234
SEDUTA DI MERCOLEDÌ 25 OTTOBRE 2023
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI
Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea
PRESIDENTE (Petitti)
OGGETTO 7122
Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Documento di economia e finanza regionale - DEFR 2024-2026". (141)
(Continuazione discussione)
(Ordini del giorno 7122/1/2/3/4/5/6/7/8/9/10/11/12/13/14 oggetti 7555 – 7556 – 7557 – 7558 – 7559 – 7560 – 7561 – 7562 – 7563 – 7564 – 7565 – 7566 – 7567 – 7568 – Presentazione)
PRESIDENTE (Petitti)
EVANGELISTI (FdI)
MARCHETTI Daniele (Lega)
PICCININI (M5S)
BONDAVALLI (BP)
CATELLANI (Lega)
ZAMBONI (EV)
BARGI (Lega)
CUOGHI (FdI)
SONCINI (PD)
PIGONI (BP)
FACCI (Lega)
AMICO (ERCEP)
PILLATI (PD)
CASTALDINI (FI)
MONTEVECCHI (Lega)
PRESIDENTE (Petitti)
Allegato
Partecipanti alla seduta
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI
La seduta ha inizio alle ore 10,04
PRESIDENTE (Petitti): Buongiorno.
Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 234 del 25 ottobre 2023.
Sono computati come presenti ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Bonaccini e la consigliera Montalti, assenti per motivi istituzionali.
La consigliera ha, altresì, informato che si collega da remoto, a norma dell’articolo 102-bis del regolamento.
Hanno giustificato la propria assenza la vicepresidente della Giunta Priolo, gli assessori Calvano, Corsini, Mammi e Lori.
OGGETTO 7122
Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Documento di economia e finanza regionale - DEFR 2024-2026”.
(141)
(Continuazione discussione)
(Ordini del giorno 7122/1/2/3/4/5/6/7/8/9/10/11/12/13/14 oggetti 7555 – 7556 – 7557 – 7558 – 7559 – 7560 – 7561 – 7562 – 7563 – 7564 – 7565 – 7566 – 7567 – 7658 – Presentazione)
PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i nostri lavori con l’oggetto 7122: proposta d’iniziativa della Giunta recante: “Documento di economia e finanza regionale - DEFR 2024-2026”.
Ricordo che la Commissione Bilancio ha espresso parere favorevole nella seduta dell’11 ottobre 2023, con la seguente votazione: 27 voti a favore, 15 contrari e nessun astenuto, apportando modifiche al testo.
La relatrice della Commissione, consigliera Costi Palma, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.
Il relatore di minoranza, consigliere Pompignoli Massimiliano, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.
Ricordo anche che su questo oggetto insistono 47 proposte di emendamento e 10 proposte di ordine del giorno.
Come ricorderete, abbiamo interrotto la seduta di ieri ed eravamo in dibattito generale sul provvedimento, per cui a questo punto riprendiamo il dibattito generale e passo la parola alla consigliera Evangelisti. Prego, consigliera.
EVANGELISTI: Grazie, presidente.
Riprendiamo da dove ci siamo lasciati ieri. Abbiamo sentito l’intervento dell’assessore al bilancio Calvano. Abbiamo ascoltato, per una volta, il racconto di una storia, non dalla collega Castaldini, ma dall’assessore, una storia che ci pare, però, non completamente aderente alla realtà di questa Regione. Il DEFR è sicuramente uno dei documenti più importanti della Regione, è il documento con cui la Regione definisce obiettivi, strategie, ma soprattutto dà l’indirizzo che la Regione vuole assumere rispetto a tematiche importanti.
Noi tutti, credo, possiamo essere d’accordo con belle parole che troviamo all’interno del corposo documento, parole come di principio sugli obiettivi generali, sull’utilizzo di parole anche forse un po’ ripetute in modo continuo, come “sviluppo”, “promozione”, “integrazione”, “sostenibilità”, concetti che nessuno di noi può in qualche modo contestare, ma che si scontrano però con una realtà dei fatti in Regione che per noi è completamente diversa e su cui abbiamo posizioni diverse.
Alcuni temi del corposo documento. Sull’alluvione: è chiaro, ne abbiamo parlato anche ieri, che si tratta di una priorità in questa fase delicata di gestione dell’emergenza. Anche in questo DEFR però ci troviamo di fronte ad un approccio che non condividiamo: intanto, nella parte generale in cui si fa il resoconto di ciò che è avvenuto dal mese di maggio ad oggi. Si parla molto della Regione e così dev’essere, il documento è di questo ente, non si parla quasi per niente dell’operato del Governo, che comunque si interseca nell’operato della Regione. Non lo si cita, non si cita il Presidente del Consiglio, non c’è nessun accenno alla struttura commissariale. Si parla di emergenza come se i 23 fiumi esondati fossero una casualità, qualcosa che in qualche modo non potesse essere previsto.
Noi lo abbiamo detto ieri, lo abbiamo detto nelle settimane passate, lo diciamo oggi. Insistiamo su quella che è la necessità della prevenzione sulla manutenzione e sulla pulizia costante dei fiumi, criticità che da sempre riscontriamo.
Approfitto per ricordare quello che è successo ieri a Gaggio Montano e nel Comune di Alto Reno Terme, a Porretta Terme. Segnalo come su quello specifico torrente che scorre all’interno del centro abitato, questo gruppo nel mese di settembre aveva depositato un’interrogazione.
Ovviamente, è del tutto casuale la bomba d’acqua di ieri, però, è una realtà, invece, la situazione che investe sia il fiume Reno, sia anche i torrenti di montagna.
Quello che è successo è sotto gli occhi di tutti. La stampa aveva raccolto quella interrogazione. Qualcuno, a margine di una Commissione, ha detto che facevamo allarmismo e che quelle foto non erano in qualche modo probatorie di nulla.
Non è stato così. Insistiamo quindi sulla necessità di intervenire in questo ambito. È vero che in questo documento in qualche modo si dà comunque atto che esiste un problema di fragilità del territorio, non lo vogliamo nascondere, e che c’è bisogno però di una nuova consapevolezza, a nostro avviso, rispetto al tema.
Abbiamo bisogno in qualche modo di distribuire in maniera ottimale e funzionale le competenze per quanto riguarda la manutenzione. C’è bisogno di intensificare i controlli, questo sì, se i soggetti preposti non operano a dovere, e a nostro avviso non sempre lo hanno fatto. Abbiamo anche necessità di coinvolgere i privati e le aziende agricole in quest’opera, che deve essere costante, di monitoraggio e di manutenzione.
A questo proposito, la Regione Emilia-Romagna ha emesso un’ordinanza per permettere ai privati cittadini di raccogliere materiale legnoso nell’ambito delle zone vicino agli alvei dei fiumi. Non si può accedere, non si possono percorrere i sentieri e le carrettiere, i sentieri che si possono percorrere con mezzi non pesanti. L’ordinanza non lo prevede. Questo è un limite e questo, secondo noi, dimostra che non c’è grande attenzione a quelle che sono le esigenze del territorio.
C’è una Commissione tecnico-scientifica che è stata istituita con la delibera di Giunta n. 984, per cui auspichiamo che questa Commissione svolga un lavoro di analisi oggettivo rispetto a quello che è accaduto, anche con uno sguardo critico verso quelle azioni che la Regione avrebbe dovuto mettere in campo e, invece, sono mancate all’appello. Anche in questo caso noi saremo vigili su questo lavoro e guarderemo soprattutto alle azioni di pianificazione e programmazione degli interventi. Ricordiamo che un documento di programmazione era già stato emesso dalla Regione a seguito dell’alluvione del 2019 e in parte questo documento è stato disatteso. Auspichiamo, quindi, che non ci siano tempi eccessivamente lunghi.
Sulla sanità. Per noi rimane una nota dolente la sanità. Qualcosa diciamo adesso, qualcosa diremo oggi pomeriggio in merito al progetto di legge. Quando ascoltiamo le parole dell’assessore, ci sembra tutto rose e fiori, la migliore sanità, il fiore all’occhiello dell’Emilia-Romagna, mentre in realtà la nostra sanità sta soffrendo. La misura di questa sofferenza ce la danno anche i bilanci in deficit delle Aziende sanitarie.
In questi mesi abbiamo fatto numerosi accessi agli atti per capire dove potesse essere il problema. Abbiamo numeri spaventosi legati a ticket non pagati, soprattutto relativamente alle prestazioni del pronto soccorso, e rispetto alle azioni di recupero di queste somme non riscontriamo efficacia, perché il numero degli importi non riscossi è davvero stratosferico.
L’assessore, nel documento, continua a dare larga priorità al post-pandemia. Sicuramente la cosa è vera, ma il Sistema sanitario regionale ancora oggi non può avere come obiettivo strategico solo la gestione di questa fase, con le conseguenze che se ne fanno derivare.
Abbiamo tutta l’area dell’emergenza-urgenza che soffre. C’è grande preoccupazione sul territorio.
I malati oncologici devono vedersi garantite prestazioni tempestive e non sempre ci pare che avvenga. Le liste d’attesa sugli interventi chirurgici sono soltanto uno degli esempi.
Sulla riforma dell’emergenza-urgenza siamo preoccupati, e non lo diciamo certo oggi per la prima volta. Non abbiamo visto simulazioni, non abbiamo visto studi di fattibilità, il tutto si basa su ipotesi, opinioni che questa riforma funzionerà sulla base di autodiagnosi telefoniche che i cittadini/pazienti si dovranno fare da soli.
Il nostro timore è che questa riforma produca effetti contrari, ovvero, vada a burocratizzare l’accesso ai servizi che sono legati all’emergenza. Non abbiamo un’idea ancora chiara della localizzazione di questi CAU, dove sorgeranno e come si intenderà indirizzare la popolazione verso questi ambulatori. Per la verità, la preoccupazione nostra è che il documento non accenna, se non minimamente, ai centri di assistenza per l’urgenza.
Riteniamo, a differenza di quanto molte volte abbiamo ascoltato, sia in Commissione che in Aula, che il Governo abbia ad oggi bene indirizzato le risorse sulla sanità, anche per l’abbattimento delle liste d’attesa e che ormai è una piaga non soltanto dell’Emilia-Romagna, che però esiste. Continueremo a monitorare l’azione dell’assessore Donini rispetto alle riforme in materia sanitaria e monitoreremo anche l’apertura di questi ambulatori.
Vorrei dire qualche parola anche sul turismo. È ritornato di moda, ormai lo è da qualche anno, il tema dell’Appennino, lo troviamo citato anche nel paragrafo relativo a questa tematica. Si parla di parchi naturali, ma non si parla di una nuova legge sui parchi, e i territori sanno quanto ce ne sarebbe bisogno.
Sappiamo quali sono e quante le criticità sulle aree montane ritenute marginali, però le proposte in merito a nostro avviso sono ripetitive e poco incidenti sul territorio. Abbiamo trovato molti concetti base espressi: rafforzare le azioni di promo-commercializzazione turistica. Chi non è d’accordo? Però non capiamo come lo si voglia fare concretamente. Ricollocarci con tempestività nei nuovi scenari turistici internazionali: ci chiediamo come lo si voglia fare e se il modello vincente è quello di Fico, lo rispediamo al mittente.
Ci piacerebbe sapere come si vogliono rafforzare le infrastrutture nelle aree montane, uno dei nostri temi che continueremo a perseguire. Poi, il potenziamento del trasporto pubblico. Abbiamo preso atto con favore dell’inserimento di linee notturne, che però vengono effettuate con bus. Ci chiediamo se qualcuno sta monitorando questo servizio.
Ieri l’assessore ha fatto un accenno allo stato del Paese rispetto alla gestione dei servizi e anche rispetto alla gestione dell’Emilia-Romagna. Si è parlato di asilo nido. In realtà, rispetto alla nuova delibera della Regione, noi avremmo qualche perplessità. Ci sono Comuni che non possono, in realtà, avere accesso a questa misura. Infatti, nell’allegato della delibera n. 1765, a pagina 22, si dice esplicitamente che sono esclusi i nuovi posti attivati nell’anno educativo 2022-2023 finanziati con la misura straordinaria e sperimentale a sostegno dell’ampliamento dell’offerta e dell’accesso al sistema educativo. Era una misura a cui alcuni Comuni di montagna hanno acceduto. Riguardava, però, l’anno 2022-2023. Non riteniamo congruo che la nuova misura adottata dalla Regione Emilia-Romagna non preveda la possibilità di accedere al nuovo finanziamento per questi Comuni. Che cosa comporta questo? Che i Comuni di Camugnano, di Lizzano in Belvedere e di San Benedetto Val di Sambro non potranno accedere a questa misura.
Come sta l’Italia? A nostro avviso, vorremmo dire all’assessore Calvano, sta bene, anche rispetto alle politiche che si declinano sui territori. È stato fatto un accenno, ieri, alla disabilità. È stato, invece, proprio il Ministro alla disabilità, Locatelli, a rispondere per il Governo, dicendo che non ha effettuato alcun taglio.
Con il Decreto Anticipi sono state introdotte alcune misure urgenti. C’erano somme che non sono state utilizzate semplicemente perché l’iter burocratico, rispetto alla destinazione delle stesse, non si è concluso. L’iter terminerà alla fine del 2024 e le misure entreranno in vigore nel 2025. È per questo che si è ritenuto non lasciare queste somme giacenti, ma metterle a disposizione del Ministero dell’economia, che, ovviamente, ha bisogno di risorse fresche, vista la situazione in cui versa il nostro Paese, anche a fronte di misure, invece, assunte antecedentemente, che oggi incidono in maniera notevole nelle tasche degli italiani. Mi riferisco a quella misura del Superbonus, con cui gli italiani dovevano ristrutturare gratuitamente gli edifici. Mentre oggi a pagarne le spese siamo tutti noi.
Un ultimo accenno al rispetto istituzionale. Nella relazione introduttiva si parla di rispetto istituzionale, un tema osservato e caro a questi banchi.
Mi chiedo però se rispetto istituzionale sia quello utilizzato da chi afferma di non aver ricevuto contributi che non ha mai chiesto, e lo reitera più volte quando è lo stesso Ministro della difesa a dire che i fondi ci saranno e saranno riconosciuti.
È rispetto istituzionale quello di un Sindaco che afferma che la seconda carica dello Stato, ovvero il Presidente del Senato non è degno di ricoprire quella carica, così ricoprendolo di epiteti non troppo carini? È rispetto istituzionale quello di un Sindaco che scrive alla Presidente del Consiglio, mentre è in partenza per un viaggio internazionale, tacciando il viceministro Bignami di fare banchetti come se fosse un peccato, e impegnando il Presidente del Consiglio su quei temi non prestando attenzione a quanto sta accadendo nella sua città? Secondo noi, no. Da parte di questi banchi c’è collaborazione e rispetto istituzionale.
Ritornando al DEFR, abbiamo proposto alcuni emendamenti sui temi che ho illustrato e un ordine del giorno che illustreremo in fase di presentazione.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Evangelisti.
Marchetti Daniele, prego consigliere.
MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.
Devo ammettere che sarebbe stato difficile non intervenire dopo aver ascoltato l’arringa difensiva di ieri dell’assessore Calvano, che ha cercato di dare una parvenza di serietà a un Documento di economia e finanza regionale che per quanto riguarda alcuni punti che dovrebbero essere strategici, risulta essere un mero “copia e incolla” di quelli presentati nelle annualità precedenti.
Lo dico perché ho affrontato con una maggiore attenzione per via della mia partecipazione, ovviamente, ai lavori della Commissione sanità, e ho presentato diverse proposte che interessano proprio quest’ambito.
Andando a rileggere l’atto intero, ci rendiamo conto che in realtà ciò che ci ha raccontato ieri l’assessore, ma anche la relatrice di maggioranza, la collega Costi, non risulta vero. Nel senso che lo stesso assessore ci ha parlato di un ultimo biennio che ha di fatto stravolto l’ordinaria amministrazione che abbiamo conosciuto fino a qualche anno fa, dal punto di vista organizzativo, economico, per via delle difficoltà causate dalla emergenza sanitaria che ci stiamo lasciando alle spalle, così come anche per quanto riguarda il problema del caro-energia, l’emergenza inflattiva, così come la chiamate voi e un contesto geopolitico internazionale che viene richiamato ogniqualvolta ne discutiamo qua in aula.
Ebbene, alla luce di tutto ciò, purtroppo, noi non vediamo alcuna novità che possa affrontare di petto queste difficoltà, che ‒ per carità ‒ ci sono, anche per responsabilità vostra. Perché non potete sempre smarcarvi scaricando tutto su altri Enti, dicendo sempre che siete i primi della classe, quando i primi della classe non siete.
Andiamo a vedere un po’ che cosa è contenuto all’interno del Documento di economia e finanza regionale che stiamo discutendo. Innanzitutto, per quanto riguarda l’ambito sanitario, non troviamo più traccia di questa riforma del Servizio sanitario regionale che tutti quanti noi stiamo chiedendo. Al di là degli atti presentati dalle forze di opposizione, ricordo un recente ordine del giorno proposto anche dalla Lega e approvato dall’aula, che impegnava la Giunta ad avviare una riforma del Servizio sanitario regionale coinvolgendo la Commissione competente. Ricordo, però, che lo scorso anno abbiamo votato anche un documento, che non abbiamo certamente condiviso per i suoi contenuti, ma presentato dalla maggioranza, che impegnava la Giunta a rivedere tutti gli ambiti della sanità della nostra Regione. Ricordo un documento di 34 pagine. Un segnale evidente lanciato all’Assessorato. Infatti, nello scorso DEFR si leggeva di un impegno dato alla Giunta regionale di avviare una riforma del servizio sanitario regionale. Quest’anno, paradossalmente, quel punto, quell’impegno è scomparso. Si parla certamente di una generica riorganizzazione dal punto di vista dell’efficientamento della macchina organizzativa. Questo sì. Però è sparita proprio la dicitura “riforma del Servizio sanitario regionale”, che trovo sia paradossale in un momento come questo, se ci troviamo di fronte a una Giunta che, in realtà, vorrebbe affrontare le difficoltà che stiamo vivendo in questo momento.
Abbiamo ritenuto opportuno, sì, inserire nella tabella dei risultati attesi quella di una riforma del Servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna, riprendendo quanto ci è stato inoltrato dalla Corte dei conti, che si rifà sul monitoraggio del Ministero dell’economia e finanza regionale.
Come dicevo prima, non è che possiamo sempre scaricare la palla altrove. Ogni tanto dovremmo fare anche i compiti a casa, come vi ho già detto più di una volta. Non possiamo certamente ignorare i richiami che abbiamo ricevuto da Enti terzi per quanto riguarda la gestione economico-organizzativa della nostra macchina sanitaria. Nel momento in cui si dice chiaramente che la Regione Emilia-Romagna ha adottato scelte strutturali non coerenti con quanto previsto dal legislatore nazionale, non si scappa di qui. Non sono interpretabili queste parole. Poi, per carità, siamo sempre nell’ambito legittimo di iniziative politiche che la Giunta può assumere. Però mi pare un messaggio molto chiaro quello dato dalla Corte dei conti e dal Ministero di economia e finanza, che non possiamo ignorare. Credo che quello di una riforma sia un obiettivo condiviso da più parti, ma che evidentemente viene bellamente ignorato dalla Giunta regionale.
Fino ad ora che cosa abbiamo visto sulla sanità? Abbiamo visto una specie, una sottospecie di riforma, ad esempio, del servizio di emergenza-urgenza. Anche su questo, non vi è traccia nel Documento di economia e finanza regionale. Eppure ne stiamo parlando da mesi. Non è una novità di queste ultime settimane. Anzi, avete bypassato completamente anche la Commissione competente, portandoci già gli atti decisi e condivisi magari prima con le Segreterie del vostro Partito che con i consiglieri che lavorano all’interno di quella sede. Anche su questo riteniamo opportuno inserire un passaggio chiave per un processo che avete avviato senza coinvolgere nessuno e che potrebbe portare a dei cali drastici dei servizi che abbiamo ora sul nostro territorio. Mi riferisco in particolar modo ai pronto soccorso che abbiamo nella nostra rete regionale dell’emergenza-urgenza, con particolare riferimento a quelli più periferici, che sono attualmente a rischio.
Noi abbiamo sempre riconosciuto una difficoltà che insiste su questo settore, ovvero quello dell’emergenza-urgenza. È vero, ci sono molti accessi impropri nei pronto soccorso. C’è un carico di lavoro eccessivo sulle spalle dei medici, degli infermieri e di tutti gli operatori sanitari che lavorano in quell’ambito, ma non è certamente introducendo dei CAU, che nella maggior parte dei casi andranno a sostituire i pronto soccorso più periferici che abbiamo sul nostro territorio, che forniscono un servizio vitale per le aree un pochino più svantaggiate dal punto di vista infrastrutturale... E in altri casi andate ad aprire questi cosiddetti CAU dall’altra parte della città rispetto al pronto soccorso, come sta avvenendo in altri territori. Avrebbe un senso aprire ambulatori dedicati ai casi di bassa complessità nei pressi del pronto soccorso esistente, andando così a smistare seriamente, a seconda delle casistiche dei pazienti che si presentano presso il pronto soccorso, non andando a sostituire o ad aprire queste strutture da tutt’altra parte della città, andando così a creare una confusione incredibile tra la cittadinanza, che sarà costretta ad una sorta di autodiagnosi, come ha richiamato anche la collega in precedenza, prima di capire da che parte dovrà andare. Noi chiediamo concretamente, sì, di aprire degli ambulatori dedicati ai casi di bassa complessità, però nei pressi di pronto soccorso esistenti, senza andare a tagliare alcun servizio.
C’è il tema della presa in carico. Anche su questo, quante volte ne abbiamo parlato. È da mesi che ne parliamo. È da mesi che chiediamo di porre fine al fenomeno delle agende chiuse. Anche su questo tema sono passati degli atti di indirizzo in quest’aula e per l’ennesima volta non troviamo traccia di questo obiettivo. Non l’abbiamo trovato negli indirizzi che abbiamo dato come Commissione Sanità alle Aziende sanitarie e continuiamo a non trovarlo nemmeno nel Documento di economia e finanza regionale che è in esame oggi. Eppure, ripeto, gli indirizzi sono stati dati dall’aula in questo senso.
Leggiamo, sì, di una garanzia di presa in carico del paziente, ma dal secondo accesso, ovvero quando lo specialista lo richiama. Anche questa è una bella furbata che vi siete inventati, perché in questo modo il paziente non risulta in lista d’attesa, lo chiamate direttamente. Allora, visto che il punto è che non possiamo rimandare a casa il paziente perché non è una lotteria nel momento in cui si rivolge al CUP per presentare una richiesta di visita specialistica, il cittadino ha il diritto di vedersi preso in carico e poi, se il pubblico non riesce a garantire questa prestazione nei tempi prestabiliti, si troverà una via alternativa, che può essere sul privato accreditato, o altre forme di servizio che l’Azienda sanitaria è tenuta a dare, perché la chiusura delle agende è vietata per legge nazionale. Quindi, dovete riconoscere che c’è questa criticità a livello emiliano-romagnolo e porvi fine.
Questo è un altro obiettivo che abbiamo inserito con le nostre proposte di emendamento, per andare ad affiancare un impegno che da parte del Governo c’è, perché in quei famosi 3 miliardi di ulteriore finanziamento dato al Servizio sanitario nazionale vi è una parte riservata al superamento di queste criticità legate alle liste d’attesa. Di conseguenza, la Regione Emilia-Romagna sarebbe chiamata a fare la propria parte. Mi pare più che opportuno.
Vado oltre. Parliamo anche tanto di digitale e anche su questo a livello emiliano-romagnolo spesso ci impantaniamo in delle situazioni che hanno dell’incredibile. In questo caso mi riferisco a un emendamento che ho presentato confrontandomi anche con la collega Catellani. Parliamo di un emendamento che vuole andare incontro a quelle difficoltà che spesso un cittadino si trova ad affrontare per il passaggio della cartella clinica. Capita – è capitato anche al sottoscritto – di avere un cambio di medico di medicina generale in automatico. Ebbene, se questi medici di medicina generale non utilizzano la stessa piattaforma, che può essere SOLE o altro, tutto quanto finirebbe a carico del paziente stesso. Allora, visto che parliamo tanto di digitale, sarebbe il caso di iniziare a lavorare anche su questa interconnessione che ci dovrebbe essere tra varie piattaforme.
Veniamo a temi un pochino più generici, sempre legati alla sanità. Pensiamo, ad esempio, al Piano nazionale malattie rare. È una questione deliberata e condivisa a fine maggio dalla Conferenza delle Regioni. Non leggiamo alcun capitolo dedicato a questa vicenda, a questa situazione. Teniamo in considerazione che per il Piano nazionale malattie rare il Governo ha messo sul piatto 50 milioni di euro, 50 milioni di euro che possono essere intercettati dalle Regioni per finanziare le reti regionali per le malattie rare.
Adesso non voglio dire che a livello emiliano-romagnolo non ci sia alcuna rete, perché c’è, però è altrettanto vero che c’è un Piano nazionale che impone determinate azioni di delibere di adesione a questa rete, che noi non abbiamo ancora fatto e, visto che dite sempre che siete i primi della classe, sapete chi è arrivato primo in questo caso? La Regione Calabria.
Allora, iniziamo a muoverci nella direzione indicata dai provvedimenti nazionali per intercettare questi fondi, visto che ogni giorno ormai ci stiamo lamentando della carenza di fondi di sanità e poi, quando il Governo mette 50 milioni di euro sul piatto per il Piano nazionale malattie rare, non siamo in grado neanche di presentare gli atti propedeutici per aderire a questa rete, così importante per i pazienti della nostra regione.
Poi c’è il tema prevenzione, altro capitolo fondamentale perché in un momento di difficoltà economiche e organizzative parlare di prevenzione significa anche fare un investimento sulla sanità regionale. Abbiamo una legge, una legge regionale condivisa da tutti nella passata legislatura, approvata all’unanimità, frutto di un lavoro condiviso all’interno di un inter-Gruppo. Non abbiamo dato piena attuazione a questa legge, perché spesso ci troviamo a sbandierare normative che approviamo, ma che poi non applichiamo completamente.
Allora, in questo caso si parlava di una cabina di regia che doveva impostare, diciamo, le azioni condivise a livello regionale, una sorta di strategia sulla prevenzione. Questa cabina di regia prevedeva una piattaforma di adesione, utile soprattutto, ad esempio, ai soggetti del terzo settore, una piattaforma di adesione che però, stando alle informazioni ricevute dalla struttura dell’Assessorato qualche mese fa, non è mai stata introdotta e prevista. Allora noi andiamo a chiedere, con un nostro emendamento, di provvedere nel più breve tempo possibile a istituire questa piattaforma, per dare piena attuazione alla legge regionale sulla prevenzione.
Sempre sulla prevenzione, dirò due parole, ad esempio, su un ordine del giorno, che abbiamo condiviso con il collega Liverani, per introdurre dei corsi volontari di primo soccorso nelle scuole secondarie, svolti ad esempio da volontari o personale medico locale per diffondere la cosiddetta cultura della prevenzione. Parliamo anche di papilloma virus, di HPV, facendo un passaggio sui contenuti del Piano nazionale vaccinazioni, che prevede comunque di estendere o garantire una maggiore attenzione nell’età fertile, andando così a indicare una valutazione su un ampliamento della fascia attualmente coperta, continuando sulla strada che abbiamo già tracciato, con precedenti discussioni, su una maggior sensibilizzazione ad esempio anche nei confronti dei soggetti di sesso maschile.
C’è anche il tema delle palestre che promuovono salute, le cosiddette strutture AMA, Attività Motoria Adattata. Sono strutture, palestre o impianti natatori, che forniscono e garantiscono corsi fondamentali per chi soffre di diverse patologie. Pensiamo, ad esempio, a quelle strutture che garantiscono corsi per garantire un aiuto alle persone che soffrono di sclerosi multipla.
Oggi sappiamo benissimo tutti che, purtroppo, con l’aumento dei costi di gestione di questi impianti molte tariffe potrebbero essere ritoccate al rialzo. Quindi, come Regione, credo che abbiamo il dovere di tutelare almeno questa fascia di corsi garantita alla popolazione più fragile prevedendo un fondo ad hoc per contenere e abbattere questi corsi di iscrizione.
Tra l’altro, su questo tema ricordo che venne anche approvato un atto emendato dalla Lega, mi pare presentato dalla collega Stragliati, per prevedere comunque un aiuto economico in questa direzione, aiuto economico che però non è mai arrivato e quindi chiediamo di introdurlo nel Documento di economia e finanza regionale.
Ultimo tema, poi chiudo perché vedo che sono già agli sgoccioli, ma le cose da dire sarebbero tante e il tempo è sempre poco, parliamo di banca dati per l’accesso alle ZTL da parte di persone con il tagliando invalidi.
È una battaglia che abbiamo portato avanti per anni e sparisce sempre dal documento di economia e finanza questo tema, non ho mai compreso le motivazioni.
Abbiamo chiesto negli anni scorsi di introdurre e prevedere una piattaforma regionale, che è stata effettivamente istituita e su questo riconosco una certa sensibilità da parte dell’assessore Taruffi.
Ebbene, nel frattempo è stata introdotta anche la piattaforma nazionale per quanto riguarda l’accesso alle aree ZTL, grazie anche all’impegno del Ministro Locatelli.
Ci siamo accorti però che c’è un disallineamento tra alcuni Comuni che hanno aderito alla piattaforma regionale, ed altri che hanno aderito alla piattaforma nazionale.
Sarebbe il caso, da parte vostra, di provvedere per arrivare ad un allineamento di queste banche dati così importanti per garantire l’accesso nella ZTL a persone invalide su tutto il territorio regionale e quindi di conseguenza anche nazionale.
Chiudo dicendo o meglio facendo una riflessione su alcune motivazioni che abbiamo ascoltato, ad esempio, in Commissione, ma anche ieri in aula. Molti emendamenti saranno bocciati, certamente, sono stati bocciati in Commissione per questioni politiche, legittime, per carità, altre volte, con la scusa della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale, che arriverà a breve e che verrà approvato in Giunta entro il 30 ottobre.
Premesso che se iniziamo a ragionare in questo modo non dovremmo approvare più emendamenti, perché mentre ci avete bocciato delle nostre proposte i vostri emendamenti ve li siete approvati. Quindi, già di per sé qui c’è una contraddizione, però chiudo dicendo che, se volete copiare, ricordatevi che, in realtà, bisognerebbe farlo bene, perché, conoscendovi, purtroppo, permettetemi di dirlo, nutro parecchi dubbi.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Marchetti. Altri in dibattito generale?
Consigliera Piccinini, prego.
PICCININI: Grazie, presidente.
Intervengo brevemente perché tanto è già stato detto. È chiaro che stiamo parlando di un documento che traccia le scelte politiche che segnano l’orizzonte da qui ai prossimi tre anni. Quindi, è un documento politico vero e proprio. È un documento sicuramente regionale, che però deve fare i conti anche con la manovra nazionale che sta venendo avanti; una manovra abbiamo letto sui giornali di 24 miliardi, di cui 16 arrivano da nuovo debito, a proposito di tutte le discussioni che facciamo qui, anche sui conti della sanità. Gli altri sono tagli di spesa tra cui quelli della sanità, dove peraltro le risorse stanziate sono ampiamente insufficienti, ma di questo parleremo successivamente, a cui si aggiunge, purtroppo, la forte volontà anche di privatizzare i diversi settori.
Tornando sul DEF regionale, ci sono due aspetti, dal mio punto di vista, peculiari, perché questo DEFR sconta difficoltà oggettive sul versante sanità, e lo sappiamo molto bene, e l’altro tema è quello del dissesto idrogeologico.
Sulla sanità avremo modo di parlarne, come ho già detto, però un punto essenziale, visto che comunque è un tema che ci riguarda tutti da vicino. Anche qui, le risorse stanziate a livello nazionale, lo sappiamo, di quei 3 miliardi la più parte sono per il rinnovo dei contratti e quel poco che rimane è per l’abbattimento delle liste di attesa, che però rischia di andare al privato, sottraendo risorse ancora una volta al sistema pubblico. Io lo voglio dire anche in questa occasione, nella discussione di questo oggetto, che questo è un pericolo che questa Regione deve assolutamente scongiurare e su questo presenterò un ordine del giorno al PDL sulla sanità.
Dopodiché c’è un’emergenza che è sotto gli occhi di tutti, che è l’emergenza climatica, che ci coinvolge come Regione Emilia-Romagna. Lo abbiamo visto con l’ultima alluvione. Abbiamo letto ieri di nuovi allagamenti sull’Appennino bolognese. Sono eventi meteorologici questi che sono sempre più ricorrenti. Ecco, da questo punto di vista, io non vedo ancora da parte della Regione una vera e propria assunzione di responsabilità.
Lo devo dire in maniera chiara perché non vedo una risposta straordinaria a eventi calamitosi, che purtroppo sono sempre più frequenti. L’approccio che io vedo è purtroppo di tipo ordinario e mi aspetterei invece scelte lungimiranti, scelte forti. Lo dico anche in relazione all’emendamento che ho presentato in Commissione, perché, con mio grande stupore, dentro al DEFR non ho trovato, tra gli obiettivi, la legge regionale sul clima. L’ho trovata una mancanza molto grave, molto grave rispetto, come dicevo prima, anche agli eventi meteorologici che hanno interessato i nostri territori, con cui continuiamo ad avere a che fare e che oggi non sono ancora risolti. Omettere di inserire uno strumento che può dare risposte, ovviamente non è l’unico, ma comunque è ciò che la Regione può fare, non inserirla all’interno del DEFR penso che sia una mancanza a cui fosse necessario, diciamo così, mettere una pezza.
È quello che ho fatto in Commissione, cioè presentare un emendamento in cui, tra gli obiettivi dell’Assessorato all’Ambiente entro il 2024, è proprio l’approvazione di una legge sul clima.
Come Movimento 5 Stelle io ho presentato un testo che non ha la pretesa di essere la Bibbia e che debba essere approvato così com’è, però ha l’obiettivo perlomeno di sollecitare questa Assemblea e la Giunta ad un confronto sul tema per addivenire all’approvazione di una legge che, dal mio punto di vista, non può più essere rimandata.
Anche questa mattina fuori da quest’Assemblea c’erano i ragazzi Extinction Rebellion che chiedevano alla Regione di fare delle scelte e di intervenire su un tema così urgente.
In questo momento le risposte che questi ragazzi chiedono, ancora non ci sono. Abbiamo imparato, perché nell’ultima assemblea abbiamo fatto un question time su questo, c’è un’interlocuzione con l’assessore Priolo, però non può essere sufficiente rispetto alla gravità dei fatti che ci hanno coinvolto, rispetto a criticità che pesano sulla nostra Regione, penso alla qualità dell’aria.
Anche pochi giorni fa è uscito un comunicato di ARPAE in cui di nuovo si manifestavano questo tipo di criticità perché, per esempio, sono in aumento anche il consumo di legna nei camini e questo produce ulteriore inquinamento.
Io penso che va bene gestire l’emergenza, ci mancherebbe, va bene gestire l’ordinario, però io da questa Amministrazione mi aspetto risposte straordinarie che oggi non vedo assolutamente.
Vedo un assessorato impegnato sull’esistente, e sicuramente questo è positivo, ma non basta, non basta.
Io però voglio ringraziare quest’Assemblea per aver approvato l’emendamento che ho depositato in Commissione, segno che una sensibilità da questo punto di vista c’è, però bisogna, dal mio punto di vista, accelerare.
Lo ribadisco, il mio testo è già sul tavolo, discutiamone, discutiamone il prima possibile. Anche perché, purtroppo, abbiamo un Governo che da questo punto di vista non è particolarmente sensibile a tutto il tema della sostenibilità.
Lo voglio ricordare ancora una volta. Noi abbiamo fatto una legge sulle Comunità energetiche, che è una buona legge, dal mio punto di vista, ci abbiamo lavorato in maniera trasversale, abbiamo fatto un buon lavoro.
La Regione in questo momento è ferma, non riesce a fare i bandi, perché, a livello nazionale, non abbiamo ancora i decreti attuativi, che non si sa che fine abbiano fatto, con i Comuni e tutti i soggetti che sono coinvolti nella costituzione delle comunità energetiche, che sono pronti e che ci chiedono di poter partire, anche perché è stato fatto un bando, di cui anche io sono stata promotrice, sulla partecipazione. Quindi, sono stati fatti dei percorsi partecipati che stanno aggregando tutti quei soggetti che vogliono far parte di una comunità e vogliono far partire questo strumento. Ad oggi, purtroppo, non possono farlo perché, a livello nazionale, mancano ancora questi decreti attuativi che sono stati annunciati e stra-annunciati, ma purtroppo non vedono ancora la luce.
Questo è un motivo in più per far dire alla Regione di correre su tutte quelle misure che possono aiutare dal punto di vista climatico. Quindi, una sollecitazione davvero su questo. Dopodiché, torno a dire quello che dicevo in premessa. Questo è un documento prettamente politico. Riflette le linee di mandato della Giunta e ci sono delle questioni su cui abbiamo visioni contrapposte, quindi io ne approfitto anche per dichiarare già il voto su questo documento, che non sarà favorevole.
Grazie.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Piccinini.
Consigliera Bondavalli, prego.
BONDAVALLI: Grazie, presidente.
Dopo il percorso nelle Commissioni, oggi questo documento molto importante di economia e finanza regionale per il prossimo triennio giunge in Assemblea. Veniva giustamente detto prima, il DEFR è davvero un atto centrale per la programmazione strategica della nostra Regione, in quanto evidentemente alla base delle scelte che poi troveranno espressione nella prossima legge regionale di bilancio. Quest’anno, però, la discussione assume sicuramente un rilievo ulteriore. Farò qualche considerazione generale e ringrazio subito anche la relatrice di maggioranza in particolare, Palma Costi.
Ieri ha fatto una relazione molto approfondita su quelli che sono gli elementi e i tratti distintivi di questo documento. Il DEFR ha dovuto inevitabilmente tenere conto degli eventi straordinari che hanno colpito il nostro territorio, a partire ovviamente dalle alluvioni del maggio scorso che hanno interessato soprattutto tragicamente la parte orientale della nostra regione, che hanno prodotto anche frane e condizioni di diffuso dissesto idrogeologico, coinvolgendo ovviamente con differente intensità, ma più o meno quasi tutte le province.
Le conseguenze di questi eventi rappresentano un imprevedibile elemento di contesto, sotteso a tutto il DEFR oggi in discussione e alle sue previsioni. Non è un caso che nel documento siano evidenziate in modo specifico le schede dedicate agli interventi conseguenti all’alluvione del maggio 2023, che si aggiungono poi a quelle delle cinque aree in cui è tradizionalmente articolato, cioè l’area istituzionale, economica, sanità e sociale, cultura e territorio.
Ciononostante, come bene ha indicato ieri l’assessore Calvano, che ringrazio insieme a tutta la Struttura, la nostra è una regione che non arresta, questo preme sottolinearlo ancora una volta, il percorso di crescita. Non perde di vista la direttrice dello sviluppo, assicurando la centralità delle politiche alla persona. È questo uno scenario che poi trova anche conferma nei dati. Il DEFR ovviamente è un documento molto corposo ed è ricco di dati. Si connota anche per trasparenza e affidabilità delle fonti.
Ecco, gli indicatori economici e occupazionali, faceva riferimento a questo anche l’assessore Calvano nell’illustrazione di ieri, nella nostra regione risultano migliori di quelli nazionali e si collocano nella posizione, ci collocano nella posizione più alta tra le altre realtà a statuto ordinario, anche al passo con quelle più avanzate dell’Unione europea. Sono dati che vanno messi in risalto e ovviamente vanno considerati.
Dal punto di vista del tasso di occupazione nel 2022 il tasso ha raggiunto il 69,7 per cento. Si pone al di sopra di quello di Veneto e Lombardia. Penso anche al tasso di attività, che nel 2022 ha raggiunto il 73,5 per cento e nel quale la componente femminile sia attestata 67,6 per cento. Dati che credo siano anche il risultato di politiche regionali che sono poste in essere, appunto, da Regione-Emilia Romagna, ovviamente considerando tutte le difficoltà e nonostante le difficoltà. Sono comunque politiche che possiamo dire in continuità con quelle che da sempre ci contraddistinguono.
Io penso che vada particolarmente evidenziato in questa sede il fatto che, nonostante l’alluvione, nonostante il perdurare di scenari internazionali complessi, con relativi effetti, con conseguenze che tocchiamo con mano ogni giorno, nonostante un Governo che mostra la tendenza ‒ diciamo così ‒ ad attuare politiche di corto respiro, la nostra Regione, invece, ha una visione, credo, importante e continua soprattutto ad assicurare a persone, a famiglie e a imprese condizioni e opportunità di vita che sono senz’altro in linea con la propria storia.
Si pensi, in prima istanza, anche alle politiche per la salute. Oggi noi discuteremo, nel pomeriggio, di un progetto di legge importante, con al centro la sanità. Avremo modo di definire e affrontare tante tematiche che riguardano quel progetto di legge e l’impegno sulla sanità pubblica della Regione Emilia-Romagna. In questa sede vorrei soltanto ricordare i dati diffusi dal rapporto congiunto AgeNaS e AIOP sui servizi offerti dalle strutture pubbliche e da quelle private. Ci dicono con chiarezza che nella nostra regione, in Emilia-Romagna, la qualità della sanità pubblica, che è fortemente sostenuta dalla nostra Regione, è superiore a quella che si riscontra, ad esempio, nelle strutture private. Questo è un aspetto in controtendenza anche rispetto al dato nazionale, in una Regione, comunque, che ha puntato e continuerà, ovviamente, a credere tanto in una sanità pubblica e universalistica.
Tornando al DEFR, il DEFR indica con chiarezza la volontà di proseguire su questa strada, una strada che ci ha portato nel tempo anche a raggiungere e a consolidare questi risultati. È un intendimento contrassegnato dalla continuità in termini di politiche di sviluppo, che si traducono, poi, anche in un piano di investimenti imponente. Vorrei ricordare qui i quasi 24 miliardi di euro di previsione per quello che riguarda gli investimenti per i prossimi anni.
Certo, non manca la consapevolezza dell’attenzione massima da riservare ad alcune categorie di persone che oggi si trovano in particolare difficoltà. Non manca la consapevolezza di continuare a lavorare tanto per quello che riguarda il tema delle disuguaglianze sociali, tenendo ben presente le difficoltà che attanagliano famiglie e associazioni. Non manca l’attenzione da parte di questa Giunta al sostegno anche alle imprese in un periodo ‒ permettetemi ‒ davvero contrassegnato da tante incertezze, che stiamo vivendo anche sul piano internazionale.
Penso, però, e chiudo, ringraziando ancora, chiaramente, l’Assessorato, in particolare la Giunta, l’assessore Calvano e la relatrice Palma Costi per il lavoro che è stato fatto, credo ‒ dicevo ‒ che, leggendo questo DEFR, gli elementi per confidare in un cammino possibile, che sono tutti davvero racchiusi in questo documento che dà le linee di indirizzo, ma c’è molta concretezza rispetto alle azioni fatte e a quelle che ci attendono ci possano far sperare e confidare in un cammino possibile. Grazie.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.
Consigliera Catellani, prego.
CATELLANI: Grazie, presidente.
Ringrazio i relatori, in particolar modo il relatore Pompignoli, di minoranza, che ha ben rappresentato quelle che sono le nostre istanze. Ringrazio anche l’assessore Calvano e mi spiace che oggi avesse un impegno e quindi che non sia presente.
Avrei voluto semplicemente illustrare i due emendamenti e l’ordine del giorno a mia prima firma, però l’intervento della collega Bondavalli mi chiama a fare alcune riflessioni anche su quello che ha detto l’assessore Calvano ieri.
Io ritengo che ascoltare gli amministratori sia sempre molto, molto utile. In questo caso lo è stato poco, perché a dispetto di quello che dice la collega Bondavalli, la discussione non ha assunto nessun rilievo. Non ha assunto nessun rilievo perché secondo me per confidare in un documento occorrerebbe che l’amministratore, chi amministra innanzitutto si assumesse le colpe che ha, perché la Regione Emilia-Romagna è governata da voi, e i temi che vengono trattati costantemente sono sanità e alluvioni in prima battuta, perché sono i temi più nuovi.
Lo ha detto il collega Marchetti, abbondantemente, lo hanno detto tutti quanti i colleghi: sulla sanità il problema c’è, e il problema non è rilevato soltanto dalla Lega, ma è rilevato dalla Corte dei conti. Il problema sanitario può essere un problema nazionale, ma attenzione, quello che la Corte dei conti dice sulla Regione Emilia-Romagna lo dice per la Regione Emilia-Romagna e la Regione Emilia-Romagna è governata dal Pd. Quindi, è evidente che di errori ne sono stati fatti, e che pensa anche una riforma sanitaria, fossero i primi a dire che qualche colpa ce l’ha.
Stessa sorte per l’alluvione. Non sono mai intervenuta sull’alluvione, perché ritengo che sia un tema che debba essere vocato ai colleghi che purtroppo l’hanno vissuta direttamente sul territorio. Però pensare costantemente, sentire dare colpe al Governo quando la prima colpa, che forse non avrebbe certamente evitato una catastrofe di questa portata, ma forse l’avrebbe in qualche modo contenuta, sono stati il mancato intervento, la mancata manutenzione, le mancate attività di ordinaria e straordinaria manutenzione che dovevano essere state fatte, un minimo di autocritica per poter confidare veramente in un DEFR andrebbe fatta, ma non l’avete detto una volta.
Nessuno di voi ha mai detto, in questo Consesso, ma neanche in Commissione: forse qualche colpa c’è. È da lì che bisogna partire se si vuole ripartire.
L’assessore Calvano fa la stessa cosa anche quando parla di un tema antico come quello della riforma degli enti locali e delle Unioni dei Comuni. Dice: ma anche le altre Regioni stanno investendo nelle Unioni dei Comuni. Vero. Però la nostra Regione investe nelle Unione dei Comuni e i servizi rimangono inefficienti. Ma di chi è la colpa? Di chi l’ha sempre gestito.
La mia Unione è tale dal 2009, e dal 2009 i servizi sono completamente inefficienti. La situazione è talmente evidente che adesso il Pd si sta organizzando con tutti gli enti locali per cercare di sopperire a questi difetti, e il difetto è talmente evidente che quando i Consiglieri della Lega vi chiedono un confronto pubblico, e parlo di Reggio Emilia, lo negate, perché il problema ce lo avete e ce l’avete in casa. Partiamo dal dire che siete voi che governate e governate da tanto tempo. Quindi, se ci sono dei problemi, i problemi forse state cercando di risolverli, ma li avete creati voi. Quando avete lavorato bene, bene. Adesso non state lavorando bene, perché è un crollo dappertutto. Se l’assessore inizia a parlare di quello che succederà domani, vuol dire che i problemi ci sono e mettiamo le mani avanti.
Arriviamo all’ultimo passaggio, che è quello dell’occupazione. Richiamo quello che dice la collega Bondavalli. Noi qua abbiamo un problema di ricollocamento, abbiamo un problema di occupazione e anche di buona occupazione. Fino a che la reportistica voi la fate sulla base delle comunicazioni obbligatorie di avviamento, che sono obbligatorie anche per chi è assunto un giorno solo, vuol dire che i dati sono assolutamente falsati.
Allora, quando il collega Pompignoli, io non sono ottimista come lui, dice vediamo la prossima volta chi governerà la Regione Emilia-Romagna, io alzo le mani. Dico, certo, magari, ma che cosa ci troviamo? Perché, secondo me, i dati che ci vengono dati non collimano veramente con la realtà, e parlo del DEFR, perché questa circostanza dei dati sull’occupazione l’ho sollevata alla collega Palma Costi, che è sempre molto attenta durante la Commissione. Questo per quanto riguarda l’intervento dell’assessore Calvano. Bene, ma non benissimo, direbbe lui.
Emendamenti e ordini del giorno sono tutti sullo stesso argomento, che è la scuola a curvatura sportiva. Uno insiste sulla delega dell’assessore Salomoni, alla scuola, uno su quella del presidente Bonaccini, perché chiaramente ha la delega allo sport, però l’argomento è il medesimo e c’è anche un ordine del giorno correlato, chiaramente per la richiesta di stanziamento dei finanziamenti.
Premetto, per non sentirmi dire che esiste già e che lo avete già fatto, che ad oggi in Regione Emilia-Romagna abbiamo “Scuola Attiva Kids” per le elementari. L’idea è nazionale e la Regione Emilia-Romagna ha messo dei finanziamenti. Esiste “Scuola Attiva Junior” per le medie inferiori. L’idea è sempre nazionale e la Regione non ha messo fondi. Semplicemente c’è, credo, un coordinamento scolastico, cioè l’Ufficio Scolastico fa da collettore.
L’emendamento va oltre. L’emendamento prende la sponda dalla modifica dell’articolo 30 della Costituzione, che il 20 settembre mette finalmente al centro della Costituzione anche lo sport, ed è una bella cosa.
L’emendamento è rivolto a studenti delle medie inferiori, scuola secondaria di primo grado. Chiediamo che venga supportato e promosso anche economicamente, all’interno dell’offerta formativa curricolare, diciamo così, un progetto di offerta anche di pratiche sportive; quindi, senza togliere nulla alle materie già esistenti, ma mettendo delle ore in più vocate alle attività sportive. Tutto questo nel rispetto dell’autonomia didattica, perché deve essere rispettata, della dirigenza scolastica e della volontà chiaramente dei genitori, perché è chiaro che poi deve essere il genitore a voler scegliere una scuola a curvatura sportiva.
Ho parlato poc’anzi con la collega Palma Costi e mi ha detto che le curvature possono essere tante. Certo. In questo caso la promuoviamo proprio di concerto con la modifica dell’articolo 30 della Costituzione.
Mi è stato risposto che voterete contro anche all’ordine del giorno che chiede il finanziamento, perché la vostra scelta è un’altra. Noi vi chiediamo di fare qualcosa di nuovo. È una cosa nuova. Vi chiediamo di condividerla, perché potrebbe essere veramente un nuovo modello di scuola da offrire ai nostri giovani.
La risposta l’ho già avuta. Ovviamente, come sempre, sono delusa. Grazie.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Catellani.
Consigliera Zamboni, prego.
ZAMBONI: Grazie, presidente.
Come è già stato più volte ripetuto, siamo di fronte a un DEFR che a breve verrà aggiornato con la nota di aggiornamento che va deliberata dalla Giunta entro il 30 ottobre. Quindi, rispetto a dei punti che per Europa Verde non sono ancora soddisfacenti, spero che si arrivi, invece, ad avere questo chiarimento nella nota di aggiornamento.
Va ricordato che il DEFR si inserisce in un quadro di finanza pubblica sempre in diminuzione rispetto alle funzioni legate alle Regioni. Siamo in un contesto macroeconomico che risente delle conseguenze della pandemia, della guerra in Ucraina, dell’inflazione a doppia cifra, come non si vedeva da tempo, adesso si aggiungono anche i rischi di una deflagrazione, di uno scontro armato che vede la Striscia di Gaza sull’orlo di un’invasione da parte di mezzi dell’esercito israeliano. Prima c’è stata quell’orrenda strage operata da Hamas. Adesso il rischio che Israele non accolga l’appello degli Stati Uniti, del presidente Biden, a non ripetere gli errori che fecero gli Stati Uniti nella retaliation, nella rappresaglia, ci porta sull’orlo veramente di una deflagrazione di cui è impossibile oggi valutare le dimensioni.
Per quanto riguarda la nostra Regione, siamo ancora alle prese con il post alluvione, quindi per Europa Verde è importante capire quali saranno le linee della ricostruzione. I danni accertati sono di quasi 9 miliardi. Purtroppo, le risorse che arrivano dal Governo ‒ è inutile girarci intorno ‒ non sono all’altezza dei danni calcolati. C’è uno stanziamento di 4,5 miliardi diviso su due anni e, soprattutto, c’è questa incognita sulla struttura che lavora con il commissario straordinario Figliuolo, che ha tempo di vita, al momento, limitato a un anno, così come la nomina del commissario. È difficile in un anno riuscire ad organizzare una ricostruzione, oltretutto facendola anche in maniera tale da non rimettere in campo errori che possano precludere a nuove devastazioni a seguito degli eventi meteo estremi che sempre più si ripetono. Non importa che io ripeta che in pochi giorni su quel territorio, che porta il 2 per cento del PIL nazionale, è piovuta l’acqua che si consuma in un anno in tutti i settori, ne è piovuta tre volte tanto. Negare l’eccezionalità del fenomeno meteo vuol dire nascondere la testa sotto la sabbia e negare l’emergenza climatica.
L’altro tema su cui si concentra, ovviamente, questo cammino della Regione, in questa fase così delicata, è quello della sanità. Europa Verde fin dall’inizio ha accolto favorevolmente il Piano di riorganizzazione dell’emergenza-urgenza. Troviamo degli elementi di novità che fanno riferimento anche a contesti europei che questa riforma l’hanno già fatta. Ci sembra, quindi, un cammino interessante. Certo, andrà poi proiettato sui territori, verrà valutato alla prova dei fatti, ma ci sembra uno strumento adatto sia a dare prestazioni, quelle soprattutto tempo-dipendenti, in maniera certa e veloce, sia a creare una rete di assistenza di continuità, assistenza emergenza, che possa dare supporto a chi non ha problemi sanitari tempo-dipendenti, quindi può rivolgersi a un altro canale. Parte di questa riforma ‒ lo sappiamo ‒ è imposta dall’Unione europea, come l’introduzione del codice 116-117.
Veniamo, invece, a un altro tema, quello della transizione energetica. Bene ha fatto il Movimento 5 Stelle a portare un emendamento perché l’Assemblea lavori a una legge sul clima. Sappiamo benissimo che, a livello nazionale, la legge sul clima non c’è, non c’è nemmeno un piano di adattamento ai cambiamenti climatici, tantomeno un piano di adattamento ai cambiamenti climatici finanziato.
Siamo un Paese quindi ad alto rischio idrogeologico, siamo un Paese come tutto il bacino del Mediterraneo, particolarmente esposto ai cambiamenti climatici; ma non abbiamo né la legge sul clima, né il piano di adattamento ai cambiamenti climatici. È bene quindi che almeno a livello regionale ci si doti di strumenti analoghi.
Per l’emergenza climatica in corso vanno messe in campo misure per cercare almeno di reggere che, ripeto sempre, non è rassegnarsi al cambiamento climatico, è dotarsi di strumenti per farvi fronte, e naturalmente lavorare sugli altri tavoli per ridurre le emissioni che portano al riscaldamento globale. Nel campo energetico si ricorda l’attuazione del piano triennale per l’energia, c’è un passaggio doveroso anche all’economia circolare.
Qui lasciatemi ricordare l’intervento di ieri della consigliera Castaldini, che sembrava un intervento in negativo di quello che avrei potuto fare io. Ha fatto l’elenco di tutte le cose che Europa Verde ha proposto all’Assemblea e che trovano anche riscontro nel documento economico-finanziario e che sono: le School Street, le misure di bike to work, di bike to school, il pedibus. Ha fatto cioè tutto un elenco straordinario, e mi sembra anche strano, perché per un genitore credo che oggi il problema non sia il piedibus, non sia la School Street, non siano le misure che cercano di migliorare la qualità dell’aria, aumentare la sicurezza. I problemi sono il contrario: infischiarsene della qualità dell’aria, infischiarsene della sicurezza stradale, quindi è stato veramente interessante sentire tutto questo elenco col segno meno quando per Europa Verde, invece, è un elenco che ha solo il segno più, per cui non possiamo che essere soddisfatti che di questi interventi si parli nel documento economico-finanziario.
Ovviamente, la crisi climatica, l’inquinamento atmosferico non si risolvono solo mandando i bambini in gruppo a scuola, a piedi, o in bicicletta, cercando di preservare le aree intorno alla scuola da auto parcheggiate con i motori accesi d’estate per avere l’aria condizionata e accesi d’inverno per avere il riscaldamento. Lo sappiamo benissimo, non siamo così sprovveduti, però sono tutte piccole misure che compongono un quadro composito di provvedimenti che vanno in una direzione finalizzata a migliorare la qualità dell’aria e la sicurezza stradale e ridurre le emissioni climalteranti che riguardano i trasporti.
Venendo adesso a un paio di note dolenti, nel comparto del DEFR partecipazione, tra gli obiettivi innovativi, purtroppo, non c’è traccia dell’Assemblea regionale dei cittadini che Europa Verde ha chiesto, che ha proposto e che propone con una risoluzione depositata già a dicembre dell’anno scorso, quindi prima che i ragazzi di Extinction Rebellion avessero proclamato lo sciopero della fame per poter avere questa Assemblea. Oggi comunque i ragazzi erano qua sotto, hanno manifestato.
Qual è il valore di un’Assemblea regionale dei cittadini, ricordato che si è fatta in Francia, quindi su base nazionale. L’ha convocata Macron, quindi non la locale Legambiente francese. L’Assemblea dei cittadini è una risposta anche al calo di partecipazione alle elezioni. Noi abbiamo visto che a Monza ha votato il 20 per cento degli aventi diritto, ma anche in Province autonome, virtuose dal punto di vista della partecipazione, Bolzano e Trento, anche lì diminuisce la partecipazione al voto. Aumenta, quindi, questa disaffezione a esprimersi nella cabina elettorale.
Allora aprirsi alla società che ha smesso di credere nello strumento elettorale, aprire nuovi percorsi di contatto e di confronto io penso valga la pena. Quindi, mi sarei aspettata tra quindi obiettivi innovativi di trovare anche questo strumento, che peraltro è adottato anche a livello di Commissione europea.
Altri problemi, non è una novità, per Europa Verde sono nel settore trasporti. Non è una novità, perché votammo contro il Piano dei trasporti. Quindi, l’elenco delle opere che noi non condividiamo è abbastanza nutrito, perché parliamo dell’autostrada regionale Cispadana, del collegamento autostradale Campogalliano-Sassuolo, che comunque non è direttamente dipendente dalla Regione, del passante di Bologna, della quarta corsia dell’Autostrada A14, della terza corsia dell’autostrada A22 da Campogalliano a Verona.
Quindi, parliamo di opere sulle quali, per esempio, nel caso della Cispadana, si è passati da investimenti zero a carico del pubblico nel 2006 ai 530 milioni di oggi, opere a cui poi vanno aggiunte le opere complementari e quelle di adduzioni e si arriva 1,170 miliardi del 2012, ma vediamo che da quei 1,170 miliardi oggi siamo a 1,7 miliardi.
Questi sono gli investimenti, ma ci siamo già espressi e quindi non è una novità, così come è noto che, rispetto allo sviluppo dell’aeroporto Marconi di Bologna, vorremmo che si facesse maggiore attenzione alle difficoltà che vivono le persone in un enorme quartiere. Non si dica che l’aeroporto c’era già. Questo boom di traffico aereo parte dal 2016, da quando arriva Ryanair. Quel quartiere lì era già ampiamente edificato. Mi riferisco ovviamente al Navile. Non si può dire agli abitanti: “Siete andati lì, lo sapevate”. Quando sono andati lì questo boom di trasporti, che poi viene annunciato ancora in crescita, non c’era.
È noto che non siamo d’accordo sull’allungamento della pista dell’aeroporto di Parma, con questa vocazione cargo per la collocazione dell’aeroporto, non perché siamo così con il pallino anti-aeroporto.
Di sicuro il traffico aereo, il trasporto aereo è tra i più inquinanti, quindi, invece di fare ancora aeroporti a vocazione cargo, tra l’altro smentendo degli impegni presi dal sindaco in campagna elettorale, forse investire di più sul traffico ferroviario non sarebbe male.
Invece, le note positive sono le ciclovie nazionali Vento, Sole e Adriatica, l’aumento delle piste ciclabili, quello che per la consigliera Castaldini è una roba assurda, bike to work, ripeto, le School Street.
Sulla Cispadana pensiamo che se si fosse realizzato il collegamento veloce adesso avremmo già questo collegamento veloce. Bene il sostegno al cicloturismo e tutto quello che si sta facendo a favore di una promozione della mobilità automobilistica elettrica, che naturalmente è quella a emissioni zero.
Restano, rispetto alle risoluzioni di Europa Verde presentate nei mesi scorsi, delle incertezze su come la Giunta intenda attuare l’impegno all’abolizione e al superamento dell’uso delle gabbie negli allevamenti. Al momento, è indicato alla voce “Impegni per il benessere animali”. Così come non c’è un impegno preciso e circostanziato sul superamento dell’uso del glifosato, che sappiamo che è una sostanza che poi si ritrova nelle acque, e certo non è un ricostituente per la salute.
Un altro accenno, infine, che ha fatto ieri la consigliera Castaldini, derisorio, sulla vendita di prodotti sfusi e alla spina. È evidente che questo tipo di vendita va conciliato con garanzie igienico-sanitarie, però anche in questo caso non parliamo di una roba marziana, parliamo di qualcosa che alcuni punti vendita già fanno, parliamo di una disposizione di legge su cui ha lavorato la Regione Piemonte, ma, se ricordo bene, essendomene già occupata per il mio lavoro di giornalista, mi sembra oltre dieci anni fa.
Pensare che si possano trovare delle strade per ridurre i packaging non vuol dire puntare a mettere a terra un settore imprenditoriale, vuol dire trovare delle soluzioni alternative a questo accumulo di packaging che finisce nelle immondizie e che, quindi, non sempre è recuperabile e riciclabile. Qui si parla, quindi, della nota riduzione a monte della produzione di futuri rifiuti.
Non sono cose strampalate, sono politiche dettate anche dall’Unione europea, quindi è meglio non ridere di queste politiche, è meglio, invece, seguirle e adattarle. Del resto, se l’ambiente collassa, collassa per tutti. Non è che fa delle differenze a seconda di come siamo schierati qua dentro, in Assemblea legislativa.
È chiaro, le transizioni sono transizioni, sono processi graduali, vanno preparate, nel caso di chi produce bisogna garantire che nessuno resti a terra, però non bisogna neanche ridere e liquidarle come delle bizzarrie campate per aria, sennò davvero non abbiamo capito quello che sta succedendo e ci prepariamo a continuare ad alimentare possibili elementi di instabilità climatica. Ovvio, la Regione Emilia-Romagna da sola non risolve il riscaldamento globale. È ovvio. Però, come tutti, anche essendo una Regione traino dell’economia nazionale, ha qualche strumento in più e, forse, qualche responsabilità in più di portare un contributo utile.
Grazie.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.
Consigliere Bargi, prego.
BARGI: Grazie, presidente.
Il mio intervento verterà su un pezzetto del DEFR, come del resto stanno facendo un po’ tutti i colleghi. In particolare, vado a presentare gli emendamenti a mia prima firma, che si concentrano sul filone della formazione e del lavoro.
Un primo blocco di emendamenti si concentra sul tema della sicurezza del lavoro, un tema che è stato affrontato in quest’aula più e più volte. Il numero degli infortuni è drasticamente in aumento. Ci sono colleghi che hanno già presentato in diverse occasioni atti ispettivi e se n’è discusso.
Quello che noi cerchiamo di proporre tramite i nostri emendamenti è un cambio di passo. Noi leggiamo nei DEFR e nelle Note di aggiornamento degli anni passati il trend a riportare quello che, di fatto, viene visto dalla Regione come uno strumento sufficiente, ovvero quello di diffondere la cultura della promozione attraverso i vari mezzi a disposizione della Regione. Secondo noi, non è più il caso di proseguire esclusivamente su questa direzione, ma di prendere una posizione più forte, di vera e propria garanzia rispetto ai lavoratori e anche di rispetto delle norme del lavoro.
Serve farlo anche ‒ perché no? ‒ collegato al tema della formazione, cercando di ragionare con tutte le parti coinvolte, dalle imprese ai lavoratori, al mondo sindacale, a nostro avviso anche superando quel concetto che ‒ noi lo abbiamo sempre detto ‒ di fatto strozza l’azione legislativa dell’Assemblea, ovvero il Patto per il lavoro e per il clima, perché tende a tenerci lontani dal confronto, mentre ritengo che, rispetto a questa tematica, servirebbe un coinvolgimento maggiore dell’Assemblea, anche a fini ‒ perché no? ‒ legislativi e dell’introduzione di strumenti più forti che ci permettano di andare in questa direzione.
Sostanzialmente, dal punto di vista dell’indirizzo politico, chiediamo un cambio di passo. Non ci basta più ripetere le stesse misure degli anni passati e poi lamentarci che c’è il problema. Servirebbe un cambio di passo.
Il secondo tema, il secondo filone su cui si concentrano gli emendamenti è quello della formazione professionale ai fini del collocamento o anche del ricollocamento nel mercato del lavoro. Oggi è stato citato il tema ‒ e anche ieri ‒ dall’assessore Calvano, che ci ha fatto presente che l’Emilia-Romagna ha un tasso di disoccupazione, se non sbaglio ha detto così, residuale o comunque siamo in una sorta di piena occupazione, tema che ho sentito dire più volte anche dal presidente Bonaccini.
Io non ho questa visione, anche perché a mio avviso i dati non vanno usati come se fossero delle bandierine da presentare all’occorrenza. Il tasso di disoccupazione misura un rapporto ben preciso, che è quello tra coloro che cercano il lavoro e la forza-lavoro. Così come anche il tasso di occupazione misura un rapporto ben preciso, che sono gli occupati rispetto alla popolazione totale. Sono rapporti, sono tassi. Il lato interessante di un tasso è vedere la variazione in un periodo, quindi dire: noi abbiamo la disoccupazione residuale, me lo puoi dire, è un periodo in cui effettivamente i tassi ci fanno ben sperare. Faccio un esempio molto semplice: veder crescere il tasso di disoccupazione di fronte a una crescita del tasso di occupazione non è per forza di cose un dato negativo. Vuol dire che le persone sono più propense a cercare di lavorare, non si sottraggono al mercato del lavoro e allo stesso tempo le imprese sono disposte a concedere lavoro.
Se uno prende i dati della nostra Regione, io poi uso quelli dell’Istat, anche non del tutto aggiornati, perché sarebbe bello, lo dico tante volte, poter effettuare discussioni un po’ più sugli aspetti macroeconomici anche del nostro territorio regionale, perché è molto più facile trovare i dati nazionali che non quelli territoriali, allora uno potrebbe dire: sì, è vero, andiamo bene, andiamo male, occorrerebbero misure di un certo tipo, misure di un altro. Ma visto che questo non viene mai fatto, almeno l’Assemblea non lo fa, non abbiamo contatti costanti con degli osservatori, ma abbiamo la fase di bilancio, bene o male, che ci permette di leggere alcuni dati, ma ripeto, andrebbero contestualizzati.
Se uno va a vedere qual è l’andamento, ad esempio, del PIL dell’Emilia-Romagna, quest’anno è dato, ultima previsione, quindi ci aspettiamo bene o male che dovrebbe più o meno coincidere col dato reale, un aumento dell’1.1 rispetto all’anno precedente e nel 2024 dello 0.8: questa è la previsione, ovviamente. Sappiamo oggi come oggi che la sfera di cristallo è quantomai poco indicativa. Però poi la tendenza è quella di decrescere.
Se noi consideriamo che quest’anno, così come l’anno scorso, l’elemento traino della nostra crescita è stato l’edilizia, e sappiamo bene cosa è successo al Superbonus e cosa succederà al settore edile nei prossimi mesi, sappiamo bene quale sarà la tendenza che avrà la nostra economia.
Perché vi dico del PIL? Perché anche questo va a incidere rispetto ai tassi. Se cioè aumenta l’occupazione di fronte a una crescita o a un rallentamento del PIL è molto probabile che gli occupati abbiano dei lavori che sono lavoretti, sono part time, sono contratti a tempo determinato anche brevi; d’altronde, il tasso di disoccupazione si misura anche su dati veramente labili, rispetto invece a quelle che sono le condizioni del lavoratore, tant’è che se uno va a vedere sempre i dati del mercato del lavoro in Emilia-Romagna vede come i contratti a tempo determinato stanno crescendo di più rispetto a quelli a tempo indeterminato. Di conseguenza c’è il tema del lavoro; potremmo dire in maniera molto da bar, del lavoro buono o del lavoro meno buono.
Di conseguenza, se l’Emilia-Romagna sta andando in quella direzione, noi non possiamo dire che a livello strutturale l’Emilia-Romagna oggi è alla piena occupazione. È un tema che non dobbiamo più interessarci, perché dire che la disoccupazione è residuale è come dire che abbiamo il problema sotto controllo, non ce lo poniamo neanche, non lo affrontiamo neanche.
Se prendiamo poi il tasso di disoccupazione giovanile, che è in crescita anche in Emilia-Romagna e, ripeto, misura sempre coloro che cercano, non coloro che si sono sottratti al mercato del lavoro perché o vivono di rendita o cercano di saltarci fuori in altro modo, è in aumento, e anche questo va a incidere negativamente sul tasso complessivo. Ci dà uno spaccato comunque molto critico soprattutto rispetto al tema che devo trattare adesso, ovvero quello della formazione. Questo per dire attenzione a sbandierare i dati così, come se fossero giuggioline, perché in realtà ciò che va fatto, quello che dovrebbe fare un ente politico è un’analisi del contesto e qui viene fatta molte poche volte.
Che cosa vogliamo dire rispetto alla formazione? C’è una linea di principio che noi ci portiamo dietro fondamentalmente da DSR e S3 e abbiamo sempre tenuto, ovvero riteniamo che ci sia bisogno di un maggiore coinvolgimento delle imprese o di un rapporto più diretto ente pubblico-impresa, senza andare per forza di cose a mantenere attivi o attivarne di nuovi o comunque a vincolare il passaggio di un’iniziativa che sia legata alla formazione, ai tempi dell’S3 parlavamo anche della ricerca e sviluppo, ai vari gangli pubblici che nel tempo si sono andati a consolidare, poiché purtroppo spesso e volentieri queste realtà diventano autoreferenziali. Si devono mantenere e far vedere che servano a qualcosa e quindi vanno a ingolfare un processo che, di fronte alle tempistiche e alle modalità in cui si sviluppa il mercato del lavoro e l’impresa, va a cozzare. Quindi ci sarebbe più bisogno di coinvolgere direttamente il mondo delle imprese.
Questa è una proposta che stranamente, rispetto ai vari anni in cui abbiamo cercato di portarla qui nei lavori di aula, è stata accolta con il voto unanime dell’Assemblea sulla Nota di aggiornamento al DEFR del 2022, dove alcuni nostri emendamenti che hanno introdotto anche il percorso di co-progettazione o comunque di maggiore coinvolgimento del settore produttivo rispetto alla Giunta regionale e all’iniziativa della Giunta regionale per quanto riguarda la formazione, sono appunto stati accolti e li ritroviamo anche, giustamente, nel DEFR di quest’anno.
Che cosa manca però? Manca la manifestazione pratica, la manifestazione economica, cioè non vediamo i progetti ancora oggi legati a questa tematica. Viene portato a livello di indirizzo il tema ma lasciato un po’ nel cassetto quasi come per dire, abbiamo capito che c’è l’esigenza. D’altronde se il mercato del lavoro andasse così bene non avremmo il problema degli imprenditori che ci dicono non troviamo la gente formata e a loro volta delle persone che fanno fatica a collocarsi perché non è una formazione adeguata, che è un problema che ci sta attanagliando ormai da diverso tempo e riempie anche le pagine dei giornali e anche delle testate locali.
In particolare nella mia Provincia più e più volte sono emerse queste problematiche anche per le piccole e medie imprese, non solo per le più grandi.
Di conseguenza, di fronte a questo aspetto noi riteniamo che sia necessario accorciare la filiera Regione impresa, coinvolgimento diretto, anche sostenendo magari le imprese stesse nei processi formativi, in modo tale che formino le figure professionali che loro cercano e le possano collocare anche velocemente.
Faccio anche una nota rispetto al passato, quando c’era l’assessore Bianchi, nel mandato precedente avevamo proposto di inserire una sorta di premio anche per gli Enti accreditati. Perché c’è anche questo tema, per gli Enti accreditati che fanno formazione avevamo detto, bene, i soldini vengono dati se riuscite a collocare oltre al 70 per cento, faccio un esempio, dei partecipanti al corso del mercato del lavoro. Prendete meno se ne collocate 50, prendete molto meno o quasi niente se ne collocate al di sotto.
Questo era un tema che avevamo posto, chiaramente bocciato dalla maggioranza, ma in qualche modo aveva interessato l’assessore Bianchi. Poi, ovviamente, non se ne fece nulla.
Questo lo diciamo perché altrimenti tanto quanto i gangli creati dal pubblico, anche i gangli privati accreditati con il pubblico rischiano di funzionare più per fare… Cioè, i soldi pubblici messi in campo rischiano di servire più per pagare i corsi e chi fa i corsi, che non per raggiungere l’obiettivo, ovvero quello di mettere a lavorare le persone.
È per questo che dal nostro punto di vista il passaggio lungo funziona bene quando hai un’economia non matura, quando hai un settore economico in difficoltà nei settori economici dove c’è bisogno di stimolare. Ma dove c’è effettivamente maturità dal punto di vista imprenditoriale, e credo che la nostra Regione, che è traino del Paese, non possa che rientrare in questa casistica, servirebbe forse stimolare maggiormente le imprese stesse e, di conseguenza, avere un dialogo più diretto.
Terzo e ultimo punto. Abbiamo un emendamento anche sulla legge regionale n. 2 del 2023, ovvero la legge sull’attrazione di talenti, una bandiera, direi, per questa Amministrazione, per la maggioranza. In particolare, il nostro emendamento insiste sulla piena applicazione dell’articolo 9, ovvero quello che prevede gli incentivi, anche qui la manifestazione reale, la messa a terra, delle risorse per cercare di stimolare da un lato il tema del welfare legato a questi talenti, alle loro famiglie e quindi alla conciliazione della vita-lavoro, vita-formazione, però, dall’altro lato, l’articolo parla anche del sostegno alle imprese che vanno ad assorbire questi talenti.
Però, di questo ultimo aspetto, mentre abbiamo visto uscire il bando per la parte welfare, non abbiamo visto ancora nulla muoversi per la parte imprese. Eppure, a noi è quello che interessa di più, anche perché ci dà una misura della partecipazione del settore produttivo a questa legge e ci fa capire se funziona, perché come sempre leggi e piani non sono belli quando li voti, sono belli quando producono effetti.
Altrimenti, possiamo raccontarci quello che vogliamo qui dentro, ma se poi non c’è una manifestazione nel mondo reale non servono fondamentalmente a nulla.
Stimoleremo la Giunta per accelerare rispetto a questo passaggio, anche perché, qualcuno l’ha detto negli interventi precedenti, questo rischia di essere l’ultimo documento di indirizzo politico rispetto al bilancio della Regione di questo mandato o comunque siamo quasi agli sgoccioli. Di conseguenza, non vederne traccia può voler dire solo una cosa, che si tende a spostare tutto al prossimo mandato, cosa che non riteniamo possibile, soprattutto in virtù del fatto che questa legge, appunto, è una bandiera per questa Amministrazione.
Grazie.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Bargi.
Consigliere Cuoghi, prego.
CUOGHI: Grazie, presidente.
Molto brevemente per illustrare gli emendamenti e gli ordini del giorno che, come Fratelli d’Italia, abbiamo presentato al DEFR.
Sono contributi che vogliamo portare, molto pragmatici, che riguardano situazioni molto vicine ai cittadini.
Vado brevemente ad illustrarli. Il primo emendamento parla di Polizia locale, quindi di sicurezza, un qualcosa che ci è sempre più richiesto e su cui c’è sicuramente molta sensibilità, molte esigenze, molta richiesta.
Sappiamo che il Governo ha già fatto la sua parte aumentando il numero di forze dell’ordine di 10.000 unità, che non sono 10.000 unità in più, ma qualcuna andrà a sostituire i pensionamenti, che porterà a un aumento del numero anche nelle Questure delle nostre province dell’Emilia-Romagna arriverà personale in più, aggiuntivo, a sopperire a quelle che sono le carenze, ma crediamo che anche i Comuni possano fare la loro parte, e quindi che come Regione possiamo andare ad agevolare, a promuovere e a realizzare iniziative che riguardano la Polizia locale ed in particolare quelli che sono i turni notturni della Polizia locale, una presenza h24 per non dire che le nostre città hanno delle zone o dei periodi franchi, ma che sono sempre presidiate.
Per quello che riguarda le Polizie locali di comunità, cioè quelle più vicine ai cittadini, quelle nei quartieri, quelle che seguono proprio da vicino le realtà dei singoli Comuni e delle singole comunità in cui sono inserite, un’attenzione anche ai piccoli Comuni. I piccoli Comuni spesso hanno un una dotazione di personale molto limitata e non riescono in questo modo a sopperire e a garantire l’intero servizio. Quindi qui bisognerà studiare qualche soluzione, voglio dire, in modo da potersi scambiare il personale, da metterlo insieme e da poterlo aumentare anche oltre certi parametri e riuscire a coprire e a dare una sicurezza anche a quelle popolazioni, a quei territori e a quei Comuni.
Il secondo emendamento riguarda più invece da vicino gli eventi che ci hanno colpito in questa primavera, gli eventi alluvionali e riguarda un monitoraggio che si deve fare sui corsi d’acqua. Abbiamo anche in quest’aula spesso assistito a discussioni che a volte hanno assunto anche il tono del battibecco su che cosa, quale fosse la causa principale o prevalente o a cosa fosse dovuto, insomma, questo evento, pur eccezionale, ma sicuramente disastroso. Ecco, noi chiediamo di fare un monitoraggio, un monitoraggio costante, un monitoraggio che dia dei risultati, un monitoraggio che in qualche modo possa anche andare a fissare alcuni punti e togliere quelli che possono essere i dubbi. Primo, perché un monitoraggio può darci l’attuazione di provvedimenti in maniera molto più rapida e precoce, poi proprio perché va a togliere tutti quei discorsi fatti a posteriori che spesso non sono fatti su dei dati ma sono fatti su delle idee, su dei pensieri, su delle opinioni che invece che ragionare su come stanno le cose, sui fatti e sui dati, può essere utile per prevenire anche in qualche modo eventi futuri.
È questo che chiediamo, sostanzialmente. Perciò questo emendamento è un monitoraggio sui corsi d’acqua e su tutte quelle situazioni che possono andare a creare questo tipo di problemi.
Terzo ordine del giorno. Anche questo è in qualche modo connesso, perché riguarda tutte quelle situazioni che si vengono a creare nei territori.
Parliamo sempre di aree alluvionali, parliamo sempre di corsi d’acqua. Sappiamo che spesso ci sono state delle difficoltà create anche da vegetazione, da roditori, da animali fossori e anche questo deve essere tenuto sotto controllo.
Un aiuto in questo ce lo possono dare sicuramente le comunità agricole, le associazioni, le società agricole e le organizzazioni che lavorano, tengono controllati quei territori e lo fanno per una ragione molto semplice, sono lì tutto il giorno e sono quelle che più di noi si accorgono se qualcosa non funziona nel territorio su cui vivono, insistono e lavorano.
Però spesso questi agricoltori, queste aziende agricole, non riescono ad intervenire per una burocrazia eccessiva, esagerata, inutile, che gli impedisce di fare sostanzialmente le cose di cui il territorio ha bisogno, le cose di cui avrebbe bisogno la nostra Regione e ci sarebbe bisogno per tenere un po’ in sicurezza le aree.
Chiediamo un ragionamento su questo, chiediamo appunto uno sforzo per andare a ridurre e a superare un po’ tutte queste chiamiamole barriere che si mettono tra chi vorrebbe in qualche modo tutelare e migliorare la sicurezza del territorio e non lo può fare per via di regolamenti che spesso non sono consoni.
Abbiamo poi presentato due ordini del giorno. Uno è stato appena distribuito, l’altro invece già da ieri.
Il primo dei due riguarda la possibilità di utilizzare sistemi di riscaldamento a legna a qualsiasi altitudine, quindi non riservati solamente alla montagna, ma anche alle zone di pianura.
Pensiamo anche in questo caso spesso alle zone alluvionali, dove magari abbiamo ancora problemi sugli allacciamenti del gas, dove possiamo avere difficoltà di tipo diverso, ma pensiamo anche al resto delle città dove magari nei periodi non di inverno pieno, ma di primi abbassamenti della temperatura, il fatto di accendere ogni tanto, una volta alla settimana o nei giorni più freddi, piovosi, umidi accendere un po’ una stufa piuttosto che il riscaldamento che poi deve essere acceso da un tecnico, deve rimanere acceso soprattutto il periodo, eccetera, possa portare un contributo sia economico sia di minore impatto.
Quindi, anche in questo caso, poiché la misura è già prevista per i cittadini che abitano in particolari zone questo si può, secondo noi, estendere a tutto il territorio regionale.
L’ultimo ordine del giorno è già stato in qualche modo introdotto dalla nostra capogruppo nell’intervento che ha iniziato la discussione di questa giornata. Riguarda, invece, i servizi educativi per l’infanzia. Anche in questo caso parliamo in particolare di asili nido. Occorre, secondo noi, modificare la delibera regionale in modo che il contributo possa essere accessibile da tutte le famiglie.
Ricordiamo che in questo caso sono escluse soprattutto le famiglie dei Comuni montani. In questo caso dobbiamo cercare di introdurle. Anche qui possiamo dire che il Governo ha fatto la propria parte per quello che riguarda le famiglie, gli asili nido, per aiutare.
Ha inserito diversi punti in manovra. Dobbiamo cercare di non andare in direzioni diverse, ma di concentrarci tutti verso un’unica direzione.
Adeguare quelle che sono le nostre normative per poter includere il maggior numero di famiglie su questi servizi educativi è sicuramente una cosa che va in direzione di quel pragmatismo che dicevo all’inizio, di quella vicinanza, di quello che i nostri cittadini ci chiedono e di quello che dovremmo fare per dare un servizio migliore a questa regione. Grazie.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Cuoghi.
Consigliera Soncini, prego.
SONCINI: Grazie, presidente.
Presidente, non stiamo sminuendo noi l’azione del Governo. Stanno facendo tutto da soli. Lo dico perché il DEFR si colloca temporalmente oggi in linea con quello che esce dalle prime indiscrezioni sulla legge di bilancio. La programmazione nostra prevede linee politiche su cui state facendo scelte peggiorative e in controtendenza. Almeno questo pare, quindi vediamo ora come avanzerà, quali saranno i dettagli, le tabelle che usciranno.
Noi vogliamo che il Governo faccia bene e faccia il proprio dovere, ma il rispetto si ottiene facendo, appunto, ciascuno il proprio dovere, sia a livello nazionale che a livello regionale ed essendo seri. Ciò che mina la credibilità in questo momento, secondo me, del Governo sono i tanti annunci e la propaganda, su cui non corrispondono i fatti. Anzi, a cui corrispondono delle gravi responsabilità politiche e anche etiche.
Ecco, io spero che venga smentito il fatto che sono stati tagliati, decreto Anticipi, 350 milioni sulla legge delega sulla disabilità. La dotazione del REC, del reddito di cittadinanza, poteva essere fatta una riforma, ma la scelta è quella di smantellare e destinare i soldi stabilmente altrove. Per non parlare dell’assegno unico: c’erano delle risorse, risparmi dei soldi messi da noi, 1,5 miliardi di euro avanzati che potevano essere utilizzati per le famiglie e non risultano. Alla faccia delle proposte che fate di ordini del giorno sulla natalità, sulla famiglia.
Noi abbiamo impiegato 7 miliardi di euro sull’assegno unico e qui che cosa si sta facendo? Mi sembrano scelte in controtendenza o no? Prodotti per l’infanzia, è aumentata l’IVA dal 5 al 10 per cento, alla faccia delle richieste di attenzione alla natalità, alle famiglie. La legge della non autosufficienza! No. Tutto tace in manovra sulla riforma e i decreti sono al palo.
E noi continuiamo a partecipare, perché ai confronti pubblici non ci rinunciamo, a richieste dal territorio. 250.000 le persone che aumenteranno in Emilia-Romagna nei prossimi vent’anni, di cui la maggior parte over 65 anni, persone che hanno bisogno della legge nazionale per la non autosufficienza, a fronte di tutto quello che la Regione fa, collegio regionale sulla non autosufficienza, la legge sui caregiver, eccetera. Ma perché non la finanziate?
36 anni di contributi, anziché 30 sui caregiver. Sembra che ci sia un inasprimento dell’età pensionabile pre-caregiver, sembra, spero che venga smentita quando ci saranno i dettagli.
Lo dico perché, purtroppo, sapete che c’è un tema legato alle donne, alle donne che hanno un grave peso per i due terzi di cura sulle loro spalle, per i figli, per i genitori anziani, la difficoltà. Soprattutto, le donne hanno delle limitazioni maggiori quando invecchiano, over 70 anni, quindi ovviamente l’attenzione per i caregiver.
C’è una legge regionale, la fate a livello nazionale la legge sui caregiver, la finanziate?
Tagli lineari, 260 euro per le detrazioni per le donazioni al terzo settore, alle ONLUS, alle associazioni. Abbiamo fatto pure una legge regionale sul terzo settore e a livello nazionale fate questo?
So che c’è molto, molto scontento rispetto a questo ma smentirete, immagino.
“Io Persona al centro”, questo convegno che è stato fatto dai ministri, certo dopo qui si mina un po’ la credibilità, “io persona al centro” a parole, poi con la manovra, la legge di bilancio, si fanno dei tagli. Speriamo di no.
Anche questo impatto del reddito di cittadinanza su cui la sforbiciata la vedremo nel 2024, ci dicono gli amministratori e i Comuni provano a invertire qualcosa rispetto alle famiglie in difficoltà dove lo Stato in realtà taglia. Io dico che non si possono fare delle guerre politica ai fragili, ai Comuni, al reddito di cittadinanza, ai migranti, fino ai tagli di miliardi di euro sugli investimenti del PNRR, con tutto quello che significa.
In più c’è questa logica un po’ da abbattere, secondo me, di non contrasto alla povertà ma di contrasto ai poveri.
Io credo che in qualche modo se sei povero non possa essere una colpa, tu non possa essere stigmatizzato, non devi essere ritenuto qualcuno da escludere e da penalizzare. Idem se sei migrante, penso ai decreti che sono stati fatti.
Noi la pensiamo diversamente, ci sono dei valori legati alla Costituzione, a quello in cui crediamo, che io penso che siano in qualche modo la traccia di quello che sono state le nostre scelte anche nel Documento di economia e finanza regionale.
Ovviamente, la missione è quella di decidere come usare al meglio le risorse che ci sono.
In questa difficoltà non facciamo, non fate opposizione alle famiglie. Le famiglie sono in difficoltà. C’è una decrescita economica, un livello di tenuta familiare che sta peggiorando: famiglie in difficoltà, inflazione, carovita, benzina, affitti saliti alle stelle. Avete ridotto le tasse sul lavoro? Rallentamento dell’export, che fa parte di un contesto europeo. Non fate opposizione alle famiglie. Le famiglie, le persone chiedono, per la maggior parte, il 90 per cento, la sanità pubblica.
È inutile che continuate a dire che è una frase ideologica. Non lo è. Significa chiedere diritti per tutti e non per pochi. Significa garantire a chi non se lo può permettere e riduce la possibilità di curarsi e di accedere alla prescrizione sanitaria, alle prestazioni sanitarie, perché sta succedendo questo. Le persone rinunciano a curarsi.
Bisognerebbe dire: “Tu, povero, hai lo stesso valore, sei prezioso uguale. La tua vita per me è preziosa come lo è quella di un ricco”.
Io credo che ci siano dei valori sulla sanità, torneremo oggi, su cui non si può in qualche modo retrocedere e credo che sia importante, e chiudo, sottolineare che quello che stiamo programmando oggi all’interno del DEFR – e ringrazio moltissimo la relatrice per il lavoro importante che ha fatto, di dettaglio, su questo – per quello che noi possiamo capire oggi dai giornali, dalle bozze, è estremamente in controtendenza rispetto a quello che sta facendo il Governo a livello nazionale.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Soncini.
Consigliera Pigoni, prego.
PIGONI: Grazie, presidente.
Sono davvero tante e impegnative le sfide che con questo documento cerchiamo di affrontare al meglio, attraverso alcune decisive linee guida che stabiliamo per poi applicarle già a partire dalla definizione del bilancio di previsione 2024.
Intanto vorrei partire dalla valutazione positiva di quello che è il contesto generale. Da questo, infatti, notiamo come l’Emilia-Romagna abbia performato meglio del resto d’Italia nella fase di ripresa post Covid. Il PIL è oltre la media nazionale, le esportazioni sono pari a 70 miliardi, il tasso di disoccupazione, a prescindere dal gradimento o meno del consigliere Bargi, è in calo al 4,1 per cento nel 2023.
Non possiamo, però, certamente nasconderci che ci sono aspetti preoccupanti da tenere strettamente monitorati. Penso che le priorità oggi siano da identificare nella difficile ricostruzione post alluvione e nella tenuta del sistema sanitario, con particolare riferimento al reperimento delle risorse adeguate per assicurare il personale necessario.
Non dobbiamo neanche dimenticare, però, altri temi centrali sui quali ci dovremo impegnare molto, come, ad esempio, l’internazionalizzazione delle imprese di tutti i settori e l’innovazione tecnologica, tema strettamente connesso anche alla transizione ecologica. Dobbiamo fornire strumenti di sostegno alle imprese per arrivare a ottenere una manifattura pienamente sostenibile. Sappiamo bene, però, come ci hanno ricordato anche di recente alcuni imprenditori, eravamo a un convegno molto interessante anche con il consigliere Cuoghi, insieme al presidente Bonaccini, la settimana scorsa, la ricerca non deve e non può avere data di scadenza.
Alla nostra industria, che spende milioni di euro all’anno nelle attività di ricerca e sviluppo anche di soluzioni ecosostenibili, occorrono tempo e infrastrutture. Espongo come esempio il caso della produzione e fornitura di idrogeno verde, e ne abbiamo parlato anche durante il question time di ieri mattina. La tecnologia ci sarebbe anche, ma non c’è la materia prima.
Il DEFR sottolinea inoltre l’importanza della cura del territorio, del sostegno al mondo agricolo, del potenziamento del trasporto pubblico, in particolare quello ferroviario, la forestazione e il contrasto al dissesto idrogeologico in Appennino. Segnalo sul fronte della mobilità sostenibile, la previsione di acquisto degli autobus a idrogeno verde e gli abbonamenti gratuiti per gli studenti, senza contare il significativo sforzo, pari a ben 49 milioni di euro, di investimenti per l’economia circolare e i 32 per le bonifiche da amianto. Altre parti rilevanti riguardano il sostegno alla rete commerciale, con interventi di 378 milioni complessivi nel 2024 e il Patto per la casa per sostenere l’edilizia residenziale pubblica attraverso la riqualificazione di appartamenti sfitti, con investimenti pari a 500.000 euro.
Oltre a condividere l’impostazione generale, le linee guida e gli obiettivi di questo DEFR, mi preme sottolineare le motivazioni dei quattro emendamenti che abbiamo proposto e che sono stati votati in Commissione. Il primo, relativamente all’intento di consolidare la leadership della Regione Emilia-Romagna quale terra dello sport, riguarda la grande attenzione che deve, a mio avviso, essere riservata alle iniziative dirette a contrastare l’abbandono sportivo. In particolare relativamente agli adolescenti, credo che sia opportuno intervenire sulle diverse motivazioni e manifestazioni che causano questo fenomeno.
Parlando sempre di giovani, c’è anche un altro obiettivo strategico che penso vada messo in primo piano sul fronte della complessa tematica relativa alla promozione della conoscenza, la pianificazione e la prevenzione per la sicurezza e la resilienza dei territori. Mi riferisco in particolare alla grande questione dell’attrazione, permanenza e valorizzazione dei talenti a elevata specializzazione, vitale per il tessuto economico regionale e per la vitalità delle nostre comunità. Occorre infatti pensare alla costruzione di una visione più avanzata e innovativa sia delle condizioni per la crescita sia del modello di insediamento urbano, sociale e produttivo della nostra regione.
A questo proposito devono essere mobilitate e sollecitate tutte le competenze, le professionalità e le risorse umane disponibili, comprese quelle che possono provenire dalla nostra innovativa legge regionale 2 del 2023.
La legge, infatti, implementa un quadro molto articolato di misure, tra le quali il supporto alle città per lo sviluppo di servizi per i talenti, in particolare la residenzialità e l’integrazione nella vita culturale e sociale del territorio.
Un altro articolo molto importante è quello che prevede misure a sostegno delle università e i centri di ricerca, riconoscendo il ruolo fondamentale che il sistema universitario assume nell’attrarre e nel formare talenti ad elevata specializzazione.
La legge prevede il sostegno alle attività e ai servizi utili per incrementare l’apertura internazionale degli atenei e quindi per rafforzare la circolazione di talenti fra le nostre università e i contesti esteri ad elevata innovazione.
Questa legge, e concludo questa parentesi, indica anche fra le strategie per l’attrazione di talenti, il sostegno a grandi progetti di creazione di imprese innovative. L’idea è quella di sostenere progetti di impresa che vedono come titolari cervelli provenienti dall’estero, interessati a portare avanti le proprie idee nel nostro territorio regionale.
Ricordando questa legge anche legata a doppio mandato, certamente, a questo DEFR, non possiamo però non fare un parallelismo che a questo punto è doveroso tra l’approccio della Regione e quello del Governo Meloni. Il confronto, infatti, è impietoso, soprattutto su un tema centrale come questo, sostenere i giovani che sono la benzina fondamentale della nostra economia. Le direzioni, infatti, sono diametralmente opposte.
Basti pensare appunto al tema del rientro dei cervelli. Stiamo vedendo che sarà sempre meno conveniente, per chi lavora all’estero, proprio a causa delle decisioni del Governo. Infatti, rispetto alle leggi che noi stiamo facendo che sono sull’attrazione, l’attrattività e la permanenza dei talenti, il Governo Meloni e soci ha stretto le maglie dei bonus fiscali e tagliato gli incentivi per il rientro, scontentando chi aveva già la valigia in mano per rientrare.
Come se non bastasse, mentre noi cerchiamo di sostenere la fruizione della cultura per tutti i ragazzi emiliano-romagnoli, scopriamo che l’esecutivo ha di fatto cancellato 18app, lo strumento per avvicinare i giovani alla cultura.
Erano 230 milioni di euro stanziati nell’anno 2023 per erogare ai neo diciottenni il cosiddetto bonus cultura, era uno dei provvedimenti più utilizzati dai giovanissimi e che il Governo Meloni a inizio legislatura ha smantellato.
Tramite, infatti, il sito 18app i nati del 2004 potevano scaricare un buono da 500 euro per acquistare libri, svolgere attività culturali e tanto altro.
Tuttavia, da qualche settimana le risorse previste sono terminate. Al di là dei proclami e delle smentite di rito, purtroppo la verità è venuta a galla e il conto, ancora una volta, lo pagano i ragazzi giovani e giovanissimi.
Il confronto potrebbe, ahimè, proseguire anche su altri fronti, sempre molto delicati e impattanti sulla vita di moltissime famiglie.
Mi riferisco, ad esempio, al tema della sanità. Poi ne parleremo più approfonditamente da oggi pomeriggio sull’altro progetto di legge, ma, in particolare, diceva bene la collega Soncini, riguardo al sostegno alla non autosufficienza. Mentre noi stiamo investendo e cercando di mantenere, pur tra mille difficoltà di contesto, un servizio il più elevato possibile, soprattutto per le fasce più deboli, il Governo si muove in direzione opposta.
Hanno, per esempio, deciso di utilizzare 350 milioni di euro destinati al Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità tra le coperture economiche del decreto legge anticipi con cui sono state introdotte alcune misure di tipo economico e fiscale.
Ultimo drammatico e clamoroso caso di diverso approccio e di efficacia tra la Regione Emilia-Romagna e il Governo Meloni è il modo con cui l’Emilia-Romagna ha saputo gestire e reagire al terremoto del 2012 che ha devastato le nostre terre, con un grandissimo sforzo compiuto per elaborare uno strutturato piano di aiuti e con la ricostruzione di abitazioni, aziende, opere pubbliche, anche opere artistiche, mentre sulla più recente, ma altrettanto devastante emergenza alluvione, il Governo ha cincischiato a lungo, sta cincischiando ancora adesso, annunciando e promettendo ai quattro venti un pronto intervento e una disponibilità di risorse che, alla prova dei fatti, tardano ad arrivare, soprattutto in relazione ai risarcimenti completi a tutta la popolazione danneggiata dall’alluvione.
Tornando al DEFR in esame, ma rimanendo anche sul tema alluvione e cause dell’alluvione, la consigliera Catellani parlava di dissesto idrogeologico.
Ecco, a proposito di questo, abbiamo presentato un emendamento che è stato approvato in Commissione nella parte che parla di migliorare la qualità e la disponibilità delle acque e con l’obiettivo di accrescere la capacità di stoccaggio delle acque abbiamo chiesto di prevedere interventi di manutenzione dei cosiddetti invasi minori finalizzati a diminuire la dispersione d’acqua e aumentare la capacità di conservazione.
Sono inoltre necessarie, a nostro avviso, azioni dirette alla realizzazione di invasi per usi plurimi, per contemperare la disponibilità e la domanda delle risorse idriche.
Sempre sul fronte delle risorse e delle materie prime, siamo intervenuti anche nel capitolo che parla di energie rinnovabili, economia circolare e plastic free e che richiama il concetto, che condivido, di favorire lo sviluppo di soluzioni green e sostenibili, la ricerca di soluzioni sull’economia circolare e la riqualificazione di strutture e di edifici pubblici.
Siamo intervenuti anche per valorizzare il contributo della legge regionale n. 5 del 2023, con la quale si promuove l’idrogeno come fattore abilitante di una società a emissioni zero, anche attraverso la cooperazione interregionale. A tale scopo, come sappiamo, la Regione è stata autorizzata a partecipare come associato all’associazione Hydrogen Europe.
Questo DEFR vuole, quindi, manifestare che siamo ancora una Regione che vuole investire sulle persone, sui loro talenti, sui giovani. Vuole rafforzare le politiche di coesione sociale e territoriale per far sì che alla crescita della ricchezza si affianchi anche un’adeguata e giusta redistribuzione. Per il raggiungimento di questi risultati siamo convinti che i cento obiettivi strategici definiti in questo documento potranno essere solida base intorno alla quale si svilupperanno le principali azioni politiche della nostra Regione in tutte le aree che pensiamo essere importanti in questo momento.
Ci tengo a concludere ringraziando ovviamente la relatrice Palma Costi per il grandissimo lavoro fatto in queste settimane e in questi mesi e tutto l’Assessorato.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pigoni.
Consigliere Facci, prego.
FACCI: Non farò la disamina di tutte le varie voci che compongono il DEFR, uno perché non avrei il tempo, due perché sarebbe ripetitivo di quelle che son state… Quantomeno in parte ripetitivo di quello che hanno già detto i miei colleghi. Mi soffermerò su alcuni aspetti, più come esempio pratico di quanto questo DEFR sia, come forse qualcuno l’ha definito prima di me, un po’ il libro dei sogni.
Se noi andiamo a guardare, appunto, e a leggere tutto quello che il DEFR dice, caspita, come si fa a essere contrari? Come si fa a non aderire a questa impostazione, in cui addirittura c’è una bellissima mission all’inizio, sconfiggere la fame? È suggestivo, no? Come si fa a essere contrari a un’azione che vuole sconfiggere la fame? Poi andiamo a vedere quelle che sono le misure e si parla di competitività delle aziende agricole, promozione e tutela dei prodotti di origine. Queste dovrebbero essere le misure per sconfiggere la fame e dopo andiamo ad affrontare, ne parlerò in chiusura, su tutto il discorso della crisi in cui sta versando il sistema agricolo regionale e la produzione di ortofrutta in cui siamo leader. Nonostante la crisi, nonostante la perdita di ettari di terreno coltivato, nonostante la perdita di prodotti e competitività, siamo ancora leader a livello nazionale e continuiamo a esportare. Questo poi è anche oggetto di uno specifico ordine del giorno per cui appunto dicevo, dirò dopo.
Perché il libro dei sogni? Perché se andiamo a vedere, e faccio solo degli spot così si capisce meglio e si entra nello specifico del tema, divario digitale. Parlerò di montagna fondamentalmente in questo mio intervento e le incongruenze che ci sono tra il dire e il fare, tra il predicare bene e il razzolare male, o non razzolare. Perché sicuramente non c’è malafede in questo, c’è proprio l’assenza di concretezza.
Prendo, ad esempio, il divario digitale. La misura del divario digitale, il digital divide, per usare l’inglesismo, cosa dovrebbe compensare? Dovrebbe sostenere certamente le imprese, quindi il lavoro nelle zone di periferia, nelle zone di montagna a sostenere le famiglie, a sostenere… Oggi sempre di più si fa ricorso ai collegamenti a distanza anche nell’istruzione.
Quindi, la materia del divario digitale è anche una misura di equità tra territori. Anche qui abbiamo una misura dove si parla di superare le disuguaglianze anche territoriali.
Bene, allora andiamo a vedere che cosa è stato fatto? Perché mi soffermo su questo aspetto? Perché abbiamo una pietra di paragone. In occasione del DEFR del dicembre del 2022, quindi 10 mesi fa circa, 11, abbiamo approvato, incredibilmente quest’aula ha accolto un ordine del giorno che proveniva da questi banchi, che metteva alla luce la problematica del divario digitale ancora presente in molte realtà del nostro territorio, indicava ed elencava le grandi risorse che apparentemente sono disponibili e soprattutto citava i passaggi del programma di mandato in cui l’Emilia-Romagna è una Data Valley, polo di eccellenza, che deve diventare una Data Valley diffusa; i vari passaggi in cui sostanzialmente si richiede e si vuole arrivare a una completa digitalizzazione del territorio regionale. Bene, ho portato qualche esempio.
Dicembre 2022. Potete fare il confronto, andando sull’Agenda digitale, sito web della Regione Emilia-Romagna, ci sono i dati aggiornati comune per comune. È fatto anche molto bene.
Io prendo la tabella che è stata riportata nell’ordine del giorno approvato da tutta l’aula a dicembre 2022 e vado a vedere i dati di oggi. La situazione è uguale, identica. Vale a dire, così parliamo numericamente: percentuale media regionale delle famiglie raggiunte dalla rete internet, media regionale 5,4 per cento a una velocità inferiore ai 2 megabyte per secondo; velocità fra 2 e 30 23,2, tra 30 e 100 31,6, superiore a 100 39,8. Era così a dicembre 2022 ed è così ancora oggi.
Faccio un focus sulla montagna. Visto che parliamo di dover superare il divario e dare piena dignità a tutti i territori, avevo riportato la tabella, e la ripeto perché non è cambiata, ma è significativa.
Comuni come Camugnano hanno una velocità inferiore ai 2 megabyte al secondo, 67,6, tra 2 e 30 32,4, nulla tra 30 e 100, nulla oltre i 100.
La maglia nera Camugnano la condivide con San Benedetto Val di Sambro, 60,7 per cento per la velocità inferiore a 2 megabyte per secondo, 39,3 fra 2 e 30, e così via.
Alto Reno Terme non ha nulla sostanzialmente oltre i 100 e pochissimo, il 2,2, fra 30 e 100. Castel d’Aiano, Castel di Casio, Castiglione dei Pepoli, Gaggio, Grizzana, Lizzano, Monghidoro, Monzuno, Vergato. Stiamo parlando delle famiglie. Quindi, non è cambiato niente. Nonostante le promesse dell’assessore Taruffi, dell’assessore Lori, dell’assessore Salomoni, gli investimenti, le risorse, faremo, potenzieremo. Siamo alla stessa situazione di un anno fa.
Qualcosa è cambiato leggermente sul fronte scuole, nel senso che hanno fatto un piccolo passo avanti. Avevamo 1.820 istituti scolastici, plessi scolastici connessi con fibra, quindi un gigabyte per secondo. Sono 2.009 oggi. In un anno sono aumentati di 189. Erano 1.820, un 10 per cento. Quindi diciamo che in 10 anni, se così va bene, noi completeremo la digitalizzazione delle scuole, non delle famiglie. Sono rimaste al palo, delle scuole. Uno potrà dire è già qualcosa. Scuole, famiglie, chi si interessa? Sperando ovviamente che possono andare sempre a scuola, come siamo andati noi ai nostri tempi, e non subiscano quella vergogna dell’istruzione a distanza. Però, ripeto, se così va bene, sono dieci anni. È pensabile mettere in pari dignità un territorio in dieci anni. Io credo che ci sia ancora molto, molto da fare.
Questo per parlare del discorso, appunto, delle infrastrutture digitali, che è stato sbandierato ampiamente da parte della Regione e dell’Assessorato, e anche per dimostrare che gli ordini del giorno che approviamo qua lasciano obiettivamente il tempo che trovano, perché era un impegno nei confronti della Giunta. L’impegno è rimasto completamente disatteso.
Si parla ancora di legge sulla montagna. Siamo ormai entrati nell’ultimo anno di legislatura regionale, più o meno o poco più. Non si parla, non si sente ovviamente alcun tipo di… Non c’è alcun ragionamento intorno alla nuova legge, se non la promessa di una legge sulla montagna. Beh, per fortuna qualcuno al Governo oggi ci sta pensando, se possiamo dire questo, visto che è stato licenziato il DDL Montagna, una prima impostazione che dovrà naturalmente intervenire e subire ovviamente i processi legislativi che conosciamo, dove appunto si vuole effettivamente intervenire in maniera importante. Soprattutto, non sto a parlare di tutti gli aspetti di questo disegno di legge, ma sulla questione degli incentivi, per esempio, per la sanità, cosa che questa Regione non è stata capace di fare.
Non mi si venga a dire che sono disposizioni che spettano a livello superiore, perché quando si fanno degli avvisi di selezione di personale medico, come è avvenuto recentemente per il posto di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale di Porretta, ambulatorio, dove l’avviso riguardava un contratto a tempo determinato, è ovvio che in un posto obiettivamente così lontano o hai del personale del territorio, e non lo hai più, oppure l’incentivo non c’è.
La contestazione, che abbiamo fatto all’assessore, è che se si vogliono tenere personale sanitario, così come anche personale a vario livello che in un qualche modo abbia a che fare con i servizi pubblici, occorre che gli incentivi siano concreti, altrimenti parliamo di nulla.
Per fortuna, si sta già parlando di andare a prevedere incentivi per la sanità e per le scuole.
Quindi, l’attenzione sulla montagna che è stata così declamata, che viene declamata in queste pagine, che sono sempre le stesse, lo hanno detto i colleghi correttamente, sono sempre le stesse che magari aggiorniamo di qualche dato…
Uguale, se vogliamo, la questione legata alle infrastrutture, agli interventi per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, la tutela del territorio dove, soprattutto a fronte dell’avvenuta soppressione delle Province, e quindi del fatto che sono stati eliminati, ridimensionati, in alcuni casi eliminati, importanti presìdi anche a livello di persone, di forza umana, di persone sul territorio a controllare e a intervenire, questo avrebbe dovuto, e in montagna e in periferia sappiamo quanto queste erano importanti e necessarie, avremmo dovuto come Regione, che di fatto ha assorbito queste competenze, compiere uno sforzo superiore, straordinario, per andare a colmare quelle lacune.
Se oggi abbiamo le alluvioni, che alla prima bomba d’acqua l’acqua arriva in paese, come è avvenuto ieri a Porretta Terme e Gaggio Montano, è perché non c’è più nessuno oppure non ci sono più le situazioni di prima, nella ordinaria manutenzione dei fossi, delle scoline, delle caditoie.
Prima era una regola. Ricordo – apro una parentesi, così faccio sorridere l’assessore Taruffi – che quando in Comunità montana c’era un esponente politico che si chiamava Sergio Sirgi, che non è certamente della mia parte, anzi, se vogliamo, era un veterocomunista dei primi tempi, ma quantomeno aveva la competenza e la conoscenza del territorio, era uno di quelli che si lamentava, e credo abbia scritto anche un libro, sul fatto che non si faceva più la difesa del suolo, non si faceva la pulizia dei fossi. Questo è la causa anche delle frane, degli avvallamenti.
Difatti, mi pare che il libro si chiamasse “La Difesa del suolo. Quando si faceva”. Una cosa del genere.
Questo per dire che ci mancano quelle persone con quella sensibilità. Questo è compito della politica metterlo in campo, della politica regionale oggi, che ha questo tipo di competenze, che ha le risorse. È ovvio che deve fare delle scelte, deve fare delle scelte di campo nel destinare delle risorse da una parte anziché dall’altra.
Vedo che mi sono dilungato. Volevo arrivare alla questione legata allo sconfiggere la fame. Mi è piaciuto il termine. Sono titoli a effetto. Sembra quasi fatto da un promoter, da un pubblicitario: “Sconfiggere la fame”.
Come sosteniamo il nostro settore agricolo, l’ortofrutta oggi in crisi? Noi abbiamo presentato, così lo introduco subito, un ordine del giorno in cui ricordiamo l’importanza della Fruit Valley emiliano-romagnola.
Ricordiamo l’importanza e l’eccellenza dei nostri territori, dei nostri produttori, dei nostri agricoltori. Ricordiamo, però, anche come oggi c’è una PAC che noi applichiamo con una serie di provvedimenti che questa eccellenza, a nostro avviso, la tiene poco in considerazione, perché oggi l’Europa impone anche una visione molto così, quasi unica di come deve essere concepito il rapporto con l’ambiente, di cosa può essere fatto e non fatto.
Ecco, a fronte di quello che sta accadendo, e cioè a fronte di una visione un po’ ortodossa, talebana, potrei dire, del rapporto, di come viene concepito il rapporto uomo-ambiente, io credo che occorra rimodulare anche i nostri interventi in ambito agricolo. Infatti, l’ordine del giorno, visto che noi abbiamo 912 milioni a disposizione, che si sono dati ovviamente a livello europeo da distribuire sul territorio regionale nelle varie azioni, nelle varie fasi, nelle varie missioni, visto che, appunto, bisogna ragionare per missioni e per fasi, noi chiediamo che queste risorse vengano modulate, rimodulate.
Le abbiamo approvate con una delibera assembleare dello scorso autunno. Rimodulate in base alle mutate necessità, perché, sì, certo, debbono arrivare indennizzi per i fatti eccezionali, ma la perdita di competitività, la perdita, la diminuzione degli ettari coltivati non è frutto degli allagamenti di maggio. È frutto di una politica che fondamentalmente non aiuta i giovani che vogliono dedicarsi all’agricoltura, all’innovazione tecnologica. Magari non li aiuta la politica nella gestione dei rapporti con la fauna selvatica, magari non li aiuta nella gestione, appunto, con le politiche a volte estremamente severe, eccessivamente severe e io dico anche, a volte, colpevolmente severe in materia di tutela dell’ambiente, perché occorre sempre un equilibrio che tenga conto di tutto.
Allora, io credo che, appunto, una rimodulazione occorra e l’ordine del giorno presentato va, appunto, nella direzione di non dare, come è abitudine negli ultimi tempi da parte di questa Assemblea e da parte di naturalmente anche della Giunta, ogni responsabilità a livello superiore. Facciamo i conti con le risorse che abbiamo a disposizione e vediamo come queste risorse noi le stiamo spendendo.
Ormai il tempo termina. Mi sarebbe piaciuto introdurre l’argomento, ma lo farò magari forse in una parte dedicata esattamente a questo, troverò la formula, perché ho avuto nei giorni scorsi una risposta molto interessante sulle spese in materia sanitaria per quanto riguarda i dispositivi medici. Ho fatto la domanda a fronte di un rilievo della Corte dei Conti rispetto all’acquisto dei guanti sterili.
Bene, lascio la suspense per la prossima volta e dirò nella prossima volta quanti sono i milioni che sono stati spesi e che son stati appunto giudicati non proporzionati e non giustificati.
Questo per dire, e concludo, che i soldi che la Regione ha a disposizione è vero che non sono mai a volte troppi, quindi è giusto che arrivino anche risorse dall’esterno, ma bisogna poi saper spendere bene.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.
Consigliere Amico, prego.
AMICO: Grazie, presidente.
Io vorrei ringraziare il relatore di questo atto così articolato e complesso, a partire dalla consigliera Costi che, devo dire, ha accompagnato sia le sedute di Commissione che anche la discussione qui in Aula con molta precisione e attenzione nell’evoluzione non solo del dibattito ma anche nella documentazione. Ovviamente anche il consigliere Pompignoli come relatore di minoranza.
È un atto di cui si è già detto abbastanza nel corso della mattina, quindi non credo che arriverò a utilizzare tutti i minuti, però alcuni elementi vorrei puntualizzarli.
Innanzitutto ribadendo, come è già stato detto, che si tratta di un documento programmatico e che quindi rispecchia in tutti gli effetti quello che è il programma non solo della Giunta ma quello che abbiamo approvato anche all’interno di quest’aula. L’aderenza al programma credo che sia un elemento di coerenza importante e mi stupisco dello stupore nel momento stesso in cui si dice state replicando quello che avete detto nel Patto per il lavoro e per il clima, quello che dite nei vostri documenti programmatici. Essendo appunto un orizzonte politico, quello del DEFR, credo che questo sia lineare.
Allo stesso tempo rimango stupito rispetto a quello che a volte viene evidenziato come elemento velleitario. Chi mi precedeva parlava di lotta alla fame. Credo che comunque un po’ di elemento di ispirazione sia bene riportarlo all’interno, a meno che non si voglia scendere solo esclusivamente in elementi direttamente e solo esclusivamente amministrativi, oppure ragionare in termini solo cinici.
È chiaro che il focus, lo scenario di contesto nel quale ci muoviamo, segnano due punti che credo siano sotto gli occhi di tutti come elementi che hanno cambiato il quadro. Io mi aspetto che nel momento stesso in cui metteremo mano alla discussione della nota di aggiornamento ci siano delle ulteriori variazioni. Su quello punterei molto l’attenzione, oltre che a quello che è oggi in discussione. I due punti di snodo per quanto riguarda l’annata 2023 ovviamente sono da un lato l’alluvione, e quindi quello che ancora oggi non si riesce a fare in termini di ristoro…
Ieri mattina abbiamo ascoltato anche una serie di risposte al punto in cui siamo e ci aspettiamo che, effettivamente, ad un certo punto, ci possa essere risposto alla nostra richiesta, innanzitutto come maggioranza, per audire la struttura commissariale all’interno di quest’aula o all’interno della Commissione nel più breve tempo possibile, perché è da lì che aspettiamo una serie di risposte che i cittadini e le cittadine della nostra Regione non stanno ancora avendo in maniera chiara e univoca.
L’altro elemento è quello della sanità, ma quello lo affronteremo con il PDL che invieremo alle Camere.
Il tema della sanità non porta solo ed esclusivamente la questione del finanziamento, porta chiaramente anche la parte organizzativa, porta anche dei riflessi sotto il profilo dei servizi sociosanitari. Credo che lo sforzo che facciamo con questo DEFR, che confermeremo con il bilancio 2024, che poi tratteremo anche nella NADEFR, quindi nella nota del documento finanziario, sul sociosanitario segna degli elementi sicuramente importanti e in crescita.
Non più tardi dell’assestamento di bilancio di luglio, noi abbiamo approvato un’ulteriore implementazione del Fondo regionale per la non autosufficienza a proposito di quello che diceva prima la consigliera, Soncini circa quanto il Governo oggi sta tagliando sulla disabilità e la non autosufficienza.
Abbiamo messo in campo una serie di azioni positive per quanto riguarda alcune delle emergenze che stiamo attraversando negli ultimi mesi. Penso al tema dei migranti. Credo che il coordinamento anche istituzionale con il tavolo prefettizio sia un segno positivo di come si possa gestire quella che da più parti è determinata come emergenza, mentre nella discussione che abbiamo affrontato è stato individuato come problema strutturale.
Stiamo provando ad affrontarlo in termini di problema strutturale sia per quanto riguarda la non autosufficienza sia per quanto riguarda la questione dei migranti. Stiamo provando a mettere in campo una serie di questioni strutturali, appunto, anche dal punto di vista sanitario, e lo vedremo con il PDL, lo vediamo con la riorganizzazione dei CAU, cosa che invece questo Governo, questo Governo nazionale non sta facendo nello stesso momento in cui affronta la legge di bilancio con provvedimenti che riguardano solamente le coperture del 2024 per la sanità, per una più volte reclamata e necessaria riforma delle pensioni, di cui il Governo ha fatto campagna elettorale per tutto quanto l’anno passato e che oggi non vede, se non un rafforzamento della legge Fornero, una declamata da questo Governo riduzione delle accise che non avviene.
Quindi io inviterei tutti a tenere presente che non possiamo scaricare vicendevolmente i livelli di responsabilità. È chiaro che non può essere paragonata l’azione di una Regione, che fa con le risorse che le sono date dai trasferimenti e che sono per la parte maggior parte derivanti e orientate sulla sanità, con quelle che possono essere le azioni di Governo, che invece mi sembrano a oggi assolutamente inefficaci.
Chiudo su due aspetti. Il primo è legato a un ordine del giorno che ho presentato in collegamento al Documento di economia e finanza e che ribadisce quanto approvato in una risoluzione, quanto approfondito anche all’interno delle Commissioni e anche quanto sia necessario provare ad approfondire il tema dell’economia sociale, che non è un’economia solamente di settore, quindi legata al lavoro sociale, al terzo settore, ma che opera secondo un principio di maggiore ridistribuzione anche nel mondo del profit. Può essere un veicolo anche per il rilancio economico di questo territorio emiliano-romagnolo e che deriva da un intervento che sicuramente la Comunità europea andrà a mettere a terra e può portare con sé ulteriori finanziamenti. Anche qui l’invito e l’impegno è quello di proseguire non solo a osservare dal nostro lato questa evoluzione, ma intercettare quelle risorse e nello stesso tempo far sì che quelle risorse avvengano in una loro traduzione di carattere territoriale e non vengano trattenute solo a livello nazionale, come invece sembra fare questo Governo per quanto riguarda i Fondi di sviluppo e coesione che ancora non trovano esito sul nostro territorio, perché vengono avocati allo Stato.
Così come penso che sia importante anche sottolineare quanto e come, lo abbiamo votato ieri in una legge importante come quella dell’ingresso della Regione all’interno della compagine sociale della Cineteca, la prosecuzione dell’attività di investimento, promozione e anche orientamento di alcune risorse importanti dei fondi strutturali sulla cultura, sulle imprese culturali e creative in assoluta controtendenza rispetto a quello che viene fatto a livello nazionale.
Abbiamo letto su tutti i giornali il dietrofront a cui è stato costretto il Ministro della cultura rispetto a un paventato taglio dei fondi sul cinema, mentre noi continuiamo anche a promuovere quel tipo di segmento.
Leggiamo oggi delle critiche, assai poco velate, rispetto a quello che è l’assetto all’interno del Ministero tra il ministro e i suoi sottosegretari.
Denunciamo anche come si stia arrivando proprio con questo Governo al termine di una misura che credo per i diciottenni sia stata invece molto positiva, come quella del bonus cultura, che ha permesso a molti di poter accrescere ed emanciparsi non solo sui consumi culturali.
Quindi anticipo, ma poi torneremo eventualmente in dichiarazione di voto, il nostro voto per quanto riguarda il provvedimento comunque sarà favorevole.
Grazie.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.
Consigliera Pillati, prego.
PILLATI: Grazie, presidente.
Anch’io voglio ringraziare i relatori di maggioranza e di minoranza e i colleghi per la discussione.
Io non affronterò i tanti temi contenuti nel Documento di Economia e Finanza Regionale. Condivido le riflessioni fatte dalla collega Palma Costi e mi concentrerò su una questione specifica che è stata affrontata nella discussione in Commissione e ieri in aula, cioè la crisi demografica.
Io conosco la serietà e l’impegno della consigliera Castaldini e sono ovviamente disponibile ad approfondire questo tema ma non vorrei che passasse la narrazione che in questa Regione c’è una minoranza che ha a cuore la natalità, che fa proposte inascoltate e che dall’altra parte, invece, c’è una Regione che non si rende conto della crisi demografica, che non agisce, o ancora che ha paura di affrontare la questione.
Intanto, cominciamo con il chiarire che la crisi demografica non è una questione di calo della popolazione e soprattutto un problema di squilibri tra generazioni con precise implicazioni sociali ed economiche.
Non è un fenomeno recente, non riguarda solo noi, riguarda da molti decenni tutti i Paesi con un elevato livello di benessere nei quali si vive più a lungo e si fanno meno figli, la crisi demografica mondiale, l’esito di cambiamenti epocali nell’economia, nel mondo del lavoro, negli assetti sociali. Certamente non possiamo affrontarla con semplificazioni, banalizzazioni o riesumando modelli di famiglia ideale quanto irreale.
È possibile discuterne in maniera informata, mettendo da parte teorie del complotto, come la sostituzione etnica e l’illusione che basti spostare un po’ di risorse per risolvere le cose. Siamo, infatti, di fronte a un problema serissimo, che anche in Italia produce effetti da cinquant’anni.
L’invecchiamento che consegue da questo tipo di dinamiche demografiche è stato attenuato, nei decenni scorsi, dai consistenti flussi migratori, composti principalmente da giovani lavoratori che, da un lato, hanno consentito di mitigare gli effetti negativi sul mondo del lavoro e dall’altro hanno contribuito in maniera sostanziale in termini di nuovi nati. L’Italia, però, continua ad avere un tasso di natalità molto basso, il più basso in Europa. Pensate che nella città di Bologna, all’inizio degli anni Settanta, nascevano 6.000 bambini ogni anno. Dieci anni dopo questo numero è sceso a un terzo, a 2.000 bambini. Oggi la situazione è migliorata, ma quel numero oscilla e non riesce più a salire oltre le 3.000 unità.
Dobbiamo riflettere sul fatto che la natalità è determinata principalmente da due fattori, la propensione delle coppie alla genitorialità e la struttura per età della popolazione.
Dunque, se anche raggiungessimo, nel giro di pochi anni, i tassi di fecondità della Francia, cosa altamente improbabile, in ogni caso, sulle nascite il calo dei nati negli ultimi decenni, che ha ridotto pesantemente il numero delle madri potenziali, ha un forte effetto. L’accentuata denatalità che ha caratterizzato l’ultimo quarto del secolo scorso ha effetti che perdurano a distanza di generazioni.
Il fatto è che per quanto spesso si dica il contrario i figli non si fanno non perché si è poveri, ma perché si sta meglio, si è più liberi e si hanno quindi aspettative diverse sulla propria vita e su quella dei figli che potremmo fare.
Per convincere gli individui a cambiare le loro aspettative ci vuole ben più di qualche incentivo. La scelta non è quindi tra qualche incentivo alla natalità e l’immigrazione. È tra una catastrofe ormai probabile e una combinazione di sofisticate e serie politiche di sostegno alla natalità e una razionale politica di immigrazione, che oggi l’Italia non ha. Lo dimostra il fatto che chiamiamo immigrazione una gestione di flussi fatta dal Ministero degli Interni, nell’illusione che servono solo braccia temporanee. Anche se riuscissimo a far risalire la natalità, avremmo comunque bisogno di milioni di immigrati per mantenere la popolazione attuale e dovremo quindi chiederci come attrarli e come integrarli.
Entrambe le leve di questa strategia richiedono idee, risorse e l’abbandono di schemi ideologici del passato ma, se favorire la ripresa delle nascite non è sufficiente ad affrontare la crisi demografica, è certamente una condizione necessaria e molto urgente. Non ci sono risposte semplici a problemi complessi. Serve agire in modo integrato su più fronti per fare in modo che vengano affrontati gli squilibri strutturali, ma anche per avere famiglie che realizzino le proprie libere scelte di vita, aziende che combinano attenzione al benessere dei lavoratori e produttività e un sistema Paese che riduce le diseguaglianze generazionali, di genere e sociali per mettere in campo al meglio tutte le potenzialità che ha.
Nei contesti in cui i giovani e le donne trovano maggiore difficoltà nei percorsi lavorativi, meno opportunità di valorizzazione professionale e più incertezza riguardo al proprio futuro, la scelta di avere figli viene più facilmente lasciata in sospeso. Carenza di servizi, contratti precari, stipendi con cui è difficile sostenere il costo della vita non aiutano a guardare con fiducia al futuro. Non creano certamente le condizioni per scegliere di diventare genitori. Oggi per tanti la scelta non è più su quanti figli fare, ma se farli o non farli.
L’introduzione dell’assegno unico in Italia è stato un importante passo avanti che ci aveva permesso di uscire da un approccio frammentato e talvolta iniquo, che spesso lasciava fuori le famiglie e i minorenni più poveri. Era il caso delle detrazioni fiscali per i figli a carico, che, come tutte le detrazioni, erano del tutto irrilevanti per gli incapienti o comunque per chi aveva un’imposta molto modesta. Davvero speriamo di non fare passi indietro su questo. Occorre fare in modo che i potenziali genitori, cioè le generazioni in età fertile, abbiano la ragionevole certezza di un reddito adeguato nel medio e lungo periodo, ammortizzatori sociali efficaci, in un Paese in cui il divario occupazionale è ampio, non solo tra uomini e donne ma tra madri e non madri, in cui ogni anno il 20 per cento delle occupate circa esce dal mercato del lavoro a causa della maternità.
Occorre anche contrastare le discriminazioni di genere nel mercato del lavoro, sostenere la negoziazione per orari di lavoro che favoriscano la conciliazione con gli impegni familiari per le donne e per gli uomini. Retribuire meglio i congedi parentali. Ampliare e rendere il più possibile universali, e finanziariamente accessibili, i servizi per l’infanzia e più tempo pieno scolastico.
Ciò costituirebbe anche un investimento sulle nuove generazioni che ne ridurrebbe il costo per le famiglie e renderebbe anche più chiaro che non si tratta solo di riempire vuoti demografici, ma di creare buone e pari opportunità nella crescita delle persone a prescindere dalla famiglia in cui si nasce.
Quello che invece fa talvolta una certa destra, è appiattire sulle sole donne un discorso, una responsabilità che riguarda tutta la società, sulla base di un’ideologia patriarcale che colpevolizza le donne se non fanno figli, o non ne fanno abbastanza.
È un’ideologia a volte sottotraccia ma che rispunta in passaggi legislativi importanti, non esaurendosi certo in mere dichiarazioni di propaganda, da Opzione donna cancellata, alla mancanza di fondi sui servizi per la non autosufficienza e i caregiver.
Vediamo tagli al welfare pubblico che sono chirurgici e vanno a colpire su tutto l’autonomia e la soggettività femminile.
Perpetuare la subalternità delle donne è una comoda scorciatoia quando manca la capacità strategica di governare le complessità demografiche e sociali. Tra l’altro, si sposa perfettamente con l’inno alla maternità a cui assistiamo di contiguo.
Noi siamo per le madri affinché mantengano il lavoro, per esempio, e siamo per i padri, siamo per le persone nelle loro differenze e diversità, a cui vanno offerti diritti, tra cui i diritti riproduttivi, strumenti di emancipazione e di cura nelle difficoltà, possibilità di condividere quella responsabilità sociale che sostanzia il principio costituzionale di uguaglianza.
Per questo da anni e non da oggi in questa Regione continuiamo a investire su infrastrutture sociali rinnovate, servizi educativi di welfare diffusi, una rete accessibile di sostegno alla genitorialità, misure per il diritto allo studio, politiche per uno sviluppo economico di qualità e per un rilancio della natalità da ciascuno di noi auspicato e promosso concretamente con tutti gli strumenti di cui disponiamo come Regione.
Dobbiamo sottolineare che, nel contesto di diminuzione generalizzata delle nascite, che accomuna tutte le aree del Paese, la diminuzione della natalità in Emilia-Romagna è più contenuta di quanto è stato rilevato a livello nazionale. Su questo vi è stato un rilevante benefico afflusso di popolazione giovane giunta dall’estero e da altre regioni italiane.
L’Emilia-Romagna si identifica come una tra le Regioni maggiormente attrattive nel panorama italiano ed è proprio l’arrivo di numerosi giovani, l’apporto della fecondità più elevata da parte delle donne straniere, ad aver ridisegnato una struttura per età andando ad attenuare il processo dell’invecchiamento e rendendo la popolazione della nostra regione tra quelle che mostreranno nei prossimi anni indicatori meno sfavorevoli all’interno del contesto italiano.
Per quanto gli arrivi dall’estero siano stati rilevanti in termini numerici, la mobilità interna continua a costituire un elemento di straordinaria importanza per le sorti della nostra Regione. Uno dei tanti motori di questi flussi interni continua ad essere la persistente attrattività dell’Emilia-Romagna per gli studenti universitari, ma l’Emilia-Romagna riesce a inserire nel proprio mercato del lavoro un’ampia fetta di questi studenti arrivati da fuori regione, rivelandosi come una delle regioni in Italia con la maggiore capacità di trattenere e valorizzare le loro competenze.
Per affrontare questa drammatica e complessa crisi demografica servono davvero politiche che agiscano su più fronti e non un tavolo di tecnici.
Serve che la Regione Emilia-Romagna continui a produrre politiche e azioni come ha fatto. Ad esempio, servono leggi come quella sull’attrazione, la permanenza e la valorizzazione dei talenti.
Per fare un figlio – vado a concludere, presidente – c’è bisogno di sognare un futuro migliore per sé stessi e per il bambino che verrà e in Italia i giovani oggi non hanno molte ragioni per sognare. Se non mettiamo in atto politiche serie e responsabili, ci dovremo rassegnare alle culle vuote e alle donne che staranno a casa non più a crescere un figlio, ma a badare a una popolazione sempre più anziana e bisognosa di cure.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pillati. Consigliera Castaldini.
CASTALDINI: Ringrazio i miei colleghi, io purtroppo ho solo un minuto. Ringrazio in realtà la consigliera Pillati per aver dedicato tutto il tempo a disposizione a una breve parte del mio intervento riguardante il DEFR e averlo fatto in maniera così efficace, anche trattando all’altezza di un tema così importante, quello della natalità.
Sono colpita da molte cose, in particolare dalla comprensione di che cosa si possa intendere per politiche sofisticate. In un certo senso, io ritengo che tutto quello che lei ha riportato in termini di dati statistici sia fondamentale comprenderlo e portarlo in una Commissione ad hoc specifica, penso in particolare alla V Commissione, perché finalmente, in realtà, uno squarcio è stato aperto proprio grazie a Marilena Pillati e al suo intervento così accurato sulle politiche della natalità e anche all’efficacia delle politiche che sono state portate avanti dalla Regione Emilia-Romagna.
Penso alla legge sui talenti. Purtroppo io oggi non ho ancora contezza di quali siano le delibere che poi porteranno all’attuazione di una legge così importante, ma guardare dentro… Sono disponibilissima anche a sottrarre il tema dei tavoli, che capisco essere poco per il desiderio, per l’intervento e per l’espressione che ha utilizzato Marilena Pillati. Quindi vorrei provare a presentare un ordine del giorno oggi stesso, ma purtroppo non avrò il tempo, ma desidero chiedere che da subito si faccia una Commissione con questi temi, con queste specifiche, per cui ringrazio in realtà di questo approfondimento così importante.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini.
Adesso abbiamo il consigliere Montevecchi. Sono le 12.50. Chiedo al consigliere Montevecchi se in questi dieci minuti riesce a chiudere.
Prego.
MONTEVECCHI: Grazie, presidente.
Intervengo brevemente, giusto per presentare tre emendamenti.
Il primo riguarda i Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio. A pagina 266 di 566, nel paragrafo 5, “distacco dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla Regione Marche e la loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna”, dopo la frase “adozione di eventuali ed ulteriori provvedimenti attuativi delle leggi delle intese sopracitate”, si aggiunge la seguente frase: “resta intesa la necessaria verifica preventiva a quelle Amministrazioni comunali di Montecopiolo e Sassofeltrio riguardo l’adeguamento dei servizi amministrativi sanitari di pronto intervento, strutturali ed economici necessari ad una corretta e dignitosa conclusione del passaggio da Regione Marche alla Regione Emilia-Romagna”.
Secondo emendamento. A pagina 395, il periodo che inizia con “elaborazione ed implementazione”, è così modificato: “elaborazione ed implementazione di programmi per l’accesso dei nuovi italiani alla cultura italiana ed europea”.
Con questo emendamento proponiamo sostanzialmente di cassare la parte del testo che indica “per la valorizzazione delle culture di origine”, non ritenendo detta iniziativa uno strumento di inclusione e contrasto alle disuguaglianze aderenti agli obiettivi del capitolo in parola.
Mentre l’ultimo emendamento presentato, a pagina per 353, l’intero capitolo 2, “tracciamento dei contatti Covid positivi attraverso piattaforme obbligata”, è abrogato.
Facciamo presente con questo emendamento che in data 6 marzo 2023 è stato approvato il decreto ministeriale che titola “sistema di monitoraggio dei cambiamenti nelle caratteristiche della diffusione dei casi di malattie nell’impatto sui servizi assistenziali connesso alla fase dell’epidemia da Sars-Cov-2”.
In applicazione delle disposizioni di detto decreto, il 5 maggio 2020 è stata emanata la circolare del Ministero della salute che testualmente indica quanto al monitoraggio di fase 3 dell’epidemia da Sars-Cov-2 che il sistema di monitoraggio di fase 3 non ha la finalità di definire misure territoriali di mitigazione e contenimento e non prevede soglie di allerta predefinite senza la previsione di livelli di soglia, né di valutazione del rischio.
Inoltre, facciamo notare come il 5 maggio 2023 l’OMS ha ufficialmente dichiarato la fine dell’emergenza sanitaria globale, pertanto che da tale data il COVID-19 non è più definito come un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale.
Per questi motivi riteniamo che la decisione di costruire, ampliare, adottare strumenti attuativi quali piattaforme di Big Data contenenti non solo dati sanitari ma anche dati sulla mobilità, sulla location dei contagi, dati comportamentali dei cittadini per fornire una visione prospettica completa a decisori e agevolare la comunicazione su più livelli, oltre a non fornire garanzie alcune in merito alle misure tecniche e organizzative idonee ad assicurare la riservatezza e la sicurezza del dato e il rispetto delle disposizioni vigenti in materia di protezione dei dati personali, inspiegabilmente non tiene nemmeno conto della normalizzazione dello scenario che, come affermato perfino dall’OMS, l’organo sovrannazionale più caro a voi, tra l’altro, terminata l’emergenza Covid-19, continuerà ad essere una patologia da controllare e gestire come qualsiasi altra malattia infettiva.
Non trovando motivazione alcuna a sostegno di un’eventuale e indifferibile necessità discendente da obblighi di legge che imponga alla Regione Emilia-Romagna di procedere con le modalità indicate nel capitolo 2, noi chiediamo la totale abrogazione dell’intero capitolo.
Chiedo per i tre emendamenti la votazione elettronica.
Grazie.
PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Montevecchi.
Sono le 12,56. Riprendiamo alle 14,30. Abbiamo l’intervento del consigliere Pelloni, le repliche dei relatori, e poi, a seguire, dichiarazioni di voto e votazioni.
Grazie a tutti.
La seduta ha termine alle ore 12,56
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Federico Alessandro AMICO, Stefano BARGI; Fabio BERGAMINI; Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI; Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Mirella DALFIUME, Marta EVANGELISTI, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI; Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI; Matteo MONTEVECCHI; Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI; Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI; Marcella ZAPPATERRA.
Hanno partecipato alla seduta:
il sottosegretario Davide BARUFFI e gli assessori Mauro FELICORI e Igor TARUFFI.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Stefano BONACCINI e la consigliera Lia MONTALTI.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Paolo CALVANO, Andrea CORSINI, Barbara LORI, Alessio MAMMI, Irene PRIOLO, Paola SALOMONI.
LA PRESIDENTE |
IL SEGRETARIO |
Petitti |
Bergamini |