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SEDUTA DI MARTEDÌ 28 GENNAIO 2025
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FABBRI
INDICE
Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea
PRESIDENTE (Fabbri)
OGGETTO 66
Elezioni regionali del 17 e 18 novembre, relative alla XII legislatura. Convalida del Consigliere Tommaso Fiazza ai sensi dell'art. 17 della legge 17 febbraio 1968, n. 108 e successive modifiche o integrazioni. Proposta all'Assemblea legislativa. (9)
(Approvazione)
PRESIDENTE (Fabbri)
OGGETTO 62
Comunicazione del Presidente della Giunta e del Commissario straordinario alla ricostruzione in merito alle iniziative intraprese e alle attività in corso nei territori colpiti dalle ripetute alluvioni.
(Discussione e conclusioni)
PRESIDENTE (Fabbri)
DE PASCALE, Presidente della Giunta
CURCIO, Commissario alla ricostruzione
UGOLINI (Rete Civica)
BOSI (Partito Democratico)
PALDINO (Civici)
CASTELLARI (Partito Democratico)
VIGNALI (Forza Italia)
GORDINI(Civici)
FERRERO (Fratelli d’Italia)
ANCARANI (Partito Democratico)
FIAZZA (Lega)
CASTALDINI (Forza Italia)
PESTELLI (Fratelli d’Italia)
CASADEI (Movimento 5 Stelle)
LARGHETTI (Alleanza Verdi Sinistra)
LEMBI (Partito Democratico)
EVANGELISTI (Fratelli d’Italia)
PARMA (Partito Democratico)
LARGHETTI (Alleanza Verdi Sinistra)
CALVANO (Partito Democratico)
CURCIO, Commissario alla ricostruzione
DE PASCALE, Presidente della Giunta
PRESIDENTE (Fabbri)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FABBRI
La seduta ha inizio alle ore 9,44
PRESIDENTE (Fabbri): Dichiaro aperta la seduta antimeridiana numero 5, del 28 gennaio 2025. Le informazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno sono già state inviate a tutti i consiglieri. Pertanto, le do per lette.
OGGETTO 66
Elezioni regionali del 17 e 18 novembre, relative alla XII legislatura. Convalida del Consigliere Tommaso Fiazza ai sensi dell'art. 17 della legge 17 febbraio 1968, n. 108 e successive modifiche o integrazioni. Proposta all'Assemblea legislativa. (9)
(Approvazione)
PRESIDENTE (Fabbri): Oggetto 66 - Convalida - Elezioni regionali del 17 e 18 novembre, relative alla XII legislatura. Convalida del Consigliere Tommaso Fiazza ai sensi dell'art. 17 della legge 17 febbraio 1968, n. 108 e successive modifiche o integrazioni. Proposta all'Assemblea legislativa.
Chiedo se qualcuno vuole intervenire in dichiarazione di voto, altrimenti vado alla nomina degli scrutatori. Nomino scrutatori: Gordini, Castellari e Sassone. Vi chiedo, quindi, una votazione palese per alzata di mano per la convalida del consigliere Tommaso Fiazza. Chi è favorevole? Contrari? Nessuno. Astenuti. Nessuno. Bene, approvato. Dichiaro convalidato il consigliere Tommaso Fiazza.
(La delibera oggetto 66 è approvata per alzata di mano all’unanimità dei presenti)
OGGETTO 62
Comunicazione del Presidente della Giunta e del Commissario straordinario alla ricostruzione in merito alle iniziative intraprese e alle attività in corso nei territori colpiti dalle ripetute alluvioni.
(Discussione e conclusioni)
PRESIDENTE (Fabbri): Siamo all’oggetto successivo. L'oggetto importante di questa giornata.
Voglio ringraziare personalmente, a nome mio e a nome di tutti voi, l'ing. Curcio, il nostro Commissario.
L’oggetto è la Comunicazione del Presidente della Giunta e del Commissario straordinario alla ricostruzione in merito alle iniziative intraprese e alle attività in corso nei territori colpiti dalle ripetute alluvioni.
Cedo subito la parola al Presidente della Giunta Michele de Pascale.
DE PASCALE, Presidente della Giunta: Perfetto, grazie mille Presidente. Permettetemi, a nome di tutta l'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna e tutta la Giunta regionale, di dare il più sincero benvenuto all'ingegner Fabrizio Curcio, commissario straordinario di governo per la ricostruzione dopo gli eventi alluvionali che hanno colpito la regione Emilia-Romagna, la Toscana e le Marche nell'anno 2023.
È un piacere averlo qui con noi, peraltro, in una positiva continuità di relazioni fra la struttura commissariale e l'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, che ha visto anche nella scorsa legislatura un importante ruolo di relazione, di contatto fra i consiglieri, i consiglieri regionali, le competenti commissioni consiliari e la struttura commissariale.
La sua presenza qui non è un fatto formale, è un segno di rispetto e di attenzione verso questo luogo, verso la sua importanza, verso l'importantissima funzione di rappresentanza degli emiliano-romagnoli e delle emiliano-romagnole che questa Assemblea ha e che, peraltro, è stata da poco rinnovata.
Peraltro, credo che, diciamo, tutti voi, così come me, vi siate cimentati durante la campagna elettorale nel dialogo, nel confronto con i cittadini e le cittadine del nostro territorio e, quindi, è un livello della rappresentanza forte nella legittimazione, ma anche fresca nella legittimazione, nel senso che abbiamo tutti assunto recentemente impegni forti con la nostra comunità e, quindi, questo dialogo sarà ancora più rilevante e ancora più importante. Ci sono due dati, secondo me, che sono oggettivi e che, diciamo, sarebbe utile fissare nella ripartenza del lavoro con il rinnovo della struttura commissariale.
Il primo è che la nostra regione negli ultimi due anni è stata colpita da una serie di eventi che, per portata, per violenza e per dimensioni, non avevano precedente nello storico degli studi recenti rispetto agli eventi climatici che hanno colpito il nostro Appennino. Sono state piogge fortissime, violentissime, che si sono scaricate principalmente nell'area appenninica, una volta più su un bacino, una volta più sull'altro e che hanno sovraccaricato, e in alcuni casi mandato completamente in crash, la nostra rete fluviale e di conseguenza anche la rete di bonifica.
A questi eventi che hanno colpito l'Emilia-Romagna e che purtroppo poi, nel corso degli ultimi due anni hanno colpito prima altri territori del nostro paese, poi chiaramente vediamo e abbiamo visto tutti cosa è successo anche in altri luoghi del mondo. Il territorio, diciamo, si è fatto trovare in una condizione di grave criticità e gravissima fragilità. Un territorio che è già fragile di suo, perché la nostra è una pianura alluvionale ed è una pianura che si è creata ed è nata a seguito di succedersi di eventi alluvionali, si è fatta trovare in condizioni di gravissima fragilità.
Questa fragilità non può e non deve portare nessun livello di governo, vale dal comune più piccolo, passando anche per la regione fino ad arrivare alle istituzioni centrali, finanche alle istituzioni europee nella loro definizione delle linee di finanziamento, a un'unica domanda, a una domanda chiara: cosa possiamo fare di più e di meglio di quanto abbiamo fatto fin qui per fronteggiare la gravità di questi eventi? Il dramma che hanno attraversato le famiglie e le imprese dell'Emilia-Romagna, prima di qualsiasi giusto, corretto dibattito politico, deve portare qualunque livello di governo nell'ambito delle sue competenze, è evidente, non possiamo scaricare sul comune di 4000 abitanti con 7000 frane la responsabilità di determinare il cambiamento, nessuno è in grado di farlo da solo e di sicuro non lo possono fare gli enti più piccoli e più fragili, ma questa domanda è una domanda che ovviamente deve interrogare anche questa Assemblea legislativa, interroga questa Giunta, non voglio esagerare, ma parla alle coscienze di ciascuno e di ciascuna di noi.
Al di là del giusto e del legittimo dibattito politico, se il dibattito politico si conclude, chiunque sia, me in primis, che tutti devono cambiare tranne me, io non sto facendo la mia parte. Io ho usato questo eufemismo, io ho svolto funzioni amministrative importanti in uno dei territori più colpiti, chi verrà dopo di me dovrà saper fare molto meglio di quanto fatto io; io dovrò saper fare meglio di chi mi ha preceduto; tutti dovranno saper fare meglio di quanto è stato fatto fin qui.
Davanti a eventi di questa portata non ci si può, diciamo, non si schivano le pallottole, non c'è Matrix; davanti a eventi di questa portata, ciascuno deve saperci mettere la faccia e mettersi in gioco e in discussione. Purtroppo, e qui, ripeto, non mi affido a valutazioni di merito, la reazione della Repubblica è stata insufficiente.
La reazione della Repubblica. La Repubblica è costituita dai comuni, dalle province, dalla città metropolitana, dalla regione e dallo Stato. La reazione della Repubblica è stata insufficiente. La responsabilità è tutta della regione Emilia-Romagna? Del perché il dibattito e la reazione delle istituzioni non è stata quella che serviva? È legittimo pensarlo. La responsabilità del fatto che la Repubblica non abbia reagito in maniera corretta, è tutta del governo?
È altrettanto legittimo pensarlo. Continuare in un esercizio di questo tipo, ovviamente può essere corretto, giusto, legittimo, non risulta produttivo. Non è quello di cui hanno bisogno i cittadini. E, quindi, all'indomani - io l'ho fatto durante la discussione, il dibattito, portando le mie idee - all'indomani di una sfida, di una discussione che ha avuto anche questi temi al centro, io ritengo che sia stato corretto da parte di tutti e in questo senso credo che ci sia stata, io ho apprezzato, una volontà specifica della Presidente del Consiglio, di aprire una fase nuova. Siamo divisi sul giudizio prima degli eventi alluvionali? Sì.
Siamo divisi sul giudizio rispetto al lavoro della struttura commissariale fino ad oggi. Sì. Siamo divisi sull'operato della regione Emilia-Romagna rispetto a questi 24 mesi, 16 mesi? Sì. E possiamo tranquillamente percorrere quella strada di continuare a discuterne, ed è legittimo ed è giusto, fa parte anche della democrazia; oppure possiamo tracciare una strada diversa.
Fare un punto, essere consapevoli che tutti avremmo potuto fare meglio in questi 16 mesi che abbiamo alle spalle. Io penso, in scienza e coscienza, tutti avrebbero potuto fare meglio; io avrei potuto fare meglio, così siamo molto chiari nello schema mentale che propongo. Ora abbiamo la necessità corretta, coerente e veloce di apportare dei cambiamenti.
Le risorse per la parte privata ci sono, sono state stanziate, in parte sono ancora bloccate rispetto al credito d'imposta, ma quelle libere al momento sono molte di più rispetto a quelle che vengono attinte dai cittadini alle imprese. Tanti cittadini alle imprese, alla domanda “perché non avete fatto domanda?”, alla richiesta del perché non hanno fatto domanda, rispondono “ma tanto è inutile perché i soldi non li prenderemo”.
È capitato a tutti di conoscerli, io ne ho convinti sette a presentare la domanda solo nell'ultima settimana, incontrandoli nei sopralluoghi che abbiamo fatto. Le risorse ci sono, mandiamo un messaggio chiaro. La procedura va semplificata e non semplificata sulla carta, ma semplificata col cacciavite. Ci sono degli interventi puntuali, ci sono delle penalizzazioni eccessive, in alcuni casi, che disincentivano la presentazione della domanda. Ci sono limiti che non si spiegano e non si capiscono, come quello per il tetto dei beni mobili.
Al momento abbiamo molte più risorse di quelle che stiamo elargendo e a chi le potremmo elargire, gli poniamo una limitazione, che forse è eccessiva e che quindi si può rivedere, ma questi colpi di cacciavite vanno fatti, ripeto, con la cautela di mantenere ovviamente la continuità delle erogazioni, perché non ci possiamo fermare.
E, quindi, abbiamo concordato, definito la modalità di prosieguo del finanziamento e elargizioni, e alimentando e cercando di alimentare tutti insieme, un clima di rinnovata fiducia. Abbiamo bisogno di un check, abbiamo bisogno di correzioni oggettive - che tutti capiscono, che tutti conoscono e che, peraltro, alcune delle quali, se ci entriamo dentro, è veramente impensabile ed inspiegabile del perché non si possano fare e le dovremmo fare - ma dobbiamo anche recuperare un clima di positiva fiducia da parte dei cittadini e delle imprese. In questo senso, abbiamo bisogno anche di accorpare gli eventi.
Adesso, su questo non vogliamo tirare la giacca, non vogliamo fare speculazioni, però è evidente che ci sono eventi che hanno colpito il medesimo bacino negli ultimi 16 mesi che non possono essere affrontati da gestioni diverse.
Abbiamo altri eventi che riguardano altri bacini. Noi ovviamente propendiamo il più possibile per una gestione unitaria. È una valutazione che ovviamente deve operare il Governo, del quale abbiamo profondo rispetto, però, ripeto, è bene che gli eventi siano il più possibile ricondotti. Abbiamo poi un tema di gestione di tutta la parte che riguarda le opere pubbliche e qui ce lo dobbiamo dire: abbiamo bisogno di segnare un cambio di passo più radicale rispetto a quello della gestione degli indennizzi.
Finora la grande stampa nazionale è stata più attenta e più interessata alla parte quanti avete indennizzato, quanto avete indennizzato, quante risorse sono uscite. Era la prima domanda che ti facevano in ogni intervista e poi a fatica durante l'intervista spostavi sulla parte prevenzione e lavori, non perché la parte indennizzi non sia importante, ma è chiaro che, dopo tutti gli eventi che abbiamo avuto, il tema delle opere di sicurezza è fondamentale, viene prima.
C'è uno scatto sulle opere manutentive che questa regione deve e vuole fare? Quando vi proporremo nelle prossime settimane il bilancio di previsione per il 2025, questa cosa si vedrà in maniera plastica; non è una chiacchiera, è un fatto. Le parole non funzionano in termini di prevenzione, sono le risorse che fanno prevenzione, quindi, la regione farà la sua parte in questo senso, come ci eravamo impegnati.
Abbiamo però in questo momento un'esigenza sul versante delle opere pubbliche, di determinare un cambio di passo nella loro caduta a terra. Questa, vi assicuro e lo dico da chi ha fatto l'amministratore sul campo, è la parte che ha funzionato meno. Non è solo una questione di soldi: quando su un territorio cade una necessità enorme di realizzare nuove opere pubbliche, fuori dall'ordinario, ci sono le risorse, ma il vero tema è l'empowerment delle strutture amministrative.
Perché non è pensabile che, ripeto, il comune di Modigliana di 4000 abitanti gestisca 7000 frane né è pensabile che le strutture, che in ordinario sono costruite per fare 10 milioni di opere all'anno, dalla sera alla mattina ne inizino a fare 100. Ne puoi dare 100, 150, 200, 300, 400, ma la benzina, se il motore non gira, rimane tutta nelle taniche.
Quindi, in questo momento abbiamo un'esigenza insieme di definire una capacità di far cadere a terra le opere completamente diversa: in supporto ai piccoli comuni, soprattutto quelli dell'Appennino;
in supporto anche alle strutture regionali, sulle quali sono state fatte delle azioni di potenziamento della struttura amministrativa, ma oggi la nostra agenzia regionale finora si è mossa nella totale ordinarietà, nella sua struttura, quindi, la Regione l'ha potenziata come se l'alluvione non ci fosse mai stata, senza nessun beneficio né di bilancio né di norme né di strutture rispetto alla gestione dell'ordinario, e questo non è possibile.
Poi sapete che proporremo a questa sede anche un processo di riforma delle nostre strutture e di rafforzamento delle nostre strutture in tempo di pace, ma ora non siamo in tempo di pace.
Va detto, e lo dico senza polemica, che finora tutti i tentativi di concepire norme per l'empowerment degli enti locali e tutte le richieste di soggetti statali che venissero a farsi carico di un pezzo di opere che, ripeto, non è polemica, non possono essere affidate esclusivamente ai soggetti attuatori del territorio nella loro capacità ordinaria di fare interventi.
I comuni non sono né di destra né di sinistra, questo è un contesto politico; ma se voi guardate i dati di realizzazione di opere pubbliche non variano antropologicamente sulla base del fatto che un comune sia amministrato da una compagine politica o da un'altra.
A prescindere dalla compagine politica che lo amministra, nessun comune è in grado di moltiplicare le sue opere pubbliche a invarianza di struttura amministrativa e questo vale anche per le regioni, che pure ha ovviamente più forza e più capacità degli enti locali.
Quindi, su questo abbiamo bisogno di uno scatto e dobbiamo essere in grado di produrlo. Così come, in una logica di rimodulazione delle attività che stiamo definendo. Voi sapevate, per noi uno degli elementi di richiesta al governo, ancor prima che si parlasse dei nomi, era quello di una struttura fisicamente più radicata qui e più incardinata in chi normalmente si deve occupare delle attività, quindi, meno straordinaria e più dentro alle dinamiche di chi deve lavorare poi quotidianamente su questi aspetti.
Ma che sia ADB PO, che ha una struttura di carattere statale; che sia la regione Emilia-Romagna per i compiti della regione; che sia la rete di bonifica per i compiti della bonifica. In questo senso - quindi anche ieri abbiamo fatto una riunione operativa - stiamo definendo come rimodulare alcuni aspetti.
Avevamo concepito nella revisione dei piani speciali, norme sulla sicurezza dei ponti, norme di salvaguardia urbanistica, quindi, una serie di norme molto importanti che adesso ricondurremo e stiamo riconducendo a procedure più ordinarie, di definizione ordinaria. Allo stesso modo, nello scatto che dobbiamo fare, stiamo cercando anche di determinare un approccio un po' diverso.
Cioè, lo schema iniziale era stato quello dello studio complessivo di tutti i fabbisogni e poi la definizione del piano di interventi. Qui serve il piano di interventi, punto. Cioè, nel senso, la richiesta che abbiamo avanzato alla struttura commissariale - anche lì, senza polemica sulle cifre: adesso ci sono 90 milioni di euro, definiamo 90 milioni di euro di opere, le spendiamo e al governo gliene chiediamo altri 90; poi quando abbiamo speso quei 90, gliene chiediamo altri 90.
Non in una logica di chiedere un miliardo per avere 100 milioni, ma in una logica di programmazione, perché bacino per bacino, fiume per fiume. Su questo io vi prego, perché è veramente importante mandare un messaggio chiaro ai cittadini.
Serve un'attività manutentiva forte e su questo, ripeto, la Regione sta facendo e farà di più la propria parte ma davanti agli eventi che abbiamo avuto, non ci si salva; davanti ad eventi come quelli che abbiamo avuto, senza interventi strutturali, di difesa del territorio, non ci si salva, non ci si salva. Quindi, noi abbiamo bisogno, bacino per bacino, in tutti i punti di criticità, di interventi di grandi dimensioni. Se c'è un ponte della ferrovia che ha un problema idraulico, quel ponte va rialzato e serve una procedura straordinaria per rialzarlo perché, finché non rialziamo quel ponte, in quel punto ci sarà sempre una criticità idraulica.
E quindi, per farlo, capite che alzare un ponte della ferrovia è molto complesso, serve una procedura speciale, servono norme speciali, serve una struttura commissariale col coltello fra i denti che tutti i giorni si batta, servono enti locali e la Regione che siano al loro fianco, serve una task force che su quel punto lavori tutti i giorni per alzare quel ponte, sennò il ponte rimane fermo in quel punto.
Se ci sono delle zone nelle quali tre o quattro volte è arrivata una quantità d'acqua che quella zona non è in grado di gestire o a monte di quella zona facciamo una cassa di laminazione, un'area di allagamento programmato o se arriva quell'acqua, quell'acqua lì riallagherà. E ripeto: questo vale abbinato; non sono due cose in contraddizione.
Aumentare il livello complessivo di manutenzione del sistema, che è un dovere, non può essere messo in contrapposizione o in sostituzione con la realizzazione di opere per le quali, finora, ripeto, lo schema è stato uno schema che non ha funzionato perché è stato uno schema che le ha posposte all'approvazione dello studio complessivo.
Su questo, ripeto, da amministratore locale, è stato uno dei punti anche di maggiore tensione, discussione, a volte anche scontro. Su questa cosa dobbiamo superare. Così come altre criticità - poi lo dirà il commissario e concludo - abbiamo, ripeto, le fonti di finanziamento P.N.R.R. Anche lì è oggettivo che noi rischiamo che una parte significativa delle opere identificate rischia di saltare perché la fonte di finanziamento P.N.R.R. non ha più compatibilità rispetto ai tempi.
Lo sapevamo quando sono state stanziate. È così. Se ci lavoriamo tutti insieme, troviamo la soluzione perché non ci sia un blocco e un freno. Concludo.
Abbiamo tanto lavoro da fare davanti a noi. Serve ovviamente che questa sede sia anche la sede dello stimolo, della critica, dello sprone, ciascuno con le proprie funzioni; lo dobbiamo fare ovviamente in rete e in sinergia con gli enti locali e con il sistema della bonifica, col mondo agricolo della nostra regione. Serve, secondo me, che anche tutti insieme ci facciamo protagonisti e protagoniste di uno scatto, perché davanti a queste emergenze la Repubblica deve avere la capacità di sapersi unire.
Poi ripeto, i cittadini valutano, giudicano, votano, scelgono, però davanti a emergenze di questa portata, la Repubblica deve saper fare uno scatto e io spero e mi auguro che tutti insieme lo sapremo dimostrare.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei Presidente. Ora passo la parola al commissario per la ricostruzione. L'ingegnere Fabrizio Curcio, prego.
CURCIO, Commissario alla ricostruzione: Presidente della Giunta de Pascale, Presidente dell'Assemblea legislativa Fabbri, Assessori, consigliere e consiglieri. Intanto, colgo questa gradita occasione per rivolgere a tutti voi un cordiale saluto. Ho accolto ovviamente con piacere il vostro invito che mi consente di illustrare il modo in cui intenderò, ma se me lo consentite, intenderemo procedere con le attività legate agli interventi di ricostruzione dei territori che sono stati colpiti dagli eventi alluvionali del 2023.
Consentitemi di ringraziare anche tutti voi per le parole di apprezzamento veramente bipartisan che mi sono giunte a seguito della mia nomina, accompagnate anche dall'affetto che ho ricevuto sui territori. Per me è una cosa molto importante.
Sono molto legato a questa terra sia professionalmente che personalmente. Per me è un momento di grande orgoglio essere qui per cercare di fare questo percorso con voi ed essere utile. Tra le altre cose, ricordo che nel ‘23 in particolare io ero capo dipartimento della Protezione Civile, quindi, mi sono impegnato nelle prime attività emergenziali, passando poi le attività di Protezione Civile al commissario straordinario generale Francesco Figliuolo, da cui adesso ricevo nuovamente l'incarico, tra virgolette, di proseguire quelle attività.
Com'è noto, lo scorso 31 dicembre si è concluso il mandato del generale Francesco Paolo Figliuolo quale commissario straordinario alla ricostruzione. Durante il suo incarico ha coordinato le operazioni di ricognizione, l'attuazione degli interventi di ricostruzione, ripristino, riparazione, quelle che sono state le necessità più urgenti per le aree colpite non solo nella regione Emilia-Romagna che ovviamente purtroppo ha, per quantità e qualità di eventi, surclassato anche le altre regioni, ma non possiamo dimenticare che analoghe situazioni, seppur ristrette, hanno colpito i territori della Toscana e delle Marche.
La struttura commissariale che è stata diretta da lui è stata costantemente impegnata in questi 18 mesi nel rispondere a questa alluvione devastante; direi, queste alluvioni devastanti che hanno colpito il territorio, come diceva prima il presidente De Pascale, anche con eventi fuori scala e possiamo dire senza precedenti nelle serie statistiche del nostro paese in questa zona.
Ovviamente, se me lo consentirete, io non mi soffermerò sulle numerose attività che sono state svolte dal commissario, rimandando i risultati che sono stati conseguiti anche a quanto pubblicamente riportato nelle sue ultime comunicazioni, ma anche a seguito di una relazione di dettaglio che è in redazione, che sarà poi oggetto del cosiddetto passaggio di consegne di cui, se avrete piacere, vi renderò certamente partecipi.
Consentitemi però in questa sede anche di ringraziare il generale Figliuolo per le attività che ha svolto in questi 18 mesi, per le attività e gli incontri fatti. Sin dal primo momento ho avuto la sua massima e piena disponibilità già quando le agenzie hanno anticipato il 31 dicembre questa volontà del Governo ad una mia nomina.
Ci siamo sempre sentiti, a dire il vero ci siamo sentiti più volte anche durante la sua gestione commissariale in virtù di un rapporto che abbiamo e conserviamo, sia lavorativo che personale. Quindi, lasciatemi in questa sede però anche ringraziare tutti gli amministratori comunali, provinciali, gli impiegati, gli enti, le amministrazioni, le organizzazioni che in questi mesi si sono dovute confrontare con queste fasi della ricostruzione in questo processo sfidante e che sono certo continueranno a lavorare con la struttura che guiderò con la stessa lealtà, con la stessa passione e con la stessa collaborazione che è stata assicurata fino adesso.
Passando agli aspetti più formali, ma solo per segnare dei punti, io ricordo che la mia nomina è stata formalizzata con una delibera del 9 gennaio con un decreto del Presidente della Repubblica del 13 gennaio e con una registrazione che è avvenuta venerdì scorso.
Quindi, in questo senso, Presidente, io oggi mi affaccio per il mio secondo giorno formale da commissario. Quindi, questo è il mio primo, come dire, incontro formale; e visto che pure nella pubblica amministrazione la formalità ha un senso, io posso di fatto realmente firmare da ieri mattina, quindi, è da ieri mattina che mi insedio formalmente. Non di meno però, ho inteso iniziare da subito le attività conoscitive della struttura, approcciare da subito gli incontri con il territorio, le problematiche con la ricostruzione.
Quindi, non abbiamo certo atteso, come dire, la carta per poter immediatamente confrontarci e, secondo un processo che si è basato su alcuni punti che ho da subito condiviso con il governo, ma anche con il Presidente de Pascale, di cui proverò a tracciare alcuni elementi essenziali. Punto primo: il processo con il cambio del commissario deve essere meno impattante possibile per tutto ciò che è già in atto. Quindi, nessuno ha fermato nulla; c'erano già dei processi che in qualche modo andavano avanti.
Quello che abbiamo inteso da subito chiarire è che il cambio del commissario non significava il fermo delle macchine - purtroppo, quando cambiano queste cose, questo può accadere - non ce lo dobbiamo nascondere, ci sono ovviamente dei tempi amministrativi che rallentano, ma questi tempi sono stati ridotti praticamente a zero e, come avete potuto anche vedere, per esempio alcune attività importanti che si erano svolte prima nel territorio, ne cito una per tutte che è stata particolarmente apprezzata: l’attività degli sportelli territoriali, al netto dello stop proprio nell'area delle feste natalizie, è ripresa immediatamente. Secondo punto: abbiamo immaginato di prenderci un tempo di ascolto molto, molto breve, per fare delle proposte e delle integrazioni e dei miglioramenti dei processi in corso.
Guardate, qua non si tratta, io lo so, il prima, il dopo, il dibattito, il dibattito politico, ovviamente io devo pensare da adesso in poi, devo pensarlo insieme a voi, non c'è una logica del prima e del dopo; ogni gestione operativa, che sia essa emergenziale, lo posso dire con maggiore contezza quando mi sono occupato delle attività operative, come capo dipartimento della Protezione Civile ho emesso ordinanze che immaginavo portassero dei risultati sul territorio, nel momento in cui quell'ordinanza viene calata su quel territorio, il risultato non è quello atteso e devi cambiare l'ordinanza.
Quindi, qua non si tratta di cambiare l'impostazione, ma di capire se alcune cose che sono state fatte fino adesso hanno avuto la ricaduta che noi immaginavamo o necessitano, come dire, di una modifica. Quindi, analisi dei processi in corso. Il Presidente ha parlato di cacciavite.
Ci sono delle cose che possiamo, come dire, tarare senza andare a scomodare la norma primaria; qualche ordinanza che possa mettere in linea qualche cosa lo facciamo, lo facciamo subito. Ci sono delle cose che invece necessitano, come dire, di un'impostazione normativa un po' diversa, quindi, ovviamente sarà fonte di una proposta che farò al governo perché ovviamente dovrà essere sposata a livello governativo, perché l'impostazione che è stata data dal decreto-legge 61 è un'impostazione che ha necessità di questa taratura.
Mi permetto di ricordare, a me stesso in primo luogo, che anche tutti i processi di ricostruzione, anche quelli che hanno già interessato questo territorio, hanno avuto delle modifiche normative importanti. Basta prendere quello che è accaduto nel 2012 e vedere quanto la norma primaria, la norma madre come si suol dire, è stata modificata nei primi 18 mesi.
Il decreto-legge 61, queste modifiche non le ha avute. Per 18 mesi abbiamo avuto delle piccole integrazioni e credo che sia venuto il momento di fare questo ragionamento.
Analisi delle attività in corso, anche perché noi partiamo da un’esperienza solida che è l'esperienza fatta da questo territorio in 18 mesi, non è un'esperienza, come dire, comune e che dobbiamo certamente valorizzare e anche tenendo conto di un expertise che noi abbiamo, non solo su questo territorio con gli eventi che purtroppo avete avuto in altre parti del territorio regionale, ma anche expertise che abbiamo in altre parti del territorio nazionale.
Ho inteso subito prendere contatti con il commissario che si sta occupando della ricostruzione di Ischia, il commissario che si sta occupando delle costruzioni in centro Italia.
Sono eventi diversi, con impatti diversi, ma alcune problematiche, si è parlato dell'empowerment per esempio dei comuni, è comune a tutti. Che poi ti serve per la problematica sismica o idraulica o idrogeologica, il problema di come aiutare i piccoli comuni, in particolare, è un problema a dire il vero che risale anche nell'ordinario senza arrivare agli eventi emergenziali. In questo senso, le analisi sconteranno anche di queste buone pratiche che noi abbiamo nel nostro dna nazionale.
Si parte dal territorio. Sappiamo che alcune di queste questioni hanno una necessità di valutazione anche in ambito nazionale; ci sono alcuni problemi che, ripeto, sono ordinari e quindi necessitano di essere conosciuti, ma poi necessitano di una soluzione che va stabilita anche per norma a livello centrale.
Il tema del partire dal territorio, lo ha detto anche già il Presidente de Pascale, è formale e sostanziale. L'apertura di una delle sedi di commissariato su questo territorio non è la forma, ma è forma e sostanza; significa che qui ci sarà una struttura del commissario che sarà collegata con le articolazioni regionali, con le articolazioni comunali e con tutti gli enti che sono sostanzialmente territoriali.
Cosa abbiamo fatto fino adesso: gli incontri con la struttura del comando operativo di vertice interforze, che voi sapete essere il punto di riferimento oggi della struttura commissariale, devo dire che è iniziata da subito.
Già il 7 di gennaio, in assenza, come dire, addirittura dell'espressione del Consiglio dei ministri, abbiamo fatto una prima riunione di coordinamento alla presenza proprio del commissario chiamiamolo uscente e poi sono numerosi gli incontri che stiamo facendo ancora settore per settore.
Il 13 gennaio ricorderete che abbiamo avuto un primo incontro a livello regionale col Presidente della Regione, i sindaci, gli amministratori, i prefetti, le altre autorità, proprio per presentare, come dire, la nomina del nuovo commissario.
Analoghi incontri li ho fatti, lo dico, anche in Toscana e nelle Marche seppure ovviamente con territori interessati molto minori. Martedì scorso, il 21 gennaio, abbiamo fatto già degli incontri invece più territoriali sull'area della provincia di Ravenna, su Faenza; con i sindaci di quell'area abbiamo fatto i sopralluoghi sul Marzeno, sul Lamone, altri sopraluoghi Sant’Agata sul Santerno; abbiamo visto anche il sindaco di Magliana, abbiamo incontrato gli amministratori di Forlì-Cesena.
Mi fermo qui, questo è solo un programma che è partito in questi primi giorni ma che continuerà a tamburo battente su tutto il territorio che è stato interessato dall'alluvione del ‘23.
Chiaramente ricordo anche l'incontro a Bologna fatto per il Patto per il Lavoro e per il Clima dove, come voi ben sapete, ci sono non solo amministratori, enti, associazioni, terzo settore, sindacati, quindi, tutto l'elemento sociale che collabora e contribuisce alla formazione di quell'idea che poi noi porteremo per lavorare col cacciavite, ovvero con strumenti più importanti.
Dopo questa serie di incontri appare abbastanza chiaro che ci sono alcuni temi che io personalmente, ripeto, mi sono avvicinato da poco, ma che risultano evidenti, alcuni sono comuni, dovunque vai il tema è quello; altri sono chiaramente specifici che risentono di un contesto specifico, di un contesto particolare. Mi permetto qua di elencarli in maniera molto rapida, in modo da essere un po' l'agenda del cronoprogramma dell'attività e anche l'agenda delle famose modifiche cacciavite, piuttosto altri strumenti che saranno fatte con ordinanze, ovvero con strumenti legislativi diversi.
C'è un tema di ambito di azione, lo ha già detto il Presidente, gli eventi del ’23, sono poi succeduti eventi del ’24. C'è un tema di come mettere insieme queste situazioni.
Chiaramente da un punto di vista tecnico questa cosa ha un senso, c'è bisogno, ovviamente, di una volontà più politica, perché la struttura del commissario opera secondo l'ambito che gli è dato. Credo che si possa ragionare nel momento in cui si fa una proposta che è una proposta concreta, ma anche una proposta sostenibile.
Quando si è andati sul territorio, a un certo punto ho capito che c'è una tendenza un po' a metterci troppa roba; noi dobbiamo metterci la roba che ha un senso, che possa essere ricondotta agli eventi del '23 affinché poi, ovviamente la politica nazionale possa decidere su questo argomento. Ricostruzione privata. Sappiamo 1,9 miliardi messi a disposizione, 1,2 sulla parte della contabilità speciale, quindi ad uso del commissariato e del commissario e 700 milioni sul credito d'imposta.
Rispetto alle domande potenziali, le 2500 sono troppo esigue. Su questo dobbiamo certamente lavorare: serve migliorare la procedura, rivedendo forse anche il meccanismo dell'anticipo e saldo. Abbiamo capito che il tema dell'anticipo e saldo forse può essere un tema che deve essere rivisto.
C'è il tema del compenso tecnico, l'iter della domanda, il potenziamento degli sportelli sul territorio, il rafforzamento del nodo regionale e poi c'è da fare una riflessione del perché e come questo tema del credito di imposta ancora non sia partito come dovrebbe partire, quindi, su questo ci deve essere fatto un focus specifico. Ricostruzione pubblica.
Anche qui, se ne discuteva prima: il problema sulla costruzione pubblica nel nostro paese è già un tema; nel momento della straordinarietà diventa un tema da affrontare con strumenti straordinari. Quindi, noi nel nostro paese abbiamo un problema di costruzione pubblica, figuriamoci quando andiamo a toccare i temi di ricostruzione pubblica.
E anche i dati ci dicono questo perché dei 2,8 miliardi, di cui ricordo 328 mila fanno parte di quel fondo di solidarietà europeo, al quale anche io ho lavorato quando ero nella Protezione Civile, ne abbiamo impegnati 2,7 miliardi. Però al di là di quello che abbiamo impegnato, le opere non partono. Quindi, adesso, al di là dei conti, che va bene, bisogna trovare il modo per fare sì che questa parte trovi una sua messa a terra, come è stato detto.
Quindi, certamente verificare il piano generale sulla base delle somme urgenze che sono state già realizzate; valutare la sostenibilità del P.N.R.R., questo è un tema molto delicato, molto importante perché quei fondi, come sapete sono collegati a delle tempistiche che sono tempistiche non nazionali, ma europee e su questo ci sono dei tavoli aperti anche a livello nazionale sul quale noi dobbiamo dirci chiaramente quello che riusciamo a mettere a terra veramente, per poi trovare la possibilità di avere questi fondi, perché se noi immaginiamo di metterli a terra ma non ci riusciamo, il tema può essere complicato da gestire.
Rendere maggiormente disponibili le società in house. Abbiamo raccolto in qualche caso qualche grido di dolore. Non basta fare l'accordo con la ottima società in house, dobbiamo fare in maniera tale che producano ciò che noi ci attendiamo, sia in termini di supporto che di attività più in generale. L'interazione con i soggetti attuatori: anche questo è estremamente importante.
E certamente il tema della semplificazione delle procedure, anche rendendo più efficace il monitoraggio delle opere, perché questo è un tema altrettanto importante, non disgiunto dal tema del finanziamento. Il tema del monitoraggio è un pezzo anche delle attività di finanziamento.
Se riusciamo a spendere, possiamo chiedere; se non riusciamo a spendere è più difficile, come dire, chiedere. Questo tema della ricostruzione pubblica, consentitemi questa brevissima digressione, è un tema che indirettamente è una richiesta fortissima del territorio, dei cittadini e delle imprese perché, quando ci chiedono sicurezza del territorio, ci stanno chiedendo opere pubbliche.
Quindi, questo argomento della sicurezza del territorio è un argomento direttamente collegato al tema delle opere pubbliche. Sono stati citati i piani speciali, i cinque o sei piani speciali che sono previsti dalla norma; in particolare, abbiamo fatto un lavoro sul piano speciale degli interventi sul dissesto idrogeologico. La norma come è scritta, ha introdotto alcuni motivi di aggiustamento e su questo ha già detto il Presidente de Pascale, non tornerò su questo tema della salvaguardia urbanistica.
Dobbiamo trovare, e lo stiamo trovando, una quadra su questo tema e dare anche al piano, così come scritto nella norma, una funzione di raccordo con l'attività ordinaria, in particolare con quelle che sono le responsabilità già attribuite per legge ai soggetti che sono presenti sul territorio, siano essi l’autorità di distretto, siano esse il Presidente della Regione, anche in qualità di commissario straordinario per il dissesto idrogeologico. Su questo punto lasciatemi fare una considerazione quasi romantica, se me lo consentite, cioè mi aggancio al tema di Protezione Civile.
Dobbiamo essere tutti coscienti, e lo diciamo con grande serenità, grande tristezza e anche grande preoccupazione, che mentre questo lavoro andrà avanti, gli eventi continuano, continueranno, non abbiamo la possibilità, come dire, di interferire con ciò che la natura deciderà.
Quindi, mentre noi saremo al lavoro, da subito, come abbiamo detto, per migliorare anche la cosiddetta resilienza, la capacità del territorio di rispondere meglio anche in maniera infrastrutturale, vanno contestualmente rafforzati i sistemi chiamiamoli di protezione civile regionale. Quindi, non è un tema che attiene al commissario, ma è un tema di confine.
Quindi, in questa sede mi permetto di sottolineare: questo è un tema sul quale, Presidente, continuare ad investire, sul tema delle allerte, la gestione delle emergenze e tutto ciò che ha connessione con i piani per la gestione di quello che viene chiamato il tempo reale, perché evidentemente questo sarà un argomento che riguarda questa Regione, ma riguarda l'intero paese nazionale ed oltre. Il decreto-legge ha previsto misure di sostegno, come sapete, per i comuni.
Come abbiamo detto, queste misure di sostegno non sono sufficienti, non sono adeguate; non perché siano stati scelti strumenti non validi, ma perché quando tu immagini degli strumenti poi alla fine non ci riesci perché, di fatto, queste assunzioni sono di troppo breve durata, c'è poco appeal degli incarichi, i tecnici hanno altre possibilità e quindi, rispetto a quelle persone che si possono prendere a tempo determinato, ne sono state prese poche, non per incapacità ma per mancanza di offerta.
Su questo stiamo provando a dare delle soluzioni anche partendo da alcune proposte fatte dai sindaci. Fatemi toccare due temi rapidissimamente: il tema tecnologico, siamo a conoscenza che c'è un tema di compatibilità dei sistemi informativi regionali con i sistemi informativi centrali e li stiamo allineando. Conosco alcune tematiche sulla struttura e sulla piattaforma SFINGE.
E ultimo argomento che cito veramente per punti ma che apre un mondo è il tema della legalità: è un tema sul quale noi dobbiamo continuare a vigilare insieme; la legalità non è del commissario, non è del comune, non è della Regione, è dell'intera comunità che merita legalità e merita anche un racconto degli sforzi che si stanno facendo, che quando andiamo a toccare i temi della legalità possono ridare un'immagine che non è l'immagine di un territorio sano come invece è questo.
Su questo noi vogliamo continuare a lavorare, non solo con gli accordi che ci sono già, ma sfruttando anche gli strumenti che la stessa regione Emilia-Romagna ha sui temi di legalità e sarà uno dei punti assolutamente sul quale invito tutti veramente a fare una riflessione congiunta.
Chiudo dicendo che la struttura sarà ovviamente vicino ai territori, sarà tutt'uno con le macchine regionali, con gli enti provinciali, comunali e mi auguro che questa cooperazione scoraggerà alcune contrapposizioni che normalmente accadono tra gli organismi centrali e gli organismi territoriali. Noi dobbiamo operare come un organismo unico.
Rafforzeremo l'ascolto delle comunità affiancando i sindaci in un'opera quotidiana di confronto, ovviamente nel rispetto dei ruoli che ciascuno ha. Consapevoli che la sfida è una sfida importante e certamente dei limiti li avrà. Su questo lavoreremo anche per trovare modelli di partecipazione nuova, perché noi abbiamo tante cose fatte già anche per coinvolgere i cittadini nei nostri processi.
Quindi, dovremo lavorare concentrati sul presente, ma anche con uno sguardo a quello che sarà il futuro, perché quello che noi lavoriamo oggi, rimarrà sul tema del futuro. Quindi, in tutto questo percorso io ovviamente fornisco la mia piena, totale e incondizionata disponibilità a rendere conto alla rappresentanza dei cittadini, agli organi elettivi come questo, del lavoro che faremo; alle commissioni parlamentari, come sarà ovviamente e accadrà normalmente.
Convinto come sono che solo dal confronto costante possono nascere questi nuovi stimoli e suggerimenti per fare ancora meglio, rispetto a una comunità che merita il nostro impegno. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei Ingegnere. Ora partiamo con il dibattito dell'Assemblea. Chiedo quindi di prenotarsi, poi darò la parola. La prima ad essere prenotata è la consigliera Ugolini, prego.
UGOLINI: Grazie per questa opportunità importante. Vorrei innanzitutto fare un ringraziamento al generale Figliuolo e a tutta la squadra dell'esercito per il lavoro svolto in questi 18 mesi.
È un lavoro efficace che è stato portato avanti con grande discrezione e serietà e che ha permesso degli interventi immediati, il reperimento di risorse importanti e, se c'è tanto da fare ancora, non è certo per la negligenza del commissario Figliuolo e della sua struttura che hanno lavorato con grande generosità e dedizione.
L'obiettivo del mio intervento è quello di delineare in alcuni punti fondamentali, un contributo di tutta la coalizione di centrodestra per capire che cosa non è andato e per dare dei suggerimenti e delle indicazioni che vanno sicuramente nella direzione che abbiamo appena ascoltato.
Quindi è un intervento costruttivo, che parte però da un'analisi di quello che non è andato negli ultimi vent'anni all'interno della nostra regione, perché comunque è difficile costruire in modo nuovo senza avere contezza di quello che non è andato.
Ovviamente, diamo e do il benvenuto al commissario Curcio. Anche noi auspichiamo un cambio di passo per questo territorio, per le persone che lo abitano e chiediamo che siano innanzitutto le regioni e gli enti territoriali a fare questo cambio di passo.
Proprio adesso abbiamo detto che sono arrivate risorse per la ricostruzione pubblica. Il problema è che in molti casi non ci sono stati dei progetti cantierabili che sono stati messi in opera, per delle grosse difficoltà dal punto di vista proprio della progettazione e della possibilità di mettere a terra quello che avremmo già potuto mettere a terra dall'estate 2023.
Uno dei temi che è emerso continuamente in questi mesi è stato quello della confusione dei ruoli e delle responsabilità, perché tante volte si sono date colpe e responsabilità a enti che non ne avevano e quindi una chiarezza sulle responsabilità e i compiti che ha ciascun ente che fa parte della Repubblica, come diceva prima il nostro governatore, è fondamentale.
La nostra regione, questa è una premessa importante, è certamente la più fragile in Italia per quanto riguarda l'assetto idrogeologico. Secondo il rapporto ISPRA pubblicato nel ‘21, il 45% del nostro territorio è a rischio di dissesto idraulico medio elevato. contro una media nazionale del 12%; e circa il 69% dei cittadini dell'Emilia-Romagna sono in area a rischio idraulico medio elevato, con un tasso superiore a quello del 12% dell'Italia.
Perché è importante, arrivo poi subito al dunque, non tralasciare questo aspetto? Perché ci sono stati eventi meteorologici importanti e straordinari, ma esiste una fragilità del nostro territorio che da decenni è stata evidenziata anche in documenti e in studi puntuali fatti dalla nostra regione.
Per questo mi premeva identificare alcuni punti di lavoro. Il primo riguarda quello dell'impreparazione a questi eventi alluvionali che questi eventi alluvionali hanno trovato nel nostro territorio.
Negli ultimi vent'anni le politiche di gestione del territorio e di difesa del suolo della regione Emilia-Romagna sono state gravemente deficitarie; è stata sottovalutata la fragilità dei territori e questo ha portato già nel maggio 2023 ad una situazione di grande fragilità perché per decenni il territorio non è stato curato.
Secondo punto: noi avevamo una conoscenza esatta del rischio e una pianificazione di quello che sarebbe stato necessario fare, fin dai piani delle autorità di bacino redatte agli inizi degli anni 2000 e approvati dalla Regione.
C'è un altro documento importante del 2019, sempre della Regione, che contiene delle linee guida regionali per la programmazione e la realizzazione degli interventi di manutenzione e gestione della vegetazione dei boschi ripariali a fini idraulici. che non è stato assolutamente tenuto in considerazione. Quindi, la conoscenza del rischio e della pianificazione c'era, ma non ha inciso sulla gestione del territorio sia quella ordinaria che quella che prevedeva la costruzione di opere.
Terza questione: noi abbiamo tanti enti che intervengono sulla gestione del territorio e spesso questa complessità porta all'immobilismo. Anche l'accorpamento tra Protezione Civile ed ex servizi tecnici di bacino non ha aiutato la prevenzione e ha favorito una visione quasi esclusivamente emergenziale dei fenomeni di dissesto. Porto un esempio: è stata appena annunciata la costituzione di una cabina di regia tra il comune di Bologna, la città metropolitana e la Regione; sostanzialmente questa cabina di regia è la prova del fallimento delle politiche di difesa del suolo che hanno portato alla frammentazione delle competenze e alla paralisi dei vari uffici territoriali del settore.
E abbiamo un'idea molto chiara, ma si sentiva già dell'intervento sia del governatore che del nuovo commissario straordinario dell'ingegnere Curcio: è fondamentale rispettare il corso della natura; quindi, occorrerebbe avere un unico referente per ogni bacino idrografico principale.
Chiamiamolo come vogliamo, ma occorre che ci sia chiara un'autorità e una responsabilità in ogni fase, dalla prevenzione alla realizzazione degli interventi, dalla gestione dell'emergenza al monitoraggio per poter governare i bacini, perché altre divisioni impediscono di fare dalla montagna alla pianura quello che serve senza discontinuità.
Quarta sottolineatura: occorre un paradigma chiaro per la gestione del territorio; la priorità deve andare alla sicurezza. La compatibilità ambientale, il valore degli ecosistemi che si sviluppano lungo i corsi d'acqua è certamente un bene prezioso da preservare, ma ci sono degli aspetti che devono essere subordinati alla sicurezza territoriale delle persone.
Se il nostro è un territorio fragile su tutta la regione, anche nella parte che non è stata interessata dalle alluvioni del '23 e del '24, occorre che tutto il territorio sia trattato per questa fragilità che può portare all'emergenza. Le norme europee prevedono già di poter andare in deroga alle regole e alla tutela delle aree ZPS Natura 2000, i parchi, in fase di emergenza; ma noi abbiamo tutto un territorio che per questa fragilità può essere sempre considerato in fase di emergenza.
Queste deroghe devono essere utilizzate perché altrimenti è impossibile una cura sistematica dei corsi d'acqua, dei rii e la costruzione delle opere necessarie dalla montagna fino alla pianura. L'altro tema fondamentale è quello della manutenzione della vegetazione, della costruzione di opere idrauliche, ponti e briglie che devono essere sottoposte ad un'intensa attività di verifica e di monitoraggio. I singoli territori, ma questo è già stato detto, vanno dotati di competenze tecniche specifiche.
E questo è un altro punto importante: i piani di protezione civile devono essere ripensati per poter disporre di una macchina dell'emergenza in grado di reagire in tempi rapidi e con un'efficacia comunicativa maggiore.
Sui territori occorre personale formato a cui assegnare precisi compiti nelle fasi di allerta, di emergenza e post emergenza. Ovviamente la prospettiva è semplice: occorre mettere persone e competenze al centro delle politiche territoriali ed evitare di abbandonare la montagna.
Noi denunciamo un rischio, che emerge dalla visione che sottende il piano speciale preliminare, ovvero lo slogan “spazio ai fiumi e alla natura”. Noi non vogliamo che su questo punto si arrivi ad un abbandono della montagna che può provocare due conseguenze importanti: una è quella che abbiamo visto in Romagna, perché l'abbandono dei territori montani ha portato all'impossibilità di mitigare i tempi e le modalità con cui l'acqua è arrivata in pianura. Queste sono solo alcune indicazioni.
Noi ovviamente siamo disponibili ad un approfondimento.
Costruiremo un documento anche più dettagliato, perché occorre cambiare passo e su questo siamo assolutamente consapevoli che occorre andare insieme perché, se si cambia passo, andando in una direzione e l'altro nella direzione opposta, si rimane fermi.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie Presidente Ugolini. Ha chiesto la parola il consigliere Bosi, prego.
BOSI: Grazie Presidente e grazie Commissario per la sua presenza qui oggi in aula, presenza preziosa direi. Così come vorrei ringraziarla anche per la volontà che ha espresso anche nel suo intervento poco fa, di visitare i territori, confrontarsi con i sindaci per così poter conoscere le diverse particolarità e specificità delle diverse realtà territoriali, in particolare della Romagna.
Andrò eventualmente a ripetere anche alcuni elementi che lei ha già evidenziato prima, ma semplicemente per sottolinearne l'importanza per i nostri territori e anche per i cittadini e per gli amministratori locali con i quali tutti noi spesso abbiamo occasione di confrontarci.
Gli eventi alluvionali che hanno colpito la Romagna nel 2023 e nel 2024 hanno lasciato cicatrici profonde sul territorio e sulle comunità locali, oltre ovviamente a causare danni ingenti a infrastrutture, abitazioni e attività economiche.
Questi fenomeni estremi hanno messo in evidenza una vera vulnerabilità del territorio e la necessità di azioni tempestive e coordinate. Finora l'attenzione si è concentrata prevalentemente sugli interventi di ripristino delle condizioni antecedenti al 2 maggio del 2023.
Tuttavia, questo approccio, seppur fondamentale, non è sufficiente. Serve una visione di lungo periodo che delinei con chiarezza gli interventi necessari per prevenire futuri disastri; senza un piano concreto si rischiano conseguenze gravi: spopolamento delle montagne e delle aree collinari, una crisi economica diffusa, così come disinvestimento da parte di aziende e famiglie.
Le comunità colpite non possono attendere oltre, è necessario un impegno risoluto e un coordinamento efficace tra tutte le istituzioni per dare risposte certe e creare un orizzonte di sicurezza e di sviluppo per il futuro. L'alluvione di settembre del 2024 ha portato ad un aggravamento delle frane esistenti, ad esempio, e la comparsa di nuovi fenomeni franosil la terza inondazione della città di Faenza, che ha riguardato oltre 1000 famiglie e la devastazione di Traversara Bagnacavallo.
Le stime dei danni spesso non sono coperte da risorse adeguate e molti lavori, specialmente quelli in collina o in montagna, sono stati sospesi per la mancanza di finanziamento, lasciando sovente alcune strade collinari accessibili ai soli residenti.
È necessario, veniva citato anche poco fa, equiparare le competenze, le sue competenze, per includere anche l'alluvione di settembre 2024 e di conseguenza, trattare i due fenomeni del ‘23 e del ‘24 allo stesso modo.
Serve così dare attuazione all'ordinanza sulle delocalizzazioni, fornendo un futuro chiaro a case e imprese nelle aree golenali. I sindaci e i comuni sono stati e sono tuttora in prima linea, dovendo gestire una mole di interventi complicati per le loro strutture e per questo è importante garantire il mantenimento del personale assunto per l'emergenza oltre le scadenze oggi previste.
Sarebbe necessaria al più presto un'ordinanza per lo stanziamento di fondi urgenti dedicati al ripristino del patrimonio pubblico, prestando attenzione anche ai luoghi della cultura, finora un po' dimenticati, sia pubblici che privati, che sono stati danneggiati, ma sono identità dei nostri territori.
Le famiglie e le imprese colpite avrebbero necessità di accedere a fondi per ripristinare i danni; si trovano però spesso in condizioni complicate dettate da una questione economica, anche legata ad eventuali anticipazioni e di orizzonte. Per questo sarebbe opportuno ragionare per introdurre una sospensione delle tasse o per le bollette per almeno sei mesi, e fornire ristori adeguati per la perdita dei beni mobili e per le auto, riferita soprattutto all'alluvione del 2024.
Ma soprattutto, come evidenziavamo e veniva evidenziato prima, occorrerebbe rivedere le ordinanze 11 e 14 per ridurne la complessità burocratica, facilitando e stimolando un accesso equo e veloce. Auspichiamo, signor commissario, che la sua determinazione, che ha già dimostrato, permetta l'accelerazione dei lavori finanziati con il P.N.R.R. rispettando quelle scadenze inderogabili che sono dettate da quei finanziamenti, arrivando a sottoscrivere rapidamente le convenzioni con le stazioni appaltanti. Infine, serve creare piani prioritari con interventi concreti e tempistiche certe, identificando le aree di intervento più urgenti.
Ci sono comunità nelle quali è possibile, in attesa di grandi interventi, realizzare aree allagabili, nuovi sistemi di arginatura e di interventi che migliorino la resilienza territoriale rispetto al 2023, garantendo un sistema idrogeologico più sicuro per tutti.
Occorre, insieme ai territori, definire una strategia comune di interventi rapidi che diano anche e soprattutto il senso alle popolazioni che si sta intervenendo in maniera determinata e nel modo giusto. Insieme dobbiamo chiedere la revisione di quel famoso Regio Decreto del 1904 che oggettivamente non risponde più alle necessità di cura e di gestione del territorio.
Gli eventi alluvionali in Romagna non sono episodi isolati, ma segnali di una vulnerabilità crescente del territorio, in conseguenza inequivocabile del cambiamento climatico.
Abbiamo bisogno di lavorare tutti insieme, come veniva detto dal nostro Presidente poco prima, in sinergia, tutti gli enti di questo Stato.
Noi faremo la nostra parte. I comuni si sono già detti disponibili a fare la loro e siamo sicuri che insieme a lei costruiremo una strada nuova. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei consigliere. Si è prenotato il consigliere Paldino, prego.
PALDINO: Grazie Presidente. Ingegner Curcio, la sua presenza oggi in questa sede, di fianco al Presidente de Pascale, assume per noi un valore piuttosto importante.
Siamo certi che non sarà solo simbolica, ma sarà l'inizio di una proficua collaborazione nell'interesse esclusivo dei cittadini emiliano-romagnoli. L'Emilia-Romagna è una regione da sempre esposta, purtroppo, ad eventi alluvionali, ma quattro alluvioni in un periodo di un anno e mezzo costituiscono certamente un fenomeno eccezionale, soprattutto se si considera che eventi di tale gravità dovrebbero ripetersi a distanza di decenni, non solo di pochi mesi.
Gli eventi alluvionali che hanno colpito la nostra regione hanno causato esondazioni per un volume stimato di circa 300 milioni di metri cubi e hanno provocato allagamenti in pianura su circa 540 chilometri quadrati di territorio. Questi sono numeri che conosciamo tutti, ma è giusto evidenziarli anche in questa sede per capire da dove stiamo partendo.
Questi 540 chilometri quadrati distribuiti pressoché nell'area romagnola, con interessamento anche della regione in testa del Reno e per il primo dei due eventi anche dei bacini del Panaro e del Secchia, inoltre sono state quantificate più di 65 mila frane e 1950 infrastrutture stradali coinvolte nel dissesto.
La nostra Regione ha dovuto affrontare perdite irreparabili: 17 vittime e danni economici certificati per un totale di 8,5 miliardi di euro a causa di precipitazioni eccezionali, ovviamente tra il maggio 2023 e la fine del 2024.
La commissione tecnica, coordinata dal prof. Armando Brath e composta da esperti esterni, nominata appunto dalla Regione per analizzare quanto è successo, parla di un evento senza precedenti nella storia osservata e di uno spartiacque tra passato e futuro nella difesa idraulica e idrogeologica del territorio. Il comparto agricolo ha subito danni diretti e indiretti per circa un miliardo di euro, ma finora sono stati stanziati 325 milioni, un terzo del totale. In particolare, il fondo di solidarietà delle regioni italiane ha messo a disposizione 106 milioni, mentre la legge 100/2023 ha previsto 50 milioni per i danni alle colture vegetali e altrettanti per il settore zootecnico e i danni derivanti da frane.
Il fondo di crisi europea ha cofinanziato 100 milioni e ha già erogato 99 milioni alle imprese agricole. Inoltre, la Regione ha stanziato 21 milioni per il ripristino del suolo agricolo.
Per quanto riguarda il turismo, che ha subito pesanti danni, soprattutto ovviamente in Romagna, la Regione ha rapidamente stanziato oltre 950.000 euro per garantire il ritorno dei turisti in sicurezza. Gli interventi urgenti sugli argini dei fiumi e i lavori di consolidamento dei versanti stabili a ridosso degli abitati sono attualmente, per questa tipologia di problemi, sono attualmente attivi più di 400 cantieri sotto la gestione dell'agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, per un investimento di più di 343 milioni di euro.
Le alluvioni sono state un dramma, questo ormai è inutile che ce lo ripetiamo, ma adesso devono essere per noi uno stimolo per restituire ai cittadini emiliano-romagnoli un territorio più sicuro dove vivere. Il clima molto probabilmente, lo diceva il commissario prima, continuerà a trasformarsi. Dobbiamo entrare nell'ottica che questi fenomeni saranno sempre più frequenti e per questo l'impegno deve essere volto a garantire una ricostruzione tempestiva, resiliente e sostenibile, per affrontare le sfide future con determinazione, ma soprattutto con visione a lungo termine.
La regione Emilia-Romagna deve tenere conto del consumo di suolo, tenendo insieme la necessità di dare risposta alla grave crisi abitativa, per esempio, la tutela del territorio, e occorre ovviamente produrre in maniera sostenibile, ma sempre ovviamente nel rispetto del nostro territorio, per far correre una regione, da sempre fiore all'occhiello dell'Italia per le sue industrie e la sua operosità.
Bisogna assolutamente far coincidere quella che è l'esigenza di tenere una regione che corre rispetto a quelle che sono, ovviamente, il rispetto dell'ambiente e del nostro territorio. La regione deve essere protagonista di questo futuro, agevolando e snellendo la burocrazia per gli enti locali che, inevitabilmente, devono fare interventi strutturali per modificare e riqualificare il loro territorio.
L'obiettivo, dunque, non deve essere solo ripristinare, ma ricostruire secondo i nuovi criteri, tenendo conto del cambiamento climatico e di queste sfide ambientali, in costante dialogo con esperti, università e istituzioni del mondo produttivo.
C'è la necessità di velocizzare le procedure di indennizzo, perché noi dobbiamo dare un messaggio chiaro ai cittadini e il messaggio deve essere che lo Stato c'è e che la Regione c'è. In quest'ottica apprendiamo con favore la volontà del commissario Curcio di rimanere in modo più stabile nel nostro territorio. Come abbiamo molto apprezzato le sue parole quando ha detto “partiamo dai territori”.
La presenza sul campo restituisce fiducia ai cittadini, oltre che migliorare la prospettiva del lavoro che insieme dobbiamo fare. La collaborazione con gli enti locali e con i sindaci è assolutamente indispensabile. Questa regione si è sempre contraddistinta per la sua capacità di sognare un futuro e poi di costruirlo grazie alla forza dei propri cittadini.
In un'epoca di grandi cambiamenti, le istituzioni devono quindi agevolare le persone nel vivere in sicurezza e nel poter cogliere le possibili grandi opportunità che le nuove sfide ci porteranno. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei. Ha chiesto la parola il consigliere Castellari, ne ha facoltà.
CASTELLARI: Signor Presidente dell'Assemblea, signor Presidente della Giunta e membri di Giunta, signor commissario Curcio, colleghe e colleghi consiglieri.
Anch'io desidero ringraziare per l'opportunità che oggi ci viene data di incontrarla in Assemblea legislativa regionale, opportunità che consolida quel protagonismo che gli enti locali e le istituzioni di questo territorio hanno messo in campo di fronte ad una tragedia, una difficoltà che si è ripetuta più volte negli ultimi anni. Le sue competenze messe nuovamente a disposizione della nostra regione e del nostro territorio unite alla tenacia del Presidente e della Giunta, confido alla determinazione, sono certo, di tutti noi, la modalità di operare insieme di fronte a queste emergenze sono una garanzia che davvero si possa fare quel cambio di passo che è stato auspicato e più volte citato questa mattina sia nella relazione del Presidente che nelle considerazioni.
Io provengo da un territorio quello dei dieci comuni del circondario modenese segnato profondamente dai fatti del '23 e anche del '24. Sono due aste fluviali molto complicate, quelle del Sillaro e quelle del Santerno e sono territori che hanno pagato sia nella parte della pianura sia nella parte della collina fatti molto gravi.
Gli eventi alluvionali del maggio del '23 hanno segnato in questo territorio ferite profonde e alcune di queste situazioni si sono ripetute con forza e con tenacia nel 2024. Quindi davanti a noi ci sono sostanzialmente due temi di forte impatto che meritano di essere attenzionati attraverso la nuova fase che si apre, quella di realizzare quelle casse di espansione che consentano ai comuni della pianura di non trovarsi nuovamente alluvionati e questo riguarda il bacino del Sillaro, i comuni di Castelguelfo e i comuni limitrofi, compreso il comune di Imola e ovviamente riguarda anche il bacino del fiume Santerno, che si pone al confine tra la provincia e la città metropolitana di Bologna e il territorio romagnolo della provincia di Ravenna.
Poi ci sono i temi della situazione idrogeologica della collina, con le frane che hanno interessato in particolare i comuni di Fontanelice, di Casalfiumanese, ma non solo, anche di Castel del Rio e di Borgo Tossignano.
Io spezzo una lancia a favore dell'impegno dei comuni, delle amministrazioni, delle istituzioni in questa fase, perché sono stati in campo in prima persona; ma come è stato detto, alla fase dei ripristini, alla fase delle ricostruzioni che sono state avviate anche grazie alle ordinanze che fin qui si sono succedute a firma del commissario Figliuolo, ora bisogna mettere in campo la fase degli interventi straordinari, degli interventi prima contenuti nei piani speciali e ora, come si dice, prioritari e urgenti per una messa in sicurezza del territorio forte e duratura. Io sono convinto che questa energia ci sarà, che la collaborazione delle istituzioni continuerà ad esserci e ringrazio per la sua disponibilità già dimostrata ad intervenire personalmente, a prendere contatto con i territori e con gli amministratori e ringrazio della stessa disponibilità ovviamente il Presidente De Pascale e la Giunta.
Sono certo che da parte dell'amministrazione dei territori ci sarà la stessa attenzione e la stessa determinazione, perché questo problema, queste situazioni si affrontano, si risolvono solo nel lavoro insieme, tra tutti i livelli istituzionali.
Questo è un appello che mi sento di fare partendo da un territorio in una Regione che ha dimostrato di sapersi più volte rialzare in piedi anche di fronte a difficoltà importanti. Ce la farà, ce la faremo anche questa volta.
Questo è il cambio di passo che ci viene richiesto, che coinvolge lo svolgimento delle procedure, come è stato richiamato anche bene dal Presidente, l'assunzione delle responsabilità, il coordinamento tra i soggetti che autorizzano la messa in campo di nuove risorse tecniche e certamente messa in campo di nuove risorse economiche che vadano a rispondere ai grandi bisogni di cui abbiamo bisogno.
È con questo auspicio di buon lavoro che rivolgo a lei in prima persona, al Presidente, alla Giunta e a tutti noi, nell'interesse dell'impegno a collaborare, a lasciarsi alle spalle quella che è stata una fase di analisi e di polemiche che ha contrassegnato, come naturale e giusto che sia, la campagna elettorale, ma adesso i territori e i cittadini hanno necessità di vedere da noi risposte forti, determinate e urgenti, non solo per la conclusione delle azioni di ripristino, ma anche per la messa in campo di quei nuovi interventi più corposi che saranno la garanzia per una regione che vuole tutelare i territori per il futuro. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei. Ha chiesto la parola il consigliere Vignali, prego.
VIGNALI: Allora, anch'io mi associo naturalmente al ringraziamento al commissario Curcio per essere qui oggi in modo anche tempestivo, visto la nomina che è successa qualche settimana fa; nomina che, tra l'altro, noi abbiamo, come gruppo di Forza Italia, condiviso, come abbiamo anche condiviso che ci sia stata anche una condivisione con la presidenza della regione e questo credo che sia di buon auspicio.
Presenza oggi che noi avevamo chiesto, il nostro gruppo consiliare aveva chiesto formalmente, è stata un'idea della collega Castaldini, gliel'ho rubata, e quindi ringraziamo doppiamente.
A suo modo, anche come hanno già fatto altri, ha fatto anche la Presidente Ugolini, vogliamo ringraziare l'opera del commissario Figliuolo che ha svolto l'incarico con grande dedizione, in una situazione obiettivamente difficile. Io credo che in passato, da questo punto di vista, si è sbagliato, per quanto riguarda la nomina di Figliuolo, ad avere un po' troppo preso come un'offesa personale da parte del Presidente precedente o come un legittimo scippo.
Questo ha creato una contrapposizione, spesso anche troppo politica, finalizzata e volta a criticare fin troppo il governo. Vedo e ascolto e con piacere, apprezzo quello che ha detto il Presidente de Pascale, sul fatto di aprire una fase nuova, invece che proiettata a cercare di risolvere i problemi piuttosto che a fare delle polemiche.
Detto questo, però, il Presidente diceva che la reazione della Repubblica è stata insufficiente, su questo sono assolutamente d'accordo, però qui siamo in un'Assemblea legislativa della regione e dobbiamo parlare della regione, poi al Parlamento parleranno dei problemi del Parlamento, e quindi dobbiamo capire cosa non ha funzionato rispetto alla regione.
Io credo che sia sicuramente indubbio, lo diceva la Presidente Ugolini, che la politica di gestione del territorio e difesa del suolo di questa regione, probabilmente degli ultimi vent'anni, anche se io non ho una memoria di quello che è successo qui in regione, sia stata deficitaria, nonostante fossero note, si diceva prima, anche le fragilità di questo territorio, visto che gli strumenti di pianificazione dell'assetto idrogeologico della regione sono stati come voi sapete realizzati dalle varie autorità di bacino, strumenti che poi sono stati naturalmente anche recepiti dalla regione.
Politiche deficitarie, a partire dalla carenza di interventi manutentivi del reticolo, dei fiumi, dei torrenti e dei rii a partire soprattutto dalla progettazione perché la progettazione è fondamentale perché, se non si fa la progettazione, ho fatto l'amministratore tanti anni, poi alla fine, anche se ci sono risorse, non si riesce a mettere a terra.
Come anche c'è il problema, giustamente anche delle strutture all'interno dei comuni, per poi gestire questa mole di interventi e la mancata anche a progettazione e realizzazione delle opere fondamentali a partire dalle casse d'espansione. Io credo, non sono sicurissimo, ma una delle casse d'espansione importanti realizzate in questo territorio l'avevamo realizzata proprio noi a Parma.
Io allora ero assessore all'urbanistica, avevo seguito, giorno dopo giorno la realizzazione di questa cassa di espansione. Avevo poi successivamente siglato l'accordo con la regione per realizzare la cassa di espansione sul Baganza.
Purtroppo, chi è arrivato dopo di me l'ha messa nel cassetto, l'ha poi tirata fuori dal cassetto quando c'è stata l'alluvione del 2014 che ha provocato un miliardo di danni. Questo lo dico perché queste sono le opere fondamentali che vanno assolutamente programmate e realizzate.
Credo anche che gli strumenti di pianificazione urbanistica di questa regione negli anni sono stati deficitari perché non hanno impedito il consumo di suolo anche in zone e in aree a rischio idrogeologico. Questo credo sia un altro aspetto che va tenuto assolutamente in considerazione.
Ora si apre una fase nuova, lo diceva il Presidente de Pascale, e su questo sono assolutamente d'accordo, non più emergenziale, una fase volta alla ricostruzione. Il suo incipit con la nomina di una persona di alto profilo tecnico come quella dell'ingegner Curcio è sicuramente di buon auspicio.
Io credo però che questo auspicabile nuovo spirito di collaborazione debba anche partire da un'analisi, ma non tanto per cercare delle responsabilità, cioè un'analisi attenta di quello che non ha funzionato e soprattutto per individuare quelle che possono essere le soluzioni per migliorare in futuro.
Per questa ragione noi abbiamo chiesto l'istituzione di, anche questa è stata idea della Castaldini che gli ho rubato, istituzione di una commissione speciale, una commissione speciale di ricerca, di sviluppo e di inchiesta, ma non di inchiesta sulle responsabilità, di inchiesta sulle cause e soprattutto per individuare le possibili soluzioni, ma anche perché io penso che la giustificazione addotta se ne parlava prima di eventi atmosferici straordinari.
Può essere valida solo dopo che si è fatto un maggior sforzo per andare a individuare le cause, le fragilità del territorio, le cause dei disastri e capire quali opere incompiute e quali manutenzioni hanno provocato questi disastri.
Io credo che questa è un'attività che, a mio parere, non è ancora stata fatta in modo puntuale e precisa e, sicuramente, come diceva anche prima la Ugolini, questa qua sarà ordinata poi a individuare le soluzioni per il passato. Ecco, detto questo, non c'è stata, credo, lo si diceva anche prima, non mi ricordo chi, una sufficiente attenzione su alcuni fattori, anzi sembra quasi che li si voglia appositamente trascurare.
Guarda caso, non penso e spero, che non sia dovuto alla componente ambientalista che fa parte della maggioranza. Mi riferisco al problema della mancata manutenzione della vegetazione ripariale. In molti casi la si è lasciata crescere a dismisura per ragioni di tutela ecologica. Così facendo si è fatto esattamente il contrario di quello che dovrebbe essere la sua funzione primaria. Invece di riparare le piene, alla fine le ha anche ingrossate.
Ho avuto anche informazioni di piani di manutenzione mai attuati, così come ho anche avuto informazioni di grandi difficoltà dei consorzi di bonifica ad intervenire sulla stessa vegetazione ripariale per iter troppo complessi. Occorre poi, credo, anche un'attività di monitoraggio e anche dare delle risposte più tempestive alle segnalazioni che sono arrivate anche dai cittadini. Altro fattore trascurato, credo sia quello degli animali fossori, in particolare mi riferisco alle nutrie. Le loro tane indeboliscono gli argini.
Se proliferano indiscretamente diventano un problema di sicurezza idraulica, bisogna tenerli il più possibile lontani dagli argini quando costituiscono colonie decine di individui. Da questo punto di vista credo che serva un piano per ridurre e allontanarle dai luoghi sensibili.
Altro aspetto, lo diceva prima la Presidente Ugolini, è quello della visione manichea delle aree tutelate per le quali in essa non si deve assolutamente fare nulla. D'accordissimo che vi sono habitat da preservare, ma sono anche da preservare gli habitat umani che dipendono da quelle stesse zone dal punto di vista idrogeologico.
Interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria vanno fatti anche nelle riserve naturali, nelle ZPS o i parchi che essi siano. Le deroghe per essi sono consentite proprio dalla legislazione europea. Però è proprio qua, in Emilia-Romagna, che la si interpreta in modo troppo restrittivo e a discapito della sicurezza territoriale. Lo stesso ragionamento va fatto, si diceva prima, sull'abbandono dei territori a rischio.
Se non ci sta nessuno, nessuno li cura, e dove è possibile, io credo che vadano messi in sicurezza, in modo che su di essi permanga una costante attenzione e, in primo luogo, da parte di chi ci vive. C'è poi il macro-tema delle opere previste incompiute.
Secondo la banca dati Rendis Ispra, delle 568 opere di difesa idraulica messe in cantiere in Emilia-Romagna dal ‘99 al ‘22 ben 161 non sono state concluse, mentre dai 561 milioni destinati al dissesto idrogeologico solo 258 si riferiscono a lavori scusate ultimati, solo il 45%. Nella nostra regione attualmente ci sono 2,7 milioni di persone esposte a rischio alluvione, il 62% della popolazione, e circa 87000 persone a rischio frana, il 57% del territorio è classificato a rischio alluvione medio alta.
Infine, concludo perché devo lasciare il tempo anche alla mia collega, avevo tante altre cose da dire, sono quindici minuti e dobbiamo dividerci in due parti uguali. Il primo riguarda le soluzioni innovative date dalla scienza.
In particolare, si dovrebbe valutare l'utilizzo di asfalti drenanti che fanno filtrare l'acqua, il secondo richiamo del procuratore generale della Corte d'appello e ho finito di Bologna fatto sabato scorso in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario, massima attenzione, ingegnere che nelle procedure commissariali per l'affidamento delle opere non si infiltrino le associazioni mafiose. Ho concluso.
PRESIDENTE (Fabbri): Bene, grazie. Si è prenotato il consigliere Gordini, prego, ha otto minuti.
GORDINI: Buongiorno alle consigliere e i consiglieri. Ringraziamo il commissario Curcio per essere venuto. Non voglio aggiungere dettagli tecnici a quello che è già stato detto, credo che sia importante anche rivendicare come aula e come Assemblea il ruolo che dobbiamo avere, quindi, sia nell'ascoltare i programmi che ci vengono esposti che, in successione, anche poi verificare tutto quello che con certezza il commissario verrà a riportarci.
Questo ci riporta al compito nostro come Assemblea, il tentativo anche sempre di stare vicini ai cittadini che non è solo ovviamente, come è stato fatto giustamente, citare i danni che abbiamo avuto piuttosto che questo o quel problema tecnico, peraltro non avrei ovviamente competenze per farlo, ma è un modo che dobbiamo avere per poter rivendicare in qualche modo il diritto al futuro che abbiamo più volte ribadito e che abbiamo ribadito anche con gli impegni che il Presidente De Pascale ha assunto, sia nel suo mandato che precedentemente durante la campagna elettorale.
Questo è un tema troppo grande quello dei cambiamenti climatici. Peraltro, ieri mattina tutti siamo usciti di casa, ci siamo trovati davanti a 16-17 gradi che continuano oggi, questa dovrebbe essere l'ultima settimana, anzi è l'ultima settimana di gennaio, che dovrebbe essere la più fredda e quindi questo ci dice che effettivamente il clima sta cambiando.
Allora questo ci deve riportare ad una responsabilità che va agita in tutti i punti, lo dico anche come rappresentante del Consiglio, lo dico guardando gli Assessori, andrà agita dall'Assessore Fabi per quello che riguarda le ondate di calore che certamente si ripeteranno nel corso del tempo, andrà agita dal punto di vista della scuola, dell'istruzione e dell'acculturamento, della crescita culturale dei nostri giovani, oltre che di noi stessi riguardo alla consapevolezza di come gestire i cambiamenti climatici e andrà agita, visto che tanto l'ingegner Curcio che il Presidente de Pascale l'hanno utilizzato, utilizzando non solo i cacciaviti. Prima giustamente il Presidente de Pascale ci ricordava come alcuni ponti andranno alzati per consentire il passaggio delle ferrovie.
Forse alcuni ponti metaforicamente andranno alzati per portarci a ragionare più in grande, quindi, non solo con le opere strutturali che certamente sono fondamentali, ma anche con un qualcosa che tocchi la vita quotidiana di tutti noi, tocchi la consapevolezza, tocchi il cercare di non fuggire in alcune soluzioni che sono quelle di lamentarsi rispetto ai finanziamenti piuttosto che alle strutture che non funzionano. Abbiamo da gestire un qualche cosa che ci riguarderà per i prossimi decenni, per i prossimi centinaia d'anni. Il mondo è troppo cambiato intorno a noi.
Non importa citare solo la Romagna, solo l'Emilia, solo Bologna, che è stata danneggiata negli ultimi 18 mesi, ma basta guardare in Europa piuttosto che quello che è avvenuto recentemente negli Stati Uniti per pensare che è anche qui dentro, credo, che dobbiamo riuscire a far passare una cultura della consapevolezza del cambiamento climatico; che vuol dire ragionare tutti insieme, vuol dire richiamare le istituzioni a fare quello che stanno facendo, a prendere gli impegni e a riportarli all'interno di quest'aula. Penso che questo sia uno dei passaggi fondamentali che noi, che non abbiamo competenze tecniche ma che abbiamo un ruolo di rappresentanza, dobbiamo agire cercando di chiedere conto a tutti coloro che oggi sono venuti a chiederci i programmi, di quello che faranno e a vigilare noi stessi per come potranno essere attuati. Vi ringrazio.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie consigliere. Ha chiesto la parola il consigliere Ferrero, prego.
FERRERO: Grazie Presidente. Ringrazio il commissario Curcio che è venuto questa mattina ad illustrarci quanto andrà a realizzare. Io provengo dalla provincia di Ravenna, un territorio che è stato pesantemente alluvionato.
Infatti, in meno di un anno e mezzo, si sono succedute tre catastrofiche alluvioni, la cui causa è da ricercarsi anche e soprattutto nella totale mancanza di manutenzione del territorio. Posso infatti asserire con assoluta certezza che per decenni il territorio è stato totalmente abbandonato, opere di manutenzione non sono state fatte; in compenso si è cementificato all'inverosimile.
Oggi lei si trova nella situazione di ereditare quanto purtroppo non è stato fatto in questi decenni, quindi, è normale che tutti si guardi a lei con fiducia e con speranza, affinché si possa finalmente mettere in sicurezza un territorio che si è rivelato fragilissimo.
Lei oggi, infatti, ha l'onore e l'onere di ereditare quanto è stato fatto dal commissario Figliuolo, il Generale Figliuolo, che ringrazio per quanto ha realizzato. Vale a dire quello di porre rimedio ad una mancanza di manutenzione da scelte sbagliate fatte da una classe politica che ha palesato la propria totale incapacità di tutelare e manutenere un territorio.
Si deve infatti capire che oggi è necessario agire con risolutezza e deve essere cambiato realmente l'approccio mentale, si deve capire che i fiumi in Romagna sono delle opere idrauliche e in quanto tali devono essere costantemente tenuti, curati e tenuti manutenuti; ci deve essere un diverso approccio nello sfruttamento del territorio, ben sapendo che la Romagna, e la provincia di Ravenna in particolare, sono fra i territori più cementificati d'Italia.
Si dovrà procedere ad una costante manutenzione degli alvei e dei fiumi che risultano essere ancora ingombri da detriti da tronchi e detriti che hanno causato le rotture arginali e le esondazioni prima a Boncellino poi a Traversara; ma anche le esondazioni in collina, come si sono avute per esempio a Zattaglia.
Si dovranno eliminare dall'interno degli alvei dei fiumi le ZPS perché, ripeto, i fiumi in Romagna sono delle opere idrauliche e non possono essere considerati come i fiumi nelle altre regioni, come per esempio il Tagliamento, che seguono un corso naturale e hanno la possibilità di cambiare corso con i propri meandri. In Romagna non avviene così, i fiumi sono incastonati all'interno di argini artificiali e in quanto tali devono essere costantemente tenuti puliti e purtroppo le ZPS all'interno degli alvei dei fiumi sono frutto di una scellerata scelta politica presa decenni fa.
La cassa di espansione di Calolli, per esempio, che è stata annunciata ormai da vent'anni, non è mai stata realizzata e deve essere realizzata nel più breve tempo possibile. Se ci fosse stata, moltissimi comuni che sono stati pesantemente alluvionati, con ogni probabilità sarebbero stati salvati.
Il denaro il governo lo ha stanziato; il denaro c'è, però purtroppo le cose non vanno ancora ed è l'approccio mentale che deve cambiare, perché è evidente che i territori alluvionati, per poter ripartire, devono tornare ad avere fiducia.
Fin tanto che le persone avranno paura, tutte le volte che si sente un tuono, avranno paura in casa propria, appena potranno se ne andranno. Le aziende rischiano di delocalizzare, andando a creare una desertificazione dal punto di vista economico e questo deve essere oggettivamente evitato.
Oggi, signor commissario, a lei è richiesto un lavoro realmente impegnativo e sappiamo benissimo che in poco tempo non si potrà porre rimedio a decenni di incuria, ma se si farà vedere che il paradigma è realmente cambiato e si intraprende un nuovo percorso, allora sì che i territori alluvionati potranno realmente ripartire. La ringrazio.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei. Segnalo che non ho prenotazioni, ma immagino che ci sia chi voglia intervenire, quindi vi sollecito. Consigliera Ancarani, prego.
ANCARANI: Grazie Presidente. Ingegner Curcio, Presidente de Pascale, colleghe e colleghi.
Voglio anch'io unirmi ai ringraziamenti per il neocommissario ingegner Curcio, per la sua presenza qui oggi, ma anche per l'impegno che fin da subito ha dimostrato sui territori, desiderando incontrare immediatamente gli amministratori delle province e dei comuni colpiti per analizzare l'efficacia dell'organizzazione degli interventi svolti fino ad ora e raccogliere le principali criticità che ancora persistono.
L'Emilia-Romagna è una terra che ha sempre dimostrato forza e resilienza di fronte alle avversità, ma oggi più che mai necessita di interventi mirati, tempestivi e strutturali per ricostruire un territorio lacerato e per ripartire in totale sicurezza.
Riprenderò anch'io alcuni dei punti, dei temi già toccati, a partire dal dissesto idrogeologico. Le alluvioni del 2023 e del 2024 hanno aggravato una già complessa situazione di fragilità del nostro territorio che riguarda l'intero Appennino emiliano-romagnolo.
La rete viaria provinciale e comunale in molte aree è stata gravemente compromessa dalle alluvioni, numerose frane e smottamenti hanno reso inaccessibile o difficilmente percorribili diverse strade, in qualche caso isolando famiglie e imprese. Questo non solo rende ancora oggi complessa la quotidianità e dei cittadini, ma compromette anche la possibilità per molte aziende di continuare con le loro attività. Riporto alcuni dati relativi alla realtà che meglio conosco, quella della provincia di Forlì-Cesena, per dare un'idea concreta del quadro che si è venuto a creare dopo gli eventi alluvionali del ‘23 e del '24.
Nella nostra provincia, su una rete viaria di circa 1100 chilometri divisa in 108 strade, sono stati calcolati mille dissesti di varie entità per un ammontare del danno stimato di oltre 407 milioni di euro.
Di fronte a questo scenario non possiamo pensare di agire con la logica emergenziale, tamponando e tentando di ripristinare la situazione precedente; anche perché in molti casi tornare a ciò che c'era prima non è più possibile.
Occorre quindi mettere in campo un'opera di ricostruzione che tenga conto del quadro climatico profondamente mutato e che garantisca un livello di sicurezza superiore a quello preesistente. In questo sforzo, passatemi il termine, di riprogrammazione del nostro territorio, dalla montagna alla pianura, non dobbiamo lasciare soli i comuni, soprattutto quelli più piccoli che si trovano a fare i conti con due grandi criticità: l'estrema carenza di personale tecnico qualificato, con tutto quello che ne comporta, e lo sforzo compiuto per coprire le spese relative agli interventi di somma urgenza realizzati a seguito degli eventi del 2024, che oggi pesano come macigni sui loro bilanci.
Allo stesso tempo non dobbiamo dimenticarci dei cittadini e delle imprese, a loro dobbiamo garantire il massimo dell'efficienza possibile, superando lungaggini e complessità burocratiche.
Anche qui alcuni esempi concreti: la difficoltà di reperire tecnici per la stima dei danni, che ha comportato per alcuni la rinuncia a presentare la domanda di rimborso, così come l'incertezza o l'impossibilità di poter procedere con i lavori di ripristino delle abitazioni, perché le condizioni delle abitazioni stesse non sono ancora stabili. Il danno da alluvione, infatti, è un danno che potremmo definire non definitivo, che evolve. Molti problemi stanno venendo fuori adesso, a distanza di mesi.
Come conseguenza non c'è solo, quindi, la difficoltà di procedere con i lavori, ma c'è anche che l'entità del danno reale è superiore rispetto a quella iniziale, magari oggetto di stima di domanda di rimborso.
Per questo motivo serve mantenere un dialogo costante con cittadini e imprese, serve mantenere alta l'attenzione nei loro confronti per recepire le reali esigenze e fornire strumenti idonei che tengano conto di questi aspetti. Un altro esempio concreto, con cui si trovano a fare i conti i cittadini che hanno fatto domanda di rimborso prima degli ultimi decreti è che non possono beneficiare del credito d'imposta, perché al momento della presentazione della domanda non era ancora disponibile come opzione. Bisognerà dunque lavorare per garantire a tutti le medesime possibilità. I cittadini si aspettano da noi rapidità, concretezza e visione.
Ogni giorno di attesa alimenta il senso di sfiducia e rassegnazione tra cittadini e aziende. È necessario rafforzare la sinergia tra i diversi livelli istituzionali, evitando sovrapposizioni burocratiche e mantenendo il focus sull'obiettivo comune, ricostruire con celerità.
La gestione di questa emergenza è anche un'opportunità per dimostrare che è possibile lavorare insieme in modo efficace. I cittadini devono sapere che non sono soli e che le loro esigenze sono la nostra priorità. Il nostro obiettivo deve essere quello di ridare serenità alle persone. I cittadini delle aree alluvionate oggi hanno paura ogni volta che piove un po’ più del normale.
Noi quella paura dobbiamo rimuoverla. Il lavoro che ci attende è enorme, ma se saremo pronti a fare la nostra parte, stando al fianco delle nostre comunità, potremo centrare l'obiettivo. La ringrazio per l'attenzione e le auguro buon lavoro.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie consigliera. Si è prenotato il consigliere Fiazza, prego.
FIAZZA: Grazie signor Presidente.
Colleghi consiglieri, oggi come Assemblea regionale siamo chiamati ad affrontare e dover discutere di una delle emergenze più gravi che la nostra regione abbia mai vissuto negli ultimi anni.
L'alluvione che ha colpito duramente le nostre comunità ha lasciato segni profondi non solo nei territori ma soprattutto nella vita delle persone. In questo contesto, l'arrivo del commissario per l'alluvione, l’ingegnere Fabrizio Curcio, rappresenta un momento fondamentale per indirizzare risorse e strategie verso una reale e concreta ricostruzione; perciò, anche da parte del partito che ho l'onore di rappresentare, auguro a lei, ingegner Curcio, e al suo staff i migliori auguri di buon lavoro.
La ringrazio, ne approfitto, per essere qui nel suo secondo giorno di incarico. Ci tengo allo stesso modo a ringraziare il generale Figliuolo per il lavoro che ha svolto, dimostrando ancora una volta le sue qualità di persona e di militare.
Il Generale, con il suo lavoro, ha confermato anche l'elevata professionalità che contraddistingue la nostra forza armata. Bene, quindi, che parte del suo staff, gli ufficiali militari, facciano ancora parte dello staff dell'ingegner Curcio e ci tenevo a sottolineare questo passaggio sul generale Figliuolo, perché credo sia molto importante, visto che ancora una volta troppe persone che fanno parte dei partiti che compongono la sinistra faticano a ricordarlo, forse perché i loro valori sono molto lontani dai miei e quelli del mio partito, ma oggi non siamo qui per questo, quindi, torno sull'argomento alluvione.
Mi preme sottolineare che, sebbene faccia parte di un partito di opposizione, il mio impegno e quello della Lega in questa battaglia non conoscono differenze politiche.
Oggi più che mai è essenziale che tutte le forze politiche uniscono le loro energie per fare in modo che i territori colpiti dall'alluvione tornino a vivere e che le famiglie e le imprese possono tornare a sperare in un futuro migliore. Proprio per questo, perché credo in un approccio costruttivo su questo tema, esporrò brevemente alcune proposte.
È fondamentale che le risorse stanziate per le ricostruzioni siano utilizzate con rapidità ed efficacia, perché è evidente che le risorse emesse dal Governo ci siano, ma i tempi per appaltare i lavori sono ancora troppo lunghi.
Bene la decisione operata del generale Figliuolo di utilizzare Consap e Sogesi, ovvero società in house dello Stato, ma è necessario trovare soluzioni efficaci perché venga superata una delle più grosse piaghe di questo paese, cioè la burocrazia e i tempi lunghi.
Ogni giorno di ritardo è un giorno in più di sofferenza, per chi ha perso tutto. La decisione di trasformare la struttura sisma 2012 in agenzia regionale ricostruzioni, ovvero in una struttura permanente, prevedendo di stabilizzare il personale entro il 2027, ritengo sia indicativa della volontà di voler mettere a disposizione una struttura regionale per questi scopi.
L'importante è non arrivare a inutili duplicazioni che andrebbero semplicemente ad allungare i tempi a scapito dei nostri concittadini. Apprezzo che il Presidente De Pascale nel proprio programma elettorale abbia asserito che l'esperienza alluvione impone un ripensamento organico delle mappe di rischio e della pianificazione regionale, ma voglio ricordare che il decreto legislativo di recepimento della direttiva europea relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni è del 2010, il primo piano gestione a rischio alluvioni del 2015, il secondo ciclo è stato approvato dalla regione Emilia-Romagna a fine 2021. Il problema è quello di procedere alla realizzazione delle infrastrutture necessarie, velocizzandone quindi l'iter.
Dobbiamo trovare soluzioni affinché non si ripetano altre tragedie, perciò la prevenzione deve diventare una priorità assoluta. Lo ripeto, anche questa volta in quest'aula, basta con ideologie legate ai green new deal, che non portano da nessuna parte, anzi credo sia bene ribadire alcuni semplici concetti, per esempio che le dighe sono infrastrutture utilissime che portano benefici concreti.
Una su tutte, ovviamente, la diga di Vetto, e altrettanto vale per le casse di laminazione e gli ambiti di espansione potenzialmente allagabili in ambito di fenomeni controllati, prevedendo però in questo caso risarcimenti chiari, certi e tempestivi per gli agricoltori coinvolti.
Quando un corso d'acqua, quando un corso d'acqua è sporco, occorre pulirlo senza ideologie che bloccano queste azioni, occorre trovare un giusto compromesso fra le esigenze di tutela della biodiversità e la sicurezza. idraulica, consci del fatto che la legislazione statale che pone in capo ai comuni oneri e adempimenti relativi alle opere idrauliche, risale al 1904, ovvero ad un'epoca nella quale la vegetazione veniva curata dagli stessi agricoltori frontisti e il legname fruttuoso era liberamente raccolto quale combustibile.
Proprio per questo, nei giorni scorsi, ho presentato una risoluzione che dà risposta ad un tema che si presenta ancora troppe volte, cioè la pulizia dei piloni dei ponti da detriti e materiale legnoso, ma levando così sindaci e comuni da una responsabilità che non è corretto che si vadano a prendere, soprattutto per quanto riguarda i comuni più piccoli. Lasciare i piccoli comuni a una simile responsabilità e spesa, significa abbandonarli.
In quest'Aula in tanti siamo stati sindaci o amministratori locali; perciò, credo che sia un tema ben compreso da tutti e sul quale si possa trovare un accordo. Sono consapevole che si siano già svolti alcuni incontri tra la struttura commissariale e i sindaci, ben vengano. Credo davvero che l'ascolto dei sindaci sia la strada maestra, e infatti ho colto una proposta del sindaco di Forlì Zattini, che chiede l'utilizzo del personale da poco andato in pensione, affinché si possa utilizzarlo per far fronte alla mancanza di personale nei comuni alluvioati.
Prima appunto anche l'ingegner Curcio ha parlato di questo, e ben venga. Credo sia una proposta concreta che possa essere percorsa velocemente dalla struttura commissariale, in modo da poter dare personale già formato e che conosce bene i territori in cui si opera. In una situazione di emergenza tale è fondamentale ci sia personale con queste caratteristiche.
Aggiungo un'ultima nota sul tema sindaci e comuni, visto che forse, come sapete, fino a una settimana fa ho avuto l'onore di servire la mia comunità di Fontevivo appunto come sindaco, infatti, credo che occorra dare una risposta al tema delle allerte emanate. È evidente che, se si mandano troppe allerte, si corre un doppio rischio, il primo è creare l'effetto del “al lupo al lupo” e inoltre, come ho già detto, scaricare troppe responsabilità sui sindaci.
Facendo una breve ricerca, è emerso che, nel 2023, ci sono state 73 allerte emanate, e nel 2024, 64, di cui 32 tra allerte arancioni e rosse. Credo che ognuno di noi possa condividere con me che il numero sia troppo alto e che, anche su questo, ci si possa lavorare insieme. Vorrei concludere, ribadendo che, pur trovandoci in una posizione di opposizione, noi siamo disposti a collaborare con tutte le forze politiche di questa Assemblea per trovare soluzioni concrete su un tema così importante.
Siamo pronti a mettere da parte le divergenze per dare risposte urgenti a chi soffre. Credo che al Governo la Lega lo stia già facendo e allo stesso modo, qui lo vogliamo fare all'interno di questa Assemblea; pertanto, rivolgo il mio e il nostro sostegno al Commissario Curcio e alla sua struttura affinché possa lavorare con la massima efficienza.
Spero davvero che il Presidente possa accogliere le nostre proposte e credo che con il giusto impegno e la collaborazione di tutti riusciremo a risollevare il nostro territorio e le nostre comunità. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei. Ha chiesto la parola la consigliera Castaldini, prego.
CASTALDINI: Buongiorno Presidente. Buongiorno Commissario e grazie per questa opportunità e grazie per le vostre parole. Io provo a partire da una cosa che penso mi riesca abbastanza bene, cioè quella di raccontare delle storie.
È una storia che è nata dopo la campagna elettorale, di persone che hanno subito l'alluvione per la terza volta. Abitano a Castenaso.
Io sono di Bologna, rappresento chiaramente quel territorio e una persona in particolare mi ha detto una cosa molto interessante, ovvero che non aveva nessuna intenzione di partecipare a nessun comitato perché lui credeva ancora nella politica, cioè, pensava che la politica avesse il compito sacro di rispondere alle domande, di non cercare scorciatoie, ma di essere rappresentata degnamente lì dove deve essere rappresentata.
Questa cosa mi ha molto colpito perché oggi stanno accadendo due cose, ve le racconto, ma le avrete viste. Da una parte c'è l'esigenza di essere in un certo senso tutelati e difesi anche da tante complessità e alcuni percorrono la strada di provare ad avere professionisti e avvocati che intentano cause contro la Regione.
È una strada, posso comprenderla. Ma altri, invece decidono di cominciare un dialogo, di ricominciare un dialogo. E quello che lei chiamava il patto, l'aveva chiamato “patto repubblicano” ricordo, io credo debba essere un'alleanza nuova, non tanto con le istituzioni, ma soprattutto con i cittadini. Io credo ci siano tre priorità. Velocissima. La prima, una pianificazione vera degli interventi. In questi giorni si sta elaborando un documento importantissimo, il PAI, che noi non vedremo qui in regione Emilia-Romagna.
Allora, forse c'è bisogno, come è stato detto negli altri interventi, di un punto di riferimento, soprattutto in Autorità di bacino, stabile, certo, che possa dialogare in maniera efficace con noi. Lì sarà contenuto tutto il futuro della regione Emilia-Romagna, dei lavori che andremo a fare. Secondo, i criteri di valutazione delle priorità.
Abbiamo la necessità di capire qual è il cronoprogramma, perché faccio presente e l’esempio è sotto gli occhi di tutti, almeno di chi abita in questi territori, è la Val di Zena. Lì non ci sono attività produttive, solo cittadini che per il romanticismo che lei citava, hanno scelto quel luogo per andare ad abitare, perché è un luogo pieno di bellezza.
Attività produttive non ce ne sono e quindi capire le priorità e capire anche che non si può avere solo più fretta dove ci sono attività produttive, vuol dire avere attenzione anche per territori che sono molto particolari e che hanno bisogno di un'interlocuzione.
Terzo, io credo che l'alleanza vera debba essere fatta fra cittadini e chi li rappresenta in maniera più vicina, più prossima: i sindaci. I sindaci molte volte si trovano in difficoltà perché non accettano in questo momento un'interlocuzione.
A volte. Non perché in cattiva fede, ma perché non hanno informazioni da dare. Oggi abbiamo la necessità che il primo livello di informazione sia il sindaco e che abbia una collaborazione con voi strettissima. Io credo molto in questa nuova alleanza. Forza Italia è disponibile a cominciare una collaborazione proficua. Bisogna parlarsi.
Bisogna parlarsi non solamente sui territori, è fondamentale andare a vedere le situazioni. La politica deve decidere e per decidere bisogna avere luoghi autorevoli che comincino a farlo davvero. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei. Non ho prenotazioni, anzi, ce le ho. Il consigliere Pestelli, prego.
PESTELLI: Grazie Presidente. Buongiorno a tutti. Io per prima cosa vorrei cogliere l'occasione per ringraziare il generale Figliuolo e tutta la struttura commissariale per il lavoro svolto fino ad oggi in favore dei territori alluvionati, con impegno quotidiano, con grande competenza e con grande rigore.
Vorrei anche ringraziare il gruppo consigliare a cui appartengo per avere scelto, e la capogruppo Marta Evangelisti, per avere deciso di investire su di me una parte del tempo a nostra disposizione.
Non è scontato per un neoeletto. Io, nel corso dello scorso mandato, non facevo parte di questa Assemblea, come tra l'altro la stragrande maggioranza dei consiglieri romagnoli oggi presenti; e ho vissuto gli eventi alluvionali sul territorio e ho visto, ho toccato con mano, non soltanto i danni dell'alluvione, le persone hanno perso la vita o tutto quello che nel corso della loro vita hanno costruito, ma vorrei mettere l'accento anche su un sentimento che perdura purtroppo ancora oggi, ed è la grande paura che accompagna le persone che hanno vissuto questi momenti nel corso degli eventi alluvionali.
Nel maggio 2023 ero amministratore delle farmacie comunali di Forlì e Forlimpopoli e in tale veste ho avuto anche occasione di visitare tutti i centri di accoglienza perché la società si occupava di dispensare farmaci ai cittadini sfollati. Ho avuto occasione di dialogare con i medici volontari ed è stata una grande esperienza.
Sono stato in prima linea, come la quasi totalità dei cittadini del territorio, nei quartieri Romiti e San Benedetto, i più colpiti della città di Forlì, a spalare fango; ho vissuto e visto situazioni di estrema difficoltà e appunto ho parlato con le persone che hanno subito questi eventi in prima linea.
Oggi per me è un grandissimo onore poter rivolgere personalmente all'ingegner Curcio l'augurio di buon lavoro. Io la ritengo una persona di grande esperienza e competenza e che sono sicuro potrà assolutamente onorare al meglio l'incarico che gli è stato conferito. Ho già avuto occasione di ascoltarlo a Forlì, la mia città, nel corso di un incontro con i sindaci del territorio, nel quale peraltro è emersa la proposta del sindaco di Forlì, Gianluca Zattini, prima citata dal collega Fiazza e che anch'io mi sento di condividere.
In quel frangente giustamente è stato dato spazio ai sindaci e ai rappresentanti delle comunità locali e vorrei evidenziare, per chi non c'era, per chi non è del territorio, il grande clima di collaborazione che c'era all'interno della sala della Provincia di Forlì-Cesena.
Io credo che la ricostruzione e il valore del territorio siano oggi la questione più importante e penso anche che il governo, con la nomina dell'ingegnere Curcio, nomina appunto di grande esperienza e competenza, voglio ribadirlo, abbia dimostrato una volontà ovviamente collaborativa e di intesa con le comunità locali e anche la regione Emilia-Romagna.
Mi aspetto in quest'aula la stessa direzione nel lavoro quotidiano, con il coinvolgimento, a prescindere dall'appartenenza politica, di tutte le comunità locali e dei consiglieri di maggioranza o di opposizione indistintamente, che rappresentano il territorio perché tutti noi vogliamo renderci utili con un contributo di idee, con un contributo di progettualità e anche e soprattutto con la mappatura del territorio che è una cosa che non è da dare per scontata. In quest'ottica, l'hanno detto molti di coloro che mi hanno preceduto, vorrei evidenziare come gli eventi alluvionali significhino allagamenti in pianura, ma anche disagi e frane nelle località di collina e montagna.
La ricostruzione, pertanto, dovrà necessariamente prodigarsi in entrambe queste direzioni, al fine di consentire a tutti i cittadini colpiti di tornare finalmente a vedere la luce, perché il timore è che questa situazione di disagio, che tuttora colpisce migliaia di persone e la quasi totalità dei comuni, possa incentivare ancora di più il trend di spopolamento delle aree interne che invece dovrebbero rappresentare una risorsa fondamentale soprattutto in chiave preventiva, perché non ci stancheremo mai di dire che la pianura non si salva se collina e montagna non sono presidiate e vissute.
Mentre la ricostruzione proseguirà, la regione Emilia-Romagna dovrà pertanto stare al fianco anche degli agricoltori di montagna. Sono veri e propri custodi del territorio. Le istituzioni dovranno mettere a terra opere di contenimento sul territorio, sicuramente curare i letti dei fiumi e gli argini, ma anche investire sul ripopolamento delle aree interne con un progetto territoriale complessivo che sarà necessario e questa io credo che sia una sfida importante, consentire alle attività che hanno subito danni di poter rimanere sul loro territorio di pertinenza, perché oggi molti purtroppo pensano o sono costretti a spostarsi senza dover vivere ore di terrore in ogni momento di pioggia.
Questa è la nostra grande sfida e la paura che questi timori nelle popolazioni comportino ancora di più l'abbandono del territorio stesso è una circostanza che alimenterebbe ancora di più il circolo vizioso che purtroppo sta affliggendo la nostra Romagna.
Noi su questo saremo in prima linea e la volontà di portare avanti la salvezza del territorio, soprattutto il resto, è fondamentale per noi. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei. Si è prenotato il consigliere Casadei.
CASADEI: Grazie Presidente de Pascale, ingegner Curcio.
Vi ringrazio per l'opportunità di intervenire oggi su una questione cruciale per la Romagna e per tutte le comunità colpite dalle alluvioni del '23 e del '24.
Certo, ne parliamo oggi, dopo ben venti mesi segnati da alluvioni, commissariamenti, lungaggini burocratiche e devo dire che quello che è successo fino ad oggi non è certamente stato un bello spettacolo e non certamente per colpa vostra.
Ma è importante riflettere sulle condizioni che nel frattempo i nostri concittadini vivono quotidianamente da quasi due anni. Parliamo di famiglie che hanno speso migliaia di euro per ricostruire le proprie abitazioni.
Parliamo di imprese che hanno investito anche milioni di euro per poter ripartire, aziende che in molti casi rappresentano non solo il proprio lavoro e la propria vita, ma anche quella di centinaia di famiglie che con quel lavoro volevano costruire un futuro per sé e per i propri figli.
Tutto questo mentre le procedure per ottenere ristori restano un percorso ad ostacoli, come evidenziato anche dai comitati locali. Dopo troppi tentennamenti è quindi ora di correre e recuperare il tempo perduto per riagganciarsi ai cittadini.
Commissario, la sua recente nomina rappresenta un momento importante per la nostra regione, ma il commissariamento attuale copre esclusivamente l'emergenza del 2023, lasciando fuori quella del 2024. È un problema che deve essere affrontato con urgenza, non possiamo permetterci di distinguere tra catastrofi recenti e passate; i territori devastati chiedono soluzioni complessive e non frammentate. Abbiamo vissuto in prima persona che il verificarsi di una tragedia non esclude che possa ripetersi nel breve periodo, per questo chiediamo un ampliamento dello stato di emergenza e del commissariamento sia nei termini temporali, come da lei stesso sollecitato ai comuni, che nel merito, includendo anche gli eventi del 2024.
Tuttavia, ciò non deve impedire all'attuale struttura commissariale di procedere con le priorità più immediate: è fondamentale concentrarsi sulle opere urgenti e strategiche che possano garantire la messa in sicurezza del territorio nel breve periodo, senza trascurare però la progettazione di interventi capaci di offrire benefici che durino nel tempo.
È importante concentrarsi su due priorità urgenti, due priorità che vanno affrontate immediatamente per dare risposte concrete e tempestive: sburocratizzare e velocizzare le procedure per i ristori, approvare e mettere a terra rapidamente il piano speciale di ricostruzione attualmente, giustamente, in fase di revisione.
Un aspetto cruciale: far finalmente arrivare ai cittadini i tanto annunciati CIS e CAS. Questo richiede una revisione e un'accelerazione dei requisiti di accesso ai fondi sia per le famiglie che per le imprese. Ed è inaccettabile che a distanza di quasi due anni i cittadini siano ancora costretti a sopportare lenti iter burocratici.
Ricordo inoltre che gran parte degli sforzi che hanno permesso a famiglie e imprese di rialzarsi sono arrivati dalle migliaia di giovani volontari che con vanghe e stivali si sono immersi nel fango. A questi si aggiungono i professionisti della Protezione Civile e tutti i corpi dello Stato, che dobbiamo ringraziare e continueremo sempre a ringraziare per il loro impegno.
È giusto ricordare anche che sono state le donazioni, arrivate da tutte Italia, a coprire molte delle prime spese, dimostrando che, nei momenti di urgenza, il nostro Paese è sempre pronto a sostenere i più fragili. Ad oggi, molte persone continuano a vivere condizioni che non possiamo accettare, utilizzano pallet per alzare da terra le attrezzature di lavoro, montano paratie improvvisate.
Diciamo che i cittadini possono rivivere da un momento all'altro un incubo già vissuto troppe volte e queste immagini sono il simbolo di una sfiducia ormai diffusa e radicata nel sistema. Un sentimento che non possiamo ignorare. Presidente, lei ha sottolineato questa mancanza di fiducia visitando le zone alluvionate e incontrando personalmente i cittadini, ma questa fiducia si può riconquistare solo con azioni concrete, trasparenza, rapidità, serve un dialogo costante con i territori e la presenza del commissario Curcio nei sopralluoghi, nei confronti con i sindaci.
Il Patto per il Lavoro e per il Clima è un passo importantissimo, ma dobbiamo andare oltre. È necessario coinvolgere direttamente amministratori locali, comitati, cittadini, imprese, perché solo con una collaborazione vera possiamo dare risposte efficaci.
La ricostruzione deve basarsi su un piano speciale ambizioso, un vero lavoro per i nostri figli. Commissario, il nostro auspicio è che ci si concentri su opere che possano portare benefici tangibili già nei primi anni, senza perdere di vista la pianificazione a lungo termine.
È inutile continuare a parlare dei soliti progetti al centro del dibattito pubblico da mesi, vasche di espansione, laminazione dei fiumi per mitigare il rischio idrogeologico, delocalizzazione delle aree più esposte, favorendo ovviamente soluzioni sostenibili, opere strategiche per la messa in sicurezza delle infrastrutture pubbliche.
Sappiamo tutti cosa serve. Ne parliamo in questa sede, nei consigli comunali, sui giornali, sui social, in radio, in televisione. Sembra di vivere un déjà-vu, ma questa volta non è un film.
Quello che serve ora è concentrarsi sul fare nel miglior modo possibile e soprattutto con tempi più celeri. I cittadini non possono aspettare ancora.
Mettiamoci un momento nei panni di chi, dopo essere colpiti dalle devastazioni, vede ancora una volta la diramazione di una nuova allerta arancione, come oggi. Non c'è più tempo, non è più possibile rimandare oltre gli interventi su ogni fronte. Ha poi fatto un accenno, ingegnere, alla messa a terra del P.N.R.R. specificando che è necessario a volte selezionare le opere fattibili per rispettare i tempi dell'Unione Europea. È proprio la gestione del P.N.R.R. in questi anni la dimostrazione che frammentare e rivedere continuamente i piani causa un rallentamento nell'attuazione ed è quindi rassicurante sentire da lei rassicurazioni sul piano della continuità con il Presidente e Commissario Figliuolo.
Un'altra criticità riguarda il personale in dotazione ai comuni. L'ordinanza Figliuolo ha stanziato risorse per più di 250 persone a supporto dei comuni più colpiti, con un limite fissato al 31 gennaio 2026. È evidente che questa scadenza non è compatibile con i tempi necessari per il completamento dei lavori.
Per questo servono garanzie chiare, prolungare la presenza di questo personale o prevedere una struttura di supporto permanente ai comuni fino al termine effettivo delle opere. Tutto ciò deve avvenire attraverso un confronto continuo e confronto significa ascoltare con attenzione i sindaci e gli amministratori.
Queste realtà locali conoscono meglio di chiunque altro le fragilità, i bisogni e le potenzialità della loro comunità. Al di là delle divisioni politiche, ideologiche o culturali, ciò che le persone chiedono sono soluzioni condivise e attuabili, accompagnate dalla garanzia di avere a disposizione gli strumenti e le risorse necessarie per realizzarle concretamente.
Le comunità locali non possono essere lasciate sole ad affrontare questa sfida. A questo punto, non posso non soffermarmi sulle cause che hanno portato la nostra terra ad essere colpita più volte da eventi catastrofici in così poco tempo; e voglio portare la voce, il pensiero e il grido di una generazione che erediterà questa terra e che un giorno, dopo di noi e dopo di voi, dovrà trovare soluzioni e mettere una pezza per poter continuare a viverci.
Le alluvioni che hanno devastato la nostra regione non sono episodi isolati, rappresentano il chiaro segnale di un territorio fragile, sempre più vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico. L'Emilia-Romagna registra percentuali di territori allagabili superiori alla media nazionale.
E questo è un avvertimento, questo è il richiamo a costruire una strategia lungimirante che vada oltre alle emergenze. Parlo in particolare, mi rivolgo anche ai miei colleghi consiglieri, serve una nuova legge sul clima e allo stesso modo è fondamentale rivedere la legge regionale sul consumo di suolo con responsabilità. Ingegnere Curcio, Presidente de Pascale, ma mi rivolgo a tutti, assessori e consiglieri: cogliamo questa occasione per dimostrare che possiamo davvero essere all'altezza della sfida.
Benissimo questo nuovo patto repubblicano che mette al centro la collaborazione tra la Regione e la struttura commissariale e auspico che la promessa di lavorare fianco a fianco con le amministrazioni locali, con i soggetti economici, con le famiglie, non rimanga solo una promessa.
Siamo di fronte a un compito immenso, ma non impossibile e possiamo essere l'esempio di una politica che sa guardare oltre le divisioni, che si mette al servizio dei cittadini e che lavora insieme per un obiettivo comune. Abbiamo la possibilità di trasformare questa tragedia in un'opportunità per costruire un territorio più sicuro e sostenibile, dove le comunità possano vivere senza la costante paura del prossimo evento estremo.
Ingegner Curcio, Presidente De Pascale, vi auguro un buon lavoro per far tornare la speranza e la fiducia ai miei concittadini romagnoli. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei. Non ho prenotazioni. Vi invito a farlo. Consigliera Larghetti, prego.
LARGHETTI: Grazie Presidente Fabbri. Grazie al Presidente De Pascale e al commissario Curcio.
Sono passati quattro mesi dalla terza terribile alluvione che ha colpito la regione e onestamente siamo ancora sconvolti come comunità.
Però non dobbiamo limitarci alle emozioni, perché abbiamo scelto in quest'aula di svolgere una funzione pubblica e credo che sia giusto ricordare anche oggi che sono morte 17 persone nella nostra regione in questi ultimi tre tremendi eventi.
Ricordiamo ovviamente tutte le persone che non sono più con noi. Permettetemi un ricordo particolare per Simone Farinelli, la vittima più giovane, che è morto a Pianoro nella piena dello Zena. Lo cito non perché sia più importante di altre vittime, ma ho avuto occasione di conoscere suo fratello Andrea che sta utilizzando l'energia del lutto per spendersi inesorabilmente per la causa pubblica, invitando le forze politiche, la destra e la sinistra, a interloquire per ragionare insieme sul ripensamento del rischio idraulico e la messa in sicurezza del territorio.
Questa unità ovviamente sarebbe auspicabile, tutti e tutte la invocano, ma dobbiamo forse sgombrare il campo da un equivoco che sento aleggiare in molti interventi di alcuni colleghi e colleghe. Questa fragilità del territorio nota da anni è quindi un'ordinarietà a cui non si è fatto fronte? Non c'è niente di straordinario, non siamo in presenza di un fenomeno di stravolgimento dei ritmi e degli ecosistemi globali? Sì o no?
Questa cosa non mi è chiara. Perché, se non la condividiamo, se illudiamo la cittadinanza che ci sono dei precisi colpevoli da incolpare, delle forze politiche precise, che forse basta cambiare sindaco o basta cambiare il Presidente della Regione per risolvere questi problemi di portata globale, credo che non faremo molta strada.
Tuttora, lo ha detto qualcuno, devono arrivare alcuni rimborsi ai cittadini che sono stati danneggiati nell'alluvione del 2023, soldi che sono stati già spesi, già anticipati dai privati, per fare lavori di ristrutturazione di case che poi sono state nuovamente inondate.
È con questo clima di sfiducia e paura che dobbiamo interagire e se lo facciamo con presupposti menzogneri, non credo che soddisferemo questa aspettativa di lealtà che la cittadinanza dà a noi. C'è chi in questo momento ha deciso di non rientrare più nella propria casa, chi vive in affitto perché la casa è inagibile, perché non vuole risistemarla prima di avere i rimborsi della prima alluvione.
Ecco, l'emergenza climatica non ammette nessuna ignoranza. Gli eventi estremi saranno sempre più frequenti e noi siamo obbligati a dire la verità. Perché ci sono le alluvioni: no, ma tanto ha sempre piovuto. No, siamo in presenza di uno stravolgimento del clima causato dalle emissioni climalteranti del sistema antropico. Se noi non partiamo da questo presupposto, peraltro ribadito dal 99% della comunità scientifica, non credo che potremo progettare delle corrette opere di adattamento.
Se noi non ci rendiamo conto che l'Italia è al primo posto tra i 27 paesi dell'Unione Europea per i danni economici causati da eventi meteorologici estremi, stiamo dicendo che è successo qualcosa perché qualcuno non ha pulito due tombini. Io purtroppo mi ricordo un grande titolo di giornale del quotidiano La Verità, che intitolava, durante le settimane dell'alluvione:
La grande balla della setta climatica. È qua la setta climatica. Siamo noi. Ci auto denunciamo. Una grande balla. Evidentemente anche la comunità scientifica deve essere piena di comunisti. Però io ricordo che a ottobre il governo ha ufficialmente adottato il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Un piano nazionale che fu pensato durante il governo Gentiloni, che è stato licenziato finalmente da questo governo, di cui c'è un estremo bisogno.
Quindi, ci sono o no i cambiamenti climatici? Dobbiamo o no adattarci a un cambiamento sistemico? O si tratta solo di qualche sindaco che non ha fatto la manutenzione o della Regione che non ha pulito gli argini dei fiumi? Io penso che abbiamo bisogno di dire la verità, lo ribadisco, perché alla paura e al disagio di chi si è ritrovato l'acqua in casa per quattro volte in un anno e mezzo, noi certo dobbiamo rispondere con tutta l'operatività necessaria, con le pompe, con le pale, con un nuovo sistema di allerta.
Allora, dico: meglio più allerta che meno allerta perché quando si sottovaluta, l'abbiamo visto nella prima alluvione dove ci sono stati il maggior numero di vittime, si hanno i danni più gravi e credo che si faccia bene a sospendere le partite di calcio, ad avere precauzioni sull'apertura delle scuole, penso che dobbiamo ragionare anche sulla nostra liceità di dare indicazioni più precise alle imprese, perché se teniamo i bambini e le bambine a casa e poi mandiamo i genitori a lavorare, credo che continuiamo ad avere un problema.
Credo che noi dobbiamo fare un'operazione che ha due punti fermi: la cultura, che ci permette di comprendere cosa sta succedendo e la sincerità, che ci porta a dire apertamente quello che non è comodo ammettere; anche quello che non raccoglie consenso, quello che disturba gli interessi, che rompe degli schemi.
Perché l'alluvione non è un fatto isolato purtroppo: è il risultato del surriscaldamento degli oceani e dei mari che hanno accumulato calore durante estati molto calde; i giorni che hanno superato i 40 gradi sono passati da tre a trenta di media negli ultimi dieci anni in Emilia-Romagna. Però va tutto bene, è tutto uguale. Io penso che non esistano soluzioni semplici a un problema così enorme.
Se qualcuno le prospetta vi sta prendendo in giro. Ecco, io non credo che sia solo un problema di manutenzione. Noi crediamo nella manutenzione però, la manutenzione è la base, diciamo è un po' come lavarsi e cambiarsi gli abiti, quindi, non siamo assolutamente contrari alla manutenzione, però anche qui c'è un equivoco: la manutenzione non è pelare gli argini perché, se noi peliamo gli argini non lasciamo neanche quella vegetazione fresca e vitale che serve a trattenere le sponde dei fiumi che altrimenti vengono travolte dalla piena e il fiume corre più veloce; stiamo facendo qualche errore. Anche sulle modalità di manutenzione degli argini credo che dovremmo guardarci molto bene.
Dobbiamo fare un lavoro serio di pianificazione e di collaborazione. Su questo, Commissario Curcio, contiamo sulla sua alleanza. Dobbiamo fare un ragionamento serio sulle delocalizzazioni, garantendo e risarcendo i cittadini che dovranno lasciare le loro case, non tutti certamente. Si faranno opere di adattamento dove è possibile, ma dobbiamo dire la verità a quei cittadini che lecitamente hanno comprato casa in zone che sono esattamente nell'alveo di piena di alcuni fiumi. Ne abbiamo tanti nella nostra regione.
C'è la Val di Zena, c'è il Lamone, c'è il Savio. Dobbiamo dare garanzie a queste persone, non possiamo lasciarli nella paura che devono lasciare le loro case senza avere nulla in cambio e senza una via sicura per una nuova abitazione.
Dobbiamo cambiare il modo in cui governiamo il territorio. Io penso che non possiamo più ragionare con gli argini, ma dobbiamo iniziare a pianificare delle aree inondabili, prive di insediamenti, perché è cambiata la portata dei fiumi. Quando arriva l'acqua in città o viene giù dalla collina, è perché è successo qualcosa in montagna.
Quello che succede in pianura è risultato di tutta la rete idrica della regione. Se non ragioniamo in questa maniera sistemica non stiamo facendo un buon lavoro, non possiamo ragionare su piccoli interessi, su quadratini di territorio.
Il consumo di suolo, la gestione delle acque e il dissesto idrogeologico sono tutte strettamente connesse. Armando Brath, ingegnere civile dell'università di Bologna, che immagino conoscerete, referente per il rischio idrogeologico della Commissione Grandi Rischi, che è l'organo di consulenza della Protezione Civile, ha detto che le precipitazioni sì sono state intense, ma gli effetti sul territorio sono stati aggravati dal cambiamento di uso del suolo avvenuto negli ultimi cinquant’anni.
Non l'hanno detto gli ambientalisti o gli amici delle nutrie: l'ha detto un ingegnere civile dell'università di Bologna. Sono stati particolarmente rilevanti i cambiamenti nelle pratiche agricole, come la lavorazione meccanica dei terreni agricoli e la scomparsa delle reti di drenaggio minute. Brath nota anche che i letti dei fiumi sono stati ristretti artificialmente.
Non è che i nostri fiumi sono diversi dai fiumi trentini, perché ai nostri fiumi non piace avere le anse. No, li abbiamo rettificati, come è successo peraltro in tantissime parti d'Italia. Stiamo continuando a costruire logistica sulle aree agricole.
Racconto un piccolissimo aneddoto: a Bologna nel 2019 si è deciso di far scadere le previsioni urbanistiche su un'enorme area militare che è stata naturalizzata, un processo che è avvenuto naturalmente, i prati di Caprara. Ma questo non è successo per caso: si prevedeva di costruirci un grandissimo outlet; la popolazione si è ribellata e si è unita in un grande movimento e ha interloquito positivamente, in maniera collaborativa, con l'amministrazione comunale che ha cambiato i suoi piani.
Ecco, ora là c'è questo bellissimo bosco che ha protetto tutta l'area dell'Ospedale Maggiore dall'alluvione, che altrimenti sarebbe stata completamente inondata, l'acqua sarebbe arrivata al secondo piano. Pensate a cosa sarebbe successo se a ridosso dell'ospedale ci fosse stata un enorme distesa di suolo impermeabile. Abbiamo l'assenza di una legge nazionale contro il consumo di suolo che ci obbliga a fare i conti in casa. Se è vero che la legge regionale, certo, ha dato qualche effetto positivo, siamo convinti che in un territorio così fortemente urbanizzato e industrializzato, la legge 24 ha mostrato dei limiti affidando ai singoli territori la capacità di resistere alle pressioni degli interessi industriali.
Pressioni lecite, ma dobbiamo tenere in considerazione la salute pubblica, il bene comune, non soltanto interessi individuali. Se continuiamo a promettere una ricchezza basata su questo modello economico, non possiamo allo stesso tempo promettere la sicurezza del territorio, è una contraddizione.
Dobbiamo cambiare ovviamente il modo in cui produciamo, perché l'Emilia-Romagna deve continuare a essere una terra dove si lavora e dove si produce, dove le persone hanno un loro reddito. La transizione ecologica si fa con questo, con delle scelte prese con responsabilità perché siamo state elette per questo, per intervenire attivamente sui processi, modificandoli nel profondo.
Dobbiamo fare questa discussione, io credo, anche nella eterogeneità delle posizioni che sono rappresentate in quest'aula, sulle alleanze necessarie anche con la società civile, sul ristrutturare quelle che sono le catene di comando degli enti locali.
Perché è vero che c'è un problema di frammentazione e di efficacia perché, se un ente si occupa dei fiumi, un altro ente si occupa della viabilità, un altro ente si occupa di dare finanziamenti, un altro ancora progetta, un ente ancora esegue: come fanno a lavorare tutti questi enti insieme?
Questo è un problema amministrativo che dobbiamo risolvere a tutti i livelli. Ecco, io penso che abbiamo dimostrato che ci interessa la salute dei cittadini e che c'è da fare un grande lavoro, però dobbiamo partire dal dire cosa sta succedendo, dal dire la verità, altrimenti continuiamo a raccontare frottole. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei. Chiedo chi si vuole prenotare. Vi invito a prenotarvi. Consigliera Lembi, prego.
LEMBI: Signor Presidente de Pascale, signori e signori della Giunta, colleghi e colleghe dell'Assemblea.
Mi unisco al saluto e agli auguri di buon lavoro che già sono stati rivolti al commissario Curcio.
Non ci sfugge che il modo forse più completo e chiaro per rivolgersi a lei, è quello di ricordare il suo ruolo da commissario e anche la sua formazione da ingegnere. Che noi si sia davanti ad un cambio di passo, un buon cambio di passo, nell'affrontare le conseguenze della crisi climatica, in particolare delle alluvioni che hanno colpito l'Emilia-Romagna in questi anni, lo dimostra anche questo incontro.
Siamo nella sede della rappresentanza di tutti i cittadini e le cittadine. Siamo nel luogo in cui tutte le forze politiche sono presenti, nel luogo in cui prende forma la democrazia. Per questo è un'occasione da non sprecare, un incontro prezioso.
Mi concentro, quindi, nei pochissimi minuti che ho in questo intervento, per fare alcune sottolineature che muovono in particolare dal territorio bolognese. La prima: noi abbiamo molto bisogno di innovazione. Non un'innovazione generica o, peggio, un'innovazione finta che si muove, che si definisce tale solo perché non ricorda o non conosce tutto quello che c’è già stato e c'è stato prima, non lo riconosce proprio perché non lo conosce.
Mi riferisco invece a un'innovazione vera che muove passi su un terreno per noi ancora poco conosciuto, che è quello che veniva richiamato prima anche dalla collega Larghetti, degli effetti del cambiamento climatico che ci impone di spostarci rapidamente dal terreno e dalla retorica del mai più a quello invece del succederà ancora.
Per questo penso sia importantissimo sottolineare un'innovazione importante e istituzionale, una nuova collaborazione tra regione Emilia-Romagna, comune capoluogo e città metropolitana di Bologna; enti che hanno insieme espresso la volontà di lavorare insieme per la messa in sicurezza idraulica e idrogeologica del territorio, con l'obiettivo esplicito di affrontare, ridurre, eliminare la frammentazione delle competenze istituzionali, costruendo una strategia univoca a tutela dell'interesse prioritario dei cittadini e delle cittadine e nel modo di parlare con una sola voce nei confronti del governo e del commissario. Si tratta di un'intesa sottoscritta dal Presidente de Pascale e dal Sindaco Matteo Lepore e prevede di creare una cabina di regia referente unica degli interventi tra regione Emilia-Romagna, l'agenzia per la sicurezza territoriale, la Protezione Civile, la città metropolitana e il comune di Bologna, per affrontare in modo condiviso e congiunto le azioni necessarie per la messa in sicurezza del territorio.
E poi affiancare un tavolo di lavoro tecnico formato dai rispettivi enti che abbia la finalità di coordinare e indirizzare i soggetti coinvolti nelle parti di competenza di questo territorio e cioè la regione, il comune, la città metropolitana, il consorzio di bonifica Renana, Hera, Atersir, le acque canali Reno e Savena, l'agenzia del demanio e altri soggetti competenti.
Una cabina di regia quindi e un gruppo tecnico da affiancare alla cabina di regia. E poi la definizione di diverse fasi di intervento, quelle urgenti, a breve termine e quelle a medio termine per il miglioramento della funzionalità idraulica; e poi la necessità di costruire interventi strutturali.
Mi preme, non ho il tempo di raccontare meglio quello che è un grande accordo di innovazione istituzionale, sopra ogni altra cosa, mi preme sottolineare e dire quanto crediamo nella capacità che gli enti possano parlare con una sola voce, espressione di una diretta conoscenza del territorio e di una profonda collaborazione istituzionale. Seconda questione.
Noi dobbiamo rapidamente passare dall'emergenza alla pianificazione. Ho sentito programmazione, ho sentito manutenzione. Uso questo termine, pianificazione, per evocare la solidità di questo lemma. La città metropolitana di Bologna era stata investita già dall'alluvione del 2023 in modo significativo.
La questione che ricordiamo maggiormente, la foto che ricordiamo maggiormente è quella del ponte della Motta.
Ma nel 2024 i danni sono stati di gran lunga più importanti. Il comune a Bologna, a seguito della fatica sul canale del Ravone, il comune ha spinto subito, l'amministrazione comunale ha spinto subito a una riflessione immediata su come tamponare l'emergenza.
Adesso è necessario cambiare logica e dare risposta con interventi strutturali nei canali. Nella Val di Zena, nei comuni in particolare di Pianoro e di San Lazzaro siamo davanti a una situazione drammatica di cittadini che hanno affrontato più volte l'allagamento di case, più volte danni alle attrezzature, automobili, utensili solo per fare alcuni esempi.
Per cui è urgente trovare una nuova risposta ed una nuova soluzione. Senza dimenticare che, a seguito delle alluvioni il centro protesi Inail di Vigorso, un centro di eccellenza, per intenderci, è stato due volte allagato e oggi cerca una sistemazione nuova.
Noi riteniamo di fondamentale importanza che il centro rimanga a Budrio anche per garantire i 200 lavoratori e lavoratrici che sono interessati. Esempi concreti, quindi, per non dire più di un'urgenza, ma di passare invece alla logica della pianificazione.
La terza e ultima questione è che noi ci auguriamo presto che si possa parlare anche di un commissario unico, più complessivamente. Anche noi sosteniamo quindi la proposta di un percorso di pianificazione delle competenze del commissario 2023 con quelle del commissario 2024.
Signori Presidenti, colleghi e colleghe, la questione più grave è successa nell'ultima alluvione nel bolognese, non ha il nome di un ponte e neanche di un fiume o di un canale, per quanto importanti siano. Si chiamava invece Simone Farinelli, aveva vent'anni e insieme col fratello Andrea si trovava in auto quando la piena di un rio locale ha travolto il mezzo su cui insieme stavano viaggiando.
La scomparsa di Simone nel territorio di Pianoro ci ha profondamente toccato e ci impone di avere chiara l'importanza della gestione dell'efficacia degli effetti dei cambiamenti climatici.
Saluto quindi l'Assessora Priolo, la ringrazio per il suo impegno; la sua guida ci ha permesso di affrontare questa difficile prova con determinazione. Si apre una nuova fase, una nuova stagione, un nuovo passo, un nuovo cambio.
Salutiamola tutti con un lavoro comune. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei. Chiedo se ci sono interventi. Li sollecito, altrimenti devo passare la parola al commissario e al Presidente per le conclusioni. Prego consigliera Evangelisti.
EVANGELISTI: Grazie Presidente. I dieci minuti in più che il Partito Democratico ha deciso di ritagliarsi per quest'aula e che evidentemente stenta ad utilizzare.
Avremmo desiderato che il Partito Democratico per una volta non facesse il Partito Democratico e che il centrosinistra, nel suo insieme, forse facesse il centrosinistra.
Purtroppo, nonostante il suo sforzo, Presidente, di andare oltre; uno sforzo che, le anticipo subito, abbiamo apprezzato, abbiamo ascoltato tutto e il contrario di tutto.
A lei, Presidente de Pascale, riconosciamo una incredibile arte oratoria. È un dono, è un riconoscimento che le facciamo. Ha saputo in questa sede, oggi, questa mattina, abbassare i toni, ha cercato di andare oltre.
Non le è riuscito e credo che lo abbia potuto constatare lei stesso in quest'aula, così come tutti noi. Come Fratelli d'Italia avevamo pensato di fare parlare i territori e le testimonianze credo siano state importanti. Quelle delle province, quelle di coloro, i nostri consiglieri che in rappresentanza di chi abita quei territori della Romagna, hanno voluto portare la loro testimonianza.
Noi potremmo fare altrettanto per i comuni colpiti della provincia di Bologna, qualcuno è stato citato qualcun altro no. Possiamo ricordare Monzuno, Monterenzio, possiamo ricordare la Val di Zena.
A proposito della Val di Zena, visto che è stata citata più volte, mi permetto così di anticipare un tema: attualmente in Val di Zena sono in corso interventi.
Anziché allargare e abbassare l'alveo, portando il materiale scavato o almeno mettendo la sponda, la Benna rimette il materiale al centro del fiume alzando l'alveo. Ci volete fare arrabbiare: è questo un messaggio di un rappresentante della Val di Zena che sta ascoltando questo consesso e questa seduta e che, rispetto a quanto viene detto e a quanto appunto ci si propone, qualche perplessità la ha e l'abbiamo anche noi. Intanto però dobbiamo davvero tributare un ringraziamento per il lavoro fino a qua svolto, alla gestione non semplice delle fasi alluvionali, al commissario Figliuolo e a tutta la struttura che con lui ha collaborato.
A lei, ingegner Curcio, diamo il nostro benvenuto. Lo è stato detto, lo ripetiamo, l'augurio di buon lavoro e, ovviamente, tutta la nostra disponibilità, anche da questi banchi, a collaborare e a metterci prima in fase di ascolto come abbiamo fatto oggi e poi anche in fase propositiva.
Sappiamo bene che con la sua nomina il governo ha avuto l'idea di individuare una figura che fosse prossima alle attività territoriali e le sue competenze, la sua formazione è proprio nelle sue corde. Crediamo si sia trattato di un grande gesto di maturità istituzionale volto a pensare alla concretezza, agli obiettivi, alle aspettative di questo territorio e non soltanto a un tornaconto politico, che solo chi è abituato a ragionare in un certo modo ha tentato invece di volgere a suo favore.
E non parlo di lei Presidente de Pascale, parlo di chi ancora oggi dai banchi dell'Europa pontifica sull'operato del governo e della regione Emilia-Romagna, come se in Europa evidentemente per questa terra non ci fosse abbastanza da fare, ma bisogna invece stare fossilizzati sulla gestione dell'alluvione.
Ad un certo punto, dopo la campagna elettorale, lei Presidente ha affermato: mi unisco alla richiesta che ha fatto in campagna elettorale Elena Ugolini. Almeno nominiamo un tecnico della materia, se non il Presidente della Regione. Una persona che se ne intenda di Protezione Civile, ricostruzioni, opere idrauliche e idrogeologiche. Aveva capito.
Ed è questo proprio l'intento che il governo si è proposto nel cercare di abbassare i toni e di dare una risposta a tutti noi. Sono trascorse le elezioni, le campagne elettorali, quelle delle elezioni europee e delle amministrative, quelle regionali. Il centrodestra non ha vinto, ma sicuramente potrete riconoscere che nei fatti lo stesso ha avuto ragione. Lei oggi lo ha fatto riconoscendo un impegno del governo e qualcun altro ancora stenta a farlo.
Abbiamo apprezzato in quest'aula il garbo, ma anche la chiarezza con cui l'ingegner Curcio ha affermato che queste prime battute saranno finalizzate a prendere atto di quello che è stato fatto fino adesso e anche a migliorare cose. A migliorarle perché, appunto, ovviamente ce n'è necessità, perché la concretezza impone anche a questo, in continuità con quanto è fatto fino adesso. Quello che è stato fatto in termini di erogazioni di somme, è stato riconosciuto. Le risorse ci sono.
Qualcuno ancora da questi banchi stenta a focalizzare che le risorse ci sono. È stata fatta una mappatura dei territori, delle infrastrutture e dei danni delle opere: un lavoro immenso, un lavoro che andava fatto per partire e per ricostruire.
E così, non ci dobbiamo scordare il lavoro fatto per i risarcimenti ai privati. Certo, migliorabile. Certo, è vero, lo ha detto lei stesso, ingegner Curcio, le ordinanze sono atti e la loro applicazione può trovare difficoltà data dalla complessità dei passaggi amministrativi.
Certo, possiamo dire che Sfinge non ha aiutato; così come non ha aiutato la mancanza di personale tecnico, che comunque è stato detto anche da lei, la struttura commissariale ha cercato di aiutare e implementare con l'apertura degli sportelli e prendiamo atto del fatto che saranno mantenuti con l'ausilio di Sogesit.
Anche noi abbiamo proposto in quest'aula di agevolare una convenzione con gli ordini professionali; una risoluzione che è stata approvata all'unanimità, anche con l'aiuto del Sottosegretario Rontini, allora consigliera di maggioranza. Non abbiamo visto ancora grandi risultati, ma auspichiamo che ci possano essere. Non abbiamo visto invece arrivare il personale applicato alla presunta struttura chiusa del sisma, forse perché ancora non è chiusa, ma auspichiamo che anche parte di quel personale possa essere messo a disposizione.
Dobbiamo constatare che in altre situazioni emergenziali le ordinanze sono state adattate, senza che nessuno gridasse allo scandalo. Ma perché appunto, la declinazione sui casi concreti può suggerire varianti, valutazioni, accorgimenti e quindi prendiamo atto anche dell'apertura e del fatto che lei, ingegner Curcio, abbia già fatto un passaggio anche in questo senso.
Se c'è condivisione anche le responsabilità sono condivise, ha affermato poco tempo fa lei, Presidente, non può essere che il governo decide e poi la responsabilità è di tutti. Il governo non decide da solo e credo che la nomina del commissario Curcio ne sia una dimostrazione. Il governo decide per il tramite del commissario che lo rappresenta e che rappresenta tutti gli emiliano-romagnoli.
Quando la regione Emilia-Romagna però, lo dobbiamo dire per rifare anche un punto di chiarezza in quest'aula, ha deciso di disattendere gli studi di pianificazione delle autorità di bacino, non oggi, erano stati previsti vent’anni fa e prevedevano quegli interventi di difesa e di prevenzione contro il rischio di dissesto idrogeologico e il rischio idraulico, ecco quegli studi che la regione Emilia-Romagna, per il tramite dei suoi enti, aveva posto in essere e che avevano un pregio, esistono o non esistono?
Sono frottole o non sono frottole? Corrispondono al fatto che una valutazione che questo territorio necessitasse di una messa in sicurezza, è vero o non è vero? È vero ed era necessario.
E questo non vuol dire che ciò che è accaduto, ovvero gli eventi alluvionali, siano da sconfessare e non siano esistiti o non abbiano avuto una portata eccezionale; ma è vero anche che il nostro territorio, già vent'anni fa, sapeva che doveva essere messo in sicurezza; sapeva delle esigenze di opere che non sono state fatte. E quindi, quando, anche a seguito delle alluvioni, ricordo il 2019, Castelmaggiore, sono state redatte delle linee programmatiche, perché poi quelle linee programmatiche non sono state attuate? Perché è stata separata la difesa del suolo dalla protezione civile?
Quindi, dobbiamo raccogliere anche l'appello fatto dall'ingegner Curcio, che qualcosa va rivisto ma che non si esaurisce tutto nell'ambito della gestione del post alluvione e della ricostruzione. Qualcosa deve partire anche da quest'aula, perché la regione Emilia-Romagna ha potere di legiferare e lo deve fare, guardando forse anche indietro a ciò che aveva già previsto.
Quando ha deciso di perseguire un ambientalismo estremo, perché di questo si parla, non di voler pelare gli alvei o di voler necessariamente risagomare i fiumi, si parla di un ambientalismo radicale che impedisce di agire sul territorio, come gli abitanti della collina della montagna hanno sempre fatto, non da oggi, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Oppure di fare leggi sul consumo di suolo fallimentari perché oggi apprendiamo, anzi, non da oggi, ma da quando c'è il governo Meloni, che la legge sulla riduzione del consumo di suolo deve essere nazionale. Bene, ci faremo carico anche di questo, perché ovviamente non vogliamo negare i problemi che ci sono, però diciamolo che in Emilia-Romagna la legge sul consumo di suolo, e già lo avevamo detto nel 2017, era una legge frutto di un compromesso all'interno della maggioranza che non avrebbe portato e non ha portato le finalità che si era prefissa.
Oppure quando ha deciso di non fare opere basilari, come le famose casse di espansione e di laminazione o la pulizia del reticolo del territorio, è stato deciso in quest'aula, in questa regione e nei consessi istituzionali. Allora, in quel caso la regione Emilia-Romagna ha deciso da sola o ha deciso con i cittadini e le amministrazioni?
Ha deciso da sola. Allora oggi non è uno scarica barile, ma noi crediamo che in quel giusto dibattito, fatto di proposte e di soluzioni, bisogna anche ammettere per una volta che qualcosa non è stato fatto correttamente, che qualcosa va rivisto, che le politiche territoriali vanno riviste e dobbiamo dare atto all'ex Assessore Priolo di averlo detto.
Oggi parlate tutti di casse di espansione e di laminazione; quando però poi le dobbiamo realizzare sui territori allora poi le amministrazioni si tirano indietro, perché c'è sempre qualcuno che dice: no, facciamola nel territorio o nel comune a fianco. Usciamo da queste logiche.
Cambiamo, appunto, politiche e visioni sul territorio. Noi quindi diciamo tutte queste scelte la Regione le ha fatte e le ha fatte in parte da sola.
Quindi, se vale per il Governo, deve valere anche per la Regione Emilia-Romagna. Cambiamo passo e quindi, quelle linee che lei ha tratteggiato, ingegner Curcio, ci potranno sicuramente aiutare.
Ho sentito e apprezzato con molto piacere il passaggio sui piani speciali, si è investito una campagna elettorale a parlare di piani speciali e onestà intellettuale vorrebbe che si ammettesse che quei piani speciali avevano o hanno una natura riparatoria, che c'è qualcosa che dobbiamo recuperare per il tramite anche di quei piani speciali, che forse oggi saranno rivisti, e che appunto dobbiamo realizzare parte di ciò che non è stato realizzato, stando attenti che questo rientri nella pianificazione ordinaria della Regione Emilia-Romagna e non necessariamente in quella straordinaria, perché gli strumenti sono precisi, gli atti sono precisi e le responsabilità altrettanto.
Quindi, auspichiamo anche noi un cambio di passo che certo deve riguardare gli indennizzi ma che [audio interrotto] a livello territoriale, tra comuni, città metropolitana e regione abbia funzionato. Credo che ci sia bisogno di intervenire anche lì. Credo che il riassetto istituzionale debba essere rivisto.
Credo che la città di Bologna si debba interrogare fortemente sulla rete dei suoi canali; credo che debba andare a rivedere anche quegli studi sul torrente Ravone che dicevano che era necessario fare opere, proprio perché attorno alla tombatura di quel torrente la città si era espansa.
E quindi noi auspichiamo oggi certamente un cambio di passo. Siamo qua per collaborare, ma non vorremmo vedere un film già visto: ovvero ascoltare i proponimenti, belle parole, istanze di collaborazione e accorgerci subito dopo, usciti da questa porta, ai microfoni dei media che invece la colpa è ancora una volta del governo. Siamo qua per collaborare.
Lo faremo da oggi assieme, nella speranza di dare risposte ai nostri territori, ai nostri cittadini che davvero lo meritano e non meritano di vivere nella paura.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie Consigliera. Ha chiesto la parola la consigliera Parma, prego.
PARMA: Buongiorno commissario straordinario Fabrizio Curcio. Questa è la prima occasione ufficiale per augurarle buon lavoro e quindi comincio da qui. Imparerà a conoscerci: in Romagna siamo operosi e sempre pronti a alzarci e a costruire, anche quando quello che succede ha un impatto devastante sulle nostre comunità.
L'alluvione del 2023 e poi gli eventi alluvionali a seguire lo hanno avuto. Hanno sconvolto i romagnoli e tutta la nostra regione. Io ero sindaca di Sant'Arcangelo di Romagna in quel periodo, un comune colpito e nonostante la provincia di Rimini non sia stata tra le più colpite dell'alluvione, ho toccato con mano e da vicino lo sconforto di vedere qualcosa di più grande di noi che stava accadendo, che stava facendo franare le nostre strade, isolare i nostri comuni, allagare i nostri terreni e le nostre città.
Sono passati quasi due anni da quel momento. Come sa, la macchina commissariale ci ha messo del tempo per partire e ingranare e ad oggi la Romagna vive una condizione che la vede ancora immersa nella fase di ricostruzione. Se oggi siamo qui è proprio per chiedere un impegno concreto e tempestivo sulla ricostruzione, dalla quale dobbiamo poter uscire con finanziamenti chiari, progetti in fase di esecuzione, cantieri conclusi e un nuovo modello di prevenzione che fondi le sue radici sui fatti accaduti.
Io, come dicevo, rappresento e le parlo la provincia di Rimini; una provincia ovviamente meno colpita di altre zone della Romagna, ci tengo anche qui a sottolinearlo. Ma anche nel riminese insistono criticità che non vanno lasciate in secondo piano, su cui chiediamo di avere un'attenzione particolare perché impattano sulla vita delle persone e delle comunità.
Tra l'altro, in quei luoghi che sono sempre più spesso a rischio spopolamento e che dobbiamo e vogliamo salvaguardare. In primis mi riferisco ai territori della Valmarecchia. I comuni più colpiti sono stati quelli di Sant'Agata Feltria e di Casteldelci, ma poi anche San Leo, Novafeltria, altri con decine di frazioni isolate, centinaia di frane e smottamenti.
Abbiamo avuto strade e ponti chiusi, torrenti e fiumi in piena, residenti isolati. Non le dico nulla di nuovo perché praticamente in ogni comune dell'entroterra e in ogni provincia si è registrato un evento franoso. Per farle un esempio, commissario, oggi, dopo la giornata di ieri, le racconto di Fraghetto, una frazione di Casteldelci di 365 abitanti, che la invito a vedere coi suoi occhi, che tra l'altro è luogo della memoria, perché proprio lì ha avuto luogo l'eccidio compiuto dai nazifascisti nel 1944.
Qui la frana avvenuta a causa dell'alluvione del 2023 e il rischio di isolamento hanno un impatto strutturale ma anche simbolico. Ricostruire e combattere il dissesto idrogeologico nei nostri territori significa anche preservare la loro storia, che è la nostra storia collettiva. Anche in pianura gli eventi da portare a termine sono numerosi.
Da ex sindaca di Sant'Arcangelo ho accompagnato il commissario Figliuolo, che ha coordinato la struttura commissariale prima di lei, a verificare i danni del nostro comune al confine con la provincia di Forlì-Cesena. E non posso quindi fare a meno di porre l'attenzione sulla necessità di rimpinguare i fondi sui lavori già in essere, da terminare al più presto; che tra l'altro in sede progettuale hanno spesso fatto emergere il bisogno di rimpinguare le risorse finanziate.
Mi riferisco ai progetti che se ritiene poi li possiamo anche guardare assieme o puntualizzare nello specifico. Quindi questo è il primo tema concreto e strutturale che mi pareva necessario riportarle. Il secondo tema è legato ai supporti comuni alle amministrazioni, spesso piccole, sottodimensionate a livello di tecnici e funzionari, per metterli nelle condizioni di seguire e permettere di eseguire i lavori così complessi. Lo abbiamo visto anche, appunto, come dicevano i miei colleghi col Pnrr.
Poi, una volta portata a termine la ricostruzione, l'ultimo tema che ci sta a cuore, sono i fondi per la prevenzione. Sono fondamentali e a Roma chiediamo, insieme a noi, di essere condivisi e di guardare, di riconoscere il cambiamento climatico che guarda e riconosce che dobbiamo ripensare a un nuovo modello di costruire le nostre città e anche alle nostre infrastrutture, il nostro sviluppo industriale, ma anche ambientale e sociale e umano.
Questo forse è il lavoro in prospettiva più imponente e importante da fare perché alimenta una cultura nuova delle comunità e che spesso anche le persone non sono abituate o pronte. Non basta ripristinare ciò che c'era, ma è un dovere di tutti noi pensare al futuro, prevenendo il rischio del dissesto idraulico e idrogeologico e creando progetti sostenibili.
Noi ci siamo e chiediamo anche a lei di fare insieme a noi la nostra parte.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie consigliera. Ci sono altri interventi? La consigliera Larghetti richiede la parola.
LARGHETTI: Grazie Presidente. Avrei evitato un secondo intervento del nostro gruppo, però, visto che i cittadini ci ascoltano, mi sembra necessario affermare con serenità e condivisa consapevolezza che l'Emilia-Romagna non è una terra che si è caratterizzata per l'azione di un ambientalismo né estremo né radicale; mi sembra in generale anche di poco ambientalismo, visto che è una delle regioni col maggior consumo di suolo d'Italia.
Anzi, in cui noi dobbiamo fare una riflessione molto seria.
Ecco, io non penso che sparandole grosse, facciamo un grande servizio ai cittadini, nutrendo dei luoghi comuni che, ripeto, poi non so la prova dei fatti, mi si dovrebbe fare qualche esempio per dire che abbiamo agito in questa direzione e se a questo si allude al fatto che non sono state fatte delle manutenzioni in alcuni argini, questo non è stato dato dalla volontà di un ambientalismo folle e radicale, forse è stato dato da una necessità di semplificazione, di taglio alla spesa degli enti locali, che hanno fatto fatica ad andare incontro alle necessità di manutenzione di un territorio molto basso e in grande cambiamento, non certo per nozioni di principio di stampo ambientalista.
Forse, per quella che è una fatica degli enti di tener dietro nello sgretolamento delle funzioni pubbliche della loro forza, ad un territorio così complesso e in grande espansione.
Poi se diciamo allo stesso tempo che la legge 24 è frutto di un compromesso, allora o siamo dei folli ambientalisti oppure abbiamo fatto troppi compromessi.
Dire le due cose nello spazio di due minuti credo che non aiuti un dibattito che deve essere serio, scientifico e basato sui fatti. Solo così possiamo aiutare il nostro territorio a trovare una prospettiva di transizione in quest'epoca di cambiamento. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Ha chiesto la parola il consigliere Calvano, prego.
CALVANO: Grazie Presidente. Grazie al Presidente de Pascale per essere venuto, per aver scelto di venire qua in aula a riferire sulla nuova fase della ricostruzione post alluvione.
E grazie al commissario Curcio per essere anche lui qua con noi, insieme a chi lo supporta. Credo che il coinvolgimento di questa Assemblea sia utile oggi, sarà utile anche in futuro, rispetto al tema che abbiamo di fronte, perché è un tema centrale di questa legislatura, sulla quale tutti ci dobbiamo sentire in dovere di fare la nostra parte. Nelle sue parole, commissario, ci sono molte cose che auspicavamo.
C'è certamente il fatto che ci sarà una struttura commissariale sul territorio, ne sentivamo la necessità; c'è la volontà di far sì che gli eventi del 2024 siano ricompresi dentro le azioni previste per quelli del 2023, e anche questo è indispensabile.
Ma soprattutto nelle sue parole, così come in quelle del Presidente de Pascale, si capisce bene la volontà di spendere le risorse stanziate in tempi rapidi e di farlo sia per quanto riguarda la parte privata che per quanto riguarda la parte pubblica.
Apprezzo moltissimo, commissario, il suo riferimento alla legalità: quando ci sono tante risorse in ballo, c'è sempre qualcuno che rischia di approfittarsene in questa terra. Noi non dobbiamo consentirlo e dobbiamo utilizzare le risorse per fare le cose che sono utili ai nostri cittadini.
Ci sono anche cose su cui dobbiamo indubbiamente accelerare: il credito d'imposta poteva arrivare anche prima, era una delle richieste che da quest'aula tante volte abbiamo fatto. È arrivato dopo, va bene, lo useremo per lo spazio che abbiamo e per i tempi che abbiamo davanti.
C'è necessità di un maggior sostegno ai comuni, è emerso un po' in tutti gli interventi e ringrazio chi è intervenuto a nome del Partito Democratico perché è stato al merito delle questioni e dà l'idea di come nell'essere consiglieri regionali ci sia un contatto diretto con le nostre amministrazioni, con i nostri sindaci o con i sindaci di tutti i comuni, così come i cittadini, così come le imprese, per poter portare qua quelle che sono le esigenze.
E una delle esigenze è questa, che i comuni in questa grande opera di ricostruzione siano adeguatamente affiancati, perché sono strutture non abituate ad avere a disposizione o dover spendere tutte le risorse che gli stanno arrivando o che gli arriveranno.
Così come l'attenzione nei confronti dei territori più fragili. Questo non è un tema che riguarda solo la Romagna e non riguarda solo Bologna, riguarda anche tutto l'Appennino emiliano, da Piacenza fino ad arrivare a Modena e allungandosi appunto a Bologna fino alla Romagna.
Non è un tema solo di un pezzo di territorio, ma è un tema che riguarda tutta la regione. Così come l'attenzione a guardare, non solo a ripristinare ciò che non c'è più, ma anche a farlo in modo nuovo, in modo diverso; a ricostruire, a ripensare il nostro territorio.
Ho apprezzato molto nei modi in cui il Presidente de Pascale in questi giorni ha affrontato il tema della ricostruzione anche nel metodo; la scelta di condividere la strategia con il Patto per il Lavoro e per il Clima, la scelta del confronto immediato con i comitati, la scelta di andare sul territorio per sentire la voce dei sindaci che molto probabilmente hanno riportato cose che sono emerse anche in quest'aula.
È un metodo di confronto che credo potrà aiutare molto. Mi permetto di fare una raccomandazione a tutti noi, la faccio anche a me stesso e faccio una citazione, che non è di un famoso personaggio che è nel pantheon del centrosinistra, ma probabilmente più nel pantheon conservatore, che è Winston Churchill, che ci diceva che se nel presente ci si concentra troppo a guardare il passato si perde di vista il futuro. Invece noi dobbiamo avere molto chiaro cosa dobbiamo fare nel presente, pensando innanzitutto al futuro.
E lei, Presidente de Pascale, ha scelto la via più difficile, quella non di scaricare responsabilità ad altri livelli di governo, ma di essere pronto a fare la sua parte, la parte della regione Emilia-Romagna in questo processo di ricostruzione.
C'è analoga volontà da parte del governo e delle forze politiche che lo sostengono? Voglio fare un atto di fiducia: spero che questa volontà ci sia.
Sarà indispensabile per poter essere davvero efficaci, come ci siamo detti e come tutti auspichiamo, perché la sfida che abbiamo di fronte passa per la riconfigurazione del territorio, del rapporto tra terra e acqua, tra ambiente e lavoro; passa per l'indispensabilità di risorse straordinarie per fare opere straordinarie, perché alcune delle opere che abbiamo richiamato qua dentro, a partire dalle vasche di laminazione, ma il ripensamento complessivo del territorio implica un grande sforzo di carattere straordinario che dovremo vedere nelle leggi di bilancio statali, così come da parte di tutti i soggetti che possono dare una mano rispetto ad un impegno che è enorme, ma che deve essere esercitato e realizzato.
Ultime due considerazioni, mi rivolgo a lei Commissario e alla sua futura struttura commissariale, di cui ho grande fiducia.
Quando avrete cittadini, imprese, sindaci che vi porranno delle questioni, abbiate la forza, e sono certo che l'avrete, di mettervi nei loro panni perché, se si riuscirà a mettere nei panni del dolore, della fatica, che quei cittadini, quelle imprese, quei sindaci, stanno facendo, diventerà più facile essere propensi a cercare la soluzione, che è quello che questo territorio sta chiedendo, che i cittadini di questo territorio stanno chiedendo, cioè la messa in campo di soluzioni.
Noi abbiamo grande fiducia in lei e nella sua futura struttura commissariale. Avere fiducia in qualcuno, a volte, quando lo si dice, è un modo per scaricargli anche la responsabilità. Non è quello che stiamo facendo. Le dico che abbiamo fiducia perché abbiamo voglia di condividere questa responsabilità insieme a lei e come gruppo del Partito Democratico lo faremo insieme alla nostra Giunta e con tutte le competenze e il supporto che potremmo dare. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei. Il dibattito dell'Aula è concluso perché avete esaurito i tempi, quindi, passo la parola all'ing. Curcio per iniziare le repliche.
CURCIO, Commissario alla ricostruzione: Grazie Presidente.
Io ovviamente ringrazio tutti i consiglieri che sono intervenuti.
Abbiamo preso, ho preso nota con grande precisione di tutte le questioni che sono state evidenziate. Ringrazio ovviamente per gli auspici positivi di buon lavoro, che io considero comune, quindi, come dire, un auspicio boomerang lo chiamerei.
Voi lo avete fatto a me e io lo faccio parimenti a voi perché, da quello che emerge, è evidente che questa sfida deve avere una collaborazione intensa su tutti i livelli istituzionali. Quindi, assolutamente sì, saluto con grande positività lo spirito di collaborazione che registro, seppur ovviamente con qualche punto di partenza e di vista diverso.
Però francamente penso che, pur avendo registrato il punto di partenza differente, vedo un punto di arrivo comune. Mi sembra che tutti, al di là delle analisi che sono state fatte nel tempo passato, hanno dimostrato la volontà che io confido e so essere reale, di proseguire assolutamente insieme.
Quindi, con un approccio costruttivo che fa onore all'Assemblea regionale, ma non sono affatto sorpreso, conoscendo i rappresentanti di questo territorio e quanta attenzione ci sia nei confronti dei cittadini; perché poi quando si parla di comunità, si parla di dare risposte ai cittadini. Io ho preso nota e sono stati riportati molti elementi che sono utili, che saranno utili per la riflessione in atto. Io vi assicuro e vi garantisco che la nostra riflessione è costante e continua.
Stanno seguendo anche molte persone che mi aiutano e mi aiuteranno nella struttura commissariale e quindi noi faremo tesoro delle vostre considerazioni.
Alcuni di questi elementi, devo dire, sono certamente nel perimetro del commissario, le avevo un po' anche anticipate io, ma molte sono state riprese: i temi delle semplificazioni, il tema delle opere in corso, il tema delle procedure, il tema delle opere immediatamente cantierabili, che è un tema ciclico su molte delle emergenze e ricostruzioni che interessano il nostro paese.
Ho preso ben atto della volontà e dell'indicazione condivisa di mettere insieme la filiera, per esempio, con una convenzione con gli ordini professionali che sono un elemento fondamentale della riuscita di qualunque cosa venga riportata sul territorio.
Certamente di nuovo il rafforzamento dei comuni, il suggerimento che è stato dato sulla parte delle persone in quiescenza è già in lavorazione, quindi, già abbiamo contatti con chi poi questa cosa la deve rendere operativa, perché poi abbiamo molte idee, noi le lavoriamo dopo di che, nel momento in cui ci confrontiamo con tutta una serie di meccanismi più complicati, ci rendiamo conto che l'idea, pur ottima, alla quale noi vorremmo arrivare, poi sconta delle difficoltà che magari non intravediamo, però noi ci stiamo lavorando.
Ci stiamo lavorando insieme perché tutto ciò che è stato suggerito anche in questi primi incontri dei sindaci è frutto di ragionamento. Il tema della delocalizzazione è un tema assolutamente presente. Sappiamo che c'è anche un'ordinanza in lavorazione, sulla quale torneremo a condividerla.
C'è però una considerazione che mi consentirete di fare. Questo è il perimetro dell'azione commissariale, questo e altro. Mi permetto di rappresentare - non certo a voi che avete ben contezza di come vengono sviluppati anche i rapporti giuridici - ma accade che ogni tanto la nomina di un commissario porti poi a fare dei ragionamenti che sono al di fuori di quelle che sono le competenze del commissario e, in particolare questi tipi di commissariamenti hanno una giustificazione, una capacità operativa nei limiti che sono imposti dalla legge.
Quindi, mentre in alcune cose io vedo il perimetro e abbiamo ragionato insieme; personalmente, tecnicamente c'è la compatibilità con l'estensione, è una valutazione tecnica che faccio io, anche perché qualunque commissario non può che proporre, come dire, una modifica.
Sicuramente lavoreremo in quella direzione e credo che ci siano i presupposti, ma lo voglio dire per chiarezza: dobbiamo raggiungerlo ancora quell'obiettivo. C'è poi però un qualche cosa che va ben oltre la programmazione: una cosa sono gli studi che possono indirizzare un programma pluriennale di interventi; parliamo di una regione, è stato citato da più di qualcuno di voi, che nel lavoro della messa insieme di sistemi idraulici anche molto differenti, il grande fiume, la parte delle bonifiche, i fiumi romagnoli, quindi, deve trovare una soluzione anche tecnica che sia di programmazione, e questo significa i tempi che necessitano per fare questo.
Quindi, tutto quello che è il mondo così dell'ordinarietà. Ora, l'azione del commissario, secondo me deve in qualche modo integrare questo mondo dell'ordinarietà, che rimane assolutamente nell'ordinarietà, cioè la norma non ha chiuso la 152, la norma non ha chiuso tutte quelle che sono le attività che devono essere svolte dal territorio per legge, ma non voglio usare la parola legge perché sembra una cosa prettamente burocratica, ma io direi proprio per competenza, con quella che è l'azione commissariale, che è un'azione puntuale, specifica, urgente o non urgente dipende dallo strumento che si ha, dal finanziamento che si ha, quindi, quell'urgenza la spingeremo al limite del possibile.
Però, ecco, mettere insieme il tema dell’ordinarietà e il tema del medio lungo termine, con quelli che sono gli obiettivi immediati che ci si attende dalla struttura commissariale, questa è la vera sfida. Io questo ho necessità di dirlo con chiarezza, che sono due sistemi, due mondi, che hanno anche dei punti di riferimenti giuridici, operativi, di competenza diversi che devono trovare nella struttura commissariale una risposta per quelle che sono le indicazioni previste nella norma per il commissario, ma anche un'indicazione, un'integrazione anche se non attengono al commissario.
Noi siamo quelli che poi in qualche modo traghetteranno, comunque quando sarà deciso, all'ordinarietà. La struttura commissariale, comunque, prima o poi terminerà e il punto di caduta è il territorio; quindi, noi dobbiamo lavorare oggi per fare le cose in questo spirito, sapendo che comunque la prospettiva a medio lungo termine è, come non potrebbe essere altrimenti, una prospettiva di lungo termine.
In questo senso mi trovo perfettamente. Io ho seguito per altri motivi tutti i temi che sono anche di equilibrio. Il tema della sostenibilità rispetto al tema della sicurezza. Questo è un tema che, con grande rispetto, il territorio deve confrontarsi; è un tema che ci interroga a livello nazionale, ma permettetemi di dirlo, anche a livello mondiale.
Anche le recenti alluvioni, che purtroppo abbiamo dovuto vedere, se parliamo di alluvioni, in altri Paesi, anche vicini culturalmente ai nostri perché, quando ci avviciniamo a altre aree del mondo, le sentiamo anche un po' distanti come organizzazione.
Quando vediamo che queste cose possono accadere in Paesi europei, quindi sostanzialmente con culture e atteggiamenti simili al nostro, allora ci rendiamo conto che il tema del cambiamento climatico, di come il cambiamento climatico debba essere affrontato nell'ambito della sostenibilità, sono temi sicuramente importantissimi, da affrontare in maniera sistemica.
Io sono partecipe, per quello che posso esserne, ovviamente, non è un tema che, come commissario, mi posso porre nell'ambito dell'attività, ne devo tener conto, attenzione, non vorrei essere frainteso. Sono partecipe nella vostra discussione, sono presente per quello che posso fare.
Ovviamente il tempo di vita della struttura commissariale è un tempo di vita diverso. Quindi, su questo, lo vorrei dire perché, come temi trasversali, avete tutti, anche se qualche volta in maniera leggermente diversa, toccato una parola che è cruciale per qualunque attività che si svolga in qualunque fase, sia essa emergenziale, che sia di prima ricostruzione, che sia dopo i 18 mesi, che sia dopo, che è il tema della fiducia.
E qualcuno di voi ha contrapposto, secondo me, in maniera assolutamente corretta il tema della fiducia e il tema della paura. Se non c'è fiducia c'è smarrimento, c'è paura. Credo che questo tema della fiducia, che è la fiducia dei cittadini, ma che è la fiducia delle imprese, perché poi sono due livelli diversi, debba trovare sintesi nel rapporto reale che esiste tra il cittadino, la politica in senso generale e in primo luogo i sindaci, perché quando si parla con i sindaci in qualche modo, molti di voi, quasi tutti direi, ma molti sicuramente hanno avuto esperienza e provengono dal territorio come sindaco, perché il sindaco, certamente ha un pensiero politico che è un pensiero di prospettiva, il programma, l'idea, però poi cittadino vuole la risposta e quando il cittadino vuole la risposta, non ti vede assegnato ad un settore piuttosto che a un altro, ma vuole la risposta.
Noi siamo nella fase in cui il cittadino, che la risposta la dia il sindaco, la regione, la provincia, il commissario, il prefetto, non interessa: vuole la risposta. Quindi, noi insieme dobbiamo fornire questa risposta. Solo così noi costruiamo un vero rapporto di fiducia.
Se noi riusciamo a cementare e dire anche chiaramente quello che siamo in grado di fare, perché il tema della fiducia, secondo me, deve essere avvicinato ad un altro ragionamento che è il tema dell'aspettativa. L'aspettativa e la fiducia vanno a braccetto. Se noi creiamo aspettative alle quali non siamo in grado di dare risposta, noi lavoriamo sulla fiducia.
Quindi, noi dobbiamo dire chiaramente quello che siamo in grado di fare, con i limiti alcune volte che questo ci comporta. Io sono tra quelli, provenendo dal territorio e ne sono fiero, che preferisce una discussione in più col cittadino, al quale bisogna spiegare i limiti e le possibilità piuttosto che creargli in un'aspettativa alla quale poi il giorno dopo non sono in grado di dare una risposta.
Qua incliniamo il rapporto di fiducia, se noi creiamo un'aspettativa quale non siamo in grado di dare risposte. Quindi questo nuovo patto, va bene, mi piace, io ripeto, mi piace l'obiettivo, poi chiamiamolo come ci pare, deve passare attraverso quello che noi che siamo realmente in grado di proporre, quindi, anche lì i piani, le attività, le opere, quelle che siamo realmente in grado di proporre al cittadino, non quello che vorremmo proporgli, ma quello che noi siamo in grado realmente di fare.
L'analisi in questo senso va in quella direzione: non può che essere nel metodo che ciò avviene; il metodo di confronto perché, se il sindaco gli dice una cosa, la Regione dice un'altra, il commissario dice un'altra ancora, ecco lì che non raggiungiamo l'obiettivo.
Chiunque abbia ragione in questo percorso, quindi il metodo di concertazione, al di là del pensiero a lungo termine, credo che sia un elemento fondamentale. Io credo che per chiudere questa breve riflessione, di cui veramente vi ringrazio, ho imparato molto oggi, stamattina, la concretezza passa attraverso il rispetto. Qualcuno diceva: noi dobbiamo comprendere i cittadini quando vengono.
Noi li comprendiamo se abbiamo rispetto e noi il rispetto l'abbiamo profondo dei dolori, delle difficoltà, ma dobbiamo avere rispetto anche dei percorsi che proponiamo. Quindi, se noi lavoriamo con concretezza, con unità, sapendo che al di là del pensiero a medio lungo termine e ciò che è stato fatto poi nel passato, ecco, allora noi diamo un segnale di serietà che il cittadino apprezza, anche andandogli a spiegare cose che il cittadino non si vuole sentir dire, perché alcune volte accade anche questo.
Chiudo con una riflessione ultima: noi abbiamo la necessità di raccontare le cose come stanno, di raccontarle nelle loro positività, ma di evidenziare anche le criticità che esistono. Se si abita in aree dove il rischio è elevato, noi dobbiamo parlare con i cittadini, spiegare che cosa significa abitare in quelle aree e fare tutto il possibile per la mitigazione del rischio.
Non vorrei fare esempi con altre parti del nostro territorio nazionale dove il rischio è più difficilmente mitigabile; per esempio, per altri tipi di situazioni. La soluzione è andare a parlare, spiegare che evidentemente abitare in determinate zone ti espone ad un rischio diverso rispetto al luogo in cui tu ti trovi.
Credo che questa questione intercetti, e chiudo con la parte ordinaria e straordinaria, il tema delle aree centrali, interne, appenniniche, chiamiamole come ci pare, il tema dello spopolamento non nasce col maggio del '23, è un tema che sicuramente vi avrà assorbito nelle discussioni, che è una discussione regionale locale, ma anche una discussione nazionale. Quindi dobbiamo capire come fare in maniera tale che questi eventi non accelerino certi processi, anzi, addirittura possano essere in qualche modo forieri di una valutazione completamente e diametralmente opposta.
Però, ecco, io vi posso dire personalmente, vi ringrazio davvero, che molte volte quando gli eventi disastrosi, in quota parte questo, ma tanti altri, colpiscono già aree che sono soggette a dei fenomeni in corso, è evidente che l'evento emergenziale amplifica quel tipo di problematica e quindi noi dobbiamo trovare il modo proprio per cercare per mettere insieme quell'ordinarietà che stava andando in una direzione che non ci piaceva, perché a nessuno piace lo spopolamento delle aree appenniniche, come in qualche modo quel fenomeno, che magari era già in corso o che in qualche modo era già in quella direzione, non solo non venga amplificato, ma possa trovare una rotta divergente, con una politica territoriale nuova e anche per quello che può fare chiaramente la struttura commissariale. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei. In conclusione, la parola al Presidente della Giunta, Michele de Pascale.
DE PASCALE, Presidente della Giunta: Grazie Presidente.
Anche io ho apprezzato molto, come il commissario Curcio, il dibattito di questa mattina. Mi è sembrato molto utile, molto positivo e credo che ci abbia permesso e consentito a tutti, comunque, di fare dei passi avanti sia nella comprensione delle opinioni e valutazioni reciproche, sa anche in un aggiornamento rispetto al lavoro che stiamo conducendo e che sta venendo avanti.
Poi non posso che essere lusingato ed apprezzare i complimenti sull'eloquio, sull’esposizione tra la consigliera Evangelisti e la consigliere Ugolini, ormai, è un clima che, da bagnino romagnolo, un po' mi lusinga e mi colpisce.
Però l'invito che faccio a tutti, e veramente lo faccio dal profondo del cuore, è di veramente stare al merito delle cose che ho provato a dire questa mattina, perché ci credo veramente e ci credo in profondità e ogni mia energia, da quando quella sera sono salito su quel palco per commentare l'elezione, a questa mattina, su questo tema, ogni mia parola e ogni mia azione, non dico che ci sia sempre riuscito, perché siamo tutti esseri umani e possiamo sbagliare, è stata rivolta al tentativo di farci fare tutti insieme uno scatto in avanti sulla gestione di questa partita.
Questa è la mia finalità. Quando non ci riesco è perché non ne sono capace, non perché non ne ho l’intenzione. Almeno sulla buona fede di questo mio tentativo spero di riuscire a convincervi, non sulla mia capacità, ma sulla mia buona fede.
Per poter lavorare insieme, sia in questa sede che in un rapporto istituzionale, questo lo difendo, che risponde alla Repubblica, prima le parti per i quali uno viene candidato ed eletto, perché io quando dialogo col sindaco di Forlì non sto dialogando fra centrosinistra e centrodestra, sto dialogando fra la regione Emilia-Romagna e il comune di Forlì, quindi, ripeto, c'è un dialogo interistituzionale che deve essere in grado di superare elementi di responsabilità, che ovviamente ci sono e che sono complessi nelle strutture tecniche, elementi di divergenza politica e che poi invece trova nelle assemblee, quelle comunali, quelle provinciali, quelle regionali e quelle parlamentari, anche il legittimo dibattito politico, delle differenze che esistono e che ci sono.
Cioè, gli attacchi che mi fa ormai con una certa consuetudine il consigliere Ferrero e che me li faceva quando ero sindaco, che me li riporta, più o meno non fa neanche tanta fatica a dover riscrivere gli interventi, io non pretendo che finiscano, sono parte della sua funzione e del suo ruolo.
Il fatto che la consigliera Larghetti, e io con lei, e lei anche contro di me, ritenga che non ci sia sufficiente attenzione nei confronti del governo e anche della regione Emilia-Romagna rispetto al tema del contrasto dei cambiamenti climatici, cioè, nel senso, io e lei siamo d'accordo nel criticare il governo, poi lei probabilmente critica anche me in questo senso, però, il ragionamento è parte della normale dialettica politica, fa parte del luogo del lavoro rispetto dal fatto che abbiamo opinioni politiche diverse, anche nel giudicare legittimamente come si è comportata la regione Emilia-Romagna, il tal comune, il governo.
Però se questo livello di legittima diversità e di confronto si svolge come si è svolto questa mattina, da parte di tutti coloro che sono intervenuti, secondo me, rispetto al dibattito che abbiamo vissuto e di cui siamo stati tutti in parte protagonisti, io non sono arrivato in questo seggio da Marte, diciamo, quindi tutti siamo stati protagonisti di quel tipo di dibattito.
Secondo me, aiuta poi la dinamica istituzionale, da un lato, a fare meglio nella sua sede, perché i consigli e i suggerimenti, gli stimoli che possono venire da questa Assemblea sono molto utili alla Giunta e a tutte le strutture tecniche della Regione, ma aiuta anche un dialogo corretto e veramente interistituzionale fra il comune, dal più piccolo al più grande, le province, la città metropolitana, che hanno un ruolo molto importante, la Regione e il Governo e, ripeto, visto che tutti siamo d'accordo che abbiamo un problema legato ai finanziamenti P.N.R.R., io ci tiro sempre dentro anche il tema dell'Unione Europea, perché poi le risorse nessuno ha diciamo la fragilità di pensare che il governo le possa trovare tutte da sole all'interno del proprio bilancio, perché non ci sono e quindi il tema dei finanziamenti europei è importante; il ministro che gestisce il P.N.R.R. e i fondi strutturali sedeva su questi banchi fino a qualche anno fa, l’ex ministro con cui abbiamo condiviso tutta la negoziazione P.N.R.R. e questi fondi ora è commissario europeo, non dovremmo avere difficoltà anche in quella sede a tirare le fila del nostro lavoro.
Ecco, questo è il senso e io sinceramente quindi il dibattito di questa mattina lo vedo assolutamente positivo, da tutte le parti anche negli accenti, ovviamente, più critici e più duri, perché mi sembra ricondotto a questa finalità.
Qual è un altro punto che, secondo me, è molto utile. Posto che sono convinto e sono ottimista che sulla parte indennizzi e i privati, con poca fatica, fuori dalla polemica e dallo scontro e che con interventi mirati e ben assestati e anche con l'estensione al ’24, che rischia di creare ovviamente una iniquità clamorosa perché nello stesso bacino il rischio è che la casa A prenda l'indennizzo e la casa B, a 100 metri, non lo prenda perché si è semplicemente allagata un anno dopo.
Dicevo, se su quella parte è un lavoro molto tecnico che in un rapporto rinnovato di collaborazione fra territorio, patto per il lavoro, patto per il clima e quindi sindacati, associazioni di impresa, ordini professionali, struttura commissariale e potere legislativo, perché in alcuni casi le correzioni sono necessarie nella norma primaria, senza la quale non si va da nessuna parte, penso che ce la si possa fare. Il tema della messa in sicurezza del territorio è molto più complesso e molto più difficile ed è anche la parte che oggettivamente finora non ha avuto, questa è la critica che ho sempre mosso io e quindi con lo stesso principio con cui le muovono tutti, le muovo anche io.
Una gestione ordinata fra funzioni della struttura commissariale, funzioni della regione Emilia-Romagna, funzioni di soggetti importantissimi che operano sul territorio - penso al tema della rete di bonifica - quella parte lì, motivo che mi aveva portato a dire “legittimo assolutamente che il governo non voglia nominare il Presidente della Regione”, io mi inalbero quando non viene rispettato un mio diritto, non quando non viene accolta una mia proposta, quindi, io ho tutto il diritto di fare una proposta e il governo legittimamente ha tutto il diritto di non recepirla.
Con la stessa forza però non possiamo andare avanti così. Il metodo, il meccanismo, l'organizzazione e lo schema che ci siamo dati non sta producendo il risultato e quando uno schema che ti dai non produce il risultato, lo schema lo devi cambiare.
Ora ripeto, e io sono convinto che sarebbe successo in ogni caso, dobbiamo definire un nuovo schema. Mi rifaccio anche a quello che diceva la consigliera Castaldini prima, abbiamo la necessità anche di una grande operazione trasparenza su quella che è la via ordinaria per la gestione di questi interventi, perché se ci diciamo che al commissario chiediamo alcuni interventi molto forti e molto robusti, che consentano di fare in poco tempo ciò che normalmente avverrebbe in molto tempo e anche di reperire insieme le risorse economiche per finanziarlo, ma che vogliamo ricondurre lo schema a una sua fisiologia, non dico ordinarietà, ma fisiologia, allora dobbiamo partire.
Punto 1: noi abbiamo il tema dell'autorità di bacino che - non ero qui io e probabilmente non c'eravate neanche voi- che è stata fusa in un'unica agenzia di bacino che oggi si occupa di tutto il fiume Po, del bacino del Reno e dei fiumi romagnoli.
Abbiamo un'unica struttura che è una emanazione del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, che si occupa dei piani di adeguamento di tutta la rete fluviale della nostra regione e oltre. Lo dico per tutti i presenti che abitano nei bacini del Po: negli ultimi due anni, probabilmente questa agenzia è stata costretta a lavorare quasi esclusivamente per il Reno e per i fiumi romagnoli, perché gli si è scaraventata addosso una mole di attività abnorme in termini di aggiornamento di tutti i PAI.
È assolutamente utile ed interessante, noi li abbiamo incontrati nuovamente ieri sera, che in commissione, in un luogo deputato, l'autorità del fiume Po venga a dare conto dell'adeguamento dei PAI che stanno venendo avanti e che sono lo strumento dello Stato, non lo strumento della Regione, col quale lo Stato, fiume per fiume, identifica la capacità che devono avere i fiumi di gestire i volumi d'acqua.
Quindi, sulla base degli storici di evento, che sono tutti cambiati, alcuni sono cambiati due volte in due anni perché sono cambiati nel ‘23 e sono ricambiati nel ‘24, aggiorna complessivamente il piano.
Poi, nell'ordinarietà, quella che dobbiamo rifuggire, dobbiamo recuperare la fisiologia ma non l'ordinarietà, perché l'ordinarietà è una brutta ordinarietà nel nostro Paese.
L'ordinarietà poi è che i soggetti attuatori che per la parte del Reno e dei fiumi romagnoli si chiamano regione Emilia-Romagna e per la parte del Po si chiamano regione Emilia-Romagna e Aipo, che è un'agenzia interregionale della quale noi siamo solo uno dei quattro protagonisti, sono chiamate a candidare progettualità per adeguarsi a quei piani, a bandi che vengono fatti periodicamente sempre dal MASE e che hanno una percentuale di finanziamento, ripeto, sulla quale attribuire responsabilità a questo governo sarebbe difficile, ma sul quale questo governo si sta muovendo in totale e assoluta continuità con tutti i suoi predecessori, hanno una percentuale piccolissima.
Anche perché, e anche quello l'ho detto come elemento di autocritica, sono molte più le pressioni che vengono in Italia da tutti gli enti locali, di ogni ordine e grado, per una ferrovia, una tangenziale, l'ampliamento di una strada.
Lo sappiamo tutti, quando si fa la discussione sulle opere pubbliche, c'è una pressione popolare incredibile.
I governi, da quello Meloni a tutti quelli che lo hanno preceduto, ce lo dobbiamo dire, dal basso, da tutta Italia, sulle opere di prevenzione che si vedono meno, ma che sono importanti quando hai le tragedie, hanno anche avuto sempre molte meno pressioni. Lì serve un cambio culturale, anche nel dire al governo, per questo territorio, se le risorse sono meno, mettiamole principalmente nella prevenzione.
Poi qualcuno la mette ovviamente in polemica politica e dice: non fate il ponte sullo stretto e mettete 15 miliardi sulle opere di prevenzione. Se ci sono sia per il ponte che sulle opere di prevenzione, lo sa il governo, ma è un criterio di priorità, le risorse vanno messe sulle opere di prevenzione.
Anche perché noi abbiamo metà di questa regione, tante o poche, che può attingere alle risorse della struttura commissariale per le opere di messa in sicurezza e un'altra metà di questa regione che da quelle risorse non può attingere, cioè il meccanismo sulla larga parte della provincia di Modena, sulla larga parte della provincia di Reggio, di Parma, di Piacenza e anche una parte significativa del territorio ferrarese, oggi sono fuori dalla possibilità di attingere alle opere della struttura commissariale per realizzare opere, ma non hanno meno bisogno di opere per la messa in sicurezza del territorio.
Se noi ridefiniamo questo, possiamo condividere un percorso di priorità qui dentro che fa l'ordinarietà e cioè, che nell'ordinarietà, nella fisiologia rimette in cammino un meccanismo. Qual è il punto su cui concludo: non possiamo aspettare tutto questo perché adesso siamo tutti lì che aggiorniamo il cellulare perché c'è una piena a Marradi e le istituzioni locali del bacino del Lamone e del Marzeno, mentre noi siamo qui, sono sul fiume a guardare la piena che scende da Marradi e i nostri tecnici dell'agenzia di Protezione Civile, sono al COR per verificare l'andamento e la teniamo monitorata ogni secondo.
Ergo, cosa che non c'è stato modo di fare fino adesso e che invece secondo me da qui deve partire con la richiesta forte che venga fatta, dove, in attesa dell'aggiornamento dei Pair, in attesa della ridefinizione delle fonti di finanziamento, in attesa dello studio complessivo di tutto, noi su ogni bacino, che è andato più volte in crisi, e su strutture complicatissime come quelle della città di Bologna che, diciamo, ha una peculiarità diversa da tutto il resto del territorio, perché ha una rete di canali che è stratificata dal medioevo ad oggi, come sua forma di costituzione, quindi, al di là delle scelte giuste e quelle sbagliate, è uno sguardo indietro un po' impegnativo quello del reticolo idrografico di Bologna e, quindi, il tema di Bologna è un tema molto complesso, molto preoccupante, che per quello ha meritato anche un focus specifico.
Dicevo, questo elemento necessita in tutti questi nodi complessi di alcuni interventi straordinari. Che poi il piano ci dirà che vanno aumentati ulteriormente: li aumenteremo ulteriormente. Che poi il piano ci dirà che bisogna farne anche un altro: ne faremo anche un altro.
Però questo schema è quello su cui, non con facilità, ma stiamo lavorando, ma che a un certo punto si è bloccato perché si è detto interventi urgenti, ricostruzione, aumento della sicurezza dopo l'approvazione del piano speciale e questa cosa ci ha mandati in crisi oggettivamente e quindi dobbiamo recuperare anche questo pezzo di attività, e proveremo con tutti noi stessi a realizzarlo e a farlo.
E poi sono certo, quando andremo in quel comune che vuole che la cassa venga realizzata nel comune accanto o da quel proprietario che vuole che la cassa venga realizzata nel terreno del proprietario a fianco, perché questa è una dinamica che chi ha fatto il sindaco e l'amministratore conosce molto bene, sono assolutamente certo che, quando i tecnici ci diranno che invece la cassa va fatta in quel comune e il terreno è quello del signor Giovanni e non della signora Maria, tutti qui dentro avremo la forza politica, la coesione istituzionale, di spiegare che quella scelta è la scelta giusta, sia che il comune sia governato da Tizio, da Caio o da Sempronio.
Questa è la forza che possiamo provare ad avere e anche a esercitare da questa sede.
Però, su questo, ripeto, dobbiamo saper produrre uno scatto e non vincolarlo alla normale dialettica e divergenza di opinione che in questa sede ci sarà sempre, e per fortuna, anche perché, come dire, in campagna elettorale abbiamo anche detto cose diverse ed è legittimo e giusto che ciascuno qui rappresenti le cose che ha detto in campagna elettorale, ma se queste diversità le utilizziamo poi per dare forza ad un'azione comune, io penso che saremo in grado di vincere questa sfida che, peraltro, permettetemi, questa terra ha sempre dovuto affrontare, perché una parte molto rilevante di questa regione è una regione di bonifica.
Quindi, è un terreno che ha una fragilità storica, strutturale, che è stata conquistata dagli uomini e le donne alla malaria, cioè, abbiamo alle spalle storie di gestione corretta delle acque e di difesa del territorio, ecco, essere all'altezza di quell'impegno non può non farci vincere questa sfida che abbiamo davanti. Grazie.
PRESIDENTE (Fabbri): Grazie a lei Presidente. Abbiamo concluso questa prima parte dell'Assemblea, quindi, dichiaro chiusa la prima parte e ci rivediamo alle 14:30 per proseguire. Ovviamente, ringrazio il Commissario ing. Curcio.
La seduta ha termine alle ore 13,19
Allegato
Partecipanti alla seduta
Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
ALBASI Lodovico, ANCARANI Valentina, ARAGONA Alessandro, ARDUINI Maria Laura, ARLETTI Annalisa, BOCCHI Priamo, BOSI Niccolò, BURANI Paolo, CALVANO Paolo, CARLETTI Elena, CASADEI Lorenzo, CASTALDINI Valentina, CASTELLARI Fabrizio, COSTA Andrea, COSTI Maria, CRITELLI Francesco, DAFFADÀ Matteo, DONINI Raffaele, EVANGELISTI Marta, FABBRI Maurizio, FERRARI Ludovica Carla, FERRERO Alberto, FIAZZA Tommaso, FORNILI Anna, GIANELLA Fausto, GORDINI Giovanni, LARGHETTI Simona, LEMBI Simona, LORI Barbara, LUCCHI Francesca, MARCELLO Nicola, MASSARI Andrea, MUZZARELLI Gian Carlo, PALDINO Vincenzo, PARMA Alice, PESTELLI Luca, PETITTI Emma, PRONI Eleonora, PULITANÒ Ferdinando, QUINTAVALLA Luca Giovanni, SASSONE Francesco, TAGLIAFERRI Giancarlo, TRANDE Paolo, UGOLINI Elena, VALBONESI Daniele, VIGNALI Pietro, ZAPPATERRA Marcella
Hanno partecipato alla seduta:
il Presidente della Giunta DE PASCALE Michele
la sottosegretaria RONTINI Manuela
gli assessori ALLEGNI Gessica, BARUFFI Davide, COLLA Vincenzo, CONTI Isabella, FABI Massimo, FRISONI Roberta, PAGLIA Giovanni, PRIOLO Irene.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta l’assessore MAMMI Alessio e l’assessora MAZZONI Elena.
Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno
Comunicazioni ai sensi dell’art. 68 comma 1 lettera d):
L’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa con delibera n. 4 del 16 gennaio 2025 prende atto che, secondo le comunicazioni pervenute, i nominativi dei Presidenti e dei Vicepresidenti, qualora nominati, dei Gruppi assembleari della XII legislatura, sono i seguenti:
GRUPPO ASSEMBLEARE |
PRESIDENTE |
VICEPRESIDENTE |
PARTITO DEMOCRATICO - DE PASCALE PRESIDENTE |
Calvano Paolo |
Parma Alice |
FRATELLI D’ITALIA - GIORGIA MELONI |
Evangelisti Marta |
|
LEGA SALVINI EMILIA-ROMAGNA - IL POPOLO DELLA FAMIGLIA |
Fiazza Tommaso |
|
CIVICI, CON DE PASCALE PRESIDENTE |
Paldino Vincenzo |
|
MOVIMENTO 5 STELLE |
Casadei Lorenzo |
|
ALLEANZA VERDI SINISTRA - COALIZIONI CIVICHE - POSSIBILE |
Larghetti Simona |
|
FORZA ITALIA - BERLUSCONI - UGOLINI PRESIDENTE - NOI MODERATI |
Vignali Pietro |
|
ELENA UGOLINI PRESIDENTE RETE CIVICA |
Ugolini Elena (fino 30/06/2027) Mastacchi Marco (dal 01/07/2027 a fine legislatura) |
Mastacchi Marco (fino al 30/06/2027) Ugolini Elena (dal 01/07/2027 a fine legislatura) |
Sono pervenuti i sottonotati documenti:
INTERROGAZIONI
40 - Interrogazione a risposta orale in commissione relativa ai minori, interessati da un'Ordinanza dell'Autorità Giudiziaria, che non sono stati presi in carico dalle strutture sanitarie regionali. A firma della Consigliera: Castaldini
41 - Interrogazione a risposta scritta circa le misure da adottare al fine di garantire un rapido ripristino della linea telefonica nella frazione di Cinque Cerri a Sasso Marconi (Bo). A firma della Consigliera: Evangelisti
42 - Interrogazione a risposta scritta in merito agli investimenti per la stazione sciistica di Schia (PR). A firma del Consigliere: Vignali
43 - Interrogazione a risposta scritta relativa alla gestione delle autoscale del Corpo dei Vigili del Fuoco in Emilia-Romagna, con particolare riguardo alla situazione del Comando provinciale di Modena. A firma dei Consiglieri: Arletti, Pulitanò, Tagliaferri, Marcello
45 - Interrogazione a risposta orale in commissione per conoscere il futuro dei Centri di assistenza urgenza (CAU) istituiti in Emilia-Romagna. A firma della Consigliera: Castaldini
46 - Interrogazione a risposta scritta in merito all'intervento che la Regione ha intenzione di realizzare per la riqualificazione della scuola dell'infanzia di Serra Malvezzi (BO), alla luce delle criticità rilevate nella viabilità veicolare e della situazione di rischio idrogeologico in cui versa il territorio. A firma del Consigliere: Mastacchi
47 - Interrogazione a risposta scritta per sapere con quali iniziative la Giunta intenda promuovere la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini. A firma del Consigliere: Fiazza
49 - Interrogazione a risposta scritta in merito alla esclusione della sezione "Trasporti e magazzinaggio" dal bando per il sostegno a progetti di internalizzazione delle PMI e aggregazioni di PMI, approvato con delibera n. 2150/2024. A firma del Consigliere: Bocchi
50 - Interrogazione a risposta scritta in merito a un bando di concorso per Professore universitario di ruolo di seconda fascia presso l'Università di Parma. A firma dei Consiglieri: Bocchi, Gianella, Aragona, Tagliaferri
51 - Interrogazione a risposta orale in Commissione in merito ai risultati e ai costi di gestione dei Centri di Assistenza Urgenza (CAU). A firma del Consigliere: Vignali
52 - Interrogazione a risposta scritta sulla dichiarazione di non sussistenza dell'interesse di pubblica utilità riguardo l'intervento di bonifica della discarica che insiste in località San Michele Gatti nel comune di Felino (PR) e sulle soluzioni che si stanno valutando per risolvere la problematica. A firma del Consigliere: Vignali
53 - Interrogazione a risposta scritta relativa alle misure da adottare al fine di giungere alla soluzione della crisi in atto nell'azienda Lafert Group e di scongiurare l'annunciata chiusura dello stabilimento di Fusignano (RA). A firma dei Consiglieri: Proni, Bosi, Castellari, Lembi
57 - Interrogazione a risposta scritta circa il bando relativo al bonus una tantum per le associazioni sportive dilettantistiche (ASD) e le società sportive dilettantistiche (SSD), in difficoltà a causa dell'emergenza sanitaria Covid 19. A firma del Consigliere: Bocchi
60 - Interrogazione a risposta scritta in merito alle tempistiche e modalità previste per la valutazione dei costi-benefici dei Centri assistenza urgenza (CAU). A firma dei Consiglieri: Pulitanò, Bocchi, Evangelisti, Sassone, Aragona, Arletti, Pestelli, Ferrero, Tagliaferri, Marcello, Gianella
61 - Interrogazione a risposta scritta relativa alle misure da adottare, anche congiuntamente all'Amministrazione comunale, al fine di limitare le situazioni di traffico congestionato, in occasione dei diversi eventi fieristici che si tengono a Bologna. A firma dei Consiglieri: Mastacchi, Ugolini
63 - Interrogazione a risposta scritta riguardo la realizzazione della autostrada regionale Cispadana. A firma dei Consiglieri: Pulitanò, Arletti, Aragona, Gianella
72 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sul fenomeno delle baby gang e sulle azioni necessarie per contrastarlo. A firma del Consigliere: Vignali
73 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sul quadro generale del "Bando Paratie", relativamente alle domande presentate e alle risorse a copertura. A firma della Consigliera: Lucchi
74 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle prospettive che si stanno palesando nell'ambito dell'interlocuzione avviata a salvaguardia delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento Lafert di Fusignano (RA). A firma dei Consiglieri: Proni, Bosi
75 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quale sia l'intendimento della Giunta in merito ai CAU: se intenda ripristinare i Punti di Primo Intervento in tutte quelle zone in cui questi sono stati sostituiti dai CAU e procedere con nuovi investimenti per migliorare e rinforzare il servizio di emergenza urgenza. A firma della Consigliera: Ugolini
76 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sulle possibili azioni da intraprendere per incrementare la conoscenza dei Centri di Assistenza Urgenza (CAU), illustrandone funzioni, criteri di accesso e loro dislocazione sul territorio, al fine di favorire una gestione più appropriata dei bisogni di cura a bassa complessità. A firma del Consigliere: Casadei
77 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il dibattito riguardante il percorso finalizzato al raggiungimento dell'autonomia differenziata. A firma del Consigliere: Fiazza
78 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali azioni siano state intraprese fino ad oggi per contenere la diffusione dei PFAS (sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche) nei corpi idrici regionali. A firma dei Consiglieri: Burani, Larghetti, Trande
79 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali misure la Giunta intenda adottare per contrastare gli attacchi dei lupi agli animali da allevamento nel Piacentino e nel Bolognese, nonché nelle altre aree a rischio della regione. A firma dei Consiglieri: Tagliaferri, Evangelisti
80 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle azioni necessarie per rispristinare nella prima fascia l'Ufficio delle Dogane di Ravenna e rivedere gli altri declassamenti previsti per gli altri snodi strategici regionali. A firma dei Consiglieri: Paldino, Gordini
81 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali azioni si porranno in essere per modificare la recente riforma sanitaria e quale sarà il futuro dei Centri Emergenza Urgenza (CAU), soprattutto nei territori della provincia, anche rispetto ai Pronto soccorso esistenti. A firma della Consigliera: Evangelisti
RISOLUZIONI
44 - Risoluzione per impegnare la Giunta a fornire gratuitamente prodotti antilarvali da utilizzare in acque stagnanti al fine di ridurre la diffusione della zanzara comune e della zanzara tigre sul territorio regionale. (15 01 25). A firma della Consigliera: Castaldini
48 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad esprimere sostegno alle Forze dell'Ordine e apprezzamento per il loro operato. (20 01 25). A firma dei Consiglieri: Arletti, Bocchi, Evangelisti, Tagliaferri, Pulitanò, Pestelli, Sassone, Aragona, Ferrero, Gianella, Marcello
54 - Risoluzione per impegnare la Giunta a presentare un piano strategico per l'implementazione e il supporto dei sistemi di videosorveglianza dotati di intelligenza artificiale (IA) e dispositivi OCR (Optical Character Recognition), coinvolgendo i comuni e le parti interessate. (22 01 25). A firma del Consigliere: Aragona
55 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi per verificare la situazione attuale della frana in località Ca' di Sotto, a San Benedetto Val di Sambro in provincia di Bologna, e per garantire la ripresa immediata dei lavori di messa in sicurezza. (22 01 25) A firma della Consigliera: Evangelisti
58 - Risoluzione a sostegno di misure di incentivazione al settore autotrasporti e in particolare al conseguimento delle patenti professionali. (22 01 25). A firma dei Consiglieri: Bocchi, Tagliaferri
64 - Risoluzione per impegnare la Giunta a mettere in campo azioni e interventi per evitare il ripetersi di violenze di natura omofoba, con particolare riguardo a recenti episodi ai danni del Circolo Cassero, a Bologna. (23 01 25). A firma dei Consiglieri: Gordini, Paldino, Larghetti
65 - Risoluzione per impegnare la Giunta a revocare ogni atto esecutivo relativo alle interlocuzioni e la pre-intesa siglata con il Governo denominato "Accordo preliminare tra Governo e Regione Emilia-Romagna sull'autonomia rinforzata". (23 01 25). A firma dei Consiglieri: Trande, Larghetti, Burani
67 - Risoluzione relativa all'approvazione dei bilanci preventivi delle Aziende Sanitarie Regionali entro il 31 dicembre di ogni anno. (23 01 25) A firma della Consigliera: Castaldini
68 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi, anche di concerto con gli altri livelli istituzionali, per sostenere economicamente i comuni interessati da eventi franosi, al fine del ripristino della viabilità interrotta o danneggiata, minimizzando i disagi per cittadini e imprese. (24 01 25). A firma della Consigliera: Evangelisti
69 - Risoluzione per impegnare la Giunta a considerare il progetto della bretella Reno-Setta tra le opere di maggior interesse, inserendola nel programma delle priorità strategiche infrastrutturali per la Regione Emilia-Romagna, affinché sia ricompresa nel Programma ANAS-MIT 2023-2026. (24 01 25). A firma della Consigliera: Evangelisti
70 - Risoluzione per impegnare la Giunta a effettuare una ricognizione sulle linee di trasporto pubblico della Regione, per verificare il rispetto del principio di parità di trattamento delle persone con disabilità e per garantire loro la piena fruizione del diritto alla mobilità. (24 01 25). A firma della Consigliera: Evangelisti
71 - Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere il potenziamento delle infrastrutture di telefonia mobile nella zona Alta Valnure (PC), specialmente nel tratto tra Bettola e Ferriere, al fine di garantire una copertura adeguata per tutti i residenti e le imprese, con particolare attenzione alle aree più disagiate e isolate. (24 01 25). A firma del Consigliere: Tagliaferri
INTERPELLANZA
56 - Interpellanza per conoscere i tempi e le modalità per proseguire la fase di messa in sicurezza definitiva dell'area nelle località Cà di Sotto e Cà dei Giardini, nel territorio di San Benedetto Val di Sambro, alla luce della recente riattivazione del movimento franoso. A firma dei Consiglieri: Mastacchi, Ugolini
Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), del Regolamento interno, circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione dei seguenti decreti dal 04/01/2025 al 23/01/2025
DPGR n. 1 del 07/01/2025
Sostituzione di un consigliere nella Camera di Commercio di Bologna in rappresentanza delle associazioni a tutela dei consumatori
DPGR n. 4 del 10/01/2025
Nomina del Presidente e dei componenti dell’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale della Regione Emilia-Romagna
DPGR n. 10 del 22/01/2025
Costituzione del Consiglio di Amministrazione dell’Ipab “Asilo d’Infanzia Maria Ceccarini”, con sede a Riccione (RN)
(Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno - n. 2 prot. PG/2025/2055 del 27 gennaio 2025)
IL PRESIDENTE |
I SEGRETARI |
Fabbri |
Pestelli - Trande |