorizzare le numerose esperienze positive nate durante la pandemia e i relativi benefici per lavoratori e lavoratrici e a intervenire in sede di Conferenza Stato-Regioni per sollecitare il Governo a puntare con maggior decisione sul lavoro agile nella pubblica amministrazione. A firma dei Consiglieri: Zamboni, Caliandro, Mumolo

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

ZAMBONI (EV)

MONTEVECCHI (Lega)

SABATTINI (PD)

CALIANDRO (PD)

AMICO (ERCEP)

ZAMBONI (EV)

 

OGGETTO 6490

Risoluzione in merito alle modalità di accertamento del tumore al seno al fine del riconoscimento di disabilità. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Amico

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

PICCININI (M5S)

MALETTI (PD)

PICCININI (M5S)

MALETTI (PD)

AMICO (ERCEP)

ZAMBONI (EV)

PIGONI (BP)

PICCININI (M5S)

 

OGGETTO 5941

Risoluzione per impegnare la Giunta ad assicurare, nel breve periodo, ai cittadini del nostro Appennino una copertura stabile per la telefonia mobile e una connessione internet veloce. A firma dei Consiglieri: Mastacchi, Evangelisti, Rainieri, Occhi, Facci

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

MASTACCHI (RCPER)

DAFFADÀ (PD)

FACCI (Lega)

EVANGELISTI (FdI)

TARUFFI, assessore

FACCI (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

MASTACCHI (RCPER)

DAFFADÀ (PD)

RAINIERI (Lega)

OCCHI (Lega)

 

OGGETTO 5495

Risoluzione per impegnare la Giunta a chiedere al Ministero della Salute di rendere strutturali le misure di contrasto alle zanzare tramite droni già accordate in passato quali deroghe speciali ministeriali in determinati contesti ambientali, soprattutto in riferimento alle aree umide quali risaie o comunque difficilmente raggiungibili via terra. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Mori, Zappaterra, Costa, Sabattini, Rontini, Mumolo, Caliandro, Bulbi, Montalti

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

FABBRI (PD)

BERGAMINI (Lega)

 

OGGETTO 6487

Risoluzione per impegnare la Giunta a eliminare il limite temporale entro il quale gli studenti della Regione possono fare richiesta dell'abbonamento gratuito denominato "Salta su" per il trasporto pubblico. A firma dei Consiglieri: Facci, Occhi, Rainieri, Pompignoli, Pelloni, Delmonte

(Discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

FACCI (Lega)

COSTA (PD)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Emendamenti oggetti 6490 - 5941

Comunicazione prescritta dall’art.69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,50

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 199 del giorno 15 marzo 2023.

È computato come presente ai soli fini del numero legale, ai sensi articolo 65, comma 2 del Regolamento, il presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza i consiglieri Cuoghi, Delmonte e Gibertoni e gli assessori Colla, Mammi e Salomoni.

 

OGGETTO 6488

Risoluzione per impegnare la Giunta a dedicare un approfondimento, nell’ambito del tavolo del Patto per il Lavoro e il Clima, all’applicazione dello smart working in Emilia-Romagna, sia nel pubblico sia nel privato, al fine di valorizzare le numerose esperienze positive nate durante la pandemia e i relativi benefici per lavoratori e lavoratrici e a intervenire in sede di Conferenza Stato-Regioni per sollecitare il Governo a puntare con maggior decisione sul lavoro agile nella pubblica amministrazione. A firma dei Consiglieri: Zamboni, Caliandro, Mumolo

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo con l’atto di indirizzo numero 6488, che impegna la Giunta a dedicare un approfondimento, nell’ambito del tavolo del Patto per il lavoro e il clima, all’applicazione dello smart working in Emilia-Romagna sia nel pubblico sia nel privato, al fine di valorizzare le numerose esperienze positive nate durante la pandemia e i relativi benefici per i lavoratori e lavoratrici e a intervenire in sede di Conferenza Stato-Regioni per sollecitare il Governo a puntare con maggior decisione sul lavoro agile nella pubblica amministrazione, a firma dei consiglieri Zamboni, Caliandro, Mumolo.

Discussione generale. Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Questa risoluzione chiede alla Giunta, impegna la Giunta a dare il proprio contributo, sia in sede di Patto per il lavoro e il clima sia in sede di Conferenza Stato-Regioni, perché da parte dell’amministrazione pubblica e da parte delle imprese private si dia spazio all’adozione dello smart working, un sistema, una modalità di lavoro che in questi ultimi anni, dopo che, appunto, era stata attivata a seguito della pandemia Covid, ha dato prova di essere portatrice sia di benessere per chi lavora sia di benessere ambientale in termini di riduzione dell’inquinamento.

Anche se ovviamente siamo consapevoli che il lavoro fuori casa è anche uno strumento di emancipazione della donna dai ruoli domestici che le vengono affibbiati in base ai classici stereotipi di genere, ecco, pur consapevoli di questo, sappiamo anche che lo smart working ha dato prova di consentire una migliore conciliabilità tra i tempi di lavoro e i tempi di vita e, quindi, si è dimostrato anche uno strumento contro, invece, le progressive auto-dimissioni dai luoghi di lavoro.

Alcuni dati che sono citati in questa risoluzione. Nei primi nove mesi del 2022, oltre un milione e 600.000 rapporti di lavoro in Italia sono cessati per dimissioni volontarie. È un trend in crescita che non accenna a rallentare. L’incremento delle dimissioni è più forte per le donne, precisamente più 36,5 per cento su base annua, contro il 27,8 per cento in più degli uomini. È un fenomeno che è più diffuso nelle Regioni del nord e del centro Italia.

Anche nella nostra Regione si vede questo fenomeno.

Lo scorso 20 dicembre, l’allora consigliera di parità della Regione Emilia-Romagna, Sonia Alvisi, e il Direttore dell’Ispettorato interregionale del lavoro del nord-est, Aniello Pisanti, hanno presentato il report annuale riferito al 2021 sulla convalida delle dimissioni e risoluzioni consensuali di lavoratrici madri e lavoratori padri in Emilia-Romagna.

Dal report risulta che le dimissioni dal lavoro e le risoluzioni consensuali in Emilia-Romagna sono state 5146 in crescita rispetto al 2020, quando erano state 4174.

Nello specifico, di questi 5146 casi quasi la totalità, 4980, riguardano dimissioni volontarie di cui molto più della metà, ovvero 3282, di donne.

Si tratta in maggioranza di provvedimenti che riguardano le persone nella fascia d’età che va dai 34 e 44 anni, pari al 42 per cento del totale.

Guardando ancora più a fondo questi dati si vede che in Emilia-Romagna il maggior numero dei recessi riguarda persone con un solo figlio, o in attesa del primo figlio - parliamo del 64 e oltre per cento del totale - mentre circa la metà ha due figli.

Quindi, dati che ci orientano a capire qual è la categoria di persone che si auto cancella dai luoghi di lavoro. Ovviamente, ci sono anche quelli che lo fanno perché insoddisfatti del lavoro, o perché cercano una remunerazione meno punitiva. Però, la presenza di genitori, padri e madri, è molto significativa per valutare questo dato.

Va anche ricordato che nel marzo 2021 è stato presentato il report emergenza Covid impatto sulle donne e le azioni promosse dalla Regione Emilia-Romagna, promozione dell’occupazione femminile, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, Pari opportunità e contrasto alla violenza di genere, una ricerca a cura dell’Assessorato alle pari opportunità, da cui è risultato che la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita familiare risulta difficoltosa per più di un terzo degli occupati.

Dichiara di avere difficoltà di conciliazione il 36 per cento delle donne che si prendono cura di figli minori, il 37 per cento delle donne che si occupano di malati, disabili o anziani, e il 38 per cento di chi ha il carico di entrambi. Queste percentuali risultano inferiori agli uomini.

Un’altra considerazione da fare è che, mentre in Europa, anche dopo la conclusione della fase acuta della pandemia, non si arresta la crescita del lavoro a distanza, in Italia nel 2021 si è assistito ad una frenata in favore del rientro in ufficio. Quindi, su 8 milioni di potenziali smart worker italiani, solo un terzo lavora da remoto per almeno un giorno alla settimana. Questa è una ricerca che è stata fatta da una società specializzata in questo genere di indagine.

L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, che ha condotto la ricerca 2022 sullo smart working, ha segnalato che il calo maggiore nel 2021 si è registrato nella pubblica amministrazione e nella piccola e media impresa. Dal 1° settembre 2022 è arrivata anche a dare manforte in senso negativo la nuova normativa nazionale, che ha fatto decadere la possibilità, prevista dal Decreto Riaperture, di riattivare lo smart working in maniera semplificata, anche senza un accordo quadro tra lavoratore e azienda.

Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, in questi anni il lavoro agile ha portato ad un incremento di produttività, quindi, contro la convinzione che lo smart working sia invece uno strumento che facilita il lassismo dei lavoratori, chi fa un’indagine professionale è in grado di rendicontare che la produttività aumenta e permette ad aziende e lavoratori di ottenere risparmi economici non indifferenti, a cui va aggiunta, sul versante dei benefici ambientali, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, il più diffuso gas ad effetto serra, stimata nell’ordine di circa 450 chilogrammi annui a persona, grazie ai mancati spostamenti casa/lavoro/casa con mezzi propri motorizzati.

L’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che lo smart working incide positivamente sulla qualità di vita delle persone, in particolare i più alti livelli di benessere si registrano attraverso lo smart working vero e flessibile, ossia quando il collaboratore sceglie dove e quando lavorare, quindi benefici di tipo ambientale, benefici personali, però in Italia non si dà seguito alla diffusione di questo strumento. Parliamo di benefici molto consistenti: secondo un’indagine presentata alla Bologna Business School a settembre 2022 in sei mesi di smart working parziale, ovvero per due o tre giorni a settimana, oltre 300 dipendenti di undici aziende hanno evitato spostamenti per oltre 700.000 chilometri, quindi hanno risparmiato emissioni di CO2 pari a quelli assorbite in un anno da una foresta di 32 ettari. Ovviamente, hanno avuto anche dei risparmi in quanto non hanno dovuto fare il pieno di benzina, per quelli che si spostano in auto.

Se quindi da un lato, è chiaro, il lavoro fuori casa apre alle donne luoghi dove intrecciare anche relazioni personali, relazioni sociali, quindi fuori dall’ambito domestico, però è innegabile che, soprattutto nei primissimi anni di vita dei figli, per i padri e per le madri lo smart working facilita –ricordiamo, non solo per le madri ma anche per i padri – questo.

Fatte tutte queste premesse, vediamo che la Regione Emilia-Romagna invece è molto virtuosa: da noi infatti l’84,3 per cento dei dipendenti (3.222 su 3.823) può usufruire del lavoro agile. Infatti, è stato approvato nel febbraio 2021 il POLA, il Piano del lavoro agile per il triennio 2021-2023.

La Regione Emilia-Romagna, quindi, è assolutamente avanzata, da questo punto di vista. Non solo, ma nel Patto per il lavoro e il clima viene sottolineata l’intenzione di esplorare il potenziale dello smart working per il sistema delle imprese, del lavoro e per la società, con l’obiettivo di individuare e valorizzare buone pratiche e costruire politiche innovative di welfare e formazione.

Fatte tutte queste premesse, la risoluzione impegna la Giunta regionale a dedicare un approfondimento nell’ambito del tavolo del Patto per il lavoro e il clima e l’applicazione dello smart working in Emilia-Romagna sia nel pubblico, sia nel privato e, secondo step, a intervenire in sede di Conferenza Stato-Regioni per sollecitare il Governo a puntare con maggior decisione, come accade in quasi tutta Europa, sullo smart working nella pubblica amministrazione, passando dalla logica del controllo gerarchico a quella della responsabilità individuale tramite la definizione di obiettivi prestazionali e la misura dei risultati.

Ringrazio i consiglieri Caliandro e Mumolo, che hanno voluto sottoscrivere questa risoluzione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Altri colleghi? Consigliere Montevecchi.

 

MONTEVECCHI: Grazie, presidente.

Io ritengo che questa risoluzione presentata da Europa Verde, con la prima firma del consigliere Zamboni e sottoscritta dai colleghi del Partito Democratico Caliandro e Mumolo, abbia un grosso problema nel suo impianto, nelle premesse e quindi nel concetto, che, a mio modo di vedere, appare alquanto poco condivisibile.

Mi spiego meglio. Vengono poste considerazioni nei confronti dello smart working, per come lo vorrebbe intendere la maggioranza, in un modo pressoché celebrativo e acritico all’interno della risoluzione. Innanzitutto mi preme effettuare una netta e doverosa distinzione. Un conto è parlare dello smart working come strumento marginale, residuale, possiamo dire eccezionale, e non avrei alcuna contrarietà in merito, anzi in certe situazioni, pensiamo anche i lavoratori che hanno familiari in condizioni fragili, può avere decisamente senso questo strumento. Per queste altre circostanze ne condivido l’utilità pratica, se quindi, sottolineo, contornata da dei limiti e delle regole ben precise.

Altro conto è invece considerare lo smart working non più come uno strumento, ma come un metodo generalizzato e quindi ritenerlo un vero e proprio paradigma ordinario, una delle cosiddette nuove normalità, concetto che si è sentito purtroppo ripetere spesso in questi ultimi tempi. Se si declina una vera e propria ideologia allo smart working, diventa allora preoccupante, ed è quella visione di esso, a mio modo di vedere distorta, che contesto senza mezzi termini. Dispiace, ma è esattamente la visione che, devo constatare, ha prodotto il documento che stiamo discutendo quest’oggi in aula.

Appare evidente che questa risoluzione si concentri solo ed esclusivamente su una enfatizzazione a senso unico dello smart working, visto come una vera e propria rivoluzione metodica del lavoro, come se fosse veramente la panacea di tutti i mali. Lo smart working era diventato una delle principali misure di emergenza durante il periodo Covid. Qualcuno già a suo tempo evidenziava come ci fosse il sentore che in realtà si volessero cristallizzare questi strumenti, come se fossero il fine e non il mezzo. Oggi voi lo dite chiaramente nella stessa risoluzione, affermandone, cito testualmente, la natura organica e sistematica, anche in previsione dell’uscita dalla fase pandemica, confermando di fatto quelle forti perplessità che erano state già sollevate.

Addirittura dite, per renderlo più appetibile, viva lo smart working perché abbatte la CO2, come se il problema del traffico si potesse risolvere con uno “state tutti chiusi in casa e abbiamo risolto”. È la stessa logica, poco logica, dello slogan “salviamo l’ambiente, il problema è l’uomo”. No, non si affronta così il tema ambientale.

Oppure scrivete anche che l’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che lo smart working incide positivamente sulla qualità di vita delle persone. Mi chiedo, chi lo ha detto? Chi lo ha dimostrato? Su quali presupposti? Sembrano considerazioni meramente personali utili a dipingere uno scenario confacente alla promozione di questo strumento che diviene appunto metodo. Questa è propaganda, se vogliamo chiamare le cose con il loro nome.

Scrivete anche ‒ continuo a leggere dalla risoluzione ‒ che lo smart working ha portato ad un incremento di produttività, permette alle aziende e ai lavoratori di ottenere risparmi economici non indifferenti, che rende possibile conciliare i tempi di lavoro con quelli della vita.

Io penso che siano tutte bellissime parole sulla carta, che però si traducono in altro nella realtà dei fatti.

Perlomeno, nella vostra risoluzione non prendete minimamente in considerazione i rischi di quello che vorreste delineare, estendere e normalizzare. Ad esempio, parlate di incremento di produttività. Grazie, alla fine si finisce pure per lavorare sostanzialmente di più, anche se pagati uguali. La Sinistra, se ancora si definisce tale, dovrebbe almeno rendersene conto.

Soprattutto, quando parlate di conciliare i tempi di lavoro con quelli della vita quotidiana, credo non ci si renda in realtà fin troppo conto che la normalizzazione dello smart working trasforma di fatto la casa, la propria abitazione, nell’ufficio di lavoro. In questo modo rischia di sparire, o comunque sfuma decisamente, la linea di demarcazione che separa il tempo della vita e il tempo del lavoro.

Va detto che la narrazione, che vuole farci credere che ci sarebbe più tempo libero, è fallace. Non viene a meno il tempo del lavoro, ma viene a meno il tempo della vita tramite la cancellazione di questa linea divisoria. È un rischio concreto di cui non si tiene conto, o meglio, lo si fa passare in altra maniera, con discorsi che peccano, nella migliore delle ipotesi, di tanta ingenuità.

Perciò, piuttosto, pensiamo a tutelare l’indipendenza del tempo libero invece che mischiare le carte.

Ora veniamo al dunque. Da un lato, noi respingiamo a prescindere questa risoluzione, perché per noi è una forte pregiudiziale il fatto di demandare l’approfondimento al tavolo del Patto per il lavoro e il clima. Avrebbe decisamente più senso delegare ciò ad una eventuale, nuova Commissione speciale, ci sembra solo l’ennesimo tentativo di legittimare uno strapotere di questo tavolo rispetto al ruolo, alle prerogative, alle retribuzioni e alle funzioni dell’Assemblea legislativa, strapotere che abbiamo già avuto modo di stigmatizzare attraverso un ordine del giorno che ci è stato respinto.

Dall’altro lato, questa risoluzione impegna la Giunta regionale ad intervenire per sollecitare il Governo a puntare con maggior decisione, come accade in tutta Europa, sullo smart working nella pubblica amministrazione, passando dalla logica del controllo gerarchico a quella della responsabilità individuale. Qui vorrei ricordare anche un altro aspetto prioritario, che credo sia fondamentale, sempre per spiegare perché sto contestando questa volontà politica, che mira sempre più all’estensione generalizzata dello smart working.

Non va dimenticato che una parte dell’apprendimento cooperativo e di contaminazione arricchente deriva proprio dal lavorare insieme e dall’avere possibilità concrete di confronto. Con lo smart working viene meno per forza di cose questo aspetto assolutamente non secondario.

Con la normalizzazione dello smart working, inoltre, si crea la figura del lavoratore in solitudine, chiuso tra le mura di casa, una sorta di isolamento programmatico che fa in modo che la persona bisognosa, per sua natura, di relazione si trasformi in un individuo separato dal contesto lavorativo, da quella risorsa che sono i suoi colleghi, quindi sradicato dalla comunità e dalla necessaria, ma a questo punto mancante socializzazione all’interno del luogo lavorativo.

Sempre nella risoluzione scrivete “tanti anche i benefici per le aziende, che hanno così dipendenti più sereni”. A me risulta, invece, che tra le possibili conseguenze negative dello smart working, a proposito del non poter avere i colleghi vicini, si possa riscontrare anche una maggiore irritabilità, stress, depressione, associabile all’isolamento sociale e all’impossibilità di condividere difficoltà sul lavoro e di poter trovare insieme possibili soluzioni.

Va da sé che il discorso “con lo smart working però si risparmiano i costi”, anche se, è vero, perde senso dinanzi a queste problematiche, che non possono essere minimizzate né sottaciute.
Per questi motivi dico: attenzione allo sviluppo sregolato dello smart working, che va proprio nella direzione della digitalizzazione sfrenata della società, che credo stia decisamente sfuggendo di mano.

Come dice il giornalista, vicedirettore de La verità, Francesco Borgonovo, “ogni volta che di questi tempi sentiamo dire che questa che stiamo vivendo è una grande occasione per”, dobbiamo allarmarci: è il segnale che il potere si sta attivando per sfruttare la situazione ad ulteriore danno dei cittadini.

In sintesi, voglio dire che tante volte ti vendono qualcosa per libertà attraverso vari condimenti, chiamiamola questa sorta di comodità che affoga. Ma se guardiamo meglio, invece, ci accorgiamo che si nasconde bene in mezzo anche a qualche forma di schiavitù.

Per concludere, ritorno all’incipit del mio intervento: un conto è lo smart working, visto come eccezione alla regola, che garantisce indiscutibili vantaggi in determinate situazioni, in certe condizioni; altro conto è lo smart working generalizzato, che interessa solo alle grandi multinazionali, ed è funzionale a chi ha un’idea di società completamente diversa dalla nostra.

Il nostro voto ovviamente è contrario. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Sabattini.

 

SABATTINI: Grazie, presidente.

Io ringrazio anche la collega Zamboni, che ci ha dato la possibilità, con questa risoluzione, devo dire anche non aspettata, dopo l’intervento del consigliere Montevecchi, di fare una discussione sul tema dello smart working, una risoluzione che a me pareva non dicesse quello che il consigliere Montevecchi ha voluto in modo puntuale declinare anche su alcune problematiche o rischi potenziali dell’estremizzazione di un concetto che però non è materialmente il concetto che risiede all’interno dello smart working.

Io credo che prima di tutto occorra fare un po’ di chiarezza. Il primo concetto è che lo smart working non è il lavoro agile da casa, questo è il primo principio. Non è neanche lo strumento con il quale noi dobbiamo andare a cercare la conciliazione. Attenzione: lo smart working è un altro concetto e noi come Regione ne abbiamo dato prova più volte.

Nella conciliazione dei tempi di vita e di lavoro lo smart working può essere un elemento, ma non è lo strumento per rispondere ai problemi di conciliazione. Noi ai problemi di conciliazione rispondiamo con i servizi, rispondiamo con le politiche pubbliche, quando è possibile; però, dall’altra parte, attenzione, lo smart working, dicevo, non è il lavoro agile. Lo smart working è un altro tipo di concetto, che passa dal concetto classico della retribuzione versus tempo a una retribuzione versus obiettivo.

Allora, se il concetto dell’elemento dell’ampiezza dello smart working fosse, come critica, concentrato sui nostri processi produttivi, le nostre erogazioni di servizi? Sono riorganizzati sufficientemente per fare in modo che a ogni risorsa vengano assegnati obiettivi specifici misurabili, che consentono dall’altra parte di poter eseguire i propri compiti nei tempi più consoni, con un maggior grado di autonomia, stando all’interno di una di una organizzazione? Ecco, questo credo che sia un dibattito sul quale sicuramente il settore privato, anche più del settore pubblico, ha fatto comunque processi, sia di riorganizzazione che di studio.

Poi non dobbiamo dimenticarci anche il valore dell’elemento lavoro nelle nuove generazioni. Ne abbiamo parlato anche in altri dibattiti, e lo ha anche risottolineato la collega nella presentazione della risoluzione, di qual è il ruolo del lavoro. Probabilmente nelle generazioni dei nostri genitori, e forse anche un po’ nelle nostre è l’elemento centrale, con il quale noi costruiamo certamente le nostre prospettive di costruzione di vita. È anche elemento strettamente identitario, al quale si dedicava complessivamente la gran parte delle proprie energie mentali.

Oggi l’approccio al lavoro, forse in maniera un po’ più sana, è anche maggiormente controbilanciato sulla qualità della vita che, al di là del tempo lavoro, può essere soddisfatta. Badate, l’elemento anche della possibilità di poter gestire il proprio tempo rispettando gli obblighi e quindi ottenendo i risultati, quindi una gestione che, come ripeto, non è più vincolata strettamente alla retribuzione versus tempo, ma nei confronti di un obiettivo, permette anche un grado di partecipazione, di autonomia e anche di realizzazione estremamente diverso.

Io non credo che non c’è, come in tutti gli elementi di un mondo complesso e in grande trasformazione, non vi è una risposta univoca che risolva i problemi, che non siano né quelli della conciliazione, né quelli dell’ambiente, né quelli della realizzazione.

Io credo che però sarebbe assolutamente non corretto non vedere come la realtà, sicuramente anche grazie alla pandemia, alcuni elementi hanno visto, rispetto all’epoca precedente, una forte accelerazione e hanno misurato ognuno di noi con molta più pervasività, con strumenti diversi e anche la capacità di erogare le nostre prestazioni lavorative con strumenti diversi e modalità diverse.

Non stiamo parlando ovviamente di un tutto e un niente, ma non dobbiamo neanche affrontare questo tema, e credo che anche questa sottolineatura che è contenuta in un impegno non particolarmente determinato a stravolgere le condizioni, ma è quello di cercare di porre all’interno sia del Patto per il lavoro e anche nella discussione all’interno della Conferenza Stato-Regioni, un elemento di novità che ha preso sicuramente spazio, che può raggiungere maggiormente gli obiettivi. L’aumento della produttività, e posso essere d’accordo con il consigliere Montevecchi, e anche l’applicazione dello smart working, non può essere applicato a tutte quante le attività nella stessa maniera o in tutti i processi produttivi.

È sicuramente un elemento che è importante, che risponde anche ad alcuni bisogni della propria qualità di vita e dei nuovi bisogni del come si ritiene debba essere erogata la propria prestazione lavorativa e soprattutto la propria qualità di vita.

Quindi, senza trionfalismi da una parte e neanche grandi timori dall’altra, il nostro voto è certamente favorevole a questa risoluzione, come lo è soprattutto inserita all’interno di una discussione che deve vedere questo, come altri strumenti che possono migliorare la qualità di vita dei singoli lavoratori, fermo restando che è assolutamente importante il tema della disconnessione. Non immaginiamo persone che utilizzino tutto il loro tempo per lavorare, ci mancherebbe altro, ma è il concetto di immaginare un lavoro che non è più irreggimentato all’interno della prestazione a tempo, ma che ingaggia anche l’individuo nel raggiungimento degli obiettivi.

 È una grande sfida anche per tutta la pubblica amministrazione, che per poter rispondere a queste esigenze, alla necessità anche di rivedere se stessa e di aumentare da una parte la programmazione e anche la capacità di dividere gli obiettivi specifici che deve raggiungere, per permettere ai singoli operatori di svolgere il lavoro per obiettivi.

Voteremo quindi convintamente a favore della risoluzione proposta dalla collega.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Caliandro.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Onestamente non era nelle mie intenzioni intervenire oggi sulla risoluzione, perché quando l’ho firmata ero stato colto da quello che è stato il mio approccio con tutta questa professione intellettuale che la politica ci impone, quindi, facendo mio il pensiero kantiano nella Critica della ragion pura, avevo avuto una sorta di estetica trascendente rispetto all’argomento.

Tuttavia, il non apprezzato intervento del collega di minoranza ha fatto venire in mente nel libro dei ricordi un altro passaggio della Critica della ragion pura, quello in cui c’è la differenza tra la dialettica e l’intelletto trascendente, e non vi è dubbio che il dato esperienziale, quando si scontra con il dato invece della ragione in senso stretto, mostra tutto il limite.

Oggi noi, se avessimo avuto la fortuna di poter assistere in maniera attenta a tutto l’intervento del collega di minoranza, avremmo potuto proprio raccogliere questo passaggio kantiano, quindi, tutto sommato, devo essere grato all’intervento poco illuminante del collega di minoranza, perché ha riaperto un libro di filosofia che da tanto non rileggevo.

Ci tengo a puntualizzare che l’errore nel merito sta nella locuzione di un brocardo latino: la differenza tra locatio operis e locatio operarum, che nel corso del tempo si articola, nel ramo del diritto del lavoro, offrendo una discussione nel corso del tempo che ci accompagna fin da quando l’uomo usciva con la clava dalle proprie grotte e andava a caccia. Poi invece ha inventato la ruota e successivamente ha scoperto la differenza tra lo sforzo fisico e lo sforzo intellettuale.

Nel solco di questi millenni, evidentemente, si è evoluto anche il diritto del lavoro e il diritto dei lavoratori, che hanno accompagnato col sudore prima, con la forza dopo, e con le meningi, per quelli che le hanno utilizzate, evidentemente, la possibilità di evolvere anche la modalità attraverso la quale la locatio operarum è diventata un pezzo delle obbligazioni negoziali comuni di tutti i contratti.

Ebbene, il negozio giuridico di fronte al quale viene offerta la discussione di oggi è un’offerta di scambio tra il raggiungimento di un obiettivo e la distribuzione del tempo. Questa distribuzione del tempo si è incrociata nel corso degli ultimi tempi, soprattutto con l’accelerazione che la fase pandemica ci ha offerto, con la possibilità di slegare, laddove possibile, evidentemente, la prestazione quotidiana lavorativa standardizzata rispetto a quella che invece è la modalità di svolgimento della prestazione, il tempo di svolgimento della prestazione e l’obiettivo stesso della prestazione.

Nelle Università insegniamo ai nostri studenti che occorre distinguere il bel film di Chaplin, Tempi moderni, in cui c’è l’operaio-massa che fisicamente standardizza la sua prestazione lavorativa, dai tempi di vita che Paolo Villaggio ha raccontato con Fantozzi. C’è un’idea strisciante, che esiste soltanto un operaio-massa che debba vivere come viveva Paolo Villaggio quando rincorreva l’autobus per andare a lavorare.

Intorno a questa narrazione si nasconde un atteggiamento regressivo della qualità della prestazione: come se l’articolo 36 della Costituzione non esistesse; come se non esistesse una proporzionalità della qualità e della quantità del lavoro che viene prestato.

Questa discussione io la offro a questo dibattito perché vorrei a un certo punto, al di là delle buone maniere, cercare di elevare il dibattito del merito, altrimenti la risoluzione della collega Zamboni andava già bene così com’era, non necessitava, secondo me, di una discussione ulteriore.

Tuttavia, noi viviamo in un momento plumbeo della riflessione, quindi pensavo che una riflessione ulteriore andasse fatta. Ben venga la riflessione sul consumo di CO2, ben vengano i dati che vengono citati nella risoluzione. Ma il problema è prima di tutto comprendere di cosa stiamo parlando, perché se noi non comprendiamo che esistono alcune prestazioni che sono completamente slegate dai tempi di lavoro, quindi dall’orario di lavoro e dallo sforzo fisico, rispetto al raggiungimento dell’obiettivo, noi siamo completamente fuori strada.

Lo dico non soltanto a difesa dei lavoratori della pubblica amministrazione, che giustamente rivendicano la diversità tra il telelavoro e lo smart working, ma lo dico a beneficio anche di una certa cultura liberale, che vorrebbe gli impiegati, i dipendenti, gli ingegneri che lavorano nelle aziende obbligati a vivere in azienda, soltanto per rispettare quello che Paolo Villaggio doveva fare con il cartellino.

Allora, il punto è comprendere. Ecco perché vi dico torniamo alla dialettica trascendentale: perché il limite dell’intelletto è il limite della conoscenza. È evidente che, se uno nella vita ha conosciuto soltanto una via, percorrerà soltanto quella. Invece lo studio, il raziocinio, la riflessione ci aiutano forse anche a evolvere il nostro pensiero. Quindi, in un continuo percorso di evoluzione del pensiero, io suggerisco non di leggere le carte, perché forse sono letture complicate, però di andare un giorno a lavorare. Andate un giorno a lavorare e distinguete ciò che può essere svolto entro un tempo dato da definizione negoziale e ciò che può essere svolto rispetto all’obiettivo.

La verità è che, nel corso del tempo, le prestazioni di lavoro e la discussione sull’orario di lavoro si sono evoluti a tal punto che non è più il criterio quantitativo quello che riesce a leggere la qualità della prestazione lavorativa. E poi sdoganiamo definitivamente, una volta per tutte, il tema dei congedi parentali col tema della prestazione lavorativa. I congedi parentali sono motivazioni forti e legate alla tutela delle donne lavoratrici, dei genitori e di chi ha difficoltà di assistenza di terzi. Il problema della prestazione, invece, è ben altro, tant’è che in Paesi che viaggiano a un tasso di crescita di gran lunga superiore al nostro questo problema non si pone.

Vorrei anche raccontarvi il fatto che in Germania, che viene sempre utilizzata come punto di riferimento, abbiamo un costo della vita che è la metà del nostro ormai. Due persone lavoratrici producono in Italia quello che produce una famiglia tedesca con un solo stipendio. Perché? Perché c’è un’evoluzione della negoziazione e anche delle culture negoziali che vengono messe in campo sulle prestazioni lavorative.

Allora, noi non so se siamo di fronte a una reticenza legata alla conoscenza, il che è scusabile. Ignorantia legis non excusat, si dice, però l’ignoranza delle culture, delle conoscenze e delle evoluzioni tecnologiche sì. Oggettivamente, se l’intelletto si ferma di fronte alla dialettica, noi dobbiamo dialetticamente spiegare che l’intelletto è rimasto indietro.

In altri tempi si sarebbe detto studiate di più, lavorare di più e comprenderete di più il mercato del lavoro, ma se anche questo non dovesse essere, invito ad una riflessione più pratica.

Ci sono generazioni di giovani che vivono sugli smartphone, che vivono di comunicazione social. Credete che la prestazione lavorativa si debba svolgere per forza in un luogo nella società dei non luoghi? Francamente, possiamo fare molto di più.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Amico.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Non mi dilungherò molto nel commento della risoluzione presentata dalla collega Zamboni, che credo colga un punto positivo, né cercherò di percorrere ‒ e lo ringrazio per le citazioni kantiane ‒ il collega Caliandro che sulla critica della ragion pura ci ha illustrato anche come l’applicazione agli atti di indirizzo sia anche un esercizio positivo dal punto di vista della riflessione, della capacità non solo retorica ma anche di riflessione complessiva.

A me preme sottolineare alcuni aspetti della risoluzione. È ovvio che alcuni accenni e toni credo apocalittici che abbiamo sentito prima, o richiami a un luddismo di autoisolamento tramite l’utilizzo dello smart working, non siano corrispondenti a quello che è presente all’interno della risoluzione né  siano rispondenti rispetto a quello che nel corso di questi due, tre anni di difficoltà pandemica abbiamo affrontato, per esempio, in Commissione Parità proprio con quel rapporto che citava la consigliera Zamboni nella sua illustrazione circa quelli che sono stati anche gli aspetti se vogliamo un po’ negativi dello smart working laddove questo ha concentrato, e ha scaricato, come solitamente accade, nella componente femminile una serie di sovraccarichi e di difficoltà della conciliazione.

È ovvio ed è evidente, e nella risoluzione si richiama, come lo smart working sia anche un frutto che va contrattato, per esempio, con le organizzazioni sindacali e che quindi non esondi e non diventi un tutt’uno con la vita nel suo complesso ma che trovi delle modalità di regolamentazione, e che nelle contrattazioni di primo e secondo livello credo che possa essere invece portato avanti. Quindi, ben venga un ulteriore approfondimento all’interno del tavolo per il Patto per il lavoro.

Nella risoluzione è chiaramente espresso come e quanto lo smart working sia un elemento di integrazione del lavoro in presenza, ha detto bene il consigliere Montevecchi, nel momento in cui si tratta di contaminazione arricchente, nel momento stesso in cui le persone hanno anche modalità di incontrarsi sul luogo di lavoro. È chiaro però che la demonizzazione dello smart working non va in quella direzione, ma è un elemento di integrazione.

Vorrei anche ricordare come la flessibilità che ha introdotto lo smart working abbia portato a una ripopolazione da parte delle nuove generazioni delle aree montane e delle aree interne. Del resto, abbiamo accompagnato questi processi anche attraverso degli interventi regionali, come il sostegno all’acquisizione di abitazione nelle aree montane, che quindi hanno consentito di ripopolare quelle zone, e quelle zone si sono potuti ripopolare anche grazie all’utilizzo del lavoro agile, e credo che questo non vada trascurato.

È ovvio che tutto il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro in campo classicamente femminile, ma io dico in campo genitoriale nel suo complesso, passa probabilmente anche a attraverso lo strumento dello smart working. Qui chiedo se siamo d’accordo e se vogliamo provare a fare una battaglia complessiva, quindi non solo da parte della maggioranza, ma complessivamente non tanto sullo smart working quanto sul congedo parentale paritario tra uomo e donna, che quindi quella misura (lo richiamava bene il consigliere Caliandro) sia una misura che vogliamo provare ad adottare nelle forme e nelle maniere a livello regionale, ma io penso che abbia bisogno di una norma nazionale in questa direzione.

Un altro strumento di conciliazione vero e proprio, che va nella direzione di una nuova ipotesi, di una nuova idea di operatività del lavoro è la settimana corta a parità di salario, che è uno strumento avanzato, che già inizia a dare delle risposte positive in termini sia di produttività che di soddisfacimento delle imprese e dei lavoratori, che può essere ‒ quello sì ‒ uno strumento di conciliazione vero e proprio, perché comprime il tempo all’interno del quale effettivamente le persone si trovano a dover lavorare, quattro giorni invece che cinque, e che quindi permette una conciliazione più larga.

Da parte nostra ovviamente il sostegno alla risoluzione della collega Zamboni, ma l’invito anche a continuare una riflessione su nuove forme di lavoro che possano affacciarsi nel prossimo futuro, tra cui strumenti di un congedo parentale paritario tra uomo e donna, così come una osservazione, misurazione e anche adozione a livello più generale e complessivo di una settimana corta a parità di salario, che credo sia la nuova frontiera sulla quale noi dobbiamo provare a esercitare in chiave innovativa, sia nel privato, sia nel pubblico, una serie di opportunità che vanno rispetto ad una qualità della vita, una distinzione della vita tra la vita propria e quella lavorativa, che vadano verso una conciliazione più concreta dei tempi di vita e di lavoro.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Non ho altri interventi in discussione generale.

Passiamo quindi alle dichiarazioni di voto. Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Ovviamente, il voto di Europa Verde è favorevole. Desidero solo intervenire per chiarire alcuni punti rispetto all’intervento un po’ caricaturale, francamente, del consigliere Montevecchi nella lettura che ha dato della risoluzione presentata da Europa Verde.

Si può essere d’accordo o in disaccordo, però forse le letture caricaturali dovremmo lasciarle là dov’è meglio che siano piuttosto che in un’aula legislativa.

Ovviamente, io non ho intenzione di sostenere pratiche di lavoro che consentano di produrre di più pagando di meno i lavoratori, cioè, non si possono insinuare simili insensatezze. Io ho semplicemente detto che a differenza di quanto si crede, studi del Politecnico di Milano, quindi non dell’ultimo Istituto di ricerca, dimostrano che la produttività non diminuisce, è semplicemente un dire: guardate che non è vero che si lavora di meno a casa, cioè si bigia di più un lavoro.

Ho anche detto che aumenta il benessere personale, quindi non è certo mia intenzione sostenere pratiche o modalità di lavoro che diminuiscano il benessere personale. Così come ho detto che mi è chiarissimo che il lavoro fuori casa per le donne, e l’ho scritto anche, quindi basterebbe leggere, basterebbe leggere, alcune volte, per evitare sfondoni interpretativi caricaturali, basterebbe leggere, avere la pazienza di leggere dalla prima sillaba all’ultima e poi farsi un’idea, e non una caricatura. Quindi ho scritto che il lavoro fuori casa è chiaro che è uno strumento di emancipazione della donna, che la toglie dall’ambito domestico a cui è relegata dagli stereotipi di genere. È un ruolo di relazioni sociali, ma ci sono fasi della vita forse dove può far comodo lavorare da casa, non per lavorare meno, per lavorare meglio.

È chiaro che devono intervenire i servizi pubblici, dare asili nido, dare scuole materne. Mi è ben chiaro tutto questo e l’ho anche scritto. Il bello è che l’ho anche scritto. Quindi lo smart working, per me, non è una cosa assoluta. Va utilizzato laddove è possibile. Purtroppo in Italia, a differenza dei Paesi europei, non si concede questa possibilità, perché tutti ricorderanno, immagino, la rivolta che c’è stata dentro a Unipol, a poche centinaia di metri da qua, quando, finita la fase pandemica critica, si è tolta la possibilità dello smart working. Erano i lavoratori che la chiedevano, non era Europa Verde. Erano i lavoratori.

Quindi, con questa risoluzione si sollecita la Giunta, che in casa propria ha le carte in regola, perché qui abbiamo un 83 per cento di potenziali smart worker. Se vogliono fare lo smart working, qui è stato approvato un programma specifico e lo possono fare. Quindi, si dice alla Giunta di intervenire là dove invece il Governo l’ha vietato. Ha messo tali lacci e lacciuoli che è impossibile accedervi. Questo da fare in Conferenza Stato-Regioni. Invece, all’interno del tavolo del Patto per il lavoro e il clima, dove peraltro è previsto il sostegno a questo strumento, sollecitare la parte imprenditoriale, che è più restia a dare questa possibilità, a darla.

Nessuno vuol legare, incatenacciare il lavoratore alla sua scrivania casalinga ma, se vuole farlo e ha bisogno di farlo e si garantisce, nell’ambito di un’organizzazione del lavoro… Perché lo smart working non è il banale telelavoro, è un modo diverso di organizzare il lavoro e quindi va anche studiato per questo.

Sulla DAD, ecco, quella invece è stata una pratica di emergenza, che ha costretto dei ragazzini a rinunciare a tutti i rapporti sociali a scuola, a stare confinati davanti a un display. È chiaro che la DAD è, invece, una roba di emergenza che è improponibile. La scuola in smart working, lo smart schooling, l’ho detto anche in altre occasioni, è francamente una cosa a cui accedi proprio in estrema emergenza, ma non è certo una modalità di fare scuola, di fare didattica, di imparare e di stare insieme.

Questo mi è ben chiaro.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Altri interventi in dichiarazione di voto? Nessun altro intervento in dichiarazione di voto.

Mettiamo in votazione per alzata di mano la risoluzione oggetto 6488.

Maletti, Pillati, Evangelisti i tre scrutatori.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 6488 è approvata per alzata di mano a maggioranza dei presenti)

 

OGGETTO 6490

Risoluzione in merito alle modalità di accertamento del tumore al seno al fine del riconoscimento di disabilità. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Amico

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora alla risoluzione oggetto 6490 in merito alle modalità di accertamento del tumore al seno al fine del riconoscimento di disabilità. A firma dei consiglieri Piccinini, Amico.

Su questo argomento insistono due proposte di emendamento a firma dei consiglieri Maletti, Zappaterra, Montalti, Amico, Zamboni, Pigoni, Soncini e Bulbi.

Discussione generale. Consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Il cancro al seno è uno fra i tumori più diffusi nella popolazione femminile, costituendo circa il 30 per cento delle neoplasie riscontrate.

Eppure, a fronte di una costante diminuzione della mortalità per carcinoma mammario, è a quest’ultimo che si deve ancora la prima causa di morte per tumore delle donne.

Cito: “dobbiamo valutare che chi si trova ad affrontare il difficile percorso della malattia, legata a patologie oncologiche, necessita di un aiuto che spesso va al di là della semplice, sebbene ovviamente fondamentale, terapia medica”. Queste sono le parole con le quali si apre il documento dell’INPS, “Diritti e tutele in caso di malattie oncologiche”. Si tratta di un vademecum sintetico per illustrare i principali strumenti di tutela, assistenza sociale ed economica, previsti da INPS per i malati oncologici.

L’accesso a queste misure è definito da un percorso nel quale l’accertamento dello stato di invalidità costituisce un passaggio fondamentale ed ineludibile regolato da norme nazionali e regionali.

In Emilia-Romagna, per esempio, la legge 4 del 2008, in cui l’articolo 3 è dedicato alle Commissioni di accertamento composte anche da un medico specialista nella patologia prevalente, oggetto della valutazione, dipendente o convenzionato con l’azienda ASL.

L’INPS è poi chiamata per legge a verificare periodicamente la permanenza delle condizioni patologiche contenute nel verbale sanitario di accertamento dell’invalidità civile.

Sono queste le cosiddette revisioni svolte dalle Commissioni INPS, con modalità proprie, nelle quali non sono necessariamente presenti gli specialisti della patologia prevalente oggetto della valutazione.

Inoltre, nel caso delle pazienti affette da tumore al seno, si deve considerare che la valutazione in capo alle Commissioni dovrebbe tenere conto anche degli effetti determinati dalle terapie necessarie, dalla debilitazione che ne può derivare, dall’interazione della malattia e cure con il lavoro svolto.

Da questo quadro possono derivare, purtroppo, letture imprecise dello stato di salute e degli esiti dell’eventuale evoluzione dei soggetti ai quali era stata riconosciuta in sede di accertamento la condizione di disabilità, con il rischio conseguente di sospendere impropriamente prestazioni o agevolazioni, quali per esempio quelle previste dalla famosa legge 104, anche nel caso di patologie gravi come quelle oncologiche, aspetto particolarmente rilevante nel caso del tumore al seno nella forma metastatica, che è curabile, ma da cui al momento non è possibile guarire completamente, obbligando alla convivenza con costanti controlli e terapie.

Questa risoluzione, quindi, si prefigge di agire su alcune criticità riscontrate per le pazienti affetti da tumore al seno nel meccanismo di accertamento e di revisione delle condizioni di disabilità.

Un primo aspetto è quello diretto a verificare se le Commissioni per l’accertamento dello stato di disabilità, di cui alla legge regionale n. 4 del 2008 che citavo, siano sempre composte anche da un senologo oncologico, dipendente o convenzionato dalla ASL, in qualità di medico specialista nella patologia prevalente oggetto della valutazione.

Un secondo punto è quello della richiesta di operare presso le richiamate Commissioni, perché la valutazione tenga conto non solo del grado di diffusione e della localizzazione della neoplasia, ma anche dagli effetti determinati dalle terapie necessarie, assicurandosi che per i tumori al seno con metastasi sia sempre riconosciuta la condizione di handicap grave.

Restando in questi ambiti, gli altri impegni sono diretti a proporre al Governo e quindi all’INPS di agire affinché, se richiesti, siano sempre riconosciuti e indicati nel verbale di accertamento i benefici di cui alla legge n. 104 del 1992, connessi alle condizioni di gravità, in tutti i casi in cui sia diagnosticato un tumore al seno con metastasi, e, nel caso delle pazienti con tumore al seno in forma metastatica, si evitino la revisione della condizione di disabilità accertata.

Da ultimo, l’impegno a proporre al Governo e alle competenti Commissioni parlamentari l’adozione di soluzioni dirette a prevedere che le attività di revisione in capo all’INPS siano effettuate garantendo la presenza anche di medici specialisti della patologia oggetto di valutazione, analogamente a quanto previsto nel caso degli accertamenti iniziali. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Maletti.

 

MALETTI: Grazie, presidente.

Intanto grazie alla consigliera Piccinini per avere presentato questa risoluzione, che pone un problema reale e anche molto sentito sui nostri territori. Come giustamente diceva lei, il tumore mammario è quello più frequente nelle donne, che riguarda circa il 30 per cento delle donne affette da patologia oncologica. Sono 4.500 le nuove diagnosi ogni anno e circa 623 i decessi. Questi sono numeri importanti, sono numeri significativi.

C’è da dire che anche nel corso degli anni, grazie a tutto un insieme di ricerca, ma anche di patologie sanitarie, l’80 per cento di queste pazienti ha una sopravvivenza superiore ai dieci anni dalla prima diagnosi. Questo grazie alla prevenzione, grazie al fatto dell’accertamento di questa malattia di diagnosi precoce su cui si è molto lavorato, però bisogna anche tutelare queste persone, queste donne perché si devono sottoporre proprio per raggiungere e aumentare la durata della vita, c’è anche un tema di qualità di vita. Questo vuol dire che si devono sottoporre tante volte a interventi chirurgici, a radioterapia e a chemioterapia, che hanno tutto un insieme di effetti che sono impegnativi, a volte anche devastanti, per alcuni periodi di vita.

Qui noi abbiamo la legislazione che in questi anni ha fatto anche questa dei passi avanti. Da un lato è già datato il tema del riconoscimento dell’invalidità civile da un lato, e di legge 104. Ricordo che nel 1996, quando io ho iniziato a lavorare in un patronato che lì, dalla presentazione della domanda all’erogazione del primo contributo passavano, quando andava bene, due o tre anni. Tante volte questa erogazione arrivava alla persona e alla famiglia dopo il decesso.

Oggi, anche grazie alla legge regionale n. 4 del 19 febbraio 2008, proprio per le patologie oncologiche, ci sono tutto un insieme di percorsi che accorciano i tempi. Vuol dire che dalla presentazione della domanda all’erogazione del primo contributo devono passare 45 giorni, cioè 15 giorni per la visita, successivi 15 giorni per la verbalizzazione della visita e l’eventuale riconoscimento, altri 15 giorni per la prima erogazione.

Questo vuol dire poter permettere sia alla persona che è affetta da queste patologie, ma anche alla sua famiglia, anche il fatto di avere la possibilità, con il riconoscimento della legge 104. di poter usufruire di tutto un insieme di congedi, sia per portare la persona a fare delle visite, ma anche per prendere dei periodi di aspettativa proprio per poter stare vicino alla persona che ha queste patologie.

Come diceva la consigliera Piccinini, ci sono alcuni problemi: da un lato perché questa legge dice che deve essere presente in Commissione la figura professionale, il medico che ha una specializzazione inerente alla patologia prevalente. Abbiamo visto, soprattutto nel periodo del Covid, che la maggior parte di questi accertamenti è stato fatto sui documenti e sulle carte. Anche se in tutto un insieme di territori sono stati fatti degli accordi tra INPS, azienda USL e anche aziende universitarie, dove ci sono proprio IRCCS o, comunque, tutto un insieme di reparti specializzati in oncologia, soprattutto rispetto ad alcune patologie, di poter interagire direttamente con il professionista per poter avere tutto un insieme di informazioni per poter dare un riconoscimento e una valutazione il più attinente possibile alla patologia.

Però noi che cosa abbiamo? Abbiamo anche la legge n. 227 del 22 dicembre 2021, una delega data al Governo in materia di disabilità, che dice, proprio all’articolo 1, che il Governo è delegato ad adottare entro il 15 marzo 2024, cioè tra un anno esatto, nel rispetto dei princìpi e dei criteri direttivi, eccetera, uno o più decreti legislativi per la revisione e il riordino delle disposizioni vigenti in materia di disabilità, rispetto alla protezione delle persone con disabilità, al fine di garantire alla persona con disabilità di ottenere il riconoscimento della propria condizione, anche attraverso una valutazione della stessa, congruente, trasparente e agevole, che consenta il pieno esercizio dei suoi diritti civili e sociali, compreso il diritto alla vita indipendente e alla piena inclusione sociale e lavorativa, nonché l’effettivo e pieno accesso al sistema dei servizi, delle prestazioni, dei trasferimenti finanziari previsti e di ogni altra relativa agevolazione e di promuovere l’autonomia della persona con disabilità e il suo vivere su base di pari opportunità con gli altri, nel rispetto dei princìpi di autodeterminazione e di non discriminazione.

Per cui, con questo emendamento alla risoluzione della consigliera noi chiediamo proprio, al Governo e al Ministero, che tengano conto nell’elaborazione di questi decreti legislativi anche della parte relativa alle Commissioni per la tutela dei princìpi e dei diritti delle persone con disabilità e anche dei loro familiari.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale, passiamo alla discussione generale sugli emendamenti, che ‒ ricordo ‒ sono due.

Nessun intervento. Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Intervengo per dare l’assenso alla messa in votazione degli emendamenti. Ringrazio anche la collega Maletti per il supporto e le parole anche spese rispetto a una battaglia che non deve avere colore politico, ma è semplicemente una questione di civiltà.

 È infatti veramente disumano (io l’ho sentito direttamente da persone che vivono questa problematica) che donne colpite dal tumore al seno metastatico, che - ribadisco - è una patologia curabile, ma non guaribile, possano essere private dei benefici della 104, che significa anche solo un permesso banalmente per le visite.

Credo che questa sia una battaglia da sposare con forza, quindi auspico che ci sia un voto unanime di questa Assemblea e ringrazio ancora la collega Maletti per avere in qualche modo sostenuto e abbracciato anche lei con la sua forza politica questo tema, questa battaglia in favore delle donne.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Maletti.

 

MALETTI: Come Partito Democratico voteremo a favore della risoluzione e anche dell’emendamento. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Altri interventi in dibattito generale?

Passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte sulla risoluzione e sugli emendamenti.

Consigliere Amico.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Noi voteremo a favore per quanto riguarda gli emendamenti che abbiamo anche sottoscritto, così come la risoluzione.

Il punto è stato espresso in maniera molto chiara e non si tratta in questo caso neanche delle questioni legate all’erogazione di risorse economiche, ma anche il beneficio di elementi che consentano alle donne di poter intraprendere percorsi di cura, percorsi di follow up, percorsi successivi in casi legati alla ricostruzione mammaria, che hanno una serie di elementi e che invece costringerebbero, fuori dalla copertura data dalla 104, a ricorrere a strumenti come i permessi dal lavoro o le ferie.

In questa direzione dunque siamo convinti che un’attenzione, una sollecitazione, così come giustamente posto anche dal primo emendamento, per la costruzione e la stesura dei decreti attuativi di legge delega in materia di disabilità sia possibile ricomprendere anche questa patologia e tutto ciò che consegue ai passaggi di follow up che questa patologia comporta, all’interno di meccanismi e strumenti come quelli della 104, che consentono con maggiore agilità alle donne che devono seguire le visite di controllo, che devono seguire tutti i passaggi successivi, che spesso e volentieri non si risolvono neanche solo esclusivamente attraverso il ricorso alle attività chirurgiche, ma che hanno anche elementi successivi. In questa direzione, credo, crediamo che questa risoluzione colga il punto e che consenta di colmare alcuni aspetti che rimangono scoperti, proprio per la gestione di questo tipo di patologia oncologica.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Anche il voto di Europa Verde sarà favorevole sia all’emendamento che alla risoluzione.

Ricordo che proprio in tema di tumore al seno Europa Verde ha presentato una risoluzione che è stata approvata. Approfitto della presenza dell’assessore Donini per ricordare che questa risoluzione impegna la Giunta a ripristinare il servizio di agopuntura per le pazienti oncologiche affette quindi da tumore agli apparati genitali femminili, perché con l’agopuntura si attenuano gli effetti secondari sia delle terapie chemioterapiche sia di quelle ormonali. Quelle ormonali anticipano la menopausa, quindi hanno un impatto anche psicologico violento sulle donne che si vedono appunto impedire la possibilità di generare figli anche in giovane età, in età ancora fertile.

Aggiungo solo un’ultima osservazione. Mi sono confrontata su questo con il collega Gerace perché ero rimasta sorpresa dall’affermazione fatta dalla collega Piccinini: se ho capito bene quello che ha detto, ma direi proprio di aver capito bene, i tumori al seno si curano, ma non se ne guarisce…

 

(interruzione)

 

ZAMBONI: Ma anche da quelli si guarisce, se Dio vuole, ci sono prove.

Basta chiedere al consigliere Gerace.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Pigoni.

 

PIGONI: Grazie, presidente.

Soltanto per dire che anche noi convintamente voteremo sia l’emendamento che la risoluzione, abbiamo anche sottoscritto l’emendamento, il grande lavoro che è stato fatto anche dalla Regione in fase di prevenzione per quello che riguarda il tumore al seno con, finalmente, nel 2022 il ritorno ai livelli pre-pandemici anche per quello che riguarda la possibilità di accedere agli screening gratuiti, a cui accedono tantissime donne. Questo fa calare moltissimo la possibilità che le donne lo scoprano molto tardi, in fase avanzata.

A questo è giusto accompagnare anche la possibilità di essere riconosciuti anche con disabilità nel caso questo venga scoperto.

Quindi, assolutamente appoggiamo sia l’emendamento che questa risoluzione.

Ringrazio anche la collega per averla portata all’attenzione dell’aula.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Altri interventi in dichiarazione di voto? Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Chiedo scusa, presidente.

Intervengo perché sono stata citata dalla collega. Semplicemente per specificare... Io l’ho ripetuto più volte. Mi sono confrontata anche velocemente con il collega Gerace. Io non avevo, ovviamente, dubbi su questo. Io ho sempre parlato del tumore metastatico. Come dicevo nell’illustrazione della risoluzione, purtroppo è un tumore... Sicuramente è curabile, ma proprio in virtù del fatto che non è guaribile è a maggior ragione disumano che venga tolta la 104, quindi anche solo banalmente la possibilità di prendersi permessi per andare a fare delle visite, proprio per questa condizione specifica per cui non ci sarebbe neanche bisogno della revisione. Quella patologia, purtroppo, ha quelle caratteristiche lì.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Se non ci sono altri interventi in dichiarazione di voto, mettiamo in votazione i due emendamenti.

La consigliera Piccinini ha già dato il suo assenso.

Emendamento n. 1, a firma Maletti Francesca, Montalti, Amico e altri.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

L’emendamento n. 1 è approvato.

Emendamento n. 2, sempre a firma Maletti, Zappaterra e altri.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

L’emendamento n. 2 è approvato.

Mettiamo in votazione la risoluzione oggetto 6490, a prima firma Piccinini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

La risoluzione è approvata.

(La risoluzione oggetto 6490 è approvata per alzata di mano a maggioranza dei presenti)

 

OGGETTO 5941

Risoluzione per impegnare la Giunta ad assicurare, nel breve periodo, ai cittadini del nostro Appennino una copertura stabile per la telefonia mobile e una connessione internet veloce. A firma dei Consiglieri: Mastacchi, Evangelisti, Rainieri, Occhi, Facci

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo alla risoluzione oggetto 5941 per impegnare la Giunta ad assicurare, nel breve periodo, ai cittadini del nostro Appennino una copertura stabile per la telefonia mobile e una connessione internet veloce, a firma del consigliere Mastacchi.

Su questo argomento esistono quattro proposte di emendamento a firma dei consiglieri Daffadà, Bulbi e Costi.

Discussione generale. Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Dotare anche le aree più periferiche della Regione Emilia-Romagna, a partire da quelle montane, come ad esempio la Valle dell’Idice che rappresenta forse una delle più penalizzate, di un efficiente servizio di telefonia mobile è indispensabile per garantire anche a chi vive e lavora in tali territori adeguati servizi e opportunità.

Avere una buona infrastruttura di comunicazione colmerebbe lo svantaggio competitivo con i grandi centri urbani, visto anche il diffondersi in maniera capillare dello smart working, di cui tra l’altro abbiamo parlato poc’anzi.

In diverse zone dell’Appennino, come ad esempio quella della Valle dell’Idice, ma sono certo che ce ne siano tante altre, che saranno anche citate probabilmente nel corso della discussione, il segnale per il servizio cellulare è ancora praticamente assente o con copertura scarsa. Pertanto famiglie e attività artigianali, commerciali, aziende agricole non possono fare affidamento su questi servizi.

Avere accesso alla telefonia mobile e alla connessione internet dal cellulare significa oggi avere accesso a servizi essenziali minimi per i cittadini, senza contare la necessità delle attività imprenditoriali dell’Appennino di usufruire e fornire servizi online per essere competitivi sul mercato.

In carenza o assenza di segnale per la telefonia mobile, i disagi alla popolazione e alle attività produttive sono enormi, senza contare le difficoltà dei servizi di emergenza, come il 118, in caso di emergenza sanitaria per chi si trova a casa in gravi situazioni o con gravi patologie.

Qualche blackout alla linea per un motivo o un altro accade spesso nelle aree dell’Idice, tanto che ultimamente il Comune di Monterenzio, insieme alla Regione Emilia-Romagna e al Corecom, con apposite locandine ha invitato la cittadinanza a contattare l’URP del Comune con contatti dedicati in caso di criticità con il proprio gestore telefonico. per segnalare le inefficienze.

Nell’ormai lontano 2019, l’assessore Donini, al tempo vice presidente della Regione Emilia-Romagna e assessore ai trasporti e infrastrutture, affermò che entro il 2021 la banda larga sarebbe arrivata in tutto l’Appennino, nei centri principali e nelle frazioni, sostenendo che nel 2021 saremmo stati la prima Regione ad assicurare a tutti i cittadini l’accesso al web veloce e affidabile. Ma ad oggi l’impegno non è stato mantenuto.

Il presidente Bonaccini negli obiettivi di programma di mandato evidenziò che è essenziale disporre di connettività a banda larga per la nostra Regione e si impegnò ad erogare incentivi, agevolazioni e supporti ad iniziative per una connettività diffusa e di comunità indirizzata a famiglie, imprese ed i Comuni della montagna, o in situazioni di difficoltà, il tutto con il supporto dell’assessorato alla montagna.

È notizia recente che la Regione Emilia-Romagna ha confermato e rilanciato l’impegno per la montagna, facendo uscire il secondo bando rivolto alle giovani coppie e famiglie che vogliano acquistare una casa in uno dei 121 Comuni dell’Appennino emiliano-romagnolo.

Investire sulla montagna significa investire per uno sviluppo di qualità di tutto il territorio più sostenibile da un punto di vista ambientale, più equo sul piano sociale, che metta al centro le giovani generazioni, in linea con le indicazioni che arrivano dal Patto per il lavoro e il clima e con gli obiettivi stessi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La risoluzione impegna il presidente e la Giunta regionale ad assicurare nel breve periodo per i cittadini del nostro Appennino, una copertura stabile per la telefonia mobile, una connessione internet veloce per garantire una comunicazione sempre più agevole e capace di travalicare i confini, sia per la comunità che per le imprese, in un’ottica di sicurezza e sviluppo territoriale a conferma dell’impegno per lo sviluppo della nostra montagna assunto dal presidente nel programma di mandato e ribadito anche dal recente bando rivolto alle giovani coppie e famiglie per acquistare una casa in uno dei 121 Comuni dell’Appennino emiliano-romagnolo.

Credo sia molto importante essere conseguenti. Troppe volte si trovano affermazioni nei documenti pianificatori, o nelle dichiarazioni degli amministratori, che poi non trovano corrispondenza nei fatti. Cominciare a dare qualche segnale di concretezza darebbe fiducia ai cittadini per continuare a vivere in montagna, o andarci a vivere usufruendo delle agevolazioni che la Regione riserva a chi ha questo desiderio di cambiare stile di vita.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Ricordo che siamo in discussione generale.

Consigliere Daffadà, prego.

 

DAFFADÀ: Grazie, presidente.

Il tema dell’accesso alla banda ultralarga e alla connessione alle reti di telefonia mobile per la montagna e i territori periferici è di grande importanza. Ne abbiamo già parlato in tante altre occasioni, facendo anche atti rispetto al tema. La mancanza di una connessione adeguata, limita infatti spesso l’accesso alle informazioni, all’interazione sociale e alle opportunità anche di lavoro, in molti casi.

La montagna e i territori periferici sovente sono aree in cui la copertura delle reti mobili e della banda, della connettività è precaria. In alcuni casi addirittura ancora assente, come segnalato dalla risoluzione del collega, che parla di Monterenzio. Io aggiungo il Comune di Valmozzola, che in questi giorni, ma già da un po’ di tempo, purtroppo, è uno dei pochi Comuni che non è ancora connesso in fibra e ha difficoltà anche di accesso alla rete, quindi spesso è limitato anche nel lavoro, proprio l’edificio comunale.

Ciò significa che le persone che vivono in queste aree territoriali possono trovarsi isolate, con scarsa possibilità, a volte, anche di comunicare facilmente con parenti, amici o di accedere ai servizi online essenziali, come e-commerce, formazioni online e in altri casi dove c’è anche la telemedicina.

La criticità, quindi, non è solo per i cittadini, ma anche per le imprese che operano in queste aree, che possono incontrare a volte difficoltà nell’attrarre clienti o partner commerciali se non dispongono di una connessione adeguata, limitando, così, il loro potenziale di crescita e di sviluppo.

Le infrastrutture digitali sono diventate le nuove strade, ormai sono indispensabili, necessarie per lo sviluppo e la qualità della vita delle comunità che lì hanno scelto di abitare. Significa avere accesso ai servizi fondamentali per imprese, scuole e famiglie.

La nostra attenzione ‒ di noi consiglieri regionali ‒ non è mai mancata su questo tema, come dimostrano le attività già svolte sul tema e le risposte puntuali di questa Giunta, che si è attivata sempre per ricercare ed attuare soluzioni innovative e sostenibili per il miglioramento della qualità della vita dei residenti delle aree montane e periferiche.

Condividiamo, quindi, l’attenzione al tema contenuto nella risoluzione presentata dal consigliere Mastacchi, alla quale intendiamo aggiungere anche un nostro apporto emendativo. La Regione Emilia-Romagna è molto attiva nel rimuovere il divario digitale, come dimostrano le tante azioni intraprese per rendere l’Appennino più connesso digitalmente ed evitarne lo spopolamento. Grazie a queste azioni la Regione ha dimostrato un forte impegno nel promuovere lo sviluppo digitale delle zone, nel garantire l’accesso alle tecnologie digitali a tutti i cittadini. Tra le azioni intraprese possono essere citati il potenziamento della banda ultralarga, l’installazione di infrastrutture per le connessioni a banda larga, ma anche tralicci a disposizione delle compagnie telefoniche e l’implementazione di servizi digitali per i cittadini e per le imprese. Questa è una delle sfide più importanti del mandato.

Di recente è stato messo a punto il progetto denominato “Cellulari di montagna” per realizzare infrastrutture, come dicevo prima, porta antenne, laddove queste siano inesistenti, in aree collinari o montane, proprio per consentire la copertura di aree scoperte, mettendo tali infrastrutture a disposizione degli operatori cellulari.

Il percorso per pianificare gli interventi procede in stretta sinergia con le richieste provenienti dai territori, con i quali l’interlocuzione è costante, con l’obiettivo di incidere sempre più concretamente e superare le situazioni di criticità e di divario digitale, laddove il mercato in autonomia non sceglie di procedere.

In questo senso Lepida e la Regione hanno preso impegni precisi, gli incontri con Open Fiber si che sono continui per calendarizzare e fare il punto costantemente della situazione, però non sempre le risposte arrivano in modo celere e puntuale.

L’Assemblea legislativa ha dato il suo contributo con l’approvazione degli atti fatti a dicembre 2022, che vanno nella direzione di potenziare le infrastrutture, e continua con il lavoro di noi consiglieri, sempre attivi sul territorio a monitorare le situazioni, i disservizi e le interruzioni.

Riteniamo però che sia corretto tornare sul tema e per questo impegniamo la Giunta ad assicurare il tempestivo intervento e il monitoraggio continuo a favore della copertura stabile della telefonia mobile e la connessione internet veloce a favore dei cittadini del nostro Appennino. Ciò per garantire una comunicazione sempre più agevole, capace di travalicare i confini sia per la comunità che per le imprese, in un’ottica di sicurezza e sviluppo territoriale, a conferma dell’impegno per lo sviluppo della nostra montagna, assunto dal Presidente e dalla Giunta nel programma di mandato e ribadito dai continui bandi rivolti al nostro territorio appenninico, che ne siano destinatari le imprese, i cittadini o la pubblica amministrazione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Facci.

 

FACCI: Grazie, presidente.

Questa è una delle materie, la questione della copertura del divario digitale, in cui possiamo mettere sullo stesso piano e fare un confronto fra le parole, gli spot, i proclami, e i numeri. I numeri fotografano nientepopodimeno che la realtà.

Non cito Kant, non cito i trattati filosofici come fa la maggioranza, cito i numeri e, come diceva qualcuno in quest’aula, quello che conta sono gli atti e i documenti, e sono anche le date degli atti e dei documenti. Più di un anno fa il Gruppo della Lega proprio sul digital divide di montagna ha fatto un’analisi molto precisa, citando i numeri del sito internet, del sito web della Regione sull’agenda digitale. È anche un bel sito, è fatto molto bene, debbo dare atto a chi lo ha realizzato che è puntuale perché ci permette di effettuare il giusto raffronto.

A febbraio del 2022 avevamo come copertura internet, banda larga e banda ultralarga, per quanto riguarda le famiglie, la stessa situazione di oggi. O meglio, oggi abbiamo la stessa situazione del febbraio 2022: nessun passo in avanti.

Se voglio citare la montagna, visto che partiamo da una risoluzione che giustamente prende la montagna come riferimento, ma stando anche alle parole della maggioranza che ha ricordato come la montagna debba essere valorizzata, come debba ricevere la giusta attenzione perché è penalizzata, quindi le infrastrutture telematiche diventano importanti quanto le infrastrutture tradizionali, a maggior ragione per chi invoca lo smart working h24, allora io dico che dobbiamo guardare i numeri, e i numeri dicono che non abbiamo fatto nessun passo in avanti. Percentuale media regionale era 5,4 per cento una velocità inferiore ai 2 megabyte al secondo, e tale è oggi; 23,2 per cento, velocità fra 230 megabyte al secondo ed è la stessa di oggi; 31,6 per cento, la velocità fra 30 e 100 megabyte al secondo ed è la stessa percentuale di oggi; 39,8 per cento velocità superiore a 100 megabyte al secondo, ed è la stessa di oggi. Poi posso prendere l’area metropolitana di Bologna, è la stessa di oggi; posso prendere lo specchietto, e prendo lo specchietto che è stato fatto per quanto riguarda ad esempio l’Appennino bolognese, dove abbiamo non solo la stessa percentuale di oggi, ma addirittura abbiamo delle realtà dove non arriva neanche la velocità non dico superiore a 100 megabyte per secondo, ma neanche quella tra 30 e 100, come a Camugnano, come a Castel d’Aiano, come a Castiglione dei Pepoli, come a Gaggio Montano, come a Lizzano in Belvedere, come a Monghidoro, come a San Benedetto Val di Sambro. Non è che siano delle realtà proprio periferiche o irrilevanti. Ma fossero anche l’ultimo dei Comuni montani, meriterebbero ‒ e meritano ‒ lo stesso trattamento della città.

Parlare di “ci stiamo impegnando”, “progetto CellMon” portato avanti da Lepida, sono parole, sono chiacchiere. Noi abbiamo una situazione che, nonostante le promesse, nonostante l’assessora Salomoni avesse detto “siamo impegnati” e Bonaccini “porteremo la fibra dappertutto, tutti saranno connessi, perché la civiltà... Garantiamo a tutti gli stessi servizi”... No. Chiacchere. I numeri sono questi.

Dove c’è un effettivo (perché voglio dirla tutta), un modesto, un lieve passo in avanti è sulla copertura delle scuole. Sulla copertura delle scuole, effettivamente, in tutti questi mesi, in questi anni i passi in avanti ci sono stati. Ma. Ma. Ma. Per quanto riguarda i plessi scolastici, e anche qua abbiamo l’ottimo sito che ci dice la situazione ad oggi, noi abbiamo 3.136 plessi scolastici. Sono collegati in fibra a un gigabyte per secondo il 62,05 per cento, cioè 1.946. Ovviamente parliamo di dati regionali. Quindi, mancano 1.190 scuole che non sono collegate in fibra.

Quando ho presentato l’interpellanza, quindi il paragone lo faccio sempre con il febbraio del 2022, avevamo sostanzialmente una percentuale di collegamento con fibra superiore al giga del 52,74 per cento, cioè 1.638 scuole. Oggi ‒ abbiamo detto ‒ solo 1.946. Ne mancano 1.190. Di questo passo, forse, fra tre anni avremo coperto il 100 per cento delle scuole. Tra l’altro, vi sono delle realtà, sempre parlando della montagna, che non hanno il collegamento, in alcuni Comuni vi sono alcuni plessi che ce l’hanno e altri che non ce l’hanno, in alcuni Comuni non abbiamo alcun tipo di collegamento, come Castel d’Aiano, come Gaggio Montano, come Lizzano in Belvedere, come Castel di Casio, come Camugnano.

Visto però che questo è il ritmo, fra tre anni verosimilmente avremo la copertura delle scuole, scuole per le quali c’è evidentemente un programma ministeriale a parte, ma abbiamo le famiglie che sono nella condizione che ho detto sopra.

Il punto è questo: se vogliamo (così chiudiamo la questione) la risoluzione del collega Mastacchi, che purtroppo è sempre di attualità, ma data novembre 2022, a dicembre 2022 è stato approvato l’ordine del giorno del nostro Gruppo, che impegnava la Giunta a procedere al potenziamento delle infrastrutture di comunicazione per imprese, scuole, famiglie e comunità, con priorità per le zone di montagna e le aree interne della nostra Regione, ad oggi siamo ancora fermi, siamo al palo da dicembre, se vogliamo siamo al palo quantomeno da un anno, quindi a questo punto si tratta di capire cosa si vuole fare, perché gli emendamenti che presenta il PD, tanto per entrare nel dettaglio degli emendamenti, mi fanno sorridere, perché si vuole, ad esempio, espungere il punto 2, ma che l’impegno che l’assessore Donini aveva preso non è stato mantenuto è la verità.

Se poi volete togliere le questioni che sono scomode, perché evidenziano la vostra incapacità, allora d’accordo, avete i numeri per farlo. Purtroppo questa è la verità, il fatto che allora venne fatta la promessa e oggi questo non è mantenuto. Posso dire, per spezzare una lancia il favore dell’assessore Donini, che non è solo in questo contesto, perché il primo ad avere garantito questo è il presidente nel suo programma di mandato, l’assessora Salomoni che ha continuato a portare avanti la questione, sostenendo che avremmo garantito tutti, il buon assessore Taruffi che ha, se vogliamo, l’attenuante di essere assessore alla montagna non da molto, però abbiamo tutta una serie di soggetti ai quali in qualche modo dobbiamo chiedere conto del perché la copertura internet per quanto riguarda le famiglie è sempre la stessa oramai da tempo immemore. Questo progresso che c’è esclusivamente riguarda le scuole, però vi ho evidenziato i tempi, se questo continua a essere il metodo, che saranno necessari. Io credo che su questa materia non solo bisogna impegnare la Giunta a procedere al potenziamento, ma metterlo come priorità della propria agenda, se vogliamo essere consequenziali, se vogliamo essere coerenti.

Abbiamo passato l’ultima ora a parlare dell’importanza dello smart working con dissertazioni filosofiche, ma poi i numeri sono che non riusciamo a garantire quel minimo di copertura nelle realtà di periferia che sono poi essenziali per qualsiasi cosa.

Se vogliamo continuare a fare gli spot, continuate a fare gli spot: votatevi i vostri ordini del giorno, in cui continuate a dire che siete bravi, che farete, che la montagna deve essere sostenuta; dall’altra parte ci sono i numeri. I numeri sono questi. Siccome l’ordine del giorno, e chiudo, del dicembre dello scorso anno è stato votato da tutti sulla condivisione, sul presupposto che questo sia un tema realmente prioritario e sentito – diamine! –  cominciamo a fare in modo che effettivamente vi siano le risorse, che vi siano gli impegni, che vi sia il superamento del divario digitale per la montagna della nostra Regione, e che sia effettivamente una priorità, la priorità, una fra le priorità della Regione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Evangelisti.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

Il tema affrontato dalla risoluzione proposta dal consigliere Facci è un tema attuale, è un tema che investe una problematica annosa, è un tema che quasi ci ha annoiato nel doverlo esporre sistematicamente.

Come è stato detto, su questo tema abbiamo condiviso insieme al Gruppo della Lega un ordine del giorno che è stato approvato. Non si sono viste al momento iniziative in tal senso, però nel frattempo la situazione non migliora sui territori. Non c’è, come è stato detto, solamente il Comune di Monterenzio o la Valle dell’Idice, ma credo sia una problematica che riguarda tutto l’Appennino. Sicuramente ho contezza dell’area in cui abito e di cui prevalentemente mi occupo. Proprio per questa ragione alcune settimane fa ho depositato una interrogazione la cui risposta mi è pervenuta qualche giorno fa, proprio perché, anche laddove la connessione c’è, non funziona, e quando non funziona la risposta non è sempre puntuale. In questo caso, si parla di un altro Comune. Si parla del Comune di Alto Reno Terme, dove un banale temporale nell’agosto del 2022 ha divelto un palo di sostegno della fibra, che ancora non è stato ripristinato. È stato ripristinato il servizio con un cavo a terra che, secondo Lepida, non dà disfunzioni e secondo, invece, gli utenti sì. La risposta fornita da Tim a Lepida è che su quel versante, che peraltro lei, assessore Taruffi, conosce molto bene, non è possibile impiantare una nuova palificata, un nuovo palo e che, quindi, si cercano soluzioni alternative ‒ non si sa quali ‒ e che sono in procinto nuove pratiche.

Questo per dire cosa? Che non dobbiamo prenderci in giro. I numeri parlano chiaro e le situazioni lo stesso. Quelli che non parlano chiaro sono gli atti, perché ci si rimpalla di anno in anno, di mandato in mandato questa situazione, che non pare trovare una soluzione compatibile per quelle che sono le esigenze di un territorio che comprende, sì, le famiglie che abitano in Appennino, ma anche esigenze diverse, esigenze di lavoro rappresentate anche dalla discussa poc’anzi risoluzione che riguarda lo smart working, ma anche, banalmente, la possibilità per chi gestisce esercizi commerciali di usufruire di un POS che possa essere sempre collegato, anche in ottemperanza agli adempimenti di legge, che prevedono oggi il pagamento anche tramite questo mezzo.

Quindi, voteremo convintamente la risoluzione del consigliere Mastacchi. Chiedo anche la possibilità di sottoscriverla.

Non voteremo gli emendamenti proposti. Perché? Perché negano, da una parte, una situazione che è evidente, cioè che l’impegno assunto dalla Giunta Bonaccini non è stato mantenuto, non da oggi, ma da diversi anni, quindi è un fatto oggettivo, di cui, peraltro, non ci dobbiamo vergognare (è un fatto oggettivo); dall’altra, in realtà si afferma che è così perché si chiede di aggiungere, oltre al Comune di Monterenzio, anche il Comune della Val di Taro. A questo punto, si potrebbero aggiungere tutti i Comuni dell’Appennino.

Quindi, non presenterò un emendamento per aggiungere tutti i Comuni dell’Appennino. Voteremo convintamente la risoluzione, ma non gli emendamenti proposti.

Ho anticipato, così, anche la dichiarazione di voto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale, ha chiesto di intervenire l’assessore Taruffi. Prego.

 

TARUFFI, assessore: Grazie, presidente.

Solo per precisare alcuni elementi, alcuni aspetti.

Intanto parto da alcune delle considerazioni che ha fatto il consigliere Facci in ordine all’ordine del giorno approvato in modo unanime in quest’aula a dicembre.

Eravamo a dicembre, tre mesi fa, quella risoluzione, come ricorderà il consigliere Facci, fu approvata anche in virtù di un accordo generale che coinvolgeva anche la Giunta, che su quell’ordine del giorno aveva espresso un parere favorevole. Ovviamente, però, posto che se volessi stare, ma non è questa la mia intenzione, sull’onda della polemica potrei dire alla  consigliera Evangelisti che non è vero che da marzo ad oggi non è successo nulla, perché, ad esempio, dal punto di vista della telefonia abbiamo acceso un ripetitore nel Comune di Gaggio Montano giusto un mese e mezzo fa, in località Pietra Colora, giusto per essere puntuali, abbiamo in fase di ultimazione l’installazione del ripetitore presso il Comune di Lizzano in Belvedere, poco sotto il Corno alle Scale, e potrei citare altri ripetitori che sono stati posizionati all’interno di quel progetto che è stato avviato meritoriamente da chi mi ha preceduto, dal lavoro impostato dall’assessora Lori e dall’assessore Salomoni, che ha previsto lo stanziamento di 2 milioni di euro e che era già stato avviato in parte nella precedente legislatura, grazie al lavoro e all’interessamento dell’allora vice presidente Donini, 2 milioni di euro che sono stati investiti su Lepida, 2 milioni di risorse nostre che hanno consentito il posizionamento dal 2020 ad oggi di 23 tralicci, ripetitori, a cui ovviamente si agganciano le compagnie telefoniche per dare copertura in quelle aree che le compagnie telefoniche.

Non l’ho sentito nel dibattito, ma mi piacerebbe invece che fosse l’elemento centrale di cui si parla e si discute, perché l’intervento pubblico sopperisce ad una mancanza del mercato, perché per le compagnie telefoniche quelle sono aree a fallimento di mercato. Ditelo che la Regione interviene con soldi pubblici per coprire un problema dato dal fatto che il libero mercato considera quelle aree a fallimento di mercato, sulle quali non è utile ed economicamente vantaggioso intervenire e investire. Quindi, interviene la Regione con 2 milioni di euro per sopperire, ripeto, alle mancanze del libero mercato, perché quelle sono aree che le compagnie telefoniche definiscono “aree a fallimento di mercato”.

Non starò a dire che siamo l’unica Regione che fa questo intervento in tutta Italia e che le compagnie telefoniche ci chiedono, perché le abbiamo incontrate, ovviamente, anche solo in questi pochi mesi da quando sono in Giunta. Le abbiamo incontrate e ci hanno chiesto “perché non incontrate e proponete anche ai vostri colleghi di Lombardia, di Veneto, del Piemonte e delle altre aree del nord attraversate dagli Appennini, o comunque da problemi di questo tipo, perché non proponete alle altre Regioni…?”, ce lo chiedevano loro, le compagnie telefoniche, “perché non proponete alle altre Regioni di fare quello che state facendo voi, perché siete l’unica Regione che lo fa?” E noi che cosa facciamo? Facciamo un investimento, mettiamo il traliccio, il ripetitore e diamo la possibilità alle compagnie telefoniche di agganciarsi.

Ovviamente, un traliccio costa, dipende, 30, 40, 50, 60.000 euro, dipende dove lo posizioni. E ovviamente, il posizionamento di quel traliccio, di quel ripetitore a seconda della condizione geografica, orografica del territorio ha un costo differente. Portare quindi nella condizione i gestori di potersi agganciare ha un costo che è variabile, diciamo 30-40.000 euro di media.

Ebbene, dal 2020 ad oggi ne abbiamo posizionato 23, di questi ripetitori, due dei quali già attivati: sei li posizioneremo nel 2023; altri diciassette da qui al 2025. Questo sulla telefonia.

Io ho sentito parlare di numeri e mi piace stare sui numeri, sulla realtà. Magari la prossima volta sarà mia cura invitare i colleghi bolognesi, del mio territorio, quindi i colleghi Mastacchi, Facci ed Evangelisti insieme ad inaugurare nel territorio bolognese i prossimi tralicci e i ripetitori che verranno attivati anche nel corso di quest’anno. Lo faremo insieme, così forse toccando con mano direttamente dopo non mi potreste dire che non è successo nulla.

Ma non solo, parliamo di Open Fiber, come avete fatto, e come avete detto giustamente, siamo in ritardo, non c’è nessun problema, qui nessuno nasconde niente. Siamo in ritardo. Siamo in un ritardo piuttosto significativo e ci sono dei problemi: sì, è vero. Ovviamente, siccome io sono per prendermi tutte le responsabilità che competono alla Regione, però non posso prendermi anche le responsabilità che non competono alla Regione. Se volete lo facciamo in una Commissione ad hoc, però non vi devo spiegare la storia di Open Fiber perché voi potreste spiegarla a me, poiché siete altrettanto conoscitori del territorio e delle dinamiche che riguardano i territori, avendo anche voi amministrato a livello locale, sapete perfettamente, conoscete le vicende di Open Fiber, che ovviamente opera su una concessione statale. I ritardi accumulati da quella realtà... Se vogliamo possiamo dire che è colpa della Regione, come su tutto. Se mancano i soldi in sanità perché lo Stato non finanzia il sistema sanitario nazionale possiamo dire che è colpa della Regione. Se mancano le risorse sul fondo sociale perché lo Stato non ce le mette possiamo dire che è colpa della Regione. Possiamo dire che è sempre colpa della Regione. Va bene, fa parte del gioco. Però, poi, c’è la realtà. La realtà è che c’è una concessione statale su cui opera Open Fiber, ed è una realtà che ha generato e genera molti problemi, con cui noi abbiamo un rapporto conflittuale, perché chiediamo di ottemperare a cose sulle quali siamo in ritardo. Sì, siamo in ritardo. Vero. Però un conto è aprire un capitolo sulle concessioni statali e su come vengono realizzate; un conto è dire cosa sta facendo la Regione.

Siccome poco tempo fa abbiamo incontrato ‒ e stiamo incontrando ‒ tutti i 121 sindaci dell’Appennino emiliano-romagnolo, da Piacenza a Rimini, più quelli del basso ferrarese, io sto invitando tutti i consiglieri regionali quando vado nei territori. Siccome, anche lì, non ho nulla da nascondere, venite e ascoltate quello che dicono i sindaci dei vari territori e sentite che cosa dicono quando parliamo di telefonia. Siccome gli interventi li stiamo facendo... Con difficoltà, con ritardi. Si dovevano fare anni prima. Va bene. Però li stiamo facendo. I numeri che vi sto dicendo sono numeri reali, dal parmense al piacentino, al reggiano, che sono le aree che hanno avuto più problemi dal punto di vista della copertura telefonica, a scendere. Venite e sentite quello che dicono. Gli interventi li stiamo facendo, ovviamente limitatamente alle possibilità che abbiamo.

Le cifre che ho detto, cioè i 23 che abbiamo posizionato dal 2020 a oggi, i 23 ripetitori, i 6 che stiamo facendo nel 2023 e i 17 che faremo da qui al 2025, per il posizionamento di 43 ripetitori lungo tutta la dorsale dell’Appennino emiliano-romagnolo, sono un dato di fatto. Siccome parliamo di infrastrutture e siccome nel dibattito qualcuno ha allargato un po’ lo spettro, è un fatto che stiamo mettendo 11 milioni di euro di risorse ‒ chiedetelo ai vostri sindaci, nei vostri Comuni ‒ per le infrastrutture, in questo caso materiali, sulle strade, per le asfaltature delle strade comunali.

Quando vado in giro e incontro i sindaci parliamo di infrastrutture. Poiché parliamo di infrastrutture materiali e immateriali, non è che devo raccontare loro queste cose perché devo inventarmi chissà che cosa. Sono semplicemente gli atti e i fatti che stiamo realizzando. Non sono ancora sufficienti? Bisogna fare di più? Sì, sempre. Però non veniteci a dire che non sta succedendo niente sulla telefonia. Open Fiber l’ho detto.

Anche ad Alto Reno Terme, per rispondere alla consigliera Evangelisti. La consigliera Evangelisti vedrà che, da qui al 2025, i ripetitori in quel territorio... Purtroppo non abbiamo la bacchetta magica. Purtroppo non abbiamo la bacchetta magica e purtroppo esiste la realtà, come esiste la realtà per chi invocava i blocchi navali e poi oggi si trova a dover gestire una realtà che evidentemente è un pochino più complessa. La bacchetta magica non ce l’ha la presidente del Consiglio e non ce l’abbiamo neanche noi, quindi da qui al 2025 metteremo il ripetitore anche nel Comune di Alto Reno Terme, per coprire quella parte della vallata di quel Comune, che è scoperta, lo faremo da qui al 2025, come sa il Sindaco di quel territorio, come sanno i cittadini di quel territorio che abbiamo incontrato.

Non li avremo incontrati tutti, qualcuno avrà incontrato anche lei, d’altra parte, non pretendiamo di avere il 100 per cento, perché non siamo mica in Bulgaria, però ci interessa dare risposte ai cittadini, e questi sono numeri fatti e atti sui quali possiamo confrontarci con grande tranquillità, perché sono fatti e atti che hanno a che fare con la realtà.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore.

Siamo in dibattito generale sugli emendamenti, dopo la chiusura del dibattito da parte dell’assessore Taruffi.

Michele Facci, prego.

 

FACCI: Sugli emendamenti, grazie.

Ringrazio l’assessore Taruffi, così approfitto, per la schiettezza e soprattutto per aver ammesso il ritardo con cui la Regione si muove su questo tema.

Mi permetta una digressione: lei ha detto “eventualmente facciamo una Commissione e parliamo di Open Fiber”, bene, io sono d’accordo, e dico che eventualmente facciamo una Commissione e parliamo di Lepida, di quanto è costata Lepida ai contribuenti emiliano-romagnoli, al ruolo che ha svolto Lepida, di quelli che sono costi e benefici, per capire quanto alla fine l’inefficienza di questo carrozzone abbia determinato anche forse in quello che siamo oggi a discutere. Chiusa la parentesi.

Lei ha fatto un parallelismo che a mio avviso non è pertinente: il fatto che tocchi al pubblico intervenire laddove il privato ritiene poco remunerativo, perché se questo deve essere il paradigma, possiamo fare questo ragionamento in ogni settore della pubblica amministrazione. Io credo che la pubblica amministrazione debba giustamente garantire quello che manca.

Dopodiché, c’è la questione delle priorità, dove è più cogente intervenire sull’ospedale piuttosto che sulla banda larga, potremmo aprire queste riflessioni. Però il dato di fatto è – e io ho portato i numeri, perché come lei mi insegna, parlano gli atti in quest’aula, ma parlano ovviamente i numeri in assoluto nella realtà – che se la situazione di copertura internet per le famiglie, dal vostro portale di Agenda digitale è la medesima del febbraio del 22, vuol dire che non solo siamo in ritardo, ma siamo clamorosamente in ritardo.

Poi, io sono stato il primo a riconoscere che sulle scuole c’è una lenta progressione. Ma, o c’è un cambio di passo anche nella questione scuola; oppure, arriveremo al completamento nel 2027, forse entro il 2027, entro il 2026. Comunque sia, abbiamo ancora… Soprattutto, siccome i territori più penalizzati sono quelli dell’Appennino, scuole che lei conosce forse meglio di me – tolgo il forse –lei capisce che i problemi per chi abita in montagna permangono.

Possiamo fare aspettare tanti anni a queste realtà? A mio avviso no. Quindi, bisogna ribaltare l’agenda delle priorità.

Vengo agli emendamenti e mi scuso se ho rubato tre minuti e mezzo parlando in senso più ampio. Io vedo quattro emendamenti e chiedo al presidente dell’Assemblea se è corretto. Ritengo quindi che i quattro punti vadano votati separatamente, sono di fatto quattro emendamenti all’interno di un unico documento…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Facci, come lei ben sa, sono quattro emendamenti, quindi sono quattro votazioni.

 

FACCI: No, è un documento unico e non sono divisi. Comunque, va benissimo.

Certamente, sul n. 1 voteremo favorevole perché è una migliore specificazione di un passaggio contenuto nella risoluzione di fondo; sul n. 2, come ho anticipato, voteremo contro. Il fatto cioè che l’impegno allora assunto, e allora l’assessore era l’assessore Donini, non è stato mantenuto, è una verità. Volete nascondere la verità con un emendamento? È la verità. Noi voteremo contro perché dal nostro punto di vista questo aspetto altro non fa… Non è un offensivo, non è una lesa maestà, è la fotografia di una situazione purtroppo presente, che se vogliamo è stata confermata dalle parole dello stesso Taruffi, quando ha detto che siamo in ritardo. Quindi, di fatto, l’impegno è mantenuto.

Voteremo contro il punto n. 3. Il fatto che si voglia magnificare un’attività dell’Amministrazione regionale, della Giunta regionale che, in realtà, ci restituisce i numeri che ho restituito, anche questo non è in alcun modo condivisibile, nonostante il terzo periodo dell’emendamento n. 3 preveda, di fatto, il riferimento a un ordine del giorno che vede la mia prima firma, che, di fatto, è stato approvato da quest’aula.

Sulla sostituzione del dispositivo, sul punto n. 4 del dispositivo, di fatto, ci asterremo. È un tentativo di rimescolare il dispositivo della risoluzione originaria. Non è, a nostro avviso, in perfetta buona fede, perché si vuole ‒ anche qui ‒ continuare a magnificare e ad assolvere, soprattutto, le responsabilità di chi avrebbe dovuto fare in modo che non si arrivasse a questa situazione. Quindi, non ci può essere una condivisione totale.

In ogni caso, e concludo, assessore Taruffi, il fatto che ci siano degli impegni, come per esempio lei ha ricordato, su tralicci, su ripetitori e quant’altro, sicuramente va nella direzione giusta. Non potrei dire diversamente. Però converrà con me che se nelle località più disagiate, più periferiche non ci sono le condizioni, non dico ottimali, ma le condizioni normali che altrove vi sono... Perché i dati sono molto precisi. Nelle zone urbanizzate, nelle zone a ridosso della città i problemi non esistono, sostanzialmente.

Quindi, se vogliamo garantire ‒ come stiamo cercando di garantire ‒ servizi, vogliamo implementare il turismo, costruiamo ciclovie, prevediamo dei bandi per incentivare le persone... Sappiamo qual è il nostro orientamento sui bandi, qual è il nostro giudizio sui bandi, che non sono sufficienti, che sono obiettivamente spesso insufficienti, però, se quella è la direzione, bisogna realmente – ripeto ‒ che cambi la priorità su questo.

Io stesso dico che, se vogliamo in qualche modo incentivare, non a caso prima si è parlato di lavoro a distanza o qualsiasi cosa, le imprese oggi cosa reclamano? Infrastrutture tradizionali e infrastrutture telematiche, è una richiesta che fanno ormai da vent’anni, da quando c’è stato sostanzialmente lo sviluppo della telematica e oramai la presenza della rete in tutta la nostra vita.

Se questo non è garantito, come lei sa meglio di me, non riusciamo a garantire posti di lavoro, non riusciamo a garantire servizi immediati, a partire, per esempio, da servizi sanitari che anche loro viaggiano con la telematica in maniera importante.

Allora, il fatto che si venga a sostenere che siamo i primi in Italia, che i gestori telefonici ci guardano con soddisfazione e chiedono quello che lei ha riferito prima non può essere motivo di soddisfazione, forse Bonaccini si gonfia il petto perché dice “caspita, avete visto? Sono venuti a chiedere anche TIM piuttosto che altri, siamo bravi, siamo i primi della classe”, ma noi in montagna di questo potenziale autocompiacimento del presidente non ci facciamo nulla.

Io credo - e concludo – che occorra un’attività diversa, posso riconoscere a lei, come spesso e volentieri le ho riconosciuto, una maggiore volontà, una maggiore disponibilità, anche una maggiore sensibilità nel cambiare il passo su alcune problematiche, però occorre obiettivamente che ci sia urgenza, che ci sia una priorità, cosa che allo stato non è ancora percepibile.

Se poi ci sono atti che mi smentiscono, accetto di essere smentito, però io sarei molto più soddisfatto se vi fossero più infrastrutture, più possibilità per le famiglie del nostro Appennino piuttosto che altre scelte che l’Amministrazione regionale magari ha intenzione di fare.

Questo è il nostro orientamento sugli emendamenti e sulla questione banda larga.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Altri in dibattito generale? Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie.

Sugli emendamenti, chiaramente, con il consigliere Daffadà c’è stata un’interlocuzione, per cui preannuncio che contrariamente ai miei colleghi li voterò tutti, perché sono frutto un po’ di una mediazione. Come ben sapete, ormai credo mi conosciate un po’, tendo sempre, da parte mia, a cercare di portare il risultato concreto non tanto le contrapposizioni politiche.

Poi, è chiaro, nel dibattito ci sta che escano i diversi punti di vista e vengano rilevate le cose da una parte o dall’altra, che funzionano o non funzionano.

A me interessa molto che quando si tocca con mano un problema, quando un cittadino, come quando ero sindaco, veniva da me e mi diceva: tu racconti nel tuo bilancio, nei tuoi documenti di pianificazione pluriennali che farai gli asfalti, ma quando la chiudi la buca davanti a casa mia? E alla fine da noi i cittadini si aspettano delle risposte puntuali.

Io ho avuto molto piacere che oggi la discussione si sia allargata e che abbia preso dentro, come si dice in gergo, il tema della banda larga oltre che quello della telefonia, e che si sia allargato a tutta la Regione Emilia-Romagna, non solo ai temi puntuali che ho segnalato. Però sono sicuro che le persone, e vi garantisco che non sono poche, e non è da poco tempo che hanno il problema, che mi hanno segnalato questa cosa, sono certo che domani ci chiederebbero: ma per la mia vallata quando ci sarà la soluzione del problema? Perché se ho partecipato al convegno, nel quale si diceva che nel 2019 il 100 per cento dei cittadini… anzi, nel 2021, il 100 per cento dei cittadini sarebbero andati a 100 mega, siamo nel 2023 e non riesco neanche a telefonare a casa per dire che sono in ritardo, o a chiamare un’ambulanza se ho un incidente in un particolare punto del territorio dove vivo.

Credo quindi che sia importante questo. La sollecitazione che ho fatto, cioè il fatto di dire cominciamo ad essere conseguenti, quindi a scendere un po’ di livello dal punto di vista degli annunci e delle grandi strategie, che sono sempre molto importanti, noi quando raccontiamo la nostra Regione, anche correttamente, perché è anche giusto “vantarsi” un po’ di quello che siamo, è anche importante avere un contatto reale con la realtà, e che quando i cittadini segnalano cose, cercare di entrare nel merito della singola problematica, dando delle risposte puntuali.

Per cui io preannuncio che voterò favorevolmente agli emendamenti, chiaramente, e anche alla mia risoluzione, cosa che sono certo che davate per scontata.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dibattito generale sugli emendamenti? Consigliere Daffadà, prego.

 

DAFFADÀ: Grazie, presidente.

Intervengo per ringraziare intanto per il lavoro che abbiamo fatto in queste settimane con il consigliere Mastacchi. Abbiamo condiviso un’esigenza, abbiamo condiviso delle problematiche, come credo sia giusto fare sui territori. Di perfetto non c’è nulla, non c’è mai, neanche in questo caso.

Ci viene sempre da pensare che l’erba del vicino è sempre più verde. In questo caso, è più verde la nostra di quella dei vicini. Credo che ‒ e di questo ne dobbiamo andare fieri e orgogliosi ‒ questa Regione sia una Regione che, prima di tutto, come già l’assessore Taruffi ha detto, ha portato la banda larga in tutti i Comuni del territorio, da Santa Maria del Taro, che è nella mia valle, in Val Taro da Tornolo, a Rimini piuttosto che a Zibello e a Ravenna. Credo che questo debba essere un segnale ed è un segnale importante di attenzione al territorio.

È ovvio che si è iniziato nel passato dalla Pubblica amministrazione. Poi si è portata negli ospedali. Si è portata nelle scuole. È vero, ha ragione il consigliere della Lega, che parla del 62 per cento nelle scuole, ma è un percorso iniziato anni fa, di concerto con i Comuni. Venivano cofinanziati gli interventi con i Comuni. Poi la Regione Emilia-Romagna ha deciso, invece, di farlo con risorse proprie; è vero, arrivano da Roma, però con risorse proprie al 100 per cento, e sta cercando di portare avanti questo lavoro importantissimo, anche lì, senza distinzione di territorio. Le scuole di montagna come le scuole di pianura come le scuole di città.

Credo che vada rimarcato questo impegno. Un impegno che è andato anche nell’area industriale artigianale. Non esiste in nessuna parte d’Italia che nelle aree a fallimento di mercato artigianali la Regione porti la fibra e poi la metta a disposizione dei privati, che non sono le aziende private, ma sono degli operatori, per portare la banda larga alle aziende. Credo che questo sia un segnale importante del territorio.

È chiaro che l’appetito vien mangiando. Probabilmente, anzi sicuramente i cittadini hanno visto, vedono questo nel luogo di lavoro, nelle scuole, negli Enti pubblici e hanno la necessità di averla anche più vicino, a casa piuttosto che nei luoghi più ameni.

Oggi sono soddisfatto, anche del dibattito che c’è stato. È giusto sempre porre l’attenzione su questi temi. L’intento nostro, di condivisione della risoluzione con i nostri emendamenti, è stato proprio questo anche di continuare a pungolare, se me lo consente, la Giunta, a verificare insieme e anche a confrontarci su questi temi che sono importantissimi, perché proprio il fatto che oggi siamo qui ancora a parlarne significa l’importanza che tutto questo ha.

Ringrazio quindi l’assessore Taruffi che non solo invita i consiglieri regionali di Bologna quando inaugura i tralicci nella provincia di Bologna, ma in tutte le province dell’Emilia-Romagna perché credo che, come ha già detto lui, tutti questi servizi verranno estesi e verranno inaugurati in tutta la Regione. Grazie.

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Daffadà.

Consigliere Rainieri.

 

RAINIERI: Presidente, solo per chiedere di aggiungere la firma alla risoluzione a prima firma Mastacchi, quella di cui stiamo discutendo, e anche al primo emendamento proposto da Daffadà, Bulbi, eccetera. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene.

Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

Stessa cosa: vorrei aggiungere anch’io le firme, come il consigliere Rainieri. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene.

In dibattito generale sugli emendamenti non abbiamo altri.

In dichiarazioni di voto congiunte sulla risoluzione e sugli emendamenti qualcuno vuole intervenire?

Io non ho nessuno in dichiarazioni di voto. A questo punto mettiamo in votazione.

Partiamo dagli emendamenti, quindi emendamento a firma Daffadà, Bulbi, Costi, Rainieri e Occhi.

Partiamo dal primo punto dell’emendamento.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Ora mettiamo in votazione l’emendamento n. 2.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 3.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 4.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Ora mettiamo in votazione la risoluzione oggetto 5941 a firma Mastacchi, Evangelisti, Rainieri e Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

(La risoluzione oggetto 5941 è approvata per alzata di mano all’unanimità dei votanti)

 

OGGETTO 5495

Risoluzione per impegnare la Giunta a chiedere al Ministero della Salute di rendere strutturali le misure di contrasto alle zanzare tramite droni già accordate in passato quali deroghe speciali ministeriali in determinati contesti ambientali, soprattutto in riferimento alle aree umide quali risaie o comunque difficilmente raggiungibili via terra. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Mori, Zappaterra, Costa, Sabattini, Rontini, Mumolo, Caliandro, Bulbi, Montalti

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Ora passiamo all’oggetto 5495: risoluzione che impegna la Giunta a chiedere al Ministero della salute di rendere strutturali le misure di contrasto alle zanzare tramite droni già accordate in passato, quali deroghe speciali ministeriali in determinati contesti ambientali, soprattutto in riferimento alle aree umide, quali risaie o comunque difficilmente raggiungibili via terra.

La risoluzione è a firma del consigliere Fabbri e altri.

Dibattito generale. Prego, consigliere Fabbri.

 

FABBRI: Grazie, presidente.

Con questa risoluzione vogliamo trattare un tema che interessa tutto il territorio del Delta grazie ad un importante lavoro fatto dalla Regione Emilia-Romagna negli ultimi decenni, già a partire dalla legge regionale 13 giugno 91 n. 15, con cui è stata data una risposta importante a quei territori del ravennate, ma anche del ferrarese.

Faccio riferimento ai Comuni, in particolar modo, di Ravenna e Comacchio, dove sono state disposte, attraverso questa legge, delle misure proprio eccezionali, volte ad un approccio di lotta biologica alla zanzara.

Questi territori, che sono particolarmente ricchi di biodiversità, di zone umide, di valli, di lagune, al contempo sono anche molto frequentate da milioni di visitatori e turisti che si recano sulla costa. La Regione Emilia-Romagna...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ più di silenzio, per cortesia.

 

FABBRI: La Regione Emilia-Romagna già da anni è impegnata non soltanto attraverso questa legge, ma anche con un gruppo tecnico regionale a supporto dell’applicazione del Piano regionale di sorveglianza e controllo, che viene fatto annualmente e che supporta il Comune di Comacchio, ma più in generale tutto quel territorio che descrivevo poco fa, in queste attività.

Negli ultimi anni, grazie, naturalmente, anche all’evolversi della tecnologia, si è potuto anche approcciare, sempre con questo metodo di distribuzione di larvicidi biologici, quindi un metodo che non arreca danno a queste importanti aree naturali che sono soggette ad allagamenti, a piogge, a maree, ma pensiamo anche alle risaie, alle scoline, ai fossati in agricoltura, che sono il luogo in cui le zanzare, che trasmettono anche virus pericolosi, come Zika e West Nile, si riproducono. Negli ultimi anni, grazie alla tecnologia, ha trovato spazio in via sperimentale e temporaneamente anche l’uso dei droni, che è stato particolarmente efficace in questa sperimentazione perché ha permesso di raggiungere delle zone, delle aree come quelle coltivate, basti pensare al mais, piuttosto che in queste valli e paludi che sono presenti nel Delta del Po, con il lancio di questo monitoraggio e, naturalmente, anche lancio e applicazione di questi larvicidi biologici.

Proprio nell’ambito di questa lotta alla zanzara in queste aree umide o risaie o, comunque, difficilmente raggiungibili, è stata eseguita questa sperimentazione, grazie a delle deroghe ministeriali che hanno in un qualche modo ottimizzato l’efficacia di queste azioni, trattando delle zone infestate con voli di precisione a bassissima quota. Ecco che questa lotta integrata, caratterizzata, lo sottolineo ancora, da un bassissimo impatto ambientale, grazie proprio alla sua specifica selettività d’azione che lo rende innocuo nei confronti degli organismi, umani e non, è diventata particolarmente efficace in questa sperimentazione, dove negli ultimi due anni nel Parco del Delta del Po sono stati autorizzati dal Ministero della salute questi trattamenti.

 Già dallo scorso anno, perché questa è una risoluzione datata 2022 ma ancora attuale, questa deroga non è più stata concessa dal Ministero, anche in relazione al fatto che in una nota emessa dalla Commissione europea in risposta all’autorità spagnola si ribadiva il divieto di distribuire prodotti a mezzo aereo. Ovviamente stiamo parlando in questo caso di droni, ma questo parere ha equiparato i droni ad altri mezzi aerei quali aerei ed elicotteri.

Per questo motivo, dal 2017 sono stati effettuati numerosi test di distribuzione, che hanno permesso di razionalizzare la spesa, ma anche di ridurre i tempi di intervento, migliorare l’accuratezza e la precisione con costi sostenibili, consentendo anche agli operatori di accedere a focolai...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ di silenzio. È veramente complicato ascoltare chi interviene.

 

FABBRI: Focolai difficilmente raggiungibili, dunque l’utilizzo del drone in questi ambienti si è rivelato particolarmente efficace, ed è per questi motivi che ho accennato che impegniamo con questa proposta di risoluzione Giunta e Assemblea a chiedere al Ministero della salute, così come sta avvenendo nell’interlocuzione con gli uffici e con gli assessorati di questa Regione, di rendere strutturali queste misure, a prescindere che si chiamino sperimentazione o deroga, però chiaramente non in maniera generalizzata, ma in quelle aree particolarmente delicate, in determinati contesti ambientali, come quelli che abbiamo evidenziato fino adesso e che sono difficilmente raggiungibili.

Una misura che sicuramente potrebbe dare delle risposte più qualificate anche al comparto turistico, alle strutture ricettive, perché in quel territorio ci sono tantissime strutture ricettive all’aria aperta, come campeggi e villaggi turistici, oltre a stabilimenti, ma più in generale a tutte le attività che esercitano all’aria aperta nel periodo estivo.

So che anche il Comune di Comacchio si è fatto portavoce di questa esigenza, di questa necessità nell’interlocuzione continua che è avvenuta anche nel corso del 2022, in un convegno che si è tenuto sul tema. Ecco perché riteniamo che questa attenzione debba attuarsi e diventare strutturale anche per il futuro. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Fabbri.

Consigliere Bergamini, prego.

 

BERGAMINI: Grazie, presidente.

Naturalmente, anch’io ho sentito l’amministrazione di Comacchio, che si è detta molto soddisfatta della sperimentazione, quindi anche favorevole. Siamo favorevoli, come Gruppo politico, a questa risoluzione, nella speranza, naturalmente, che venga tutto correttamente normato e diventi quindi la normalità.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dibattito generale? Non c’è nessuno in dibattito generale.

Dichiarazioni di voto sulla risoluzione? Non ci sono dichiarazioni di voto.

A questo punto, mettiamo in votazione la risoluzione oggetto 5495, a prima firma Fabbri.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

(La risoluzione oggetto 5495 è approvata per alzata di mano all’unanimità dei votanti)

 

OGGETTO 6487

Risoluzione per impegnare la Giunta a eliminare il limite temporale entro il quale gli studenti della Regione possono fare richiesta dell’abbonamento gratuito denominato “Salta su” per il trasporto pubblico. A firma dei Consiglieri: Facci, Occhi, Rainieri, Pompignoli, Pelloni, Delmonte

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Oggetto 6487: risoluzione che impegna la Giunta a eliminare il limite temporale entro il quale gli studenti della Regione possono fare richiesta dell’abbonamento gratuito denominato “Salta su” per il trasporto pubblico. La risoluzione è a prima firma Facci.

Apriamo quindi il dibattito generale. Prego, consigliere Facci.

 

FACCI: Un attimo che la recupero.

Questa risoluzione nasce a seguito della conferma avuta in Commissione, in seguito ad un’interrogazione a risposta orale in Commissione sul fatto che l’amministrazione regionale ha introdotto inaspettatamente una disparità di trattamento fra studenti nell’accesso al servizio gratuito di trasporto.

Ora, vorrei fare un attimo la storia. Partiamo dalla prima misura adottata dalla Regione. Decise con una delibera nel giugno del 20, quindi l’anno era il 2021, per i giovani under 14, sostanzialmente, di poter prevedere la gratuità del trasporto pubblico, quindi l’erogazione di abbonamenti annuali gratuiti. È importante la motivazione connessa a questa misura. Questa iniziativa ha una finalità sociale: sollevare le famiglie da un costo legato al trasporto pubblico; veicolare i valori della sostenibilità ambientale e della sicurezza, intesa nel duplice significato sia di mezzi sicuri su strada sia di mezzi sanificati, quindi igienicamente sicuri; incentivare ed educare all’utilizzo del trasporto pubblico i giovani cittadini, a scapito della mobilità privata. Si chiamava “Grande under 14”. Questa agevolazione venne introdotta senza limitazioni di tempo entro il quale avanzare la richiesta. Quindi, poteva essere effettuata in qualsiasi momento dell’anno scolastico.

Arriviamo all’anno dopo, a maggio del 2021. La Giunta conferma anche per l’anno successivo questa campagna abbonamenti, quindi la gratuità del “Grande under 14” che veniva rinnovato, con una novità. Vale a dire: era stata successivamente ampliata, questa offerta, anche per gli iscritti alle scuole superiori di secondo grado, purché, però, visto che la platea in qualche modo si andava ad allargare, costoro, le loro famiglie, potessero dimostrare un’attestazione ISEE minore o uguale a 30.000 euro.

Qua introduciamo la prima disparità. Per il “Grande under 14” non era prevista nessuna limitazione temporale. Invece, per il secondo, quindi quello per gli istituti superiori, in realtà era previsto un termine di richiesta, un termine entro il quale poter esercitare la richiesta, che era stato prorogato prima al 31 ottobre 2021, poi al 15 novembre 2021. E già qua abbiamo una limitazione: studenti che non hanno un limite di tempo per chiedere l’abbonamento gratuito e studenti che hanno, invece, un limite di tempo.

Arriviamo al giugno del 2022. La Regione unifica le due misure. Non si chiama più “Grande under 14” e “Salta su” ‒ termini molto originali e curiosi ‒ per gli studenti delle scuole superiori. Si chiama tutto “Salta su”, e viene confermata, ma abbiamo la previsione di un limite temporale al 31 dicembre 2022, entro il quale richiedere questo abbonamento.

Cosa significa? Significa che magari una famiglia che si trasferisce, che cambia scuola da una regione all’altra e viene a Bologna, arriva a gennaio o a febbraio, dice “qui c’è un abbonamento gratuito”, prova ad andare a farne richiesta, ma no, mi dispiace, dovevate esercitare questa opzione entro il 31 dicembre 2022.

Il punto è: se l’abbonamento gratuito ha una duplice funzione, così come il presidente Bonaccini ebbe a dichiarare non ricordo la data, ma nella premessa della risoluzione è indicato il riferimento, “le iniziative per il trasporto pubblico agli studenti sono tra le misure di cui siamo più orgogliosi, attenzione per i più giovani, impegno per la sostenibilità, il trasporto pubblico locale e la transizione ecologica, aiuto concreto alle famiglie in un momento di grande difficoltà economica, dal caro bollette agli aumenti dei carburanti, quindi un’azione di welfare reale” Bonaccini dixit.

“Grande” e “Salta su” sono due provvedimenti chiave della nostra legislatura, perfettamente inseriti nel Patto per il lavoro e per il clima e noi vogliamo renderli ancora più efficaci e incisivi, semplificando da subito le procedure per ottenere gli abbonamenti gratuiti, così da incentivarli e poter aiutare un numero maggiore di famiglie”. Bene, la previsione temporale al 31 dicembre 2022 va perfettamente in contrasto con quello che il presidente Bonaccini ebbe a dichiarare e a promettere alle famiglie degli emiliano-romagnoli.

Evito di richiamare le dichiarazioni dell’assessore Corsini, così come evito di richiamare la stessa deliberazione della Regione, dell’Assemblea del settembre 2021, quando si votò l’atto di indirizzo triennale in materia di programmazione e amministrazione del trasporto pubblico regionale e della mobilità sostenibile del 2021-2023, in cui si parlava appunto di “gratuità garantita a tutti gli studenti”.

Tra l’altro, e guardo i consiglieri dell’ala destra, ma sinistra, nella sostanza, di questa aula che è praticamente... Come l’iniziativa della Regione di rendere il trasporto pubblico gratuito per gli studenti delle scuole risulta una delle azioni centrali all’interno del PAIR 2030, di cui parleremo e cominciare a parlare nelle prossime settimane.

Il punto è: perché prevedere una limitazione temporale a queste richieste, se in realtà si ritiene che l’abbonamento gratuito sia una misura di supporto alle famiglie? Sia una misura che va a favore della mobilità sostenibile? Sia una misura di cui il presidente Bonaccini dice “noi siamo orgogliosi, perché noi abbiamo fatto questa grande cosa”? Tra l’altro, una limitazione temporale che in origine non c’era.

Il punto allora è che riteniamo, e da qui, appunto, la risoluzione, che la previsione di questo limite temporale sia in contrasto con gli obiettivi sottostanti all’introduzione della misura, ma non solo, che di fatto si crei una disparità fra studenti, fra chi in qualche modo è stato in grado di rispettare, perché più attento, perché di fatto c’è anche un altro aspetto che è emerso: che alcuni lo ricevono direttamente a casa, altri no, si devono attivare, online o in presenza, si sarebbero dovuti attivare, poi verosimilmente sarà anche per gli anni successivi. Il tema è che gli stessi studenti non sono uguali davanti alla Regione: chi arriva prima si accasa, chi arriva dopo in qualche modo viene penalizzato.

Questa risoluzione, allora, molto semplicemente, chiede e impegna la Giunta regionale ad eliminare, come era in origine, questa limitazione temporale, per poter effettuare questa richiesta e quindi poter consentire l’accesso degli studenti under 14, così come quelli under 19, con i limiti ISEE già previsti, consentire l’accesso all’uso gratuito dei servizi di trasporto pubblico della Regione Emilia-Romagna sia del percorso casa-scuola, sia del tempo libero senza la previsione di alcun limite temporale per la presentazione della relativa domanda.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Altri? Consigliere Occhi, prego.

Anche lei, consigliere Costa, si era prenotato? Non l’ho visto.

Consigliere, se per lei va bene, prima il consigliere Costa e poi il consigliere Occhi.

 

COSTA: Non volevo mica passare avanti al collega Occhi. Intanto grazie, allora.

Siamo di fronte a un’azione amministrativa di successo. Il fatto che si discuta della necessità, eventualmente, di rimuovere il limite temporale affinché uno studente o la sua famiglia possano presentare domanda per ottenere il “Salta su” significa che la domanda esiste e che lo strumento che è stato pensato da questa Regione viene utilizzato, e viene utilizzato con grande soddisfazione, dagli studenti e, di conseguenza, dalle loro famiglie.

È uno strumento che non conosce eguali, a livello nazionale, se non forse qualche altro raro esempio non di questa portata, che credo meriti di essere rivendicato con orgoglio da tutta quanta questa Regione, proprio per i princìpi che hanno mosso l’Istituzione, per l’efficacia che sta conseguendo da quando è partito fino ad oggi, che possa diventare per questo, magari, uno stimolo, una sollecitazione, un pensiero a essere tradotto in un provvedimento strutturale su tutto quanto il territorio nazionale. Anche qui, per evitare che Regioni virtuose o attente o maggiormente attente o che hanno anche le risorse economiche disponibili per introdurre strumenti di questo genere lo facciano, mentre altri territori meno fortunati o meno attenti o con meno capacità economica di questa Regione non lo facciano, quindi si crei una discrepanza tra gli studenti, i ragazzi, le fasce più giovani della popolazione del Paese, che è uno e uno soltanto, fortunatamente.

Siamo di fronte, quindi, a un fatto di successo. Ne abbiamo discusso anche in Commissione. Il collega Facci ha portato la questione, come ha ricordato lui stesso attraverso l’interrogazione, dell’introduzione di questo limite temporale, che ha una ratio del tutto amministrativa, però non è, credo, sufficientemente dimostrato come questo limite temporale sia diventato un disincentivo all’utilizzo dello strumento “Salta su”. Anzi. La stragrande maggioranza delle domande di abbonamento “Salta su” arriva (lo dicono le statistiche) nel momento in cui si apre la piattaforma a luglio, arrivando a punte di 3.600 richieste al giorno, per poi scemare verso ottobre e nella parte finale dell’anno (novembre, dicembre) arrivare quasi a zero richieste, nel senso che tutti coloro i quali hanno necessità di ottenere il “Salta su”, così come facevano al momento dell’abbonamento normale, quando dovevano acquistarlo per andare a scuola, perché l’anno scolastico inizia a settembre, incominciano a prepararsi già nel corso dell’estate, quindi noi abbiamo tenuto questo tipo di tempistica.

Si dirà “ma perché allora, rispetto all’inizio, è stato introdotto il limite temporale?”, per una questione amministrativa che richiamavo prima. La Regione, attraverso il proprio bilancio, rimborsa le aziende del trasporto che erogano il servizio e che lo erogano gratuitamente in forza del “Salta su” che noi abbiamo istituito, quindi c’è anche una necessità di fissare una linea temporale entro la quale le aziende fanno sostanzialmente il rendiconto di quanti abbonamenti sono stati erogati, quindi di quanto servizio hanno erogato, e in forza di questo rendiconto chiedono poi il rimborso alla Regione Emilia-Romagna, quindi c’è soltanto una questione meramente tecnica e amministrativa, che però ‒ torno a dire ‒ non disincentiva all’utilizzo del “Salta su”. Anzi.

La risoluzione che è stata presentata dai colleghi, evidentemente sollecitati da qualcuno che non era riuscito, da qualche famiglia che giustamente in questo caso ha segnalato di non essere riuscita a ottenere, perché non ha presentato la domanda in tempo, il “Salta su” è la dimostrazione puntuale di quanto lo strumento sia stato percepito. ritenuto utile e richiesto dalle famiglie emiliano-romagnole.

C’è alla base dell’iniziativa del “Salta su” un pensiero: prima di tutto accompagnare la gratuità del trasporto nei percorsi casa/scuola. Ecco perché la piattaforma si apre a luglio, riguarda gli studenti delle scuole elementari, medie, superiori e istituti professionali, poi abbiamo via via allargato, andando a ricomprendere anche quegli istituti frequentati da studenti emiliano-romagnoli che insistono in territori extra regionali, ma al confine con la nostra Regione, quindi c’è la necessità di legare lo strumento prima di tutto alla frequenza scolastica.

Si è poi pensato, proprio perché si voleva accompagnare l’abbonamento, cioè l’elemento della gratuità, alla costruzione di una cultura della mobilità sostenibile, di estendere la validità di questo abbonamento gratuito anche nei mesi non scolastici. Tant’è che la gratuità del trasporto non termina con l’anno scolastico, non va da settembre a giugno, per capirci, ma vale anche nei mesi estivi.

Si è partiti quindi dall’idea di garantire il trasporto scolastico gratuitamente, poi si è estesa la validità della gratuità dell’abbonamento anche nei mesi estivi, per innestare sopra l’azione amministrativa anche un pezzo di elaborazione culturale, quindi avvicinar le fasce più giovani della popolazione all’uso del trasporto pubblico, con tutte le conseguenze positive che questo può avere, estendendo la validità anche nei mesi estivi.

Lo dicevo prima, ne abbiamo parlato anche in Commissione: 3.600 richieste al giorno vengono ricevute dai diversi canali che si occupano dell’abbonamento, che vengono evase in tempo utile, raccontano del lavoro, dello sforzo che questa Regione sta facendo insieme all’azienda dei trasporti per garantire l’efficacia dello strumento.

Provare a superare anche il vincolo del 31 dicembre, al netto che non garantisce, io credo, come dicevo prima, un maggior utilizzo, perché il maggiore utilizzo già lo stiamo registrando, rischia di diventare un problema in termini di rendicontazione e di trasparenza, quindi crediamo che non sia corretto.

Piuttosto, lo richiamava anche il collega Facci, ci sono diversi canali attraverso i quali si può accedere a questo strumento, tra chi lo riceve direttamente a casa, a seconda dell’istituto che si sta frequentando, cioè se elementari e medie, piuttosto che scuola superiore, piuttosto che istituto professionale, a chi risiede in città piuttosto che fuori, a chi ha un ISEE, e questo vale per le scuole superiori; ci sono diversi canali, diverse specifiche per ottenere lo strumento.

Su questo forse, pur essendo tutte le informazioni online, pur essendo una procedura di richiesta esclusivamente online, quindi in un certo qual modo facilitata, io credo che si possa, anche attraverso il lavoro della Commissione, oliare ancora in modo migliore il meccanismo, rafforzando anche la campagna di comunicazione, questo sì, però va registrato che dal momento in cui è iniziato l’utilizzo di questo strumento ad oggi, già l’implementazione della campagna di comunicazione si è registrata e i risultati si sono ottenuti. Però forse nell’informazione si può ancora lavorare meglio, nell’unificazione, per così dire, dei canali attraverso i quali accedere allo strumento piuttosto che lavorare sul superamento del limite temporale, che ‒ come dicevo prima ‒ ha una ratio puramente amministrativa e che afferisce alla rendicontazione, all’iscrizione dei bilanci delle aziende nel bilancio della Regione dei rimborsi conseguenti, delle poste di bilancio necessarie a coprire i rimborsi conseguenti e anche alla trasparenza.

Chiudo su questo. Potremmo, forse, anche, approfondendo il lavoro in Commissione, e ne avevamo ragionato proprio quando ne abbiamo discusso, audire le aziende di trasporto su gomma delle zone limitrofe, al confine con la nostra regione, per omogeneizzare l’offerta. E poi da lì, magari, provare a costruire insieme una proposta perché questo strumento, rivolto alle fasce più giovani della popolazione, in particolare al mondo studentesco, possa diventare una misura nazionale per rispondere alle esigenze che richiamavo in apertura di intervento.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Costa.

Ci sono ancora degli interventi su questa risoluzione. Sono passate le ore 17,30, quindi chiuderei qui e la riprenderei la prossima volta.

Grazie a tutti. Buona serata.

 

La seduta ha termine alle ore 17,31

 

ALLEGATO

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI; Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Marta EVANGELISTI; Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il sottosegretario Davide BARUFFI

gli assessori Paolo CALVANO, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Alessio MAMMI, Igor TARUFFI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Stefano BONACCINI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare gli assessori Vincenzo COLLA, Andrea CORSINI, Paola SALOMONI e i consiglieri Luca CUOGHI, Gabriele DELMONTE, Giulia GIBERTONI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 6490

Risoluzione in merito alle modalità di accertamento del tumore al seno al fine del riconoscimento di disabilità. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Amico

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Maletti Francesca, Zappaterra, Montalti, Amico, Zamboni, Pigoni, Soncini, Bulbi

«Nel dispositivo:

al terzo punto le parole "e all'INPS soluzioni" sono sostituite dal seguente testo: "per la stesura dei decreti attuativi della Legge 22 dicembre 2021 n. 227 (legge delega in materia di disabilità)";»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Maletti Francesca, Amico, Bulbi, Montalti, Pigoni, Soncini, Zamboni, Zappaterra

«Nel dispositivo:

al quarto punto il seguente testo: "a proporre al Governo alle competenti Commissioni parlamentari l'adozione di soluzioni dirette a prevedere", è sostituito dalle parole "a prevedere";»

(Approvato)

 

 

 

OGGETTO 5941

Risoluzione per impegnare la Giunta ad assicurare, nel breve periodo, ai cittadini del nostro Appennino una copertura stabile per la telefonia mobile e una connessione internet veloce. A firma dei Consiglieri: Mastacchi, Evangelisti, Rainieri, Occhi, Facci

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Daffadà Matteo, Bulbi, Costi, Rainieri, Occhi

«Al terzo punto del "Evidenziato che", tra le parole: "comune di Monterenzio" e "insieme alla Regione" sono inserite le seguenti parole: ", ed inoltre il comune di Valmozzola della Val Taro".»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Daffadà Matteo, Bulbi, Costi

«Al primo punto del "Considerato che", le seguenti parole sono eliminate: "ma ad oggi tale l'impegno non è stato ancora mantenuto"»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma dei consiglieri Daffadà Matteo, Bulbi, Costi

«Prima del dispositivo è inserito il seguente punto:

"Valutato positivamente che

- la Regione Emilia-Romagna ha messo a punto il progetto denominato cellulari di montagna - CellMon, per realizzare infrastrutture porta antenne laddove queste siano inesistenti, in aree collinari o montane, proprio per consentire la copertura di aree scoperte mettendo tali infrastrutture a disposizione di operatori cellulari;

- la Giunta sta monitorando le richieste provenienti dai territori e pianificando le azioni di intervento, riuscendo a superare gravi scoperture presenti, per superare situazioni di divario in aree montane laddove il mercato in autonomia non sceglie di procedere;

- l'Assemblea Legislativa ha già approvato l'oggetto 6165 "Ordine del giorno collegato all'oggetto assembleare n. 5910" in data 21 dicembre 2022 in cui impegna la Giunta "a procedere al potenziamento delle infrastrutture di comunicazione per imprese, scuole famiglie, comunità, con priorità per le zone di montagna e delle aree interne della nostra Regione, ad oggi ancora gravemente condizionate dall'importante divario digitale che ne compromette le capacità di autosufficienza di sviluppo"."»

(Approvato)

 

Emendamento 4, a firma dei consiglieri Daffadà Matteo, Bulbi, Costi

«Il dispositivo è sostituito con il seguente testo:

- ad assicurare il tempestivo intervento e il monitoraggio continuo a favore della copertura stabile della telefonia mobile e la connessione Internet veloce a favore dei cittadini del nostro Appennino. Ciò per garantire una comunicazione sempre più agevole e capace di travalicare i confini sia per la comunità che per le imprese, in un'ottica di sicurezza e sviluppo territoriale, a conferma dell'impegno per lo sviluppo della nostra montagna assunto dal Presidente nel programma di mandato e ribadito anche dal recente bando rivolto alle giovani coppie e famiglie per acquistare una casa in uno dei 121 comuni dell'Appennino emiliano-romagnolo.»

(Approvato)

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

RISOLUZIONI

 

6579 -  Risoluzione per impegnare la Giunta a tenere aperto il tavolo di confronto con le imprese di costruzioni, mondo produttivo, rappresentanze sindacali e istituti di credito, al fine di sollecitare il Governo a mettere in campo interventi per evitare le gravi conseguenze sociali ed economiche che rischiano di essere determinate dal blocco della cessione del credito dei bonus edilizi. (13 03 23) A firma dei Consiglieri: Mumolo, Mori, Caliandro, Costa, Gerace, Zappaterra, Daffada', Fabbri, Sabattini, Bulbi, Pillati, Rontini

 

6581 -  Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere maggiori attività di controllo che assicurino la parità di trattamento tra tutti i richiedenti dell'alloggio Erp sotto il profilo della valutazione del requisito della impossidenza. (13 03 23) A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

 

6584 -  Risoluzione per impegnare la Giunta regionale a tenere monitorata la situazione del Servizio radio-televisivo locale pubblico e privato anche al fine dello sviluppo del territorio della regione. (14 03 23) A firma dei Consiglieri: Zappaterra, Evangelisti, Castaldini, Mastacchi, Rancan, Amico, Pigoni, Piccinini, Zamboni

 

6586 -  Risoluzione per impegnare la Giunta a relazionare con la massima urgenza in Assemblea legislativa circa lo stato della sanità regionale, ed in particolare al prospettato buco di bilancio e alle indicazioni fornite alle Aziende sanitarie sulla contrazione della spesa. (14 03 23) A firma della Consigliera: Castaldini

 

INTERROGAZIONI

 

6580 -  Interrogazione a risposta scritta per avere una mappatura degli ambulatori di Medicina Generale e di Pediatria che presentano barriere architettoniche. A firma del Consigliere: Cuoghi

 

6582 -  Interrogazione a risposta scritta relativa al progetto di revisione organizzativa del servizio infermieristico domiciliare con estensione della pronta disponibilità notturna, avviato dall'Ausl Romagna. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Pompignoli, Liverani, Montevecchi

 

6583 -  Interrogazione a risposta orale in commissione per sapere se la Giunta intenda implementare forme di allontanamento dei lupi considerati "confidenti", utilizzando metodologie che riducano le aggressioni e le predazioni. A firma dei Consiglieri: Occhi, Catellani, Bargi, Rainieri, Facci, Delmonte, Liverani, Rancan, Pompignoli, Montevecchi

 

6585 -  Interrogazione a risposta orale in commissione in merito alla revoca dei contributi regionali alla società Silk-Faw Automotive Group Italy s.r.l. A firma della Consigliera: Castaldini

 

6587 -  Interrogazione a risposta scritta in merito a una possibile chiusura del reparto Covid Intensive Care del Policlinico Sant'Orsola di Bologna. A firma della Consigliera: Evangelisti

 

6588 -  Interrogazione a risposta scritta in merito a una serie di incontri su temi legati al diritto di cittadinanza, tenuti dal sindaco di Bologna nelle scuole secondarie di primo grado. A firma della Consigliera: Evangelisti

 

6589 -  Interrogazione a risposta scritta circa le misure da intraprendere per sensibilizzare i più giovani sui gravi rischi del fenomeno del "Daredevil selfie" (selfie temerario). A firma della Consigliera: Evangelisti

 

(Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno n. 4 prot. NP/2023/568 del 16 marzo 2023)

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti - Rainieri

Bergamini - Montalti

 

 

Espandi Indice