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SEDUTA DI MERCOLEDÌ 27 MARZO 2024

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 8247

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sull'opportunità di promuovere patti pubblico-privato, compatibili con la normativa vigente e gli equilibri di bilancio, in grado di contribuire a sbloccare i crediti fiscali del Superbonus 110% per dare risposta a cittadini e imprese. A firma della Consigliera: Zamboni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

ZAMBONI (EV)

CALVANO, assessore

ZAMBONI (EV)

 

OGGETTO 8255

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle azioni per tutelare il miele emiliano-romagnolo, evitando le contraffazioni e la concorrenza sleale. A firma dei Consiglieri: Rontini, Caliandro, Daffadà

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

RONTINI (PD)

MAMMI, assessore

RONTINI (PD)

 

OGGETTO 8236

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quando verranno ultimati i lavori determinati dalla costruzione del ponte ferroviario sopra la Pedemontana. A firma del Consigliere: Cuoghi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

CUOGHI (FdI)

CORSINI, assessore

CUOGHI (FdI)

OGGETTO 8252

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali azioni siano state intraprese da FER allo scopo di rendere funzionante l'ascensore della stazione di Guastalla e garantire così l'accessibilità al servizio ferroviario per le persone con mobilità ridotta. A firma dei Consiglieri: Amico, Costa

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

CORSINI, assessore

AMICO (ERCEP)

 

OGGETTO 8242

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda intervenire sul Governo e in particolare sul MEF, perché siano disposti i risarcimenti previsti dal DL n. 36 del 2022, a fronte delle sentenze definitive relative all'eccidio nazifascista di Cervarolo, accelerando le procedure del Decreto interministeriale 28 giugno 2023. A firma dei Consiglieri: Bondavalli, Soncini, Mori, Caliandro

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

BONDAVALLI (BP)

FELICORI, assessore

BONDAVALLI (BP)

 

OGGETTO 8254

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per conoscere le modalità di controllo e vigilanza, ai sensi degli artt. 35 e 36 della L.R. 2/2003, affinché sia impedito a soggetti in condizioni personali e psicofisiche non adeguate di svolgere attività lavorativa a contatto con persone ricoverate presso strutture sanitarie e/o sociosanitarie. A firma del Consigliere: Facci

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

FACCI (Misto)

TARUFFI, assessore

FACCI (Misto)

 

OGGETTO 8253

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle misure di mitigazione del rischio professionale e alla tutela della salute e della sicurezza degli operatori del settore sanitario. A firma dei Consiglieri: Gerace, Caliandro

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

GERACE (IV)

DONINI, assessore

GERACE (IV)

 

OGGETTO 8256

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula relativa alle liste d'attesa per visite e prestazioni sanitarie e alla congruità del relativo monitoraggio dei tempi di erogazione. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

CASTALDINI (FI)

DONINI, assessore

CASTALDINI (FI)

 

OGGETTO 8240

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle misure da adottare per far fronte al fenomeno dell'erosione delle spiagge della costa romagnola a causa delle mareggiate invernali, con particolare riguardo alla situazione di San Mauro Mare. A firma del Consigliere: Mastacchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

MASTACCHI (RCPER)

BARUFFI, sottosegretario

MASTACCHI (RCPER)

 

OGGETTO 8241

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda attivarsi per attuare una proroga dei termini nell'avvio delle opere in quei comuni, colpiti dal sisma del 2012, in cui siano stati riscontrati ritardi dovuti a difficoltà tecniche non imputabili ai cittadini. A firma del Consigliere: Bargi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

BARGI (Lega)

BARUFFI, sottosegretario

BARGI (Lega)

 

OGGETTO 8243

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa lo stato di conservazione del canale Gobbino (Bellocchio), area ricadente all'interno della Rete Natura 2000, con particolare riguardo alle misure utili per ridurre il fenomeno di insabbiamento delle foci ed evitare altresì l'erosione della costa. A firma del Consigliere: Fabbri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

FABBRI (PD)

BARUFFI, sottosegretario

FABBRI (PD)

 

OGGETTO 8244

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per conoscere lo stato attuale delle interlocuzioni con le associazioni dei produttori di generatori di calore a biomassa per uso civile, con particolare riguardo all'esigenza di armonizzare il nuovo pacchetto di norme UNI EN 16510 con la normativa attualmente in vigore. A firma del Consigliere: Occhi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

OCCHI (Lega)

BARUFFI, sottosegretario

OCCHI (Lega)

 

OGGETTO 8249

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito al campo di applicazione e agli strumenti giuridici di attuazione del divieto di edificare nelle zone alluvionate, recentemente annunciato dal Presidente della Regione Emilia-Romagna. A firma della Consigliera: Piccinini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

PICCININI (M5S)

BARUFFI, sottosegretario

PICCININI (M5S)

 

OGGETTO 8135

Ratifica, ai sensi dell'art. 13, comma 2, dello Statuto, dell'Intesa di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Québec (Canada). (Richiesta del Presidente della Giunta regionale in data 28 02 24) (160)

(Continuazione discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 8135/1 oggetto 8263 – Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

COSTA (PD)

AMICO (ERCEP)

BARUFFI, sottosegretario

BONDAVALLI (BP)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 8263

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 10,01

 

PRESIDENTE (Petitti): Dichiaro aperta la seduta antimeridiana, la n. 264, del 27 marzo 2024.

Sono computati come presenti ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2 del Regolamento interno, il presidente della Giunta, Bonaccini e la consigliera Montalti assenti per motivi istituzionali.

Le consigliere Mori e Montalti hanno altresì informato che si collegano da remoto, a norma dell’articolo 102 bis del Regolamento.

Hanno giustificato la propria assenza la consigliera Zappaterra e gli assessori Colla e Lori.

Iniziamo i nostri lavori dallo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

 

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in aula

 

OGGETTO 8247

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sull'opportunità di promuovere patti pubblico-privato, compatibili con la normativa vigente e gli equilibri di bilancio, in grado di contribuire a sbloccare i crediti fiscali del Superbonus 110% per dare risposta a cittadini e imprese. A firma della Consigliera: Zamboni

 

PRESIDENTE (Petitti): Più precisamente, partiamo dall’interrogazione 8247: Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula sull’opportunità di promuovere patti pubblico-privato compatibili con la normativa vigente e gli equilibri di bilancio in grado di contribuire a sbloccare i crediti fiscali del superbonus 110 per cento, per dare risposta a cittadini e imprese. L’interrogazione è a firma della consigliera Zamboni.

Prego consigliera.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Questo è un tema che Europa Verde aveva già trattato, ossia i cosiddetti crediti incagliati dei cittadini che si sono avvalsi dell’opportunità del superbonus 110 per cento, salvo poi dover constatare che non venivano più concessi, non veniva più riconosciuto il credito contratto.

Questo ha portato angosce in famiglie dei cittadini che avevano svolto i lavori e che non si trovano nelle condizioni di poter coprire le spese, ma ha creato anche dei problemi alle imprese esecutrici che non vedono pagato il lavoro fatto.

Nelle premesse ricordo appunto che il blocco dei crediti del superbonus 110 per cento sta causando seri problemi ai cittadini che hanno investito nell’efficientamento energetico delle proprie abitazioni e non sono ancora riusciti a recuperare i crediti, situazione che ha portato in moltissimi casi al blocco dei cantieri per mancati pagamenti alle imprese.

ANCE, che è l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edilizi, ha stimato in un miliardo il credito incagliato in grado di provocare il blocco di 6.000 interventi, cioè per ogni miliardo di credito incagliato 6.000 interventi di efficientamento energetico vengono bloccati con ricadute negative sia in termini delle imprese, che dell’occupazione.

C’è anche un’altra valutazione, che è quella di ENEA. Il Rapporto di ENEA 2023 valuta che i crediti incagliati nella nostra regione cubino tra i 5 e i 6 miliardi di euro, quindi vediamo in ballo cifre molto imponenti.

L’alluvione dell’anno scorso ha poi aggravato le cose, perché chi aveva dei cantieri in corso ha visto anche la rovina di quanto già fatto.

Come dicevo, non è la prima volta che Europa Verde si occupa di questo. Infatti, l’11 luglio scorso avevo presentato un’interrogazione urgente in Aula, raccogliendo la sollecitazione dei cosiddetti "esodati del Superbonus 110 per cento", che si erano rivolti agli organi regionali per segnalare l’emergenza socioeconomica connessa al blocco della monetizzazione dei crediti.

Nel frattempo, si sono mosse due Regioni in Italia, la Regione Basilicata e la Regione del Friuli- Venezia Giulia. È infatti del 18 marzo la notizia di stampa che la Regione Friuli-Venezia Giulia ha stipulato un accordo con Intesa San Paolo, tesoriera della Regione, che definisce l’attività di recessione e successivo acquisto dei crediti fiscali da parte di questo istituto di credito, un’operazione del valore di 75 milioni di euro.

Fatte tutte queste premesse, chiedo alla Giunta se, alla luce delle iniziative intraprese da Basilicata e Friuli-Venezia Giulia, non ritenga opportuno adoperarsi per promuovere analoghi patti pubblico/privato, compatibili con la normativa vigente e, naturalmente, con gli obblighi di equilibrio di bilancio della Regione, per contribuire a sbloccare i crediti fiscali.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Risponde l’assessore Calvano. Prego.

 

CALVANO, assessore: Grazie, presidente, grazie. consigliera.

Premetto che questa risposta è stata immaginata prima del decreto che il ministro Giorgetti ha approvato o fatto approvare dal Consiglio dei ministri ieri; quindi, dirò una cosa poi sul finale.

Per agevolare la circolazione dei crediti fiscali derivanti da interventi per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio, la Giunta regionale ha avviato da alcune settimane un attento approfondimento, volto a stimare la capienza fiscale degli Enti e delle società rientranti nel potenziale perimetro regionale.

Tutti gli Enti regionali strumentali, aziende, agenzie, controllati o partecipati dalla Regione, risultano iscritti nell’elenco delle Amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato, individuate ai sensi dell’art. 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009 n. 196 e successive modifiche, condizione questa che esclude il loro coinvolgimento in processi volti all’acquisizione di crediti fiscali.

Anche alcune delle società controllate o partecipate dalla Regione risultano iscritte nel suddetto elenco. Vi sono poi diverse società che pur non incontrando il suddetto limite, dispongono dall’analisi dei bilanci, di una limitata capacità compensativa, tale da non rendere eccessivamente significativo un loro eventuale coinvolgimento.

Ciononostante, in assenza di un auspicabile intervento legislativo da parte del Governo, che consenta di superare o quantomeno limitare il noto fenomeno dei cosiddetti crediti incagliati, che generano pesanti ripercussioni economiche e finanziarie su imprese e famiglie, questa Giunta intende attivarsi fin da ora per promuovere azioni che favoriscano la circolazione dei crediti fiscali.

L’obiettivo di questa Amministrazione è quello di favorire le condizioni che consentano il ricorso alla cessione del credito con la modalità di fruizione alternativa del beneficio fiscale per sopperire alle esigenze di finanziamento delle piccole e medie imprese e delle famiglie aventi sede nel territorio regionale dell’Emilia- Romagna.

Per tale ragione è in fase di predisposizione una proposta legislativa che autorizzi la Giunta a promuovere le iniziative necessarie, anche attraverso il proprio sistema di enti e società partecipate, non incluse nell’elenco delle amministrazioni pubbliche, perché, torno a ribadire, questa cosa la possono fare solo gli enti o i soggetti esclusi dal perimetro della pubblica amministrazione, con l’obiettivo di facilitare la circolazione dei crediti fiscali, con positive ricadute per importi pari a quelli oggetto della cessione fiscale sul territorio regionale.

Specifico di nuovo quanto detto in precedenza, per essere chiari su questo: questa risposta aveva base legislativa pre-decreto del Consiglio dei ministri di ieri sera. Il decreto del Consiglio dei ministri di ieri sera non ce l’abbiamo, quindi non sappiamo cosa c’è scritto. Potrebbe esserci scritto che possiamo fare quello che stiamo immaginando, ma potrebbe esserci anche scritto che quello che ho detto oggi che vogliamo fare non sia possibile.

Da una prima lettura emerge che c’è il blocco totale della cessione dei crediti. Questo significherebbe che l’azione che ha in mente Regione Emilia-Romagna, simile a quella messa in campo da altre Regioni (cito il Friuli-Venezia Giulia, con cui siamo in contatti) potrebbe non essere più attuabile.

Questa risposta, quindi, è sub iudice al testo che emergerà dal Consiglio dei ministri e dalla sua interpretazione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Calvano.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessore Calvano, che con la consueta puntualità e chiarezza ha dato risposta a questa interrogazione di Europa Verde.

Ovviamente, non posso che dichiararmi soddisfatta per la parte che riguarda l’azione che la Regione Emilia-Romagna sta intraprendendo proprio per consentire il ricorso alla cessione dei crediti incagliati in modo da venire incontro alle esigenze sia di famiglie che di imprese, come appunto ha risottolineato anche l’assessore Calvano.

Anch’io, seguendo notizie di stampa, avevo appreso di questo decreto, di cui ha accennato qualcosa il ministro Giorgetti, per cui anch’io mi ero posta la domanda: ora che succede?

Anche perché in via informale l’assessore Calvano mi aveva anticipato che la Regione effettivamente si stava muovendo in direzione di risolvere il tema dei crediti incagliati analogamente a quanto, ad esempio, sta facendo il Friuli-Venezia Giulia. Poi, l’annuncio di questo decreto è chiaro che ha creato un clima di incertezza.

Come Europa Verde vogliamo sperare che il decreto non preveda il blocco totale della cessione dei crediti e che quindi anche l’azione che l’Emilia-Romagna meritoriamente sta intraprendendo, ha messo in cantiere, possa concludersi positivamente favorendo il superamento di una situazione che, come avevo detto in premessa, sta veramente generando grossi problemi economici non solo alle famiglie ma anche alle imprese del tessuto regionale.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

 

OGGETTO 8255

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle azioni per tutelare il miele emiliano-romagnolo, evitando le contraffazioni e la concorrenza sleale. A firma dei Consiglieri: Rontini, Caliandro, Daffadà

 

PRESIDENTE (Petitti): Ora siamo all’interrogazione 8255: Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula in merito alle azioni per tutelare il miele emiliano-romagnolo, evitando le contraffazioni e la concorrenza sleale.

L’interrogazione è a firma della consigliera Rontini.

Prego, consigliera.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

Il tema che questa mattina, tramite questo question time, voglio portare all’attenzione di quest’aula, della Giunta e in particolare dell’assessore Mammi è, come diceva lei, quello della tutela del miele emiliano-romagnolo, la cui produzione e commercializzazione, come noto, sono regolate sia a livello europeo che a livello nazionale con disposizioni specifiche che stabiliscono regole sulla definizione del miele, le denominazioni di vendita e le informazioni obbligatorie da riportare in etichetta.

È obbligatorio, infatti, indicare il Paese di origine sull’etichetta e ci sono tutta una serie di norme che regolano le informazioni da dare per una corretta garanzia anche dei consumatori.

Il quadro in maniera più approfondita l'ho descritto nelle premesse del testo, ma, nonostante ciò, ci sono forti criticità.

Nonostante la normativa attuale, dal livello europeo a scendere, cerchi di garantire la trasparenza e la correttezza del mercato del miele, gli apicoltori italiani e quelli emiliano-romagnoli stanno affrontando una concorrenza sleale da parte dei prodotti esteri, che spesso non sono conformi alle suddette regole comunitarie.

Questi prodotti, in particolare quelli che provengono dalla Cina e dalla Turchia, spesso contengono sciroppi zuccherini, additivi e coloranti, per falsificare l’origine botanica del miele. È una situazione che sta mettendo a dura prova i nostri produttori, già affaticati, come è noto, dai cambiamenti climatici, dalle malattie e dalla presenza di parassiti e inquinamento.

Come avrete visto nei giorni scorsi, l’associazione Miele in cooperativa ha organizzato una manifestazione a Roma, proprio per sensibilizzare le Istituzioni e affrontare insieme una questione sempre più urgente e diffusa, che è quella della diffusione di prodotti contraffatti in questo settore. Penso che l’evento sia stato importante non solo per quanto riguarda i produttori, ma anche per i consumatori e per l’ambiente. Anche diversi nostri produttori emiliano-romagnoli vi hanno partecipato, in una regione in cui operano circa 5.900 apicoltori, il 70 per cento dei quali conduce un'apicoltura più per altro consumo, mentre il restante 30 per cento lo fa a fini commerciali, come vera e propria attività professionale.

L’associazione Miele in cooperativa ha redatto una serie di osservazioni e proposte per migliorare e implementare la normativa verso regole più stringenti, proprio per contrastare la contraffazione e l’adulterazione del miele, incrementare i controlli e le sanzioni per i responsabili di queste pratiche illecite e la promozione di campagne informative per educare i consumatori ad un acquisto più consapevole, a conoscere e a preferire il miele genuino.

Sempre nel testo (non vado ad elencarle qui) sono ricordate tutte le azioni positive che in questa Regione l’Assessorato porta avanti. Voglio ricordare solo la legge che nel 2019 approvammo in quest’aula, che, tra le altre cose mise in primo piano la valorizzazione dei prodotti apistici e la tutela della sottospecie autoctona dell’Apis mellifera ligustica, così come ogni anno, attraverso una programmazione triennale e i fondi del PSR sosteniamo tutta una serie di attività a favore di questi produttori. Fatte tutte queste doverose e sintetiche promesse, è interesse a capire se la Giunta ritenga opportuno sollecitare il Governo ad affrontare le criticità evidenziate, in particolare mettendo in campo le azioni necessarie, soprattutto a livello europeo per la tutela del miele comunitario, promuovendo la collaborazione tra istituzioni, produttori e consumatori per l’efficientamento del sistema di controllo, e accogliendo le proposte avanzate dagli apicoltori con azioni di valorizzazione del miele italiano e di promozione del consumo, al fine di garantire una maggiore trasparenza e una maggior protezione per i consumatori finali di questo prodotto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rontini.

Risponde l’assessore Mammi.  Prego.

 

MAMMI, assessore: Grazie, presidente, grazie, consigliera.

Come afferma nell’interrogazione, il settore apistico in Emilia-Romagna ha un valore davvero molto importante, sia in termini di operatori, ce ne sono infatti quasi 6.000, sia anche per quanto riguarda il numero di alveari. Ci collocano, questi numeri, al quinto posto a livello nazionale.

Le risorse per il comparto sono in questi anni aumentate, sia all’interno del Piano di sviluppo rurale, sia anche attraverso altre misure che abbiamo messo in campo. Mi preme anche ricordare l’impegno della Giunta rispetto agli apicoltori danneggiati dalle alluvioni del maggio scorso. Abbiamo fatto un bando, nei mesi scorsi, destinato alla ricostruzione del potenziale produttivo perso e abbiamo proprio messo gli apicoltori come la categoria prioritaria da indennizzare e da risarcire rispetto ai gravi danni che hanno avuto a causa delle alluvioni. Le domande sono in istruttoria proprio in queste settimane.

È interesse quindi della Giunta, oltre che sostenere economicamente il settore e le attività degli operatori, anche farci promotori e sollecitare il Governo per chiedere maggior sostegno per la filiera apistica su vari fronti.

In relazione al sostegno della produzione italiana, come Regione ci siamo impegnati ad affiancare i produttori e il Ministero nella messa a punto dei disciplinari per il sistema di qualità nazionale. Serve un sistema di qualità nazionale unico, a livello nazionale, che distingua il miele italiano e quindi anche le caratteristiche che questo prodotto ha, molto importanti in termini di qualità, di sostenibilità ambientale e anche dal punto di vista etico. Questo potrebbe essere convalidato, confermato e comunicato attraverso un sistema di qualità nazionale unico al quale si sta lavorando.

Pertanto, anche nel caso specifico si rende disponibile, ci rendiamo disponibili come Regione, ad affiancare gli stessi, sia i produttori che il Ministero, per i prodotti dell’apicoltura, per garantire la necessaria distinguibilità sul mercato dei mieli italiani prodotti a norma dei disciplinari.

A questa distinguibilità crediamo debba poi seguire un’adeguata attività di promozione e di valorizzazione, anche attraverso campagne mediatiche da attuare mediante la destinazione di fondi dedicati all’interno del Fondo per la tutela e il rilancio della filiera apistica, brassicola della canapa e della frutta a guscio, un Fondo che è stato istituito dalla legge di bilancio per il 2021.

Per quanto attiene la protezione dei consumatori e dei produttori dalle frodi commerciali inerenti il settore apistico, riteniamo che l’articolato sistema di controllo debba porre la necessaria attenzione al settore in maniera coordinata e anche maggiormente efficiente, e io credo anche prevedendo un numero minimo di controlli annui.

Già ora, all’interno dei Tavoli di coordinamento regionali del sistema di controllo integrato per la sicurezza alimentare, gli Uffici regionali sono impegnati in tal senso a farsi promotori di azioni sinergiche di coordinamento, mettendo in comune le informazioni necessarie e indirizzare i Piani di controllo e le frequenze dei controlli, proprio perché questi controlli siano efficaci, puntuali, mirati e quindi possano produrre i risultati sperati e auspicati.

Si ritiene in particolare che le distorsioni del mercato del miele, così come le produzioni non conformi, e così come le pratiche non ammesse, siano da porre in particolare attenzione affinché siano applicate con una maggiore efficacia.

Infine, la Regione intende raccogliere la richiesta di farsi promotrice presso il Governo, di azioni per una maggiore attenzione nelle sedi europee nei confronti delle produzioni apistiche extra UE che non garantiscono, come viene anche affermato nell’interrogazione, lo stesso livello di sicurezza alimentare e di qualità.

Ciò in considerazione del fatto che l’intero mercato europeo è soggetto a questo tipo di concorrenza sleale ed è pertanto necessario che l’azione di protezione dei consumatori sia concordata e condivisa a livello unionale per raggiungere i risultati sperati.

È una richiesta che abbiamo fatto politicamente in tutte le sedi, la ribadiamo anche oggi e ci siamo anche messi a disposizione per avere un sistema di controllo che contrasti la concorrenza sleale, per avere un miele pienamente tracciato e per garantire trasparenza, che è un elemento fondamentale sia per i consumatori che per i produttori di miele.

Ovviamente, il nostro miele nazionale garantisce tanta qualità, ma la tracciabilità e la trasparenza sono importanti anche dal punto di vista ambientale, perché spesso il miele extra UE non ha queste caratteristiche.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore.

Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Grazie.

Ringrazio l’assessore Mammi per la risposta, di cui sono soddisfatta. Ha fatto bene a citare anche il bando per il ripristino del potenziale produttivo per i territori alluvionati, che testimonia l’attenzione che in tutte le fasi, in questi anni, la Regione ha avuto per questo settore.

Bene anche la disponibilità a offrire ai nostri produttori un maggiore sostegno, insieme a tutti gli altri livelli istituzionali, perché quella manifestazione di Roma, come hanno specificato gli organizzatori, non era una protesta, ma era un ritrovarsi, per condividere una forte preoccupazione, insieme alle Istituzioni.

Auspico che i prossimi parlamentari europei che siederanno a Bruxelles e Strasburgo possano farsi carico, in maniera trasversale ai colori politici, di questa tematica del sostegno a una produzione fondamentale per il territorio e anche dal punto di vista ambientale e per il benessere delle nostre comunità, e che possa trovare risultato quello che chiedono, ovvero che sia stoppato il miele ad un quarto del costo di quello che costa (scusate la ripetizione) la produzione qui da noi e che non trovi spazio nelle nostre tavole un miele che non ha requisiti di trasparenza e tracciabilità.

L’auspicio è quindi che possano rafforzarsi regole più ferree, regole che abbiano lo stesso livello di rigidità e che impediscano a prodotti extraeuropei non sicuri di invadere i nostri confini e di trovare posto sulle tavole dei nostri consumatori. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rontini.

 

OGGETTO 8236

Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per sapere quando verranno ultimati i lavori determinati dalla costruzione del ponte ferroviario sopra la Pedemontana. A firma del consigliere Cuoghi.

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’interrogazione 8236: Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per sapere quando verranno ultimati i lavori determinati dalla costruzione del ponte ferroviario sopra la Pedemontana. L’interrogazione è a firma del consigliere Cuoghi.

Prego, consigliere.  

 

CUOGHI: Grazie, presidente.

Torniamo questa mattina sul tema del cavalcavia della linea ferroviaria Modena- Sassuolo con la strada Pedemontana, opera necessaria che ha eliminato un passaggio a livello, dov’era forte il traffico veicolare; quindi, i disagi sia per la parte stradale che per quella ferroviaria, la ferrovia che, ricordiamo, unisce Sassuolo a Modena, passando per Formigine, quindi il capoluogo della ceramica con il capoluogo della Provincia. È una ferrovia molto utilizzata, e al tempo stesso una delle strade principali della nostra provincia, che in realtà ne attraversa tre, perché parte dalla provincia di Reggio Emilia e arriva a quella di Bologna.

L’opera era necessaria e importante, ha avuto diverse tempistiche che si sono succedute, poi è stata inaugurata finalmente i primi di dicembre dello scorso anno. Qualche giorno dopo, il passaggio del primo treno che ha perciò ripristinato la linea.

Tuttavia, a distanza di tre mesi, quasi quattro, ormai, potremmo dire, nella parte stradale di quest’opera è ancora presente il cantiere, è ancora presente la segnaletica provvisoria, non si vedono lavori in corso, però sicuramente la parte di accantieramento con la conseguente segnaletica provvisoria… Ricordo tra l’altro che per completare l’opera è stato necessario spostare più volte le carreggiate, quindi c’è proprio anche un intersecarsi di strisce gialle, che vanno a confondere il conducente che arriva in prossimità della rotonda e dell’incrocio. Questo, a distanza di quattro mesi dall’inaugurazione, è ancora in piedi.

Pertanto, chiediamo se l’opera è ancora da completare, cosa c’è ancora da completare, quando verrà completata, i tempi a conclusione di questo progetto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Cuoghi.

Risponde l’assessore Corsini. Prego.

 

CORSINI, assessore: Grazie, presidente.

In riferimento alla richiesta di informazioni del consigliere Cuoghi sullo stato dell’arte del cantiere del viadotto ferroviario sopra la Pedemontana nel Comune di Sassuolo, cantiere finalizzato, come veniva ricordato, all’eliminazione del passaggio a livello presente sulla linea Modena-Sassuolo, interpellata la società FER in qualità di gestore dell’infrastruttura, fornisco alcune informazioni rispetto al tema posto nell’interrogazione.

Il cantiere di soppressione del passaggio a livello n.  28 di via Pedemontana- Sassuolo della linea ferroviaria regionale Modena-Sassuolo è stato avviato nel giugno 2022 con le prime opere di demolizione degli impianti ferroviari, trazione elettrica, segnalamento e con la demolizione conseguente dell’armamento e del ballast. Successivamente si è proceduto con la consegna dei lavori con il completo accantieramento delle aree.

Le opere ferroviarie sono state ultimate in tempo utile nella prima settimana del mese di dicembre 2024. Le lavorazioni in appalto prevedevano in successione anche l’esecuzione delle finiture esterne alla sede ferroviaria, consistenti principalmente nella realizzazione delle opere di drenaggio, di urbanizzazione, di arredo urbano e verde.

Per garantire la perfetta esecuzione delle lavorazioni succitate, risulta opportuno attendere la migliore stagionalità nel periodo primaverile.

Pertanto, e concludo, l’ultimazione delle opere di finitura con la completa smobilitazione degli apprestamenti, avverrà all’inizio del mese di maggio.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Corsini.

Consigliere Cuoghi.

 

CUOGHI: Grazie, presidente e grazie assessore per la risposta puntuale.

Capisco che per attrezzare l’area verde serva forse aspettare una stagione migliore, ma qui saltano all’occhio subito come i rinvii che ci sono stati nella prima fase del cantiere abbiano poi fatto sballare successivamente i vari tempi.

Quando si è aperto il cantiere, a giugno del 2022, si doveva completare entro un anno, cioè prima dell’avvio dell’anno scolastico 2023-2024, e questo non è stato possibile.

È stata poi successivamente spostata la data di fine dei lavori, per quello che riguarda il cavalcavia ferroviario, a dicembre, in corrispondenza con l’avvio del nuovo orario ferroviario. Quindi, a questo punto si era evidentemente in ritardo per completare l’opera.

Speriamo che non ci siano ulteriori rinvii, che veramente ai primi di maggio questi lavori partano, abbiano inizio e abbiano fine in fretta. Perché comunque quella è una strada che, ripeto, è molto trafficata, attraversa tre Province, viene percorsa nelle due direzioni da circa 30.000 veicoli al giorno, di cui 7.000 pesanti e avere sicuramente un’area di cantiere, una segnaletica provvisoria, peraltro anche abbastanza confusa, non è certo il modo più sicuro e il modo migliore per presentare una strada.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 8252

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali azioni siano state intraprese da FER allo scopo di rendere funzionante l’ascensore della stazione di Guastalla e garantire così l’accessibilità al servizio ferroviario per le persone con mobilità ridotta. A firma dei consiglieri: Amico, Costa

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’interrogazione 8252: Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per sapere quali azioni siano state intraprese da FER allo scopo di rendere funzionante l’ascensore della stazione di Guastalla e garantire così l’accessibilità al servizio ferroviario per le persone con mobilità ridotta. L’interrogazione è a firma del consigliere Amico.

Prego, consigliere.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Torniamo su una linea ferroviaria che collega Reggio Emilia - Guastalla nella bassa reggiana, sulla quale siamo intervenuti diverse volte nel corso di questi anni, a partire dal gennaio del 2022, rispetto al funzionamento, anzi al non funzionamento di diversi ascensori, che nelle stazioni che collegano Reggio Emilia e Guastalla, che riguardano quella linea presentano una serie di difficoltà.

Avevamo visto quelli della stazione Medio Padana, quelli del Centro interscambio mobilità di Reggio Emilia, quelli di Bagnolo, quelli della stazione di Santa Croce di Reggio Emilia, fino ad arrivare alla stazione di Guastalla.

Nel corso di questi anni abbiamo sempre segnalato queste cose, progressivamente abbiamo visto che in alcuni casi queste vicende si sono risolte, in particolar modo mi riferisco al Centro interscambio mobilità di Reggio Emilia, la stazione storica di Reggio, per i binari FER che vedevano presenti degli ascensori non funzionanti, mentre in altri casi, come a Santa Croce e Bagnolo, pur avendo installato gli ascensori nel corso del 2007, ancora oggi questi non funzionano.

In particolare, ci soffermiamo sulla questione della stazione finale di Guastalla, che vedeva già diversi mesi fa l’annuncio dell’installazione dell’ascensore, che avrebbe consentito alle persone con mobilità ridotta e anziane di poter accedere ai binari.

È chiaro che questo si inserisce all’interno di un contesto, come è stato rimarcato anche lo scorso 20 marzo al convegno regionale "Muoversi in Emilia-Romagna", dal quale emerge una serie di dati che io credo siano positivi, che però rischiano di essere resi meno evidenti da questi malfunzionamenti.

Se infatti è vero che nel complesso dei dieci anni abbiamo investito circa 7 miliardi di euro per il piano delle ferrovie nazionali e regionali e se è vero che entro il 2025 tutte le linee ferroviarie regionali saranno a zero emissioni e quindi conclusi i lavori di elettrificazione nell’area reggiana e poi quelli Parma - Suzzara, Poggio Rusco e quelli sulla Ferrara- Codigoro, è anche vero però che per accedere alle stazioni abbiamo bisogno di poter garantire delle modalità di accesso compatibili.

Se vogliamo quindi implementare il Trasporto pubblico locale, su cui stiamo investendo risorse rinnovando il parco dei treni, abolendo dei passaggi a livello, non possiamo permetterci di lasciare in incuria alcuni punti di snodo. Pertanto, nello specifico, con questo question time chiediamo quali siano le azioni intraprese da FER allo scopo di rendere funzionante l’ascensore della stazione di Guastalla e garantire così l’accessibilità al servizio ferroviario per le persone con mobilità ridotta.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Assessore Corsini, prego.

 

CORSINI, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio ancora una volta il consigliere Amico, che ci tiene stimolati anche rispetto alla risoluzione di questa problematica, che in effetti si sta trascinando da un po’ di tempo, non per responsabilità di FER, ma per tutta una serie di complicazioni di carattere tecnico e procedurale.

Comunque, l’interrogazione mi consente di fare il punto e di evidenziare che abbiamo fatto dei passi in avanti, anche se ancora manca l’ultimo tratto per risolvere questo problema a Guastalla.

In merito a quanto evidenziato nell’interrogazione, la società FER ha comunicato che la parte dell’opera civile dell’ascensore è stata realizzata e collaudata – questo è il passo in avanti a cui facevo riferimento – e che è in attesa della fornitura dell’impianto ascensore, fornitura richiesta già al termine dello scorso anno, e che ha subìto notevoli ritardi nella consegna, imputabili naturalmente all’azienda fornitrice. La consegna e l’installazione dell’impianto sono previsti a partire dal 15 aprile. A seguito di tali attività sarà poi necessario effettuare le operazioni di collaudo per ottenere le autorizzazioni degli enti competenti, necessarie per l’apertura al pubblico servizio.

Siamo quindi in dirittura d’arrivo, dopo la realizzazione delle opere civili. Si attende l’arrivo dell’ascensore, l’installazione, quindi il collaudo definitivo. Si ricorda che in ogni caso l’assistenza alle persone con disabilità è garantita da FER secondo le modalità esposte alla sezione “accessibilità stazioni e servizi all’utenza” del sito, e richiamata anche nel sito, oltre che di FER, di Trenitalia TPER e nella Carta dei servizi della stessa Trenitalia TPER.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Corsini.

Consigliere Amico.

 

AMICO: Grazie, presidente. Sono soddisfatto della risposta perché il 15 aprile è prossimo a venire.

Mi auguro che oltre nella fornitura si sia anche celeri nella pratica di collaudo, perché un conto è installarlo, altro è collaudarlo. Ne abbiamo bisogno su quel territorio per rendere maggiormente fruibile il trasporto pubblico locale, quindi dare anche seguito, io credo, agli importanti investimenti condotti su tutta quanta la rete ferroviaria dell’Emilia-Romagna.

Bene che ci sia la garanzia del servizio da parte di FER, è chiaro che questa garanzia di servizio, che impegna materiale personale per poter accompagnare, ovviamente con l’ascensore riuscirebbe anche a liberare una serie di risorse per quanto riguarda i servizi ferroviari.

Quindi, credo che sia assolutamente positivo il fatto che il prossimo 15 aprile viene installato, e mi auguro che nel giro di breve possa essere collaudato sapendo, e questo lo dico all’assessore, che anche altri ascensori sono stati purtroppo installati, facevo riferimento alle stazioni di Santa Croce e di Bagnolo, ma che dopo questo collaudo non è arrivato.

Chiedo, e monitoreremo la situazione perché arrivi a compimento la procedura ed eventualmente solleciteremo ancora nel caso questo abbia ulteriori ritardi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

 

OGGETTO 8242

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda intervenire sul Governo e in particolare sul MEF, perché siano disposti i risarcimenti previsti dal DL n. 36 del 2022, a fronte delle sentenze definitive relative all’eccidio nazifascista di Cervarolo, accelerando le procedure del Decreto interministeriale 28 giugno 2023. A firma dei consiglieri: Bondavalli, Soncini, Mori, Caliandro

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’interrogazione 8242: Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per sapere se la Giunta intenda intervenire sul Governo, in particolare sul MEF, perché siano disposti i risarcimenti previsti dal DL n. 36 del 2022 a fronte delle sentenze definitive relative all’eccidio nazifascista di Cervarolo, accelerando le procedure del decreto interministeriale 28 giugno 2023.

L’interrogazione è a firma delle consigliere Bondavalli, Soncini, Mori.

Prego, consigliera Bondavalli.

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

È un’interrogazione a cui tengo in modo particolare.

Ricordo che proprio domenica scorsa è stato commemorato, nell’ambito di una cerimonia alla quale ho partecipato, l’ottantesimo anniversario dell’eccidio di Cervarolo, Comune di Villa Minozzo, siamo sull’Appennino Reggiano, uno degli accadimenti più drammatici della Resistenza relativa al territorio di Reggio Emilia.

È stata una cerimonia molto partecipata, c’era davvero tanta gente, c’erano tante persone, c’erano gli studenti dell’Istituto comprensivo di Villa Minozzo, c’erano le Istituzioni, i sindaci, ma c’erano soprattutto i familiari delle vittime che attendono risposte da parte dello Stato.

L’eccidio di Cervarolo, compiuto dalle truppe nazifasciste, è tra quelli la cui documentazione era contenuta nel cosiddetto armadio della vergogna rinvenuto nel 1994 in uno sgabuzzino della procura militare a Roma.

In particolare, era fra gli oggetti del promemoria “atti atroci in Italia” prodotto da corpi speciali britannici. Al termine del secondo conflitto fu consegnato all’amministrazione giudiziaria italiana senza che per decenni vi fosse un seguito di alcun tipo.

Poterono così iniziare finalmente i processi, per giungere nel 2011 alla sentenza emessa dal Tribunale militare di Verona, con la condanna su una delle più cruente stragi del regime nazifascista, perpetrata ai danni di 24 uomini inermi, indifesi, innocenti, tra cui anche un disabile e il parroco del paese.

La sentenza poi passata in giudicato ha previsto sette ergastoli e il risarcimento del danno da parte della Repubblica federale di Germania, che tuttavia ha rifiutato di adempiere a quanto disposto. È stato necessario attendere l’intervento del Governo Draghi per arrivare, con il decreto-legge n. 36 del 2022 relativo all’attuazione del PNRR, all’istituzione presso il Ministero dell’economia e delle finanze del Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l’umanità, per la lesione di diritti inviolabili della persona compiuti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1 settembre 1939 e l’8 maggio 1945.

Questo decreto-legge n. 36 del 2022 stabilisce che possa accedere al fondo chi ha già ottenuto una sentenza favorevole passata in giudicato, ma, malgrado questa chiara, direi chiarissima disposizione, l’incremento delle risorse finanziarie disponibili e la proroga del termine relativo all’avvio delle azioni giudiziarie, ad oggi non sono ancora stati liquidati i risarcimenti ai dieci eredi ancora in vita, vale a dire ai discendenti delle persone barbaramente massacrate nell’eccidio nazifascista di Cervarolo.

Va detto che solo il 28 giugno del 2023 è stato pubblicato il decreto interministeriale, che definisce le procedure per la corresponsione dei risarcimenti, precisando che possano essere compiute ulteriori verifiche, richieste di chiarimenti, interazioni, supplementi, per giungere al pagamento dei danni entro 180 giorni. A fronte però di ciò, ancora non è arrivato nulla.

Ad una interpellanza urgente presentata al riguardo da parlamentari reggiani, discussa lo scorso 8 marzo, la sottosegretaria al Ministero dell’economia e delle finanze ha risposto asserendo di aver informato gli eredi dell’avvenuta pubblicazione del decreto attuativo, invitandoli a ripresentare la domanda nei modi e nei termini stabiliti dal decreto stesso.

Alla luce di quanto ho provato a riassumere, perché è una vicenda anche molto lunga nel tempo e molto complessa, per evitare che, a 80 anni dall’eccidio, non si dia ancora corso alle previste azioni nei confronti dei crimini di guerra e delle loro conseguenze, chiedo alla Giunta se intenda attivarsi direttamente con il Governo e il Ministero dell’economia e delle finanze per giungere finalmente allo sblocco dei risarcimenti nei confronti degli eredi delle vittime dell’eccidio di Cervarolo, alla luce delle sentenze passate in giudicato e alle chiarissime disposizioni del decreto legge 36 del 2022.

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

Risponde l’assessore Felicori.

Prego Assessore.

 

FELICORI, assessore: Grazie.

In relazione all’interrogazione relativa ai risarcimenti per i familiari delle vittime dell’eccidio di Cervarolo, innanzitutto tengo a precisare che si condivide pienamente la preoccupazione della consigliera affinché si possa accedere ai fondi previsti.

L’Emilia-Romagna, come noto, ha vissuto con particolare intensità le drammatiche vicende della Seconda guerra mondiale e la memoria collettiva è segnata dai lutti, dalle ferite, dalla guerra e dalle stragi. Le rappresaglie nazifasciste nel nostro territorio si sono manifestate con particolare efferatezza.

Tali vicende hanno generato un sentimento di doverosa memoria degli eventi vissuti e contemporaneamente le esigenze di tramandare, in particolar modo alle giovani generazioni, quella memoria.

L’eccidio di Cervarolo costituisce uno dei momenti più dolorosi di questa storia. La frazione del Comune di Villa Minozzo, sull’Appennino Reggiano, era considerata rifugio abituale dei partigiani ma i tedeschi, giunti sul luogo, non trovarono altro che gli abitanti terrorizzati.

Gli uomini della Goering avevano l’ordine di fucilare sul posto tutti gli uomini in età di leva e di dare alle fiamme le presunte basi partigiane. Il 20 marzo 1944 la frazione fu accerchiata dai tedeschi e dai reparti fascisti per poi essere incendiata. Nell’area centrale del borgo furono uccisi, senza pietà dalle mitragliatrici, 23 uomini e l’anziano parroco del paese.

Il 6 marzo 1950, con decreto del Presidente della Repubblica, la frazione di Cervarolo, e per essa il Comune di Villa Minozzo, è stata insignita della medaglia d’argento al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività partigiana con la seguente motivazione: sottoposta a fiera rappresaglia nemica, non piegò sotto il tallone tedesco, ed ogni cittadino fu combattente, sorretto dall’amore dei vecchi, delle donne e dei fanciulli. Con le fiamme che distrussero le sue case si elevarono al cielo laddove la passione che hanno santificato il martirio dei suoi figli. Cervarolo di Villa Minozzo, 8 settembre 1943, 25 aprile 1945.

Cervarolo ospita oggi la sua posizione monumentale, a ricordo della strage che comprende una lapide del 1945 sul caseggiato, una posta del 1955 sull’aia, e una terza bilingue, scoperta nel 1987. Alle vittime è dedicato anche un ossario, inaugurato nel 1964 nel locale cimitero.

Sui risarcimenti dei danni di guerra da parte della Germania esistono un lungo contenzioso e diverse cause giudiziarie, con ricorsi anche alla Corte costituzionale, poiché, secondo l’accordo siglato fra Italia e Germania nel 1962, Berlino non sarebbe tenuta a risarcire ulteriori danni.

In questa vicenda si innesta la decisione del Governo guidato da Mario Draghi, che approvò un decreto-legge, stabilendo una nuova disciplina per il ristoro dei danni subìti dalle vittime di crimini di guerra e contro l’umanità in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l’8 maggio 1945.

Con il decreto-legge viene istituito un fondo per i risarcimenti di 55,4 milioni di euro, poi aumentato a 61 milioni di euro, gestito dal Ministero dell’economia e delle finanze.

Tuttavia, si sono generati numerosi interventi e ricorsi dell’Avvocatura di Stato, che stanno ritardando ulteriormente i risarcimenti, con grande sorpresa dei familiari delle vittime. Alcuni eredi delle vittime dell’eccidio di Cervarolo, forniti di rappresentanza legale, hanno avanzato la richiesta di accesso al fondo del 2022 per consentire i risarcimenti per crimini di guerra (articolo 43, decreto-legge 36/22) ma persistono lungaggini e non sono ancora stati liquidati i risarcimenti.

Di fronte a questi ritardi, la Regione si attiverà dunque per verificare lo stato di avanzamento della procedura, anche intervenendo presso il Governo e il Ministero dell’economia e delle finanze per supportare la loro richiesta di risarcimenti.

Inoltre, ricordo che lo stesso presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha scritto al ministro della difesa, Guido Crosetto, per una ricompensa al valor militare delle vittime della strage avvenuta alcune settimane dopo Villa Minozzo, e che portò alla morte di 19 persone tra il 30 luglio e il 1° agosto 1944.

Villa Minozzo e le sue frazioni sono un luogo di memoria nevralgico, alle spalle della Linea Gotica. La Regione ha intenzione di valorizzare tale luogo di memoria, e il patrimonio culturale e paesistico che lo circonda nell’ambito del progetto sulla Linea Gotica che stiamo realizzando.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Felicori.

Consigliera, Bondavalli.  

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessore Felicori per la risposta. Esprimo la mia soddisfazione per l’impegno che la Regione Emilia-Romagna vuole assicurare nell’azione diretta a ottenere l’erogazione dei risarcimenti previsti dal decreto-legge di cui stiamo parlando, il 36 del 2022, nei confronti degli eredi delle vittime dell’eccidio di Cervarolo.

Dopo un lungo percorso che ha portato alle sentenze definitive che riconoscono la loro condizione, non è possibile, davvero inspiegabile e inaccettabile, che si debba assistere a una incomprensibile azione da parte dell’amministrazione dello Stato, che sta producendo un ingiustificabile ulteriore allungamento dei tempi, minando la fiducia nella reale volontà dell’esecutivo su questo fronte.

Quella della Regione Emilia-Romagna di stare al fianco dei familiari delle vittime della strage di Cervarolo, è una scelta di giustizia coerente con i principi e i valori che l’Istituzione ha sempre espresso e ha sempre testimoniato.

Bene anche ciò che diceva in chiusura della sua risposta l’assessore Felicori rispetto a quel progetto di valorizzazione del territorio.

Anche su questo mi dichiaro assolutamente soddisfatta e ringrazio ancora una volta.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

 

OGGETTO 8254

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula  per  conoscere  le  modalità  di  controllo  e vigilanza, ai sensi degli artt. 35 e 36 della L.R. 2/2003, affinché sia impedito a soggetti in condizioni personali e psicofisiche non adeguate di svolgere attività lavorativa a contatto con persone ricoverate presso strutture sanitarie e/o sociosanitarie. A firma del Consigliere: Facci

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’interrogazione 8254: Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per conoscere le modalità di controllo e vigilanza ai sensi dell’articolo 35 e 36 della legge regionale 2 del 2003, affinché sia impedito a soggetti in condizioni personali psicofisiche non adeguate di svolgere attività lavorativa a contatto con persone ricoverate presso strutture sanitarie e sociosanitarie.

L’interrogazione è a firma del consigliere Facci.

Prego, consigliere.

 

FACCI: Grazie, presidente.

Parto dalla fine, da un fatto accaduto pochi giorni fa, di cui ci ha dato notizia la stampa locale, un episodio obiettivamente deplorevole. Una persona che, com’è stata definita dal quotidiano “Repubblica”: affetta da patologie psichiatriche e con vari precedenti per lesioni e maltrattamenti.

Questa persona è stata arrestata in quanto avrebbe compiuto atti di, non si capisce se violenza sessuale, atti di libidine, comunque fatti costituenti reato a danno di persone fragili, anziani, sicuramente non in grado di comprendere quello che accadeva, ospiti di questa struttura socioassistenziale.

Ora, il dato che rilevo in questa sede non sono i gusti di questa persona, se questa persona sia o meno una persona depravata, il problema è come sia possibile che una persona definita, ripeto, affetta da patologia psichiatrica e con vari precedenti per lesioni e maltrattamenti, sia dipendente, o comunque abbia rapporti di lavoro all’interno di una struttura che dovrebbe essere protetta.

Andiamo a vedere allora cosa dice la nostra legge regionale. Prendiamo la legge di riferimento, la più importante, la n. 2 del 2003 “Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”. Non sto ovviamente a rileggere quelli che solo i princìpi di fondo di questa normativa, chiaramente importante. Comunque, di base la Regione esercita tutte le funzioni di programmazione, coordinamento e indirizzo in materia di servizi sociali; definisce i requisiti minimi e le procedure per l’autorizzazione e l’accreditamento di strutture e servizi socioassistenziali e sociosanitari pubblici e privati, stabilendo i criteri per l’esercizio della vigilanza.

Quindi, chi vigila? Chi controlla? Anche perché, riferimento importante, l’obiettivo, i princìpi da raggiungere, rispetto della dignità della persona. Leggiamo gli articoli 36 e 35, chi fa la vigilanza: la vigilanza la devono fare i Comuni con le aziende e le unità sanitarie locali. Tra l’altro, devono trasmettere, questi soggetti, questi enti, annualmente al Comune e alla Regione, una relazione sull’attività di vigilanza; quindi, c’è anche una sorta di dovere di consuntivo.

Il punto, ovviamente – la domanda – è: com’è possibile che una persona che ha queste caratteristiche lavori all’interno di una struttura che dovrebbe proteggere le persone fragili, indifese, deboli che ivi sono ospitate. Quindi, l’interrogazione chiede di conoscere quali sono le modalità di controllo e vigilanza effettuata ai sensi degli articoli 35 e 36 della legge n. 2 del 2003, affinché, nello specifico, sia impedito a soggetti in condizioni personali psicofisiche non certamente adeguate di svolgere attività lavorativa a contatto con persone ricoverate presso strutture sanitarie e/o sociosanitarie.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Risponde l’assessore Taruffi. Prego, assessore.

 

TARUFFI, assessore: Grazie, presidente.  

Consegnerò poi il testo, ovviamente, al consigliere Facci. Vista la delicatezza, provo a stare insomma sul dettato normativo. Con riferimento alla sua interrogazione, preme evidenziare che la Regione Emilia-Romagna si è dotata di una direttiva regionale per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture residenziali e semiresidenziali per minori, portatori di handicap, anziani in attuazione della legge n. 34 del 1998 e di un primo provvedimento della Giunta regionale attuativo dell’articolo 23 legge n. 4/2008 in materia di accreditamento dei servizi sociosanitari.

L’autorizzazione al funzionamento è necessaria per attivare il funzionamento dei servizi stessi. L’autorizzazione è rilasciata dal Comune in cui ha sede il servizio, in seguito all’istruttoria di una commissione composta da esperti di ambito tecnico, sociale e sanitario, nominata dal direttore generale dell’azienda. Il funzionamento dei servizi di strutture residenziali e semiresidenziali pubbliche e private che svolgono attività socioassistenziali e sociosanitarie è subordinato al rilascio di specifica autorizzazione, al fine di garantire la necessaria funzionalità e sicurezza nel rispetto delle norme statali e regionali; mentre l’accreditamento ha lo scopo di garantire la qualità dell’assistenza e dei servizi.

Con delibera di Giunta n. 514 del 2009 e successive modificazioni sono stati definiti i requisiti per l’accreditamento dell’assistenza domiciliare, dei centri diurni per anziani e per persone con disabilità, delle case di residenza per anziani, dei centri residenziali socioriabilitativi per persone con disabilità, tutte procedure sulle quali, peraltro, stiamo intervenendo per riscrivere i nuovi requisiti per l’accreditamento.

Tutti i soggetti, sia pubblici che privati, che gestiscono uno di questi servizi devono essere accreditate, ovviamente.  Nell’ambito dei requisiti di accreditamento sociosanitario di cui alla delibera di cui sopra, è previsto che il soggetto gestore assicuri che gli utenti siano protetti da ogni forma di abuso e che a questo fine siano definite procedure per la garanzia dei diritti degli utenti.

Il soggetto gestore deve esplicitare le modalità attraverso le quali il servizio seleziona il personale, con particolare riguardo alla definizione delle caratteristiche personali e professionali per l’accesso, e comunque con criteri di selezione del personale basati sulla verifica del possesso di caratteristiche idonee alla tipologia di utenza del servizio.

Nelle case di residenza per anziani non autosufficienti accreditate deve essere assicurata la consulenza dello psicologo per gli interventi di supervisione, supporto e prevenzione del burn-out degli operatori, secondo quanto previsto da specifico programma di struttura.

Ora, l’interrogazione prosegue e non ho tutto il tempo per dettagliarla. Le darò comunque risposta scritta. Nell’ultimo Piano regionale della prevenzione è stato incluso il progetto promozione del benessere organizzativo e prevenzione del rischio psico-sociale nelle strutture residenziali di assistenza per anziani, anche per contrastare possibili violenze e aggressioni rivolte sia alle strutture accreditate che alle altre strutture residenziali.

I Comuni, ferme restando le funzioni di vigilanza delle ASL, esercitano le funzioni amministrative concernenti la vigilanza sui servizi e le strutture socioassistenziali e sociosanitarie. I Comuni esercitano tali funzioni avvalendosi delle commissioni di esperti e degli organismi tecnici di ambito, OTA.

La vigilanza si esercita mediante richiesta di informazioni, di ispezioni e controlli periodici sulle strutture e sui servizi, anche a seguito di segnalazioni. È quello che appunto viene fatto.

Il dettato normativo regionale prevede un sistema di sanzioni amministrative per i casi di violazione delle procedure, dei provvedimenti delle direttive di autorizzazione al funzionamento e per l’accreditamento dei servizi sociosanitari. Nonché in relazione alla gravità della violazione ed il venir meno dei presupposti che hanno dato luogo al rilascio dell’autorizzazione, la possibilità di disporre la revoca o la sospensione dell’autorizzazione al funzionamento.

A questo, ovviamente, noi ci rimettiamo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Taruffi.

Consigliere Facci, prego.

FACCI: Assessore, grazie per la risposta.

Tuttavia, il problema è un altro. O meglio, lei lo ha affrontato ma un po’ lo ha sfumato.

Non metto in discussione che i criteri per l’accreditamento siano tutto sommato diversi, siano anche articolati, siano anche stringenti.

Il problema è sempre sui controlli. Perché in questo Paese, non solo in questa Regione, si parte a essere molto severi e poi una volta che si è ottenuto, si è rilasciato l’accreditamento non  ci si preoccupa più di quello che succede. Vale un po’ in tanti contesti, non solo quello della Pubblica amministrazione.

Ora il tema qui è la selezione del personale. Soprattutto il punto è: la Regione, che appunto detta gli atti di indirizzo e che ovviamente delega Comuni e delega le aziende sanitarie locali, comunque i soggetti che hanno diretto rapporto con il territorio, li delega a occuparsi di tutta la materia, ha previsto controlli non dico incisivi ma controlli puntuali e costanti in modo da impedire che vi siano queste aberrazioni?

Perché, ripeto, che una persona affetta da patologia psichiatrica e con precedenti di maltrattamenti - leggo i giornali, ovviamente non ho il fascicolo della Procura - sia dipendente, prima addirittura risulti come OSS e poi come addetto alle pulizie in una struttura del genere, è una vergogna. Deve far saltare sulla seggiola chiunque il fatto che sia permesso questo.

Vogliamo andare indietro a leggere i giornali, quello che è successo recentemente sempre nella nostra Provincia, poi non voglio neanche uscire dell’area metropolitana perché conosco poco gli altri territori, ma soffermiamoci nell’area metropolitana di Bologna, a quello che è successo, mi pare fosse in Valsamoggia, con situazioni sempre a danno di anziani, sempre a danno di anziani, cioè persone che obiettivamente non possono fare la segnalazione prevista come metodo di sollecitazione dell’intervento di terzi.

Qui allora sulla selezione del personale occorre severità e occorre che i controlli siano fatti. Adesso io farò una verifica, farò un accesso agli atti se questi rendiconti che la legge regionale prevede sono fatti anche interni rispetto alla selezione del personale. Ripeto: oggi, e concludo, presidente, per fare un lavoro nella pubblica amministrazione, di particolare complessità o delicatezza, occorrono dei requisiti precisi, di moralità, di buona condotta. Se hai il tatuaggio non vai nelle forze di polizia, che può apparire anacronistico, può apparire assurdo, però ci sono ancora queste regole. Perché non ci sono qua, nelle case per anziani?

Ho concluso.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 8253

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle misure di mitigazione del rischio professionale e alla tutela della salute e della sicurezza degli operatori del settore sanitario. A firma del Consigliere: Gerace, Caliandro

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’interrogazione 8253: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula in merito alle misure di mitigazione del rischio professionale e alla tutela della salute e della sicurezza degli operatori del settore sanitario.

L’interrogazione è a firma del consigliere Gerace. Prego, consigliere.

 

GERACE: Grazie, presidente.

Innanzitutto, ritengo essenziale riconoscere che il personale sanitario riveste un ruolo fondamentale nel sistema della salute pubblica della nostra Regione, dedicandosi con impegno e dedizione alla cura e al benessere della popolazione. Partendo da questo presupposto, con questa interrogazione desidero porre all’attenzione dell’Assemblea legislativa la questione critica relativa alle crescenti aggressioni subìte dal personale sanitario nell’Emilia-Romagna, così come evidenziato dalle fonti e dagli studi recenti.

È infatti preoccupante e in costante aumento il fenomeno delle aggressioni verso gli operatori sanitari che rappresentano una seria minaccia per la sicurezza e il benessere di coloro che operano nel settore. Un fenomeno in crescita, negli ultimi anni, in tutto il Paese e anche nella nostra Regione, che oltre a deteriorare le condizioni di lavoro, con il rischio di ripercussioni anche sulla qualità delle cure, costituisce uno specifico rischio lavorativo da contrastare tramite idonee misure di prevenzione.

Spesso si tratta di forme di violenza provenienti dagli stessi pazienti, o dai loro familiari, che si traducono in aggressioni fisiche, verbali o di comportamenti, che compromettono le condizioni di lavoro, la qualità delle cure, ma anche la sicurezza e la salute degli stessi operatori sanitari. Sono stati circa 2.401 gli atti di aggressione che hanno coinvolto più operatori rispetto agli atti. Quindi, vengono coinvolti più operatori durante questi atti di violenza. Infatti, sono stimati circa 2.733 operatori coinvolti in queste aggressioni, nei confronti, appunto, del personale sanitario.

Nel 2023 sono 2.112 nel settore pubblico, di cui 1997 in ospedale. Le qualifiche professionali più frequentemente colpite sono gli infermieri, con il 59 per cento; i medici con l’11 per cento, gli operatori sociosanitari con il 10 per cento. Per quanto riguarda l’identità degli aggressori, invece, nella gran parte sono gli stessi utenti o pazienti, mentre nei restanti casi si tratta di parenti, caregiver, conoscenti o addirittura estranei.

Considerando l’importanza di contrastare questo fenomeno, è cruciale adottare misure preventive efficaci e garantire un adeguato supporto istituzionale al personale coinvolto. La Regione Emilia-Romagna ha sempre posto al centro delle proprie politiche la tutela della salute e della sicurezza dei suoi cittadini, inclusi gli operatori del sistema sanitario. In questo contesto è importante implementare strategie volte a rafforzare la sicurezza nelle strutture sanitarie, promuovendo una cultura di rispetto e una cultura di non violenza.

Se la formazione del personale sulle gestioni dei conflitti e sulla comunicazione efficace con i pazienti ed i loro familiari è un passo fondamentale per ridurre il rischio di aggressioni, è altresì fondamentale garantire che le vittime di aggressioni possano agire legalmente senza timori o incertezze. Solo attraverso un impegno congiunto e misure concrete sarà possibile garantire la sicurezza e il benessere del nostro prezioso personale sanitario nonché preservare la qualità e l’efficacia dei servizi sanitari offerti alla comunità.

Pertanto, a tal fine, interrogo la Giunta regionale per sapere se intende operare perché la costituzione di parte civile da parte delle aziende sanitarie consegua, in caso di subita aggressione, alla denuncia sporta dagli operatori sanitari, al fine di fornire un solido sostegno legale e morale alle vittime; inoltre, se intende valutare ulteriori azioni in sede civile per il risarcimento dei danni subiti dall’azienda sanitaria, come ad esempio l’interruzione di pubblico servizio e attivarsi presso la Conferenza Stato-Regioni perché questa iniziativa sia promossa a livello nazionale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Gerace.

Risponde l’assessore Donini, prego.

DONINI, assessore: Grazie, presidente e grazie al consigliere Gerace.

La problematica oggetto della sua interrogazione è costantemente all’attenzione di questo Assessorato, i cui dati degli ultimi anni rappresentano un problema concreto su cui la Regione sta intervenendo su più fronti.

È necessario certamente lavorare sulla prevenzione di questi episodi di violenza attraverso la formazione continua degli operatori, unita a indicazioni operative alle aziende sanitarie regionali e una diffusa informazione e sensibilizzazione sul tema, su cui abbiamo riepilogato le azioni in corso sui canali istituzionali in occasione del 12 marzo scorso, Giornata contro la violenza verso gli operatori sanitari.

Già dal 2018, per la verità, è stato richiesto alle aziende di mettere a punto un Piano, PREVIOS, per la creazione di una scheda di segnalazione degli episodi di violenza allo scopo di monitorare il fenomeno inserito come flusso di dati nel nuovo sistema regionale che abbiamo innestato.

La Regione sta anche promuovendo il potenziamento della collaborazione fondamentale con le Forze dell’ordine per un pronto intervento, alcune stanno anche nelle strutture sanitarie, anche con accordi specifici con le singole aziende, oltre al rafforzamento dei servizi di vigilanza interna delle strutture.

Nei casi di denuncia o querela è stata fornita alle aziende l’indicazione di offrire agli operatori che vogliono sporgere querela o denuncia, o qualora siano commessi dagli aggressori reati perseguibili d’ufficio, la possibilità di domiciliare presso l’azienda al fine di tutelare la protezione dei dati personali del dipendente.

Per quanto attiene alla costituzione di parte civile, si fa presente che essa viene valutata caso per caso, perché purtroppo in alcune occasioni l’aggressione può essere l’espressione di una severa e inconsapevole condizione patologica e non di una violenza perpetrata volontariamente contro gli operatori.

In questa ultima tipologia di violenza invece è già accaduto che le aziende garantiscano il dovuto sostegno agli operatori coinvolti e non esiteranno a farlo anche in futuro, come lei ha auspicato, per sostenerli anche e soprattutto nelle situazioni più delicate e critiche anche a livello legale.

Nelle aziende sanitarie della Regione Emilia-Romagna esiste quindi una rete interattiva della sicurezza delle cure e la salute di sicurezza dei lavoratori, con un approccio globale e complessivo attraverso una vera e propria gestione del rischio sanitario, come contemplato dalla legge 24 del 2017.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Donini.

Consigliere Gerace.

 

GERACE: Grazie, presidente. Ringrazio l’assessore per la risposta puntuale.

Mi ritengo molto soddisfatto, anche perché le azioni già messe in campo che l’assessore citava sono di mia conoscenza e so che vengono attuate nel campo della prevenzione con i corsi di formazione e quant’altro.

Per la seconda parte della domanda, invece, spero che vengano portate avanti queste iniziative e che la sensibilizzazione a livello nazionale sia efficace perché questo fenomeno veramente preoccupa molto gli operatori sanitari.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere. 

 

OGGETTO 8256

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula relativa alle liste d’attesa per visite e prestazioni sanitarie e alla congruità del relativo monitoraggio dei tempi di erogazione. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’interrogazione 8256: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula relativa alle liste d’attesa per visite e prestazioni sanitarie e alla congruità del relativo monitoraggio dei tempi di erogazione.

L’interrogazione è a firma della consigliera Castaldini. Prego, consigliera. 

 

CASTALDINI: Grazie, presidente.

Gentile assessore, la sera del 13 marzo, quando è andata in onda una puntata di Fuori dal Coro, nel quale è stato mostrato il servizio sulle liste d’attesa in Emilia- Romagna, credo sia caduto un velo. Non perché io amo particolarmente trasmissioni che guardano dal buco della serratura, ma perché grazie a quella trasmissione ho provato ad approfondire quello che emergeva.

E adesso proviamo insieme a fare un percorso. Le persone da mesi, almeno quando andavo in giro a parlare di sanità, mi raccontavano di una vicenda che diventava sempre più consistente nella narrazione, ovvero provavano a prenotare visite ed esami specialistici, non ci riuscivano e si sentivano come le uniche sfortunate in un mondo perfetto, che funzionava.

Finalmente, grazie a quella trasmissione hanno capito che qualcosa non andava, e che evidentemente il sistema non funzionava. La scena muta di chi era lì presente in questo video, il malcelato imbarazzo sottolineava due aspetti che vorrei provare ad analizzare con lei: la non disponibilità di un appuntamento – emergeva da quella puntata questo aspetto – e, di fatto, l’imbarazzo nella mancanza di presa in carico. C’è però un aspetto che non combacia. Di fronte ad una situazione manifestatamente critica, infatti, ci si aspetta che gli indicatori del rispetto dei tempi di attesa siano a livelli se non di allarme, almeno di allerta. Cioè, nella settimana in cui noi abbiamo visto quella puntata, ho deciso di andare a vedere gli indicatori, gli indicatori che esplicitano la situazione di sofferenza, mentre il portale di monitoraggio che la Regione ha istituito rileva praticamente sempre un raggiungimento degli standard del cento per cento.

Ho pensato allora a un caso sfortunato, oppure non combaciava la settimana della trasmissione con quella settimana, in particolare, del report della Regione Emilia- Romagna. Ma c’è altro. A metà febbraio io stessa ho avuto la necessità di prenotare un primo accesso per un esame diagnostico urgente. Chiamo, nessun posto disponibile, nessuna presa in carico. Verifico il monitoraggio e vedo che per quella settimana ci sono 76 prenotazioni e il 100 per cento sono entro il tempo di attesa standard. C’è qualcosa che non torna allora.

Lo diciamo per l’ennesima volta, questa volta con l’evidenza che tutta Italia ha visto in diretta nazionale e con un’altra evidenza: che, se non sbroglierete la matassa nel farci comprendere, a noi, quando saranno le elezioni in questa Regione Emilia-Romagna, non è un tema che riguarda il gossip politico o il futuro di un Presidente, ma il tema è che non si andrà a approvare il bilancio e che tutte queste cose noi le affronteremo a scatola chiusa.

Le liste d’attesa sono chiuse e non solo non garantite le prestazioni che per legge dovreste erogare in tempi certi. I dati non corrispondono. Il dato, invece, che voi portate a Roma raccontano che la sanità che gestite è la migliore d’Italia e in più questi dati vengono utilizzati dallo Stato, e questo è un dato molto grave, per verificare la rispondenza ai LEA dei sistemi sanitari regionali. Quindi, l’Emilia-Romagna, è evidente, risulta sempre ai vertici per qualità e accede alla ripartizione ulteriore del Fondo nazionale sanitario.

Ripeto, ieri giustamente c’era una sollecitazione da parte vostra e una preoccupazione nei confronti del Governo di tagliare i fondi della sanità, ma spiegatemi allora perché non c’è corrispondenza tra i report, gli standard che voi dichiarate a Roma e il fatto che le liste chiuse; quindi, la non presa in carico delle persone, dei pazienti dell’Emilia-Romagna di fatto, non combaciano. Dov’è il punto? Qual è la cosa che non torna.

Io so che adesso lei nella risposta mi dirà che state preparando una delibera, che il 5 giustamente verrà presentata, sicuramente prima a noi poi alla stampa, e spero che questo question time serva almeno a questo, ma in risposta le darò un’altra notizia. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini. Risponde l’assessore Donini. Prego.

 

DONINI, assessore: Mi dispiace… Grazie, presidente. Grazie, consigliera Castaldini. Un po’ mi dispiace assistere a questo tono un po’ sensazionalistico, ma ormai mi sono un po’ abituato.

Lei fa riferimento a una trasmissione televisiva che, da parte della ASL, è stata registrata totalmente. Quindi, diciamo così, abbiamo buone ragioni di comprendere che quel servizio in qualche modo è stato soltanto una piccola parte dell’intervista e quegli aggettivi che lei ha usato dei silenzi, degli atteggiamenti della direttrice generale, in realtà sono dentro un contesto molto più ampio che è stato dall’ASL registrato a cautela della verità della conversazione.

Tra l’altro lei, ponendo un problema vero, serio, giusto, per il quale dobbiamo attivarci tutti e che non riguarda ovviamente solo la Regione Emilia-Romagna, sta sostanzialmente dicendo che noi falsiamo, o comunque contribuiamo a falsare, o a sovra rappresentare la qualifica di sistema sanitario che eroga meglio di altri in Italia i LEA per i vari rossi e verdi delle liste d’attesa.

In realtà non è così. Il rapporto AGENAS, che conferma questa Regione ai vertici a livello nazionale, non da sola ma con altre Regioni, per l’erogazione dei LEA, si basano su molti indicatori, non soltanto sui verdi e rossi delle liste di attesa.

Per esempio, si basano anche sul valore assoluto in rapporto alle prestazioni per 1.000 abitanti, quelli sono numeri veri. Sono 1.548 prestazioni che l’Emilia-Romagna svolge per 1.000 abitanti con un valore che, assieme alla Provincia autonoma di Bolzano, è ben superiore alla media italiana e che si attesta a 1.014.

Quindi, in realtà noi siamo ancora un sistema che nella stragrande maggioranza dei casi riesce a rispondere alle richieste dei cittadini a seconda della loro urgenza. Certamente, in casi eccezionali di indisponibilità di offerta per saturazione di tutti i posti disponibili, alcune aziende sanitarie non hanno assegnato l’appuntamento ma hanno attivato le agende di presa in carico per i primi accessi.

Sono in corso monitoraggi, come è giusto che sia, anche rispetto alle segnalazioni, com’è giusto che sia, dei numeri che fanno riferimento a questa modalità su cui è stato richiesto alle aziende di garantire ovviamente la massima tracciabilità.

Il nostro Piano per la riduzione dei tempi d’attesa delle prestazioni specialistiche, diagnostiche e chirurgiche di bassa complessità si sta componendo con l’interlocuzione delle aziende interessate. Deve essere qualcosa di strutturale, come lei giustamente spesso richiama, e non soltanto una vampata di prestazioni, un’impennata di prestazioni ma dev’essere, ovviamente anche concordato con le organizzazioni sindacali, un piano a 360 gradi che mira a intervenire sia sulla domanda, sia sull’offerta, sia sulla produzione sanitaria, sia sull’appropriatezza con tutti gli strumenti di cui noi abbiamo la disponibilità. 

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Donini.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Io in realtà non ho puntato il dito, ho solamente portato due esempi importanti rispetto alla presa in carico che credo che sia tutto il tema relativo alle liste d’attesa.

Non c’è niente di sensazionale, se non una lettera di AIOP che è arrivata alla Regione Emilia-Romagna. AIOP è l’associazione che riunisce il privato accreditato: una lettera arrivata nel momento in cui è stato nominato il presidente, fondamentale, chiaramente, il privato accreditato, proprio per snellire le liste d’attesa. Leggo, senza essere sensazionale, cerco di essere neutra: “Vi informiamo che le nostre strutture non sono in grado di prendere impegni a CUP che vadano oltre l’1.4.2024, non essendo al momento ancora certo il quadro tariffario, e non essendo AIOP e Anisap in grado di assumersi il rischio, a nome dei propri associati, di erogare prestazioni con tariffe ferme – con tariffe ferme – da 28 anni, salvo rare eccezioni, e produttive di perdite certe, senza eccezioni”. Sono le premesse, queste, è per questo che pongo una preoccupazione, anche col desiderio che questa delibera, che è l’ultimo atto che lei farà, consistente, importante, non tagli fuori noi, qui seduti in aula.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 8240

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle misure da adottare per far fronte al fenomeno dell’erosione delle spiagge della costa romagnola a causa delle mareggiate invernali, con particolare riguardo alla situazione di San Mauro Mare. A firma del Consigliere: Mastacchi

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’interrogazione 8240: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula in merito alle misure da adottare per far fronte al fenomeno dell’erosione delle spiagge della costa romagnola a causa delle mareggiate invernali, con particolare riguardo alla situazione di San Mauro Mare. L’interrogazione è a firma del consigliere Mastacchi. Prego, consigliere.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente, buongiorno.

Parliamo dell’erosione della spiaggia di San Mauro Mare, oggetto del quale avevamo discusso all’inizio di quest’anno, in occasione della discussione di una mia risoluzione che chiedeva di intervenire rapidamente, visto l’imminente inizio della stagione estiva.

La risoluzione all’epoca fu respinta con la motivazione che la cosa era nota, che l’intervento che era stato fatto era un intervento sperimentale, e preso atto del fatto che non aveva dato buon esito, il Comune si era già attivato per intervenire con la chiusura dei varchi, e al ripascimento della spiaggia. Quindi, non era necessario impegnare nessuno, perché già le cose dovevano essere fatte.

Purtroppo, da quel giorno ad oggi ancora non è successo nulla e nel frattempo il maltempo, il mare ha eroso ancora altre migliaia di metri cubi di sabbia, facendo sì che la spiaggia di quella zona da 50, a 60 metri, che è il suo standard naturale, si è ridotta a poco più di due o tre metri. In alcune zone proprio sta arrivando praticamente a ridosso delle strutture.

Quindi, la preoccupazione chiaramente, a pochi giorni dall’inizio della stagione pasquale – domenica sarà il giorno di Pasqua e normalmente è la data nella quale si apre un po’ la stagione turistica estiva lungo le spiagge –, ancora non si vede nulla. Fra l’altro, c’è anche un problema che si aggiunge, perché il Comune, oltre a non essere ancora intervenuto per risolvere questo problema, paradossalmente sta facendo un’azione nei confronti dei gestori delle spiagge. Quindi, sta emettendo delle ordinanze per rimuovere le strutture dei bagni. Si dà quasi per scontato che quelle strutture non possono più stare lì perché, appunto, c’è un problema ambientale.

Questi danni, chiaramente, non vanno solo a discapito delle singole attività, ma vanno a discapito di tutta l’area di tutto, il comune di San Mauro Mare e anche della riviera, perché chiaramente i turisti che si avvicenderanno a quella zona in questo periodo troveranno una situazione che metterà un po’ in discussione l’immagine di tutta la riviera romagnola. Quindi, la preoccupazione è davvero tanta.

L’interrogazione chiede alla Giunta come intende intervenire, al di là delle rassicurazioni, a ridosso dell’apertura della stagione estiva per soddisfare le esigenze di quei territori, come San Mauro Mare, che vedono annualmente erodere la spiaggia della costa romagnola a causa delle mareggiate. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego, sottosegretario.

 

BARUFFI, sottosegretario: Mi hanno manomesso il microfono. Grazie. presidente. Con riferimento all’interrogazione in oggetto, preliminarmente si ricorda che il tratto di arenile di San Mauro Mare si sviluppa per una lunghezza di circa 700 metri. Confina a nord con quello del Comune di Savignano sul Rubicone, che si estende per un tratto di 150 metri fino alla foce del Rubicone e a sud con l’arenile del Comune di Bellaria Igea Marina, in provincia di Rimini.

La spiaggia bassa e sabbiosa è protetta da una serie di scogliere emerse, poste ad una distanza dalla linea di riva di circa 130 metri. Il trend evolutivo della cella sedimentaria di San Mauro Mare, registrato negli ultimi anni, cioè fino al 2022, è di un progressivo insabbiamento con innalzamento del fondo e una riduzione del battente d’acqua tra la spiaggia e le scogliere. Questo è il problema specifico.

Il tratto di arenile posto a nord, Savignano Mare, risulta invece in erosione.

Nel 2017 il Comune di San Mauro ha proposto un progetto sperimentale redatto da un professionista esterno, finalizzato a migliorare la corrente litoranea e la qualità delle acque e contrastare l’erosione.

Il progetto prevedeva, per quanto qui interessa, l’apertura di quattro varchi nelle scogliere. Cioè la circostanza riferita dall’interrogante.

L’Ufficio territoriale ha allora incaricato il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bologna per uno studio di approfondimento che ha prospettato un intervento alternativo a questo dell’Amministrazione comunale.

Nel 2018 il Comune ha ripresentato il proprio progetto del 2017.

L’ufficio territoriale, in sede del rilascio del parere, ha pertanto prescritto al Comune, cito testualmente: la programmazione di adeguate risorse per garantire, in caso di inefficienza dell’intervento, sia i lavori di ripristino dei luoghi, per esempio una polizza fideiussoria, sia eventuali interventi di ripascimento della spiaggia in caso di insorgenza di fenomeni erosivi.

I lavori sono stati realizzati nella primavera del 2022 a cura dell’Amministrazione e, come prescritto in sede di autorizzazione, l’intervento sperimentale è stato monitorato attraverso l’esecuzione di rilievi topo-batimetrici semestrali.

Nell’ultimo periodo è stato segnalato e rilevato un progressivo aumento dell’erosione molto evidente nella porzione sud del litorale comunale.

L’Ufficio territoriale, in coordinamento con le Amministrazioni comunali di Savignano e San Mauro nell’ambito degli interventi programmati di manutenzione delle opere di difesa della costa, ha pertanto eseguito i lavori di mobilizzazione della sabbia e della spiaggia sommersa alla spiaggia emersa, per abbassare i fondali e ripascere i tratti di arenile in erosione a difesa degli abitati dal rischio di ingressione marina.

Gli interventi sono stati realizzati sull’intero pareggio costiero di Savignano Mare e San Mauro Mare nel gennaio 2023, con un volume immobilizzato e stoccato a San Mauro per 4.800 metri cubi; nel dicembre del 2023, per un volume mobilizzato e stoccato, sempre a San Mauro, per 3.500 metri cubi.

Nel frattempo, il Comune di San Mauro ha presentato un progetto sulle scogliere per ridurre l’ampiezza di due dei quattro varchi aperti nel 2022.

L’intervento, autorizzato con nulla osta tecnico con prescrizioni dall’Ufficio Tecnico di Forlì-Cesena, sarà avviato proprio nel prossimo mese di aprile, quindi è questione ormai di giorni più che di settimane.

L’amministrazione ha inoltre presentato un progetto di ripristino del profilo di spiaggia antecedente agli eventi meteomarini erosivi del 23 e 24, mediante la mobilizzazione di circa 5.800 metri cubi di sabbia. L’intervento autorizzato con nulla osta dell’Ufficio tengo è in fase di avvio.

Gli interventi di ripristino da parte del Comune, con la consulenza di un professionista esterno, sono costantemente monitorati dall’Ufficio territoriale, come ricordavo, che continua a fornire supporto tecnico all’amministrazione, e coordina programma e realizza gli interventi di ripascimento per la difesa degli abitati dal rischio di ingressione marina, di competenza.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario Baruffi.

Consigliere Mastacchi, prego. 

 

MASTACCHI: Se non ho capito male, il Comune di San Mauro Mare ha fatto un intervento per il quale c’era già un parere negativo e per il quale si sapeva già che l’effetto sarebbe stato questo, e ne è responsabile al cento per cento.

Allo stesso modo dovrebbe essere responsabile di attivare queste fideiussioni che sono state citate per accelerare il più possibile la risposta, perché chiaramente iniziare dei lavori su una spiaggia nel mese di aprile, quanto teoricamente in quel mese dovrebbe già essere attiva l’attività turistica è sicuramente penalizzante.

Io credo che sia necessario che la Regione si attivi per fare il più possibile pressione sul Comune affinché questi lavori vengano realizzati più rapidamente possibile, e affinché i danni vengano limitati il più possibile. Come infatti sappiamo tutti, i lavori pubblici normalmente è difficile che rispettino proprio le scadenze che normalmente vengono citate durante la loro approvazione, perché gli intoppi non mancano mai.

Io quindi chiedo alla Regione di farsi carico di un monitoraggio puntuale delle attività amministrative, che porteranno da qui all’avvio dei lavori probabilmente ulteriori ritardi, per cui di monitorare che questo non avvenga e che si possa partire con le tempistiche più rapide possibile, che per quanto saranno rapide comunque sono già troppo lunghe rispetto alle necessità di quei territori.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

 

OGGETTO 8241

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda attivarsi per attuare una proroga dei termini nell’avvio delle opere in quei comuni, colpiti dal sisma del 2012, in cui siano stati riscontrati ritardi dovuti a difficoltà tecniche non imputabili ai cittadini. A firma del Consigliere: Bargi

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’interrogazione 8241: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per sapere se la Giunta intenda attivarsi per attuare una proroga dei termini nell’avvio delle opere in quei Comuni colpiti dal sisma nel 2012, in cui siano stati riscontrati ritardi dovuti a difficoltà tecniche non imputabili ai cittadini.

L’interrogazione è a firma del consigliere Bargi. Prego, consigliere.

 

BARGI: Grazie, presidente.

L’interrogazione in oggetto verte in particolare su un’ordinanza del presidente Stefano Bonaccini, in questa veste, ovviamente, di commissario, infatti è un po’ improprio interrogare la Giunta, quanto più sarebbe la struttura commissariale. L’ordinanza n. 14 dell’11 ottobre 2023 prevede temi più stringenti per la rendicontazione e per la chiusura dei lavori rimasti ancora inevasi, per quanto riguarda la ricostruzione post sisma 2012.

In particolare, tale ordinanza prevede che disposizioni inerenti alle proroghe straordinarie prevedono la possibilità di riconoscere ulteriori tempistiche funzionali al completamento dei cantieri, con un prolungamento del termine massimo variabile da 7 a 26 mesi, in funzione dell’avanzamento lavori già dichiarato entro ottobre 2023. Per i cantieri i quali non sia stato attestato uno stato di avanzamento dei lavori, che è la parte che interessa a noi con questa interrogazione, la nuova disciplina si applica purché, entro il 30 aprile 2024, quindi siamo prossimi alla scadenza, sia data evidenza dell’avvio delle opere, con raggiungimento almeno della percentuale lavori corrispondente al primo stato di avanzamento lavori, che è intorno al 15 per cento.

Io porto questa interrogazione all’attenzione dell’Assemblea perché ci arrivano segnalazioni dalle zone più colpite dal sisma, in particolare, in un caso, dalla estrema punta nord-orientale della provincia di Modena, laddove ci sono Comuni tra i più interessati dall’evento sismico del 2012, comuni di dimensioni comunque ridotte. Già in passato, nel mandato precedente, ci trovammo a discutere tante volte sulla reale capacità anche degli organici di rispondere alle esigenze della ricostruzione, con l’invio anche da parte della struttura commissariale di funzionari ad hoc per dare una mano. Quindi, realtà piccole, in difficoltà anche i numeri del personale, con alto numero di pratiche da dover evadere.

Ecco, a me è stato portato il caso di San Felice sul Panaro, che al febbraio 2023, conta ancora stato avanzamento lavori a zero, quindi ancora non avviato il cantiere, 20 pratiche, e stato avanzamento lavori partiti per nulla, quindi ancora da mettere a terra, con 41 pratiche. Si tratterebbe ancora di 61 pratiche, che possono sembrare numeri irrilevanti per una Regione, evidentemente per quel territorio non lo sono, di cittadini che non hanno ancora potuto avviare i lavori.

Ora, io so perfettamente che è inusuale, lo ricordo bene dal mandato precedente, interrogare o comunque intervenire nell’Assemblea sulla struttura commissariale. È un qualcosa che conosciamo. Spesso anche ricevevamo una risposta da parte dell’Avvocatura dello Stato che diceva non avete competenze in merito, però è altrettanto vero che nel mandato precedente c’era un po’ più disponibilità da parte della struttura commissariale di dialogare con i consiglieri, un po’ anche perché si va verso la fine di queste procedure, e lo smantellamento già iniziato della struttura rende oggi difficile… Io lo dico così, in maniera ufficiosa, non sono riuscito ad avere altre forme di contatti o risposte.

Quindi, non mi resta che tentare la strada politica, anche perché fondamentalmente di scelta politica si tratta, ed è questa la nostra domanda.

C’è la volontà - non c’è il presidente, c’è il sottosegretario ma lo chiedo comunque a lui –, c’è la possibilità di prevedere una proroga ulteriore, o una forma di ombrello per quei cittadini che non tanto per loro problematiche ma per le difficoltà che c’è di evadere le pratiche non sono riusciti ad oggi, non per loro responsabilità, non sono riusciti ad oggi ancora ad avviare i lavori?

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Bargi.

Risponde il sottosegretario Baruffi.

Prego, sottosegretario.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Premetto che occupandomi io dell’ammissibilità dei quesiti che vengono posti alla Giunta, dei quesiti di competenza, non ho mai rigettato una sola interrogazione rispetto alle pratiche relative alla ricostruzione post sisma e il Commissario. Se è avvenuto, segnalatemelo, che recuperiamo.

I limiti sono quelli che il consigliere Bargi ricordava, ma io credo che ci sia comunque un interesse legittimo da parte dei componenti di questa Assemblea di avere piena contezza di come procede la ricostruzione.

In secondo luogo, i numeri ridotti che lei ricordava, certamente significativi, per i Comuni dove questi insistono, ancor di più per i portatori di interesse, i cittadini e le imprese, sono tali da certificare quanto abbiamo comunicato a più riprese, cioè sul fatto che siamo alle battute conclusive.

Anzi, il Commissario ha sostanzialmente esaurito la sua attività per quanto riguarda la ricostruzione privata, ma resta ferma intenzione del Commissario mettere in campo ogni iniziativa utile affinché tutte le risorse assegnate al territorio siano effettivamente spese per il ripristino degli edifici e delle attività anche laddove risultino le più tardive, in particolare laddove ciò non dipenda da parte dei cittadini che hanno trovato le difficoltà, le più diverse.

Tra queste difficoltà ci sono, nella fase finale, anche quelle incrociate sul tema del caro prezzi che ha condizionato completamente il mercato della ricostruzione in quella parte del territorio.

Non è ad opinione nostra sufficiente intervenire con una nuova, ulteriore, ennesima proroga dei termini, che pure è indispensabile, laddove si ritenga che ci sono le condizioni per completare i cantieri che sono stati avviati, perché il caro materiali ha spiazzato il mercato non dal punto di vista dei tempi, ma dal punto di vista dei costi effettivi per la ricostruzione.

In questo senso, si tratta quindi di approntare una serie di iniziative, alcune le abbiamo fatte, in particolare nel corso degli ultimi due anni, per riconoscere i maggiori oneri a cui va incontro chi è impegnato nella ricostruzione, cittadini, imprese e imprese costruttrici, e dall’altro lato utilizzare appieno tutti gli strumenti messi in campo dal legislatore nazionale per ovviare a questo tipo di problema.

Tra questi, segnalo che esiste lo strumento del Superbonus 110, che è stato prorogato per le situazioni dei crateri, quindi fa al caso nostro, laddove si raggiunga un accordo con gli istituti di credito circa la capienza del cosiddetto credito d’imposta. Questione delicata e complessa a tutti i livelli, a tutte le latitudini, da ogni punto di vista, questione che anche noi abbiamo provato ad affrontare col Commissario in un’interlocuzione diretta e costruttiva con alcuni dei principali istituti di credito presenti sul nostro territorio, e che operano nei confronti dei cittadini e delle imprese esposte sulla ricostruzione, addivenendo – posso dire ad oggi, ormai – ad un accordo, ad un’intesa che potrebbe essere formalizzata già nel corso dei prossimi giorni (quindi, di giorni stiamo parlando). Si tratta cioè concretamente di aprire anche questo strumento finanziario potenzialmente previsto dalla legislazione nazionale, con tutti i limiti, oggi e i perimetri definiti dal Governo, fino al 31 dicembre 2025. Questa è la potenzialità che la norma nazionale opera. Come abbiamo quindi anticipato ai Sindaci nel Comitato istituzionale, da ultimo del 6 marzo 2024, siamo in procinto di arrivare ad un accordo che comporterà a questo punto anche una modifica dell’ordinanza n. 14 del 2023, con una proroga dei termini, dei tempi, a questo punto correlata ad un fattivo strumento in più di risoluzione del problema. Quindi, la risposta è positiva, da questo punto di vista.

Aggiungo come unico elemento di attenzione il fatto che in modo imprevisto, cioè da noi non conosciuto, ieri il Consiglio dei ministri avrebbe introdotto per decreto una serie di aggiornamenti e aggiustamenti sulle procedure del 110. Noi abbiamo sentito la comunicazione, non abbiamo contezza adesso del testo del decreto. Ci pare di poter dire, da quanto ho udito dal ministro Giorgetti e per quanto uscito sugli organi di stampa, che non dovrebbe trattarsi di misure limitative di questa possibilità. Quindi, noi riteniamo, da quanto abbiamo udito, che questo non dovrebbe inibire la strada prevista dalla norma attuale e dagli accordi che stiamo per sottoscrivere con gli istituti di credito.

Tuttavia, a questo punto è giocoforza attendere la pubblicazione del decreto per vedere se quanto vi ho appena esposto è effettivamente ancora fruibile e utilizzabile o se occorra tenerne conto in qualche modo nell’adeguamento dell’ordinanza a cui ho fatto riferimento. È questione di giorni. Di solito la pubblicazione dei decreti avviene in qualche giorno e valuteremo se, come annunciato, si tratta solo di meglio precisare alcune questioni, reprimere abusi, prevenirli eccetera o se, viceversa, si è messo mano anche alla possibile concreta possibilità di utilizzare questo istituto per gli edifici che ricadono all’interno dei crateri. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario. Consigliere Bargi.

 

BARGI: Ringrazio per la risposta, che non era scontata per i motivi che ci siamo detti prima. Ovviamente non mi riferivo a lei in particolare, sottosegretario. Mi riferivo più che altro al mandato precedente, dove effettivamente era emerso un po’ questo conflitto tra l’Assemblea e l’ente commissariale perché risponde di fatto al Governo e quindi, di conseguenza, avrebbe potuto essere più facilmente interrogato un parlamentare, di fatto, che non… O meglio, quella sarebbe stata la procedura corretta rispetto al consigliere.

Quindi, grazie intanto per la risposta non scontata. Grazie, anche al presidente del Consiglio che ha lasciato scorrere un po’ il tempo, perché era importante, secondo me, argomentare la risposta. Mi posso dichiarare chiaramente soddisfatto rispetto all’esito di quanto lei ci ha illustrato, delle iniziative che intendete mettere in campo. Mi tocca fare un gesto, alzare le braccia rispetto a quanto è emerso ieri sera dal Consiglio dei Ministri, nel senso che anch’io l’ho letto stamattina un po’ in fretta e furia. C’è poco da dire, però, visto che…

Usciamo un pelino fuori tema. Sentivo prima anche l’assessore Calvano rispondere a un’altra interrogazione di attualità, in questo caso sul tema dei cosiddetti esodati del 110, dicendo siamo pronti anche a mettere in campo iniziative legislative. Ricordo che l’anno scorso ne avevamo proposta una. Non pretendevamo, lo abbiamo detto più di una volta, che fosse la panacea dei mali, però poteva essere l’inizio di un percorso legislativo che ci dotava oggi di strumenti che potrebbero essere alternativi, anche legati all’attuale normativa regionale che prevede, ad esempio, l’impiego di monete complementari, per provare a trovare una forma anche relativa alla fiscalità, che in fin dei conti è una delle poche leve che abbiamo, anche di concerto col Governo, per provare a mettere in campo degli strumenti che siano rapidi e circolanti rispetto all’emergenza: terremoto, alluvione. Probabilmente potremmo individuare strumenti sicuramente più agili in futuro.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Bargi.

 

OGGETTO 8243

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa lo stato di conservazione del canale Gobbino (Bellocchio), area ricadente all’interno della Rete Natura 2000, con particolare riguardo alle misure utili per ridurre il fenomeno di insabbiamento delle foci ed evitare altresì l’erosione della costa. A firma del Consigliere: Fabbri

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’interrogazione 8243: Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa lo stato di conservazione del canale Gobbino, area ricadente all’interno della Rete Natura 2000, con particolare riguardo alle misure utili per ridurre il fenomeno di insabbiamento delle foci ed evitare altresì l’erosione della costa.

L’interrogazione è a firma del consigliere Fabbri.

Prego, consigliere.

 

FABBRI: Grazie, presidente, buongiorno.

Con questa interrogazione di attualità a risposta immediata pongo alla Giunta alcuni quesiti rispetto a un canale molto importante che è di collegamento con il comparto vallivo di Comacchio, che è a ridosso di due Province, quella di Ravenna e quella di Ferrara, che ha una funzione molto importante dal punto di vista ambientale.

Premesso che il canale Gobbino Bellocchio, unitamente al canale Logonovo, costituiscono il sistema idraulico di collegamento in mare dalle valli di Comacchio con funzioni di presa a scarico di acqua marina, tale funzione è ostacolata da continui processi di insabbiamento delle foci che, riducendo la sezione di deflusso, limitano il ricambio idrico delle valli e la risalita del novellame del pesce, risultando pertanto penalizzata sia la qualità delle acque, che l’attività di pesca nelle valli.

Che l’Ente Gestione per i Parchi e la Biodiversità Delta del Po, nel rispetto del Piano di gestione delle Valli di Comacchio, deve intervenire con opere per garantire l’officiosità idraulica del canale di Gobbino sita a sud del litorale Lido Spina, Ferrara, ma già in Provincia di Ravenna.

Tale sito interessa aree ricadenti all’interno della Rete Natura 2000 IT406003 Vene di Bellocchio, Sacca di Bellocchio, foce del fiume Reno Pineta di Bellocchio, Zone Speciali di Conservazione ZSC, e Zone di Protezione Speciale ZPS.

Nella scheda di intervento di quest’opera è riportato che l’intervento di scavo proposto nel triennio 2021-2023 si attuerà probabilmente in collaborazione con il Comune di Ravenna, si prevede di effettuare uno scavo con draga a refluizione relativo a un ripascimento di un tratto di arenile.

Sempre in questa scheda si dice: non si esclude che in base agli studi sul trasporto lungo riva e all’evoluzione del litorale, possano essere valutate ipotesi di installazione di strutture trasversali, di interruzione del trasporto lungo riva, pennelli trasversali, la cui progettazione dovrà essere soggetta a valutazione di impatto ambientale; considerato che sono stati effettuati negli anni da parte di diversi enti, tra cui Regione Emilia-Romagna, ente di gestione citato, Consorzio Azienda speciale, molteplici interventi di scavo per la riapertura del canale, con quantitativi variabili di terreno escavato con utilizzo di mezzi diversi (draghe a refluizione, escavatori idraulici, eccetera); considerato altresì che il tempo in cui la foce rimane aperta è fortemente condizionata dalle correnti marine e dal trasporto dei sedimenti, e che con il sopracitato e ultimo intervento è stato realizzato sperimentalmente un pannello con palificazioni in legno per evitare continui insabbiamenti; rilevato che quest’ultimo intervento strutturale pare, e lo sottolineo, aver risolto il problema dell’operosità della foce, causando però un insabbiamento dell’asta del canale e una progressiva erosione della costa sul lato nord; che tale tratto di arenile per l’appunto, quello che è in corso di erosione, ricade in riserva naturale dello Stato ed è molto importante per la nidificazione delle diverse specie animali, nonché per la vegetazione; che l’eventuale erosione della spiaggia potrebbe portare altresì un’ingressione marina nelle campagne retrostanti, fino a raggiungere la strada statale Romea 309; tutto ciò premesso e considerato, interroga la Giunta per sapere se sia a conoscenza di questa situazione e quali provvedimenti intende adottare in merito, al fine di realizzare una sensibile riduzione dei fenomeni di insabbiamento del canale Gobbino, evitando altresì l’erosione della costa. 

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Fabbri.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente, ringrazio anche il consigliere Fabbri per aver portato all’attenzione dell’aula questo problema, su cui abbiamo naturalmente chiesto anche informazioni all’ente gestore per i parchi e la biodiversità del Delta del Po.

Il canale Bellocchio Gobbino appartiene notoriamente al demanio idrico regionale. La sua apertura a mare è fondamentale per una corretta gestione delle acque delle Valli di Comacchio e per i flussi migratori dei pesci dal mare Adriatico alle Valli di Comacchio e viceversa.

A causa del ridotto deflusso idrico delle valli verso il mare, in particolare fino a tre anni fa, prima che l’Ente di gestione dei parchi e la biodiversità del Po modificasse le modalità di gestione idraulica delle valli, aumentando il carico dal fiume Reno e conseguentemente lo scarico verso mare, la foce era soggetta a frequenti interramenti nonostante i ripetuti interventi di riapertura effettuati negli anni e negli ultimi decenni.

L’ente, di recente, con i fondi messi a disposizione dalla Regione nell’ambito del programma operativo Valli di Comacchio 21-23 ha nuovamente scavato la foce. I lavori sono terminati nell’aprile del 2022 e l’intervento è stato realizzato adottando una nuova strategia su progetto dell’Università di Bologna, d’intesa col Comune di Ravenna.

L’innovazione consiste in una ridotta sezione di foce che aumenta il flusso della corrente, che, insieme alle suddette nuove modalità di gestione idrica, permette di vincere la deposizione di sabbia da parte delle correnti del Mar Adriatico e mantenere aperta la foce. A ormai due anni dall’intervento, noi riteniamo si possa dire che questa strategia pare dare i risultati previsti, sperati.

L’intervento prevedeva inizialmente la palificata in legno richiamata nell’interrogazione, come la soluzione per mantenere aperta la foce, ma che poteva rappresentare, come viene detto, la causa di una nuova erosione costiera a nord della stessa. La palificata, però, voglio precisare, non è stata realizzata perché la Conferenza di valutazione di impatto ambientale ha richiesto all’ente di gestione un supplemento di indagini, della durata di tre anni, per disporre di dati più approfonditi, al fine di prevedere, tramite i modelli predittivi, le dinamiche costiere innescate dal pennello.

La palificata in legno, pertanto, mai realizzata non può essere né la ragione del mantenimento della foce aperta, le cui motivazioni sono state invece sopra riportate, cioè qual è l’effetto positivo, né può essere la causa dell’erosione costiera, cioè un effetto indesiderato, negativo. Peraltro, come reso evidente da numerosi studi condotti dall’Università di Bologna, dalla Regione Emilia-Romagna e dall’Ente di gestione dei parchi e la biodiversità del Delta del Po, cioè il master plan della costa, nonché semplicemente dalla visione delle foto storiche di Google Earth, l’erosione costiera della foce del Reno nell’area sub Lido di Spina è un problema grave che prosegue da oltre trent’anni.

Si concorda sull’assoluta necessità di sfangamento del tratto interno del canale Bellocchio e Gobbino, indicata dal consigliere interrogante, anch’esso come la foce appartenente al demanio idrico regionale, perché il deflusso delle acque del canale è funzionale alla conservazione delle condizioni ecologiche delle Valli di Comacchio. Proprio l’apertura della foce ha permesso di evidenziare che gli impedimenti allo scorrimento dell’acqua non sussistono soltanto in corrispondenza dell’apertura a mare, ma anche lungo l’asta del canale. Grazie, Presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario. Consigliere Fabbri, prego.

 

FABBRI: Volevo ringraziare il sottosegretario, che ringrazio per la ricostruzione, anche se la soddisfazione rispetto alla risposta avuta dall’Ente parco non mi soddisfa, nel senso che è vero che c’era un problema alla foce che con questo intervento è stato risolto, ma al tempo stesso, se dapprima c’era un problema per scaricare verso mare; quindi, c’era un problema di insabbiamento della foce, ora abbiamo spostato il problema più a monte e non si riesce proprio più a scaricare verso mare.

Questa circostanza è stata rilevata anche pubblicamente nei giorni scorsi dagli stessi volontari, dagli stessi cacciatori che l’Ente Parco ha inteso incaricare di questo supporto nella vigilanza, e che sono stati anche oggetto di aspre polemiche all’interno di quest’aula.

Io credo che un supplemento di indagine da parte del Parco serva assolutamente, anche per verificare lo stato di fatto presente. Perché se non è presente, comunque, una palificazione intesa in tal senso, però sono stati realizzati degli interventi strutturali, di cui forse il parco non è più a conoscenza, ma che stanno cambiando la morfologia.

Si può rilevare questo cambiamento della costa e dell’erosione proprio da Google, dalle immagini storiche degli ultimi tre anni dove si può notare l’erosione di questo tratto di spiaggia che è riserva naturale dello Stato, quindi un tratto importante.

Io sono parzialmente soddisfatto e comunque accolgo questo interesse per affrontare questo problema in maniera strutturale. Perché, come si evidenziava, i problemi legati all’erosione della costa, se affrontati in maniera frammentaria, rischiano poi di spostare di qualche centinaio di metri più in là il problema stesso verso altre aree.

Ringrazio del riscontro.

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Fabbri.

 

OGGETTO 8244

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per conoscere lo stato attuale delle interlocuzioni con le associazioni dei produttori di generatori di calore a biomassa per uso civile, con particolare riguardo all’esigenza di armonizzare il nuovo pacchetto di norme UNI EN  16510 con la normativa attualmente in vigore. A firma del Consigliere: Occhi

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’interrogazione 8244: Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per conoscere lo stato attuale delle interlocuzioni con le associazioni dei produttori di generatori di calore a biomassa per uso civile, con particolare riguardo all’esigenza di armonizzare il nuovo pacchetto di norme con la normativa attualmente in vigore.

L’interrogazione è a firma del consigliere Occhi.

Prego, consigliere.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

Come sapete è recentemente entrato in vigore il nuovo Piano dell’aria che all’articolo 22, comma 1, prevede che sia possibile d’ora in poi installare solo stufe a biomassa cosiddette cinque Stelle e non più, per esempio, quattro stelle e inferiori.

Questa classificazione del metodo delle stelle fu introdotta dal DM 186 nel 2017 e questa classificazione si basava su una serie di norme UNI europee.

Ce n’è una serie. Quella che interessa a noi è la UNI EN 13240, sulla base della quale erano dati dei requisiti prestazionali sia di emissione, sia di rendimento, e una serie di altri requisiti sulla base dei quali era stata fatta questa classificazione, cosiddetta delle varie stelle.

Successivamente, però, la normativa europea è cambiata, perché il 21 dicembre 2022 è entrata in vigore una nuova normativa UNI, la 16510, che sostituisce la precedente 13240.

Questo nuovo pacchetto di norme, perché non è una singola norma, ma è un pacchetto di norme che va a ri-regolamentare tutto il settore, è entrato nella sua fase di consistenza con le norme attualmente in vigore, come spesso capita per le nuove norme UNI.

L’armonizzazione delle nuove norme, che introducono innovazioni significative nei metodi di test delle prestazioni e della sicurezza dei generatori, comporta la necessità di rivedere entro il novembre del 2025 tutti i test report emessi in base alle norme in vigore, e di valutare i dati storici che potranno essere recuperati per i generatori già testati.

Questo cosa significa? Che tutta la vecchia classificazione delle stelle è come se in un certo senso perdesse di valore, secondo questa nuova norma EN. Infatti, sono state elaborate delle linee-guida per cercare di bypassare, cercare di armonizzare, cercare di gestire questa fase transitoria, proprio perché, per esempio, alcune di queste norme, in particolare quelle norme che noi abbiamo recepito, che portano avanti il meccanismo delle stelle, hanno un meccanismo che porta avanti sia la questione delle emissioni che del rendimento. Cosa è successo, però?

Che molti rivenditori avevano ancora a magazzino tantissime stufe a legna e a pellet ancora quattro stelle, che non erano veramente obsolete, che erano state prodotte negli ultimi anni.

Sono stati un po’ spiazzati dall’entrata in vigore del nuovo PAIR 2030 e hanno scoperto – come sapete, ovviamente chi vive il mondo del lavoro difficilmente è collegato, sintonizzato col bollettino regionale – di non poter più installare improvvisamente le quattro stelle, avendo ancora a magazzino tanti di questi impianti.

Al che, l’AIEL, che è l’Associazione Italiana Energie Agroforestali, pare che intenda presentare un ricorso all’articolo 22, comma 1 delle norme attuative del PAIR. Il sistema attuale delle stellature, come dicevo prima, non tiene conto solo delle emissioni, ma anche del rendimento. È un meccanismo complesso di valutazione. Il PAIR ha invece in sé un’idea semplicemente sulla base delle emissioni. Ciò che importa al PAIR, che ha portato al nuovo regolamento, alle nuove norme tecniche attuative, è quello di garantire una diminuzione, per esempio, del PM10 primario. Lo sappiamo e lo abbiamo affrontato in tutta la lunga discussione del nuovo Piano aria.

Quindi, noi riteniamo che sicuramente la nuova norma EN 16510 possa mettere in discussione, come detto, tutte le certificazioni già rilasciate nonché anche il procedimento cosiddetto di stellatura. Di conseguenza, riteniamo che sarebbe necessario un periodo di transizione fino a quando non entrerà pienamente e definitivamente in vigore la En 16510. Per questo motivo interroghiamo la Giunta per sapere qual è lo stato attuale ad oggi, quali sono le interlocuzioni con le associazioni dei produttori – pare, appunto, che vi sia in essere la possibilità di un ricorso – e se non ritenga quindi di sospendere temporaneamente la norma del PAIR, cioè l’articolo 22, comma 1, fino al pieno recepimento della norma UNI 16510 nell’ordinamento italiano, nell’ordinamento anche; un recepimento all’interno dell’ordinamento italiano che vada a modificare il sistema classico delle stellature che adesso viene messo in discussione dalla nuova normativa UNI. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Occhi. Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie. Mi hanno spostato il testo. Grazie, presidente. Come è noto, il percorso di elaborazione del PAIR 2030 ha visto molteplici occasioni di incontro, approfondimento, confronto, già a partire dalla fase preliminare, quella del documento strategico contenente gli obiettivi e le scelte del Piano, che è stato approvato con una delibera di Giunta regionale dell’11 luglio 2022.

A questo percorso sono stati invitati a partecipare tutti i maggiori portatori di interesse, tra cui, naturalmente, i firmatari del Patto per il lavoro e per il clima. Tra i portatori di interesse che hanno preso parte al percorso, c’è anche AIEL, cioè all’Associazione Italiana Energie Agroforestali, che ha partecipato addirittura in qualità di relatore con un intervento sull’importanza del rinnovo degli impianti a biomassa per il riscaldamento domestico.

Lo ha fatto anche in forza di una collaborazione ormai pluriennale tra l’Emilia-Romagna e le altre Regioni del bacino padano con questa associazione. Quindi, esiste un’interlocuzione consolidata.

Come noto, dopo l’adozione da parte della Giunta della proposta di Piano, che è avvenuta nell’aprile del 2023, il documento è stato sottoposto alla fase di consultazione.

Nel merito è stata presentata una sola osservazione nella quale si chiedeva di mantenere l’installazione obbligatoria dei quattro stelle, cioè degli impianti a quattro stelle, quindi senza variazioni rispetto alla norma del precedente Piano dell’aria.

Considerato il forte potere inquinante di questa tipologia di impianti in generale, quindi il contributo che danno al ben noto problema delle emissioni di PM 10 primarie, nonché le azioni realizzate dalla Regione Emilia-Romagna a partire proprio dal 2021, quindi non l’altra mattina, per promuovere il rinnovo complessivo del parco impianti regionali finanziando la sostituzione - e sapete in quale percentuale - di stufe, caldaie a pellet o legna fino a quattro stelle con stufe e caldaie a pellet o a legna a 5 stelle, si è valutato di allineare il PAIR 2030 all’orientamento assunto ormai da tempo dalla Giunta.

Il 26 marzo si è comunque tenuto un incontro tecnico con l’associazione proprio per avviare un confronto sull’applicazione della norma di Piano in questione e per approfondire insieme il contenuto e le ricadute della norma UNI EN, ricordata dal consigliere interrogante.

Nel merito del confronto emerso su questa norma, è emerso che essa riguarda il produttore di impianti, che relativamente agli apparecchi ancora da immettere sul mercato hanno due anni di transizione per conformarsi alla norma di prodotto che tale non sia rilevante ai fini dell’applicazione dell’articolo 22, comma 1.

Si ricorda che la Regione Emilia-Romagna è stata chiamata a dare attuazione nel più breve tempo possibile alla sentenza di condanna della Corte di giustizia europea del 10 novembre 2020 per il superamento del valore limite giornaliero di PM 10 nelle zone di pianura est e ovest.

Questo è il contesto di partenza e di riferimento.

Nonostante questo, a seguito di tale sentenza la Giunta abbia potenziato le misure allora vigenti e ne abbia individuate di ulteriori, ancora in data 13 marzo 2024 la Commissione europea ha inviato alla Repubblica italiana una lettera di messa in mora ai sensi dell’articolo 260, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, nella quale rileva che sulla base delle informazioni ricevute fino ad agosto 2023, la Repubblica italiana, e purtroppo anche le Regioni coinvolte, non avrebbero, a opinione della Commissione, adottato tutte le misure necessarie per dare esecuzione alla sopracitata sentenza, e che i piani approvati fino a tale data non avrebbero stabilito misure appropriate affinché il periodo di superamento fosse il più breve possibile. Traduco: ci vengono richieste misure più incisive, tali da assicurare un tempo di attraversamento più rapido.

La Commissione ha invitato il Governo italiano a trasmettere le osservazioni e i rilievi posti nella lettera entro due mesi dalla ricezione della messa in mora, trascorsi i quali la Commissione stessa si riserva di adire nuovamente la Corte di giustizia dell’Unione europea, e precisare l’importo della somma forfettaria o della penalità, o di entrambe, da versare da parte dello Stato membro in questione, che essa consideri adeguato alle circostanze.

Non ho bisogno di dirvi come sia stato oggetto di confronto e interlocuzione tra le quattro Regioni del bacino padano e il Ministero dell’ambiente, ancora due volte nel corso delle ultime settimane, il contenuto di queste osservazioni e controdeduzioni che si stanno predisponendo.

Noi confermiamo pertanto la necessità di proseguire il percorso intrapreso con l’approvazione del nuovo Piano dell’aria 20-30, che è entrato in vigore il 6 febbraio scorso, per perseguire il raggiungimento del valore limite giornaliero di PM 10 nel tempo più breve possibile, anche alla luce della revisione in senso più restrittivo della nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria che verrà approvata presumibilmente nel corso di quest’anno.

In questo senso è opinione, credo, condivisa con le altre Regioni e con il Governo – ciascuno ha adottato dentro una cornice definita insieme le proprie strategie – che non ci possano essere misure di allentamento rispetto a questi elementi che definiscono, ripeto, l’elemento di tutela primario della salute dei cittadini.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI: Grazie, presidente, grazie, sottosegretario.

Non mi dichiaro ovviamente soddisfatto. Credo che le richieste della Commissione europea saranno sempre peggiori nel tempo che andremo avanti. Credo che una misura di buonsenso sarebbe stata quella di portare avanti una misura cuscinetto che avrebbe permesso comunque di risolvere il problema delle scorte accumulate.

Non mi ha risposto invece su quali sono le interlocuzioni attuali con le associazioni.

Grazie.

 

OGGETTO 8249

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito al campo di applicazione e agli strumenti giuridici di attuazione del divieto di edificare nelle zone alluvionate, recentemente annunciato dal Presidente della Regione Emilia-Romagna. A firma della Consigliera: Piccinini

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’ultima interrogazione, la n. 8249: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula in merito al campo di applicazione e agli strumenti giuridici di attuazione del divieto di edificare nelle zone alluvionate, recentemente annunciato dal presidente della Regione Emilia-Romagna.

L’interrogazione è a firma della consigliera Piccinini. Prego, consigliera.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Torniamo a parlare di nuovo dell’alluvione che ha devastato i nostri territori nel maggio dello scorso anno, un evento di una portata tale da rappresentare un punto zero da cui ripartire e uno spartiacque rispetto alle politiche fino a qui adottate.

Ho sempre detto in questa sede che ricostruire tutto come prima non è una prospettiva accettabile. Bisogna fare di più e meglio, auspici che ad oggi, però, non hanno ancora trovato accoglimento concreto, ma anzi, paradossalmente, tramite un’interpretazione tecnica di una norma nazionale, a cui peraltro non è stato accompagnato nessun confronto in sede politica, la Regione ha scelto di prorogare fino a maggio l’entrata in vigore dei PUG per i Comuni alluvionati, invece di mettere mano alla legge colabrodo, la legge urbanistica n. 24/2017, come ci si sarebbe aspettati. Una decisione irragionevole, che io ho duramente contestato, perché ha aperto di fatto la possibilità di nuove cementificazioni, paradossalmente, proprio nelle zone più colpite dall’alluvione, come se questa regione poi non avesse già gravi problemi di consumo di suolo. Queste le premesse, ma veniamo al focus del question time.

In questo contesto si inseriscono, devo dire a sorpresa, le dichiarazioni del presidente Bonaccini nell’ambito dei tavoli post alluvione, il quale ha affermato a più riprese che non si costruisce, cito, il nuovo nelle aree allagate, riferendosi in particolare alle aree della Ghilana a Faenza e Biancanigo a Castel Bolognese, entrambe rimaste sommerse nell’alluvione del maggio del 2023. Ma, a fronte di un annuncio di portata potenzialmente positiva, è necessario fare massima chiarezza rispetto, uno, al campo di applicazione e, due, agli strumenti di attuazione, al fine di tradurre un impegno di massima in misure concrete a tutela di cittadine e cittadini.

Allora le chiedo, sottosegretario, se l’intenzione di non edificare nelle aree colpite dall’alluvione si riferisce alle sole nuove lottizzazioni o ricomprende altresì i progetti approvati ma non ancora convenzionati o quelli che hanno concluso positivamente tutto l’iter e/o gli interventi cosiddetti di edilizia diretta, e quale sia lo strumento giuridico individuato per dare concreta attuazione all’annunciato divieto, ricordando, per i pochi che ancora non lo sapessero, che la cementificazione amplifica i danni delle inondazioni. Quindi non stiamo chiedendo sforzi impossibili, ma provvedimenti di buonsenso a tutela della sicurezza pubblica, esercitando un principio di precauzione, che deve però, appunto, essere esigibile ed esercitabile.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

Risponde il sottosegretario Baruffi, prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Torniamo nuovamente su questo tema. Lo abbiamo fatto rispondendo a un’altra question time, lo abbiamo fatto nei recenti incontri che si sono svolti sui territori di Ravenna, di Forlì-Cesena e di Bologna, lo ha fatto nuovamente il presidente nell’incontro del Patto per il lavoro che si è riunito il 22 marzo scorso. È oggetto di un approfondimento anche in queste ore, come proverò a dire.

A seguito dei drammatici eventi alluvionali del maggio 2023 la Regione, a partire dal lavoro della Commissione tecnico scientifica appositamente istituita, ha avviato un approfondito lavoro per comprendere al meglio le ragioni di quanto accaduto e individuare, di concerto con l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e la struttura commissariale, ogni possibile strategia di tutela, protezione e mitigazione del rischio commisurata alle reali condizioni attuative.

In particolare, la struttura commissariale in stretto raccordo con l’autorità di bacino, l’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, la direzione generale della Regione cura dell’ambiente del territorio, sta procedendo alla redazione di un Piano speciale che, nell’attesa del completamento degli studi avviati dalla competente Autorità di bacino, che ha compiti di pianificazione, consenta di non precludere ogni successivo intervento di tutela e non aggravare le condizioni di rischio contemperando naturalmente le esigenze di trasformazione e di intervento sul territorio con particolare riguardo alle attività produttive ed agricole.

Proprio in questo momento, mentre vi sto parlando, è in corso il confronto tra le diverse strutture che ho ricordato per la redazione di questo Piano di cui credo darà racconto, anche nella comunicazione a seguire, la vicepresidente Priolo.

Questo per indicare qual è lo strumento attraverso il quale dare risposta alle questioni che sono state poste.

Per venire invece al merito, al contenuto della questione, mentre nell’ambito del territorio urbanizzato si dovrà prioritariamente agire con logiche di mitigazione del rischio, fuori da esso appare opportuno, quantomeno in via transitoria nel rispetto del principio di massima precauzione e con riferimento alle aree allagate a quelle oggetto di frane in generale per le situazioni più sensibili, consentire operazioni di manutenzione e qualificazione del patrimonio esistente senza incrementare i carichi urbanistici in via generale e dunque i potenziali rischi, e cercando al contempo di assicurare alle attività già insediate ogni ragionevole condizione di flessibilità e adeguamento per garantire la miglior funzionalità e sicurezza.

Questo deve essere il principio di precauzione declinato rispetto al nuovo.

Tali valutazioni, come dicevo, sono ancora oggetto di approfondimento. Lo sono con le strutture preposte, a partire da quella commissariale alla definizione del piano che è in procinto di essere varato, e anche con i Comuni con cui sono aperte interlocuzioni rispetto agli strumenti che sono in itinere.

Si fondano sulla lettura e sulle analisi delle effettive condizioni territoriali con la redazione del piano speciale preliminare previsto appunto dal decreto n. 61 del 2023. Saranno puntualmente definiti e condivisi il campo di applicazione e gli strumenti di attuazione, avendo cura, anche in quella sede, di coinvolgere pienamente gli enti locali e le rappresentanze economiche e sociali del territorio per le conseguenze che determinano tutte le misure a cui ho fatto riferimento.

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Non sono soddisfatta della risposta, perché non sono chiare le tempistiche, e non abbiamo tutto il tempo del mondo, perché certi provvedimenti stanno arrivando anche nei Consigli comunali, lo sappiamo molto bene.

Lo strumento che viene citato mi pare non sia uno strumento cogente. Io pensavo ci fosse perlomeno l’idea di apportare una modifica di legge, quindi di intervenire sulla 24 del 2017 anche per dare strumenti rafforzativi ai Sindaci che devono prendere decisioni importanti da questo punto di vista.

Poi avevo posto una domanda puntuale rispetto alle aree sulle quali vogliamo intervenire, perché è un tema, come tutti sappiamo, che è sul tavolo, soprattutto alcune aree, in particolare, che sono anche note, ormai, alle cronache locali. Era quindi utile, oggi, avere una risposta puntuale, che io però non ho ricevuto.

Ricordo che l’Emilia-Romagna, dati ISPRA di maggio 2023, è tra le Regioni in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile, così come quelle di popolazione esposta al rischio di alluvione per i tre scenari di pericolosità e probabilità, risultano superiori rispetto ai valori calcolati su scala nazionale, questo al netto di quanto è capitato a maggio. A maggior ragione quindi io penso che serva un intervento assolutamente incisivo da questo punto di vista.

In alcuni casi, penso a Ravenna, parliamo di territori letteralmente martoriati dal cemento. Manca poco, tra l’altro, al compimento di un anno da quel terribile evento dello scorso anno, e io credo che questa Regione debba dimostrare a questo punto di essere in grado di aver capito la lezione. Oggi, le risposte che sono arrivate da questo punto di vista non corrispondono a questo che è naturalmente un mio auspicio.

Penso allora che sia necessario un cambio di paradigma e una revisione radicale dell’approccio di difesa idraulica e idrologica rispetto all’approccio, appunto, ordinario della nostra Regione, che si esplica, tra le altre, nella richiesta venuta da più parti e dai sindaci e dalle associazioni ambientaliste, che voglio ringraziare anche in questa sede, che hanno sollecitato da questo punto di vista le amministrazioni locali, che in certi casi hanno anche fatto dei passi indietro, di non costruire più nelle aree alluvionate.

Quindi, questo è l’auspicio. Io oggi mi aspettavo che si facesse chiarezza rispetto a dichiarazioni che sono sicuramente importanti, ma a cui devono seguire degli atti concreti, che però oggi non ho riscontrato, purtroppo, nelle parole del sottosegretario.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Piccinini. Abbiamo concluso con le interrogazioni.

 

OGGETTO 8135

Ratifica, ai sensi dell’art. 13, comma 2, dello Statuto, dell’Intesa di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Québec (Canada). (Richiesta del Presidente della Giunta regionale in data 28 02 24) (160)

(Continuazione discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 8135/1 oggetto 8263 – Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati al nostro ordine del giorno e più precisamente all’oggetto 8135. Riprendiamo in realtà i nostri lavori dal dibattito generale che riguarda questo oggetto, cioè la ratifica, ai sensi dell’articolo 13, comma 2 dello Statuto, dell’Intesa di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Québec.

La Commissione Bilancio, affari generali e istituzionali ha espresso parere favorevole nella seduta del 13 marzo 2024, con la seguente votazione: 40 voti a favore, nessun contrario e nessun astenuto.

Ricordo anche che su questo oggetto è stata presentata una proposta di ordine del giorno a firma dei consiglieri Bondavalli, Costa e Soncini.

Siamo arrivati al dibattito generale sul provvedimento.

Consigliere Costa, prego.

 

COSTA: Buongiorno, presidente, e grazie della parola.

Qualche parola semplicemente per riannodare il filo della discussione avviata ieri. L’atto amministrativo del quale stiamo discutendo è sostanzialmente la ratifica di un’intesa tra la nostra Regione e il Québec, intesa simile a diverse altre che nel corso degli anni sono state raggiunte tra la Regione Emilia-Romagna e diversi Paesi o Regioni del resto del mondo. Sostanzialmente stabilisce una collaborazione, come ha spiegato molto bene ieri il collega Sabattini in presentazione, una collaborazione tra Regione Emilia-Romagna e Québec per sostenere iniziative principalmente nei settori della cultura, della scienza, dello sviluppo economico e dell’istruzione.

Nell’intesa, per com’è stata definita, le Istituzioni collaborano tra di loro per facilitare i contatti tra Enti pubblici e privati, al fine di arrivare allo scambio di informazioni e buone pratiche, il sostegno alle imprese, ma anche al mondo del no profit, ai centri di ricerca per far nascere progetti congiunti.

In buona sostanza e in estrema sintesi, l’intesa serve a costruire un contesto favorevole, grazie al lavoro delle Istituzioni pubbliche, nel quale le attività di scambio, di commercio e di mercato possano essere facilitate, in questo svolgendo un ruolo del soggetto pubblico nel quale crediamo fortemente, quello di costruire una cornice di relazioni utile a che si possa sviluppare l’iniziativa privata e non solo.

Ecco perché con la collega Bondavalli abbiamo trovato opportuno inserire, accanto alla discussione di quest’intesa, la risoluzione che manifesta una netta contrarietà. In questo raccogliendo un indirizzo ben preciso di tutto quanto un territorio - e poi vi dirò le sigle che si sono già mobilitate trovando l’intesa su un unico documento - manifestare una netta contrarietà rispetto all’ipotesi di razionalizzazione della presenza dell’Agenzia delle dogane in territorio emiliano-romagnolo e nello specifico caso, stante al territorio di appartenenza dal quale proveniamo con la collega Bondavalli, del depotenziamento della sede di Reggio Emilia.

La riorganizzazione che è stata presentata tra gli inizi di febbraio e la metà di marzo, prevede la razionalizzazione di 25 sedi in tutta Italia. Di queste 25, ben tre di quelle che vengono depotenziate, chiuse o comunque razionalizzate, insistono in Emilia-Romagna, Reggio Emilia, Forlì-Cesena e Ferrara.

La cosa suona alquanto singolare se si pensa a qual è la mole di import-export che questa Regione muove ogni anno. Noi ci paragoniamo da sempre, perché i numeri ci consentono di farlo, con la Lombardia. In Lombardia non avviene nessun intervento di chiusura e di razionalizzazione. Nemmeno nel Lazio avvengono depotenziamenti, chiusure o cessazioni di attività in alcune agenzie. O meglio, nel Lazio una viene chiusa ma poi ne viene aperta un’altra e quindi il saldo è zero.

Ci sembra particolarmente strano che delle 25, tre siano proprio in Emilia-Romagna. Ci sembra ancor più strano che tra le tre ci sia la sede di Reggio Emilia, rispetto alla quale qualche numero è bene darlo perché non appaia questa come una mera rivendicazione di campanile ma piuttosto una legittima manifestazione di dissenso, corroborata dai numeri che raccontano l’attività della sede reggiana dell’Agenzia delle dogane, che nel corso del 2023 ha svolto 152.000 opere di esportazione e 132.000 operazioni di importazione.

La sede di Reggio Emilia, attraverso la sua attività e tutto il tessuto industriale e imprenditoriale che ad essa si rivolge, rappresenta l’undicesima Provincia in Italia per export, con 14,2 miliardi di euro, e la trentesima a livello di import con 6,5 miliardi di euro di volume. Qualcuno potrebbe anche dire magari che sono dati storicizzati, che però non raccontano di una traiettoria in diminuzione, invece è l’esatto opposto. Nel corso del 2023 l’attività dell’Agenzia delle dogane fortunatamente, perché racconta di una crescita di attività imprenditoriale, è aumentata del 5,4 per cento e ha fornito introiti alle casse dello Stato attraverso i dazi doganali per 131 milioni di euro.

Ci sono 45 Agenzie delle dogane che hanno numeri nettamente inferiori in Italia rispetto a quelli di Reggio Emilia. Allora uno si chiede come mai, se proprio qualche intervento di razionalizzazione, di chiusura si doveva mettere in campo, lo si stia facendo su un’Agenzia che ha questi numeri, a fronte del fatto che 45 sedi, invece, hanno molta meno attività, sia in termini numerici, sia in termini di volume in miliardi di euro.

Quando all’inizio di febbraio abbiamo raccolto l’allarme di sindacati e mondo imprenditoriale – dico raccolto in sede istituzionale – attraverso la presentazione di un question time della collega Bondavalli, e poi di risoluzioni che come colleghi di maggioranza abbiamo depositato, eravamo stati in un certo qual modo rassicurati dalle prime dichiarazioni che erano arrivate dal direttore Roberto Alesse, dell’Agenzia delle dogane, che dicevano “guardate che sostanzialmente non c’è niente di concreto, si sta lavorando a una bozza”.

Anche alcuni esponenti politici del territorio reggiano dello stesso colore attualmente espresso dal Governo nazionale ci avevano detto “tranquilli, non sta accadendo niente”. Eravamo alla metà di febbraio.

Il 4 marzo Agenzia delle dogane invece formalizza, approvandolo, il piano con la chiusura di Reggio, Forlì-Cesena e Ferrara, ed è un documento che è stato presentato e formalmente depositato presso il Ministero dell’economia e delle finanze da cui Agenzia delle dogane come struttura dipende.

Alla presentazione di quel documento formale che sanciva, che traduceva nero su bianco i timori che avevamo raccolto agli inizi di febbraio c’è stata una nuova richiesta di confronto da parte dell’assessore Colla, che ha scritto direttamente ai due Ministeri Economia e Finanze e delle Imprese, e dall’altra parte del tessuto imprenditoriale dei sindacati reggiani, che hanno chiesto un confronto con l’Agenzia delle dogane e con i due Ministeri, per capire quali fossero i criteri che avevano condotto a una scelta che, a nostro parere, non si giustifica nei numeri.

Quella richiesta di incontro non ha avuto risposta o, meglio, peggio, è arrivata il 22 marzo, quando il direttore Roberto Alesse ha rivendicato il piano nel corso di una conferenza stampa, nella quale ha illustrato per filo e per segno alla stampa la bontà e la validità del percorso intrapreso. Questo ha portato all’avvio dello stato di agitazione da parte dei lavoratori, alla convocazione di un tavolo in Prefettura, che dovrebbe essersi svolto ieri o forse oggi, con i sindacati e tutte le rappresentanze del mondo imprenditoriale a Reggio Emilia e a due incontri, che sono stati meritoriamente convocati presso la Provincia di Reggio Emilia, nei quali, aperti a tutto il mondo istituzionale e di rappresentanza, si è arrivati alla definizione di un documento che chiede un’immediata sospensione del piano di riorganizzazione che prevede la chiusura immotivata, a nostro parere, della sede dell’Agenzia delle dogane di Reggio Emilia e un confronto sui criteri, quantomeno per ottenere trasparenza, che hanno portato a quel piano.

Il documento, a dimostrazione di quello che dicevo in apertura, e cioè di un movimento di sistema di tutto quanto un territorio, è stato sottoscritto, oltre che da alcuni livelli istituzionali, il sindaco di Reggio, la Provincia di Reggio Emilia, i consiglieri regionali e i parlamentari del territorio, quantomeno afferenti alla maggioranza e questo è un peccato, da Camera di commercio, Unindustria, CNA, Confcommercio, Confesercenti, Legacoop, Confcooperative, Coldiretti, CIA, Confagricoltura e poi da tutti quanti i sindacati unitari.

Io credo che sia un caso più unico che raro in cui tutte queste sigle, dai sindacati alla rappresentanza, e una grande rappresentanza istituzionale abbiano trovato un’immediata condivisione di opposizione rispetto alla chiusura paventata.

Che cosa vorrebbe dire il depotenziamento dell’Agenzia delle dogane, ed è il motivo per cui la risoluzione è stata abbinata all’atto amministrativo che riguarda l’Intesa Emilia-Romagna-Québec? Significa un rallentamento delle procedure di import-export. Significa maggiori costi per le imprese. Significa maggior farraginosità nelle procedure amministrative e burocratiche, significa perdere anche un elemento che tutto il mondo imprenditoriale ci ha ben rappresentato nelle scorse settimane, che ha determinato l’attrattività della nostra Regione, in particolar modo della Provincia di Reggio Emilia, per alcuni settori produttivi che proprio sulla scorta della presenza dell’Agenzia delle dogane a Reggio Emilia e della capacità di attività che quell’ufficio ha dimostrato, hanno scelto di insediare lì alcuni investimenti. Potrebbero in ugual misura decidere di spostarsi, perché non sono aziende che nascono sul nostro territorio ma ci sono arrivate sulla capacità di risposta che ha il nostro territorio nella gestione delle procedure amministrative.

La risoluzione che abbiamo depositato sostanzialmente riprende e rilancia con fermezza, aggiungo io sapendo che siamo nei minuti di recupero e quindi non può intercorrere troppo tempo dalla risposta che ci deve arrivare dal Governo, rilanci e riprenda la richiesta di un confronto immediato con Agenzia delle dogane, perché spieghi quali sono i criteri alla base di questo progetto di razionalizzazione presentato a livello nazionale e ai due Ministeri. Dell’economia e delle finanze, perché per competenza è il dicastero al quale afferisce la struttura dell’Agenzia delle dogane, e il Ministro delle imprese.

Perché se di made in Italy vogliamo parlare, di sostegno al made in Italy lo dobbiamo fare anche corroborando quegli elementi che aiutano le imprese a esportare il made in Italy nel mondo e a importare le materie che servono ad alimentare la produzione nel nostro Paese, così di qualità e di eccellenza.

Altrimenti, se poi togliamo pezzi di sistema che diventano nevralgici, possiamo continuare a parlare di made in Italy, ma in realtà stiamo recidendo le radici a pezzi importanti del tessuto imprenditoriale.

Quindi, siccome la Pubblica amministrazione parla non per interviste o per post sui social ma per atti amministrativi, noi chiediamo un immediato confronto sull’atto amministrativo unico che fino ad ora ci è stato concesso di vedere, che è il Piano di riorganizzazione presentato dal direttore di Agenzia delle dogane, nel quale quella chiusura è messa nero su bianco e tutte le conseguenze nefaste che si porterebbe dietro è messa nero su bianco.

Speriamo che arrivi in tempi rapidi una risposta. Nel frattempo, per quanto mi riguarda, così come abbiamo espresso in maniera collegiale, consiglieri di maggioranza nei due incontri della Provincia, il massimo sostegno non solo al mondo imprenditoriale, ma anche ai lavoratori, il cui stato di agitazione è assolutamente motivato anche da un altro fatto.

È in scadenza l’affitto, il contratto di locazione dell’immobile che a Reggio Emilia attualmente è occupato da Agenzia delle dogane nel 2025. Non sempre due più due fa quattro. Questo è uno di quei casi in cui molto probabilmente due più due fa quattro. Oggi cioè il depotenziamento, togliendo la direzione e accorpando l’ufficio di Reggio Emilia a quello di Modena, tra l’altro in una maniera del tutto simmetrica anche rispetto ad altri accorpamenti che sono stati fatti nel tempo – Camera di Commercio è accorpata con Parma e Piacenza, Legacoop ha fatto Lega Emilia Ovest, qui invece si va verso Modena – si toglie la dirigenza all’ufficio e lo si declassa.

Domani scade il contratto di locazione dell’immobile in un processo di razionalizzazione al quale la pubblica amministrazione è anche corretto che sia sempre tesa quando è intelligente e non controproducente. Viene abbastanza facile pensare che possa anche risultare semplice non rinnovare il contratto di locazione e poi dire ai lavoratori che devono prendere la macchina e spostarsi a Modena, creando un ulteriore problema nella gestione delle pratiche per il territorio reggiano.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Costa.

Altri in dibattito generale?

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente. Molto velocemente, perché il collega Costa ha perfettamente illustrato le questioni che hanno a che fare con questo ordine del giorno, quindi la necessità di procedere all’approvazione.

Ho capito, dal dibattito che c’è stato ieri, che anche dall’altra parte dell’aula c’è un’intenzione di votare a favore. Chiederei anche che magari nel momento stesso in cui ci sono incontri sul territorio ci possa essere una partecipazione per raccogliere non solo all’interno dell’aula, ma anche in quelle sedi. le sollecitazioni che ci arrivano.

Solo due sottolineature: la prima è quella che in ultimo chiamava il consigliere Costa, cioè dell’attuale agitazione sindacale del personale indetta dai sindacati confederali. In queste ore, in questi giorni c’è un incontro in Prefettura perché non solo la parte amministrativa, ma anche la parte organizzativa dello Stato si faccia carico di questa struttura, struttura che di nuovo sposta l’asse di interesse commerciale secondo delle logiche non assolutamente coerenti con quanto è l’organizzazione territoriale, per esempio, delle Camere di commercio, che, appunto, per Reggio Emilia sono accorpate a quelle di Piacenza e Parma, mentre si tratterebbe di interagire con Modena. Non ce ne vogliano i colleghi del territorio modenese, ma non si capisce bene come possano intervenire.

Io vorrei soprattutto sottolineare che l’Agenzia delle dogane non ha solo a che fare col tema di import, di export e dei rapporti commerciali, ma ha la necessità… Ci è stato anche sottolineato in particolar modo da CNA, ha anche a che fare con le autorizzazioni degli allacci fotovoltaici.

Ora, complessivamente il tema del riordino delle agenzie delle dogane sul territorio emiliano-romagnolo comporta un declassamento non solo per quanto riguarda Reggio Emilia, ma anche per i territori, se non sbaglio, di Ferrara e di Forlì. Proprio nel momento stesso in cui noi stiamo andando verso una propensione e impulso positivo rispetto alla trasformazione energetica, venire a mancare anche questi luoghi e queste competenze per quanto riguarda un approdo.

Dopo aver fatto il Piano energetico regionale, dopo aver approvato la legge sulle comunità energetiche, dopo aver spronato anche tutta quanta la parte produttiva ad intraprendere delle strade in questo senso, non si capisce perché proprio in Emilia-Romagna ben tre sedi debbano essere toccate da un provvedimento di riordino, senza che ci sia, uno, la chiarezza dei criteri e, due, una effettiva necessità, dati i numeri che sono stati rappresentati anche poc’anzi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico. Altri in dibattito generale? Io non ho consiglieri iscritti a parlare in dibattito generale. Per le conclusioni, il sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente. Penso che sia indispensabile che anche la Giunta sottolinei l’importanza, ringraziando la Commissione, che ha dato un’indicazione unanime e le valutazioni che sono state espresse nel corso della discussione generale nella seduta di ieri e in quella odierna su un atto importante al pari dei tanti altri che abbiamo sottoscritto e rafforzato in questi anni, che proiettano la nostra Regione nel mondo non come un’evocazione, ma attraverso costruzioni concrete di collaborazione.

Il presidente, come sapete, è di ritorno esattamente in queste ore dalla Corea del Nord per dire come l’impegno è a 360 gradi, in tutti i quadranti del mondo. Non si tratta di visite di cortesia, delegazioni istituzionali, ma si tratta del sistema Emilia-Romagna che si organizza e insieme porta le proprie eccellenze e va a toccare con mano anche l’eccellenza degli altri Paesi per costruire occasioni di conoscenza prima di tutto, di collaborazione, di partenariato, di esportazione e di costruzione di reti internazionali dentro le quali collocare il nostro sistema.

È un’attenzione che si è arricchita nel corso del tempo dai settori più tradizionali a quelli più innovativi, di avanguardia, sui quali abbiamo investito insieme al Governo italiano, insieme alla Commissione Europea attraverso la nostra infrastrutturazione e assicurando sempre, al nostro sistema più avanzato della formazione e della ricerca, di stare dentro nei processi significativi.

Penso non solo agli investimenti realizzati nel Tecnopolo qui, ma tutto l’impegno che stiamo profondendo sul tema del sistema di supercalcolo per il Paese, con CINECA, e al tema e l’impegno sull’Intelligenza Artificiale.

Mi ricordava poco fa l’assessore Salomoni come in questo ambito si sta costruendo una collaborazione positiva, si sta lavorando tra il CRIM e il nostro CINECA, mettendo insieme la capacità di produrre le applicazioni con quelle di produrre il calcolo. A proposito di mettere questa piattaforma a disposizione del sistema Paese e del sistema internazionale.

Su come si sta lavorando anche da tempo, c’è stata la pandemia che ha sospeso l’attività in presenza ma siamo tornati nel 2023 e lo faremo nel 2024 a Montreal con il sistema camerale dell’Emilia-Romagna, ospiti del loro sistema camerale, per lavorare sul forum dell’intelligenza artificiale e, perché no, vorremmo anche produrre l’occasione per portare qui il sistema camerale canadese dentro quello italiano e quello emiliano-romagnolo. Perché no, il Tecnopolo potrebbe essere a questo punto, per come lo stiamo allestendo anche in occasione del G7, la piattaforma utile anche dal punto di vista fisico.

Dicevo, ci andiamo con il sistema, che significa le imprese ma significa anche le università, le intelligenze, le competenze per le contaminazioni. È uno sforzo che deve essere intrapreso a tutti i livelli.

Ricordavamo, sempre con l’assessore Salomoni, come a fronte di un accordo già esistente tra UNIBO e l’École Polytechnic, ci sia un lavoro da fare per perfezionare anche questa esperienza già consolidata ma anche, in vista della possibilità dell’apertura della rete Erasmus a quel paese, costruire nuovi canali, nuovi processi di internazionalizzazione per lo scambio, per mobilità dei nostri studenti. Lo dico in una città come quella di Bologna, che è maglia rosa nel Paese, dal punto di vista di questo tipo di iniziativa, ma lo dico a beneficio anche dell’Università di Modena e Reggio Emilia, di Parma e di Ferrara che con noi sono proiettate, erano presenti anche in Corea, a Seul, dentro questo sistema avanzato di relazioni.

Poi, la space economy, che non era tradizionalmente un settore su cui la nostra Regione era più all’avanguardia rispetto ad altre del centro e anche del sud, ma su cui ci siamo particolarmente impegnati, anche con riscontri molto concreti, come sapete, per il sistema territoriale, in questa legislatura.

Ringrazio anche in questo caso l’assessore Colla, che ha profuso uno sforzo straordinario in questa relazione, lo abbiamo fatto con il Governo precedente, lo stiamo facendo con questo Governo, lo abbiamo fatto con il Ministero degli esteri e lo stiamo facendo con il Ministero della difesa, per proiettare il nostro sistema dentro questo ambito.

Ora, non è un accordo che definisce tutti gli strumenti concreti; è una cornice attraverso la quale si sostengono le azioni che sono in corso, affidando anche a provvedimenti puntuali, di consolidamento queste iniziative e anche la possibilità di promuovere nuovi partenariati che debbono nascere dal sistema diffuso istituzionale, quindi non necessariamente dalla Regione. Questo è il nostro intendimento, lo sforzo su cui siamo impegnati.

D’altra parte, come ricorda sempre il presidente, la nostra capacità di continuare a crescere nel sistema dell’export si tiene con la nostra capacità di continuare ad attrarre investimenti e talenti nel nostro territorio. Perché le persone si muovano, occorre costruire le condizioni, occorre costruire le opportunità, occorre costruire la, la possibilità, perché tanti possono essere parte di questo sforzo e di questa intrapresa.

Abbiamo lavorato in questi anni per consolidare non solo l’attrattività degli investimenti, ma, come sapete, adesso anche con una legge di cornice, l’attrattività dei talenti, che presentiamo in ciascuno di questi contesti e mettiamo a disposizione attraverso le opportunità che offre, per far crescere il nostro sistema.

I talenti non si attraggono distribuendo risorse a chi viene, non è questo il punto, ma facendo crescere il nostro sistema e la sua attrattività nella qualità. Ripeto: dai settori apparentemente più tradizionali, come la Gara Food, che sono viceversa una spina dorsale fondamentale per l’Emilia-Romagna, e lo abbiamo provato a rafforzare sotto tutti i profili, a tutti i livelli, financo nella cucina italiana e nel mondo, fino al sistema della formazione, penso a FOOD-ER, o attraverso le altre leve di politica industriale a partire dalla formazione, penso al tema dell’automotive, su cui il nostro sistema è particolarmente impegnato, in particolare nel quadrante di territorio che va tra Reggio Emilia, Modena e Bologna, ma financo in Romagna. Questi sono i punti su cui stiamo provando a rafforzare tutto il sistema della rete, accompagnato con un sistema di formazione di alta avanguardia.

Dentro questa riflessione colloco anche, perché è in corso una raccolta di risorse, particolarmente positiva per il nostro sistema territoriale, l’iniziativa che Ferrari sta intraprendendo nel nostro territorio, guarda caso in quel quadrante. Negli Stati Uniti e in Canada, per quanto ne abbiamo notizia, è un’intrapresa privata, è partita un’operazione molto significativa di crowdfunding, di risorse da parte di una fondazione che opera in quel territorio, per raccolta di risorse per l’investimento che sarà realizzato a Maranello.

Guardate, anche in questo caso a Maranello perché c’è Ferrari, ma a Maranello a disposizione del sistema italiano. Io vorrei che su questo, dopo le aperture, le parole di apertura che ha speso anche la Presidente del Consiglio dei Ministri quando è venuta qui a sottoscrivere con noi l’accordo per l’impiego degli FSC, ci fosse davvero da parte di tutti una presa in carico, perché l’idea di costruire un campus di quella natura significa, a proposito di attrattività con tutto ciò che viene fatto lì nella filiera della formazione, costruire un’occasione fondamentale di formazione, che tutti i giovani del mondo possono trovare solo nel nostro territorio.

Questo deve essere il filo che noi proviamo a tirare insieme, a servizio, ripeto, dei nostri territori, ma più in generale del sistema Paese. Quindi, penso che oggi, approvando anche quest’atto, aggiungiamo un ulteriore tassello a un rapporto di collaborazione con una regione essenziale del Canada, la seconda, direi, per dimensione e per popolazione, ma forse la prima per attività economica, anche dal punto di vista manifatturiero, oltre che energetico, quindi anche con una vocazione che rispecchia la nostra e che ha degli elementi di possibile sinergia particolarmente significativi, guardando naturalmente a questa relazione molto forte, come bacino di sbocco anche per le nostre merci, per i nostri prodotti, per i nostri servizi, che sta crescendo nel tempo e che, nella riorganizzazione delle filiere internazionali e della specializzazione del lavoro su scala globale, ci mette in una condizione di competitività molto alta. Fino a qualche anno fa era decisamente non alla portata del nostro sistema, ma oggi invece ci vede assolutamente in prima linea.

Quindi, rafforzare in questo senso la nostra collaborazione con il Ministero degli Esteri credo che sia la precondizione per riuscire ad agire. In questo caso il Ministero abilitante, quello che ha attivato il nostro accordo, che ha validato il nostro accordo, è il Ministero della ricerca e dell’università, come è normale che sia.

Però, naturalmente, sono sempre coinvolti gli altri Ministeri e proprio nella giornata di domani, tra l’altro, saremo a Roma con il presidente della Regione per incontrare il ministro Tajani, che ha chiesto alla nostra e ad altre tre Regioni di essere protagoniste delle iniziative che saranno intraprese nell’ambito del cosiddetto Piano Mattei nei confronti di tutto il continente africano.

Lo dico perché anche lì ci sono delle opportunità molto importanti di crescita per quel territorio, per quelle popolazioni, per la possibilità di avere uno sviluppo sostenibile in quel quadrante ma anche di opportunità che possono essere colte dal nostro sistema territoriale.

Noi abbiamo già alcune collaborazioni importanti con Paesi africani. Sono state coltivate nel corso degli ultimi 15 anni, significativamente, e penso che questa possa essere un’ulteriore occasione di rilancio. Non credo sia un caso che si siano rivolti anche a noi come partner per provare a sperimentare alcune linee di politica.

Quindi, con il vicepresidente Tajani domani lavoreremo su questo dossier per costruire un partenariato tra il Paese e alcune Regioni più proiettate in questo sistema di relazioni su cui lavorare.

Sono convinto che da qui alla fine della legislatura, anche da questo punto di vista, saremo nelle condizioni di mettere a segno un’altra iniziativa particolarmente significativa.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti). Grazie, sottosegretario.

Abbiamo concluso il dibattito generale.

Siamo arrivati all’ordine del giorno, ordine del giorno a firma Bondavalli, Costa, Soncini.

Chiedo se qualcuno vuole intervenire al riguardo.

Consigliera Bondavalli, prego.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

Intervengo brevemente per sottolineare, anche in dichiarazione di voto, il senso dell’ordine del giorno che abbiamo voluto abbinare all’atto importante che è stato ampiamente descritto in tutto il suo valore dal sottosegretario Baruffi.

Devo dire che non deve stupire l’intesa tra la Regione Emilia-Romagna e la Provincia canadese del Québec sia il veicolo anche per affrontare questa questione che oggi abbiamo posto all’attenzione dell’aula.

È una questione che indubbiamente a prima vista potrebbe essere limitata al territorio provinciale di Reggio Emilia, potrebbe apparire effettivamente limitata a un territorio in modo particolare, però non è così. Non deve stupire perché l’annunciata soppressione della sede dirigenziale dell’Agenzia delle dogane di Reggio, che declasserebbe quindi il nostro ufficio a una semplice sede operativa, di fatto senza autonomia decisionale non è una questione locale, non agisce su esigenze limitate a un territorio, ma costituisce un vulnus grave per la vocazione internazionale della nostra economia, delle nostre imprese, di un’intera comunità che vede nel lavoro, nelle produzioni e nelle attività commerciali di import- export uno dei più evidenti segni, permettetemi di dire, identitari e della sua riconoscibilità nei mercati di tutto il mondo.

Non uso a caso il richiamo al fatto che la scelta annunciata dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli rappresenta un reale problema per un’intera comunità, perché davvero tutto il nostro territorio… Prima venivano anche ricordati i vari protagonisti che in questo momento si stanno adoperando per provare a chiedere anche un incontro urgente al Ministero. Dicevo: questa è sicuramente una scelta che rappresenta un problema reale per un’intera comunità, perché davvero tutto il nostro territorio, gli enti locali, le associazioni imprenditoriali, le organizzazioni sindacali hanno espresso con fermezza la richiesta di un incontro urgente con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro delle imprese e del made in Italy, insieme al direttore dell’Agenzia delle dogane, Alesse, per conoscere proprio i criteri, per conoscere i parametri che ad oggi sono sconosciuti. Quali sono questi parametri che stanno guidando la riforma dell’Agenzia delle dogane? Questo si vorrebbe anche sapere, in un’ottica di trasparenza.

La richiesta, che è sedimentata in un documento sottoscritto nei giorni scorsi da tutto il mondo dell’economia e del lavoro nella provincia di Reggio Emilia, dalla stessa Provincia, dal Comune capoluogo, è diretta a scongiurare un esito che comporterebbe nell’immediato l’impossibilità di poter garantire prestazioni efficienti e di dare rapida risposta alle esigenze delle imprese. Mentre nel futuro, è scritto in questo documento che insieme agli altri consiglieri regionali reggiani di maggioranza ho sottoscritto, rischia di portare una penalizzazione importante sulla dinamicità e la capacità di attrarre nuovi capitali.

Questa posizione, oggi corale, segue alle prese di posizione che si sono manifestate sin da subito, proprio alla proposta di riorganizzazione manifestata dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli. La stessa Regione è intervenuta in questa direzione, come ha ricordato l’assessore Colla rispondendo ad una mia interrogazione durante il question time e come recentemente, peraltro, ha ribadito, intervenendo sul tema, anche l’assessore Corsini.

Né dall’Agenzia né dal Governo ad oggi però è giunta una risposta. Da qui questo ordine del giorno, che parte proprio dal riconoscimento della vocazione all’internazionalizzazione e alle esportazioni della nostra economia regionale e, in questo caso, di quel reggiana. Mi limito a richiamare ancora alcuni dati, perché penso che richiamare i dati ci aiuti anche a capire poi il perché di questo il movimento di sistema per provare ad invertire questa decisione.

Sono dei dati che sono stati anche ripresi dal tavolo provinciale a sostegno del mantenimento dell’ufficio delle dogane. La provincia di Reggio Emilia è l’undicesima in Italia per esportazioni. Stiamo parlando di 14,2 miliardi di euro. È la trentesima per importazioni, per un valore di 6,5 miliardi di euro, e il saldo commerciale registra un valore di più 7,3 miliardi. A livello regionale le attività che interessano il territorio provinciale reggiano rappresentano il 16,6 per cento dell’export regionale e il 12,6 per cento dell’import. Parliamo di 152.000 operazioni annue di export e 132.000 di import.

Sono volumi molto significativi, che si traducono anche nel trend registrato proprio dall’ufficio delle dogane. Le attività di export hanno fatto segnare nel 2023 un aumento del 5,4 per cento, rendendo di fatto la sede di Reggio Emilia una delle più operative in Italia. Questo lo voglio sottolineare. Attività che si sono tradotte in un gettito, per dazi e diritti, di oltre 131 milioni di euro. Per essere chiari, il made in Italy, per cui ricordiamo il Governo attuale ha modificato anche la denominazione di un Ministero, è in buona misura anche un made in Reggio Emilia.

Allora è necessario continuare ad agire. Lo faremo, questo si prefigge anche l’ordine del giorno collegato all’oggetto 8135, per arrivare finalmente ad avere un confronto, richiesto più volte, con l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, e anche, naturalmente, con il Governo; un’azione da compiere cooperando strettamente con le associazioni imprenditoriali, con le organizzazioni sindacali, con gli enti locali del territorio.

L’obiettivo deve essere quello di evitare che il processo di riorganizzazione territoriale determini pesanti implicazioni sulle attività economiche e commerciali di un’area, ricordo ancora una volta, tra le più vivaci a livello regionale e nazionale, particolarmente attiva sul fronte dell’import-export anche con il Canada e con il Québec al quale si riferisce poi l’oggetto a cui è abbinato l’ordine del giorno.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

Altri sull’ordine del giorno? Io non ho altri in dibattito generale sull’ordine del giorno.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto, dichiarazioni di voto congiunte su ordine del giorno e provvedimento.

Qualcuno vuole intervenire? Io non ho iscritti a parlare.

A questo punto passiamo alle votazioni.

Prima nominiamo gli scrutatori: consigliera Rossi, consigliere Fabbri, consigliera Catellani.

Consigliera Bondavalli.

Ordine del giorno con voto elettronico.

A questo punto apro la votazione sull’ordine del giorno a prima firma Bondavalli.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 36

Favorevoli 32

Astenuti  3

È approvato.

 

Ora passiamo alla votazione sul provvedimento sulla ratifica, questa volta per alzata di mano.

Consigliere Gerace. Aggiungiamo il voto del consigliere Gerace all’ordine del giorno, voto favorevole.

Passiamo invece adesso alla votazione sulla ratifica.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

(La delibera oggetto 8135 è approvata per alzata di mano a maggioranza dei presenti)

La ratifica è approvata.

 

Colleghi, sono le 12.59. A questo punto chiudo la seduta del mattino.

Ci vediamo alle 14,30 per proseguire l’ordine del giorno dei lavori.

Grazie.

La seduta ha termine alle ore 12.59

 

ALLEGATO

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI; Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADA’, Mirella DALFIUME, Gabriele DELMONTE, Marta EVANGELISTI, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI; Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI; Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI; Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI; Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il sottosegretario Davide BARUFFI

gli assessori Paolo CALVANO, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Alessio MAMMI, Paola SALOMONI, Igor TARUFFI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il Presidente della Giunta Stefano BONACCINI e la consigliera Lia MONTALTI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Vincenzo COLLA, Barbara LORI.

 

Votazione elettronica

OGGETTO 8263 (8135/1)

Ordine del giorno n. 1 collegato all'oggetto 8135 Ratifica, ai sensi dell'art. 13, comma 2, dello Statuto, dell'Intesa di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Québec (Canada). A firma dei Consiglieri: Bondavalli, Costa, Soncini

 

Presenti: 37

Favorevoli: 33

Astenuti: 3

Presente non votante: 1

Assenti: 13

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BARGI Stefano; BONDAVALLI Stefania; CALIANDRO Stefano; CATELLANI Maura; COSTA Andrea; COSTI Palma; DAFFADÀ Matteo; DALFIUME Mirella; FABBRI Marco; FACCI Michele; LIVERANI Andrea ;MALETTI Francesca; MARCHETTI Daniele; MARCHETTI Francesca; MASTACCHI Marco; MOLINARI Gian Luigi; MONTEVECCHI Matteo; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PELLONI Simone; PICCININI Silvia; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; RAINIERI Fabio; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; STRAGLIATI Valentina; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella; GERACE Pasquale

 

Astenuti:

CUOGHI Luca; EVANGELISTI Marta; TAGLIAFERRI Giancarlo

 

Presente non votante:

PETITTI Emma

 

Assenti:

BERGAMINI Fabio; BONACCINI Stefano; BULBI Massimo; CASTALDINI Valentina; DELMONTE Gabriele; FELICORI Mauro; GIBERTONI Giulia; MONTALTI Lia; MORI Roberta; OCCHI Emiliano; POMPIGNOLI Massimiliano; RANCAN Matteo; TARUFFI Igor

 

LA PRESIDENTE

IL SEGRETARIO

Petitti

Bergamini

 

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