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SEDUTA DI MERCOLEDÌ 26 LUGLIO 2023

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

INDI DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 7162

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali iniziative la Giunta intenda intraprendere per far fronte agli ingenti danni subiti dai cittadini emiliano-romagnoli a causa della grandine, soprattutto alla luce della difficile situazione delle produzioni agricole regionali. A firma dei Consiglieri: Bargi, Pompignoli, Catellani, Pelloni, Delmonte, Facci, Marchetti Daniele, Stragliati, Occhi, Rancan, Liverani, Bergamini, Rainieri, Montevecchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

BARGI (Lega)

MAMMI, assessore

BARGI (Lega)

 

OGGETTO 7163

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sugli interventi da attuarsi sul ponte sito in località Taravelli, nel comune di Ferriere (PC). A firma del Consigliere: Molinari

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

MOLINARI (PD)

MAMMI, assessore

MOLINARI (PD)

 

OGGETTO 7164

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda attivarsi per delocalizzare gli allevamenti di vongole di Goro e Comacchio, colpiti dalla proliferazione incontrollata del granchio blu.              A firma del Consigliere: Mastacchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

MASTACCHI (RCPER)

MAMMI, assessore

MASTACCHI (RCPER)

OGGETTO 7167

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le misure messe in atto dalla Regione per contrastare l'espansione della Peste Suina Africana (PSA), con particolare riguardo alla formazione dei bioregolatori. A firma dei Consiglieri: Occhi, Rainieri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

OCCHI (Lega)

MAMMI, assessore

PRESIDENTE (Petitti)

OCCHI (Lega)

 

OGGETTO 7171

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alla situazione in cui versa il Parco Regionale Laghi Suviana e Brasimone, con particolare riferimento allo stato dei lavori di manutenzione e alle questioni connesse alle attività presenti al suo interno. A firma della Consigliera: Evangelisti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

EVANGELISTI (FdI)

LORI, assessora

EVANGELISTI (FdI)

 

OGGETTO 7170

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito allo scenario regionale dell'accoglienza dei migranti in Emilia-Romagna e ai rapporti con lo Stato per sostenere le azioni di accoglienza. A firma della Consigliera: Bondavalli

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

BONDAVALLI (BP)

TARUFFI, assessore

BONDAVALLI (BP)

 

OGGETTO 7173

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito all'adeguamento della remunerazione dei servizi sociosanitari. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

CASTALDINI (FI)

TARUFFI, assessore

CASTALDINI (FI)

 

OGGETTO 7160

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sull'opportunità di sollecitare Governo, sindacati e associazioni imprenditoriali a definire un accordo urgente a livello nazionale per ridurre i rischi alla salute e alla sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori derivanti dalle ondate di calore e di sostenere a livello regionale intese tra le parti finalizzate a individuare le necessarie modifiche temporanee all'organizzazione del lavoro in presenza di temperature superiori a 35 gradi. A firma della Consigliera: Zamboni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

ZAMBONI (EV)

BARUFFI, sottosegretario

ZAMBONI (EV)

 

OGGETTO 7165

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda opporsi alla prospettiva di nuove estrazioni di gas in Alto Adriatico. A firma della Consigliera: Piccinini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

PICCININI (M5S)

BARUFFI, sottosegretario

PICCININI (M5S)

 

OGGETTO 7168

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alla realizzazione della nuova scuola secondaria di primo grado "Besta", a Bologna, e alla successiva demolizione dell'edificio esistente, con particolare riguardo agli effetti sul prospiciente Parco "Don Bosco". A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

GIBERTONI (Misto)

BARUFFI, sottosegretario

GIBERTONI (Misto)

 

OGGETTO 7169

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali azioni la Regione intenda intraprendere per salvaguardare i lavoratori dello Scatolificio La Veggia s.p.a.. A firma del Consigliere: Amico

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

BARUFFI, sottosegretario

AMICO (ERCEP)

 

OGGETTO 7172

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito ai provvedimenti da adottare per risarcire i veicoli dei privati cittadini e delle associazioni del Terzo settore danneggiati dall'alluvione di quest'anno. A firma dei Consiglieri: Rontini, Caliandro, Daffadà

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

RONTINI (PD)

PRIOLO, Vicepresidente della Giunta

RONTINI (PD)

 

OGGETTO 7028

Elezione del Difensore Civico della Regione Emilia-Romagna (131).

(Discussione ed elezione di Guido Giusti)

PRESIDENTE (Petitti)

ZAPPATERRA (PD)

PICCININI (M5S)

PRESIDENTE (Petitti)

MONTALTI (PD)

PICCININI (M5S)

ZAPPATERRA (PD)

PICCININI (M5S)

 

OGGETTO 7174

Proroga della permanenza in carica del Comitato Regionale per le Comunicazioni (CORECOM) ai sensi dell'art. 19 della legge regionale n. 24 del 1994. A firma del Consigliere: Amico (132)

(Iscrizione all’Ordine del giorno, discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

 

OGGETTO 5242

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Norme per il sostegno economico alle micro e piccole imprese commerciali ed artigiane operanti nel territorio della Regione Emilia-Romagna interessato dai cantieri per la realizzazione di opere pubbliche". A firma dei Consiglieri: Facci, Liverani, Catellani, Bergamini, Pelloni, Occhi, Pompignoli, Marchetti Daniele, Rancan, Rainieri, Montevecchi, Stragliati, Bargi, Delmonte

(Discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

DAFFADA’(PD)

TAGLIAFERRI (FdI)

BARGI (Lega)

COSTI (PD)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetto 7174

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

La seduta ha inizio alle ore 9,48

PRESIDENTE (Zamboni): Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 224 del giorno 26 luglio 2023.

Hanno giustificato la propria assenza i consiglieri Bergamini e Bulbi e gli assessori Colla e Salomoni.

 

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in aula

 

PRESIDENTE (Zamboni): Iniziamo i nostri lavori dallo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

 

OGGETTO 7162

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali iniziative la Giunta intenda intraprendere per far fronte agli ingenti danni subiti dai cittadini emiliano-romagnoli a causa della grandine, soprattutto alla luce della difficile situazione delle produzioni agricole regionali. A firma dei Consiglieri: Bargi, Pompignoli, Catellani, Pelloni, Delmonte, Facci, Marchetti Daniele, Stragliati, Occhi, Rancan, Liverani, Bergamini, Rainieri, Montevecchi

 

PRESIDENTE (Zamboni): Cominciamo dall’oggetto 7162: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per sapere quali iniziative la Giunta intende intraprendere per far fronte agli ingenti danni subiti dai cittadini emiliano-romagnoli a causa della grandine, soprattutto alla luce della difficile situazione delle produzioni agricole regionali. L’interrogazione è a firma dei consiglieri Bargi, Pompignoli, Catellani, Pelloni Delmonte, Facci, Marchetti Daniele, Stragliati, Occhi, Rancan, Liverani, Bergamini, Rainieri, Montevecchi.

Consigliere Bargi, prego.

 

BARGI: Vedo entrare adesso l’assessore Mammi, quindi siamo precisi.

Il question time odierno verte, come da presentazione, sul tema degli eventi eccezionali di maltempo che hanno colpito la nostra regione, in particolare le province di Ravenna, Bologna, Modena, Ferrara, Reggio e Parma, nella giornata del sabato appena trascorso e che hanno riguardato una grandinata fuori dal comune, definirla così è riduttivo, e forti raffiche di vento.

Danni si sono registrati tanto nelle proprietà private, auto, abitazioni, attrezzature agricole. Ci sono stati anche danni alle persone. Diverse persone hanno avuto bisogno di ricevere anche cure mediche, appunto anche per la straordinarietà della grandinata, però il settore più colpito, i danni maggiori sono quelli che hanno investito l’agricoltura, un settore già in sofferenza per tutta una serie di eventi meteorologici e non che interessano il nostro territorio, quasi come, si diceva ieri, ci fosse una forma di maledizione su questa terra, che in questo anno si è trovata a dover sopportare fin troppe criticità; tant’è che sembra quasi pleonastico tornare sul question time su queste tematiche. Se non pleonastico, se non altro ci torniamo in maniera ciclica, però è anche vero che questo rimane per noi il luogo del confronto, del dibattito pubblico, dell’indirizzo politico e anche delle informative istituzionali riguardo anche ad azioni della Giunta, che mette in campo la Giunta.

Abbiamo appreso dai giornali quelli che potevano essere i primi commenti a caldo, con le prime proposte da parte della Giunta, qualcosa è emerso ieri, anche tra le righe del dibattito sul bilancio, su eventuali iniziative che potrebbero essere messe in campo, oggi chiaramente chiediamo un’informazione ufficiale da parte dell’Amministrazione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola all’assessore Mammi per la risposta.

 

MAMMI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliere Bargi, per questa interrogazione che dimostra attenzione ad un settore, quello vegetale delle produzioni ortofrutticole, che, come lei ha detto, è il settore agricolo più in difficoltà e più colpito dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, degli stravolgimenti climatici.

Io sono assessore dal 2020 e ogni sei mesi ho dovuto affrontare una emergenza legata, direttamente o indirettamente, a conseguenze del surriscaldamento globale e quindi dei cambiamenti climatici e di eventi estremi che colpiscono tutti i territori, tutte le comunità, ma in particolar modo il settore agricolo e, nel settore agricolo, le produzioni vegetali, che sono quelle più esposte.

Abbiamo avuto le gelate tardive per tre volte in quattro anni (non era mai accaduto nella storia di questa Regione, perché le gelate potevano succedere, ma non tre volte in quattro anni), abbiamo avuto due anni di pesante siccità, poi abbiamo avuto 4 miliardi di metri cubi d’acqua in 12 giorni, pochi mesi fa.

Abbiamo fitopatie, virus, funghi, che erano scomparsi da decenni nelle nostre produzioni vegetali e che oggi sono riapparse con ancora più gravità e in maniera ancora più estrema.

Gli eventi delle scorse ore, perché purtroppo ci sono state raffiche di vento anche ieri, grandinate anche ieri, ne sono ulteriore conferma, sono ennesimi episodi. Gli eventi sono stati gravi per l’estensione delle aree che hanno coinvolto e anche per il fatto che hanno colpito produzioni vegetali ortofrutticole nel periodo della maturazione, cosa ancora più grave naturalmente.

Noi stiamo facendo la verifica puntuale dei danni insieme alle associazioni agricole, stiamo censendo i danni produttivi, ma anche i danni alle strutture, perché le raffiche di vento hanno travolto strutture, impianti frutticoli, vigneti, le grandinate hanno distrutto o compromesso serre e capannoni, quindi stiamo facendo questo censimento, domani sarò nel ravennate per visitare diversi Comuni coinvolti da questi eventi. Le grandinate, essendo eventi assicurabili, hanno bisogno di una deroga alla legge 102, e ci siamo già attivati, insieme alle altre Regioni italiane, per chiedere al Governo e al Parlamento di derogare alla 102.

Ieri ho sentito il collega Caner, coordinatore della Commissione politiche agricole. La richiesta sta procedendo e sarà una richiesta di deroga alla 102 per poter sostenere le aziende colpite da grandinate, che sarà collegiale, di tutte le Regioni coinvolte da questo evento che, come lei sa, hanno riguardato la Lombardia, il Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e diverse altre Regioni. Abbiamo poi naturalmente deciso di riconoscere l’emergenza regionale a questo evento, ma anche di chiedere l’emergenza nazionale con lo stanziamento di fondi adeguati.

Ieri, nella Giunta regionale abbiamo assunto la decisione di stanziare prime risorse 3 milioni di euro per le famiglie e per tutte le imprese coinvolte, colpite, quindi anche per le imprese agricole. Ricordo poi che attraverso il Piano di sviluppo rurale, noi stanziamo risorse importanti per aiutare le imprese a difendersi dai cambiamenti climatici, da questi eventi. Abbiamo finanziato in questi anni sistemi antibrina per le gelate, abbiamo finanziato reti antigrandine, stiamo investendo molto sulla ricerca e sulla ricerca varietale proprio perché dobbiamo concretamente stare al fianco delle imprese nel reagire a questi fenomeni. Quindi, non dobbiamo né negarli, né porre obiettivi raggiungibili; dobbiamo essere realisti e concreti e stanziare risorse per aiutare le imprese a resistere ai cambiamenti climatici e ai danni che questi naturalmente portano alle loro produzioni.

Abbiamo stanziato quindi 60 milioni di euro al Piano di sviluppo rurale attraverso la Misura 4.1 e altri 60 milioni di euro verranno stanziati all’inizio del 2024, anche per contribuire all’acquisto di sistemi di difesa antigrandine, anti-brina degli effetti dei cambiamenti climatici.

Infine, lei cita nell’interrogazione giustamente le gelate. Sono stato un grande colpo, che abbiamo avuto ad aprile, dove abbiam perso il 70-80 per cento delle produzioni frutticole. Noi stiamo attendendo una risposta dal Parlamento e dal Governo, esattamente come nel 2020 e nel 2021 furono stanziati quasi 100 milioni di euro per quelle gelate, abbiamo chiesto un intervento anche i primi giorni di maggio, subito dopo gli eventi del 2023. Auspichiamo che questo intervento possa arrivare, perché bisogna dare un segnale anche ai produttori di frutta colpiti dalle gelate.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola al consigliere Bargi per la replica.

 

BARGI: Grazie, assessore. Non posso che dichiararmi soddisfatto della pronta reazione della Regione. Ovviamente, mi verrebbe da aggiungere solo una cosa. Visto che, comunque, si sta ragionando anche sul futuro, è vero che il tema del cambiamento climatico ritorna, però è anche vero che io, più che essere appassionato nel continuare a ripeterlo... Non lo dico tanto come critica a lei. Lo dico un po’ in generale. Anche nei dibattiti che si fanno in quest’aula, mi piace di più pensare alle soluzioni per rendere il nostro territorio in grado di rispondervi. Difficilmente avremo la bacchetta magica per cambiarlo nel giro di pochi anni. Non è spegnendo l’auto che cambia il clima.

Quindi, per poter far fronte, bisognerà, in qualche modo, forse cambiare l’approccio anche dello stesso settore pubblico nei confronti di determinati settori, come quello agricolo, nei prossimi anni, per poter in qualche modo agevolare e non causare anche un fuggi-fuggi generale. Se l’agricoltura viene vista un po’ come abbandonata, non più redditizia, cui si aggiungono altre cose (burocrazia, eccetera) che vanno oltre il tema del mero impatto climatico, si rischia, dopo, di andare a ridurre ‒ e sappiamo di quanto si riduce ogni anno ‒ lo spazio coltivato nella nostra regione e di andare a perdere quello che, invece, è sempre stato per noi un settore fondamentale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie a lei.

 

OGGETTO 7163

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sugli interventi da attuarsi sul ponte sito in località Taravelli, nel comune di Ferriere (PC). A firma del Consigliere: Molinari

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo all’oggetto 7163: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula sugli interventi da attuarsi sul ponte sito in località Taravelli, nel Comune di Ferriere, in provincia di Piacenza. L’interrogazione è a firma del consigliere Molinari, che ha la parola per l’illustrazione.

 

MOLINARI: Grazie, presidente.

L’argomento è un luogo particolarmente oggetto di attenzione da parte della Regione. Il Comune di Ferriere è il Comune che ha sicuramente la maggiore estensione territoriale in Provincia di Piacenza, uno anche dei più grandi dal punto di vista del nostro Paese. È una zona con un reticolo viario particolarmente cospicuo, con problemi che riguardano in generale la montagna, che ha avuto in questi anni, ovviamente, molta attenzione da parte anche della Regione, con oltre ‒ in circa nove anni ‒ 58 interventi effettuati da parte della Regione.

In una frazione, la frazione di Rocca, la località esatta è località Taravelli, un ponte ha manifestato, all’interno di una strada di bonifica, problemi strutturali. A seguito di verifiche effettuate da parte dei tecnici del consorzio di bonifica e poi anche del Comune, il problema è che il ponte, per i difetti strutturali manifestati e anche per l’attenzione corretta che le Istituzioni stanno ponendo a queste tematiche, è stato chiuso. È una località ovviamente remota, è inutile girarci intorno, però è una località che ad oggi, con un ristorante e due frazioni, è totalmente isolata, anche perché la soluzione giocoforza è una soluzione complicatissima di viabilità alternativa.

Tecnicamente è stata fatta una valutazione da parte del consorzio di bonifica per quanto riguarda la possibilità anche di un intervento e quindi anche di un importo che comporterebbe, anche per una valutazione tecnica, la scelta di abbattimento e ricostruzione del ponte stesso. Quindi, la domanda è capire come la Regione può intervenire, se riuscirà a interloquire e quindi anche a sostenere finanziariamente questa operazione e in che tempi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Do la parola all’assessore Mammi per la risposta.

 

MAMMI, assessore: Grazie, consigliere Molinari. Grazie per l’interrogazione.

Va innanzitutto premesso che il problema relativo al ripristino della transitabilità della strada di bonifica Ferriere-Rocca, a causa del cedimento strutturale del ponte situato sul rio del Lago Moo in località Taravelli, è noto e che la Giunta regionale si è subito attivata per una sua veloce risoluzione, richiedendo lo stanziamento delle risorse necessarie nel relativo capitolo del bilancio regionale.

Il consorzio di bonifica di Piacenza, nel frattempo, ha redatto, in data 27 aprile 2023, il progetto esecutivo “Interventi di ripristino della viabilità mediante messa in sicurezza del ponte stradale sul torrente, nei pressi della località Rocca nel Comune di Ferriere”, che prevede la demolizione e la ricostruzione del ponte costituito da manufatto composto da due nuove spalle in calcestruzzo armato, poggianti su pali fissi infissi nel terreno, con una campata di luce netta tra le spalle di circa 17 metri lineari e di un impalcato di larghezza totale di circa 6 metri, ottenendo un’unica corsia carrabile netta, larga circa 5 metri. L’importo dei lavori previsti di 500.000 euro verrà coperto in gran parte dal contributo regionale. La quota rimanente sarà in capo al consorzio di bonifica.

Naturalmente il contributo è stato confermato nella legge regionale di assestamento di bilancio e quindi la nostra Giunta, con una delibera che dovremo prendere nei prossimi giorni, dopo l’approvazione dell’assestamento di bilancio delle scorse ore, provvederà il prima possibile ad inserire l’intervento in oggetto nel programma triennale delle opere pubbliche di bonifica, per poter poi procedere immediatamente all’approvazione del progetto e quindi permettere al Consorzio di bonifica di Piacenza, che sarà il soggetto attuatore dell’intervento, di avviare le procedure di affidamento entro il mese di settembre, in modo da consegnare i lavori all’impresa appaltatrice entro brevissimo tempo e riattivare il transito già a partire dal 2024. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola al consigliere Molinari per la replica.

 

MOLINARI: Onestamente non mi aspettavo una celerità nella risposta, quindi ringrazio assolutamente l’assessore e la Regione Emilia-Romagna.

In montagna, quando si parla di stanziamenti di questo tipo, a volte magari arriva anche il commento un po’ ironico di altre zone del territorio che identificano spese del genere come spese sproporzionate, ma l’attenzione da parte di un’Istituzione come la Regione anche su zone con una scarsissima densità abitativa come le nostre dimostra, secondo me, che le Istituzioni in Italia e - lo dico con orgoglio - in Emilia-Romagna funzionano per quanto riguarda la loro missione, anche per quanto riguarda quella sensibilità politica che ogni tanto magari viene scordata. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie a lei.

 

OGGETTO 7164

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda attivarsi per delocalizzare gli allevamenti di vongole di Goro e Comacchio, colpiti dalla proliferazione incontrollata del granchio blu. A firma del Consigliere: Mastacchi

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo all’oggetto 7164: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per sapere se la Giunta intenda attivarsi per delocalizzare gli allevamenti di vongole di Goro e Comacchio, colpiti dalla proliferazione incontrollata del granchio blu.

L’interrogazione è a firma del consigliere Mastacchi, che ha la parola per l’illustrazione.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Parliamo del granchio blu, argomento sul quale nelle prossime ore e giorni discuteremo anche una risoluzione a firma trasversale, per cui argomento assolutamente di attualità.

In Emilia-Romagna, dopo l’alluvione dei primi di maggio, che ha riversato in laguna una quantità enorme di acqua dolce, c’è stata una proliferazione incontrollata del granchio blu. Una vera migrazione dal letto dei fiumi e del mare dell’attività predatoria del granchio, originario del Nord America, è iniziata indisturbata, andando a distruggere la maggior parte degli allevamenti di vongole a riposo, compromettendo l’intero raccolto a discapito dell’ecosistema locale.

Il granchio blu è una specie molto prolifica, le femmine infatti arrivano a deporre fino a migliaia di uova in una sola volta, e nei nostri mari non ha predatori e può crescere indisturbata. Con le grosse chele potenti che usa come artigli per cibarsi, apre, taglia e uccide tutto ciò che si trova davanti: reti di protezione, vongole comprese. Evidenziato che a partire dal 12 luglio, con un’ordinanza firmata dal Sindaco di Comacchio, gli allevatori di vongole titolari di concessione in acque demaniali sono autorizzati a catturare e a smaltire il granchio blu nelle acque di loro competenza, e che l’ordinanza era attesa da oltre 300 famiglie, a seguito della proliferazione del granchio blu che nel Delta del Po come in altre zone d’Italia, dall’Argentario alla Sardegna, ma anche in Puglia e nel Veneto, sta mutando velocemente e radicalmente l’ecosistema marino, rovinando l’economia di interi territori; considerato che la Regione all’interno del Tavolo Blu ha istituito un gruppo tecnico per individuare azioni di autodifesa da questa specie aggressiva nelle acquacolture di Goro e di Comacchio, autorizzando il prelievo anche a fini commerciali, per i quali intende promuovere un’azione presso il Governo nazionale ed europeo per chiedere il riconoscimento come specie di interesse commerciale attraverso l’inserimento nell’elenco approvato dal decreto ministeriale, così come ha riferito l’assessore Mammi a seguito di una mia interrogazione (oggetto 6992).

Oltre al prelievo di questa specie infestante, al momento non è stata adottata altra strategia ostativa alla diffusione inesorabile del granchio blu nelle aree di concessione, che stanno già comunque subendo enormi perdite economiche a causa del crostaceo alieno. Numerosi avvistamenti sono già stati registrati anche sulle spiagge dei Lidi Ferraresi, e la loro presenza ha destato una grande preoccupazione anche fra i bagnanti, soprattutto per i bambini che scambiandolo per un comune granché autoctono, potrebbero ferirsi sia per la forza con cui stringe con le sue chele taglienti, sia per la presenza di spine acuminate sul carapace, con il rischio anche di compromettere il resto della stagione turistica.

Si interroga quindi la Giunta per chiedere se intende attivarsi, a seguito di questa calamità che ha colpito le Valli di Comacchio e sta distruggendo gli allevamenti di vongole locali per delocalizzare temporaneamente le concessioni devastate dal fenomeno, e se non ritenga opportuno richiedere al Ministero competente una sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari e dei contributi previdenziali e assistenziali per le imprese che attestino la perdita totale del prodotto, considerato che l’allevamento di vongole e mitili rappresenta un polo fondamentale per l’economia locale, impegnata da sempre nelle attività di pesca e di allevamento ittico.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Risponde l’assessore Mammi.

 

MAMMI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliere Mastacchi, per l’interrogazione, che mi dà modo di fare il punto su questa grave emergenza che sta colpendo in particolar modo le marinerie di Goro e di Comacchio, ma anche altri territori nell’Adriatico, devo dire che sta colpendo anche altri territori in Italia, visto che ogni giorno emerge notizia che il granchio blu è arrivato su coste di altre parti del Paese, con i 1.700 addetti che fanno riferimento alle marinerie di Goro e di Comacchio, alla costa ferrarese e al territorio dell’Emilia-Romagna, maggiormente evocato e produttivo, di rilevanza internazionale per la produzione di vongola verace filippina. Nella Sacca di Goro, nei canali adduttori delle Valli di Comacchio, annualmente vengono prodotte circa 16.000 tonnellate di vongole, che corrispondono al 55 per cento della produzione italiana e al 40 per cento di quella europea.

È evidente, pertanto, il valore di questa economia produttiva per il nostro territorio, da cui derivano azioni per sostenere e tutelare questo sistema produttivo, oggi fortemente minacciato dalla proliferazione del granchio blu, una specie alloctona che si ciba principalmente di vongole e novellame. Anche questo è uno degli effetti, credo, diretti degli stravolgimenti climatici che stiamo subendo.

Nei giorni scorsi la Regione Emilia-Romagna ha ottenuto l’autorizzazione del MASAF, chiesta nelle scorse settimane, al prelievo del crostaceo per l’autodifesa, favorendo ‒ come citato nell’autorizzazione ‒ il prelievo e anche la commercializzazione del granchio.

Dopo il Tavolo Blu dello scorso 20 giugno, con tutte le associazioni che rappresentano le cooperative dei pescatori e il coordinamento nella stesura delle ordinanze contingibili e urgenti emesse dai sindaci di Goro e di Comacchio, gli assessori alla pesca delle tre Regioni costiere del nord Adriatico hanno recentemente approvato un documento comune nell’ambito del distretto, che abbiamo sottoscritto, indirizzato al Governo affinché adotti misure necessarie e specifiche per contenere i danni all’ambiente marino e all’economia causati dal granchio blu. Tra le richieste al Governo, c’è quella di convocare urgentemente un tavolo tecnico per la definizione e l’adozione immediata di misure e provvedimenti efficaci, concertati e condivisi, ma anche l’eventuale dichiarazione dello stato di calamità dopo accertamenti delle condizioni da parte di CNR e ISPRA.

È necessario, poi, disporre l’immediata attivazione di una misura sostenuta da adeguate risorse per la tutela della biodiversità mediante il prelievo della massima quantità possibile di granchio blu, con la partecipazione diretta di pescatori e anche la supervisione di un istituto scientifico per il monitoraggio delle operazioni. È, poi, necessario definire, approvare e attuare un piano nazionale per il controllo e la riduzione numerica della specie aliena granchio blu sul territorio nazionale, nonché avviare specifici progetti di studio della biologia della specie per individuare le migliori strategie con le quali la lotta biologica potrebbe risultare maggiormente efficace e massimizzare i risultati. Quindi, per la muta di carapace, la fecondazione delle uova e la concentrazione di detti individui in spazi ridotti. La lotta biologica, come sapete, l’abbiamo già utilizzata e anche con successo con altre specie alloctone per altri tipi di produzioni agricole, e quindi potrebbe essere interessante utilizzarla anche per la lotta e il contrasto al granchio blu, oltre naturalmente al prelievo umano, il prelievo attraverso la pesca.

È stato poi richiesto di introdurre per legge, su proposta della nostra Regione, un meccanismo di autodifesa dell’acquacoltura analogo a quello realizzato per l’autodifesa dell’agricoltore dai cinghiali e dall’altra fauna selvatica, oggetto di piano di controllo. Così l’acquacoltore potrà pescare e vendere i granchi blu sia come strumento di difesa della sua produzione e sia come strumento di tutela della biodiversità, messa a rischio dalla voracità dei granchi blu, che ovviamente è un onnivoro che si ciba di tutto quello, appunto, che trova, vegetale o animale che sia.

Naturalmente, a fianco di questa azione, si dovrà poi supportare e promuovere il consumo alimentare di questo prodotto e anche la nascita di una filiera di trasformazione del prodotto stesso. Ho poi chiesto personalmente che il documento costruito dalle tre Regioni del Distretto Alto Adriatico venisse integrato con la richiesta di una strategia di contrasto più strutturata anche a livello nazionale. È necessario procedere con il monitoraggio dei danni per vedere poi riconosciuto dal Ministero lo stato di calamità, con adeguati ristori. È quello che stiamo facendo insieme alle marinerie.

Il granchio blu mette a rischio non solo le vongole, ma anche il novellame. Questo è il problema più serio, perché è un problema strutturale che colpisce le produzioni di vongole anche nel medio periodo. Anche per questa ragione, nel documento ho chiesto che venga introdotto la richiesta di un aiuto al credito per le imprese di pesca di acquacoltura per sostenerle nel reddito. Le imprese avranno bisogno, nei prossimi mesi, anche di liquidità.

La Regione nel frattempo sta predisponendo l’estensione agli acquacoltori della possibilità… L’estensione della loro concessione demaniale per l’autorizzazione alla cattura, al prelievo e al trasporto a terra del granchio blu. Per quanto invece riguarda l’eventualità di trasferimento delle concessioni rispetto ad altri specchi acquei, è difficilmente applicabile, considerata l’estensione geografica del fenomeno e le peculiarità della Sacca di Goro e dei canali limitrofi, nel senso che non ci sono altre aree idonee in Emilia-Romagna, atte ad accogliere il trasferimento di tutte le concessioni, ma soprattutto aree che sono prive della presenza del granchio blu. Quindi, dovunque tu in questo momento spostassi eventualmente le concessioni nella Sacca di Goro, resterebbe comunque ancora il problema del granchio blu e della sua presenza, con tutti i danni conseguenti.

È quindi di difficile attuazione, ma certamente farò un approfondimento anche su questo punto specifico. Grazie, scusate della lunghezza, ma ho voluto richiamare tutti i punti del documento,

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, assessore.

La parola al consigliere Mastacchi per la replica.

 

MASTACCHI: Grazie, assessore, per la risposta.

L’impressione è che ci sia comunque una consapevolezza della gravità della situazione e anche una varietà di interventi su più fronti, per cui ritengo di potermi ritenere soddisfatto della risposta, anche se credo che ci sarà bisogno di agire con più incisività e che ci sarà l’opportunità di discuterne quando discuteremo la risoluzione di cui ho fatto cenno all’inizio del mio intervento.

Grazie.

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie a lei.

 

OGGETTO 7167

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le misure messe in atto dalla Regione per contrastare l’espansione della Peste Suina Africana (PSA), con particolare riguardo alla formazione dei bioregolatori. A firma dei Consiglieri: Occhi, Rainieri

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo all’oggetto 7167: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa le misure messe in atto dalla Regione per contrastare l’espansione della Peste Suina Africana (PSA), con particolare riguardo alla formazione dei bioregolatori.

L’interrogazione è a firma dei consiglieri Occhi e Rainieri.

La parola al consigliere Occhi per l’illustrazione.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

Il tema è quello della peste suina. Non sto qui a richiamare l’importanza della questione e tutte le conseguenze che questa può determinare sull’economia di un territorio.

Attualmente questa epidemia è in una fase espansiva, vi sono state diverse azioni anche del nuovo Commissario, sulla base delle quali dovrebbero essere state intensificate maggiormente tutte le operazioni di controllo e di eradicazione della malattia, in particolare per quanto riguarda il controllo della movimentazione degli animali sia domestici che selvatici, il controllo delle carni, il posizionamento di recinzioni e, sicuramente, un aumento degli abbattimenti anche nelle aree non direttamente colpite, le cosiddette “aree cuscinetto”.

L’interesse mio e della mia zona è sempre stato alto a verificare che effettivamente la Regione collaborasse, che tutto il territorio insieme a Provincia, Regione, Comuni, ATC collaborassero al massimo per il contrasto a questa terribile epidemia.

Ultimamente, con ordinanza n. 4 del 2023, il Commissario fa da circa quattro, cinque punti fondamentali di ulteriore potenziamento delle azioni di contrasto.

Sicuramente il primo punto è il fatto che le Regioni devono intensificare i controlli sulle carni e sulla loro movimentazione. Le Regioni devono mandare costantemente al Commissario dei dati sulle attività venatorie, sul cinghiale e il controllo della specie cinghiale nelle aree libere. Sempre le Regioni devono istituire i gruppi operativi territoriali con personale tecnico delle autorità competenti locali; in più, devono nominare un referente per la peste suina africana; e inoltre devono addivenire a una formazione degli operatori veterinari e non solo.

C’è poi una nuova figura, quella dei bioregolatori, al quale elenco nazionale si possono iscrivere tutti coloro che sono abilitati al prelievo venatorio, sicuramente dopo aver seguito anche determinati corsi.

Infine, le Regioni, sempre secondo questa ordinanza, devono creare delle strutture di stoccaggio dei cinghiali, dei suini selvatici, per un massimo di 60 giorni in vista dell’abbattimento/macellazione. Quindi io, con questa interrogazione urgente, chiedo se la Giunta regionale sia in linea con quanto riguarda questi punti che ho elencato dell’ordinanza del Commissario, oltre a quelle precedenti, e se hanno messo a disposizione tutte le risorse richieste dalla suddetta ordinanza, in particolare per quanto riguarda la formazione dei bioregolatori, ma anche per tutti gli altri punti che elencavo, quindi controllo sulle carni, dati sulle attività venatoria, quindi se c’è stata un’intensificazione dell’attività di selezione sul cinghiale e poi appunto i COT, il referente PSA, formazione degli operatori, i bioregolatori e le strutture di stoccaggio dei cinghiali. Quindi, ad oggi la Regione è in linea, è riuscita ad addivenire a tutte le richieste della suddetta ordinanza, in particolare la 4 del 2023.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Risponde l’assessore Mammi.

 

MAMMI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliere Occhi. La Regione, naturalmente, quando esce un’ordinanza, la applica, fa tutto quello che è previsto nelle ordinanze. Anzi, le dico che facciamo anche di più di quello che è previsto nelle ordinanze. Abbiamo già iniziato a farlo. Ci siamo già attivati con i corsi per la formazione dei bioregolatori, insieme all’Istituto Zooprofilattico, insieme agli ATC. Abbiamo intensificato gli abbattimenti dei cinghiali, in particolar modo, naturalmente, nelle aree limitrofe alle zone infette. Abbiamo pagato sistemi di protezione dei nostri allevamenti suinicoli, stanziando 8 milioni di euro. Abbiamo anche, come sa, a fine 2022, quindi non proprio ieri l’altro, stanziato 2 milioni di euro, che abbiamo assegnato al commissario per la peste suina, per la costruzione di barriere volte a contenere il virus nei territori infetti.

Come vede, stiamo già facendo anche di più rispetto a quello che viene indicato. Lo abbiamo già iniziato a fare prima dell’uscita delle ordinanze. Il punto, però, è che se non c’è una strategia nazionale completa, complessiva, chiara, concreta e operativa per eradicare la peste suina africana dal nostro Paese noi andremo a sbattere. Non basteranno i documenti, la carta, le ordinanze. Qui ci vuole una strategia operativa, che venga attuata con grande concretezza. Ad oggi, purtroppo, la strategia nazionale non c’è. Non c’è stata fin dall’inizio della presenza del virus nel nostro Paese, che ormai è qui da un anno e mezzo. Lo dimostra il fatto che, purtroppo, il virus è stato trovato il 7 gennaio 2021 tra la Liguria e il Piemonte, oggi è nel Lazio, in Calabria, in Campania, in Lombardia. Quindi, si è diffuso moltissimo.

Questa strategia nazionale ‒ dico “nazionale” perché un virus non guarda i confini amministrativi tra i territori; si espande rapidamente, si espande attraverso i cinghiali, si espande anche se l’uomo commette errori e, magari, lo diffonde ‒ deve prevedere il contenimento il più possibile nelle zone infette dei cinghiali attraverso questo sistema di protezione, di reti, di barriere. Penso sia stato sbagliato da parte del Governo decidere di sospendere questo tipo di iniziativa, questo tipo di intervento e anche di non utilizzare i 2 milioni di euro che la Regione Emilia-Romagna aveva stanziato al commissario, che ad oggi, appunto, non sono ancora stati utilizzati.

Penso che serva mettere risorse per proteggere gli allevamenti suinicoli. Noi abbiamo, appunto, stanziato 8 milioni di euro, ma servono anche risorse nazionali. Bisogna aumentare gli abbattimenti, ma gli abbattimenti dei cinghiali, in particolar modo nelle zone limitrofe, non li possiamo lasciare ai volontari. Quindi, bisogna attivare il sistema delle Prefetture, insieme alle Polizie provinciali, insieme alle Regioni, insieme, come ho detto in altre occasioni, alla forza pubblica, che deve coordinare queste azioni di depopolamento di cinghiali, perché non siamo più nelle condizioni, vista la gravità della presenza della peste suina in tutto il Paese e quello che può significare dal punto di vista delle chiusure dell’export; non siamo più nelle condizioni di poter utilizzare volontari.

Abbiamo bisogno di un salto di qualità. I bioregolatori che noi stiamo formando dobbiamo capire cosa devono fare, in che modo possiamo sostenere le loro azioni, perché oggi in questa ordinanza, appunto, non è definito. Ci vuole una strategia nazionale e non c’è strategia nazionale credibile, davvero concreta e davvero operativa, che porti alla eradicazione della peste suina, perché questo è l’obiettivo che un grande Paese che produce salumi come l’Italia deve avere… Una strategia senza un euro non si fa. Se per il Covid i Governi non avessero stanziato delle risorse importanti per comprare i vaccini, per aiutare il sistema sanitario, non l’avremmo sconfitto il Covid.

Allora, ad oggi, per il contrasto alla peste suina, a livello nazionale gli euro sono poco meno di 3 milioni per tutta Italia, risorse assolutamente inadeguate e insufficienti, perché la sola nostra Regione ne ha messi 10. Quindi, serve una strategia e bisogna finanziarla. Non basta, secondo me, scrivere atti con i quali si aumentano le funzioni e le competenze delle Regioni, che devono naturalmente fare la propria parte.

Per queste ragioni e queste criticità, ho chiesto proprio ieri di nuovo al commissario e al sottosegretario La Pietra, che segue da vicino il tema della peste suina, di venire in Emilia-Romagna a incontrare tutta la Consulta agricola, tutte le associazioni agricole, tutta la filiera suinicola. Io ho già fatto due incontri con questi soggetti, insieme anche al commissario a Parma e Piacenza. Credo che, però, ci sia bisogno di una condivisione, di una presentazione, di una strategia chiara a tutte le rappresentanze agricole della nostra regione. Ho chiesto al sottosegretario e al commissario di venirle ad incontrare appena sarà possibile, perché vedo la gravità e l’urgenza della situazione.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Mammi.

Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

Grazie, assessore, per la risposta. Noi a livello regionale, a livello di Assemblea legislativa non possiamo andare a verificare puntualmente i finanziamenti che arrivano dal Governo e non è in questa fase che possiamo contestare qui l’aumento o meno dei fondi.

Sta di fatto che noi riceviamo dal territorio delle sollecitazioni. Chiaramente c’è preoccupazione, c’è preoccupazione da parte dei nostri amministratori locali che si trovano a finire in zone di maggiore restrizione, senza neanche saperlo direttamente da organi regionali o da ASL o da altri. Abbiamo un sistema venatorio, e lei diceva che non possono esserci solo volontari, ma sono coloro che sono più avvezzi anche agli abbattimenti. Mi chiedo se ci siano abbastanza uomini delle forze dell’ordine da dirottare sugli abbattimenti, e per questo ho sempre detto, anche quando abbiamo fatto l’incontro a Parma con il Commissario, che è necessaria la massima integrazione tra tutti.

Sicuramente le risorse sono quelle che sono, non è il momento per noi consiglieri regionali di recriminare, però possiamo in questo momento chiedere la massima integrazione tra tutti coloro che hanno interesse in questo momento a fermare questa epidemia. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

 

OGGETTO 7171

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alla situazione in cui versa il Parco Regionale Laghi Suviana e Brasimone, con particolare riferimento allo stato dei lavori di manutenzione e alle questioni connesse alle attività presenti al suo interno. A firma della Consigliera: Evangelisti

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso all’oggetto 7171: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula in merito alla situazione in cui versa il Parco Regionale Laghi Suviana e Brasimone, con particolare riferimento allo stato dei lavori di manutenzione e alle questioni connesse alle attività presenti al suo interno.

L’interrogazione è a firma della consigliera Evangelisti. Prego, consigliera.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

L’interrogazione riguarda il Parco regionale Laghi Suviana e Brasimone, un parco che è stato istituito nel 1995 con la legge regionale n. 38. Si tratta di un’area naturale sull’Appennino bolognese, nella nostra Regione, e confina su un lato con la Regione Toscana.

Il parco è conosciuto in Appennino come Parco dei Laghi e si estende nel settore centrale della nostra montagna, intorno a due altri bacini, che sono quello di Suviana e quello del Brasimone, più un terzo, che è il lago di Santa Maria. Sono tutti i bacini realizzati nei primi anni del ‘900 a scopo idroelettrico.

Il parco si estende su un’area che comprende diversi Comuni, non solo uno: il Comune di Camugnano, quello di Castel di Casio e il Comune di Castiglione dei Pepoli. È un parco in cui, ovviamente, la natura imperversa, coperto principalmente da boschi. Vi sono castagni, aceri, carpini, biancospino e altre specie. Ci sono radure, prati, campi abbandonati. Ci sono anche mulattiere, case rurali che presiedono il territorio. Tra i mammiferi, le specie più rappresentative sono cervo e cinghiale. Sono presenti caprioli e daini e attualmente anche branchi di lupi, che non sono meglio censiti nel dettaglio, e altre specie anche avicole.

Il parco riveste per il territorio, ma anche per l’Appennino in generale un’importanza storica, in quanto insistono, sullo stesso, borghi medievali. Ne abbiamo citato qualcuno, come Bargi, Baigno, Badi e la piccola borgata di Stagno. Riveste, per quel comprensorio territoriale, una importante funzione turistica, soprattutto nella stagione estiva. In questa settimana, in particolare, ci sarà un evento proprio lungo le coste di quel lago.

All’interno del parco sono presenti numerose attività in regime di concessione. Ci sono giunte segnalazioni, ma è noto a chi abita quei luoghi, come una sponda di quel lago, soprattutto quella che riguarda il Comune di Camugnano, versi in condizioni non proprio ottimali. Manca da tempo la possibilità di usufruire di servizi pubblici per i numerosi turisti che, soprattutto in questo periodo, popolano le rive del lago. Il servizio è legato alla gestione dell’attività, ma vi è uno stato generale di degrado nella manutenzione del territorio, della sentieristica. Fino a qualche giorno fa, qualche settimana fa non erano ancora state riassegnate le concessioni. Il lago, in particolare di Santa Maria, necessita da anni di un’attività di svuotamento, di pulizia. Oggi l’altezza dell’acqua è poco più di un metro. Ci sono, forse, anche condizioni legate all’igiene.

Attesa l’importanza che questo comprensorio territoriale riversa per tutto l’Appennino e anche le aspettative a livello turistico, ma anche rispetto alle poche attività che in questo momento sono in essere e altre che ci sono sempre state, come il centro velico o anche la gestione della piccola spiaggetta, chiediamo alla Giunta e alla Regione se è a conoscenza della situazione. Sapendo anche che ci dovrebbero essere progetti relativi a questo comprensorio territoriale, chiediamo se la Regione ne è a conoscenza e quale attività, nel caso, voglia porre in essere riferimento a questa situazione, affinché, appunto, si possa addivenire alla valorizzazione davvero completa dell’intero parco, come meriterebbe questo comprensorio. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Evangelisti.

Risponde l’assessora Lori. Prego.

 

LORI, assessora: Grazie, presidente.

Grazie, consigliera Evangelisti. Naturalmente i tempi sono stati molto brevi per poter rispondere a questo question time, quindi mi limiterò, ma alcune risposte, mi auguro esaustive rispetto ai quesiti, possono comunque riscontrare le sollecitazioni. Noi ci siamo fatti carico, proprio con riferimento ai temi posti dalla consigliera Evangelisti, di interloquire con il Parco regionale e in particolare con la macro-area Emilia Orientale, che gestisce anche il Parco regionale laghi Suviana e Brasimone.

In premessa va sottolineato come da alcuni anni, grazie anche a finanziamenti che la Regione ha messo in atto, sono state riprese una serie di attività anche sul fronte degli investimenti proprio finalizzati alla valorizzazione territoriale, nell’ambito, naturalmente, dei parchi, investimenti che naturalmente generano una ricaduta sulla rete escursionistica regionale; questo in modo specifico all’interno del sistema dei parchi regionali e anche con una apposita misura, di cui abbiamo gli esiti proprio in questi giorni, che si rivolge in modo più specifico ai Comuni.

Va detto che questo tipo di attività è finalizzato e ha riguardato anche la fruizione dei bacini che sono stati richiamati, per i quali è prevista una specifica attività di manutenzione. È poi prevista una specifica progettualità che prevede un più significativo intervento di ristrutturazione con l’istituzione del brand i laghi dell’Emilia-Romagna. Questa è una progettualità di tipo sovracomunale che la governance della macro-area, che naturalmente comprende anche i referenti delle amministrazioni interessate, ha deciso in una dimensione anche di sovracomunalità. Quindi, per quel territorio ci sono certamente diverse iniziative che sono state programmate, alcune delle quali sono in corso e altre che si realizzeranno.

Più specificamente rispetto ai quesiti, sul tema del bacino di Santa Maria è emerso, dalle interlocuzioni, appunto, per le vie brevi di questi giorni, che la competenza per lo svuotamento e la pulizia risulta essere in capo ad Enel e che il parco, la macro area di gestione ha più volte sollecitato e segnalato la problematica in questione.

Relativamente invece alle richiamate concessioni, risulta siano imminenti delle scadenze, ma che ci siano comunque procedimenti avviati per il rinnovo, quindi anche le problematiche eventualmente connesse a questo tipo di attività auspichiamo (questo è nell’intenzione di chi è sul territorio) possano trovare una sempre più puntuale risposta.

In merito all’Ente Parchi, abbiamo potuto constatare un concorso rispetto al potenziamento della disponibilità dei servizi igienici a disposizione dei fruitori, su questo c’è un costo di investimento e anche di gestione rispetto all’installazione di un servizio igienico aggiuntivo rispetto a quelli già disponibili presso il Centro Enea.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessora Lori.

Consigliera Evangelisti, prego.

 

EVANGELISTI: Grazie, assessore. Non sono soddisfatta della risposta non perché la sua risposta non sia stata puntuale. Ha cercato ovviamente di raccogliere le informazioni che poteva in un tempo così breve come quello dell’interrogazione a risposta immediata.

In generale abbiamo grandi perplessità sul funzionamento degli Enti Parchi, e a nostro avviso (colgo l’occasione per dirlo in questa sede, ma è un tema che riproporremo) quella normativa a livello regionale andrebbe in qualche modo rivista, perché è una normativa datata e forse va riadeguata anche all’evoluzione che c’è stata nel frattempo sul territorio.

Abbiamo qualche perplessità, perché le informazioni che lei ci ha restituito non corrispondono a quanto vediamo sul territorio. La situazione di quel Parco dei Laghi si differenzia a seconda del Comune di appartenenza, probabilmente c’è anche un’opera di sollecitazione diversa rispetto all’Ente.

C’è un terzo gestore, che è Enel, che su alcuni aspetti incide, quindi prendiamo atto del fatto che sia Enel a doversi occupare dello svuotamento del lago, ma la situazione è datata, quindi ci sarebbe bisogno probabilmente di sollecitare e intervenire anche a livello regionale.

La situazione evidenziata in merito ai servizi igienici, che non sono secondari perché si tratta del comprensorio di Camugnano e di un’intera riva del lago, non corrisponde ‒ lo devo dire ‒ all’esistente. Oggi non c’è possibilità di usufruire di servizi, se non facendo riferimento ad un’attività commerciale presente, che ovviamente si presta perché intanto tiene al territorio, ma anche perché, essendo a ridosso del lago, non è obbligata, però si sente di dover in qualche modo contribuire alla valorizzazione dello stesso.

Anche per quanto riguarda la sentieristica, è di difficile fruizione quel lato del Lago, prima facie al turista, che tutti noi vorremmo rimanesse soddisfatto del territorio. Affrontando quel tratto sicuramente non lo potrebbe essere, perché è anche di difficile accesso. Così l’opera di manutenzione più ordinaria e più generale che riguarda le strade, lo sfalcio.

Diciamo che quella parte di lago da un po’ di tempo, da un po’ di anni, oserei dire, è un po’ più degradata rispetto al bacino stesso.

L’invito alla Regione, proprio perché è un’area che comunque rientra in un piano di valorizzazione, è a, magari, attenzionare più nello specifico quanto abbiamo evidenziato. Riferisco anche che ci sono due concessioni, quella del centro avicolo e quella della spiaggetta. Giustamente, l’assessore riferisce che i bandi sono stati indetti. Sono delle manifestazioni di interesse. La prima scadeva il 24 luglio e la seconda scade venerdì prossimo, 28 luglio, quando comunque la stagione è completamente avviata e quando in montagna, dopo il mese di agosto, la stagione turistica è terminata. Sono due bandi che sono stati accesi e che termineranno alla fine di luglio. Per cui, chi si aggiudicherà i bandi lavorerà, in pratica, un solo mese. Crediamo che in questo modo non si possano valorizzare quelle attività e nemmeno valorizzare nell’insieme l’attività del Parco dei Laghi nel suo complesso.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 7170

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito allo scenario regionale dell’accoglienza dei migranti in Emilia-Romagna e ai rapporti con lo Stato per sostenere le azioni di accoglienza. A firma della Consigliera: Bondavalli

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo, adesso, all’oggetto 7170: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula in merito allo scenario regionale dell’accoglienza dei migranti in Emilia-Romagna e ai rapporti con lo Stato per sostenere le azioni di accoglienza.

L’interrogazione è a firma della consigliera Bondavalli. Prego, consigliera.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

Il dibattito è pubblico. In particolare, in queste ultime settimane evidenzia chiaramente come la questione inerente all’arrivo dei migranti nel nostro Paese, nella nostra regione sia sicuramente in una fase di grande crescita, una crescita dal punto di vista dei numeri e di ciò che ne consegue.

I numeri complessivi di presenza dei migranti nel nostro Paese oggi risultano tre volte superiori a quelli del 2021, oltre due volte e mezzo a quelli del 2022, con un trend di crescita ulteriore previsto per i prossimi sei mesi.

Secondo i dati del Ministero degli Interni relativi a una decina di giorni fa, erano 11.959 i migranti accolti in Emilia-Romagna, 8.834 dei quali ospitati nei centri di accoglienza e 3.125 nei centri SAI, il sistema di accoglienza e integrazione costituito dalla rete degli enti locali, per una percentuale pari al 9,5 per cento in rapporto al totale complessivo dell’accoglienza in Italia.

Questo è un dato inferiore per entità soltanto a quello della regione Lombardia, che però sappiamo ha un numero di abitanti superiore al doppio rispetto a quello della nostra regione. Allora non è una sorpresa, anche in questo caso. La nostra regione, le sue comunità, i suoi enti locali, la rete del terzo settore e del privato emiliano-romagnolo ha voluto e ha saputo fare la propria parte, dimostrandosi, anche in momenti di difficoltà come quelli evidentemente che si stanno vivendo, per quello che siamo, cioè una realtà che interviene, che è sempre pronta a essere in prima linea e che quindi non si sottrae all’accoglienza.

È chiaro che con questo tipo di scenario anche l’Emilia-Romagna, comunità, come abbiamo detto, da sempre incline all’accoglienza e all’integrazione, è prossima alla saturazione, in particolare per quello che riguarda le strutture residenziali. Ed è questa la situazione di molti territori, compreso quello di cui ho esperienza diretta, cioè Reggio Emilia, tradizionalmente connotato da un’ampia presenza di strutture e soggetti impegnati nell’accoglienza.

Oggi sono stimati in circa cento unità gli arrivi quotidiani, dato che assume maggiore rilevanza se poi si pensa che il 65 per cento di coloro che approdano qui decidono poi di fermarsi nella nostra regione. Io ritengo accoglienza, prossimità umana e integrazione dei valori che sono inderogabili e quindi universali, e lo sono evidentemente in ogni stagione. Ciò detto, per affrontare un contesto complesso e in progressivo divenire, come quello che ho provato a delineare, penso sia indispensabile un’adeguata collaborazione e corrispondenza da parte dello Stato e delle sue articolazioni.

Solo con un sistema complessivamente dialogante, sinergico è possibile affrontare e vincere le sfide che oggi ci pone la contemporaneità. È in questo scenario che ho avanzato la mia interrogazione a risposta immediata diretta a chiedere alla Giunta se disponga di un quadro regionale delle persone migranti inserite in accoglienza e delle previsioni di nuovi arrivi, nella consapevolezza che è o dovrebbe essere il Governo ad assicurare un elevato livello di interlocuzioni, in particolare sulle ipotesi di distribuzione tra i Comuni e sulle forme di supporto che dovessero rendersi disponibili. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

Risponde l’assessore Taruffi. Prego.

 

TARUFFI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliera Bondavalli, perché ci consente di tornare con la sua interrogazione su un tema che abbiamo trattato più volte in quest’aula, che è sempre purtroppo di grande attualità, perché il fenomeno delle migrazioni è un fenomeno che contraddistingue la nostra contemporaneità e, al di là degli slogan da campagna elettorale che durano appunto il tempo di una campagna elettorale, ricordo chi parlava di blocchi navali durante la campagna elettorale e oggi siamo di fronte alla dura realtà dei fatti.

La realtà è che questi fenomeni non possono essere fermati in modo autoritario o comunque mettendo in campo misure come quelle che evocavo prima, ma dobbiamo gestire il fenomeno. Oggi, in Emilia-Romagna sono presenti, come lei giustamente ricordava, 11.959, praticamente 12.000 migranti, che sono ospitati per 8.834 persone nei CAS, nei Centri di Accoglienza Straordinaria, e 3.125 nel sistema SAI di accoglienza diffusa.

Oltre a questi, dobbiamo sempre ricordare che ci sono anche i 1.739 minori non accompagnati, di cui 728 ucraini, perché anche di questo non parliamo più, ma ci sono, continuano a esserci, ovviamente per la stragrande maggioranza sono ospitati da famiglie, quindi nel sistema di accoglienza più diffusa possibile.

Il tema dei minori non accompagnati è però un tema che ci preoccupa, anche in previsione di quello che sappiamo arriverà nelle prossime settimane. Sono previsti, almeno dalle informazioni che abbiamo, nelle prossime settimane nel nostro Paese arrivi molto significativi di migranti, che verranno redistribuiti sul territorio nazionale, su tutte le Regioni. Noi, come lei ha giustamente ricordato, abbiamo sempre fatto e continueremo a fare la nostra parte, siamo la Regione che, in termini percentuali, sta accogliendo di più, considerando che la Lombardia ha più del doppio dei nostri abitanti.

Chiaro è che le popolazioni dell’Emilia-Romagna stanno affrontando anche le conseguenze dell’alluvione e della ricostruzione, e questo credo che sia un dato che anche chi, a livello nazionale, deve decidere sulla ripartizione dovrà pur tenere in conto.

 La nostra volontà, la nostra collaborazione non mancherà mai, perché solidarietà e accoglienza sono per noi valori irrinunciabili, però il contesto è quello che ricordavo. Le nostre strutture sono quasi ovunque quasi al limite, soprattutto sui minori. Al di là della nomina del commissario straordinario, avvenuta dal Governo, abbiamo bisogno di un quadro di insieme, che in questo momento ancora facciamo fatica ad avere. Facciamo fatica a sapere concretamente quali saranno le decisioni che assumerà il Governo. Adesso possiamo dircelo: siamo passati dall’evocazione dei blocchi navali alla dura realtà, che ci dice che il numero dei migranti che arriva nel nostro Paese è aumentato. È aumentato rispetto all’anno scorso. È aumentato rispetto a due anni fa. D’altra parte, è un fenomeno, quello della migrazione, che ‒ come dicevo ‒ contraddistingue la nostra contemporaneità e non può che essere gestito. Però, al momento, nei rapporti con il Governo, da questo punto di vista, non possiamo certo dire di essere sulla strada migliore possibile.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Taruffi.

Consigliera Bondavalli, prego.

 

BONDAVALLI: Ringrazio l’assessore Taruffi per la risposta. Sono soddisfatta, ma semplicemente per quello che riguarda l’impegno messo in campo dalla Regione Emilia-Romagna, lo ricordo sempre, in sinergia con le Prefetture, con i territori, dunque con le Istituzioni locali e il terzo settore, per provare anche a generare il massimo delle opportunità possibili in funzione proprio dell’accoglienza dei migranti.

Dico anche che, rispetto ai numeri che ho provato a mettere anche in questa interrogazione, non dobbiamo mai dimenticare che dietro quei numeri ci sono le persone, ci sono le storie e ci sono anche i drammi.

Dicevo che sono soddisfatta per quello che riguarda l’impegno della Regione. È chiaro che, come diceva l’assessore Taruffi, sono previsti nelle prossime settimane arrivi significativi. Credo serva, rispetto a questo quadro delineato, un vero protagonismo da parte del Governo nazionale nello svolgimento di un ruolo che provi a garantire invii equilibrati, anche rispetto a una Regione che sta affrontando, come veniva ricordato, diverse emergenze. Dunque, che garantisca invii equilibrati, in termini quantitativi, ai territori, partendo anche dalle presenze, credo, che attualmente si registrano in quei territori e anche un accompagnamento costante agli ambiti regionali e locali nella gestione di un fenomeno che ‒ ricordiamo ‒ è molto complesso, molto delicato, non ha bisogno di slogan, ma ha bisogno di risposte.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

 

OGGETTO 7173

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito all’adeguamento della remunerazione dei servizi sociosanitari. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’oggetto 7173: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula in merito all’adeguamento della remunerazione dei servizi socio-sanitari.

L’interrogazione è a firma della consigliera Castaldini. Prego, consigliera.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente.

Gentile assessore, nel 2022 avete deliberato, con atto 1625, l’adeguamento della remunerazione dei servizi sociosanitari accreditati. In pratica, lo dico in maniera non particolarmente elegante, avete aumentato di circa 3 euro le tariffe predeterminate della remunerazione delle prestazioni socio-sanitarie, quali le case di residenza anziani e i centri socioriabilitativi residenziali dei disabili. Tra le motivazioni, comprensibili sottolineo, c’era la difficoltà a reperire personale, l’emergenza sanitaria, il caro energia e così via, problemi oggettivi cercati di risolvere con modi vari, fra cui questo, che posso alcuni condividere, altri no.

Per l’anno 2002 la Regione ha messo soldi nell’attesa della revisione complessiva degli accreditamenti, tema che comprendo e che spero non arrivi con una determina, come è accaduto per i CAU, ma che ci possa essere un confronto in aula. Per coprire questi maggiori costi, l’Assessorato ha pensato di utilizzare tutti i fondi per la non autosufficienza rimasti a residuo, proprio quelli che tutti gli anni la sottoscritta chiedeva, con articoli 30 e interrogazioni, come mai rimanevano e non erano stati spesi. Non lo chiedevo a lei, lo chiedevo alla presidente Elly Schlein, vicepresidente Elly Schlein. Risorse destinate a progetti inspiegabilmente mai partiti.

Già questo sarebbe grave, ma lo è anche ancora di più adesso in questo ambito. A detta di tutti, i fondi non bastano mai e le istanze dei cittadini più fragili sono sempre maggiori. Passa il tempo. Siamo già nel secondo semestre 2023 e nessuno in questo momento ha riscontri, eppure il Comune devono versare la loro quota e pagare di tasca propria l’aumento che, al momento della stipula delle convenzioni, era minore. Nelle varie riunioni con le nove Province, so che diversi sindaci ed assessori hanno chiesto conto, ma a me risulta che da viale Moro non c’è stata risposta ancora.

Per questo raccolgo l’istanza, secondo me fondamentale, soprattutto per quello che accadrà e semplicemente per le parole che ieri, in maniera del tutto corretta – solamente per quell’ambito –, ha evidenziato il presidente Bonaccini sulla natalità, su quello che ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni e sul tema degli anziani. Vorrei conoscere l’eventuale consistenza dei residui nei singoli territori provinciali del Fondo regionale per la non autosufficienza, lo stato della ridefinizione dei criteri di accreditamento e, conseguentemente, le tariffe, le eventuali azioni intraprese a supporto degli Enti locali in materia. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

Risponde l’assessore Taruffi. Prego.

 

TARUFFI, assessore: Grazie, presidente.

Davvero grazie, consigliera Castaldini, perché ci dà modo di poter fare chiarezza su un punto estremamente importante, sul quale ovviamente torneremo debitamente in Commissione a illustrare con precisione tutto quello che stiamo facendo.

Partiamo da un dato: la composizione del Fondo regionale per la non autosufficienza ad oggi, approvato il bilancio, l’assestamento è di 547 milioni di euro. Di questi 547, 108 li mette la Regione Emilia-Romagna, aumentati con la manovra di assestamento approvata ieri di 28 milioni di euro.

 Questi 28 milioni di euro sono serviti in buona parte per coprire quell’aumento non delle tariffe, perché con le delibere che ha ricordato, consigliera Castaldini, abbiamo deciso di riconoscere ai gestori 3 euro al giorno a posto letto, a far data dal 1° aprile 2022.

Dal 1° aprile al 31 dicembre abbiamo coperto quell’aumento con i residui del Fondo per la non autosufficienza, residui che vengono generati per lo più perché le risorse che arrivano dal Governo centrale arrivano sempre tra giugno, luglio e settembre e ovviamente i Comuni, i distretti, i piani di zona non sono nelle condizioni spesso di utilizzarli entro la fine dell’anno per il breve tempo che rimane, questo genera dei residui che ogni anno ci portiamo da un anno all’altro.

L’anno scorso abbiamo coperto questo aumento, riconosciuto ovviamente ai gestori a fronte di tutti i problemi della pandemia, dell’aumento dei costi energetici, eccetera, eccetera, con i residui, quest’anno abbiamo aumentato il fondo di 28 milioni di euro.

Tenete conto che la Regione Emilia-Romagna è in Italia non solo una delle poche Regioni che hanno un fondo regionale, ma soprattutto è la Regione che ha il Fondo regionale più consistente in assoluto. Tenete conto che il Governo centrale per tutte le Regioni stanzia 670 milioni, noi come Emilia-Romagna ne mettiamo 547. Di quei 547, 62 arrivano dallo Stato, il resto sono risorse nostre.

Cosa stiamo facendo? Ovviamente ho poco tempo, ma provo a utilizzarlo al meglio. Abbiamo riconosciuto quindi un aumento ai gestori finanziato dal Fondo regionale, non abbiamo aumentato le tariffe, abbiamo aumentato le risorse destinate dalla Regione agli oltre 16.000 posti accreditati, che sono una risorsa importante di questa Regione in una fascia di popolazione che ha molte difficoltà, che conosciamo, e anche in considerazione dell’invecchiamento della popolazione, che sarà un tema fondamentale che dovremo affrontare, sulla sostenibilità economica dei servizi che garantiamo. Non solo. Ovviamente stiamo lavorando e arriveremo in Commissione a illustrare i provvedimenti che stiamo assumendo. Stiamo ‒ ed entro l’autunno termineremo ‒ rimodulando i criteri di accreditamento, che sono gli stessi dal 2009, da quando sono stati introdotti ad oggi. All’interno di quel percorso, ovviamente, dovremo anche mettere mano e ritoccare, evidentemente, alcuni elementi che hanno a che fare con la compatibilità economica complessiva del sistema, ma partendo da una considerazione (su questo non ho più tempo, e concludo): l’aumento che quest’aula ha votato ieri, che la maggioranza di quest’aula ha votato ieri, conteneva anche questo, i 28 milioni che vanno a coprire in modo strutturale il riconoscimento di quei 3 euro al giorno a posto letto che abbiamo riconosciuto ai gestori l’anno scorso, che, quindi, non necessiteranno più di essere coperti con manovre ad hoc. In modo strutturale sono stati coperti e hanno una copertura strutturale che questa Regione ha assicurato in un servizio fondamentale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: La notizia che grazie all’opposizione si dà ai Comuni è che non chiederete ai Comuni 3 euro per coprire, perché ‒ giusto? ‒ ieri abbiamo votato esattamente questo. Il rischio di essere quasi metà della Giunta nella Segreteria del PD è questo: la mancata comunicazione. In realtà, questo ha portato una enorme preoccupazione, soprattutto a fronte dei bilanci dei Comuni. È un appello. Vedeteli di più, ascoltateli di più e curateli di più, perché sono i vostri sindaci. Ve lo dico. Sono quelli che, poi, vi danno la possibilità di sedere dentro la Presidenza della Segreteria del PD.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 7160

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sull’opportunità di sollecitare Governo, sindacati e associazioni imprenditoriali a definire un accordo urgente a livello nazionale per ridurre i rischi alla salute e alla sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori derivanti dalle ondate di calore e di sostenere a livello regionale intese tra le parti finalizzate a individuare le necessarie modifiche temporanee all’organizzazione del lavoro in presenza di temperature superiori a 35 gradi. A firma della Consigliera: Zamboni

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’oggetto 7160: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula sull’opportunità di sollecitare Governo, sindacati e associazioni imprenditoriali a definire un accordo urgente a livello nazionale per ridurre i rischi alla salute e alla sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori derivanti dalle ondate di calore e di sostenere a livello regionale intese tra le parti finalizzate a individuare le necessarie modifiche temporanee all’organizzazione del lavoro in presenza di temperature superiori a 35 gradi.

L’interrogazione è a firma della consigliera Zamboni. Prego, consigliera.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Quando ho avuto la necessità di presentare questo question time, le temperature erano molto superiori a quelle odierne, che per fortuna si sono abbassate, anche se l’abbassamento è dovuto a ulteriori perturbazioni che hanno poi devastato in altra forma la regione tra trombe d’aria, grandinate eccetera. Comunque c’è da aspettarsi che le alte temperature riprendano. Peraltro, c’è un pezzo d’Italia che ancora è dentro a una sorta di forno diurno e notturno.

Quindi, l’interrogazione prende in considerazione il problema delle ondate di calore, che sono una delle maggiori minacce per la salute derivante dai cambiamenti climatici. Le temperature estreme sono responsabili di migliaia di morti in tutto il mondo ogni anno. Gli esperti della Società italiana di medicina ambientale hanno evidenziato che l’intensità delle ondate di calore e il ristagno dell’aria hanno ripercussioni in termini di aumento, non solo dei livelli dell’ozono e dello smog fotochimico, ma anche del particolato atmosferico, che sappiamo quanto sia nocivo per la salute in particolar modo perché si annida negli alveoli polmonari. C’è anche uno studio pubblicato su Nature Medicine che segnala che il caldo estremo registrato nell’estate del 2022 avrebbe causato oltre 61.000 decessi in 35 Paesi europei.

L’altra premessa da fare è che è il mondo del lavoro che rischia di pagare un prezzo molto alto, se non si interviene con delle misure, appunto, che mettano in sicurezza lavoratori e lavoratrici. Chiaro che le ondate di calore impattano sulle persone che hanno problemi di salute o per età avanzata, ma nei lavoratori che svolgono attività all’esterno, tipo quelli del settore delle costruzioni o in agricoltura o quelli che le svolgono in ambienti chiusi, ma senza poter disporre di sollievi come disponibilità di acqua, impianti di condizionamento, per queste persone davvero lavorare diventa un rischio per la propria salute.

Di recente, i fenomeni climatici estremi sono stati posti in relazione anche con un aumento del rischio di infortuni sul lavoro. Secondo uno studio europeo, quando le temperature superano i 38 gradi, ed è avvenuto anche nella nostra regione nei giorni passati, gli incidenti sono tra il 10 per cento e il 15 per cento più probabili.

Fatte tutte queste premesse, ricordo che nei giorni scorsi la FIOM CGIL di Bologna ha invitato le aziende ad affiancare alla rilevazione di temperatura e di umidità la verifica della sussistenza delle condizioni per svolgere la prestazione lavorativa in sicurezza e a mettere in atto interventi per mettere a disposizione acqua, climatizzazione, pause di lavoro, oltre ad informare correttamente i dipendenti su come tutelarsi.

Il 17 luglio scorso, la FIOM CGIL Forlì e Cesena ha proclamato lo sciopero per chiedere misure adeguate per la tutela della salute dei lavoratori che operano in ambienti di lavoro con temperature troppo alte.

Per quanto riguarda il settore agricolo, le Regioni Puglia, Calabria e Basilicata hanno emanato un’ordinanza ad hoc, che vieta il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole dalle 12:30 alle 16, con efficacia immediata fino al 31 agosto 2023.

All’estero ci sono state città come Miami, Los Angeles, Atene che si sono dotate di personale specifico, dedicato a combattere situazioni di lavoro in condizioni di esposizione al calore estremo.

Nel documento redatto nel 2021 dalla Regione Emilia-Romagna dal titolo “La prevenzione del rischio da stress da calore negli ambienti di lavoro”, nell’elenco delle indicazioni per il datore di lavoro troviamo le seguenti raccomandazioni: “individuare e formare un responsabile per la sorveglianza delle condizioni meteoclimatiche, evitare il più possibile le lavorazioni durante le ore di maggior caldo, anticipando ad esempio l’inizio dell’orario di lavoro alla mattina presto e prolungandolo nelle ore serali”.

Sappiamo anche che, dopo un incontro insoddisfacente che c’è stato ieri (è stato il Segretario nazionale della UIL a sottolineare l’esito non convincente dell’incontro avuto con la Ministra del lavoro) stasera il Consiglio dei Ministri si riunisce e dovrebbe emettere un decreto su questo.

Questo è il quadro complessivo. La domanda che Europa Verde rivolge alla Giunta regionale è se, alla luce dei rischi per la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori derivanti dalle ondate di calore, non ritenga opportuno sia sollecitare Governo, sindacati e associazioni imprenditoriali a definire un accordo urgente a livello nazionale, sia sostenere a livello regionale interventi e intese tra le parti, finalizzati a individuare le necessarie modifiche temporanee all’organizzazione del lavoro in presenza di temperature superiori a 35 gradi, fino ad arrivare alla sospensione delle attività e all’utilizzo della Cassa integrazione ordinaria, come peraltro previsto dall’INPS.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego, sottosegretario.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

In merito all’interrogazione presentata dalla consigliera Zamboni, noi non possiamo che condividere le preoccupazioni espresse dalla consigliera interrogante. Come ha ricordato lei, è annunciato da parte della ministra Calderone un provvedimento normativo, con decreto, per poter accedere, in particolare per l’edilizia e anche per l’agricoltura, a strumenti di cassa, laddove le condizioni di temperatura lo rendano necessario. Un provvedimento che, addirittura, nelle intenzioni del ministro dovrebbe, poi, trovare, con la legge di bilancio, anche una sua fisionomia strutturale.

Noi abbiamo salutato positivamente l’iniziativa anche di un protocollo condiviso tra le parti. Crediamo sia indispensabile un accordo tra le parti, anche per poter avere le declinazioni settoriali indispensabili. La Conferenza delle Regioni si è pronunciata proprio ieri in questo senso, chiedendo anche alla tecnostruttura un’istruttoria di merito per comprendere anche come accompagnare e sostenere questa iniziativa nazionale.

A livello locale stiamo monitorando i vari accordi che si stanno siglando, declinati in base alla tipologia lavorativa specifica. Siamo in ogni caso disponibili ad accompagnare le parti a individuare soluzioni appropriate nei casi in cui ci sarà richiesto.

Inoltre, l’Assessorato alla sanità già nell’anno 2021 ha inserito l’argomento all’ordine del giorno del Comitato di coordinamento previsto dal decreto legislativo n. 81, che è composto dagli Enti che si occupano di salute e sicurezza sul lavoro, dalle rappresentanze degli Enti locali, dalle associazioni datoriali e dai sindacati. Si è pervenuti a un documento di indirizzo condiviso dal titolo “La prevenzione del rischio da stress da calore negli ambienti di lavoro”. Il documento, redatto quale contributo alle imprese e a tutti i soggetti della prevenzione, nonché ai lavoratori, oltre ad offrire alcuni elementi introduttivi e menzionare i principali effetti sulla salute legati all’esposizione alle alte temperature e le conseguenti misure di prevenzione di primo intervento, riporta i diversi sistemi di prevenzione e di allerta, per poi focalizzarsi su una valutazione del rischio da microclima caldo negli ambienti di lavoro e sulle indicazioni per la prevenzione, sia per il datore di lavoro sia per i lavoratori, fornendo particolare importanza all’informazione e alla formazione, quali misure fondamentali finalizzate a prevenire possibili danni alla salute.

Sempre nell’ambito del Comitato di coordinamento che ho citato sono state redatte anche locandine che, in qualche modo, diventano delle linee guida facilmente accessibili per prevenire il colpo di calore, con l’indicazione sia per il datore di lavoro che per i lavoratori, proprio per sensibilizzare tutte le parti. Sono state distribuite a tutti i componenti del tavolo perché se ne dia la massima diffusione ed è presente anche sul sito della Regione. In questo periodo dell’anno, concludo, inoltre i servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro e i Dipartimenti di sanità pubblica sono soliti promuovere ogni azione utile sia in sede di assistenza che di controllo e vigilanza, affinché le aziende e di lavoratori adottino le dovute misure di valutazione e gestione del rischio. Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Grazie, sottosegretario. Non avevo dubbi che la Giunta fosse sensibile al tema e quindi che condividesse le preoccupazioni che ha espresso Europa Verde. Accolgo con favore, naturalmente, il fatto che si stiano monitorando gli accordi che vengono presi localmente e che, soprattutto, ci sia la disponibilità ad accompagnare le parti a stringere questi accordi. Bene anche che ci sia vigilanza.

Io penso, per concludere, che… Siccome l’innesco dei cambiamenti climatici è ormai sotto gli occhi di tutti, l’aumento delle temperature, anche questo, è ormai un dato scontato e non più eccezionale, io chiedo alla Giunta per il prossimo anno di mettersi per tempo in campo per accompagnare, appunto, le imprese ad essere, ad anticipare – questo non è successo quest’anno – l’impatto, appunto, delle ondate di calore nei luoghi di lavoro particolarmente esposti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 7165

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda opporsi alla prospettiva di nuove estrazioni di gas in Alto Adriatico. A firma della Consigliera: Piccinini

 

PRESIDENTE (Petitti): Procediamo adesso con l’oggetto 7165: interrogazione di attualità a risposta immediate in aula per sapere se la Giunta intenda opporsi alla prospettiva di nuove estrazioni di gas in Alto Adriatico.

L’interrogazione è a firma della consigliera Piccinini. Prego, consigliera.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Parliamo, appunto, delle trivelle in Alto Adriatico e lo facciamo naturalmente citando il decreto legislativo n. 176 del 2022, Aiuti quater, che ha autorizzato le concessioni di coltivazione di idrocarburi nel Delta del Po e, nello specifico, nel tratto di mare tra il quarantacinquesimo parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalla costa superiore alle 9 miglia.

Sappiamo che queste estrazioni possono rappresentare un reale pericolo e avere effetti molto negativi sull’ambiente deltizio e sulle attività economiche caratteristiche e tradizionali del territorio, minando alla radice proprio il concetto di sviluppo sostenibile, come peraltro segnalato anche dai sindaci di Goro e di Comacchio. Alla fine del 2022 sarebbe stato istituito un tavolo tecnico con il compito di analizzare… A livello nazionale, con il compito di analizzare i costi-benefici in merito a nuove estrazioni, appunto, nell’Alto Adriatico, di cui però non si hanno più avuto notizie.

Questa possibilità ha visto, come dicevo, la contrarietà non solo dei sindaci che citavo prima, ma anche delle comunità locali, che hanno manifestato la legittima e forte preoccupazione per la pesca, la viticoltura, il turismo, insieme ad alcuni governatori come Emiliano in Puglia, Zaia in Veneto, mentre il presidente della Regione Emilia-Romagna Bonaccini ha detto “no” a nuovi pozzi, ma contestualmente ha chiesto invece di estrarre di più dai giacimenti esistenti.

Di recente, sono circolate su alcuni quotidiani veneti notizie circa un presunto ed auspicabile stop alle estrazioni in alto Adriatico, tant’è che il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha affermato in un’intervista di fine giugno che “le estrazioni in alto Adriatico non sarebbero più un mantra del Ministero”.

Risalgono però a questo sabato le dichiarazioni del Ministro Picchetto Fratin, il quale, annunciando un nuovo decreto previsto per settembre per dare nuovo impulso alle trivellazioni, in particolare in Adriatico, ha affermato di voler prendere in considerazione l’opportunità, che per quanto mi riguarda è una sciagura, di utilizzare anche i giacimenti di gas nei nostri territori, perché altrimenti - dice il ministro – “corriamo il rischio in alcune realtà in Adriatico che peschino solo altri Paesi”.

Ricordo che in Italia già oggi si estrae di più della Croazia e che i nostri fondali, a differenza di quelli croati, sono soggetti per loro natura a subsidenza.

 Io credo che serva invece assicurare massima attenzione alla necessità di salvaguardare l’unicità ambientale e territoriale del Delta del Po, e non determinare ulteriori rischi e difficoltà alla prosecuzione delle attività economiche proprie dello sviluppo sostenibile nell’area deltizia, quali la pesca, la mitilicoltura, il turismo, strettamente collegate al riconoscimento dell’area come Riserva di Biosfera MAB UNESCO.

Un intero territorio - voglio ricordarlo - che ha basato il proprio modello di sviluppo su attività sostenibili come quelle che citavo e sul turismo ambientale.

A questo proposito le chiedo, sottosegretario, se sia in possesso di informazioni nuove rispetto alle estrazioni in alto Adriatico, se conosca la composizione del tavolo tecnico deputato a valutare la sostenibilità di nuove trivellazioni in alto Adriatico, se abbia notizie in merito a eventuali valutazioni effettuate e se intenda opporsi alla prospettiva di nuove estrazioni di gas nel Delta del Po sia da nuovi pozzi che da quelli già esistenti nel tratto di mare compreso tra il quarantacinquesimo parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalle linee di costa superiore alle 9 miglia, insomma nel Delta del Po. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Tralascio tutte le premesse che inquadrano gli aspetti normativi e pianificatori che in questo Paese cambiano mediamente ogni anno, però sono agli atti della risposta che vedrà per un corretto posizionamento anche della lettura.

Vengo al merito. La Regione Emilia-Romagna, coinvolta nel Comitato tecnico nazionale per la pianificazione dello spazio marittimo, aggiorna costantemente le informazioni sulle attività antropiche a mare attraverso la banca dati degli usi del mare, verificando costantemente i dati relativi alle concessioni a mare e le produzioni di Oil & Gas. Sulla base delle informazioni presenti in tale banca dati, entrambe le concessioni a cui si fa riferimento ricadono nell’area marina antistante la Regione Veneto. La concessione AC-14-AS interseca parzialmente il SIC, cioè il Sito di interesse comunitario a mare istituito dalla stessa Regione Veneto. Come sottolineato dal MASE, i SIC a mare di Veneto e Regione Emilia-Romagna sono stati considerati ai fini del PiTESAI, ma trattandosi di vincoli aggiuntivi possono essere derogati, ai sensi dell’articolo 4 del richiamato 176.

Per approfondire le problematiche legate alla riapertura delle concessioni al largo del Delta del Po, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha convocato due volte, a febbraio e ad aprile 2023, un tavolo tecnico a cui ha partecipato per la Regione Emilia-Romagna il direttore generale Paolo Ferrecchi. Nell’ambito del primo incontro del tavolo, il MASE ha specificato che le due concessioni oggetto sono, appunto, la AC-14-AS e la AC-15-AX, rispettivamente di ENI e di Energean Italy, che non rientrano negli elenchi di cui all’allegato 1 del decreto n. 176/2022.

Per questo motivo, riteniamo che il loro sfruttamento necessiterebbe di un accordo con le Regioni.

Questa è la posizione nostra e del Veneto.

Ciò premesso, come più volte sottolineato anche dal presidente Bonaccini, noi siamo fortemente contrari alla concessione di qualsiasi nuova trivellazione a mare, in particolare entro le 12 miglia. Sulle concessioni oggetto dell’interrogazione, in particolare, concordiamo con l’interrogante sulla necessità di assicurare la massima attenzione alla salvaguardia dell’unicità ambientale e territoriale del Delta del Po, che è una specificità di questa porzione di territorio, promuovendo e tutelando quelle attività economiche proprie dello sviluppo sostenibile nell’area deltizia. Tra queste, come richiamato, la pesca, la mitilicoltura e il turismo, strettamente correlate al riconoscimento dell’area come riserva Biosfera MAB UNESCO.

Ribadita, dunque, la nostra contrarietà, che abbiamo espresso anche in sede di tavolo tecnico, con puntuali osservazioni formulate, come anche da Regione Veneto, devo precisare, tuttavia, che la Regione non è stata per ora convocata a nessun tavolo nazionale, politico o istituzionale, in cui poter esprimere le proprie posizioni.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Ringrazio il sottosegretario. Prendo atto che al momento, appunto, la Regione non sia stata convocata. Questo non è un dato sicuramente positivo. Resta che la norma “salva trivelle” è ancora tuttora in essere e quindi il rischio che si possa derogare, appunto, e quindi si possa procedere c’è e sussiste tutt’oggi. Lo dico in merito alle dichiarazioni che sono uscite di recente, appunto, anche da parte del presidente Zaia, che evidentemente vengono smentite anche oggi con le parole del sottosegretario, che conferma che in realtà, ad oggi, non c’è nessuna volontà concreta di fermare questo tipo di operazioni.

Lo dico perché ci sono diversi temi rispetto, appunto, alle estrazioni. Abbiamo già parlato del fatto di quanto queste potrebbero danneggiare l’ecosistema del Delta del Po. Aggiungo anche che estrarre di più non serve a ridurre le bollette. Aggiungo anche che l’Adriatico contiene poche quantità di gas rispetto al fabbisogno nazionale. Enormi invece sono i danni rispetto alle emissioni climalteranti.

Ricordo anche che la nostra regione è una regione che, per quanto riguarda i consumi di energia da fonti rinnovabili, è terzultima, dopo la Liguria e il Lazio, a livello nazionale. Allora, io dico, bene che si chieda lo stop alle nuove trivellazioni. Bisognerebbe avere il coraggio anche di dire stop alle concessioni esistenti e procedere spediti sugli investimenti sulle rinnovabili.

Purtroppo è un messaggio che da parte di questa Giunta non passa. La conosciamo molto bene la posizione dell’assessore Bonaccini, però gli eventi climatici che stanno coinvolgendo la nostra regione e il fondo che, peraltro, la Regione ha deciso di stanziare per i prossimi eventi calamitosi, così citati all’interno del collegato al bilancio, già presupponendo che la nostra regione sarà investita da altri eventi calamitosi, dovrebbe far rivedere la posizione, appunto, della Giunta rispetto al proseguire anche con le concessioni esistenti.

Dopodiché, ribadisco, bisognerebbe anche di nuovo tornare ad alzare la voce, perché io non ho avuto risposte per quanto riguarda il tavolo degli esperti. Non sappiamo da chi è composto, non sappiamo quali valutazioni eventualmente hanno fatto. Allora bisognerebbe che anche la Giunta, che partecipa a questo confronto con il Governo, chiedesse conto anche di quello che si sta facendo e tornasse di nuovo sull’argomento, perché, ribadisco, il decreto Aiuti quater è tuttora in vigore.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 7168

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alla realizzazione della nuova scuola secondaria di primo grado “Besta”, a Bologna, e alla successiva demolizione dell’edificio esistente, con particolare riguardo agli effetti sul prospiciente Parco “Don Bosco”. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’oggetto 7168: interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alla realizzazione della nuova scuola secondaria di primo grado “Besta”, a Bologna, e alla successiva demolizione dell’edificio esistente, con particolare riguardo agli effetti sul prospiciente Parco “Don Bosco”.

L’interrogazione è a firma della consigliera Gibertoni. Prego, consigliera.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Questa è un’immediata a chilometro zero, si potrebbe dire, perché riguarda proprio un progetto che è qui, a pochi metri dall’aula dell’Assemblea legislativa, ossia cosa vuole fare il Comune di Bologna? Vuole demolire una scuola media, la scuola media “Besta”, una scuola media in ottime condizioni, la Regione ha accordato su questo progetto un finanziamento di 2 milioni di euro da fondi del PNRR, che prevede non solo la demolizione della scuola, ma anche l’azzeramento totale di quel bellissimo parco, che è anche un giardino botanico, come mi hanno spiegato, e che a tutti noi è capitato di attraversare se andiamo a pranzo attraversando il giardino accanto alla scuola, quindi azzerando alberi che ormai hanno raggiunto i trent’anni e i 20 metri d’altezza, un giardino che è stato coltivato da generazioni di alunni della scuola media “Besta”, a partire dagli anni ‘90, quindi ha un valore storico, non soltanto di servizio ambientalmente sistemico fondamentale.

Si racconta che i cambiamenti climatici sono urgenti, bisogna portare rimedi qui e ora, ma questa è la dimostrazione che si fa esattamente il contrario. Questa sarebbe una prima possibilità di non fare scempi ambientali, perché altrimenti ci si racconta in aula, come è successo anche ieri, “fossero tutti virtuosi come noi”, ma, se fossero tutti virtuosi come voi, non crescerebbe più l’erba, e qui lo possiamo vedere e lo vedremo, se la Regione non farà nulla per evitare che parta questo cantiere che azzererà completamente questo bosco.

Il progetto dovrebbe partire entro la fine del 2023, con azzeramento del giardino botanico e demolizione dell’attuale edificio. Strano però che, se prendiamo l’esempio di un’altra scuola media di Bologna, la scuola media “Guercino” in Via Longo 4, costruita più o meno negli stessi anni, il Comune ha deciso invece di riqualificarla, si sta facendo efficientamento energetico e la si può ristrutturare con un costo di poco più di 3 milioni di euro.

Quanto si spende invece per demolire un intero bosco in zona Fiera? Si spendono complessivamente 2 milioni del PNRR e altri 14 milioni dei cittadini bolognesi, per un totale di 16 milioni di euro, letteralmente buttati dalla finestra, che in più otterranno di peggiorare ancora di più l’adattamento ai cambiamenti climatici, di buttare completamente via alberi che ci hanno messo trent’anni a diventare importanti anche dal punto di vista dell’assorbimento delle emissioni e, in generale, abbassare la qualità della vita di tutti i cittadini che affacciano su quell’appezzamento di verde.

La scuola che oggi si vuole demolire, tra l’altro, è nei manuali di edilizia scolastica, nelle maggiori riviste di architettura, è stata visitata da delegazioni da tutta Italia e dall’estero. Però, visto che qui piace dire che abbiamo una legge restrittiva sul consumo di suolo, l’importante è, poi, poterlo consumare a “man bassa”, tanto ‒ si dice ‒ c’è una legge.

Poi si dice che se ne troviamo un’altra in un’altra Regione la dobbiamo portare qui, se ne troviamo un’altra più restrittiva. Ma non c’è bisogno di guardare sempre alle altre Regioni. Se vogliamo veramente non consumare più suolo, cominciamo a farlo qui, invece di promulgare leggi che, in teoria, dicono una cosa e, in pratica, sono annegate in migliaia e migliaia di deroghe che ne annullano completamente l’efficienza. Quindi, leggi che dicono una cosa in teoria, ma poi prevedono talmente tante pile di deroghe, una sull’altra, che di fatto dicono e fanno esattamente il contrario.

Dal punto di vista dello scempio dei soldi dei cittadini bolognesi, io non sapevo che il Comune di Bologna fosse così ricco da poter buttare via complessivamente addirittura 25 milioni di euro. Ho scoperto che anche la scuola Dozza, oltre alla scuola Besta, che è questa qui, verrà demolita con una spesa impressionante. Assieme all’altra, anche qui, piccolissima parte del PNRR. Il resto soldi dei cittadini bolognesi. Uno dice: c’è una ratio. Non c’è.

Presidente, pensi che abbiamo la scuola Guercino che viene efficientata, come giustamente dovrebbe essere. Quindi, si mantiene la bellezza della scuola, la sua efficienza, la sua storia. Altre due buttano via 25 milioni di euro di soldi dei bolognesi. E poi c’è un’intera lista (Marconi, Cappelletti, Giordani, Viscardi, Casaralta, Bombicci, XXI Aprile, Raffaello Sanzio, Garibaldi e Jean Piaget) a cui nessuno pensa.

La mia domanda è: ma il Comune di Bologna tira a sorte, sorteggia quando deve decidere cosa demolire e cosa efficientare? Prende un grande boccione, ci mette dentro i nomi delle scuole o i nomi degli stabilimenti e dice “questa la demoliamo”? Chi si giova della demolizione della Besta e della Dozza? I cittadini bolognesi no. Il verde pubblico no. I cambiamenti climatici no. Gli alunni no. I costruttori edili?

Un’Amministrazione pessima può decidere di fare qualcosa del genere. Chiedo, su questo, quindi, alla Giunta quale sia il suo pensiero, visto che ha già fornito 2 milioni di euro, probabilmente senza neppure guardare il progetto.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

In riferimento al quesito posto dalla consigliera, va premesso che, rispetto all’edilizia scolastica, questa coinvolge, come noto, diversi livelli di governo per le differenti funzioni e competenze. In particolare, al Ministero dell’Istruzione, in questo caso, dell’Istruzione e del merito, compete la definizione del quadro normativo ed eventualmente lo stanziamento delle risorse per gli interventi; mentre relativamente al nostro territorio, come stabilito dalla legge regionale n. 13 del 2015, competono alla Regione le funzioni di indirizzo e alle amministrazioni provinciali e Città metropolitana la competenza di programmazione territoriale in materia. Spetta poi ai Comuni a realizzare gli interventi come titolari degli stessi.

L’edificio della scuola secondaria “Besta” di Bologna, costruito negli anni Settanta, è stato ritenuto dal Comune di Bologna non più rispondente alle esigenze attuali sia didattiche sia di sostenibilità. Per questo il Comune ha candidato, attraverso la Città metropolitana, l’intervento alla missione 4, componente 1, investimento 3.3 del PNRR, Messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole. Questa prevede di rendere le scuole del primo e secondo ciclo di istruzione innovative, sostenibili e sicure, con interventi che possono prevedere anche la sostituzione edilizia.

Il nuovo edificio, come anche richiesto dal PNRR, prevede alti standard di sostenibilità, non raggiungibili attraverso adeguamenti dell’edificio esistente, a parere della Città metropolitana e del Comune di Bologna. Basti dire che il vecchio edificio presenta una classe energetica pari a D nelle aule ed E nella palestra, mentre quello nuovo potrà essere certificato almeno in classe energetica A4. Verrà inoltre ha costruito in una parte del parco di fianco alla scuola attuale.

L’investimento comprende la sistemazione dell’area esterna, inclusa la ripiantumazione della superficie occupata dalla vecchia scuola – non siamo al consumo di suolo, siamo alla sostituzione e allo spostamento dell’edificio –, la manutenzione del verde esistente e la messa a dimora di nuovi alberi, ricostruendo l’unità del parco Don Bosco, ora diviso dall’attuale edificio scolastico.

Nel progetto particolare importanza è data proprio alle aree esterne, che diventano spazio didattico all’aperto. Le aule sono raccolte intorno ad un cortile, che è giardino interno, incentivando così l’idea dello stare insieme, permettendo di svolgere attività didattiche anche all’esterno, in modo che l’ambiente naturale diventi spazio di apprendimento e le più recenti metodologie di outdoor education possano essere semplicemente integrate nell’attività didattica degli studenti.

La costruzione di una nuova scuola consente, ovviamente, anche di accelerare i lavori rispetto i tempi stringenti del PNRR, perché non occorre trovare una struttura che ospiti gli studenti durante il cantiere, con conseguente grave disagio per i genitori e le famiglie. Aggiungo una considerazione. Tutte le istanze che qui vengono portate sono più che legittime, rientra nelle funzioni di sindacato ispettivo controllare ciò che viene fatto nel territorio, la Regione non sindaca normalmente gli interventi dei Comuni, se non nella sede tecnica appropriata, che è quella della valutazione tecnica preventiva, laddove viene fatta, a un bando, o, viceversa, in sede tecnica ex-post, quando si va in Conferenza dei servizi, quindi è tutto legittimo, ma se la domanda è “chi è che sceglie?”, è il Comune, non può essere nessun altro.

Sulla base di quali elementi lo fa? Sulla base degli elementi tecnici che gli uffici tecnici compongono, la politica ha un compito di indirizzo, ma le valutazioni tecnico-economiche, quindi il rapporto costi/benefici vengono codificati all’interno dei procedimenti amministrativi.

Segnalo, consigliera, che, come da sua interrogazione, lei ha citato casi in cui l’Amministrazione comunale di Bologna ha preferito intervenire sull’edificio esistente, mentre in alcuni casi ha ritenuto, viceversa, per questo rapporto costi/benefici, di dover procedere alla realizzazione di un nuovo edificio. Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Io ho posto la domanda perché parlate così tanto dell’urgenza di cambiamenti climatici, addirittura mettendo gli orologini sul sito, che mi sono detta che parlerete tra di voi di questo, vi capiterà di parlarne con il Comune di Bologna.

Non sapevo poi che il Comune di Bologna fosse più ricco della Svizzera e potesse buttar via 25 milioni di euro, ma è un limite mio, non lo sapevo.

In più, un’altra cosa che mi sono ricordata è che credo, sottosegretario, che anche qua dentro noi siamo in una classe D, svariate torri e credo anche la sede dell’Assemblea legislativa sono in classe D, buttiamo giù l’Assemblea legislativa? Parliamone, vogliamo buttarla giù e ricostruirla? Va bene, se è quello che proponete, ma quali sarebbero le ragioni che lei dice?

In più ripiantumiamo, ma abbiamo appena finito di dire ieri che gli alberi con i servizi ecosistemici devono avere 20-30anni, questi ce li hanno, andateli a vedere, sono spettacolari, sembrano dei patriarchi anche se non lo sono, li buttate giù così, ripianterete dei germogli, ci vorranno altri trent’anni... ma se siete voi che dite che i cambiamenti climatici non aspettano!

Continuare quindi a parlare in teoria e poi girarsi dall’altra parte (tra l’altro, qui materialmente non ce la fate a girarvi dall’altra parte, perché lo vedete tutti i giorni) è un’irresponsabilità gravissima. Venite a raccontare che siete bravi, e sarei ben felice di credervi, ma è una ridicolaggine, una scempiaggine...

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Gibertoni, ha terminato il tempo.

 

GIBERTONI: Per non toccare la prerogativa del Comune di buttare via 25 milioni di euro voi tacete e dite che assolutamente non c’entrate nulla.

Così però state tradendo la fiducia dei cittadini e state facendo ogni giorno dichiarazioni che sono veramente di bassa pubblicità, nient’altro.

 

OGGETTO 7169

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali azioni la Regione intenda intraprendere per salvaguardare i lavoratori dello Scatolificio La Veggia s.p.a.. A firma del Consigliere: Amico

 

PRESIDENTE (Petitti): Proseguiamo con l’oggetto 7169: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per sapere quali azioni la Regione intenda intraprendere per salvaguardare i lavoratori dello Scatolificio La Veggia s.p.a..

L’interrogazione è a firma del consigliere Amico. Prego, consigliere.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Veniamo a un tema che ha a che fare con un’azienda presente sul territorio reggiano. Il 21 luglio scorso il tribunale di Reggio Emilia ha emesso il decreto di omologazione del concordato preventivo per lo scatolificio La Veggia, storica società di Roteglia in Castellarano, in Provincia di Reggio Emilia, specializzata nella produzione di imballaggi in cartone, con la relazione favorevole del commissario giudiziale.

Contestualmente, la maggioranza della società, sinora sotto il controllo della famiglia Giacopini, è passata in capo alla multinazionale austriaca Prinzhorn, la cui proposta di investimento era alla base del piano concordatario presentato lo scorso anno, ovvero, grazie all’acquisizione da parte dell’azienda Prinzhorn, si poteva procedere al piano concordatario.

Il gruppo Prinzhorn ha sede a Vienna. È il terzo player in Europa. Quindi, un’operazione sicuramente positiva. È strutturata in tre divisioni: soluzioni di imballaggi in cartone, produzione di cartoni per contenitori e raccolta e commercio di materie prime secondarie.

Questa proposta prevede un’immissione di 11 milioni di euro come aumento di capitale da parte dell’azienda austriaca, che diventa in questo modo unica azionista, l’acquisto della fabbrica di Roteglia, per 21,5 milioni, e ulteriori 10.800.000 euro di nuova finanza.

Inoltre, a fronte del piano, a novembre il tribunale aveva autorizzato la società a contrarre finanziamenti pre-deducibili per l’affidamento di linee di credito a breve termine nella forma tecnica di anticipi su fatture, anticipi fino a un massimo di 3 milioni di euro.

All’interno di questo quadro, l’assemblea dei creditori ha visto, però, il voto contrario al concordato da parte di Agenzia delle entrate e di INPS, un voto decisivo, in quanto l’importo a credito spettante ai due istituti li rende maggioranza dei creditori. Il tribunale di Reggio Emilia ha approvato comunque il piano di concordato perché, a parere del giudice, la proposta di soddisfacimento dei crediti fiscali e contributivi era comunque conveniente rispetto all’alternativa liquidatoria. Non da ultimo, si è tenuto conto del rischio della perdita di 150 posti di lavoro impiegati, ad oggi, presso lo scatolificio.

A seguito di quanto stabilito dal tribunale di Reggio Emilia, l’unico soggetto giuridicamente legittimato a fare ricorso è l’Agenzia delle entrate, come parrebbe sottintendere il voto contrario sulla omologazione concordataria. La scelta che si è intrapresa avrebbe delle ricadute sul futuro dello scatolificio, quindi rendendo inutile il concordato, quindi il rilancio dell’azienda e, conseguentemente, la continuità occupazionale.

Secondo quanto dichiarato da SLC CGIL di Reggio Emilia, in caso di ricorso si correrebbe il rischio di far venir meno gli investimenti previsti da parte di un investitore che è assolutamente estraneo alla gestione precedente e questo porterebbe a uno scenario che potrebbe voler dire la cessazione dell’attività, con la perdita appunto dei 150 posti di lavoro.

In questo senso chiediamo alla Giunta quali sono le azioni che la Regione intende mettere in campo per salvaguardare i lavoratori dello scatolificio La Veggia, privilegiando così la stabilità occupazionale, anche perché una scelta diversa porterebbe a ulteriori costi sociali a carico della collettività, con mancati versamenti futuri dovuti alla continuità assistenziale e al pagamento del sostegno al reddito (NASPI) che compete ai lavoratori licenziati. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

In merito all’interrogazione presentata dal consigliere Amico sullo stato dello Scatolificio La Veggia, possiamo riferire che, anche se ad oggi non è pervenuta formalmente richiesta da parte delle organizzazioni sindacali circa la nostra attivazione sulla situazione descritta, in questi giorni abbiamo preso contatto con tutte le parti in causa per verificare e monitorare la vicenda. Abbiamo riscontrato da parte di tutti la disponibilità ad accompagnare la vertenza verso una soluzione sostenibile e di tutela per la produzione e i lavoratori.

Ribadiamo anche qui la necessità che il piano di investimenti prospettato da un grande gruppo multinazionale trovi concreta attuazione, a garanzia proprio del piano industriale e a salvaguardia dell’occupazione in essere nello stabilimento di Roteglia. L’Assessorato competente ha già anticipato la disponibilità ad attivarsi nelle forme previste anche dal Patto per il lavoro e per il clima, al fine di portare a compimento gli obiettivi del piano concordatario, che necessita, tra l’altro, di forti investimenti, anche utilizzando eventuali ammortizzatori sociali per agevolare la transizione del compimento del piano industriale stesso.

Abbiamo trovato, aggiungo, disponibilità e responsabilità da parte anche di tutte le strutture dello Stato interessate e coinvolte, citate dal consigliere Amico. Quindi, credo che sia presto per poter dare una notizia positiva, ma la ricognizione compiuta anche personalmente dall’assessore Colla ci fa dire che ci sono le condizioni, anche con la nostra attenzione ‒ noi seguiremo passo-passo l’esito, l’evoluzione di questa vertenza ‒ per una composizione positiva indispensabile.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Mi dichiaro soddisfatto della risposta. Ringrazio anche il sottosegretario per l’illustrazione della stessa. Credo che, appunto, come diceva prima il sottosegretario, anche in ossequio del Patto per il lavoro e per il clima, nel momento stesso in cui aziende anche straniere intendano investire all’interno del nostro territorio con così importanti investimenti dal punto di vista economico, soprattutto mantenere delle unità produttive sul territorio emiliano-romagnolo, in particolar modo quello di Roteglia, e garantire la continuità per i 150 lavoratori credo che sia uno sforzo importante da continuare a perseguire.

Chiederemo poi aggiornamenti man mano che la situazione evolve, mi auguro che le strutture dello Stato che hanno ricorso rispetto al concordato, in quanto creditori legittimi evidentemente di contributi così come di tassazione, possano comunque trovare il modo di accompagnare questo concordato ad una migliore soluzione possibile e quindi garantire una continuità, perché se da un lato abbiamo bisogno che si ottemperi agli obblighi aziendali della gestione precedente dal punto di vista contributivo e della tassazione, abbiamo nello stesso tempo la necessità di far sì che quella unità produttiva prosegua e che quindi crei ulteriore valore aggiunto, quindi anche ulteriore gettito per la previdenza e la stessa Agenzia delle entrate. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 7172

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito ai provvedimenti da adottare per risarcire i veicoli dei privati cittadini e delle associazioni del Terzo settore danneggiati dall’alluvione di quest’anno. A firma dei Consiglieri: Rontini, Caliandro, Daffadà

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’ultima interrogazione. Oggetto 7172: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula in merito ai provvedimenti da adottare per risarcire i veicoli dei privati cittadini e delle associazioni del Terzo settore danneggiati dall’alluvione di quest’anno.

L’interrogazione è a firma della consigliera Rontini. Prego, consigliera.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

Mi perdonerete se torno per l’ennesima volta in questi giorni sul tema dell’alluvione, lo faccio non per un capriccio, ma per necessità.

Dopo la risposta positiva che abbiamo dato ieri, grazie anche all’impegno dell’assessore Calvano, sul tema del bollo auto, ritorno sul tema delle auto che, come sapete, sono state tra i beni più colpiti dai fenomeni alluvionali di maggio, in molti casi sono state completamente sommerse, trascinate dall’acqua, che le ha rese molte volte irrecuperabili o comunque gravemente danneggiate.

Com’è noto, l’automobile è un bene di prima necessità per tante famiglie, per tante lavoratrici e per tanti lavoratori, che le utilizzano per i loro spostamenti quotidiani.

Oltre a questo, c’è un tema di cui finora si è poco parlato, che riguarda le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale, il terzo settore che aveva a disposizione mezzi con cui, ad esempio, si occupava di servizi di accompagnamento delle persone con disabilità o di persone con malattie, per accompagnarle, ad esempio, nei servizi quotidiani che fanno presso gli ospedali. Penso agli emodializzati. Ho ben presente quello che è successo ‒ lo cito come un esempio, immaginando che le realtà possano essere tante e diverse ‒ a Solarolo, dove l’associazione dei volontari Monsignor Babini aveva nella sua disponibilità dieci mezzi, tra cui un’automobile, con cui svolgevano 5.000 di questi servizi all’anno. Nove di queste auto sono, ahimè, state alluvionate e rese inutilizzabili.

Nei giorni scorsi, di fronte alla latitanza del Governo sul tema, una buona notizia, ribadita anche ieri in aula dal presidente Bonaccini nel suo intervento: alcune decine di milioni delle risorse raccolte grazie alla disponibilità, alla generosità e alla solidarietà dei cittadini e delle cittadine emiliano-romagnole, nel fondo gestito dalla Protezione civile, verranno messe in disponibilità delle popolazioni proprio per questo tema delle auto. È una buona notizia che ha suscitato alcune domande, alcuni quesiti, alcuni interrogativi da parte delle persone, che ci chiedono di capire se potranno utilizzare queste risorse anche qualora abbiano già acquistato una nuova autovettura. Probabilmente, chi l’ha già comprata è perché ne aveva necessità in prima battuta e ne aveva necessità prima degli altri.

Ci chiedono anche, nel caso delle associazioni di volontariato, dove i mezzi sono ‒ come in questo caso ‒ più di uno per associazione, se ci potrà essere una risposta che riguardi tutto il parco mezzi in dotazione, per un aiuto, seppur parziale. So che la Giunta si è mossa prontamente, che sta lavorando, d’intesa con il commissario Figliuolo, anche per evitare sovrapposizioni e per lavorare nella massima complementarietà nell’utilizzo delle risorse. Le risorse a disposizione finora non sono tutte quelle che abbiamo richiesto. A maggior ragione, quindi, è bene evitare sovrapposizioni.

Con il question time di questa mattina chiedo alla Giunta quali sono i ragionamenti in essere per mettere in disponibilità dei cittadini e delle cittadine, delle popolazioni colpite già qualche risposta, già qualche elemento di chiarezza, già qualche dato che li aiuti a fare le valutazioni rispetto a come gestire le macchine. Ad esempio, a Faenza diverse centinaia sono depositate in un piazzale per il quale il Comune spende più di 1.000 euro al giorno per poterle ospitare lì, in attesa di capire, appunto, quali provvedimenti la Regione, grazie alla Regione metteremo in disponibilità dei cittadini per dar loro una prima risposta.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rontini.

Risponde la vicepresidente Priolo. Prego.

 

PRIOLO, vicepresidente della Giunta: Questa domanda mi dà l’opportunità di ampliare la risposta che la Giunta ha costruito nel corso di questo periodo, dando ulteriori elementi conoscitivi. Stiamo attendendo che termini il periodo ancora di vigenza del commissario straordinario per l’emergenza, che è il presidente Bonaccini, per completare il quadro delle risorse che attualmente sono attribuite al conto corrente della Regione. La condivisione con il commissario straordinario per la ricostruzione è quella, appunto, di poter utilizzare questa dotazione economica e quindi abbiamo bisogno di un dato certo che ci testimoni qual è l’importo che noi possiamo mettere a disposizione.

La domanda che fa la consigliera è giusta e pertinente e quindi dovremo provare a tenere in considerazione anche quelle realtà rispetto alle quali i mezzi in dotazione sono utili per una funzione sociale, quindi, in questo caso, per il trasporto di persone disabili, cosa che è ovviamente opportuna da tenere in considerazione. Quindi, insieme alla struttura, alla mia struttura stiamo provando a costruire una proposta che sia valida per i cittadini e che tenga in considerazione quei cittadini che hanno già sostituito il veicolo. È evidente che dovremo avere la documentazione che attesti nella maniera più snella possibile il nesso di causalità tra la sostituzione del veicolo e l’acquisizione del veicolo nuovo e, da questo punto di vista, anche la possibilità quindi di mettere in campo una certezza del contributo che noi eroghiamo.

Contestualmente, informo la consigliera e quindi anche i consiglieri presenti che la dotazione del conto sarà incrementata con 5 milioni di euro, che metterà a disposizione il mio Assessorato come Assessorato all’ambiente alla luce delle risorse che noi abbiamo in dotazione per quanto riguarda il Piano della qualità dell’aria, anche perché questo diventa uno strumento ulteriore, che può potenziare la risposta in questo ambito, ma può dare anche una risposta più alta, in modo che la somma che mette a disposizione il mio Assessorato non vada ad erodere la possibilità di coprire anche questa richiesta che fa la consigliera.

Stiamo ragionando in termini di una dotazione che possa dare al cittadino almeno 5.000 euro. Non è un importo ovviamente importante, ma sicuramente è quello che noi stiamo dando ai cittadini, anche con il CIS, con il Contributo di Immediato Sostegno, e cercheremo di comprendere se il contributo che il mio assessorato riesce a dare ulteriormente possa accrescere questa dotazione a disposizione dei cittadini.

Stiamo pensando a un meccanismo con autocertificazione e ad un controllo forte a campione, proprio per evitare che ci sia un ulteriore aggravio dei cittadini, che già sono chiamati in questo momento a compilare diverse modulistiche tra CAS e CIS, in una situazione di particolare affaticamento.

 È evidente che dovrà esserci l’attestazione della rottamazione del veicolo, perché questo ci consente di certificare il nesso di causalità con l’evento che c’è stato.

Faremo questa proposta dei Comuni interessati, non abbiamo ad oggi contezza di quanti siano i veicoli coinvolti, stimiamo almeno 5.000, quindi la dotazione dovrà essere almeno di 25 milioni rispetto all’importo che noi vogliamo erogare ai cittadini.

Si intende che, nei casi in cui una famiglia abbia perso 2 o 3 veicoli, noi riusciremo a dare un contributo per nucleo familiare in questa fase, poi vedremo se ci dovessero essere nuove dotazioni, ma in questo momento è già una risposta importante che noi possiamo mettere a disposizione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Grazie.

Ringrazio la vicepresidente, che ci ha dato tre buone notizie. La prima è che ne possono usufruire anche quelle persone che l’auto l’hanno già sostituita e che all’uscita della notizia si erano trovate spaesate rispetto alla loro tempestiva necessità di dotarsi di un altro autoveicolo.

L’altra buona notizia è l’attenzione per quelle associazioni che hanno mezzi che utilizzano per utilità sociale, e la terza è il meccanismo, perché mettere in campo una sburocratizzazione in questa fase va certamente incontro alle cittadine e ai cittadini dei territori colpiti, quindi grazie per l’impegno.

Mi permetto di suggerire, tra le tante cose a cui gli assessorati e la Giunta stanno lavorando in queste settimane, che ci sia al più presto chiarezza anche in forma scritta su queste norme di comportamento – la dico così ‒ su come muoversi e che possano essere a disposizione entro il 31 agosto, che è il termine che la delibera di Giunta relativa ai bolli stabilisce, come abbiamo visto ieri, per la demolizione, se si vuole avere il rimborso del bollo già pagato su un’auto che non è più in disponibilità. Faremo, in questo modo, un pezzo di lavoro utile mettendo a disposizione ‒ come è stato detto ‒ almeno 5.000 euro a nucleo familiare, più il rimborso di quei bolli.

Stiamo andando nella direzione giusta. Continuo ad auspicare che ci possa essere un impegno e un lavoro corale, al di là del colore politico.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rontini.

Abbiamo concluso con le interrogazioni.

Adesso torniamo al nostro ordine del giorno.

 

OGGETTO 7028

Elezione del Difensore Civico della Regione Emilia-Romagna (131)

(Discussione ed elezione di Guido Giusti)

 

PRESIDENTE (Petitti): Oggetto 7028: elezione del Difensore civico della Regione Emilia-Romagna, ai sensi della legge n. 25 del 16 dicembre 2003.

Ai sensi dell’articolo 8 della legge regionale 16 dicembre 2003, n. 25, l’elezione del Difensore civico è effettuata dall’Assemblea legislativa con voto segreto.

È eletto il candidato che ottiene i voti dei due terzi dei consiglieri assegnati alla Regione.

Dopo la terza votazione, qualora non si raggiunga detto quorum, l’elezione è rimandata alla seduta del giorno successivo. In questa seduta, dopo due votazioni, ove il candidato non raggiunga i due terzi dei voti assegnati, il Difensore civico viene eletto con la maggioranza dei consiglieri assegnati alla Regione.

I curricula presentati dai consiglieri regionali entro il 7 luglio 2023 sono stati esaminati dalla competente Commissione assembleare. La Commissione per la parità e per i diritti delle persone nella seduta del 20 luglio 2023 ha esaminato e dichiarato ammissibili le proposte di candidatura pervenute.

Chiedo se qualcuno vuole intervenire. Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

Ovviamente tutti i colleghi dei Gruppi hanno partecipato ai lavori della Commissione come membri e hanno avuto tutti il curriculum del candidato che noi proponiamo, che è quello dell’avvocato Guido Giusti, un avvocato con esperienza ultraventennale di attività giudiziali, extragiudiziali e di risoluzioni alternative delle controversie. Un esperto di diritto bancario, finanziario, assicurativo e copyright, esperto nella gestione di crisi, di ristrutturazione del debito, anche di diritto amministrativo, impegnato anche in attività associative. Non credo di dover leggere tutto il curriculum. I colleghi lo hanno visionato.

Crediamo sia davvero la persona giusta che per il prossimo mandato può ricoprire onorevolmente la carica di Difensore civico per questa Regione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri? Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Intervengo perché, come i colleghi sanno molto bene, la modifica al REFIT, che ha visto, appunto, intervenire sugli emolumenti degli organismi di garanzia senza una reale collaborazione con tutte le forze politiche, evidentemente ha compromesso anche un proficuo confronto sulla nomina del CORECOM e del difensore civico. Quindi, io non ritirerò la scheda.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri iscritti a parlare in discussione generale.

A questo punto invito la consigliera Lia Montalti, consigliera segretaria d’aula, che è qui accanto a me. La consigliera Montalti farà l’appello con la doppia chiamata.

Nomino gli scrutatori: consigliera Maletti, consigliera Mori, consigliera Catellani.

Invito le tre scrutatrici a prendere posto al tavolo dell’aula.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Tutte donne, sì.

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Bene. Ora la consigliera Montalti parte con l’appello.

 

MONTALTI: Piccinini Silvia ha dichiarato di non partecipare al voto.

 

(Seguono le operazioni di voto e di scrutinio)

 

PRESIDENTE (Petitti): Bene, abbiamo l’esito del voto:

 

Presenti 46

Consiglieri assenti al voto 4

Non partecipanti 1

 

Guido Giusti ha ricevuto 45 voti.

Schede nulle zero.

Schede bianche zero.

 

Il nuovo Difensore civico è Guido Giusti.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Chiedevo un chiarimento. Mentre l’aula votava, io ho guardato un attimo lo Statuto. L’Assemblea, come sapete, a luglio ha approvato la modifica degli emolumenti. Il Difensore civico è l’unica figura che dovrebbe vedere la riduzione dal 60 al 45 per cento dell’indennità di carica dei consiglieri. L’emendamento che era stato presentato e approvato al REFIT dice che la modifica trova applicazione della prima elezione dopo l’entrata in vigore, appunto, del REFIT. Chiedevo se l’Ufficio di Presidenza o la Presidenza mi poteva chiarire quando entra in vigore REFIT, perché, se la logica è o è stata quella di equiparare tutti, tutte le cariche degli organi di garanzia, siccome noi abbiamo votato oggi, non vorrei che le modifiche degli emolumenti non valessero per la nomina che abbiamo fatto oggi.

Io immagino che chi ha fatto questa scelta abbia fatto questo tipo di valutazioni, però vorrei un chiarimento su questo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Devono trascorrere i quindici giorni dalla pubblicazione. Quindi, entra in vigore, e chiedo conferma, da domani, 27 luglio.

Consigliera Zappaterra, prego.

Deve aggiungere qualcosa? Prego.

 

PICCININI: Quindi, l’emolumento del difensore civico non verrà decurtato.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

Ovviamente lo Statuto lo conosciamo bene anche noi. Abbiamo fatto i conti. Sappiamo che il REFIT avrebbe necessitato di un giorno in più per entrare in vigore, ma abbiamo parlato con il candidato, l’avvocato Giusti. Era disponibile a mandarci due righe nelle quali affermava la volontà di chiedere l’applicazione dell’emendamento, come è stato votato, a prescindere dal termine e quindi abbiamo scelto di procedere, sapendo di poterci fidare.

Quindi, per confermare alla collega, il difensore civico Guido Giusti, che è appena stato nominato, percepirà l’indennità ridotta, come l’abbiamo approvata nel REFIT.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Sì, prendo atto che questo è l’obbrobrio giuridico frutto di una corsa che avete voluto fare, senza coinvolgere tutte le forze politiche, facendo correre gli uffici, che hanno dovuto, peraltro, pubblicare il REFIT il giorno successivo, perché avevate questa, non si capisce quale, necessità di aumentare gli stipendi del CORECOM, non tenendo in considerazione nemmeno i 15 giorni, quindi facendo le cose con calma, parlandone con tutti ed escludendo il Movimento 5 Stelle da questa discussione.

Questo è il frutto di questo obbrobrio che avete fatto, anche con l’approvazione dell’assessore Calvano, che era responsabile della gestione del REFIT.

 

PRESIDENTE (Petitti): Procediamo adesso con l’ordine del giorno.

 

OGGETTO 7174

Proroga della permanenza in carica del Comitato Regionale per le Comunicazioni (CORECOM) ai sensi dell'art. 19 della legge regionale n. 24 del 1994. A firma del Consigliere: Amico (132)

(Iscrizione all’ordine del giorno, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): È pervenuta richiesta di iscrizione e inversione dell’ordine dei lavori a firma del consigliere Amico per trattare prioritariamente l’oggetto 7174: proroga della permanenza in carica del Comitato regionale per le comunicazioni (CORECOM), ai sensi dell’articolo 19 della legge regionale n. 24 del 1994.

Sulla richiesta di iscrizione chiedo un intervento a favore e uno contro, se ci sono ovviamente.

Mettiamo in votazione la richiesta di iscrizione. Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie.

Si rende necessaria questa delibera sulla scorta della discussione che abbiamo avuto all’interno della Commissione Parità, che ha validato e fatto le valutazioni relativamente alle nomine, quella appena svolta circa il Difensore civico e anche il CORECOM.

Pertanto, anche nel dare il tempo anche ai colleghi di leggerla nel suo complesso, si rende necessario proporre questo ordine del giorno, che illustro, se ne ho la possibilità, adesso, oppure se prima dobbiamo votare l’iscrizione mi astengo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Se non ci sono altri interventi, metto in votazione per alzata di mano la richiesta di iscrizione.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

PRESIDENTE (Petitti): Sulla richiesta di inversione dell’ordine dei lavori un intervento a favore e uno contro, se ci sono.

Mettiamo in votazione la richiesta di inversione.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso al merito della delibera.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Come accennavo poco fa, la delibera ripercorre le tappe che abbiamo affrontato in maniera dettagliata anche all’interno della Commissione parità circa le funzioni e le modalità di elezione del CORECOM nel suo complesso, quindi sia il presidente che i suoi componenti. Poiché la Commissione parità, che ha fatto le sue valutazioni circa i componenti del CORECOM, non è stata nelle condizioni di poter esprimere un parere circa la candidatura del presidente, in quanto la disponibilità di chi era stato proposto è venuta meno, verificato che il CORECOM andrà a decadere dalle proprie funzioni il prossimo 2 settembre 2023, che non è possibile prevedere un termine per lo svolgimento della procedura di nomina che si concluda prima di settembre, secondo i tempi previsti dal Regolamento interno dell’Assemblea e dalla legge regionale n. 1/2001, si ritiene, pertanto, necessario deliberare la proroga del CORECOM fino alla conclusione del procedimento di rinnovo e, comunque, non oltre il 2 gennaio 2024.

Pertanto, è da porre ai voti, attraverso il dispositivo elettronico, così come riportato nella delibera, di prorogare, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 19 della legge regionale n. 24/94 e sulla base delle motivazioni, il Comitato regionale per le comunicazioni CORECOM attualmente in carica sino alla conclusione del procedimento di rinnovo e, comunque, non oltre il 2 gennaio 2024, e successivamente, all’esito della votazione, pubblicare la presente delibera nel Bollettino ufficiale telematico della Regione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Altri in dibattito generale? Non ho altri iscritti in dibattito generale.

Dichiarazioni di voto? Non abbiamo iscritti in dichiarazione di voto.

A questo punto, mettiamo in votazione il provvedimento.

Gli scrutatori li abbiamo già nominati e sono presenti.

La votazione avviene tramite dispositivo elettronico.

Ricordo che è richiesta la maggioranza assoluta dei componenti, 26 voti.

Dichiaro aperta la votazione sul provvedimento.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Presenti 44

Favorevoli 43

 

È approvato

 

A questo punto, ovviamente, la proroga è stata approvata.

 

OGGETTO 5242

Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: “Norme per il sostegno economico alle micro e piccole imprese commerciali ed artigiane operanti nel territorio della Regione Emilia-Romagna interessato dai cantieri per la realizzazione di opere pubbliche”. A firma dei Consiglieri: Facci, Liverani, Catellani, Bergamini, Pelloni, Occhi, Pompignoli, Marchetti Daniele, Rancan, Rainieri, Montevecchi, Stragliati, Bargi, Delmonte

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso all’oggetto 5242: progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri recante le norme per il sostegno economico alle micro e piccole imprese commerciali e artigiane operanti nel territorio della Regione Emilia-Romagna interessato dai cantieri per la realizzazione di opere pubbliche.

Il progetto di legge è a firma dei consiglieri Facci e altri. La richiesta del consigliere relatore Michele Facci, ai sensi dell’articolo 32, comma 3 del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa, è stata presentata. Sono trascorsi 180 giorni dalla nomina del relatore senza che la Commissione assembleare competente abbia esaurito l’esame in sede referente di un progetto di legge. Questo può essere portato all’esame dell’Assemblea, nel testo pubblicato sul supplemento del Bollettino ufficiale, su richiesta del relatore o di tanti commissari che rappresentano almeno un quinto dei voti assegnati.

Il relatore può svolgere una propria relazione. È stata anche presentata una risoluzione, che si abbina all’argomento, risoluzione 5242/1, risoluzione che impegna la Giunta a verificare con il Governo, anche attraverso la Conferenza Stato-Regioni, ulteriori provvedimenti normativi per ridurre i disagi economici alle micro e piccole imprese interessate da cantieri per la realizzazione di opere pubbliche, a firma dei consiglieri Daffadà e altri.

Ricordo che, nella seduta pomeridiana dell’11 luglio, il relatore, il consigliere Facci, ha già svolto la sua relazione.

A questo punto riprendiamo dal dibattito generale, dibattito generale congiunto sul progetto di legge e sulla risoluzione.

Si iscrive a parlare il consigliere Daffadà. Prego, consigliere.

 

DAFFADÀ: Grazie, presidente.

Riteniamo che il tema posto dal collega non sia assolutamente di secondaria importanza. Desideriamo, però, sottolineare alcuni punti cruciali che non ci permettono il voto favorevole a questo progetto di legge di legge, seppure il tema posto in discussione sia un progetto, come ho detto, che in parte, nel suo tema, sia importante anche per noi. Però, dobbiamo spiegare le ragioni per avere un quadro anche più chiaro e compiuto della materia.

Va precisato, infatti, che si tratta di una proposta legislativa simile a quelle che già nel passato sono state respinte, credo in tre passate legislature, e che merita la nostra attenzione, per affrontare un tema importante per i nostri concittadini.

L’ordinamento giuridico non esclude la possibilità di risarcire il danno causato dalla chiusura prolungata delle strade interessate dai cantieri pubblici, a condizione che si verifichi una lesione altrui alla sfera giuridica tutelata.

Pertanto è giusto che chi ha causato il danno sia tenuto a rimborsarlo, e non viene esclusa nemmeno la possibilità di riconoscere eventuali disagi, ma sempre riferiti a chi ha la totalità dell’opera.

Tuttavia, va evidenziato che il testo del progetto di legge attuale addossa alla Regione un costo ingiustificabile, creando un onere finanziario inammissibile per una Regione a Statuto ordinario. Ciò violerebbe le norme della copertura finanziaria delle leggi di spesa e sulla tutela degli equilibri di bilancio. È importante che le risorse siano utilizzate in modo efficiente e che le responsabilità siano chiaramente definite, rispettando le competenze di ogni livello di Governo.

Dobbiamo considerare che la realizzazione di opere pubbliche mira a superare le problematiche esistenti e a rendere più attrattive e fruibili le aree in cui sono localizzate le micro e piccole attività commerciali e artigianali. Tali imprese sono fondamentali per la vitalità delle nostre comunità, come ribadiamo spesso. È pertanto necessario garantire che tali attività non subiscano danni e disagi e che vengano previste adeguate misure di mitigazione degli impatti sui commercianti e sugli artigiani interessati ai cantieri.

Va rilevato che la Regione ha già previsto interventi nel settore del commercio, in questi giorni è partito l’iter di un progetto di legge anche rispetto alle attività commerciali, alle attività di vicinato, per la valorizzazione e la qualificazione delle imprese minori, della rete distributiva, al fine di stimolare processi di ripresa economica di aree urbane centrali e periferiche.

La funzione della Regione in materia di commercio è quella di favorire e incentivare lo sviluppo del settore, concedendo contributi ai Comuni e agli esercenti. Tuttavia, il progetto di legge in esame, che prevede risorse regionali per le attività economiche danneggiate ed opere pubbliche, non rientra nelle competenze e nelle politiche regionali.

 Riconosciamo che gli Enti locali hanno dimostrato sensibilità nei confronti delle conseguenze che possono derivare dalle opere pubbliche, risarcendo in alcuni casi i cittadini e le attività economiche che subiscono disagi a causa di tali eventi.

Inoltre, si impegnano a ridurre al minimo i disagi causati dalle opere pubbliche attraverso misure di pianificazione e realizzazione di progetti. Gli Enti locali cercano un equilibrio tra lo sviluppo delle infrastrutture pubbliche e la tutela degli interessi delle comunità locali, mitigando gli inconvenienti che potrebbero sorgere durante l’esecuzione delle opere.

Pertanto, riteniamo sia necessaria un’azione di regolamentazione a livello nazionale, per contenere e mitigare i danni e i disagi derivanti dalle opere pubbliche, con particolare attenzione agli Enti locali. Questo garantirebbe una gestione più efficiente delle risorse, evitando il sovraccarico finanziario delle Regioni a Statuto ordinario e il rischio di violazione delle norme sulla copertura finanziaria delle leggi di spesa e sulla tutela degli equilibri di bilancio.

In conclusione, quindi, come precisato anche nella risoluzione che abbiamo presentato, proponiamo che la Giunta regionale si impegni a verificare con il Governo la valutazione di ulteriori provvedimenti necessari per ridurre i disagi economici alle micro e piccole imprese, commerciali e artigianali, interessate dai cantieri per la realizzazione delle opere pubbliche, con particolare attenzione agli Enti locali. Tale impegno potrebbe essere sostenuto anche da adeguati trasferimenti economici da parte del Governo, al fine di garantire la tutela delle attività economiche locali e il benessere delle nostre comunità.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Daffadà.

Consigliere Tagliaferri, prego.

 

TAGLIAFERRI: Grazie, presidente.

Da sempre siamo favorevoli alle infrastrutture, tanto a quelle grandi che a quelle piccole. Siamo favorevoli alle infrastrutture perché ‒ giova ricordarlo a quella parte politica che non riesce a programmarle e men che meno a realizzarle ‒ sono quegli interventi che impreziosiscono o tutelano i nostri territori. Una strada e un ponte possono determinare l’economia di una vallata o di un comprensorio. Una cassa di espansione e un alveo pulito possono evitare disastri umani, ambientali ed economici. Ne sanno qualcosa gli abitanti della Romagna, che ringraziano il PD e la Giunta Bonaccini per, nella migliore delle ipotesi, essersi riempiti la bocca su mille infrastrutture annunciate e mai realizzate.

Noi non siamo schiavi di un finto ecologismo che ha messo in ginocchio questa Regione, di quell’ecologismo, per intenderci, che nasconde dietro la fantomatica tutela del territorio la più bassa delle logiche del “non nel mio giardino”.

Ma siamo seri. Il costo delle opere non è scaricabile sempre sulle imprese, visto che a pagare sarebbero e sono sempre gli stessi soggetti. Quando si progettano e sviluppano infrastrutture si deve prevedere anche una serie di interventi economici a sostegno di chi, nella realizzazione di quelle opere, subisce disagi e problemi economici. Una perequazione, quindi, a riconoscere un costo sociale mentre si realizza una determinata opera.

Per questo siamo a favore della proposta del consigliere Facci e non ci stupiamo dell’atteggiamento del PD, che l’abbia bocciata. È troppo equilibrata e lungimirante per un partito che pensa bastino patrimoniali e nuove tasse per distribuire non si sa bene cosa e per risolvere i problemi di povertà dell’Italia. Ma cosa volete ridistribuire, se prima non create ricchezza? E chi crea la ricchezza? L’impresa e il lavoro.

Cerco di insegnarvi per l’ennesima volta questo basilare concetto, nella speranza che possiate allargare la vostra prospettiva, capaci di proporre il lavoro sempre più povero e aumentare la povertà relativa. Per voi i costi sociali di un’infrastruttura, nei rarissimi casi in cui riuscite a portarla a termine, devono essere tutti sulle spalle di artigiani e commercianti, che vedono inesorabilmente calare i loro introiti. Questo perché voi non riuscite mai a prendere una posizione netta sulle cose e ciò che date con una mano dovete toglierlo per forza con l’altra, per tenervi perennemente in equilibrio sul mare di cose che raccontate per governare. Ho detto cose per usare un pacato eufemismo.

Ecco la sintesi più cruda del discorso fatto fino ad ora. Sarebbe necessario avere un po’ di sano realismo, ma così non è. Quindi il PD boccia questa proposta e procura l’ennesimo danno al nostro territorio, perché l’unica cosa importante galleggiare sul mare di bugie e ambiguità che avete creato in tutti questi anni.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dibattito generale? Consigliere Bargi, prego.

 

BARGI: Grazie, presidente.

Diciamo che siamo di fronte a un episodio un po’ particolare della procedura legislativa della Regione, nel senso che… Al di là di quello che può essere il supporto o meno che si può dare al progetto di legge, ma ancor di più a ciò che è sottostante il progetto di legge, ovvero un’iniziativa per introdurre una forma di compensazione per quelle attività… In questo caso abbiamo stabilito micro, piccole e medie. Si potrebbe anche discutere se valga la pena fermarsi alle sole piccole, visto che la nuova interpretazione europea di queste terminologie fa sì che le medie siano anche realtà particolarmente grosse. Possiamo aprire un dibattito su vari passaggi del progetto di legge, ma il sottostante è questo. Diamo una forma di sollievo se un cantiere pubblico ti crea disagio per un determinato periodo di tempo, 90 giorni, così è stabilito, di almeno 90 giorni, così è stabilito dal progetto di legge. Anche questo può essere un tema di discussione.

Tolto il giudizio, quindi, che si può dare, e mi pare di capire che sia unanimemente, almeno così dice l’Assemblea, positivo rispetto al sottostante, credo che durante un progetto legislativo, se si ritiene di voler proseguire nella direzione perché valida, perché si riconosce bisogno anche di uno strumento, si lavori sulla norma, che non è scritta sulla pietra, ma può essere modificata, già il fatto che sia arrivata in Assemblea senza neanche una discussione in Commissione... infatti, guarda caso, non c’è il solito taglione a cui è sottoposto ad esempio il progetto di legge successivo, perché forse è sfuggita un attimo, trascorsi 180 giorni arriva in Assemblea e il percorso legislativo si può anche rimandare in Commissione, se c’è bisogno di toccarla.

 Quella che per me è un’anomalia, che non ricordo di aver mai visto, non ricordo un precedente negli ormai 8-9 anni che sono in questi banchi, è quella di abbinare al progetto di legge una risoluzione che cita il progetto di legge, ne fa una disamina (non l’aula, la risoluzione fa la disamina) e poi scarica sul Governo.

A questo punto non so neanche come pormi di fronte a questo, cioè dovrei fare la disamina della risoluzione che fa la disamina al progetto di legge, e in tutto questo non stiamo stabilendo se riteniamo opportuno o meno introdurre lo strumento (è questo il tema), perché è così, mi vien da pensare che la risoluzione sia un modo per scaricare. Ormai, infatti, è un leitmotiv che stiamo sentendo molto in questi giorni, “deve farlo il Governo”, e non vorrei che, a forza di dire “state andando nella direzione opposta all’autonomia”, in realtà si stia facendo proprio questo, si stia dicendo “scarichiamo tutto sul Governo centrale, noi ormai alziamo le mani da ogni iniziativa politica”, anche se in realtà qui abbiamo anche delle tematiche che andremo a discutere nel pomeriggio, che la presa di posizione politica, l’uso della Regione per prendere posizioni politiche c’è.

La risoluzione, se voglio prenderla e analizzarla, pone forse un tema che può essere vagamente interessante, ed è quello di dire che la Regione non dovrebbe risarcire dei privati per cantieri che lei non mette in campo, perché se sono cantieri pubblici di Comuni, ad esempio, la Regione non deve farsene carico, e questa è una critica che viene posta, l’unica che mi pare meritevole di una discussione.

A parte che la risoluzione si contraddice da sola, perché se poi alla fine scaricate sul Governo, dopo aver detto anche in un passaggio che ci sono vari livelli di governo, quindi, se il cantiere lo fa il Comune, i soldi deve metterli il Comune, ma poi mi dite che ci deve pensare il Governo, è una contraddizione, come dire “saltiamo il passaggio della Regione perché noi non vogliamo occuparcene” (mi viene da leggerla così).

Volendo anche superare il sofismo politico e restando sulla critica che viene avanzata, io credo che trovi poco spazio, soprattutto se ridotta a un atto di indirizzo. Se veramente c’era l’esigenza di presentare questa critica, la si poteva fare tranquillamente tramite un emendamento. Ve ne potrei suggerire anche uno ulteriore. Si potrebbe, addirittura... Fate qualche verifica, perché mi viene così, a braccio, adesso, ma è un suggerimento che mi viene da dare. Si potrebbe, addirittura, pensare che la Regione crei un fondo per sostenere i Comuni che vanno a sostenere a loro volta le realtà che hanno disagio da cantiere pubblico dovuto a opere che il Comune realizza, visto che più volte viene citata la questione comunale. Se l’imbarazzo o la difficoltà è quella di dire “non andiamo a dare risorse a dei privati per cantieri e iniziative che non dipendono dalla Regione”, si poteva tranquillamente fare un emendamento in questo senso o si poteva, se questa era la problematica, aprendo la discussione, fare un emendamento indicando che, magari, si interviene solo per cantieri in cui la Regione ci mette risorse. Premesso che questa è la soluzione, secondo me, più ridicola, perché dovremmo fare una cernita. Dove c’è un’iniziativa a cui compartecipa anche la Regione si può sostenere e dove non compartecipa la Regione no.

Diciamo che è molto fumosa la critica ed è molto fumoso, soprattutto, il mezzo con cui viene portata avanti, ovvero un atto di indirizzo.

Questo è un percorso legislativo. Se si ritiene che il contenuto del progetto di legge, l’obiettivo che si pone sia un obiettivo sostenibile... Addirittura è stato definito importante, da non lasciare perdere. Non so cosa c’entri, ad esempio, la citazione di progetti di legge di altre legislature. Siamo in questa. Qui c’è un testo base. Si lavora su questo. Si fa un percorso legislativo. Proposte, critiche, si ragiona. Non si riesce ad arrivare a un testo condiviso? Si voterà contro. Ma non è possibile ridurre la discussione a “ti presento una risoluzione” dove, tra l’altro, si cita un progetto di legge, che a questo punto non verrà approvato, quindi viene cestinato, e non so neanche la risoluzione, poi, su cosa si poggi, che dovrebbe impegnare in qualche modo l’Amministrazione ad andare a bussare al Governo per aprire un percorso legislativo, che, invece, potremmo aprire noi. Questo è ‒ non so come definirlo ‒ un paradosso, forse, difficile anche da affrontare.

Rimane il fatto che, se si ritiene, invece, bonaria l’iniziativa, bisognerebbe provare a fare lo sforzo di fare un lavoro legislativo e non cercare espedienti ridicoli, come questo, per trovare una scusa per cestinarla.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dibattito generale? Consigliera Costi, prego.

 

COSTI: Grazie, presidente.

Credo sia corretto riportare il dibattito su questa proposta di legge, chiaramente legittima, credo, nei termini di contenuto e di merito, come abbiamo cercato di fare.

Ho già avuto modo di dirlo in altre occasioni, solitamente come maggioranza tendiamo a valutare attentamente quello che viene proposto dalle minoranze. In questo caso ci troviamo di fronte a una proposta di legge, che è la quarta volta che viene proposta, quindi significa che in altre tre legislature questa proposta di legge non è stata approvata. Quindi, io ritengo che, al di là del merito politico, che, chiaramente questa proposta di legge pone, pone anche un tema di merito, perché, cambiano i consiglieri, cambiano le Assemblee, però la valutazione rispetto a questa proposta di legge mi pare che rimanga, per la maggioranza, una valutazione identica, per il semplice motivo che noi non ci troviamo di fronte a un problema dove mancano norme, regole e leggi.

Io vorrei ricordare che in tutto il Codice degli appalti sono previste le regole per cui chi esegue determinate opere deve pagare sia per eventuali danni, ma anche per ritardi o problemi che comunque vengono posti. Quindi, oggi noi siamo in presenza di legislazione, di una legislazione che già prevede come comportarsi nella realizzazione delle opere pubbliche rispetto ai singoli soggetti. Quindi, riteniamo che, se un problema oggi esiste… Perché vorrei anche circoscrivere. Il PdL parla in modo molto specifico, mi pare di capire, ma anche il consigliere Bargi lo ha specificato, di piccole e medie imprese, soprattutto imprese commerciali di servizio, comunque imprese che si trovano solitamente all’interno di centri che sono frazionali o centri storici, dove la maggior parte delle opere viene svolta o dai Comuni o comunque da soggetti diversi dai Comuni ma che non sono la Regione Emilia-Romagna. Quindi, sono operatori che solitamente necessitano, nel caso ci sia la necessità, di essere tutelati rispetto ad eventuali danni o comunque problemi che le opere pubbliche pongono nel momento in cui vengono realizzate, che hanno molto spesso come interlocutori dei soggetti molto precisi che - ripeto - sono nella stragrande maggioranza i Comuni.

I Comuni hanno chiaramente leggi e regole, in tanti casi hanno già provveduto per conto proprio anche a condividere e concordare con le associazioni di categoria proprio per i commercianti la possibilità di intervenire per diminuire i disagi e a volte anche per indennizzare questi disagi, quindi noi siamo di fronte a qualcosa che già oggi viene effettuato.

Quello che oggi probabilmente i Comuni hanno è spesso la difficoltà ad avere “le risorse per”.

 Prima viene detto che questa maggioranza si sta ponendo il tema che, ogni volta che viene posto un problema, la risposta che noi diamo è quella di dire “ci deve pensare il Governo”.

Io non intervengo tanto in aula e neanche in Commissione, però seguo molto attentamente tutta l’attività legislativa e anche gli interventi, e mi permetto di dire che siamo di fronte, anche con questo progetto di legge, come è stato fatto con altri e anche con altri interventi, anche ieri con dei progetti sull’assestamento, tutti legittimi (non sto parlando di legittimità o quant’altro, sto parlando di scelte politiche), nei quali si sta cercando di chiedere che la Regione, che ha chiaramente il proprio bilancio, ha delle funzioni, ha delle competenze, ha un ruolo e chiaramente anche un indirizzo preciso rispetto a dove intervenire rispetto alle risorse, che la Regione debba farsi carico di tutto ciò di cui altri soggetti non riescono a farsi carico.

Non può essere così. A parte che, come abbiamo cercato di spiegare, ci sono dei limiti rispetto alla possibilità che la Regione intervenga ovunque e dovunque, certamente nelle opere pubbliche che la Regione, come si dice, svolge direttamente è competenza, ma sul resto non è vero che debba essere la Regione e che possa, indipendentemente da qualsiasi altra valutazione, decidere di spostare delle risorse su funzioni e competenze già regolate da norme rispetto al livello nazionale, che non competono comunque alla nostra Regione.

Certamente, come diceva il collega Daffadà nella sua introduzione, del problema siamo consapevoli. Ripeto: molti stanno cercando, soprattutto i Comuni, di intervenire rispetto proprio alle piccole attività. Se c’è un’attività che si può fare, noi non abbiamo detto che “debba”, ma di verificare se ci sono ulteriori normative o ulteriori atti o funzioni o competenze, mettiamola come vi pare, che possano essere fatte a livello nazionale, quindi da un Parlamento, da un Governo, per poter sostenere quei lavori pubblici che presentano difficoltà, i cui i soggetti abbiano risorse sufficienti per poter indennizzare o, comunque, intervenire rispetto a eventuali problemi che siano posti.

Credo che il tema sia questo.

Dopodiché, ripeto, ci troviamo di fronte, anche con questo progetto di legge... Non tanto che la Giunta scarica sul Governo, ma che i nostri colleghi consiglieri stanno cercando di far operare questa Regione su tutti i temi che loro ritengono politicamente sensibili, dando anche, credo, dei messaggi politici molto chiari, come se questa Regione, questa maggioranza, questo Governo non avesse intenzione di occuparsi delle problematiche dei piccoli commercianti.

Vorrei ricordare che noi siamo molto attenti. Siamo in fase, anche qua, di modifica proprio della legge n. 41. Abbiamo sempre svolto un ruolo fondamentale nel sostegno alle piccole attività dei Comuni, delle frazioni, riconoscendone l’importanza non solo economica, ma anche sociale. Noi siamo perfettamente d’accordo. Vi posso assicurare che siamo sempre stati su questa lunghezza d’onda, e questa Regione sta dimostrando anche oggi, con tutti i dati, dal punto di vista economico, che siamo perfettamente consapevoli che la ricchezza prima di tutto debba essere prodotta. Siamo perfettamente d’accordo.

Probabilmente questo Paese ha un altro problema grande come una casa. La ricchezza va prodotta e andrebbe anche redistribuita in modo corretto, visto che ogni anno continuiamo ad avere un margine di evasione fiscale... Leggevo i dati l’altro giorno. Siamo ancora sui 100 miliardi all’anno, che chiaramente potrebbero essere risorse importanti per far fronte a tutti i problemi che oggi i consiglieri pongono rispetto anche al tema delle piccole imprese, ma potremmo parlare della sanità e di tanti temi di cui abbiamo parlato anche nella seduta di ieri.

Io quindi ribadisco: noi siamo fermamente convinti che, come si dice, il piccolo commercio, le piccole attività debbano essere sostenute, stiamo facendo la nostra parte, ci mettiamo anche delle risorse.

Su questa parte riteniamo che non sia competenza della Regione poter intervenire in modo diretto, come viene richiesto in questo progetto di legge. Pertanto, come facciamo sempre, cerchiamo di capire e di collaborare anche con altre istituzioni, a questo punto, il Governo, chiaramente e il livello nazionale per capire se ci sono delle modalità che possano essere introdotte da normative nazionali per dare un’ulteriore modalità di soluzione.

Però, ripeto, oggi, in molti Comuni, è provato, intervengono e riescono a dare risposte anche alle tematiche che sono state poste con il progetto di legge del collega Facci. Sul resto non dico altro perché credo di aver già espresso quello che dovevo dire, in perfetta sintonia con quello che abbiamo scritto nel nostro ordine del giorno abbinato. Anche qua, io non credo e non vedo che ci sia nulla di sbagliato. L’Assemblea è sovrana, così come sono sovrani i consiglieri nel proporre chiaramente un ordine del giorno che potrà essere votato o non votato, approvato o non approvato.

Pertanto, io credo che sia corretto e giusto, oggi, non approvare, dunque bocciare questo progetto di legge, e ribadisco, non perché noi vogliamo penalizzare i piccoli commercianti, artigiani, o quant’altro. Del resto, sanno benissimo anche loro che non siamo noi che li stiamo penalizzando.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Costi.

Abbiamo altri iscritti a parlare, però sono le ore 13,00.

Dichiaro chiusa la seduta del mattino.

Riprendiamo i lavori nel pomeriggio, alle ore 14,30.

Grazie a tutti.

 

La seduta ha termine alle ore 13,00

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Stefano BARGI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI; Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Mirella DALFIUME; Gabriele DELMONTE; Marta EVANGELISTI, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI; Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI; Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI; Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI; Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il Presidente della Giunta Stefano BONACCINI

il sottosegretario Davide BARUFFI

gli assessori Paolo CALVANO, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Alessio MAMMI, Irene PRIOLO, Igor TARUFFI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare gli assessori Vincenzo COLLA, Paola SALOMONI e il consigliere Fabio BERGAMINI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 7174

Proroga della permanenza in carica del Comitato Regionale per le Comunicazioni (CORECOM) ai sensi dell'art. 19 della legge regionale n. 24 del 1994. A firma del Consigliere: Amico (132)

 

Presenti: 45

Favorevoli: 43

Presenti non votanti: 2

Assenti: 5

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BARGI Stefano; BONACCINI Stefano; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; CASTALDINI Valentina; CATELLANI Maura; COSTA Andrea; COSTI Palma; CUOGHI Luca; DAFFADÀ Matteo; DALFIUME Mirella; DELMONTE Gabriele; EVANGELISTI Marta; FABBRI Marco; FACCI Michele; FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; LIVERANI Andrea; MALETTI Francesca; MARCHETTI Daniele; MARCHETTI Francesca; MASTACCHI Marco; MOLINARI Gian Luigi; MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; OCCHI Emiliano; PARUOLO Giuseppe; PELLONI Simone; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; POMPIGNOLI Massimiliano; RANCAN Matteo; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; STRAGLIATI Valentina; TARUFFI Igor; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella

 

Presenti non votanti:

TAGLIAFERRI Giancarlo; PETITTI Emma

 

Assenti:

BERGAMINI Fabio; GIBERTONI Giulia; MONTEVECCHI Matteo; PICCININI Silvia; RAINIERI Fabio

 

LE PRESIDENTI

LA SEGRETARIA

Petitti - Zamboni

Montalti

 

 

 

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