Resoconto integrale n. 5
Seduta del 9 febbraio 2016
Il giorno 9 febbraio 2016 alle ore 10,00 è convocata, con nota prot. n. AL.2016.5052 del 02/02/2016, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna, Viale A. Moro n. 50, in udienza conoscitiva la Commissione Cultura, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport e Legalità.
Partecipano alla seduta i consiglieri:
Cognome e nome |
Qualifica |
Gruppo |
Voto |
|
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PARUOLO GIUSEPPE |
Presidente |
Partito Democratico |
5 |
presente |
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AIMI ENRICO |
Vicepresidente |
Forza Italia |
2 |
presente |
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RAVAIOLI VALENTINA |
Vicepresidente |
Partito Democratico |
5 |
presente |
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ALLEVA PIERGIOVANNI |
Componente |
L’Altra Emilia Romagna |
1 |
assente |
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BOSCHINI GIUSEPPE |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
presente |
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CALIANDRO STEFANO |
Componente |
Partito Democratico |
1 |
assente |
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CAMPEDELLI Enrico |
Componente |
Partito Democratico |
1 |
presente |
||
FOTI TOMMASO |
Componente |
Fratelli d’Italia |
1 |
presente |
||
GIBERTONI GIULIA |
Componente |
Movimento 5 Stelle |
5 |
presente |
||
IOTTI MASSIMO |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
presente |
||
LIVERANI ANDREA |
Componente |
Lega Nord |
3 |
presente |
||
MARCHETTI FRANCESCA |
Componente |
Partito Democratico |
5 |
presente |
||
PETTAZZONI MARCO |
Componente |
Lega Nord |
4 |
presente |
||
PRODI SILVIA |
Componente |
Partito Democratico |
3 |
presente |
||
PRUCCOLI GIORGIO |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
assente |
||
RANCAN MATTEO |
Componente |
Lega Nord |
2 |
presente |
||
RONTINI MANUELA |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
presente |
||
TARASCONI Katia |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
presente |
||
TARUFFI IGOR |
Componente |
Sinistra Ecologia Libertà |
1 |
presente |
||
TORRI YURI |
Componente |
Sinistra Ecologia Libertà |
1 |
presente |
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Sono presenti i consiglieri Mirco BAGNARI (PD), Roberta MORI (PD) e Luciana SERRI (PD).
Partecipa alla seduta: Massimo MEZZETTI (Assessore alla cultura, politiche giovanili e politiche per la legalità)
Esame abbinato degli oggetti:
1887 – Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Memorie del Novecento – Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna». (Delibera di Giunta n. 2232 del 28.12.2015) – TESTO BASE
164 – Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «La promozione del Giorno del Ricordo in Emilia-Romagna». (10.02.2015 a firma dei consiglieri Bignami, Aimi)
1944 – Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Promozione del Giorno della libertà in Emilia-Romagna». (13.01.2016 a firma del consigliere Foti)
Partecipanti:
Alessandrini |
Luca |
Direttore Istituto Parri |
Altichieri |
Matilde |
Fondazione Gramsci Emilia-Romagna |
Bacchi |
Sauro |
Presidente ANPI Faenza |
Bacchilega |
Romano |
ANPI Imola |
Baiesi |
Nadia |
Direttore Istituto Parri Bologna |
Bertagnoni |
Giuliana |
Assessore Comune di Granarolo dell’Emilia |
Bertani |
Glauco |
Responsabile editoria e progetti speciali ISTORECO Reggio Emilia |
Bettini |
Vincenzo |
Assessore Comune di Sant’Agata Bolognese |
Caldini |
Mauro |
Consigliere comunale di Montecchio Emilia |
Delvecchio |
Giusi |
Presidente ANPI Santarcangelo di Romagna |
Castagnetti |
Pierluigi |
Presidente Fondazione Fossoli |
Cavani |
Roberta |
Consigliere ANMIG |
Ciuffi |
Fausto |
Direttore Fondazione Villa Emma |
Contoli |
Roberta |
Vicesindaco Comune di Alfonsine |
De Maria |
Carlo |
Direttore ISTORECO Forlì-Cesena |
Ferrari |
Eliana |
Operatore culturale Comune di Modena |
Folloni |
Maria Grazia |
Coord. reg. “Progetto Pietre della Memoria” ANMIG |
Garagnani |
William |
Vicepresidente ANPI Modena |
Gatti |
Marino |
Responsabile cittadino ANPI Modena |
Lambertini |
Paolo |
Associazione Familiari vittime del 2 agosto |
Luccarini |
Elide |
Associazione Familiari vittime di Marzabotto |
Luparini |
Alessandro |
Direttore Fondazione Casa di Oriani |
Marach |
Ines Miriam |
Storico consigliere Comunità ebraica Bologna |
Mantovani |
Matilde |
Vicedirettore ISTORECO Modena |
Masetti |
Giuseppe |
Direttore ISTORECO Ravenna |
Monicelli |
Elena |
Coordinatore Fondazione Scuola di pace di Montesole |
Ori |
Fabrizio |
Ufficio Cultura Comune di Rubiera |
Pardo |
Lucio |
Consigliere Comunità ebraica Bologna |
Pizzaroli |
Elena |
Fondazione Scuola di pace di Montesole |
Rossi Zucchi |
Rosanna |
Presidente Associazione vittime Uno bianca |
Sbiroli |
Maria Chiara |
Fondazione Gramsci Emilia-Romagna |
Schiavone |
Giovanni |
Dirigente ufficio V USR Emilia-Romagna |
Zanoni |
Mirco |
Coordinatore Istituto Alcide Cervi |
Zavatti |
Adriano |
Presidente ANMIG Modena |
La seduta ha inizio alle ore 10,10.
PARUOLO – PRESIDENTE
La seduta è aperta. Siamo in udienza conoscitiva che è una particolare forma di riunione delle Commissioni assembleari, in questo caso la Commissione V, che avrà questo svolgimento. Darò la parola alla relatrice della legge, alla collega consigliera Valentina Ravaioli, dopo di che avremo la possibilità, dovrebbe raggiungerci anche il relatore di minoranza, il consigliere Tommaso Foti che però ancora non vedo, però so che è nel palazzo quindi immagino che a minuti sarà qui con noi, dovrebbe rivedere anche l’assessore Mezzetti, sta per raggiungerci, e comunque ci sono già diversi di voi che sono iscritti. Quindi io darò la parola anzitutto a Valentina Ravaioli per una illustrazione come relatrice, poi non so se il consigliere Foti come relatore di minoranza vuole che lui intervenire in apertura per dire qualcosa, e poi ascolteremo voi e ci sarà tempo per eventualmente fare delle domande o delle osservazioni da parte dei Consiglieri, e chiuderemo dando di nuovo la parola al relatore.
Naturalmente grazie di essere presenti. Io cercherò di essere molto breve, perché davvero questo vuole essere un momento di ascolto, di riflessione condivisa che ci permetta anche di recepire le vostre osservazioni, i vostri suggerimenti naturalmente in un’ottica migliorativa di questo testo di legge di Giunta sulla memoria del Novecento. È una legge che nasce già nella scorsa legislatura, che quindi ha avuto un percorso di condivisione, portato avanti dall’Assessorato con i vari soggetti e le varie istituzioni che a vario titolo si occupano di ricerca storica e di divulgazione della memoria e oggi vuole essere un’ulteriore tappa di questo percorso condiviso.
La legge si pone l’obiettivo di definire un quadro sintetico legislativo dal punto di vista della memoria, un tema su cui la Regione Emilia-Romagna è stata da sempre molto attenta, come dimostrano le leggi che sono state progressivamente approvate negli anni dalla fine del 1977 fino al 2008 con l’ultima legge, la legge dei Giusti. Ci si pone l’obiettivo di definire un quadro sintetico dal punto di vista legislativo nell’ottica della semplificazione, anche nell’ottica del superamento delle frammentazioni e delle parcellizzazioni degli interventi su questo fronte. Questo è sicuramente un primo obiettivo. Ma in senso più ampio ci si pone lo scopo con questa legge di abbracciare, considerare in maniera organica e complessiva a trecentosessanta gradi, senza preclusioni in un’ottica molto aperta, tutti quegli eventi che hanno segnato in maniera rilevante il secolo scorso, che sono alla base del consolidamento dell’assetto democratico della nostra Repubblica, che sono alla base dei valori della nostra Carta costituzionale, che sono alla base di quell’Europa, della pace e della libertà così come la immaginarono e la pensarono i padri fondatori. Naturalmente memoria non solo di fatti e di eventi, ma anche di quelle persone, uomini e donne, che nel secolo scorso seppero distinguersi per le loro scelte e per le loro azioni. Naturalmente è una legge che parte dalla memoria per guardare al futuro, nella consapevolezza che dalla conoscenza della storia, della divulgazione della memoria arrivi un insegnamento importante per i cittadini e in particolare per le giovani generazioni, anche in un’ottica di rafforzamento del senso civico e di cittadinanza attiva.
Legge vuole in qualche modo inquadrare il Novecento in un’ottica ampia in tutta la sua complessità, quindi Novecento inteso come secolo di grandi conquiste, di grande progresso, di percorsi che hanno visto le masse conquistare un loro ruolo in un processo di integrazione importante, che hanno visto processi di emancipazione delle donne, di conquista dei diritti. Ma naturalmente anche secolo di grandi orrori, di totalitarismi, di genocidi, di crimini contro l’umanità che hanno insanguinato in maniera indelebile questo secolo, e di cui occorre avere conoscenza e trasmettere memoria.
La legge prevede di sostenere tutta una serie di interventi molto articolati, che vanno a dare supporto a chi si occupa di conservazione, anche con un’attenzione particolare a quelle realtà che svolgono un’attività di servizio pubblico, sostegno nell’ambito della ricerca storica, sostegno di tutte quelle attività di divulgazione, attività didattico formative che sono rivolte in particolare ai più giovani, che potranno svilupparsi anche in rete con il mondo della scuola, con il mondo dell’università, con il mondo eterogeneo e molto variegato dell’associazionismo. Quindi interventi molto ampi, molto articolati, nei quali si riconosce il ruolo determinante svolto dagli istituti storici, i quali sono chiamati anche ad una azione organica e condivisa. Un lavoro, un approccio di rete fra di loro. Si riconosce il ruolo rilevante svolto dalle Anpi, dalle Associazioni combattentistiche che sono impegnate nel diffondere i valori della resistenza, della democrazia, della libertà su cui si fonda la nostra Carta costituzionale. Si riconosce il ruolo di tutte quelle istituzioni e di quegli enti che si occupano di gestire e di valorizzare i luoghi della memoria, quindi luoghi intesi come realtà in cui la dimensione geografica si mescola a quella storico culturale, in cui sono ben visibili i segni di fatti che hanno una rilevanza importante nel definire dei riferimenti valoriali e culturali della nostra identità e della nostra comunità, quindi luoghi che meritano un’attenzione costante. Un’attenzione che già la Regione ha mostrato ad esempio nell’occasione del settantesimo della liberazione con un percorso di mappatura che si è avvalso naturalmente delle nuove tecnologie, che quindi ha reso maggiormente fruibili questi luoghi, un percorso di mappatura che merita indubbiamente di essere rafforzato, consolidato e ampliato con un’attenzione anche a tutta la dimensione del digitale, che appare particolarmente incisiva specialmente sui giovani e sulla nuove generazioni.
La legge cerca in qualche modo di porre l’attenzione su tutti gli eventi. Quindi vengono citati il primo e il secondo conflitto mondiale, le fasi che li hanno accompagnati, le fasi che li hanno seguiti in termini di violenze, in termini naturalmente di ricostruzione e rinascita del paese, le grandi trasformazioni sociali e i movimenti sociali e politici che hanno caratterizzato la storia dell’Emilia-Romagna in connessione con le grandi trasformazioni della nazione e dell’Europa, tutto il grande tema dell’emigrazione emiliano-romagnola nel mondo, il tema del colonialismo, il tema dell’avvento e della caduta della dittatura fascista, dell’antifascismo, il tema della deportazione, dello sterminio nei campi di concentramento nazisti e fascisti, la resistenza e la liberazione, l’esodo giuliano-dalmata-istriano, fino ad arrivare al terrorismo e alle stragi con naturalmente un’attenzione particolare a tutte quelle date che il nostro calendario civile riconosce e definisce. La Giornata della giornata della Memoria, la Giornata del Ricordo, la Giornata della Libertà e naturalmente la Giornata della Liberazione il 25 aprile. Quindi davvero uno sguardo ampio che permetta di inquadrare questo secolo, questo Novecento in tutta la sua complessità, naturalmente in rete, in appoggio con tutte le realtà che su questo sono impegnate quotidianamente, e anche in collaborazione con l’Assemblea legislativa che in questi anni ha avuto tra le proprie finalità quella di stimolare la conoscenza della storia, di divulgare la memoria in particolare tra i più giovani con un’attenzione importante anche sul fronte della cittadinanza attiva, del rafforzamento del senso civico e anche sostenendo i viaggi della memoria. Quindi esperienze cruciali, noi pensiamo, nella formazione anche dei più giovani. Viaggi della memoria sia all’interno dei confini della nostra regione, che naturalmente sul versante europeo e internazionale. Quindi continuano e si rafforzano le azioni che in questi anni sono state portate avanti sulla memoria, ci si apre anche a nuove sperimentazioni, a nuove collaborazioni che sappiano affrontare anche aspetti diversi di un secolo molto ampio. Naturalmente questi indirizzi saranno poi resi attuativi attraverso un piano che su proposta della Giunta poi l’Assemblea sarà chiamata ad approvare con un programma pluriennale, che poi definirà meglio quelle che sono le azioni da mettere in campo.
Io mi fermo, perché vorrei dare spazio alle osservazioni e alle domande, poi intervengo nuovamente seguito.
Oggi noi siamo in udienza in udienza conoscitiva, l’iter di questa legge proseguirà nelle Commissioni già domani o dopodomani, in cui andrà in consultiva nella Commissione parità (VI) e poi ci sarà l’esame il giorno 11 nella Commissione V. Se come spero, quello sarà il momento conclusivo, dopo la legge sarà licenziata per l’aula e al momento nella programmazione dei lavori nella seduta del 2 marzo dovrebbe avvenire l’approvazione di questa legge. Questo giusto per darvi l’iter e il punto in cui siamo.
LUPARINI – DIRETTORE FONDAZIONE CASA DI ORIANI
La fondazione Casa di Oriani è una fondazione culturale molto importante, promuove una biblioteca di storia contemporanea che è stata la prima in Italia, fondata nel 1927, ed è probabilmente oggi, insieme all’analoga di Roma, la più importante d’Italia. Noi siamo attivi a trecentosessanta gradi nel campo della ricerca e della divulgazione della storia contemporanea, promuoviamo due riviste, «I Quaderni del Cardello» che sono un’annuale di studi prettamente romagnoli, e soprattutto «Memoria e ricerca» che è una rivista di storia contemporanea inserita in fascia A.
Io qui intervengo pro domo mea, ma credo che le mie riflessioni possano riguardare anche altri istituti e altre istituzioni. Trovo la ratio che anima questo progetto di legge assolutamente commendevole, ben venga dunque. La mia riflessione riguarda forse la necessità di una maggiore definizione di alcuni punti. Mentre è molto chiaro l’ambito che si riferisce agli istituti storici della Resistenza, alle Anpi e alle altre associazioni consimili, forse non è così ben chiarito l’ambito che riguarda le altre istituzioni come potrebbe essere la fondazione Oriani. All’articolo 3 che definisce le finalità del progetto di legge, la lettera è abbastanza ampia: «La Regione con la presente legge promuove e sostiene attività di conservazione del servizio al pubblico, ricerca, divulgazione didattica e formazione mirate a mantenere viva, rinnovare, approfondire e divulgare la memoria degli avvenimenti, delle persone e dei luoghi, dei processi storici, delle tradizioni» e quant’altro. In questa definizione qui le attività della fondazione Casa di Oriani, ma penso anche alle attività di altri istituti e altre istituzioni, potrebbero starci dentro perfettamente.
L’articolo 4 che definisce nello specifico gli ambiti di intervento regionale, al comma 3 recita «la Regione riconosce il ruolo e l’attività svolta dalle istituzioni culturali che a vario titolo gestiscono e a cui compete la cura scientifica e la valorizzazione formativa e culturale dei luoghi della memoria». Quindi qui ci si riferisce esclusivamente ad istituzioni culturali che gestiscono a vario titolo luoghi della memoria (musei, case della memoria, etc.). In questo senso, il comma 4 dell’articolo 4 va a restringere la definizione più generale contenuta al comma 1 dell’articolo 3. In questo caso, ripeto, io ragiono dal mio punto di vista, però magari esprimo una problematica più generale, più complessa, la fondazione Casa di Oriani che pure gestisce un luogo della memoria anche molto importante, che è il Cardello di Casola Valsenio, che è anche monumento nazionale, ma che potrebbe non rientrare nella definizione dei luoghi della memoria definita dal progetto di legge, rischierebbe di rimanerne fuori.
Questo era quello che volevo dire io. Volevo fare un intervento molto specifico, che riguarda gli affari di casa mia, ma che probabilmente può riguardare anche altre realtà e altre istituzioni. Ciò detto, vi ringrazio e ripeto che il progetto di legge è assolutamente condivisibile.
LAMBERTINI – ASSOCIAZIONE FAMILIARI VITTIME DEL 2 AGOSTO
L’intervento è più emotivo che tecnico, e vuole andare nella direzione ovviamente di esprimere un gradimento, un apprezzamento per tutto il lavoro che è assolutamente in continuità con la sensibilità e le risorse che l’Assemblea legislativa, la Regione ha messo in campo non solo in questi ultimi anni, da lungo tempo. Quello che vorrei dire, è qualcosa di più. Anch’io andando ad individuare due particolari. Uno è legato al discorso dei luoghi della memoria. Nel momento in cui, senza parlare del mio caso specifico del 2 Agosto, io vado a Monte Sole e porto lì i miei figli, credo di essere in un luogo della memoria. Così come questa mattina nel momento in cui passavo dalla stazione, ho sentito di essere in un luogo della memoria. La frase per cui si qualificano per il patrimonio archivistico, perché c’è un elemento documentario mi sembra anche in questo caso di restringere molto il discorso di che cos’è un luogo della memoria. Come se dovesse esserci veramente solo qualcosa di apprezzabile dal punto di vista cartaceo quasi, o pittorico o musicale come viene detto. Questa era la prima piccola segnalazione.
L’altra segnalazione riguarda sempre lo stesso punto che citava chi mi ha preceduto, nel momento in cui si vanno ad individuare, all’articolo 4, alcune istituzioni, chi in qualche modo rappresenta le finalità. In questo senso, credo che le associazioni dei familiari delle vittime, come anche la Uno bianca, come Ustica, come noi, in qualche modo anche per il riconoscimento che hanno avuto attraverso il Miur e per il lavoro che fanno, quest’anno anche noi oltre duemila studenti, credo che potrebbero essere in qualche modo individuati. Questo lo dico in totale apprezzamento con la legge. Credo che non ci sentiremo comunque individuati in questa figura indipendentemente dal fatto che poi vengano connotate e precisate. Il tutto, in un grande apprezzamento per il lavoro e la sensibilità che la Regione credo rappresenti.
Io ovviamente ringrazio, credo come tutte le persone che hanno lavorato su questa legge, per gli apprezzamenti, però siamo in un contesto nel quale anche la lettura di più occhi e di più sensibilità ci aiuta a cogliere sfumature che magari potevano non essere state pienamente individuate. Quindi è assolutamente utile il lavoro di segnalazione che state facendo, perché aiuta a cogliere le sfumature che ci possono essere, e a quel punto uno cerca di chiarire il significato.
ZANONI – COORDINATORE ISTITUTO A. CERVI
Sono qui per giustificare e rappresentare l’assenza di Albertina Soliani, la nostra presidente, che ha seguito con grande attenzione l’iter nell’ultima fase di questa legge, oggi non può essere qui per ragioni mediche, quindi mi è doveroso rappresentarla e giustificarne l’assenza.
Detto questo, entrando nel merito, io faccio parte di un’istituzione che è già compresa probabilmente al di fuori di ogni dubbio all’interno dei canoni della legge per due motivi, sia perché si tratta di un luogo della memoria abbastanza indubitabile, nonché attivo, stiamo parlando di Casa Cervi. Per ragioni di brevità, non sto a spiegare la storia e la funzione, dopo di che magari nel corso del dibattito se serve, siamo qui. Sia perché è un ente collegato con la rete dell’Ismi, quindi non si tratta di un istituto storico provinciale, ma ha una funzione di collegamento anche con questa rete regionale e nazionale. Ciò detto, è evidente che chi ha anche più capelli bianchi di me in questa sala, ricorda anche la difficoltà di una gestazione ovviamente complicata di una Regione che questa memoria ce l’ha stratificata in più livelli e in un contesto organizzativo, associativo, civile e istituzionale piuttosto variegato. È ovviamente più semplice in un contesto del genere fare una legge per i giusti, piuttosto che una legge sulla memoria dove ci sono in Emilia-Romagna fortunatamente una serie di strutture e sovrastrutture che per diversi decenni hanno gestito questo patrimonio pubblico, che è la memoria. Oggi siamo finalmente a questo punto di svolta, dove questa legge a nostro modesto avviso fa un passo in più rispetto agli esempi regionali che l’hanno preceduta in altri territori, in altre regioni e soprattutto per altre finalità. Ci sono altre Regioni che sono arrivate prima di noi, può sembrare un paradosso ma probabilmente ci sono arrivate per altre finalità politiche, l’Emilia-Romagna ci arriva adesso forse con una maturità maggiore da questo punto di vista. Questa è l’opinione che abbiamo noi vedendo da Casa Cervi quello che può portare in termini istituzionali un luogo della memoria in termini anche di conoscenza del territorio. Oggi questa legge sulla memoria può intercettare e fare ordine nei finanziamenti, nelle leggi che hanno individuato strada facendo situazioni particolari, ma può trovare un bando istituzionale a questa complicata matassa. Ma può anche fare qualcosa di più secondo noi. Io vengo da un luogo dove, faccio un piccolo inciso di carattere personale di osservazione sul campo, dove spesso si fermano scolaresche, associazioni, privati cittadini che vengono da fuori regione. Uno di quei luoghi che turisticamente si definiscono, ma non solo ovviamente, di incoming, cioè portano in Emilia-Romagna su un tema molto specifico cittadini che vengono da altrove. Mi fermo agli italiani. Ci sono ovviamente frequentazioni estere, ma soprattutto si parla di cittadini che vengono da fuori Emilia-Romagna, che hanno l’immagine dell’Emilia-Romagna, anche passando da Casa Cervi forse un po’ mitica. Si viene nei luoghi della memoria dell’Emilia-Romagna, anche per conoscere il modello emiliano, per vedere dove è nato, per vedere in quali luoghi si è forgiato. Luoghi della memoria, ma non solo. Ovviamente questi luoghi fanno parte probabilmente di un sistema di conoscenza istituzionale, non solo di memoria. La legge insiste molto sulla custodia giustamente dei patrimoni, materiali e immateriali, che hanno a che fare con la memoria del Novecento, mi permetto di insistere però anche sulla funzione di sussidiarietà istituzionale e culturale che questi luoghi hanno oggi, che sono un pezzo dell’identità politica e culturale dell’Emilia-Romagna oggi, non ieri. Noi questo ruolo lo giochiamo giocoforza, perché molto spesso siamo un’area di sosta di chi dalla Lombardia, per citare la Regione più presente a Casa Cervi, che non ha, nonostante una grande storia partigiana, un luogo di memoria attorno cui addensare la propria attività didattica e quant’altro. Di conseguenza, spesso ci si ferma a Casa Cervi, a Fossoli, a Monte Sole, perché è la prima stazione dove i cittadini che vogliono conoscere la storia del Novecento, spesso si fermano in Emilia. Incontrano la storia emiliana.
Non dico – come ho già detto con alcuni colleghi – che l’Emilia può essere, in termini anche turistici di valorizzazione territoriale, la Normandia d’Italia. Non stiamo parlando di questo genere di immaginario anche turistico e di sfruttamento territoriale, però è sicuramente la regione che dal punto di vista delle strutture presenti, dal punto di vista della storia che rappresenta, è quella che si può candidare ad essere la regione del turismo culturale più avanzata d’Italia. Aggiungo, probabilmente le Regioni, in questo caso l’Emilia-Romagna, è il primo e ultimo ambiente istituzionale dove questa assunzione di responsabilità si ferma. La memoria non è mai diventata, e non diventerà probabilmente, una questione di Stato come accaduto in altre nazioni d’Europa, non sarà mai probabilmente lo Stato italiano a gestire questo patrimonio. Allora sono le Regioni probabilmente ad essere il luogo che legifera, quindi si assume la responsabilità di questa importanza nei confronti dei cittadini. Di conseguenza, diventa anche l’interlocutore naturale per la progettazione europea. Ciò detto, per dire che probabilmente siamo di fronte, dal nostro piccolissimo punto di vista, ad un momento di svolta. Cessiamo forse di essere atomizzati in tante attività, in tanti rivoli a volte anche concorrenti paradossalmente sulle attività che facciamo, e sotto o a fianco dell’iniziativa legislativa regionale possiamo probabilmente essere una regione d’eccellenza, quale nella somma delle parti probabilmente già siamo, ma che fa fatica a fare sistema. Io vengo da un luogo che per la sua natura istituzionale, ma soprattutto per la sua caratura locale, ha sempre un piede nel locale e un piede nel nazionale, senza magari probabilmente capire che cosa è di più da questo punto di vista. Probabilmente la dimensione regionale è quella che più di tutte in qualche modo può valorizzare le attività che facciamo. Quindi se la legge che può spingere su questo aspetto, non sto a fare emendamenti, proposte di modifica o considerazioni punto per punto all’interno dell’articolato, ma lo dico semplicemente come auspicio, se davvero la legge può intercettare questo bisogno, può guardare anche ad una valorizzazione del territorio in quanto tale, lo può fare in Emilia-Romagna con una ricchezza di paesaggio memoriale che non ha eguali in Italia. Lo dico anche in un luogo, sempre la nostra regione che ha dal punto di vista anche dell’elaborazione accademica un passo in avanti rispetto ad altri. La comunicazione storica, il master in comunicazione storica che c’è a Bologna, il recentissimo master in public history, il primo in Italia, ovvero una storia pensata per il pubblico, non l’uso pubblico della storia che è un’altra cosa. Quindi qui probabilmente si stanno scrivendo alcuni dei nuovi codici di racconto, di narrazione di questo tema. Accade qui, accade in Emilia-Romagna, accade perché ci siamo noi colleghi su vari aspetti, e accade probabilmente da oggi in poi con una benedizione attiva dell’Emilia-Romagna, in quanto Regione.
CIUFFI – DIRETTORE FONDAZIONE VILLA EMMA
Io provo a legarmi ad alcune cose dette tra l’altro da persone con le quali ho condiviso molto lavoro in comune. Sottolineo anch’io l’importanza, soprattutto per aver seguito negli anni varie fasi della discussione, anche a livello regionale, l’importanza di essere arrivati comunque ad un approdo che mi sembra positivo nei contenuti. Però vorrei dire che questo approdo è stato possibile, anche perché sul piano del metodo una volta tanto la politica ha ascoltato la ricerca. Nel senso che in incontri continui e numerosi i vari passaggi e i vari passi che in passato abbiamo fatto in questa direzione tutti insieme, sono stati sempre scanditi da un processo di audizione, di confronto, di rettifica anche di alcuni punti. Si fa più fatica, ma è meglio dal mio punto di vista. Quindi se questa legge è anche frutto di questo metodo, vi chiedo per cortesia di continuare a fare così, a costo di perdere un po’ di tempo, perché non è mai tempo perso. Questa è una cosa alla quale penso sia opportuno, anche per il tenore di alcuni interventi che ci sono stati e forse ci saranno. Quindi questa cosa di metodo va ribadita. Ovviamente sul piano del metodo ci sono anche i contributi delle persone che rappresentano le istituzioni. Lungo questo lungo arco di lavoro, la persona che più è stata in relazione con il mondo della ricerca che abita nei luoghi degli istituti della resistenza è stata Massimo Mezzetti, ma ne abbiamo conosciuti altri.
Altro elemento positivo di questa legge, che però può essere validamente migliorato con un lavoro di rete di coprogettazione, come mi sembrava accennasse Mirko Zanoni, è il fatto che tenta per la prima volta questa legge di sistemare su un piano di sguardo generale sulla scena del Novecento la continua evocazione del passato nella proposta di leggi particolari. C’è una spinta alla memoriosità che secondo me appanna notevolmente il discorso storico, e la ricerca storica. Anche nella convocazione di oggi c’è parallelamente la proposta di riflessione su altre particolarità della scena del Novecento, che dal punto di vista di questo mio intervento andrebbero possibilmente in futuro declinate diversamente. Cioè riportate nell’ambito della nostra capacità di fare rete, di fare coordinamento, di sviluppare ricerche sui temi che appartengono alla storia del Novecento e non di battezzare ogni volta un tema possibile come stigma fortissimo da memorizzare. Ricordo a tutti che io personalmente mi sono anche opposto ad una legge specifica sui giusti, quando avrei potuto innalzare i gagliardetti di Villa Emma come rappresentante dei campioni mondiali dei giusti. Dicevo allora che non si capisce il giusto, se non si studia anche il carnefice, non si capisce il giusto se non si studiano i giusti nella loro complessità. Non ce ne sono due uguali. Non si capisce il giusto, se non si studia il momento in cui il giusto ha agito in relazione ad un contesto. Quindi una legge sul giusto che escludesse il contesto generale, almeno del secondo conflitto mondiale variamente inteso, e che me lo santificasse, non era una buona legge sul piano del paradigma scientifico che affermava. Quindi questo pro domo mea.
Alcune attenzioni. Per esempio, è bizzarro coniugare con il 9 novembre il tema della libertà, quando in Germania si afferma il paradigma della riunificazione nazionale. Non santificano una libertà. Non lo fanno in Germania per motivi molto profondi, stiamo attenti a farlo qui. In questo senso, se la politica continuasse a dialogare con la ricerca, forse certi incidenti si correrebbero meno. Non mi dilungo in esempi, ma credo che abbiate capito lo spirito del mio intervento. Quindi ben venga una legge che tenti di promuovere, ribadendo la parola storia, la scena complessiva del Novecento, spingendoci una volta tanto a fare dei passi in avanti anche noi, che facciamo ricerca e lavoriamo in queste istituzioni, perché questa è una legge che sul piano delle intenzioni future sarà rafforzata, dal mio punto di vista, se la politica, le istituzioni memoriali e gli istituti della Resistenza, e tutte le altre, continueranno a dialogare sulla necessità di aiutare le singole istituzioni, siamo d’accordo, ma a sviluppare il più possibile una logica di progetto che metta insieme le persone e le istituzioni a lavorare su progetti comuni che evitano il più possibile i doppioni, i rifacimenti e quant’altro. Anche per un discorso di valorizzazione di alcuni aspetti cruciali, come per esempio il turismo culturale didattico. Ricordo a tutti che Chiara Zevi recentissimamente nella prolusione ufficiale che ha tenuto nel Consiglio comunale di Bologna per il Giorno della Memoria, ha definito questa nostra regione come la più ricca e la più interessante rendendo merito alle istituzioni che ci lavorano, e anche alle istituzioni politiche che la rappresentano. Quindi molto probabilmente noi possiamo fare un passo in avanti sul terreno della cultura del progetto, tentando di sviluppare quelle cose che sono state dette. Per esempio, nell’ambito dei luoghi della memoria che qui rappresento, dal mio punto di vista sono cruciali le vie tematiche su cui possiamo lavorare. Le vie tematiche sono cruciali sia per un discorso di ricerca, sia per un discorso di coprogettazione, sia per un discorso di sviluppo dei progetti comuni e sia per un discorso di valorizzazione di quei transiti che attraversano la nostra regione, e che secondo me potranno fare la nostra forza futura. In questo senso, alcuni dei luoghi che fanno parte della via delle presenze e delle storie ebraiche nella nostra regione, si stanno già tentando di coalizzare per un discorso di progettazione comune. Abbiamo avuto un antipasto quest’anno con la mostra di Primo Levi che si svolge a Ferrara, e con le attività collegate a questa mostra che si sono svolte in tre province, possiamo solo migliorare in futuro.
ZAVATTI – PRESIDENTE ANMIG MODENA
Grazie dell’opportunità che ci è offerta per poter dire il nostro apprezzamento per questa iniziativa, per il progetto di legge che viene presentato, soprattutto per il progetto base, che è molto ben strutturato e che ci trova pienamente inseriti.
L’Associazione mutilati e invalidi di guerra (Anmig) è probabilmente la più antica delle associazioni combattentistiche e d’arma. È nata nel 1917, ancora prima della fine della prima guerra mondiale, e fra l’altro ha una sua connotazione un po’ particolare perché nell’ambito delle combattentistiche e d’arma, il presidente nazionale di Anmig è il presidente dell’associazione delle associazioni e lo è sempre stato. Quindi come tale ha una connotazione un po’ particolare. Vorrei ricordare che quando ci sono le sfilate, è solo un dettaglio ma ha un suo significato, le bandiere dell’Anmig sfilano subito dopo le bandiere insignite di medaglia d’oro. Quindi ha una sua connotazione molto particolare, che ci piacerebbe che fosse ricordata nel testo della legge, quindi all’articolo 4 comma 4 venisse citata specificatamente come Anmig.
Come associazione, chiaramente io non sono mutilato di guerra per ragioni di età, lo era mio padre, e questa è una connotazione della nostra associazione, cioè il fatto che i cosiddetti giovani, anche se io giovane non lo sono più, i cosiddetti giovani hanno ricevuto il testimone da parte dei padri fondatori proprio con l’obbligo morale di continuare a tenere alto dopo cento anni ancora la fiaccola dei valori dell’associazione. È chiaro che da un’associazione che nel 1917 aveva 900 mila iscritti, nel secondo dopoguerra altrettanti, oggi siamo passati a qualche decina di migliaia di iscritti, la maggior parte dei quali sono giovani, non sono più anziani. E ha cambiato anche la pelle, da associazione di tutela dei diritti e sostanzialmente assistenziale, è diventata un’associazione che ha come scopo il mantenere alti questi valori e quindi il discorso della memoria è il discorso che ci connoterà e ci connota sempre di più. Non è un caso che noi abbiamo ancora alcune sedi, soprattutto in Emilia-Romagna, molto belle e molto importanti che sono esse stesse dei luoghi della memoria. Ricordo Piacenza, ricordo Reggio, ricordo Modena, ricordo Forlì, sono degli elementi che anche dal punto di vista storico e architettonico hanno un loro valore, ma lo hanno anche e soprattutto dal punto di vista della memoria.
La nostra associazione è un’associazione unitaria, non si è mai frazionata nel tempo. Ovviamente durante il fascismo ha dovuto subire praticamente l’espropriazione da parte del regime, ma ha continuato sempre nel tempo a mantenere questa sua unitarietà, che peraltro non ha significato e non significa tuttora una chiusura nei confronti nel resto del mondo. Anzi, tutti i progetti che noi elaboriamo, ed è questo il secondo punto che mi piacerebbe vedere fortemente presente nella legge, abbiamo sempre cercato di collaborare il più possibile sia con le altre associazioni, quelle che sono già citate nella legge, noi siamo un ente morale ma ci sono anche delle associazioni private che fanno musica, cultura in generale con le quali si può arrivare a costruire dei progetti, come abbiamo fatto, che sono stati dedicati sia alla collettività in generale, sia soprattutto al mondo della scuola, al mondo dei giovani. Quindi dalle parole che dico, si vede come siamo molto ben inseriti in questo filone della legge.
Alcuni progetti sono di particolare rilevanza. Un progetto che da tre anni è progetto nazionale, che ha trovato una particolare forza in Emilia-Romagna, è il progetto «Pietre della memoria». Sono alcune migliaia ormai queste pietre della memoria, queste lapidi, cippi, eccetera che, attraverso le scuole soprattutto, vengono catalogate, vengono registrate e trovano spazio in un apposito sito. È un collegamento fortissimo quindi con il mondo della scuola, con il mondo della memoria, con il mondo dei nostri valori che noi vogliamo rappresentare. Non è un caso che questo progetto per tre anni di fila abbia avuto il riconoscimento della medaglia di rappresentanza del Presidente della Repubblica. Ma non ci limitiamo a questo, e questo è un altro aspetto interessante, ma ci sono mille modi di poter fare memoria, soprattutto spiegare o parlare di storia e parlare di memoria anche attraverso modi diversi. Per esempio, abbiamo organizzato degli spettacoli che riguardavano il colonialismo italiano, e sulla scorta di questo abbiamo parlato di quello che succede anche oggi, il colonialismo alla rovescia. Non siamo più noi che andiamo nei paesi, ma sono i nostri ex colonizzati che vengono a colonizzare i nostri paesi, o comunque hanno voglia di arrivare da noi. Ancora sulla prima guerra mondiale abbiamo fatto un altro spettacolo, abbiamo prodotto dei dvd che girano per le scuole, questi spettacoli sono stati ripetuti. Deve esserci una continuità di azione. Quello che noi tendiamo a fare, e credo che sia giusto farlo, è privilegiare non l’evento singolo che ha una sua pur grande importanza, ma la continuità nel tempo della realizzazione di questi progetti, e quindi la riproducibilità. Le giovani generazioni cambiano continuamente, perché ovviamente i giovani crescono, e quindi è giusto che ci siano queste modalità. Lo stesso discorso vale ovviamente per il restauro delle nostre case.
Questi sono gli elementi che volevo molto semplicemente accennare, spero di essere stato abbastanza chiaro e vi ringrazio per l’attenzione e confermo l’apprezzamento per la legge.
PARDO – CONSIGLIERE COMUNITÀ EBRAICA BOLOGNA
Brevemente, ma non posso fare a meno di non ringraziare in questa sede l’appoggio della Regione al memoriale che è stato inaugurato. Se dovessi ringraziare tutti, porterei via mezz’ora e poi non direi più nient’altro, quindi grazie a tutti quanti, Comune, l’infinità di persone, istituzioni che Daniele de Paz, che qui rappresento in questo momento, il presidente della comunità ebraica di Bologna, ha ringraziato il giorno 27, presente c’era l’assessore Mezzetti portavoce per tutti.
Detto questo, mi fa molto piacere riprendere due temi che sono stati trattati da Fausto Ciuffi e dal signore dell’associazione invalidi. Comincio da una manifestazione che è stata tenuta ieri in Consiglio comunale in seduta solenne, la Giornata del Ricordo. Per me è stata una manifestazione riuscitissima. A parte il fatto che io sono triestino, i miei antenati vengono dalla Dalmazia e quindi sono emotivamente coinvolto dalla Dalmazia, da Dubrovnik, che mi piace di più dire Ragusa dalmata. Almeno quando i miei antenati sono venuti via, era Ragusa dalmata, e per me continua ad essere Ragusa dalmata. L’impatto emotivo che ho avuto, è vedere come questi ragazzi, vincitori di un concorso di temi storici, sono andati sui luoghi, hanno vissuto le vicende, si sono immedesimati nei personaggi e sono veramente dei testimoni. Quello che si dice sempre, vi passiamo il testimone, è una frase che non ha significato se non riveste un contenuto. Ieri io il contenuto l’ho visto eccome. Quando un ragazzo diceva «la nave toscana si allontanava dal porto di Pola», come se fosse uno dei profughi che è partito allora, che hanno avuto la doppia sventura di pagare i conti della guerra di Mussolini, e di essere tacciati come fascisti quando fascisti non erano. Erano vittime esattamente alla stessa stregua degli ebrei perseguitati, di tanti altri. Però per motivi che qui non sto a ripetere, quella storia è emersa adesso, è passata sotto silenzio per tanti anni. Quindi io ho visto un fatto molto positivo di rievocazione di memoria, perché è stata impostata bene, è stata coinvolta la scuola, dei concorsi, si sono messi in lizza, si sono immedesimati, sono andati a loro spese nei luoghi di cui dovevano parlare, è evidente l’analogia con quanto stiamo in questo momento cercando di costruire. Ottimo il viaggio a Birkenau. Ma mica tutti vanno a Birkenau. Certamente chi è stato a Birkenau, non se lo dimentica più. Quella fabbrica della morte, l’unica che è rimasta abbastanza leggibile. Tutti gli altri campi di sterminio sono stati cancellati. Esistono soltanto dei monumenti che dicono fino ad un certo punto. Quindi il punto è vedere di coinvolgere anche tutti gli altri, che questo viaggio non lo fanno.
Io non mi metto qui a discutere gli articoli di legge, perché anche se è un’udienza conoscitiva, direi che non vado ad insegnare ad altri il loro mestiere, io sono ingegnere, anche se di proposte di legge quando ero in Regione, le ho dovute fare anch’io su altre cose. Però per l’esperienza che ho avuto, ho visto che alla legge segue un regolamento, e il regolamento disciplina puntualmente come si fanno i concorsi. Quello che dico io, visti i concorsi per i temi nelle scuole, gli strumenti che vengono dati, le scuole che vengono premiate, le manifestazioni che coinvolgono tutti. Mi piacerebbe che dall’articolo 7 discendesse anche un regolamento che puntualmente disciplinasse alcune cose. E su queste cose avrei anche qualche suggerimento. Comincio con uno che mi dispiace dire, è fuori tema qua dentro, però che è già stata sollevato e lo devo dire anch’io. Secondo me, non si capiscono le vittime, non ci si immedesima nelle vittime, se non si studiano anche i carnefici. Chi è il carnefice principale? Il manuale, la Bibbia di questo criminale, un pazzo, anzi, forse un genio del crimine, Adolf Hitler, adesso è in libera circolazione, è il testo commentato da un’associazione ed è andato esaurito in Germania nel giro di due giorni. Secondo me, un testo che dice che il movimento nazionalsocialista deve insegnare ai tedeschi ad uccidere, questo testo è la migliore smentita di qualsiasi forma di negazionismo. È scritta in un milione di copie, è in giro per il mondo. Il settimo comandamento della Bibbia, del Deuteronomio e del Vangelo dice «non uccidere». Nel quattordicesimo capitolo del Mein Kampf alla fine dice dobbiamo insegnare i tedeschi a uccidere. Chi? Tutti i russi dall’Elba agli Urali, 150 milioni. È evidente che una tesi di questo genere se avesse avuto disgraziatamente possibilità di vincere la guerra, portava alla fine della vita su questo pianeta. Chiusa la parentesi fuori tema, e mi scuso, però se non facevo l’esempio, non riuscivo a spiegarmi bene. Per me è estremamente efficace la pietra della memoria, la pietra d’inciampo, chiamiamola come vogliamo, chi l’ha istituita per la prima volta è un architetto tedesco, che ha scritto stolpersteine, in questa sede, io che in tante scuole sono andato a raccontare la mia vicenda, ma prima ho dovuto ammettere che se voglio una fonte seria in questo momento, mi rivolgo all’archivio di Bad Arolsen, spiace dire che sono loro che in questo momento danno gli strumenti più efficaci per combattere il negazionismo, e un esempio lo faccio. Il bambino di Varsavia, la famosa foto, quello che i negazionisti hanno preso come bersaglio, non è vero che è morto, fa il dentista a Denver, le prove per smontare definitivamente questa leggenda che periodicamente torna fuori, le prove si trovano proprio andando a vedere l’archivio tedesco. Delle trentasette persone immortalate in quella foto, sette sono state identificate. L’assassino che è stato giustiziato, il militare che punta il mitra alla schiena del bambino è stato processato e giustiziato, altri cinque sono stati identificati, sul bambino ci sono due versioni ugualmente credibili e ugualmente possibili, però hanno identificato tutti. Quel bambino è veramente morto alla caduta del ghetto. L’unico dubbio che è rimasto, proprio dalle parole dell’assassino, se sia stato mandato a Treblinka oppure, come ha detto nel secondo interrogatorio, Treblinka era già chiuso, li abbiamo fucilati sul posto. Quelle pietre d’inciampo che in Germania cominciano ad essere diverse, secondo me non dovrebbero essere pietre soltanto per le vittime della deportazione compiuta dai nazisti, ma dovrebbero essere le pietre che ricordano anche i giusti. Faccio qui un nome, Gino Onofri, deportato perché faceva carte false per gli ebrei. Suo figlio ha scritto un libro gli ebrei a Bologna durante il fascismo, e tanti altri che andrebbero riscoperti. Queste sono le memorie. Altre pietre d’inciampo sono quelle di famiglie che non hanno lasciato traccia. C’era a Bologna una famiglia di venditori ambulanti, sette bambini, la madre vedova, ad un certo punto non avevano più la licenza di commercio ambulante, il passo indietro non c’era più, c’era il baratro. Tutti i professionisti, tutti quelli che avevano un qualche lavoro, con le leggi razziali sono riusciti a fare un passo indietro, fintanto che non c’è stata l’occupazione germanica. Ma chi non aveva altro che quello, un passo indietro non l’ha fatto, si sono consegnati letteralmente a Bazzano, alla caserma dei carabinieri. Il primo giorno c’era un maresciallo che li ha mandati indietro, dopo una settimana si sono riconsegnati. Quello è un esempio di pietra d’inciampo che ricorderebbe una famiglia che non ha più avuto seguito. I percorsi dei partigiani per fortuna, come è stato ricordato più volte, nella Resistenza ci sono eccome. Non è che parlano, urlano addirittura. A Monte Sole dove è stato assassinato il parroco mentre diceva messa, quella chiesa è un ricordo che le mie parole storpiano, bisogna andarla a vedere e basta. Invece, dei percorsi dei giusti non ho presente che ci siano. Purtroppo chi fa cronaca, chi fa notizia è sempre il malvagio, ma le brave persone sono rimaste abbastanza in ombra. Perlasca è stato pescato per caso dai superstiti salvati, ma poco prima che morisse, due anni dopo che fossero arrivati, non avremmo saputo niente. E qui ce ne sono ancora tanti, e io spero che le scuole possano essere coinvolte territorio per territorio, che queste forme di solidarietà umana vengano valorizzate. Ma allora qui veramente occorre un regolamento che dice che le scuole hanno questo compito, c’è un premio per la migliore scuola. Il premio poi non è certo un premio in denaro, è l’onore. Ieri sono state distribuite delle pergamene, non credo che abbiano avuto dei soldi in Comune, comunque erano contentissimi, c’erano le classi intere. Ha avuto un grandissimo impatto. Questo è l’esempio di come si educano le scuole, facendo immedesimare i ragazzi, per me è qualcosa di fondamentale e mi piacerebbe vederlo sancito in un regolamento. Va proprio individuato come e quando, senza lasciare ad altri.
Fra le vittime, vorrei ricordarne anche degli altri. Se voi andate in via Gobetti, vedete una lapide che non esprime la tragedia, quei due bambini assassinati non si capisce dalla lapide c’è. «Guardateci dal cielo». Come, guardateci dal cielo? Ma mettetele ad altezza d’uomo e fate vedere come quei signori hanno sparato ad altezza d’uomo. Io due giorni dopo ho visto i furgoncini mitragliati tutti all’altezza di bambino. Volevano uccidere dei bambini e li hanno uccisi. Però lì non c’è il ricordo. Assolutamente. C’è un cippo nel quartiere Fossolo in mezzo a tanti altri, tutte le vittime delle stragi, non dicono niente. Sono decontestualizzati, invece mi piacerebbe che ci fosse quello. Così come qui adesso ci sono stati percorsi di persone che sono stati avviati a Montefiorino (Franco Cesana), io non ho ricostruito la storia di Franco Cesana, so che ha raggiunto la brigata partigiana, sarebbe bello che una qualche scuola ripercorresse quel percorso, quell’itinerario, andasse, purtroppo la memoria adesso mi tradisce, dove è stato ucciso Franco Cesana, staffetta partigiana che è riuscito a salvare la sua brigata, però lui è rimasto perché dopo una corsa di non so quanti chilometri non aveva più forza per correre ancora. Le pietre della memoria, le pietre d’inciampo come vogliamo, un regolamento che incentivi nelle scuole delle attività, cioè che faccia diventare i ragazzi protagonisti e non più spettatori.
Ovviamente tutti gli appelli alla valorizzazione dei singoli episodi sono ben accetti, ma sono un po’ fuori tema oggi, perché dovremmo cercare di convergere sulla redazione del progetto di legge.
Io chiamo l’ultimo intervento che mi è stato segnalato. Se c’è qualcun altro che vuole intervenire, questa è l’ultima occasione per poter alzare la mano e intervenire, perché altrimenti dopo l’intervento del signor Garagnani, darò la parola se vuole all’Assessore e poi alla relatrice, e concluderemo questa nostra udienza.
GARAGNANI – VICEPRESIDENTE ANPI MODENA
Innanzitutto, e non per piaggeria o per circostanza, l’Anpi di Modena valuta molto positivamente questo progetto di legge e il tentativo di fare un discorso organico sulla storia, sulla memoria del Novecento. Detto questo, abbiamo evidentemente cercato di leggere con attenzione le righe contenute e ovviamente questa attenzione porta a fare delle considerazioni che sono legate alla sensibilità e alle attività che si svolgono.
Io andrò in modo molto disordinato e caotico, ma sono facilmente poi individuabili le cose che vi dico. C’è ad esempio nel punto n. 5 dell’articolo 5 il riferimento alla strage di Bologna della stazione di Bologna e a quella di Marzabotto. Io direi che, visto che si menzionano queste due tragiche vicende, andrebbe menzionata anche la strage di Palagano con i suoi 136 cittadini trucidati, della quale recentemente anche si è affrontato il tema in vari processi che si sono svolti alla Spezia, a Verona e a Roma. Questa è la prima osservazione.
Invece una sorta di mancanza, di lacuna nella legge la vedo proprio nella carenza di ogni riferimento a quelle che alcuni definiscono le piccole Norimberga dell’Italia. Il processo di Marzabotto (Reder) e poi quelli successivi tenuti alla Spezia prima, poi a Verona e infine a Roma. Perché lo dico? Perché se vogliamo capire più ampiamente e diffusamente queste vicende tragiche e drammatiche, non possiamo non fare riferimento agli atti di quei processi. Rimangono tutt’oggi i documenti più tragicamente diretti in presa diretta con le vicende di quei fatti. E tra l’altro c’è per fortuna un’importante pubblicistica in questi ultimi anni (De Paoli, Speranzoni, Balugani) che ha riportato alla luce brani, pezzi dei dibattimenti processuali. Io credo che questo andrebbe collocato, evidenziato, messo in evidenza. Direi che si renderebbe anche una sorta di giustizia alle vittime. Come i processi hanno reso giustizia alle vittime. Le vittime non volevano né vendetta, né risarcimenti, volevano il riconoscimento storico di una vicenda, che a volte addirittura è negato. In questo contesto credo che la legge potrebbe fare riferimento a questo aspetto.
Un’altra questione di tutt’altro tipo, quando si fa riferimento ai vari soggetti che sono ritenuti titolari di capacità di proposta di iniziative, di richieste di contributi, io credo che avrebbe fortemente sottolineato il ruolo delle scuole superiori. Almeno le scuole medie superiori dovrebbero avere la stessa titolarità delle altre associazioni. In questo contesto credo che si apra un ragionamento, che evidentemente la legge non può risolvere, ma che rimane comunque presente. Come affronta la legge il tema da un lato ricostruzione/ricerca storica, dall’altro celebrazione storica. Questo è un punto, ne parlava Ciuffi prima, è stato poi ripreso questo concetto dell’importanza della storia come lettura a trecentosessanta gradi della vicenda tra vittima e carnefice, l’ambiente. Certamente. Ma questo ragionamento io credo che vada affrontato, perché un conto è ricostruire una vicenda storica, un conto è celebrare degli eventi. Ogni Repubblica, ogni Stato ha i suoi elementi fondativi, celebra i suoi fatti gloriosi, quelli nei quali si riconosce, non celebra l’esatto contrario. Vorrei ricordare che qualche anno fa, per fortuna credo che sia caduto miseramente questo discorso, in Parlamento vennero presentate diverse proposte di legge che tendevano ad equiparare i combattenti della Resistenza con i combattenti della Repubblica sociale italiana. Rispetto per tutti i morti, per carità, ma è evidente che la Repubblica si fonda sul sacrificio dei partigiani e non su coloro che combatterono dalla parte della Repubblica sociale. Quindi non sui carnefici ma eventualmente su quelle che sono state le vittime fino al 25 aprile del 1945. Credo che questo sia un tema certamente di filosofia della storia, di filosofia del diritto applicato alla storia, ma è tema sul quale ritengo convenga riflettere.
Un’altra cosa, qui si entra nella tematica del ragionamento, ha ragione chi mi ha preceduto, a sottolineare che ogni progetto generale ha poi bisogno di uno strumento applicativo, di un regolamento, e chi mi ha preceduto faceva osservare che questo era necessario. Qui nasce spontaneo il discorso chi valuterà le richieste, chi valuterà i progetti, in quali tempi verranno valutati. E in questo contesto che valutazioni avranno gli enti che si presentano da soli e quelli che si presentano in rete. Se uno chiedesse a me, io direi vanno privilegiate le richieste delle reti di strutture per ovvie ragioni che non è il caso di stare qui ad elencare. Ma il concetto di rete credo che andrebbe ribadito e rafforzato almeno nel regolamento.
Direi che le cose che mi premeva sottolineare, sono certamente queste. Torno a ripetere, l’importanza di dare titolarità anche alle scuole superiori, perché il discorso dell’approfondimento storico è essenziale, non so se si possa raggiungere una memoria condivisa, però si dovrebbe poter raggiungere una conoscenza condivisa sulla quale evidentemente ognuno di noi può dare dei contributi. Noi sappiamo benissimo che esattamente vent’anni fa, nel novembre del 1996, l’allora ministro Luigi Berlinguer promulgò un decreto che prevedeva l’insegnamento della storia del Novecento nell’ultimo anno di ogni ciclo scolastico. Questo era un provvedimento fondamentale, che poi i successivi Governi hanno cancellato. Anche l’ultima riforma scolastica ha ignorato questo aspetto. Come d’altra parte l’educazione alla cittadinanza, quel provvedimento di legge uscito nel 2008, che tendeva ad equiparare la normativa europea con quella italiana, non ha assolutamente risolto il problema dello studio del Novecento, perché ha creato una sorta di ectoplasma, un’ora fantasma che si può fare o non fare a scuola, e che quindi evidentemente di fronte all’urgenza di didattiche molto forti, muore e cade. Io credo che anche attraverso questo sottolineare l’importanza nelle scuole superiori di questo progetto, si possa recuperare almeno in parte l’importanza dello studio del Novecento.
Chiudo con un’ultima considerazione. Da qualche parte io metterei un riferimento alla Costituzione repubblicana del 1948. Io credo che da qualche parte si dovrebbe raccontare come nasce la Costituzione e chi furono i padri fondatori della Costituzione. Quando ci si trova davanti ad una grande cattedrale, ci si chiede chi è stato l’architetto. Io credo che nella legge andrebbe, sotto un profilo luteranamente storico, evidenziato questo aspetto, la Costituzione come pietra miliare della nostra storia e dei suoi fondatori.
PARUOLO – PRESIDENTE
Naturalmente abbiamo ricevuto anche dei contributi per iscritto, per esempio la fondazione Gramsci ha mandato il suo contributo, anche altri sono giunti, se qualcuno di voi avesse dei contributi scritti, anche se non è intervenuto, li può lasciare, vi prego soltanto di tenere presente il timing che vi ho descritto all’inizio, quindi se devono arrivare suggerimenti, suggestioni alla relatrice, bisogna che arrivino entro oggi, perché già domani o dopodomani ci sono due sedute che saranno decisive per l’iter in Commissione. Questo non toglie che non si possano fare delle modifiche in aula, però è evidente che saranno riservate a eventuali dimenticanze di tipo grave, che però non mi sembra siano emerse sinceramente, mentre sono emerse una serie di richieste di precisazioni di cui adesso si faranno carico.
Prima di dare la parola alla relatrice per la conclusione, darei la parola all’assessore Mezzetti.
Colgo l’occasione per salutarvi tutti, molti di noi ci conosciamo ormai da tanto tempo, quindi credo di potermi permettere il lusso di saltare tutta una serie di preamboli, anche perché poi le audizioni funzionerebbero che l’Assessore ascolta, prende appunti e poi basta, va a casa. Mi permetto solo due parole prima che Valentina concluda, per intanto ringraziare tutti quelli che hanno in qualche modo contribuito non solo in queste settimane ma anche in questi anni nelle relazioni e nei rapporti che abbiamo avuto, a far crescere un livello di attenzione, di consapevolezza più generalizzata sull’opinione pubblica, ma anche nelle istituzioni. Perché se oggi approdiamo qui, è anche perché è cresciuto un livello di sensibilità e di attenzione da parte delle istituzioni, da parte in questo caso specifico dell’Assemblea legislativa, la quale tempo fa ha proposto e approvato una risoluzione in tal senso che chiedeva un intervento legislativo per qualificare e valorizzare il lavoro sulla memoria. E alcuni dei Consiglieri qui presenti, sono stati protagonisti di quella risoluzione, c’è la consigliera Mori che fu la prima firmataria che è qui presente, e la Giunta che ha colto questa richiesta venuta dall’Assemblea e l’ha tradotto, insieme poi ai collaboratori che sono qui presenti, la dottoressa Lipparini in particolare, che ha lavorato intorno al testo, insieme anche allo staff dell’Assemblea legislativa perché questa è una legge che produciamo con due teste, la Giunta da una parte e l’Assemblea dall’altra, anche con ambiti di competenza distinti, ma in qualche modo coordinati fra di loro.
Dicevo che questo lavoro era partito già nella precedente legislatura, qualcuno di voi se lo ricorderà, lavorammo già per imbastire un’architettura di una legge che intervenisse su questa materia. Il progetto fu poi abbandonato, fu messo in un cassetto da me, perché ero già Assessore nella passata legislatura, perché nella passata legislatura mi fu detto che l’importante era che la legge fosse a costo zero. Siccome io non sono solito fare leggi che alimentano aspettative che non possono essere soddisfatte, perché non ci sono risorse finanziarie, presi la legge e la riposi nel cassetto. In questa legislatura devo invece riconoscere merito al presidente Bonacini, perché ha voluto fortemente che la legge fosse ripresa in considerazione destinando ad essa, per l’anno 2016 e per il 2017, ogni anno 1 milione di euro, poi vedremo nel prosieguo. Quindi una dotazione di risorse abbastanza significativa che ci consente di mettere anche in sicurezza una serie di istituzioni, soggetti impegnati in questo lavoro storiografico di ricostruzione storica delle vicende che più da vicino ci hanno riguardato del Novecento e che oggi erano anche messe in crisi dal venire meno di un’istituzione, che è l’istituzione provinciale, come tutti sapete, dalla legge Delrio messa in discussione, e che vedevano nelle Province la loro principale fonte di finanziamento e di sostentamento. Quindi noi con la legge interveniamo anche per sopperire a questo venire meno di risorse da parte delle Province. Lo dico con molta chiarezza. Quindi razionalizzando un lavoro, armonizzandolo, mettendolo in valore, dandogli un riconoscimento istituzionale finalmente a livello regionale, ma dandogli anche una solidità e una continuità di carattere economico finanziario. Questo significa però, quindi soltanto poche brevissime note rispetto alle cose, quindi non interverrò nel complesso perché spetta alla relatrice della legge, e poi il lavoro che faremo, però solo poche note rispetto ad alcune delle osservazioni che ho sentito, questo perché sia ben chiaro che la legge agirà su due livelli, due piani. Uno è quello del riconoscimento di una serie di soggetti che fino ad oggi erano riconosciuti dal lavoro delle Province, quindi noi garantiamo la continuità a questi soggetti. Dall’altro però nel garantirlo a loro, circoscriviamo i soggetti, perché ci sono altri soggetti che giustamente encomiabilmente svolgono anch’essi un lavoro sulla memoria, ma che sono già riconosciuti su altre leggi e che sono già finanziati da altre leggi. E che allora eventualmente, qualora volessero vedersi riconosciuti all’interno di questa legge in modo esplicito, dovranno fare una scelta se stare – lo dico per puntualizzare – ad esempio sulla legge n. 18 con il sostegno alla rete museale bibliotecaria, o se stare all’interno di questa legge. Non si possono per norma attribuire per le stesse voci, per gli stessi soggetti finanziamenti con leggi diverse, perché ovviamente altrimenti tutti concorrerebbero a stare su più leggi diverse. Quindi qui sono indicati quelli che recuperandoli da quelli delle associazioni delle Province, oggi noi riconosciamo. Questo non significa che non riconosciamo il lavoro che fanno tutti gli altri soggetti, perché c’è poi un altro livello che sarà il sostegno alle attività che avverrà attraverso i bandi, che saranno regolati con i criteri, modalità, tempistiche, dal programma pluriennale che è già previsto dalla legge, che specificherà più anche nel merito una serie di cose che venivano richieste oggi nel corso del dibattito. Bandi che saranno aperti a tutti i soggetti che progetteranno, costruiranno progetti, avanzeranno proposte di progetti. E pur se sono presenti su altre leggi per quanto riguarda il sostegno alla struttura, qui potranno accedere per quanto riguarda la parte di attività. E sarà la parte più sostanziosa tra l’altro dei fondi messi a disposizione. E dentro questo, io mi sento già ora, per rispondere a Garagnani, di dire già da oggi, ma perché questo è quello che stiamo facendo ormai per tutte le leggi regionali, almeno per quello che riguarda la cultura, un criterio di premialità di andare nella direzione delle reti, e nella capacità di fare sistema territoriale e di reti di partenariato nel presentare progetti. Questo lo facevamo sulla legge n. 13, la n. 37, lo facciamo su tutte le leggi della cultura. Noi tendiamo a promuovere, valorizzare e premiare la capacità di fare rete e di fare sistema, e aggregarsi fra i soggetti.
Alle scuole e alle università è già riconosciuto il ruolo nell’articolo 4 al comma 1, lo facciamo però nel momento in cui scuola e università contribuiscono all’attività dei soggetti che presenteranno progetti. Esclusivamente finanziare scuola e università, le risorse sono quelle, guardate che 1 milione non è infinito, finisce presto. Se finanziamo anche soggetti che già ricevono altre fonti di finanziamento, come scuole e università, rischiamo di esaurire presto anche questa risorsa, quindi una selezione la dobbiamo fare. Interessante e importante sarà che i soggetti che presentano progetti, possano avere e attivino collaborazioni con le istituzioni scolastiche e universitarie, come previsto dall’articolo 4 al comma 1.
La Costituzione indubbiamente per noi è il faro, la stella polare. Però se vediamo tutti i primi articoli e anche i successivi, più volte c’è il richiamo ai valori costituzionali, ai principi costituzionali e al valore della Carta costituzionale.
Ultime due questioni. Questa disputa che non è solo verbale, ma è anche sostanziale, sul tema dei luoghi della memoria. Perché non si ingenerino equivoci, io direi che noi potremmo procedere successivamente, se poi sarà d’accordo ovviamente anche la relatrice e la Commissione e poi l’aula, a distinguere quella che è una definizione generale e generica dei luoghi della memoria, che riguarda tutti i luoghi fisici che hanno un significato, da quelli che sono poi i luoghi della memoria destinatari di eventuali risorse finanziarie per la loro valorizzazione. In quel caso, io credo che la distinzione vada fatta. Laddove sui luoghi della memoria insistono attività di valorizzazione patrimoniale, bibliotecario, archivistico, perché altrimenti i luoghi della memoria in questa regione sono migliaia, gli spazi fisici, io credo che una parte di questi dobbiamo destinarli alla cura, alla tutela e alla valorizzazione da parte dei Comuni e delle istituzioni locali. Poi la Regione interviene su quelli che sono i progetti di valorizzazione del patrimonio che insistono in quei luoghi. Quindi potremmo vedere di inserire una distinzione di questo tipo.
Sulla prima questione che sollevava l’istituto Cervi, io parlerei in maniera generale di turismo culturale, perché questo anche genera un equivoco, perché anche le città d’arte sono turismo culturale, poi vengono tutti dentro questa legge a pescare per le loro fonti di finanziamento, il tema del turismo della memoria, se vogliamo chiamarlo così, anche se non mi piace devo dire come termine, perché il turismo della memoria mi sembra che facciamo turismo anche su vicende drammatiche, che infatti non a caso noi abbiamo in qualche modo tradotto e riportato dentro quelli che sono i viaggi della memoria o del ricordo, come stiamo ragionando, che sono una cosa ormai anche abbastanza consolidata, che non necessariamente devono essere solo i viaggi della memoria ad Auschwitz o a Dachau o a Birkenau. Il viaggio della memoria può essere per esempio, con Fausto Ciuffi e Annarita Zevi si stava ragionando se fare un itinerario dei luoghi ebraici protagonisti di vicende anche complicate e drammatiche della nostra storia. Altri potrebbero essere che mettono in rete altri luoghi della memoria, che vedono l’attività di viaggi della memoria che non devono essere identificati necessariamente unicamente con quelli dei campi di sterminio e di concentramento tanto per intenderci. Io credo che questo può essere fatto, ritengo che può essere utile quello che ho visto avanzare, ora qui non è stato detto, ma in molti degli emendamenti che abbiamo visto in questi giorni, una richiesta di censimento di mappatura dei luoghi della memoria e del ricordo che abbiamo presenti nella nostra regione. Io credo che questo può e deve essere un’attività che possiamo fare, e che potremmo consegnare. Tra l’altro, abbiamo un’istituzione ad hoc nella nostra Regione, che deve e può svolgere questo compito con autorevolezza scientifica, che è l’Istituto dei beni culturali, a cui noi potremmo assegnare questo compito specifico per quanto riguarda la mappatura e il censimento, attraverso i quali promuovere poi attività che portino alla conoscenza, alla valorizzazione attraverso i viaggi della memoria di questi luoghi che noi abbiamo nella nostra regione.
Io vi ringrazio naturalmente per i contributi anche molto puntuali sul testo, non mi ripeto rispetto alle precisazioni che sono state fatte dall’Assessore sul tema della razionalizzazione legata alle leggi di settore di riferimento dei vari soggetti, fermo restando la possibilità per tutti quei soggetti di cui naturalmente si riconosce la valenza dell’operato, di poter partecipare sulla parte progettuale, quindi sulla richiesta di finanziamenti legati alle attività e ai progetti. Così come verrà definito in maniera più specifica e articolata nei piani pluriennali, in cui saranno stabiliti anche i regolamenti nei quali di sicuro, così come sta accadendo un po’ per tutti i bandi, verrà evidentemente privilegiata la capacità di operare in rete, quindi di coprogettare.
Ringrazio molto anche per le riflessioni sulla prospettiva che questa legge può aprire, un po’ come punto di svolta nell’ottica di nuovi itinerari di ricerca nell’ottica della coprogettazione, e anche nell’ottica – non lo chiamiamo magari turismo della memoria, vedremo come formulare meglio questo concetto – di una valorizzazione del territorio che punti davvero sui percorsi di ricerca e sulla conoscenza dei luoghi della memoria, che nel nostro territorio sono numerosissimi e possono davvero alimentare, noi crediamo, la conoscenza e la coscienza delle generazioni attuali e delle generazioni future. Quindi vedremo come tradurre al meglio i tanti stimoli che stamattina ci avete fatto pervenire. Naturalmente credo che una delle riflessioni più importanti sia quella legata al metodo, un metodo che l’Assessorato ha sempre tradotto nell’ottica della partecipazione e della condivisione, che sarà portato avanti fino alla stesura poi del programma, e quindi continua questa fase di ascolto tra politica, mondo della ricerca e tra quei soggetti che della memoria sono realmente protagonisti tutti i giorni con le loro azioni.
PARUOLO – PRESIDENTE
Grazie a tutti per la vostra partecipazione.
La seduta termina alle ore 11,40.