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258

 

SEDUTA DI GIOVEDÌ 29 FEBBRAIO 2024

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 8013

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire e a integrare con nuove misure le politiche di prevenzione alla siccità e a promuovere l'efficientamento dei sistemi irrigui e l'uso razionale della risorsa idrica in tutti gli ambiti di uso. A firma della Consigliera: Zamboni

(Continuazione discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

ZAMBONI (EV)

EVANGELISTI (FdI)

PICCININI (M5S)

PELLONI (RCPER)

ZAMBONI (EV)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 8021

Risoluzione relativa all'aggiornamento della validità delle esenzioni per patologie croniche e invalidanti. A firma della Consigliera: Castaldini

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Petitti)

CASTALDINI (FI)

SONCINI (PD)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 8016

Risoluzione per impegnare la Giunta a mobilitarsi in tutte le sedi opportune per manifestare il proprio sostegno a Julian Assange, opponendosi all'estradizione negli USA ed auspicandone l'immediato rilascio in un'ottica di tutela delle libertà di espressione e di informazione e di difesa dei diritti umani. A firma della Consigliera: Piccinini

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

PICCININI (M5S)

MUMOLO (PD)

BARGI (Lega)

FACCI (Misto)

MONTEVECCHI (Lega)

PICCININI (M5S)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

PRESIDENTE (Petitti)

MUMOLO (PD)

PICCININI (M5S)

FACCI (Misto)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 8001

Risoluzione per impegnare la Giunta ad agire presso la Presidenza del Consiglio e il Governo, nonché in sede di Conferenza Stato-Regioni, affinché sia espressa netta contrarietà alle modifiche peggiorative della Direttiva europea in materia di stupro e altri reati contro le donne. A firma dei Consiglieri: Mori, Marchetti Francesca, Sabattini, Costi, Zappaterra, Dalfiume, Montalti, Rossi, Pillati, Gerace, Costa, Bondavalli, Caliandro, Mumolo, Bulbi, Fabbri

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

MORI (PD)

STRAGLIATI (Lega)

AMICO (ERCEP)

MORI (PD)

AMICO (ERCEP)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 8003

Risoluzione per impegnare la Giunta a sospendere il proprio provvedimento che con DGR n. 2242 del 18/12/2023 ha stabilito l'aumento della quota di compartecipazione dell'utente/Comune al costo dei servizi "Casa residenza anziani-CRA" e "Centro socio-riabilitativo per persone con disabilità-CSRR". A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Occhi, Pompignoli, Rainieri, Delmonte, Rancan, Liverani, Catellani, Stragliati, Bargi, Montevecchi, Bergamini

(Discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

MARCHETTI Daniele (Lega)

MALETTI (PD)

PARUOLO (PD)

TARUFFI, assessore

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 8013 quarta parte - 8016

Emendamenti oggetti 8013 - 8016

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 10,06

 

PRESIDENTE (Petitti): Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 258 del giorno 29 febbraio 2024.

È computato come presente ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2 del Regolamento interno il presidente della Giunta, Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza il consigliere Occhi e gli assessori Calvano, Donini, Lori, Mammì e Salomoni.

 

OGGETTO 8013

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire e a integrare con nuove misure le politiche di prevenzione alla siccità e a promuovere l’efficientamento dei sistemi irrigui e l’uso razionale della risorsa idrica in tutti gli ambiti di uso. A firma della Consigliera: Zamboni

(Continuazione discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i nostri lavori dall’oggetto 8013: risoluzione che impegna la Giunta a proseguire e a integrare con nuove misure le politiche di prevenzione alla siccità e a promuovere l’efficientamento dei sistemi irrigui e l’uso razionale della risorsa idrica in tutti gli ambiti di uso, a firma della consigliera Zamboni.

Ricordo che saranno messe in votazione tre proposte di emendamento: una a firma dei consiglieri Caliandro, Costa, Zamboni e Dalfiume, due a firma dei consiglieri Costa, Caliandro, sempre Zamboni e Dalfiume.

Eravamo arrivati ieri alle dichiarazioni di voto congiunte sulla risoluzione e sugli emendamenti.

Chiedo se qualcuno vuole intervenire in dichiarazione di voto.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Molto velocemente. Ovviamente per fare dichiarazione favorevole sia alla risoluzione che agli emendamenti.

Volevo ringraziare i colleghi che ieri hanno partecipato alla discussione. Io non l’ho trovata una discussione tirata per i capelli, o strumentale ad altri fini. Ho invece molta apprezzato i contributi che sono stati portati.

Pur essendo la proponente della risoluzione, devo dire che ho imparato anche qualcosa che non avevo presente. Per me, quindi, ieri è stato fatto un vero lavoro d’Assemblea legislativa, cioè, ci siamo impegnati, ci siamo concentrati su un tema importante e lo abbiamo fatto prendendo noi l’iniziativa. Questo dovrebbe succedere sempre più spesso in Assemblea legislativa, ossia dove non reagiamo a proposte della Giunta, cosa che naturalmente va fatta e fa parte dei lavori dell’Assemblea, però proponiamo anche noi approfondimenti su tematiche importanti.

L’idea quindi anche di tornare su questo tema in Commissione mi trova d’accordo, però ritengo importante che oggi con la votazione si chiuda questo ciclo in modo da fare poi la discussione su una piattaforma che si è data l’Assemblea legislativa.

Non c’è il consigliere Rainieri, quindi non intervengo sul suo intervento, magari glielo dirò bonariamente.

Ricordo comunque che questa risoluzione non intendeva attaccare l’agricoltura, anzi proprio ad inizio legislatura avevo proposto una risoluzione che fu approvata all’unanimità, quindi anche con i voti della minoranza, con la quale chiedevo che si lavorasse per il giusto compenso del lavoro agricolo, perché sono assolutamente d’accordo che oggi i costi di produzione non vengano coperti in troppi casi dai costi di vendita, quindi su questo sono d’accordo, ma questo è un altro tema.

Per quanto riguarda invece il dibattito che c’è stato sulla questione della siccità, ringrazio veramente i colleghi che hanno portato il loro contributo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Consigliera Evangelisti, prego.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

Come Gruppo di Fratelli d’Italia voteremo contro questa risoluzione, perché necessitava, come abbiamo proposto ieri e come abbiamo insistito, di un approfondimento iniziale proprio per la varietà dei temi legati al contenuto della stessa.

All’esito del dibattito di ieri che, come abbiamo visto e come ha detto la consigliera proponente, ha occupato un intero pomeriggio, riteniamo che la nostra richiesta abbia trovato ancor più legittimazione. Questo non perché, come ha detto qualcuno, vi sia una spaccatura all’interno dell’opposizione, ma perché dallo svolgimento della discussione di ieri sono emerse alcune evidenze.

La prima è che si è partiti dal tema della siccità, preferendo poi parlare dei massimi sistemi, è stato fatto in parte anche con un po’ di ideologia politica e con un dibattito che è stato lungo, però a nostro avviso non così approfondito nel merito, al netto di alcuni contributi che sono stati invece più specifici, rispetto ai quali anche noi abbiamo appreso qualcosa in più, ma che avrebbero meritato un approfondimento diverso.

La seconda evidenza è che questa risoluzione si è trasformata in qualche modo in un manifesto, per dire quanto è stata brava la Regione Emilia-Romagna, quanti piani sta ponendo in essere, senza però svolgere, come sempre, un minimo di autocritica. Questo perché? Perché voi vi siete apprestati, colleghi di maggioranza, soprattutto a tessere le lodi di questa Regione, senza però soffermarvi minimamente, a quel punto, su quanto, invece, non è stato fatto o andava fatto in materia di acque.

Dovreste sapere, voi che avete parlato di invasi, qual è la situazione di questa regione rispetto alle casse di espansione e di laminazione: quante ne sono state realizzate, integralmente, parzialmente, quante hanno funzionato in una situazione emergenziale come quella che si è creata nel momento dell’alluvione.

Dovreste sapere, rispetto agli invasi che sono citati in questa risoluzione, se quelli realizzati sono sufficienti e se quelli in corso di progettazione, quella progettazione è ancora adeguata rispetto alla emergenza climatica che voi da tanto trattate.

Il tema del reticolo idrografico sarà certo trattato nel Piano delle acque, però è citato anche in questa risoluzione. Allora forse era il caso, se si fa riferimento a quel piano che è ancora in corso di approvazione, forse di fermarsi un attimo.

Rispetto al decreto siccità, mi preme precisare che è stato un provvedimento che ha assunto il Governo nazionale, senza precedenti, si è passati finalmente dalle parole ai fatti. A qualcuno questo forse darà fastidio, ma così è.

C’è una cabina di regia che sta invece lavorando. Certo, il tema non è semplice e nemmeno di pronta soluzione, perché da quei banchi e da quelle parti politiche che ieri pomeriggio si sono affrettate a criticare, sono le stesse parti politiche che lungamente, per molto tempo nulla hanno fatto rispetto al tema siccità, ma anche al tema del problema dell’emergenza idrogeologica più in generale.

Per tutte queste motivazioni quindi voteremo contro la risoluzione non perché il tema non meritasse accoglimento, ma tutt’altro, perché il tema meritava un approfondimento davvero di merito e tecnico, che in Commissione avrebbe trovato uno sfogo diverso.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Devo dire che dopo il dibattito di ieri mi sono resa conto di aver peccato un po’ di ingenuità. Pensavo che fosse un atto, quello di cui stiamo discutendo, concordato con la Giunta, invece neanche il voto contrario, ma la scelta di non accettare e mettere in votazione i miei emendamenti che vertono su temi cruciali sono dal mio punto di vista il segno che su scelte strategiche non si vuole cambiare nulla, e che ci sia la necessità da parte di qualcuno di piantare delle bandierine.

Scelta legittima. Ritengo però, torno a dirlo anche questa mattina, grave, una forzatura politica, perché stiamo facendo politica (mentre qualcuno parla di Regolamenti, io parlo di politica), una forzatura politica ‒ dicevo ‒ molto grave quella di non volere nemmeno mettere in votazione gli emendamenti, legittima ma grave.

Gli emendamenti vertevano infatti sulla legge n. 24, si parla nella risoluzione della desigillazione dei suoli, quindi se non mettiamo mano, anche dopo quello che è successo con l’alluvione, che dovrebbe farci tirare una riga e da lì rivedere le nostre politiche rispetto a una legge che - torno a dirlo - non ha funzionato perché era piena di deroghe, è vero che non sono stati fatti ancora i PUG, ma è vero che era una legge piena di deroghe, quindi già sappiamo che ci sono alcune misure che andrebbero rese più stringenti se vogliamo parlare di desigillazione, se vogliamo parlare anche in questo caso di tutela dei suoli e dei meccanismi che potrebbero anche evitare di farci ritrovare nella situazione in cui ci siamo trovati a maggio.

Le nuove trivellazioni in Adriatico. Anche qui, si è detto che i miei emendamenti non erano pertinenti, qui si parla di nuove trivellazioni al largo delle coste, io parlo anche dei permessi ancora in essere che possono essere riattivati. In cosa non c’entri questo con la risoluzione devo ancora capirlo.

Dopodiché si parla delle colture idro esigenti. Io vorrei che, come è stato chiesto, si facesse una Commissione dove Mammi venisse a dirci che quello che la Regione ha fatto fino ad oggi, cioè sponsorizzare l’esportazione dei kiwi, una coltura altamente idro esigenti, in Giappone, missione a cui ha preso parte anche il presidente Bonaccini, era tutto sbagliato, era tutto sbagliato, e da qui in avanti non si procederà più a questo tipo di azioni.

Venga a dircelo, perché altrimenti approviamo un testo che sono tante belle parole, che però di concreto non hanno niente e ‒ ripeto ‒ servono a qualcuno per piantare delle bandierine. Bene, mi fa piacere, però credo che non facciamo delle azioni utili, alla luce dei gravi problemi ambientali che ha la nostra Regione.

Io non parteciperò quindi alla votazione di questo documento totalmente inutile.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Pelloni, prego.

 

PELLONI: Grazie, presidente.

Apprendiamo che in Emilia-Romagna invece l’alleanza giallo rosso verde fucsia o non so non ha ancora un’unità programmatica forte, ferrea, mi sembra che ci sia molta distanza programmatica all’interno dei banchi della maggioranza o di quella che è un’alleanza che si dice che diventerà strutturale.

Questo per dire che rispediamo al mittente quello che ieri diceva Caliandro, che c’è unità di intenti nella maggioranza, anzi nel campo largo, larghissimo, eccetera. No.

Mi sembra che ci siano tante idee, molto confuse, molto ideologiche. Uno su tutti – riprendo dall’ultimo punto che è stato trattato – è il tema delle colture altamente idroesigenti. Ieri il tema l’abbiamo posto, e sottolineavo quelli che anche secondo la letteratura, sono gli studi della Regione Emilia-Romagna. Le colture idroesigenti sono la vigna, poi – ieri se ne è parlato – il kiwi, l’albicocco, il pesco…

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ più di silenzio in aula, per favore.

 

PELLONI: …del susino.

Tutte queste, quindi, di fatto, l’ortofrutta, sono colture idroesigenti. Oggi probabilmente vedremo la votazione da parte della maggioranza, che dirà “a promuovere politiche per una graduale sostituzione delle colture altamente idroesigenti”. Io credo che non sia la direzione migliore.

Lo ripetevo ieri: l’ortofrutta emiliano-romagnola è altamente qualitativa, non è altamente idroesigente, quindi da demonizzare, da criminalizzare e progressivamente da sostituire. È una delle poche colture che per fortuna ha dato reddito, e oggi gli agricoltori sono in piazza perché sono stati messi troppi balzelli burocratici, amministrativi, o di tassazione, o troppi passaggi intermedi, dando sempre minor reddito.

Abbiamo l’esigenza, invece di invertire la tendenza. Qua oggi si vota un documento programmatico che si va forse verso la distruzione di quello che è il patrimonio anche agroalimentare: penso alle ciliegie IGP, ma penso anche al melone, al cocomero. Sappiamo qual è il patrimonio che è idroesigente, sì; ma siamo in un territorio che fortunatamente di acqua ne ha ancora. Finché si parlava di salvaguardare un bene primario come l’acqua, quindi di fare tutti quegli investimenti che finora purtroppo non sono stati fatti, perché per anni i Consorzi irrigui hanno dovuto pompare dell’acqua dal Po verso monte, perché non abbiamo trattenuto l’acqua come in questi giorni sta succedendo, con tanta acqua che va verso valle, va verso il mare, e non avendo bacini, abbiamo ancora una cassa di espansione a San Cesario che non è collaudata, per intenderci, sono quarant’anni che si sta costruendo ma non è ancora collaudata, quindi magari molte delle cose che sono scritte in questa proposta fossero state fatte, però, a un anno dalla conclusione della legislatura, ancora siamo a dire “dobbiamo promuovere”, non ci ha insegnato niente le l’alluvione, male alluvioni, perché nel corso di questa legislatura e anche della scorsa ce ne son state più o meno una per anno, purtroppo.

È stata data la disponibilità, come ha detto bene prima la collega Evangelisti, di trovare eventualmente tutti quelli che potevano essere dei punti di vicinanza per lavorare tutti insieme su questo tema, che è importante, lo si è trasformato in una bandiera politica, nel solito manifesto dove l’Emilia-Romagna è la migliore, però va sott’acqua quasi costantemente, e poi dopo alterna dei periodi altamente siccitosi.

Cito anche che si chiede alle multiutility, quando nello stesso documento si parla ancora di dispersioni del 35 per cento e anche lì dico come mai non si sia fatto prima, ma si promuova oggi. Sono tante le fonti anche in montagna (se volete abbiamo degli esempi) che non vengono più sfruttate come si deve, ma vengono perse; quindi, sono tanti gli esempi nei quali non c’è stata una buona gestione.

Si può migliorare la gestione, sì, ma si può migliorare con un approccio pragmatico e non con un approccio ideologico, quindi il voto sarà contro. Chiedo, presidente, la votazione anche per parti separate, visto che il Gruppo di Italia Viva lo ha chiesto sul 6, mi pare, o su un altro punto, io lo chiedo sul punto numero 9, quindi poter votare singolarmente con voto elettronico il punto 9, “a promuovere politiche per la graduale sostituzione delle colture altamente idro esigenti”, dove voteremo convintamente no, ma a questo punto voteremo no anche a tutti gli altri punti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Zamboni, lei ha già fatto la dichiarazione.

 

ZAMBONI: Infatti intervengo per fatto personale, perché avevo già spiegato ieri la motivazione del mancato accoglimento degli emendamenti...

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì, però, consigliera Zamboni, non possiamo riaprire il dibattito sul tema; infatti, ieri avevate già espresso entrambe le posizioni.

 

ZAMBONI: Scusi, presidente, io non sono stata nominata…

 

PRESIDENTE (Petitti): Un attimo. Colleghe, per favore.

 

ZAMBONI: …ma chiaramente era rivolto a me, l’intervento, in quanto si rifaceva riferimento…

 

(interruzione)

 

ZAMBONI: Consigliera Piccinini…

 

PRESIDENTE (Petitti): Io però ritengo, lo dico a entrambe… Scusate, visto che è una richiesta di entrambe, io ritengo che su questa vicenda vi siate già espresse ed è chiarissima, la posizione.

 

ZAMBONI: Presidente, mi dispiace, ma io le chiedo l’opportunità…

 

PRESIDENTE (Petitti): Ma non è stata neanche nominata, consigliera Zamboni.

 

ZAMBONI: Le chiedo l’opportunità di ribattere a un intervento che chiaramente era rivolto alla mia persona, là dove si ribadiva…

 

PRESIDENTE (Petitti): Io invece vi chiedo di non personalizzare…

 

ZAMBONI: …dove si ribadiva il fatto grave di non aver accolto gli emendamenti. Questo mi costringe a ribadire il motivo del mancato accoglimento.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Zamboni, per favore, vi siete espresse in maniera esaustiva, credetemi, entrambe. Sennò riapriamo il dibattito e ognuno espone un fatto personale.

Sul tema vi siete espresse entrambi in maniera molto chiara, più volte. Quindi io chiedo…

ZAMBONI: Ma io questa mattina devo ancora ascoltare che ho compiuto un fatto grave a non accogliere emendamenti che non ritenevo pertinenti alla risoluzione?

 

(interruzione)

 

ZAMBONI: Consigliera Piccinini, sto parlando io…

 

PRESIDENTE (Petitti): Un attimo. Consigliera Zamboni…

 

ZAMBONI: Lei è la presidente della Commissione statuto, rispetti i consiglieri quando parlano.

 

PRESIDENTE (Petitti): Andiamo avanti con il punto.

Abbiamo le votazioni. Chiedo se ci sono altre dichiarazioni di voto.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Rainieri, su cosa?

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Okay.

Dichiarazione di voto.

La Lega è già intervenuta.

Non credo che lei voterà in dissenso.

La Lega è già intervenuta.

Altri in dichiarazioni di voto? Sennò passiamo alle votazioni.

Io non ho altri in dichiarazioni di voto.

A questo punto, passiamo alle votazioni.

Prima nominiamo gli scrutatori: consigliera Maletti, consigliera Costi, consigliera Stragliati.

Mettiamo adesso in votazione gli emendamenti.

Emendamento n. 4, a firma Costa, Caliandro, Zamboni, Dalfiume.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 5, a prima firma Costa e Dalfiume.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 6, a prima firma Caliandro.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Adesso siamo alla votazione sulla risoluzione per parti separate, come era stato richiesto.

Dall’inizio della risoluzione fino al punto n. 5, mettiamo in votazione questa parte della risoluzione.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 8013 prima parte è approvata per alzata di mano a maggioranza dei presenti)

 

Abbiamo poi la parte del punto 6 della risoluzione.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

(La risoluzione oggetto 8013 seconda parte è approvata per alzata di mano a maggioranza dei presenti)

 

Abbiamo i punti nn. 7 e 8 della risoluzione.

Sul punto 9 è stata richiesta la votazione elettronica, quindi mettiamo in votazione la parte 7, 8, 10, 11, fino al 12 e poi votiamo il punto n. 9 con voto elettronico.

Mettiamo quindi in votazione i punti nn. 7, 8, 10, 11 e 12.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

Sono approvati.

 

(La risoluzione oggetto 8013 terza parte è approvata per alzata di mano a maggioranza dei presenti)

Questa parte è stata approvata.

 

Adesso facciamo la votazione elettronica per il punto n. 9 della risoluzione.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

Votanti 32

Favorevoli 20

Contrari 11

È approvato.

 

Consigliere Ranieri, aggiungiamo il voto che non si è riuscito a registrare. Aggiungiamo il voto contrario di Ranieri.

Quindi, anche quel punto è stato approvato.

 

(La risoluzione oggetto 8013 quarta parte è approvata con voto elettronico a maggioranza dei presenti)

 

OGGETTO 8021

Risoluzione relativa all’aggiornamento della validità delle esenzioni per patologie croniche e invalidanti. A firma della Consigliera: Castaldini

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Ora passiamo alla risoluzione 8021: Risoluzione relativa all’aggiornamento della validità delle esenzioni per patologie croniche invalidanti. La risoluzione è a firma della consigliera Castaldini.

Apriamo il dibattito generale.

Consigliera Pillati?

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene.

Facciamo la verifica della consigliera Pillati col voto favorevole. Grazie. Dicevamo: risoluzione 8021.

Prego, consigliera Castaldini.

 

CASTALDINI: Eccoci.

Grazie, presidente. Colleghi consiglieri, io ho presentato questa risoluzione ormai tempo fa. In realtà è già avvenuto il cambiamento, e sono felice che senza discussione si sia aggiornata magicamente la pagina attorno a febbraio, lo faceva notare il consigliere Marchetti, perché sono state incluse alcune patologie di un tema di cui vi parlerò.

In realtà, la casistica di cui parlo può sembrare rara ma non lo è affatto; anzi, incide significativamente sulle liste d’attesa. È per questo che mi sembrava ragionevole provare a dialogare anche con la maggioranza per focalizzare bene il punto.

Per farlo, racconto una storia. In particolare, un cittadino mi aveva segnalato un caso di tiroidite di Hashimoto, che è una patologia autoimmune, quindi a vita, con un’esenzione che però scade ogni due anni. In questo modo si deve prenotare una visita e occupare uno slot, e così dovrà fare ogni due anni per tutta la vita.

Questo caso, moltiplicato per tutte le patologie a vita, ma con scadenza, comporta un peso, secondo gli addetti ai lavori, di circa il 25 per cento delle liste d’attesa. Il tema è: nel momento in cui sappiamo che c’è una patologia invalidante che dura tutta la vita, mi chiedo quale debba essere l’onere del cittadino per dimostrare allo Stato che questa patologia c’è, è un’evidenza della realtà.

Questa non è solamente una scocciatura o un capriccio di un cittadino, ma va a pesare in maniera significativa sulle liste d’attesa, perché quelle liste aumentano poiché il cittadino deve per forza prenotare una visita specialistica ogni due anni. Questo è il tema.

È evidente come il nodo sia l’aggiornamento normativo. La Regione Emilia-Romagna ha dato indicazioni, con la circolare n. 11 del 12 luglio 2013, ma l’elenco delle malattie croniche esenti dalla partecipazione al costo delle prestazioni è stato ridefinito e aggiornato dal DPCM del 12 gennaio 2017, quindi nel 2013 si aggiornano le esenzioni, ma quattro anni dopo, nel 2017, cambia la normativa nazionale e oggi, nel 2024, abbiamo ancora la circolare di 11 anni prima. Voi mi direte “perché?”, ma, come ho appena detto, grazie alla Castaldini e a questa risoluzione (è una battuta chiaramente) sono state aggiornate e sono state aggiunte 6 patologie, così come è scritto ed è stato evidenziato, ma il tema rimane.

Ho compreso, sono state aggiunte 6 patologie, ma il dibattito è un altro, cioè evitare che quel povero cittadino che già ha una malattia cronica a vita autoimmune, esempio che ho portato, debba rifare la stessa trafila ogni due anni; quindi, è una semplificazione in una vita evidentemente già complessa.

Aggiornare quindi la circolare regionale, come in parte per alcune tipologie è già stato fatto, e questo per me è chiaro, ma credo sia opportuno rendere illimitata la certificazione di esenzione dalla partecipazione al costo delle prestazioni. È un atto semplice che non credo debba costare così tanta fatica alla Pubblica Amministrazione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini.

Dibattito generale.

Altri su questa risoluzione? Consigliera Soncini, prego.

 

SONCINI: Grazie, presidente.

Dopo un’interlocuzione con l’assessorato, ovviamente per dei chiarimenti, anche dal punto di vista tecnico, di quanto la consigliera Castaldini attraverso atto ha sottoposto alla nostra attenzione, posso rilevare che come ha anticipato la consigliera per alcune malattie croniche invalidanti il Servizio sanitario nazionale prevede la possibilità di usufruire in esenzione dal ticket di alcune prestazioni di specialistica ambulatoriale finalizzato al monitoraggio della malattia e alla prevenzione di complicanze e ulteriori aggravamenti.

Le malattie, le condizioni che danno diritto all’esenzione sono individuate in base ai criteri dettati dal decreto legislativo n. 124 del 1998. L’elenco delle malattie croniche esenti dalla partecipazione al costo delle prestazioni è stato ridefinito e aggiornato dal DPCM sui LEA del 12 gennaio 2017, a cui si faceva riferimento prima, che sostituisce il precedente.

Le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale contenute nell’allegato 4 al DPCM 12 gennaio 2017 sono esigibili dai cittadini a partire dal 1° gennaio 2024 e sono state recepite con nostra delibera di Giunta regionale, la n. 2253 del 2023.

Con il decreto 23 novembre 2012 (Definizione del periodo minimo di validità dell’attestato di esenzione dalla partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie) sono stati definiti nuovi periodi di validità nell’attestato di esenzione e i termini di revisione per le malattie croniche invalidanti.

A tal proposito si sottolinea come sia stato intento del legislatore monitorare alcune patologie che sulla base di valutazioni scientifiche possono regredire, per cui non necessitano di essere illimitate.

Gli attestati di esenzione rilasciati e rinnovati dalle ASL non potranno avere una validità inferiore a quella fissata dall’allegato 1 al decreto. In tale decreto restano comunque molto poche le patologie croniche invalidanti che hanno limiti temporali di validità.

A tal proposito, e questo è un punto importante, la Regione Emilia-Romagna, con la circolare n. 11 del 12 luglio 2013, ha dato solo indicazioni operative sulla durata degli attestati di esenzione per patologie croniche invalidanti ma sempre in adempimento al decreto ministeriale del 23 novembre 2012.

La normativa di carattere nazionale sopracitata è rimasta in vigore anche a seguito del DPCM del 12 gennaio 2017. Nella sostanza, le esenzioni per patologia cronica, che prevedono una scadenza, sono 9 rispetto a un totale di 66, quindi quelle senza scadenza sono 57.

Queste 9 con scadenza sono, come mi si diceva da parte dell’assessorato, anoressia nervosa e bulimia, asma, dipendenza da sostanze, epatite cronica, morbo di Basedow, neonati prematuri e immaturi, patologie neoplastiche, tubercolosi, tiroidite di Hashimoto, patologie che, come già detto, possono esitare anche nella guarigione.

Il rinnovo delle esenzioni a scadenza, qualora necessario per il perdurare della condizione patologica, necessita di una nuova certificazione specialistica.

Si ricorda che, per facilitare il rilascio della certificazione per patologia cronica invalidante, è stato sviluppato a livello regionale un sistema che in sede di visita consente il passaggio diretto della certificazione all’Anagrafe regionale degli assistiti e l’invio automatico del tesserino di esenzione sul fascicolo sanitario elettronico.

Le aziende sanitarie stanno gradualmente implementando tale funzionalità. Ovviamente, per quanto riguarda le patologie croniche che non hanno una scadenza limitata, una volta dato resta valido. Le patologie croniche esenti in modo illimitato sono quelle previste dalla normativa nazionale.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Soncini.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri iscritti a parlare in dibattito generale sulla risoluzione.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto.

Qualcuno vuole intervenire?

Non ci sono iscritti a parlare in dichiarazione di voto.

A questo punto, mettiamo in votazione la risoluzione 8021, a firma Castaldini.

Favorevoli? Contrari?

È respinta.

(La risoluzione oggetto 8021 è respinta per alzata di mano)

 

OGGETTO 8016

Risoluzione per impegnare la Giunta a mobilitarsi in tutte le sedi opportune per manifestare il proprio sostegno a Julian Assange, opponendosi all’estradizione negli USA ed auspicandone l’immediato rilascio in un’ottica di tutela delle libertà di espressione e di informazione e di difesa dei diritti umani. (A firma della Consigliera: Piccinini

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati alla risoluzione 8016: Risoluzione che impegna la Giunta a mobilitarsi in tutte le sedi opportune per manifestare il proprio sostegno ad Assange, opponendosi all’estradizione negli Stati Uniti ed auspicandone l’immediato rilascio in un’ottica di tutela delle libertà di espressione e di informazione e di difesa dei diritti umani.

La risoluzione è a firma della consigliera Piccinini.

Sono state presentate due proposte di emendamento, una a firma della consigliera Piccinini e una a firma del consigliere Mumolo.

Apriamo il dibattito generale.

Prego, consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Parliamo di una questione che è più che mai attuale.

Provo a ripercorrerla velocemente. Julian Assange è un giornalista australiano che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta per la libertà di espressione e per il diritto del cittadino all’informazione indipendente. Nel 2010, in particolare, il sito di cui è fondatore, WikiLeaks, ormai noto, penso, a tutti quanti noi, ha diffuso centinaia di migliaia di documenti militari statunitensi riservati, che dimostrano, tra l’altro, il coinvolgimento degli Stati Uniti in attività di spionaggio sul segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon e su alcuni alti funzionari delle Nazioni unite, l’uccisione di civili da parte delle forze armate statunitensi e britanniche in Afghanistan e in Iraq, tra cui due giornalisti della Reuters, i legami di Paesi come Arabia Saudita e Pakistan con il terrorismo di matrice islamica, oltre a una serie di giudizi poco lusinghieri su numerosi capi di Stato e di Governo ad opera della diplomazia USA.

Le fonti prodotte da WikiLeaks sono state ritenute...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ più di silenzio in aula, per favore.

 

PICCININI: Le fonti prodotte da WikiLeaks sono state ritenute attendibili dalle più autorevoli testate internazionali, tra cui The Guardian, The New York Times, Der Spiegel, El Paìs e Le Monde.

In seguito alla diffusione dei documenti riservati, Assange è stato investito da pesanti accuse di violenza sessuale in Svezia, di spionaggio da parte degli Stati Uniti, crimine punito con l’ergastolo o addirittura con la pena di morte, che lo hanno costretto a riparare presso l’Ambasciata dell’Ecuador a Londra onde evitare l’estradizione.

Dopo sette anni di asilo politico, nel 2019 il nuovo presidente dell’Ecuador, in un clima di forte riavvicinamento agli Stati Uniti, ha deciso arbitrariamente di revocargli lo status di rifugiato, aprendo la strada all’arresto. L’11 aprile 2019 Julian Assange è stato trascinato con la forza fuori dall’Ambasciata ecuadoriana e condotto in carcere. Pochi giorni dopo verrà tradotto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, definito la Guantanamo britannica, dove attualmente si trova.

Il 20 e 21 febbraio scorsi l’Alta Corte di giustizia britannica avrebbe dovuto pronunciarsi in merito all’istanza di appello presentata dai legali di Assange per scongiurare l’estradizione negli Stati Uniti, ma ha rimandato la decisione a dopo il 4 marzo, senza, peraltro, fornire una data certa di deposito della sentenza.

Se questo appello sarà respinto, le conseguenze saranno molto gravi. Il giornalista potrebbe essere estradato immediatamente, trovandosi a dover scontare, senza ulteriori possibilità, 175 anni di carcere solo per aver fatto il proprio lavoro.

Numerosi Comuni italiani hanno deciso di testimoniare la loro vicinanza al giornalista, riconoscendogli la cittadinanza onoraria. Penso ai Comuni di Bari e Napoli, ma anche a Reggio Emilia, per stare nella nostra regione. Mentre discussioni erano ancora in corso a Roma e a Modena.

Appelli a mobilitarsi in favore di Assange e della libertà di informazione sono venuti dal mondo dell’associazionismo, dai cittadini, dagli attivisti, dalla politica e dal giornalismo.

Compito della politica è difendere le libertà fondamentali, tra cui quella di espressione, strumento imprescindibile per garantire il diritto all’informazione dei cittadini, coltivarne lo spirito critico e stimolare di conseguenza la partecipazione attiva alla vita democratica del Paese.

Quindi, con questa risoluzione non solo il Movimento 5 Stelle, ma anche qui c’è stata un’interlocuzione con il consigliere Mumolo, quindi la volontà è la medesima, benché sia stata io a presentare l’atto, comunque c’è una volontà comune da questo punto di vista, si chiede alla Giunta di mobilitarsi per manifestare il proprio sostegno a Julian Assange, opponendosi quindi all’estradizione negli Stati Uniti e auspicandone l’immediato rilascio in un’ottica di tutela delle libertà di espressione, di informazione e di difesa dei diritti umani.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Piccinini.

Altri in dibattito generale? Consigliere, Mumolo, prego.   

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Anzitutto ringrazio la collega Piccinini per aver portato questo tema in aula. Dico subito che, come Partito Democratico, siamo favorevoli a questa risoluzione. Siamo favorevoli, e tra l’altro abbiamo presentato un emendamento in questo senso, anche a richiedere a tutti i soggetti, compreso il Governo italiano, in particolare al Governo italiano, visto che ha questa possibilità, di agire in ogni opportuna sede affinché Julian Assange non sia estradato negli USA. Chiediamo anche al Governo di intraprendere, anche in aderenza alle vigenti convenzioni internazionali, e in particolare alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali ogni opportuna iniziativa di sua competenza finalizzata a garantire la protezione e l’incolumità per Julian Assange.

Chi è Assange lo ha già ricordato la collega Piccinini. Sappiamo tutti che sta pagando un prezzo altissimo per aver svolto il suo lavoro di giornalista. Assange ha già trascorso quasi cinque anni in questa famigerata prigione londinese di massima sicurezza di Belmarsh, dove è tuttora detenuto, in attesa di giudizio: detenuto in attesa di giudizio dall’aprile del 2019, in precarie condizioni di salute: sono quattro anni, quasi cinque.

L’Alta Corte di Londra ha rinviato a dopo il 4 marzo la decisione sulla possibilità di Julian Assange di opporsi all’estradizione negli Stati Uniti. Se questo appello dovesse essere respinto e Julian Assange dovesse perdere questo appello, tutte le vie legali nel Regno Unito sarebbero precluse, ormai concluse. L’unica via che gli rimarrebbe sarebbe quella di presentare ricorso formale alla Corte europea dei diritti umani per opporsi all’estradizione.

Non è chiaro, però, se un ricorso alla Corte europea potrebbe comportare una sospensione del provvedimento, se la Corte possa garantire delle misure ad interim per fermare l’estradizione negli Stati Uniti, prima che la sua istanza sia giudicata ammissibile, un po’ come succede da noi nei nostri tribunali amministrativi, dove si fa un’istanza, grazie alla quale il tribunale può sospendere intanto un provvedimento prima di decidere nel merito.

Non sappiamo se la Corte potrebbe far questo. Assange correrebbe quindi il rischio di un’immediata estradizione e conseguente imprigionamento negli Stati Uniti d’America, dove potrebbe subire una condanna fino a 175 anni di carcere per violazione della legge sullo spionaggio del 1917, avendo pubblicato su Wikileaks nel 2010 documenti segretati su crimini di guerra commessi dalle potenze occidentali.

Secondo Amnesty International, le accuse di spionaggio e di frode informatica contro Assange sono motivate solo politicamente e non giuridicamente, e violano il diritto alla libertà di espressione. Inoltre, possono avere una grave ricaduta sulle libertà dei media a livello globale, spingendo giornalisti ed editori ad auto censurarsi per evitare il rischio di denunce.

Assange va difeso, perché il giornalismo libero non è un reato e perché la democrazia non può, né deve avere paura della verità. Su questo l’Ordine dei giornalisti italiani è stato molto chiaro, l’Ordine dei giornalisti italiani ha dato la tessera ad honorem ad Assange e ha detto che Assange è solo un editore che ha divulgato dei documenti che era nell’interesse di tutti conoscere, e che, nel farlo, ha messo al riparo tutte le persone coinvolte, oscurando nomi e riferimenti.

Nel suo caso si sta quindi mettendo in discussione anche la segretezza delle fonti, un principio difeso in decine di sentenze anche della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Con l’ingiusta detenzione del fondatore di WikiLeaks, quindi, si sta mettendo in discussione non solo la libertà di informazione, ma anche quella di parola e di espressione di ogni cittadino.

Voglio qui ricordare come importantissimi quotidiani a livello internazionale, come il New York Times, The Guardian, Le Monde, El País, Der Spiegel, abbiano lanciato un appello per chiedere la liberazione di Assange, proprio per il suo impegno a informare e sensibilizzare la comunità internazionale sui crimini di guerra commessi durante la guerra in Iraq e in Afghanistan.

Penso che la nostra Assemblea legislativa unita debba essere sempre al fianco di chi lotta per la libertà di informazione e di espressione, e penso che non possiamo permettere che alcuni Paesi violino questo diritto umano, o quantomeno dobbiamo opporci, o quantomeno dobbiamo aiutare chi si trova in difficoltà semplicemente per aver voluto informare ognuno di noi.

Penso che siano molto importanti tutte le iniziative che nella nostra Regione chiedono l’annullamento delle accuse, il diniego dell’estradizione e la scarcerazione di Julian Assange, e sono anche orgoglioso che nella mia città, Bologna, il Comune gli abbia dedicato la cittadinanza onoraria. Lo stesso ha fatto il Comune di Reggio Emilia e spero facciano anche tanti altri Comuni della nostra Regione e di altre Regioni italiane, a testimonianza di un impegno a favore suo come persona, ma a favore della libertà di informazione.

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ più di silenzio in aula, per favore.

 

MUMOLO: Penso che noi dobbiamo in ogni sede, anche in quest’aula, difendere le libertà di stampa, la trasparenza e la tutela dei diritti umani.

Nell’epoca delle fake news, che noi ormai viviamo, leggiamo e ascoltiamo quotidianamente, a noi appare fondamentale difendere il diritto a un’informazione libera e indipendente, il diritto a conoscere documenti e fatti rilevanti per la difesa della democrazia, come i crimini di guerra che alcuni Stati vogliono nascondere all’opinione pubblica.

Voglio infine ringraziare ancora la collega Piccinini per aver presentato questa risoluzione, per la collaborazione, per aver accolto l’emendamento che io ho proposto a nome del Gruppo del Partito Democratico, e spero che una risoluzione come questa venga approvata all’unanimità da quest’aula. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mumolo.

Consigliere Bargi, prego.

 

BARGI: Grazie, presidente.

È sempre interessante per me entrare, quando vengo trascinato in quest’aula, in dibattiti che ci portano un po’ fuori dai confini emiliano-romagnoli e ci proiettano in un contesto globale. Sicuramente il caso Assange rientra in questo aspetto.

Io la questione Assange, in realtà, la dividerei in due passaggi, due macro-tematiche. La vicenda umana di Julian Assange, ben presentata dalla risoluzione stessa, che tocca i passaggi salienti di questa vicenda. Sia la consigliera Piccinini che il consigliere Mumolo sono entrati nei dettagli di quello che riguarda questa persecuzione, più che altro ‒ lo sappiamo ‒ di natura politica. Ormai è un tema estremamente noto. Ma poi c’è tutto il retroscena. Perché ha impattato così tanto la questione Assange a livello mondiale, al di là dell’individuo? Cosa c’è oltre l’individuo? C’è tutto ciò che sta dietro, che porta all’attenzione e ci porta anche a dibattere nei contesti politici, ovvero tutto il tema della libertà di informazione, la libertà di espressione, la libertà di stampa e, a mio avviso, un tema che viene citato un po’ poco, ma prima sentivo che il collega Mumolo un pochino l’ha tirato fuori, ovvero il tema della verità. Qui non è una questione di essere liberi di dire un proprio pensiero. WikiLeaks, di fatto, ha pubblicato dei documenti, ha pubblicato del materiale video, ha pubblicato prove inconfutabili di alcune situazioni che si sono venute a creare in un contesto globale, in cui, evidentemente, gli Stati Uniti, in particolare, erano arrivati al loro massimo potenziale.

I primi anni Duemila, con la lotta al terrorismo islamico, con certe cadute di stile da parte dello Stato allora egemone, oggi un po’ più conteso a livello globale, ricorderete tutti la famosa ampolletta agitata da Colin Powell nella famosa riunione delle Nazioni unite. A proposito di verità, non so se qualcuno ha mai saputo cosa contenesse. Di certo non le armi chimiche, mai trovate in territorio iracheno, per giustificare un’invasione, a cui tutta la NATO ha partecipato allegramente. Infatti, questo per me rimane il tema vero.

Julian Assange è stato perseguitato per anni e ancora oggi rischia di essere detenuto tutta la vita negli Stati Uniti. Tra l’altro, con un’accusa, quella di spionaggio, che a dire la verità potrebbe portare anche a pene ben più severe, per qualcosa che, di fatto, potremmo dire, dal punto di vista giuridico, non ha fatto, perché si è limitato a pubblicare ciò che gli è stato girato da ‒ oggi diremmo, va molto di moda ‒ un whistleblower. Nessuno si è interrogato su ciò che lui ha pubblicato, ciò che ha messo in mano a tantissime testate giornalistiche mondiali importanti, di spessore, che poi hanno ripubblicato. Nessuno è andato a fondo. Nessuno si è preso in mano la questione. È questo che mi ha sempre lasciato un po’ così.

Noi difendiamo il fatto che si possa informare l’opinione pubblica, ma, una volta informata, teoricamente dovrebbe esserci un qualcosa, un movimento che si agiti, una presa di posizione. Questo è sempre mancato.

Poi abbiamo questa volontà di rimarcare l’importanza della libertà, l’importanza di potersi...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ più di silenzio in aula, per favore. Non si riesce a sentire chi interviene.

 

BARGI: Dicevo, diamo un grande peso alla questione della libertà di informazione e di espressione e alla verità, ma evidentemente questo vale quando abbiamo un caso lontano da noi, un caso che può essere portato a bandiera. Allora ci sono le cittadinanze onorarie, ci sono un sacco di atti che vengono posti in essere. Ma quando le cose succedono un po’ più vicino a noi? Julian Assange certamente è stato perseguitato e c’è una questione umana, ma ciò che lui ha rappresentato possibile che noi riusciamo, in qualche modo, a vederlo solo in Julian Assange, ma non lo vediamo a un palmo di naso da noi?

E non dico quando in uno Stato si perseguita un partito che dovrebbe avere le casse piene di rubli, eppure non si trovano. Anche lì, una certa stampa ha dato ampio adito a inchieste che si sono rivolte in nulla. O quando si cerca di bloccare la candidatura a qualcuno perché c’è qualche nota spesa che balla, e allora il tuo Ministero ti indaga.

Vado anche più nel personale. Di recente ho ricevuto un’intervista da parte di Repubblica, dove vengo indicato come “innamorato di Putin”. Innamorato. Sicuramente io resto fedele alla vecchia sponda del fiume. Per farlo capire ai progressisti, sono un etero-cisgender. Quindi, di sicuro non posso essere innamorato di Putin. Lo ricordo perfettamente. Penso che le registrazioni delle telefonate ci siano, ma mi dispiace non aver avuto un testimone. Alla domanda della giornalista “dove nasce questa sua ammirazione per Putin?” io risposi “guardi, non è ammirazione per Putin, il mio è un ragionamento che parte da logiche geopolitiche, economiche e dove io vedrei il ruolo del mio Paese in un contesto globale, che per me deve avere un occhio ‒ non tutti e due, ma un occhio ‒ puntato a est”. Questa è stata la mia risposta. Da lì, io sono innamorato di Putin.

Capite bene che è importantissimo portare avanti la questione di Julian Assange. Siamo favorevoli anche noi. Per carità. Tra l’altro, avviene nello spazio del mondo occidentale, quindi ci sentiamo ancora più direttamente coinvolti nel poter dire la nostra, però non si può farlo solamente quando c’è il caso bandiera, lo si deve fare anche quando siamo in questioni più vicine a noi, altrimenti la cittadinanza e tutte queste bellissime iniziative rimangono sempre condite da una certa ipocrisia di fondo, che resta lì, a ledere un pochino quella che dovrebbe essere invece un’iniziativa corale che ha un suo perché.

È quindi giusto, sì, interveniamo per sostenere Julian Assange che non debba essere estradato, ma anzi liberato da questa persecuzione che dura ormai da troppi anni, però a) non scordiamoci che quando un giornalista rivela la verità di non girarci dall’altra parte e non affrontiamo le questioni e l’ampollina rimane l’ampollina, b) non può essere che vale quando è qualcuno di neutro, che viene perseguitato, ma quando è un nostro avversario invece va bene e può essere anche stangato, che sia magistratura o sia stampa si può usare ogni mezzo purché lo si faccia fuori.

Questo arriva anche nel periodo in cui emergono le liste di proscrizione da parte di uno pseudo Presidente di un paese terzo rispetto a NATO e Unione europea, che chiede all’Italia di fare l’elenco dei putiniani; quindi, ‒ capiamoci bene ‒ la libertà di espressione, la libertà di pensiero, la libertà di stampa e la verità devono essere perseguite sempre. Questo, secondo me, deve essere il grande tema che sta dietro a tutta la questione Assange, altrimenti rimane una bellissima manifestazione di vicinanza umana a una persona, ma non abbiamo capito niente da tutto il suo caso e non siamo interessati ad andare a fondo.

Chiudo, venendo sugli emendamenti. Il primo emendamento proposto dalla collega Piccinini è un aggiornamento della risoluzione, ovviamente approvabilissimo. Io ho qualche difficoltà su quello del Partito Democratico, anzi inviterei la collega Piccinini a prendere ispirazione dalla collega Zamponi, perché effettivamente, quando un emendamento storpia, lei potrebbe non accettarlo.

La questione è che, se uno giustamente fa una risoluzione per impegnare – giustamente, essendo in Regione ‒ la propria Regione a farsi parte attiva, visto che abbiamo un ruolo così fondamentale rispetto anche all’Unione europea, di cui prima veniva citata la Corte dei diritti, visto che nella sessione europea stiamo ribadendo quanto la Regione abbia influito anche in passato, sarebbe molto interessante che la risoluzione trovasse il suo compimento in Regione.

È poi sottinteso che la Regione si farà portatrice dell’esito del voto anche presso il Governo, ci mancherebbe, era già compreso. Il fatto invece di ridurre l’approvazione a dire “sganciamo sul Governo e ce ne laviamo le mani” mi fa anche pensare che tutta questa volontà di sostenere la non estradizione di Julian Assange vada un pochino affievolendosi. Non c’è sempre bisogno di scaricare sul Governo, lo abbiamo già spiegato, non c’è bisogno di fare lo show ad ogni benedetto atto, è una risoluzione molto chiara.

Se voleste aggiungere qualcosa, io aggiungerei (lo propongo poi tra gli impegni a margine, ma adesso cerchiamo di far tutto) di inviare, così da specificarlo meglio, la risoluzione al Parlamento, al Governo italiano, al Parlamento europeo e alla Commissione europea, che mi sembrerebbe una cosa che mette d’accordo tutti e permette a noi Regione di completare l’iter al nostro interno, senza sempre scaricare su altri.

Questa è una proposta che mi sento di fare.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Bargi.

Altri in dibattito generale? Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie.

Il dibattito sicuramente, come ha ricordato il collega Bargi, esce dai nostri confini, e potrebbe apparire anche in certo modo non dico irrilevante, ma superfluo il fatto che noi in questa sede ci preoccupiamo del caso Assange.

In verità, come ha ricordato chi mi ha preceduto, noi in queste settimane stiamo discutendo della sessione europea, dei rapporti con l’Unione europea, e abbiamo importanti competenze per quanto riguarda l’investire e anche il recepire la politica dell’Unione europea in materia di politiche complessive, è evidente come un caso come questo, che ovviamente è un caso di fatto internazionale, debba necessariamente coinvolgere prima di tutto l’Istituzione della quale, volenti o nolenti, facciamo parte, quindi l’Unione europea.

Condivido quindi l’appello finale a rimodulare questa risoluzione con l’impegno a coinvolgere prima di tutto l’Unione europea. Anche perché il caso Assange sicuramente è un caso emblematico di come spesso e volentieri, in materia di diritti umani, ci siano due pesi e due misure, oppure più pesi e più misure. Sicuramente dinanzi al fatto che vi sia stato qualcuno che, in maniera del tutto legittima, richiamando la propria libertà di informazione, nell’ambito anche della sua attività, abbia in qualche modo voluto far conoscere, in questo caso al mondo intero, situazioni politicamente scorrette, chiamiamole così, non possiamo, ovviamente, voltarci dall’altra parte.

Quindi, è corretto voler presentare un appello per sensibilizzare ancora di più l’opinione pubblica, soprattutto in un momento in cui il rischio è alto. Il rischio estradizione significherebbe, per Assange, una morte, magari in senso lato. Conosciamo i sistemi carcerari statunitensi. Ovviamente li conosciamo, per fortuna, solo dalle cronache, purtroppo anche dalle cronache, ma li conosciamo, a partire da Guantanamo, un lager che nessuno ha condannato, un lager che nessuno ha portato alla Corte internazionale per la violazione dei diritti umani. Ovviamente, è andato bene così. Questa è la democrazia con cui un certo Occidente, da un po’ di tempo a questa parte, ci ha abituato a doverci confrontare.

Tanto per entrare nel tecnico di questi due impegni, credo ci sia un aspetto importante. Lo dico anche se stanno confabulando, ovviamente, per...

 

(interruzioni)

 

FACCI: Non vi sto criticando. Sto facendo un’osservazione sul fatto che state confabulando per migliorare e trovare un’intesa. Non era una critica.

Però vorrei evidenziare che, mentre la risoluzione originaria della collega Piccinini chiede il rilascio, tra le altre cose, nel dispositivo che il Partito democratico chiede di modificare non si parla di rilascio. Si parla di protezione, si parla di incolumità, come a dire che non gli diano qualcosa di avvelenato nelle carceri. No. Il rilascio. Se noi riteniamo che la libertà di informazione sia sacra e vada tutelata, una persona che diffonde situazioni, le evidenzia nell’ambito della sua attività giornalistica, deve essere rilasciata. Non ha senso la sua detenzione. Tra l’altro, come ha ricordato Mumolo, di cinque anni.

Credo che l’elemento della libertà in questa risoluzione debba essere evidentemente marcato, non possa essere né sfumato né tantomeno eliminato.

Comunque, è un appello che mi trova ‒ come penso si sia notato ‒ assolutamente concorde. Ripeto: occorre che la mobilitazione esca da qua e raggiunga contesti fondamentalmente internazionali, prima ancora che quello nazionale, che tutto sommato, in qualche modo, mi sembra sia già stato sollecitato. L’impegno dovrebbe venire a livello di Unione europea, a meno che non riteniamo che l’Unione europea serva solo in certi momenti e in altri momenti, invece, sia un costrutto astratto, sul quale si può anche sorvolare.

Io faccio questa riflessione, nell’ambito di modificare questa risoluzione, perché l’elemento ‒ e concludo ‒ della libertà deve essere preminente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Montevecchi, prego.

 

MONTEVECCHI: Grazie, presidente.

Intervengo solamente per un chiarimento. L’emendamento sostitutivo del Partito democratico, di fatto, va ad eliminare, come ha anche dichiarato il collega Facci, l’immediato rilascio di Assange. Quindi, chiedo alla collega Piccinini se lei è disposta a eliminare questo immediato rilascio. Noi vorremmo tenerlo. Lei lo ha scritto nella sua risoluzione. Adesso lo toglie. Ci sembra un po’ assurdo.

Le chiedo se si può tenere, se si può trovare un’intesa. Grazie.

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Ringrazio i colleghi per gli interventi. Come Assemblea legislativa, ragioniamo per emendamenti. Le notazioni vanno bene, ma poi vanno tradotte in emendamenti. Con la disponibilità anche del collega Mumolo, dal mio punto di vista, se vogliamo specificare... Penso siano in linea i due emendamenti che abbiamo presentato. Però, se vogliamo fare delle specifiche ulteriori, dal mio punto di vista, nulla osta.

Non so se ci vogliamo prendere un minuto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Nel frattempo, ci tengo a salutare chi assiste ai nostri lavori qui in Assemblea, alcuni dipendenti dell’Agenzia regionale per la ricostruzione.

Prima della richiesta della consigliera Piccinini, il consigliere Amico sul tema.

 

AMICO: Se chiude la discussione, poi intervengo successivamente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Perfetto, qualche minuto per rispondere a questa richiesta, a questa esigenza dell’aula.

 

(La seduta sospesa alle ore 11.13 è ripresa alle ore 11.25)

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i lavori dopo la pausa.

Stiamo distribuendo i due emendamenti. Il tempo di distribuire gli emendamenti e riprendiamo il dibattito proprio dagli emendamenti.

Riprendiamo i lavori d’aula.

Sulla risoluzione 8016 a firma Piccinini sono state presentate quattro proposte di emendamento: una a firma della consigliera Piccinini, una a firma del consigliere Mumolo, due proposte di subemendamento a firma dei consiglieri Facci e Bargi.

Siamo in dibattito generale sulla risoluzione.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Amico. Prego, consigliere.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Vorrei anch’io ringraziare la collega Piccinini per aver posto l’attenzione di quest’aula su un tema che credo sia attuale per le condizioni che adesso sta affrontando nello specifico Julian Assange, di cui vale la pena ripercorrere alcune questioni, perché in questi giorni sta affrontando nuove udienze presso l’Alta Corte del Regno Unito, che è uno dei principali tribunali del Paese, che dovrà decidere se accettare o meno la sua richiesta di appello contro la decisione del Governo britannico di estradarlo negli Stati Uniti.

Assange da cinque anni si trova in carcere nel Regno Unito ed è accusato negli Stati Uniti di violazione dell’Espionage Act, una legge contro gli atti di spionaggio, e, se estradato, rischia, come ricordava la collega, di essere condannato a 175 anni di carcere, se si sommano assieme tutti i capi di accusa contro di lui.

Le udienze dell’Alta corte britannica sono uno degli atti finali della lunghissima vicenda giudiziaria di Assange, ma non l’ultimo. Se la Corte accetterà la sua richiesta d’appello, comincerà un nuovo processo nel Regno Unito, mentre se la rigetterà, Assange potrebbe in teoria far ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, cosa che metterebbe in pausa i processi di estradizione.

Secondo la sua difesa, tuttavia, questo è l’inizio della fine del percorso di Assange contro l’estradizione degli Stati Uniti. Le vicende di WikiLeaks o delle informazioni tramite Wikileaks, cui era a capo Assange, le abbiamo ripercorse prima, vorrei anche ricordare che nel passato non solo Julian Assange, che fu inquisito, ma anche le fonti nel corso della guerra in Iraq di cui Wikileaks trasmise all’attenzione pubblica una serie di documenti, in particolare Clelsea Manning, che è stata arrestata negli Stati Uniti, però poi dopo è stata graziata, sette anni dopo l’arresto, nel 2017, dall’Amministrazione Obama, ci fa dire che questo accanimento nello specifico su Julian Assange reiterato e continuativo va in qualche maniera risolto.

Sono contento che ci sia stato un lavoro per arrivare a una convergenza complessiva sulla questione della difesa della libertà di parola, dei giornalisti, delle posizioni in termini generali e internazionali per le quali Julian Assange rappresenta un punto di evidenza.

In particolare, vorrei chiudere con due considerazioni. La prima è che arriviamo a questa discussione oggi e chiediamo, assieme ad alcuni movimenti di carattere civile (penso in particolar modo ad Amnesty International) nelle sedi dell’Occidente democratico, di non andare verso l’estradizione, che significherebbe davvero una condanna eccessivamente pesante per quanto riguarda Assange, che è recluso da ormai molti anni; quindi, ha già trascorso in una condizione di privazione molto tempo.

Penso che uno dei capisaldi dell’Occidente sia quello di garantire la libertà di espressione e la libertà di giornalismo.

L’altro elemento è che, poiché in alcuni passaggi si è detto che può essere semplice pensare di agire nei confronti di figure lontane dal nostro Paese, che sono elementi simbolo e che non hanno delle ricadute dirette, vorrei anche ricordare che, come è stato detto, diverse città hanno approvato all’interno dei loro Consigli comunali la cittadinanza onoraria a Julian Assange, così come quelle stesse città l’hanno conferita ad altrettanti giornalisti italiani. Penso a Roberto Saviano, penso a Paolo Berizzi, soprattutto all’indomani di quelle che sono state le manifestazioni della battaglia di Fabbrico di martedì scorso. Giornalisti che sono andati sotto scorta proprio per aver espresso alcune loro posizioni, alcune loro capacità di indagine, che le nostre città, i nostri territori hanno pensato di voler onorare attraverso la cittadinanza.

Così come il conferimento della cittadinanza onoraria di Bologna a Patrick Zaki, di origine straniera, ma che ha colpito molto i nostri territori, le nostre sensibilità e l’azione di alcuni regimi, come quello dell’Egitto, che hanno impropriamente utilizzato la scusa di un post pubblicato da parte dello stesso Zaki per incarcerarlo per più di due anni.

Non credo assolutamente che sia solo ed esclusivamente una petizione di principio. Penso che sia un atto, questo che ci troviamo a discutere oggi, importante e necessario, proprio per dare anche una continuità di un’azione che collettivamente sul territorio emiliano-romagnolo vogliamo dimostrare nei confronti, da un lato, dei diritti umani e, dall’altro, del diritto all’informazione, di cui in questo caso Julian Assange rappresenta una delle figure maggiormente emblematiche sul piano internazionale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri iscritti a parlare in dibattito generale sulla risoluzione.

A questo punto, passiamo al dibattito generale sugli emendamenti, che, come ricordavo prima, sono quattro.

Consigliere Mumolo, prego.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Solo per dire che dei due subemendamenti abbiamo parlato, li abbiamo scritti insieme. Per cui, non c’è alcun problema. Anzi, penso completino quello che intendevamo dire, cioè che di questa nostra risoluzione noi vorremmo sia data la massima diffusione e vorremmo che ogni singolo soggetto si impegnasse al massimo in quella che noi consideriamo una battaglia per la libertà di informazione.

Per ciò che riguarda il rilascio di Assange, è una cosa che noi, ovviamente, auspichiamo. Dipenderà, naturalmente, dalle norme del diritto inglese, in quanto Assange si trova lì in questo momento, ma dipenderà molto anche da quello che deciderà la Corte europea.

Per cui, ogni sollecitazione ci sembra utile, anche in questo senso, anche in relazione all’immediata liberazione di Assange.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Intervengo brevemente, per ringraziare i colleghi per il lavoro svolto, per gli emendamenti, che accetto, alla risoluzione. Congiuntamente, abbiamo esplicitato ulteriormente alcuni concetti che già erano presenti nella risoluzione. Penso che abbiamo fatto, dal mio punto di vista, un lavoro positivo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri sugli emendamenti? Io non ho altri iscritti a parlare sugli emendamenti.

A questo punto, passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte su risoluzione ed emendamenti. Qualcuno vuole intervenire? Non abbiamo richieste di intervento.

Passiamo, quindi, alla votazione.

Votazione sugli emendamenti. Ricordiamo che ce ne sono quattro: due emendamenti e due proposte di subemendamento.

L’assenso dalla consigliera Piccinini è già stato dato, dalle cose che ha detto.

Passiamo alla votazione dell’emendamento n. 1.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Chiedevo il voto elettronico, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Su tutti e quattro?

 

FACCI: Sui subemendamenti che ho presentato a firma mia.

 

PRESIDENTE (Petitti): Quindi, sui due subemendamenti voto elettronico. Perfetto.

Metto in votazione l’emendamento n. 1.

 

FACCI: Le chiedo scusa. Anche sulla risoluzione finale, ovviamente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Perfetto. Sui due subemendamenti e sulla risoluzione.

Partiamo dalla votazione dell’emendamento n. 1, a firma Piccinini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Adesso siamo al subemendamento n. 3, a firma Facci e Bargi, con voto elettronico.

Dichiaro aperta la votazione sul subemendamento n. 3, a firma Facci e Bargi.

Consigliere Montevecchi. Scusi, non l’avevo vista. E Montevecchi.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 30

Favorevoli 28

Astenuti 2

È approvato.

 

Ora siamo al subemendamento n. 4, a firma Facci, Bargi Montevecchi.

Sempre con voto elettronico.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

Votanti 34

Favorevoli 31

Astenuti 3

È approvato.

 

Siamo all’emendamento n. 2, a firma Mumolo.

Votiamo per alzata di mano questa volta.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Ora siamo al voto sulla risoluzione a firma Piccinini, la 8016, con dispositivo elettronico.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 29

Favorevoli 27

Astenuti 2

È approvata.

 

OGGETTO 8001

Risoluzione per impegnare la Giunta ad agire presso la Presidenza del Consiglio e il Governo, nonché in sede di Conferenza Stato-Regioni, affinché sia espressa netta contrarietà alle modifiche peggiorative della Direttiva europea in materia di stupro e altri reati contro le donne. A firma dei Consiglieri: Mori, Marchetti Francesca, Sabattini, Costi, Zappaterra, Dalfiume, Montalti, Rossi, Pillati, Gerace, Costa, Bondavalli, Caliandro, Mumolo, Bulbi, Fabbri

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’oggetto 8001: risoluzione che impegna la Giunta ad agire presso la Presidenza del Consiglio e il Governo, nonché in sede di Conferenza Stato-Regioni, affinché sia espressa netta contrarietà alle modifiche peggiorative della Direttiva europea in materia di stupro e altri reati contro le donne.

La risoluzione è a firma dei consiglieri e delle consigliere Mori e altri.

A questo punto apriamo il dibattito generale.

Consigliere Bulbi, immagino non sulla risoluzione. Sul voto di prima. Aggiungiamo il voto del consigliere Bulbi.

Sulla risoluzione passo la parola alla consigliera Mori. Prego.

 

MORI: Grazie, presidente.

Questa risoluzione si inserisce in un dibattito europeo che ci riguarda tutti e tutte e che riguarda l’integrità e la dignità delle donne e perciò lo Stato di diritto e la democrazia in tutta l’Unione.

L’atto ripercorre brevemente le tappe della proposta avanzata nel 2022 alla Commissione europea di Direttiva in materia di violenza contro le donne e soprattutto sottolinea le ragioni di quella proposta, ovvero realizzare negli Stati l’impianto, con l’approccio olistico integrato, della Convenzione del Consiglio d’Europa per la prevenzione e la lotta alle violenze, sostanzialmente la Convenzione di Istanbul, rendendo effettivi e giuridicamente vincolanti gli strumenti di tutela.

Svolgendo la sua funzione di indirizzo politico, il Parlamento europeo aveva, a più riprese e da anni, sollecitato una legislazione specifica che rafforzasse l’impianto, configurando reati e sanzioni in caso di non applicazione delle misure da parte degli Stati. Perché superare la piaga della violenza maschile contro le donne richiede, come sappiamo bene in quest’aula e abbiamo costantemente praticato, tre ordini di interventi strutturali: quelli per la prevenzione culturale e sociale, quelli per la protezione delle donne e quelli volti a perseguire gli uomini maltrattanti.

Ebbene, la prima formulazione adottata dalla Commissione europea era aderente alla strategia organica di prevenzione e contrasto proprio della Convenzione di Istanbul, come è emerso, tra l’altro, dall’apprezzamento raccolto in una consultazione amplissima, che ha coinvolto anche la nostra Istituzione regionale. Rientravano, infatti, nella direttiva misure direttamente applicabili per punire reati di stupro, mutilazioni genitali femminili, sterilizzazioni indotte e forzate, le violenze online e le molestie sessuali negli ambienti di lavoro.

In sede di discussione di questo testo, il Parlamento europeo si è espresso per inserire una definizione di stupro precisa, basata sull’assenza del consenso esplicito della vittima, a prescindere dalla costrizione fisica o dalla condizione eventualmente alterata della vittima. Ciò nella consapevolezza di una normativa dei singoli Stati europei piuttosto variegata e, in diversi casi, arretrata rispetto alla tutela e alla giustizia per le vittime di queste violenze.

Vale la pena ricordare che in Italia fino agli anni Novanta i reati di violenza sessuale erano catalogati ancora dal Codice Rocco quali delitti contro la moralità pubblica, il buon costume e non contro la persona. Solo nel 1996 la violenza sessuale viene classificata come crimine contro la persona.

Oggi il reato di stupro, regolato dall’articolo 609-bis del Codice penale, viene riconosciuto e perseguito solo quando un soggetto, con violenza o minaccia o mediante l’abuso di autorità, ne costringa un altro a compiere atti sessuali. Ciò significa che nelle aule di tribunale italiane, nonostante una giurisprudenza superiore orientata da tempo diversamente, il sesso senza consenso non è stupro se non viene dimostrata la coercizione.

Ne discendono una serie di conseguenze, anche molto dolorose e profondamente ingiuste per le ragazze e le donne che denunciano. Ad esempio, dover rispondere con dettagli a domande scabrose e invasive, che neppure velatamente, ma con tutta evidenza tendono a mettere in dubbio la parola della persona violentata, sino al paradosso di un ribaltamento dell’onere della prova e il rischio fondato di essere addirittura colpevolizzate, disincentivando la denuncia, che, invece, noi cerchiamo di promuovere in tutti gli ambiti, in ogni contesto.

Ecco la ratio dell’intervento del Parlamento su un testo, quello trasmesso al Consiglio europeo per la necessaria approvazione, che stabiliva che gli Stati membri sono tenuti a provvedere affinché siano configurate come reati e punite tutte le violenze che ho citato. Prima tra tutte, appunto, lo stupro, definito all’articolo 5 della direttiva come ogni atto di penetrazione sessuale non consensuale, sia nell’assenza di consenso volontario sia nell’assenza dovuta all’incapacità della donna di esprimere una libera volontà a causa di condizioni fisiche o mentali.

A quel punto, passati anni e preaccordi vari, ci si poteva aspettare che il Consiglio procedesse per varare questa legge europea nella versione più matura. Se per tutti i rappresentanti degli Stati europei fosse inalienabile il rispetto dei diritti umani, oggi avremmo fatto un passo avanti deciso nella lotta alle violenze sulle donne. Invece oggi ci troviamo con lo stralcio di quell’articolo 5 e una direttiva depotenziata, che oltretutto tiene fuori dai reati le molestie sessuali nel mondo del lavoro.

Nella risoluzione parliamo di una mediazione al ribasso, che temevamo prevalesse e che, purtroppo, è prevalsa. Noi diciamo una cosa semplice: le ragazze e le donne sono stanche di ipocrisie e meritano maggior coraggio, rispetto. Lo meritiamo in un contesto nel quale sono in aumento tutte le violazioni dei diritti umani e le violenze di genere più brutali, in un contesto nel quale 1,5 milioni di donne italiane, secondo l’Istat, hanno subìto nella loro vita le forme più gravi delle violenze sessuali, come lo stupro e il tentato stupro, reati cresciuti del 40 per cento in Italia negli ultimi dieci anni, con un terzo delle vittime minorenni.

Nella risoluzione ci siamo appellati al Governo italiano, che sappiamo avere una posizione precisa e che sappiamo favorevole all’introduzione del reato di stupro nella legislazione europea, affinché facesse valere il proprio peso e l’autorevolezza della stessa presidente del Consiglio per mantenere la versione normativa più tutelante le donne e le ragazze, per impedirne il depotenziamento culturale e strategico.

Ora, alla vigilia dell’ultimo passaggio in plenaria del Parlamento europeo ad aprile, è chiaro che la nostra richiesta non cambia. Prosegue, infatti, nel Paese la mobilitazione delle organizzazioni sindacali, delle autonomie locali, dei centri antiviolenza, delle associazioni e di tutti coloro che hanno a cuore la difesa dei diritti umani, la dignità delle donne, affinché entri in vigore in Europa una legislazione all’altezza del compito che ci siamo prefissate.

Impegniamo questa Assemblea, attraverso la risoluzione, se vorrete dare fiducia a questa proposta, e la Giunta della Regione Emilia-Romagna ad agire in ogni sede utile per coinvolgere i parlamentari europei, le nostre rappresentanti delle istituzioni comunitarie, per respingere le modifiche peggiorative, in particolare sul reato di stupro, e non recedere di un passo dagli impegni dell’Unione europea e di tutti gli Stati membri, così come sanciti nella Convenzione del Consiglio d’Europa per la prevenzione e il contrasto alla violenza maschile sulle donne e alla violenza domestica, che ‒ ricordiamo ‒ è entrata in vigore in Italia il 1° ottobre 2023.

Dichiariamo fin d’ora che, nel caso ciò non avvenisse come aggiornamento maturo di uno strumento utile ed efficace per la prevenzione e il contrasto contro la violenza sulle donne, noi chiediamo al Governo italiano e al Parlamento italiano di introdurre nel sistema penale italiano il principio che senza consenso è sempre violenza. Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Mori.

Altri in dibattito generale? Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Ringrazio la collega Roberta Mori per aver portato all’attenzione dell’Assemblea una tematica nostro malgrado di estrema attualità, che le attuali forze di Governo non hanno mai mancato di attenzionare, viste tutte le misure che sono state intraprese per quanto riguarda la violenza contro le donne.

Non dimentichiamo che la legge n. 69 del 2019, definita Codice Rosso, fu fortemente voluta dalla Lega e infatti la promotrice fu l’allora Ministro Giulia Bongiorno. Una misura che è stata ulteriormente potenziata dall’attuale Governo e che prevede una presa in carico più veloce possibile della vittima da parte dell’autorità giudiziaria, nonché tutta una serie di misure relative all’assistenza delle donne vittime di violenza, che riguarda l’ascolto da parte del pubblico ministero entro le 48 ore dalla denuncia, una presa in carico da parte dei servizi sociali e dei centri antiviolenza e tante altre misure.

Per quanto attiene odiosi reati a sfondo sessuale come il reato di stupro e i reati di pedofilia, che, secondo l’Associazione italiana di criminologia, hanno un tasso di recidiva significativo, che si aggira attorno al 19-20 per cento, è il Partito che io rappresento sta da anni portando avanti una battaglia, che io condivido non solo dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista professionale.

È infatti stato presentato un decreto-legge che introduce la castrazione chimica per gli stupratori e i pedofili seriali, che ‒ badate bene ‒ sono essi stessi, nella maggior parte dei casi, a richiedere questo tipo di trattamento, in quanto quando questi soggetti compiono in maniera reiterata questi reati, quindi sono seriali, richiedono la castrazione chimica, in quanto non riescono a gestire evidentemente i propri impulsi.

Quando si parla di stupratori e di pedofili, si parla di reati molto gravi, per cui noi siamo assolutamente per adottare misure serie che vadano a tutelare il più possibile le vittime e ad interrompere la possibilità che questi soggetti, che sono caratterizzati da una grave pericolosità sociale, vadano a reiterare ulteriormente il reato.

Quando si tratta infatti - ripeto - di stupratori e di pedofili, nella maggior parte dei casi è molto difficile ottenere un’effettiva riabilitazione, che vada ad impedire la reiterazione del reato. Andate a leggervi un pochino di dati.

Ci sarebbe anche da discutere rispetto alla rieducazione che viene effettuata nelle carceri, perché, evidentemente, se la recidiva di reato per questi reati è così elevata, forse qualcosa non funziona.

Noi saremmo quindi anche d’accordo sui principi espressi da questa risoluzione, ma che per noi è un po’ all’acqua di rose. Visto che la presidente Meloni è stata una delle prime a sottoscrivere la Convenzione di Istanbul, il Governo con il vicepremier Salvini ha depositato una proposta di legge sulla castrazione chimica, riteniamo che nessuno ci debba insegnare nulla rispetto alla possibilità di rendere questi reati ancora più attenzionati e ancora più gravi nella giurisdizione in essere.

Voi proponete questa risoluzione, ma poi sappiamo che siete contrari alla castrazione chimica, per cui delle due l’una, nel senso che, se continuiamo ad andare avanti così con misure che sono lievi e che non vanno effettivamente a tutelare le vittime dei reati e a mettere i criminali in condizioni di non reiterare più reati così gravi come stupro e pedofilia, forse stiamo parlando di qualcosa che per noi ha poco senso.

Noi abbiamo un’idea politicamente ben chiara rispetto ai reati di stupro e di pedofilia, idea che ‒ ripeto ‒ abbiamo espresso più volte in tutte le sedi istituzionali. Se voi invece ci accusate di mettere in campo misure eccessivamente coercitive, noi preferiamo tutelare le vittime, anziché tutelare i criminali che – ripeto ‒ poi nella maggior parte dei casi vanno a reiterare il reato, per cui anticipo il voto che sarà di astensione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Il tema della risoluzione presentata dalla collega Mori mi sembra piuttosto chiaro e ha a che fare con una discussione che oggi è all’interno del Parlamento europeo, del Consiglio d’Europa, che però, purtroppo, non ha ancora portato a un punto di caduta e non ha a che fare con il tema delle sanzioni, diciamo così, da corrispondere a chi si macchia di un crimine odioso, come quello della violenza sessuale. Ma su questo torno dopo.

Si concentra su uno dei punti che, in questo momento, non stanno facendo progredire una assunzione della posizione da parte del Consiglio europeo, del Parlamento europeo circa il tema del consenso, che è altra cosa rispetto ai meccanismi di punizione, su base processuale, nei confronti delle persone che si macchinano del crimine di violenza sessuale.

Il tema del consenso penso che sia, invece, lo si ricordava prima, al centro della Convenzione di Istanbul, che possiamo semplicemente riassumere con “solo sì è sì”. Non c’è una possibilità di fraintendimento nel momento stesso in cui qualcuno dice “no”, anche solo nella conversazione generale, che “no” vuol dire “sì”, tutto un fingersi, oppure portarsi dietro una modalità, un’attitudine, un atteggiamento ‒ permettetemi ‒ patriarcale ancora in essere.

Il modello consensuale puro, quello che si pone nella direttiva e nell’articolo 5, dà rilevanza massima al consenso. Significa che c’è un reato quando in qualsiasi tipo di relazione sessuale manca il consenso valido della persona offesa. Questo modello viene riassunto nella frase “solo sì è sì”, in cui il consenso esiste solo quando è esplicitamente affermato e non solo inteso o sottointeso.

Negli ultimi anni diversi Paesi, come la Spagna, hanno modificato le loro leggi sulla violenza sessuale in questo senso. Il modello consensuale limitato dà, invece, importanza non tanto al consenso, ma al dissenso, ovvero è necessaria un’effettiva manifesta volontà contraria (il dissenso) della persona che ha subìto violenza.

Poi c’è un modello ulteriore, il modello vincolato, che è anche quello più diffuso, in cui non si attribuisce in modo esplicito al consenso un ruolo centrale, ma si basa sul fatto che le aggressioni sessuali, per essere perseguite e punite, debbano avere certe caratteristiche: violenza, minaccia, costrizione. Il problema principale di questo modello, che è quello che vige anche qui, è che alcune aggressioni sessuali non sono ritenute tali dato che non si sono verificate con modalità violente o minacciose. Il punto è qui. Il punto dell’incaglio e dell’opposizione di alcuni Paesi in sede europea è su quale rilevanza noi vogliamo attribuire all’elemento di consenso in fase di violenza sessuale, in fase di violenza sessuale sui luoghi di lavoro, quindi dove vogliamo far progredire, quindi incalzare gli Stati membri rispetto a un’adozione che metta più al centro l’elemento consensuale rispetto ad altri momenti.

Anche perché i dati provano che lo stupro, la violenza sessuale è un atto che nella maggior parte dei casi è commesso da persone conosciute: amici, colleghi familiari, molto spesso anche da partner, anche all’interno di un matrimonio. Secondo l’Istat più del 60 per cento degli stupri in Italia viene commesso da un partner. Tuttavia, lo stupro all’interno di una relazione o di un matrimonio non è neanche considerato violenza dalle leggi di alcuni Stati membri. Motivo per cui i promotori della direttiva a cui si fa riferimento sostengono che l’articolo 5 deve assolutamente rimanere all’interno del testo.

L’invito che viene fatto dalla risoluzione è proprio che si possa agire in quella sede per sbloccare una situazione, che non vogliamo lasciare in eredità solo ed esclusivamente al nuovo Parlamento, ma che vorremmo vedere riconosciuta già oggi, perché è uno dei punti dirimenti, secondo me, sui quali possiamo immaginarci un’Europa. Visto che man mano ci avviciniamo alla scadenza elettorale, credo che questi temi debbano entrare nel dibattito politico pubblico, quindi assumere una posizione anche da parte di quest’aula.

Aggiungo che proprio l’anno scorso la Commissione Parità, in congiunta con la Commissione I, ha approvato un atto, una risoluzione all’interno della Sessione europea, che è stata assunta dal Parlamento italiano, dal Governo italiano come posizione italiana all’interno della discussione europea, che faceva richiamo alla Convenzione di Istanbul, così come a tutto l’elemento di consenso.

Quindi, la risoluzione che oggi ci troviamo a discutere altro non è che il prosieguo e l’invito a sollecitare il nostro Governo, il Parlamento europeo, le organizzazioni europee per andare in quella direzione, in coerenza con quanto assunto già precedentemente da quest’aula, in un’occasione, che è quella che approda alle prossime elezioni europee.

Chiudo relativamente a ciò che richiamava la collega Stragliati prima, quando intendeva riportare dei meccanismi che hanno a che fare con la castrazione chimica, con la possibilità o meno di recuperare coloro che si macchiano di un crimine come quello della violenza sessuale.

Io vorrei ricordare che però questo Governo, in particolar modo nel Dipartimento di Amministrazione penitenziaria nazionale, poche settimane fa ha azzerato interamente i fondi per il supporto psicologico riservato ai sex offender, quindi è chiaro, da un lato è legittimo e mi trova assolutamente contrario che, nel momento stesso in cui il Governo vuole esercitare un proprio principio di proporre un tema come quello della castrazione chimica, lo possa fare, e ci sarà poi il dibattito politico su questo, a questo non può essere, secondo me, avallato attraverso la riduzione dei fondi per quanto riguarda il recupero delle persone detenute, pur se colpevoli di crimini odiosi come quello della violenza sessuale.

È evidente che un’impostazione punitiva è l’impostazione della Destra e di questo Governo nei confronti di coloro che, a vario titolo, si macchiano di crimini estensivamente intesi. È chiaro però che, nel momento stesso in cui noi vogliamo rispettare l’articolo 27 della Costituzione, per cui la detenzione è volta al recupero della persona che ha compiuto il diritto, dobbiamo mettere in campo le condizioni.

Dobbiamo farlo sotto il profilo strutturale, quindi garantendo delle carceri degne di questo nome e di un Paese civile, garantendo, come facciamo e abbiamo trattato proprio ieri all’interno del question time, e mettendo a disposizione una serie di servizi sanitari di reinserimento, dobbiamo farlo garantendo a persone che si sono macchiate di crimini come quelli di violenza sessuale anche il supporto per uscire da quella spirale, perché altrimenti non possiamo pensare di trattare la recidiva solo attraverso la castrazione chimica, dobbiamo consentire o impedire una violazione dei corpi nel momento stesso in cui ci ergiamo a paladini della violazione del corpo di una donna tramite la violenza sessuale dobbiamo pensare anche all’impossibilità di una violazione del corpo in termini quasi anche eugenetici, come mi è sembrato dai toni espressi precedentemente.

Cercherei, quindi, di riportare nell’ambito di quello che è l’oggetto della risoluzione il tema, che è una posizione coerente con quanto assunto da questa Assemblea per quanto riguarda la discussione in sede europea.

Siamo tra l’altro nel pieno della discussione della sessione europea, che non tratta questo argomento, perché l’abbiamo già esperito nella sessione precedente, quindi non utilizzare un giusto, se volete, ma difforme dal mio sentimento orientamento politico per non accompagnare un dibattito che in sede europea è assolutamente centrale e che riguarda il tema del consenso e non il tema della punizione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri iscritti a parlare in dibattito generale sulla risoluzione 8001, a prima firma Mori.

A questo punto, passiamo alle dichiarazioni di voto sulla risoluzione. Consigliera Mori, prego.

 

MORI: Grazie, presidente.

Ringrazio ovviamente i colleghi per le riflessioni che hanno consegnato a commento della risoluzione.

Io vorrei sottolineare precipuamente l’oggetto che stiamo discutendo, che è la Direttiva europea. È chiaro che tutte le proposte in discussione in Parlamento possono essere commentabili e possono essere oggetto di valutazione, ma l’oggetto di questa risoluzione è la postura nella prossima Direttiva europea dell’Unione rispetto, in particolare...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ più di silenzio, per cortesia.

 

MORI: Quindi in questo senso mi permetto di ribadire il fatto che, indipendentemente da tutte le proposte pendenti in ordine alla prevenzione e al contrasto alla violenza sulle donne e ai meriti di ciascuno, che non sono in discussione oggi, questa risoluzione vuole sostenere e supportare il rafforzamento di una Direttiva europea, che si appalesa essere un indebolimento degli strumenti di prevenzione e contrasto, in particolare del reato di stupro.

Questo è il tema oggetto della discussione e su questo noi confidiamo ci sia una convergenza ampia, perché abbiamo bisogno di far sentire, soprattutto a livello europeo, la nostra pressione.

Tra l’altro, con il Governo che è adesivo rispetto al rafforzamento della prevenzione e contrasto rispetto al reato di stupro. Quindi, non c’è alcun posizionamento dialettico, politico, strategico o tattico. Ci sono le donne, il loro destino, che non può essere un destino di violenza, e ci sono gli strumenti. Noi in Emilia-Romagna abbiamo cercato di costruire politiche di prevenzione e contrasto attraverso strumenti concreti di prevenzione e contrasto.

Visto che le direttive europee sono strumenti che ci ispirano sempre molto e sono canali anche di finanziamento e di supporto alle nostre normative interne, se le direttive sono deboli, le leggi sono deboli; se le direttive sono forti, le leggi sono forti.

Siamo in un’Europa che vogliamo democratica, sociale e femminista, possibilmente. Vi offriamo una possibilità di rafforzare questi concetti.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Mori.

Altri in dichiarazione di voto? Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Anche per quanto espresso prima nella discussione generale, ovviamente il nostro voto sarà favorevole. Anch’io vorrei rivolgere un appello all’altra parte di quest’aula, per non essere indifferente rispetto a quanto qui è compreso. Di nuovo, il tema nello specifico trattato da questa risoluzione credo sia nella coerenza non solo di ciò che ha fatto la Regione Emilia-Romagna, ma sia nella coerenza della difesa dei diritti delle donne, nell’assunzione dell’elemento del consenso come discrimine per valutare anche come deve essere configurato un atto di violenza sessuale. Non entra, ovviamente, in quelli che sono gli elementi di carattere punitivo o coercitivo, però aiuta, sostanzialmente, lo diceva bene la collega che mi ha preceduto, a dare un inquadramento, anche nella trattazione in sede giudiziale, in sede di indagine, in sede di accompagnamento di chi è stata vittima di violenza, nel vedersi riconosciuto, da un lato, un diritto e, dall’altro, la condizione del sentirsi accolta e di non essere costretta a una sorta di vittimizzazione secondaria. Non può essere che il “come eri vestita” (che a volte abbiamo visto presente sulla stampa, ma che, per esempio, è stato oggetto di una mostra; so che alcune colleghe hanno presenziato in questi giorni proprio a questa mostra itinerante, molto toccante e interessante), che indossare quella camicia, quella gonna, quei pantaloni, quelle scarpe sia l’alibi o il messaggio attraverso il quale si trasmette un consenso, che, invece, non è espresso in maniera esplicita.

Rinnovo l’appello, proprio perché non si tratta di un atto, credo io, in questo senso, che ci deve vedere su fronti opposti, ma ci deve vedere uniti come aula, come uomini, come donne nel mettere al centro una questione, che è quella del consenso, che non può essere trascurata.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Altri in dichiarazioni di voto? Io non ho altri iscritti a parlare in dichiarazione di voto.

A questo punto, mettiamo in votazione la risoluzione oggetto 8001, a prima firma consigliera Mori.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 8001 è approvata per alzata di mano a maggioranza dei presenti)

 

OGGETTO 8003

Risoluzione per impegnare la Giunta a sospendere il proprio provvedimento che con DGR n. 2242 del 18/12/2023 ha stabilito l’aumento della quota di compartecipazione dell’utente/Comune al costo dei servizi “Casa residenza anziani-CRA” e “Centro socioriabilitativo per persone con disabilità-CSRR. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Occhi, Pompignoli, Rainieri, Delmonte, Rancan, Liverani, Catellani, Stragliati, Bargi, Montevecchi, Bergamini

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’oggetto 8003: risoluzione che impegna la Giunta a sospendere il proprio provvedimento che ha stabilito l’aumento della quota di compartecipazione dell’utente/Comune al costo dei servizi “Casa residenza anziani-CRA” e “Centro socioriabilitativo per persone con disabilità”, a prima firma Marchetti Daniele.

Su questa risoluzione è stata avanzata una proposta di emendamento interamente sostitutiva, a firma del consigliere Marchetti Daniele, ed è anche abbinata la risoluzione 8003/1, che impegna la Giunta a implementare nei tempi previsti le disposizioni necessarie al fine di garantire un miglior accesso e una maggiore equità nei servizi sociosanitari residenziali per anziani e per persone con disabilità, a prima firma Maletti.

A questo punto, apriamo la discussione generale congiunta, sapendo che ci sono due risoluzioni e che è stato presentato un emendamento a firma Marchetti Daniele.

Prego, consigliere Marchetti.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Spero che l’assessore Taruffi riesca comunque a partecipare a questa discussione, perché credo sia importante e di interesse anche del suo assessorato, perché stiamo parlando ovviamente di un tema che è già stato toccato in realtà anche ieri con un question time, con un’interpellanza, e che è stato poi oggetto in maniera più ampia anche di diverse discussioni nei passati mesi, quando abbiamo discusso del riparto del Fondo regionale per la non autosufficienza oppure sempre sul monitoraggio relativo al Fondo regionale per la non autosufficienza.

C’è però un elemento di novità rispetto a ciò che abbiamo già dibattuto all’epoca, ovvero quell’aumento sulle rette che è piovuto sulla testa delle persone ospitate all’interno delle strutture residenziali e dei loro familiari, che è piombato sulla testa di queste persone con una delibera datata 18 dicembre 2023, una delibera prenatalizia, che è arrivata all’improvviso, per soddisfare ovviamente la necessità di andare incontro alle esigenze giustamente dei soggetti gestori di queste strutture vuoi per l’inflazione o per altri aumenti dei costi del lavoro, anche in seguito all’emergenza sanitaria, che ha portato all’introduzione di misure e dispositivi che hanno effettivamente portato a un aumento dei costi gestionali.

Il punto quindi non è questo, il punto è che si è deciso di portare avanti questa operazione senza il benché minimo coinvolgimento dell’Assemblea, innanzitutto, dopo che abbiamo parlato in diverse occasioni della gestione del Fondo regionale per la non autosufficienza, che è fondamentale per gestire questi servizi, e l’avete fatto evidentemente anche senza coinvolgere le parti sociali.

Preso atto di questa situazione, avevamo presentato la prima versione della risoluzione che è stata depositata e, guarda caso, qualche giorno dopo, per evitare sicuramente il presidio che avevano già annunciato i sindacati qui sotto il palazzo della Regione, avete convocato un incontro, un confronto con le stesse parti sociali, che ha portato ad una soluzione per superare la situazione spiacevole che si era andata a creare con la delibera la delibera n. 2242 del 18 dicembre 2023.

La delibera portava ad un aumento annuo di ben 1.500 euro a persona ospitata all’interno di queste strutture, quindi un’operazione dal punto di vista economico sicuramente molto pesante per queste famiglie.

Ovvio che oggi, alla luce di questo nuovo accordo che è stato siglato con le parti sociali, che impegna la Giunta regionale ad introdurre nel 2025 l’applicazione dei criteri legati all’ISEE e impegna la Giunta in fase di assestamento a stanziare 10 milioni di euro sul Fondo sociale regionale, per andare ad abbattere questo aumento che altrimenti peserebbe sugli utenti, tramite ovviamente i Comuni, perché il Fondo sociale regionale si può utilizzare tramite questa via, alla luce di questa novità, chiaramente abbiamo dovuto aggiornare il nostro documento.

Da qui è nata l’esigenza di presentare un emendamento, che va a sostituire, dal primo punto all’ultimo, la nostra proposta, una proposta che però trova dei capisaldi che restano, ovvero quelli legati ad una corretta gestione del Fondo regionale per la non autosufficienza, che trovano un altro caposaldo anche in una proposta che ha sempre portato avanti la collega Catellani, per creare le condizioni per allontanare il più possibile il ricovero all’interno di queste strutture degli anziani o dei disabili non autosufficienti, creando le condizioni presso il proprio domicilio, proposte sempre finalizzate al miglioramento di questo servizio.

Questo anche dal punto di vista economico, perché ci siamo già confrontati su questo tema ed è per questo che mi auguravo di vedere l’assessore Taruffi qui in aula, ma evidentemente avrà altri impegni istituzionali, ci mancherebbe! Ci siamo sempre confrontati, ad esempio, su quel residuo che si è registrato sul Fondo regionale per non autosufficienza, che ha ricordato ieri durante il question time il consigliere Rainieri.

Nel 2022 sono restati nelle casse dei distretti sociosanitari della nostra Regione ben 35 milioni di euro non utilizzati. Da qui nasce la versione, che voi ci propinate continuamente, ovvero quella che questa situazione è un po’ fisiologica ed è dovuta al fatto che c’è un disallineamento tra lo stanziamento regionale e l’effettivo stanziamento e riconoscimento delle risorse nazionali. In parte è vero, per carità, però lo stesso assessore Taruffi, quando abbiamo discusso il monitoraggio sul Fondo regionale per la non autosufficienza, per il quale ci abbiamo messo sei anni a visionarlo, dalla sua introduzione, ha ammesso e ha promesso che dal prossimo anno la situazione, per quanto riguarda i residui che puntualmente si registrano, migliorerà. Giocoforza, a questo punto, evidentemente questa situazione che ci ritroviamo anno dopo anno un residuo non è poi così fisiologica se l’assessore è in grado di promettere un miglioramento da qui al prossimo anno. Significa che un margine d’azione a livello regionale, almeno sulle risorse nostre regionali, c’è eccome. Sappiamo benissimo tutti che sul Fondo regionale per la non autosufficienza, ovviamente, gran parte di queste risorse, altrimenti non si chiamerebbe Fondo regionale per la non autosufficienza, sono di derivazione regionale. Su quelle, evidentemente, noi abbiamo la possibilità di agire.

Comunque, abbiamo avuto la dimostrazione di questa situazione un po’ anomala anche dal fatto che ci sono distretti sociosanitari che il residuo lo hanno azzerato. Quindi, o sono dei fenomeni in quei distretti sociosanitari o significa che, evidentemente, qualcosa si può fare.

Preso atto di questa situazione, ovviamente, apprendiamo che avete deciso di superare queste difficoltà agendo su un altro fronte. Va bene. L’importante, a nostro avviso, è risolvere la problematica e non pesare ulteriormente sulle tasche dei cittadini.

Avete deciso, per il corrente anno, di agire sul Fondo sociale regionale. Probabilmente perché non volevate fare un’apertura nei confronti della Lega e dire “va bene, possiamo lavorare sul Fondo regionale per la non autosufficienza”. Non ci interessa. Lo ribadisco: l’importante è trovare una soluzione per non gravare ulteriormente, dal punto di vista economico, sulle famiglie e dare anche delle risposte ai soggetti gestori di queste strutture.

Ho visto, però, che è stata presentata una risoluzione dalla consigliera Maletti, se non erro, come prima firmataria, a firma PD, comunque, che va, in sostanza, un po’ nella stessa direzione, ma con una posizione più sfumata. È sparito l’impegno che noi volevamo mettere al centro del dibattito, ovvero quello di garantire un confronto intermedio anche in sede di Commissione. Tra l’altro, l’assessore Taruffi, che ringrazio, ho visto che è rientrato in aula, ha anticipato ‒ mi pare d’aver capito ‒ un coinvolgimento della Commissione. Ieri, rispondendo sempre al consigliere Rainieri.

Quindi, a maggior ragione, mettere nero su bianco su un indirizzo di questo tipo un impegno da dare alla Giunta per prevedere un passaggio intermedio, che non sia una semplice informativa, ma un parere come Commissione, ritengo sia più che opportuno.

Credo che le condizioni per arrivare a una proposta condivisa ci siano. È chiaro che ascolteremo, adesso, con attenzione le argomentazioni della maggioranza. Ci riserveremo, successivamente, di valutare o meno una modifica o una condivisione di uno dei due testi.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Marchetti.

Consigliera Maletti, prego.

 

MALETTI: Grazie, presidente.

La popolazione nella regione Emilia-Romagna con più di 75 anni è di 517.000 persone, che rappresentano l’11,7 per cento della popolazione complessiva. Gli over 80 sono 314.652, cioè il 7,1 per cento della popolazione complessiva. Questo grazie a un tema di aspettativa di vita che viene garantito dalla nostra sanità, ma anche dalla socialità che c’è nei nostri territori, il che vuol dire quasi 84,4 anni di aspettativa di vita e di vita media per le donne e 81 per gli uomini.

Questo, però, che cosa vuol dire? Vuol dire che buona parte di questa popolazione ha sicuramente patologie croniche, pluri-patologie, situazioni di fragilità e anche di non autosufficienza. Per questo la Regione Emilia-Romagna, diversi anni fa, facendo un accordo con le parti sociali, ma anche con tutti i partiti di maggioranza e di minoranza, ha istituito il Fondo regionale per la non autosufficienza, proprio per dare risposte a questa fetta consistente di popolazione e alle loro famiglie che hanno bisogno di servizi. Servizi che in parte sono stati accreditati, soprattutto quelli relativi alla residenzialità e semi-residenzialità, ma anche tutto un insieme di servizi di prossimità e di domiciliarità.

Uno dei problemi che noi abbiamo in questo periodo è che l’assistenza domiciliare di tipo sanitario non è prevista nei LEA. Questo vuol dire che la nostra Regione, come altre, ha deciso di impegnare fondi extra LEA e di finanziare tutto un insieme di servizi e di opportunità legate alle famiglie e anche a persone con fragilità e anche non autosufficienza, che vengono gestite a domicilio.

Questi servizi, come è stato detto anche dall’assessore ieri, rispondendo alle minoranze, sono accreditati con un accreditamento che è stato prorogato fino al 31 dicembre 2024. Da alcuni anni, prima con l’assessore Donini, poi con l’assessore Taruffi, noi ci stiamo confrontando, forse non a sufficienza, rispetto a queste norme per il futuro accreditamento, che devono dare risposte e tenere conto anche di cambiamenti normativi in atto.

In ambito sanitario noi abbiamo il decreto ministeriale n. 77, che definisce tutto un insieme di nuovi parametri rispetto anche a risposte sulla domiciliarità, ma non solo.

Manca quella vasta gamma di servizi e di rete sanitaria che va dagli ospedali hub fino alle farmacie, per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini. Cosa vuol dire da uno studio fatto? Che l’applicazione del decreto ministeriale n. 77 nella nostra Regione per essere compiuta in tutti i territori vorrebbe dire l’assunzione di 5.400 operatori tra medici, infermieri, OSS, tecnici di laboratorio e quant’altro, quando, per tutto un insieme di vincoli normativi fissati a livello nazionale, ma anche una sottovalutazione e sottostima del finanziamento sanitario, è definito un calo fino ad arrivare al 6,2 per cento del PIL, ma soprattutto il vincolo il tetto di spesa rispetto al personale sanitario.

Secondo me, questo nella nostra Regione è doppiamente penalizzante rispetto alla mobilità attiva che abbiamo da altre Regioni, perché, essendo fatto solo sul calcolo pro capite dei residenti, non tiene conto di quei milioni di prestazioni che noi facciamo avendo una sanità di qualità, anche se negli ultimi anni è calata rispetto a un tema di prestazione di garanzie sanitarie che stiamo garantendo a persone che decidono di fare dei viaggi di tipo sanitario per venire in Emilia-Romagna a farsi curare.

Rispetto alle risposte che vengono date alle persone con non autosufficienza mi permetto di sottolineare due cose, anzi tre. La prima: rispetto al sociale siamo ancora in attesa sia da Governi di Centrosinistra che di Centrodestra dei decreti attuativi rispetto alla legge n. 328 del 2000, siamo ancora qua in attesa dei decreti attuativi e dei relativi finanziamenti.

Questo vuol dire che non in tutte le Regioni purtroppo, ma nella nostra sì, con la legge regionale n. 2 del 2003 abbiamo dato tutto un insieme di risposte e di finanziamenti, però vediamo che sulla non autosufficienza abbiamo un Fondo nazionale che è di importo inferiore a quello che viene erogato dalla Regione Emilia-Romagna, logicamente applicando una tassazione maggiore ai cittadini che risiedono in Emilia-Romagna, però anche l’ultima legge della non autosufficienza, come la legge n. 328, rischia di rimanere scritta, ma di non essere esigibile. Anche questa non ha i decreti attuativi e tantomeno i finanziamenti.

Una delle altre cose che è successa questa settimana è un’opportunità rispetto alle famiglie che danno risposta alla domiciliarità, cioè la decontribuzione rispetto ai contributi di colf e badanti. Il Ministero ha deciso di dare questa opportunità solo alle famiglie che hanno un ISEE inferiore ai 6.000 euro. Questo vuol dire dare questa opportunità a famiglie che nella maggior parte dei casi non sono neanche in grado di pagare una colf o una badante rispetto ai nuovi parametri dei contratti collettivi nazionali.

Questa rischia quindi di non essere un’opportunità, proprio perché rischia di non essere esigibile dalla maggior parte delle famiglie che accudiscono al proprio interno una persona anziana o non autosufficiente.

Cosa vuol dire questo? Rispetto a quello che diceva il consigliere Marchetti, indubbiamente noi abbiamo questa rete di servizi, che oggi è meno sufficiente di ieri rispetto alla risposta e ai bisogni. Di questo siamo purtroppo consapevoli tutti, da un lato perché, come abbiamo detto, aumenta l’aspettativa, di conseguenza il numero degli anziani e delle persone fragili e non autosufficienti, da un altro perché anche la maggior parte degli Enti locali sta blindando i propri bilanci rispetto a un tema di compartecipazione della costruzione di attività e, soprattutto, di risorse, di muri legati al PNRR. Questo limita sicuramente la possibilità degli Enti locali di fare delle scelte per destinare risorse per aumentare il numero dei servizi e anche la possibilità di dare servizi più completi rispetto all’accudimento di queste persone. Da 14-15 anni, la compartecipazione, le tariffe pagate ai soggetti gestori, tranne una piccola quota nel 2015, non era mai stata aggiornata. Voi capite che, in 14-15 anni, un tema di aumenti legati agli aumenti dell’inflazione, dei costi delle materie prime, ma anche agli aumenti dei contratti sia ANASTE che delle cooperative sociali e anche l’aumento dei costi energetici, ha comportato che la maggior parte dei soggetti gestori, venendo anche da due anni legati al Covid... Il che vuol dire, da un lato, aver avuto molte più spese, in parte rimborsate per i ristori. La Regione Emilia-Romagna è stata una di quelle che più è stata attenta anche a rispondere a questi aumenti di spesa. Però, dopo due anni di non utile di questi soggetti gestori, hanno portato una parte di loro, avendo avuto anche i bilanci in disavanzo, a chiedere, pena in alcuni territori anche il tema di riconsegna delle chiavi, degli aumenti.

Questi aumenti chi li paga? Sicuramente una parte delle famiglie. Però c’è un tema al quale noi dobbiamo rispondere. Questi servizi sono limitati. In tutti i territori noi abbiamo le liste d’attesa che stanno aumentando. Che cosa vuol dire? Che a una famiglia che chiede un servizio nel privato costa oggi quasi il doppio che nei servizi accreditati. Noi abbiamo un problema anche di equità. Abbiamo bisogno di aumentare i posti e di aumentare anche la platea di risposte che vengono date.

Per questo motivo si sono fatti un insieme di ragionamenti di aumenti di tariffe, di aumento di compartecipazione. È vero che dal 1° gennaio 2025 in tutti i territori della regione Emilia-Romagna sarà in base all’ISEE, ma non è che oggi in nessuno dei territori è fatto in base all’ISEE. Nella maggior parte dei Comuni, con propri Regolamenti comunali, è già oggi in base all’ISEE. Non è che i 4.10 euro vengono pagati da tutti. Vengono pagati prevalentemente da chi ha un reddito alto. Soggetti di reddito alto che, se fossero fuori da questi servizi accreditati, pagherebbero molto di più, quasi il doppio di quello che pagano oggi, rispetto a un tema di compartecipazione.

Poteva essere fatta meglio? Sì. Poteva essere gestita meglio? Sì. Poteva esserci un maggior coinvolgimento della Commissione? Sì. Però, oggi, che cosa facciamo?

L’assessore ieri ha dato disponibilità rispetto ad un maggior coinvolgimento della Commissione. Bene. Ma l’assessore finora è venuto in Commissione a rapportarsi rispetto a tutto un insieme di decisioni che sono state fatte e che vengono prese. Da qui a fine anno, abbiamo una grande sfida per ridefinire i termini dell’accreditamento. Mesi fa anche l’assessore Donini è venuto in Commissione a dire che sono cambiati anche i bisogni delle persone ospitate, ad esempio, nelle case residenza. A questo punto, noi siamo chiamati a dare risposte da un punto di vista sanitario, da un punto di vista sociale, proprio perché è una delle cose che hanno sempre contraddistinto le scelte della Regione Emilia-Romagna, che in queste strutture non vengono lasciate le persone in attesa della morte e basta, ma c’è proprio un insieme di servizi legati alla socialità, all’attenzione, al valorizzare quelle capacità residue delle persone anziane. Con il Covid abbiamo dovuto togliere anche tutto un insieme di buone prassi, che oggi dobbiamo ridare impulso anche alle strutture per riprendere. Su questo abbiamo bisogno di risorse.

C’è un tema di Fondo regionale per la non autosufficienza e di risorse che non sono utilizzate dai distretti. Però noi vediamo che, invece che 35 milioni, ad esempio, alla fine dell’anno 2022 sono stati 16 milioni. Come vengono utilizzate queste risorse indubbiamente lo dobbiamo decidere insieme. Su questo, e devo dare atto anche al consigliere e vicepresidente Marchetti che tutte le volte lo chiede, c’è un tema anche di monitoraggi che devono essere portati in Commissione.

Su questo abbiamo bisogno di lavorare insieme. Abbiamo bisogno di lavorare insieme per definire insieme quale livello di salute, ma anche di socialità e di aspettativa di vita vogliamo garantire alle persone fragili e non autosufficienti della nostra regione. Anche perché su questo le famiglie, indipendentemente dal reddito che hanno, non possono essere lasciate sole.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Maletti.

Altri? Consigliere Paruolo, prego.

 

PARUOLO: Grazie, presidente.

Condivido l’importanza che è stata già sottolineata dalla collega Maletti che mi ha preceduto, e di cui condivido completamente l’intervento, l’importanza, appunto, del dialogo e dell’accordo che c’è stato, quindi l’importanza, a questo punto, di implementare questo accordo per fare in modo che vengano date risposte significative e importanti a una serie di categorie di cittadini che sempre più rappresentano un tema di cui dobbiamo occuparci anche in modo innovativo.

Ma oltre all’agenda dell’immediato futuro, quella che ci viene consegnata da questo accordo, quindi dal fatto che si possa cercare di dare delle risposte, e c’è stato uno sforzo importante, che credo vada riconosciuto, sia alla Giunta, che alle parti sociali che con la Giunta hanno dialogato, e adesso c’è questo atto che coinvolge l’Assemblea legislativa, che impegna anche noi in questo tipo di contesto, mi faceva piacere cogliere questa occasione per fare però una sottolineatura più in prospettiva sul futuro. Noi cioè dobbiamo avere la consapevolezza che non stiamo affrontando un tema che ha un’importanza calante nel prossimo futuro, ma è del tutto prevedibile che crescerà la richiesta di servizi per le persone anziane, come cresceranno le persone anziane.

Parlando da boomer, quindi nato negli anni… Una volta “figli del baby-boom” era una frase che veniva usata per indicare noi giovani, però sono passati un po’ di anni da allora, e adesso viene purtroppo usata con un’accezione un pochino meno positiva. Dobbiamo avere consapevolezza però che dobbiamo ragionare su una popolazione anziana che è in continua crescita, anche per problematiche relative al calo delle nascite, ma sono questi, ovviamente, temi diversi che meritano di essere affrontati, come li stiamo affrontando, in contesti di tipo diverso. A queste persone però dovremmo dare una prospettiva che non è detto possa essere garantita semplicemente ampliando il numero di posti nelle case protette, nelle residenze per anziani, e così via. Certamente sarà necessario incrementare, però non può essere questo l’orizzonte con cui noi iniziamo a ragionare.

All’interno di questa risoluzione, quindi, credo che non vada sottolineato soltanto l’oggetto specifico dell’accordo, ma anche un metodo, cioè ci deve essere un coinvolgimento importante in cui ampliamo il ragionamento e coinvolgiamo le parti sociali proprio per immaginarci uno schema che possa essere anche diverso e ampio.

Io da sempre sono convinto, e approfitto per richiamarlo in questa sede, che un modello che possa reggere per il futuro è un modello in cui non ci siano ruoli separati in cui da un lato c’è l’istituzione che si occupa delle persone che riescono a superare la soglia della presa in carico, e dall’altra parte c’è il resto del mondo in cui ci sono le persone che non vengono prese in carico e di cui si occupano tendenzialmente il volontariato, l’associazionismo e i caregiver più o meno riconosciuti.

Noi dobbiamo riuscire a integrare questi due mondi, a introdurre elementi di flessibilità, a fare in modo che le persone possano essere curate maggiormente presso il loro domicilio, in cui le associazioni, il volontariato… Penso anche ai tanti anziani che stanno bene, che possono essere di supporto a persone che sono loro coetanee, oppure leggermente più anziane, a cui possono svolgere tutta una serie di servizi. Ma non possiamo pensare di delegare semplicemente a ciò che non è istituzione, dobbiamo approfondire i legami, riuscire a creare un sistema che si integri, in cui il volontariato e il terzo settore siano un tassello importante di uno schema in cui anche l’istituzione gioca con maggior flessibilità, tale che se c’è bisogno di mandare una volta ogni tanto un infermiere a fare una visita a una persona nella propria casa, questo possa essere fatto e non semplicemente che debba prima essere svolta una lunga procedura che consenta di capire se questa persona è completamente in carico all’istituzione oppure no. Cosa che avviene attualmente, con schemi che sono un po’ rigidi, per cui se uno entra nell’assistenza domiciliare costa sostanzialmente più o meno quanto costa una persona che è all’interno di una residenza protetta, o se invece non rientra, rimane fuori. Noi abbiamo bisogno di allargare queste maglie, abbiamo bisogno di un ragionamento che ci consenta di guardare al futuro.

Senza prendere troppo tempo quindi, mi faceva piacere in questo contesto sottolineare come il passaggio che oggi qui sottolineiamo come positivo sia sicuramente un risultato positivo su cui lavorare, anche in una prospettiva immediata. Ma gli interlocutori con cui questo ragionamento è stato fatto sono gli stessi interlocutori con cui dobbiamo ragionare anche su una prospettiva più di medio e lungo termine, in cui fra dieci, quindici anni il numero degli anziani sarà con ogni probabilità molto maggiore, una prospettiva in cui abbiamo bisogno di uno schema che non sia semplicemente quello di dire “abbiamo bisogno di raddoppiare o triplicare i posti all’interno delle residenze assistite”. Altrimenti, credo che incontreremmo dei limiti oggettivi, anche di risorse. Quindi, se da un lato giustamente chiediamo che vengano investite più risorse, dall’altro dobbiamo riuscire a mettere in campo anche una capacità di pensare a uno schema futuro, in cui l’integrazione fra i nostri operatori professionali dei servizi sanitari e dei servizi sociali, il terzo settore e un mondo del volontariato e dell’associazionismo sia tale da riuscire a costruire una rete sul territorio, che abbia degli elementi di flessibilità.

Questo per potersi fare carico anche di quelle (lasciatemelo dire così) piccole défaillance per cui una persona possa essere assistita in un momento di crisi senza diventare necessariamente una persona che viene trasferita all’interno di una residenza assistita, ma grazie a questo aiuto possa restare autonoma, perché c’è una rete, perché non è da sola, non si è costretti a fare una scelta fra il ricovero e l’abbandono.

Dobbiamo popolare quella terra di mezzo fra il fatto che uno sia in grado di provvedere a se stesso e il fatto che qualcun altro debba provvedere a lui, riuscendo a suscitare e a supportare in modo serio tutte le figure del mondo intermedio.

Noi dobbiamo essere onesti e sinceri con noi stessi, possiamo citare come esempio positivo la legge sui caregiver che abbiamo fatto in questa Regione, che indica una strada, e dobbiamo, al tempo stesso, essere consapevoli che questa legge indica una strada, che però deve essere ancora dotata di sostanza, se vogliamo riuscire ad ottenere dei risultati.

Mentre ragioniamo ‒ ripeto ‒ sull’immediato, per dare delle risposte a chi adesso è assistito secondo uno schema tradizionale, che costituisce anche un motivo di orgoglio e di vanto per la qualità che riesce a mettere in campo e per l’insieme delle risorse che sono state investite per la cura delle persone anziane, al tempo stesso dobbiamo avere la consapevolezza che non è semplicemente facendo crescere a dismisura questo schema che potremo trovare risposte per le sfide del futuro.

 È infatti soltanto attraverso una collaborazione, un dialogo, un riuscire a popolare questo livello intermedio che consenta di amplificare la nostra capacità di intervenire su situazioni in cui le persone possono ancora essere aiutate a rimanere nella loro casa, anche se hanno livelli di autonomia non più ottimali, in modo da ritardare il più possibile il momento in cui sarà necessario intervenire con una soluzione più radicale, come quella rappresentata dal ricovero in una struttura permanente.

Credo che sia una sfida non soltanto da vedere come problema, perché certo c’è il tema di dare risposte a queste persone, ma anche come opportunità, perché c’è un mondo importante di volontariato, di terzo settore, di caregiver che sono a disposizione, che, se noi riusciamo a supportare efficacemente, potrà sentirsi riconosciuto e dare un apporto ancora più importante al sostegno del modello nuovo che riusciremo a mettere in campo.

Mi faceva piacere in questo contesto ricordarlo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Paruolo.

Qualcun altro vuole intervenire in dibattito generale? Io non ho altre richieste di intervento.

A questo punto, a conclusione del dibattito, passo la parola all’assessore Taruffi.

 

TARUFFI, assessore: Grazie, presidente.

Alcune precisazioni e una considerazione. Sul lavoro svolto ribadisco la disponibilità a venire in Commissione a illustrare un lavoro che ha a che fare con il punto finale di quel lavoro, che sono delibere di Giunta che credo sia opportuno condividere con la Commissione e offrire alla discussione dei commissari, così come abbiamo fatto in passato su altri oggetti, così come per la prima volta abbiamo fatto la clausola valutativa, la valutazione del Fondo in Commissione, per cui non ho alcun problema, anzi penso che siano solo occasioni utili, posto che ci si ascolti.

Non lo dico al consigliere Marchetti, ma posto che ci si ascolti, perché ieri in aula ho detto che noi porteremo in approvazione in Giunta le delibere con le regole e i criteri per il nuovo accreditamento entro marzo-aprile, non è che non ho risposto alla domanda, ho detto marzo-aprile.

Se poi qualcuno pensa di andare sulla stampa a dire che l’assessore non ha risposto, è un problema di chi va sulla stampa e dice cose non vere, per fortuna siamo filmati, siamo registrati, c’è la trascrizione, perché io ho detto “andremo in Giunta entro marzo-aprile”, non è che non ho risposto, ho detto marzo-aprile.

Bisogna ascoltarsi, così come è utile che ci ascoltiamo quando diciamo dei residui del fondo, perché posso dirlo anche altre 25 volte, i ritardi sul fondo e su come vengono impiegate le risorse del Fondo regionale per la non autosufficienza dipendono sostanzialmente dai tempi con cui il Governo – attenzione, non questo Governo, lo dico due volte, non questo Governo, ma il Governo – tradizionalmente trasferisce le risorse alle Regioni.

A noi i soldi dallo Stato ci arrivano a luglio, settembre, e in due, tre settimane facciamo la ripartizione sui territori.

Arrivo anche a dire: siccome su 543 milioni sono 62 quelli che arrivano dallo Stato, però arrivano con quei tempi, con quei modi, e noi facciamo la ripartizione. Dopodiché, se vogliamo continuare a dire che non si spendono i soldi, va bene, ditelo, tanto non c’è mica nessun problema. Non è vero, non è vero, però volete dirlo? Continuate a dirlo.

So che c’è una vecchia tradizione, che alle volte qualcuno riutilizza, che ripetendo la stessa bugia mille volte diventerà realtà. Ma non è così. Non è così. Non dirò chi è l’ideatore di questa tesi, qualcuno lo saprà, però mi pare che ogni tanto riecheggi.

Ora, stando sul pezzo, per essere molto pratici, condivido le riflessioni che faceva adesso il consigliere Paruolo. Noi discutiamo di un sistema, quello della presa in cura e dell’erogazione dei servizi per una quota di popolazione fragile, che numericamente e demograficamente aumenterà molto nei prossimi anni; quindi, le persone con più di 75 anni che non sono autosufficienti saranno sempre di più, quindi dobbiamo strutturare un sistema aggiornandolo, da questo punto di vista. Quindi, strutture sociosanitarie, finanziamenti per garantire la migliore qualità dei servizi; dire che con l’accreditamento si rischia di dare meno servizi e farli pagare di più è esattamente il contrario di quello che stiamo facendo, ma va bene, non è problema, tanto… Però ci sono le strutture, ci sono i 16.000 posti che dobbiamo aumentare, e uno degli obiettivi che ci siamo dati è aumentare quei posti, 16.000 posti accreditati in strutture sociosanitarie; ce ne sono altri 2.000 per le persone disabili. Dobbiamo aumentarli, però dobbiamo anche pensare che non è sufficiente aumentare i posti, ma dobbiamo fare politiche, lo diceva bene il consigliere Paruolo, sul tema della domiciliarità, quindi offrire garanzie e risorse anche da questo punto di vista per fare in modo che la scelta di arrivare alla struttura sia l’ultima, prima di tutta una serie di percorsi.

Lo dico anche qui, visto che spesso facciamo dibattiti non collegati tra di loro, in questa Regione ci sono 50.000 assistenti domiciliari, più tradizionalmente dette badanti, 50.000 con contratti regolari. Sicuramente poi ci sarà un’altra quota che è presente e che non ha contratti regolari, perché sappiamo che esiste anche questo. Io sto sui 50.000.

Sfido chiunque domani mattina a fare a meno di quelle 50.000 persone che si prendono cura degli anziani nelle nostre case, che danno un servizio fondamentale che, lo dico come nota a margine, nel 99,9 per cento dei casi arrivano da Paesi stranieri. Perché quando si parla dell’immigrazione sarebbe utile ogni tanto discutere anche dei termini di realtà.

Detto questo, strutture sociosanitarie, risorse che stiamo mettendo e continueremo a mettere - ho detto - sul fondo regionale per la non autosufficienza, domiciliarità, sono due criteri sui quali stiamo impostando il lavoro per la riforma complessiva del sistema dell’accreditamento e dei servizi ad essi collegati.

Ci saranno le Commissioni, verremo e vi potremo tranquillamente rendere conto di tutto il lavoro che stiamo facendo in stretto contatto con Enti locali, con organizzazioni sindacali, con i rappresentanti dei gestori. Per essere chiari anche qui, perché a me piace usare il linguaggio della chiarezza, per i gestori, come ho detto ieri, ci sono le ASP, ci sono i privati-privati e c’è il privato sociale. Tradotto ancora più semplice, ci sono le centrali di cooperazione, così come i privati-privati.

Io incontro tutti, al Tavolo ci sono tutti, perché ovviamente questo è quello che dobbiamo fare.

In questo quadro, quindi riscrivere le regole e avendo a cuore il potenziamento e miglioramento della qualità del servizio e anche condizioni di lavoro perché, altro tema di cui vorrei che discutessimo, qualche giorno fa ‒ l’ho detto ieri ‒ le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative hanno sottoscritto con le centrali di cooperazione il nuovo contratto collettivo di categoria che vorrà dire più risorse per lavoratrici e lavoratori professionisti di quel settore che sono poco pagati per il lavoro che fanno, che ha una ricaduta diretta sulle competenze della Regione, perché su quello dovremmo intervenire per dare e remunerare una parte di quell’aumento contrattuale.

Quindi, risorse sul fondo regionale per la non autosufficienza, 543 milioni. Siccome leggo anche qui che si citano altre Regioni, io sfido chiunque di voi… Però ogni tanto una sfida accettatela, una ogni tanto. Portatemi qua il fondo regionale delle altre Regioni, lo paragoniamo a quello dell’Emilia-Romagna e poi facciamo tutte le discussioni che volete. Fondo regionale, paragonato il nostro a quello delle altre. Poi facciamo tutte le discussioni che volete. Però portiamoci una volta dei numeri, perché altrimenti vi devo ricordare che mettiamo 4 milioni di euro all’anno per tre anni, gli scorsi, per dare una mano alle ASP per pagare l’IRAP.

Perché vi informo, visto che siamo sempre in questa dinamica, che il Governo applica una tassazione differente alle ASP rispetto alle altre realtà che gestiscono i servizi, quindi alle ASP si fa pagare di più. Basterebbe che il Governo intervenisse ma non lo fa. Noi, che cosa facciamo? Ci mettiamo 4 milioni per dare una mano alle ASP; quindi, aziende di servizi alla persona pubbliche gestite dai Comuni che sono, come sapete, fortemente in difficoltà.

Come vi dicevo contratti collettivi, che vuol dire maggiori risorse anche a carico della Regione.

Su tutto questo un elemento che ieri ho citato ma che voglio riprendere, perché ieri eravamo in Commissione politiche sociali, oggi sono andato in Conferenza delle Regioni insieme a tutte le altre Regioni a dire al Governo che sul decreto legislativo, recante disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, abbiamo negato l’intesa. Perché? Perché quella misura, quel decreto, con la pretesa di dare una mano alle persone anziane, in realtà che cosa fa? Stabilisce due cose. Intanto, invarianza di risorse, quindi sottofinanziamento del fondo nazionale per la non autosufficienza. Diciamolo.

Noi ci abbiamo messo 30 milioni in più nell’ultimo anno e mezzo, il Governo meno. Non lo dice Taruffi che è sempre quello… Lo dicono tutte le Regioni italiane, tutte.

Dopo, se quelli che governano i due terzi delle Regioni di un colore politico quando entrano in Consiglio regionale in Emilia-Romagna non sanno, non vedono e non credono, non è colpa mia, parlate con i vostri colleghi. Non che sono in minoranza, quelli che governano, perché oggi c’erano quelli che governavano. Da un lato.

Dall’altro introduce. Siccome sulla questione dei servizi facciamo pagare… Il contributo previsto dal decreto ha un perimetro che è 6.000 euro di ISEE, 6.000 euro. Vuol dire che una famiglia normale, normale, quelle di cui sempre vi proiettate a essere difensori… Normale… 6.000 euro, vuol dire che quel contributo non lo vedono neanche da lontano.

Quindi stiamo dicendo che una famiglia media italiana che ha una persona con disabilità, o una persona anziana da accudire, si deve arrangiare.

Per fortuna in Emilia-Romagna, purtroppo o per fortuna a seconda di come volete fare, c’è una tradizione che va avanti da 15 anni, le risorse continuiamo a mettercele noi anche in questo caso.

Quindi, mentre noi aumentiamo il fondo, mentre noi stiamo facendo un lavoro per dare continuità ai servizi, per migliorarli, per dare più soldi alle persone, ai professionisti, alle lavoratrici e ai lavoratori che operano in quei settori, il Governo taglia.

Ogni tanto sarebbe utile se chi si erge a censore della Regione stabilendo i tagli, questo, quello, la nebbia, eccetera, ogni tanto alzasse la testa, guardasse il mondo e capisse anche quello che sta facendo, o meglio quello che non sta facendo il Governo, ma così, per equità, fra di noi.

Dopodiché, se volete continuare a dire tutte le cose che dite a nastro tutte le volte, a me va bene, non cambia niente, la realtà è un’altra. Quando saremo in Commissione, spero che ogni tanto, per sbaglio, si possa discutere anche della realtà. Sarebbe un passo avanti importante.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Colleghi, sono le ore 12,59.

Chiudiamo la seduta del mattino e riprendiamo alle ore 14,30 con i nostri lavori d’aula.

Grazie a tutti.

 

La seduta ha termine alle ore 13,00

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI; Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Mirella DALFIUME, Gabriele DELMONTE, Marta EVANGELISTI, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI; Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI; Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

gli assessori Andrea CORSINI, Mauro FELICORI, Alessio MAMMI, Igor TARUFFI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il Presidente della Giunta Stefano BONACCINI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Paolo CALVANO, Raffaele DONINI, Barbara LORI, Paola SALOMONI e il consigliere Emiliano OCCHI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 8013

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire e a integrare con nuove misure le politiche di prevenzione alla siccità e a promuovere l'efficientamento dei sistemi irrigui e l'uso razionale della risorsa idrica in tutti gli ambiti di uso. A firma della Consigliera: Zamboni

 

Quarta parte

 

Presenti: 34

Favorevoli: 21

Contrari: 12

Presente non votante: 1

Assenti: 16

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BONDAVALLI Stefania; COSTA Andrea; COSTI Palma; DALFIUME Mirella; FABBRI Marco; FELICORI Mauro; MALETTI Francesca; MARCHETTI Francesca; MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PIGONI Giulia; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella; PILLATI Marilena

 

Contrari:

BARGI Stefano; CASTALDINI Valentina; CUOGHI Luca; EVANGELISTI Marta; FACCI Michele; LIVERANI Andrea; MARCHETTI Daniele; MASTACCHI Marco; MONTEVECCHI Matteo; PELLONI Simone; STRAGLIATI Valentina; RAINIERI Fabio

 

Presente non votante:

PETITTI Emma

 

Assenti:

BERGAMINI Fabio; BONACCINI Stefano; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; CATELLANI Maura; DAFFADÀ Matteo; DELMONTE Gabriele; GERACE Pasquale; GIBERTONI Giulia; MOLINARI Gian Luigi; OCCHI Emiliano; PICCININI Silvia; POMPIGNOLI Massimiliano; RANCAN Matteo; TAGLIAFERRI Giancarlo; TARUFFI Igor

 

OGGETTO 8016

Risoluzione per impegnare la Giunta a mobilitarsi in tutte le sedi opportune per manifestare il proprio sostegno a Julian Assange, opponendosi all'estradizione negli USA ed auspicandone l'immediato rilascio in un'ottica di tutela delle libertà di espressione e di informazione e di difesa dei diritti umani. A firma della Consigliera: Piccinini

 

Subemendamento 3

Presenti: 32

Favorevoli: 28

Astenuti: 3

Presente non votante: 1

Assenti: 18

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BARGI Stefano; BERGAMINI Fabio; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; CATELLANI Maura; COSTA Andrea; COSTI Palma; DALFIUME Mirella; FABBRI Marco; FACCI Michele; LIVERANI Andrea; MALETTI Francesca; MARCHETTI Daniele; MARCHETTI Francesca; MONTALTI Lia; MONTEVECCHI Matteo; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PICCININI Silvia; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; STRAGLIATI Valentina; ZAMBONI Silvia

 

Astenuti:

CUOGHI Luca; EVANGELISTI Marta; FELICORI Mauro

 

Presente non votante:

PETITTI Emma

 

Assenti:

BONACCINI Stefano; CASTALDINI Valentina; DAFFADÀ Matteo; DELMONTE Gabriele; GERACE Pasquale; GIBERTONI Giulia; MASTACCHI Marco; MOLINARI Gian Luigi; OCCHI Emiliano; PELLONI Simone; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; POMPIGNOLI Massimiliano; RAINIERI Fabio; RANCAN Matteo; TAGLIAFERRI Giancarlo; TARUFFI Igor; ZAPPATERRA Marcella

 

Subemendamento 4

Presenti: 35

Favorevoli: 31

Astenuti: 3

Presente non votante: 1

Assenti: 15

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BARGI Stefano; BERGAMINI Fabio; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; CATELLANI Maura; COSTA Andrea; COSTI Palma; DALFIUME Mirella; FABBRI Marco; FACCI Michele; LIVERANI Andrea; MALETTI Francesca; MARCHETTI Daniele; MARCHETTI Francesca; MONTALTI Lia; MONTEVECCHI Matteo; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PELLONI Simone; PICCININI Silvia; PILLATI Marilena; RAINIERI Fabio; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; STRAGLIATI Valentina; ZAPPATERRA Marcella

 

Astenuti:

CUOGHI Luca; EVANGELISTI Marta; FELICORI Mauro

 

Presente non votante:

PETITTI Emma

 

Assenti:

BONACCINI Stefano; CASTALDINI Valentina; DAFFADÀ Matteo; DELMONTE Gabriele; GERACE Pasquale; GIBERTONI Giulia; MASTACCHI Marco; MOLINARI Gian Luigi; OCCHI Emiliano; PIGONI Giulia; POMPIGNOLI Massimiliano; RANCAN Matteo; TAGLIAFERRI Giancarlo; TARUFFI Igor; ZAMBONI Silvia

 

OGGETTO 8016 - Risoluzione

Presenti: 31

Favorevoli: 28

Astenuti: 2

Presente non votante: 1

Assenti: 19

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BARGI Stefano; BONDAVALLI Stefania; CALIANDRO Stefano; CATELLANI Maura; COSTA Andrea; COSTI Palma; DALFIUME Mirella; FABBRI Marco; FACCI Michele; LIVERANI Andrea; MALETTI Francesca; MARCHETTI Daniele; MARCHETTI Francesca; MONTALTI Lia; MONTEVECCHI Matteo; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PICCININI Silvia; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; STRAGLIATI Valentina; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella; BULBI Massimo

 

Astenuti:

CUOGHI Luca; EVANGELISTI Marta

 

Presente non votante:

PETITTI Emma

 

Assenti:

BERGAMINI Fabio; BONACCINI Stefano; CASTALDINI Valentina; DAFFADÀ Matteo; DELMONTE Gabriele; FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; GIBERTONI Giulia; MASTACCHI Marco; MOLINARI Gian Luigi; OCCHI Emiliano; PELLONI Simone; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; POMPIGNOLI Massimiliano; RAINIERI Fabio; RANCAN Matteo; TAGLIAFERRI Giancarlo; TARUFFI Igor

 

Emendamenti

 

OGGETTO 8013

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire e a integrare con nuove misure le politiche di prevenzione alla siccità e a promuovere l'efficientamento dei sistemi irrigui e l'uso razionale della risorsa idrica in tutti gli ambiti di uso. A firma della Consigliera: Zamboni

 

Emendamento 1 a firma della consigliera Piccinini

«Al punto 4, lett. d), del dispositivo, dopo "desigillazione dei suoli per favorire l'infiltrazione dell'acqua piovana", sono aggiunte le seguenti parole: “, rivedendo la L.R. n. 24/2017 con l'obiettivo di rendere più stringenti le misure in essa contenute.»

(Non ammesso al voto)

 

Emendamento 2 a firma della consigliera Piccinini

«Al punto 6 del dispositivo: dopo "ad opporsi a nuove trivellazioni", sono aggiunte le seguenti parole: "a terra e”;»

(Non ammesso al voto)

 

Emendamento 3 a firma della consigliera Piccinini

Al punto 6 del dispositivo dopo "in Adriatico", sono aggiunte le seguenti parole: "nonché alla ripresa delle estrazioni per le concessioni già esistenti"»

(Non ammesso al voto)

 

Emendamento 4 a firma dei consiglieri Costa, Caliandro, Zamboni, Dalfiume

«Dopo il Valutato che sono aggiunti i seguenti periodi:

“Rilevato altresì che

-La Regione ha avviato il percorso di aggiornamento del Piano di Tutela delle Acque: in particolare, con DGR 1557/2023 è stato approvato il Documento Strategico (DS) contenente gli obiettivi strategici e le scelte generali del Piano di Tutela delle Acque (PTA 2030), sul quale l'Assemblea Legislativa si è espressa con parere favorevole in data 10 ottobre 2023;

 -Il Piano di Tutela delle Acque (PTA) è il principale strumento di governo e gestione della risorsa idrica a scala regionale, sotto il duplice profilo della tutela qualitativa e quantitativa della risorsa;

 - Gli obiettivi del PTA, nel rispetto delle disposizioni di cui al D.lgs. 152/2006 e delle indicazioni della Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE) sono:

attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati;

conseguire il miglioramento dello stato delle acque ed individuare adeguate protezioni di quelle destinate a particolari usi;

favorire la riduzione dei consumi in tutti i settori idroesigenti;

perseguire usi sostenibili, efficienti e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili;

garantire il giusto equilibrio tra uso della risorsa e tutela degli ecosistemi acquatici in un contesto di forte scarsità idrica;

mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate;

concorrere alla protezione rafforzata ed a! miglioramento dell'ambiente acquatico;

contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità."»

(Approvato)

 

Emendamento 5 a firma dei consiglieri Costa, Caliandro, Zamboni, Dalfiume

«Prima del dispositivo di impegno sono aggiunti i seguenti periodi:

"Evidenziato infine che

L’obiettivo del PTA è, dunque, individuare l'equilibrio tra le esigenze antropiche di uso della risorsa idrica, in relazione ai molteplici usi e la necessaria tutela e protezione di un bene essenziale per la vita ed il benessere dell'ecosistema;

conseguentemente, Il PTA 2030 declina e concretizza tale obiettivo in quattro macroobiettivi tematici, tra loro strettamente legati e correlati:

disponibilità dell'acqua oggi e domani

acqua pulita e sicura

acqua e biosfera, rinaturazione

luoghi dell'acqua

che si articolano in 10 Linee Strategiche (LS) e 50 misure ad esse afferenti. "»

(Approvato)

 

Emendamento 6 a firma dei consiglieri Caliandro, Costa, Zamboni, Dalfiume

«Alla fine del dispositivo di impegno è aggiunto il seguente punto:

"13. a promuovere, all'interno dei piani speciali che dovranno essere fatti in conseguenza dell'alluvione 2023, nuove infrastrutture idriche strategiche che, unitamente alle funzioni di difesa, favoriscano anche l'uso plurimo delle acque, come nel caso del recente progetto su cassa Secchia attivato attraverso il PNRR"»

(Approvato)

 

OGGETTO 8016

Risoluzione per impegnare la Giunta a mobilitarsi in tutte le sedi opportune per manifestare il proprio sostegno a Julian Assange, opponendosi all'estradizione negli USA ed auspicandone l'immediato rilascio in un'ottica di tutela delle libertà di espressione e di informazione e di difesa dei diritti umani. A firma della Consigliera: Piccinini

 

Emendamento 1 a firma della consigliera Piccinini

«Nella parte individuata dalla dicitura "richiamata l'attenzione sul fatto che", il primo capoverso è sostituito come segue:

"Il 20 e 21 febbraio scorsi, l'Alta Corte di Giustizia Britannica avrebbe dovuto pronunciarsi in merito alla istanza d'appello presentata dai legali di Assange per scongiurare la sua estradizione negli Stati Uniti, ma ha rimandato la decisione a dopo il 4 marzo, senza peraltro fornire una data certa di deposito della sentenza;”»

(Approvato)

 

Emendamento 2 a firma del consigliere Mumolo

«Il testo del dispositivo della Risoluzione è sostituito dal seguente:

ad invitare il Governo italiano ad agire in ogni opportuna sede affinché Julian Assange non sia estradato in USA, sollecitandolo a intraprendere, anche in aderenza alle vigenti convenzioni internazionali ed in particolare alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, ogni opportuna iniziativa di competenza finalizzata a garantire la protezione e l'incolumità di Julian Assange.»

(Approvato)

 

Emendamento 3 a firma dei consiglieri Facci, Bargi

«Subemendamento all’emendamento 2

Dopo le parole “ad invitare” aggiungere le parole “il Parlamento, la Commissione europea ed”»

(Approvato)

 

Emendamento 4 a firma dei consiglieri Facci, Bargi

«Subemendamento all’emendamento 2

Dopo il periodo finale “e l’incolumità di Julian Assange” aggiungere il periodo “sollecitandone l’immediata scarcerazione”»

(Approvato)

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Petitti

Bergamini - Montalti

 

 

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