Resoconto integrale n. 8
Seduta dell’11 febbraio 2016
Il giorno 11 febbraio 2016 alle ore 15,00 è convocata in seduta congiunta con la Commissione Territorio, Ambiente, Mobilità, con nota prot. n. AL.2016.5907 del 5 02 2016, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.
Partecipano alla seduta i consiglieri:
Cognome e nome |
Qualifica |
Gruppo |
Voto |
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POMPIGNOLI Massimiliano |
Presidente |
Lega Nord Emilia e Romagna |
3 |
presente |
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BERTANI Andrea |
Vicepresidente |
Movimento 5 Stelle |
2 |
presente |
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POLI Roberto |
Vicepresidente |
Partito Democratico |
6 |
presente |
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ALLEVA Piergiovanni |
Componente |
L’Altra Emilia Romagna |
1 |
assente |
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BARGI Stefano |
Componente |
Lega Nord Emilia e Romagna |
2 |
presente |
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BESSI Gianni |
Componente |
Partito Democratico |
3 |
presente |
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BIGNAMI Galeazzo |
Componente |
Forza Italia |
2 |
assente |
||
BOSCHINI Giuseppe |
Componente |
Partito Democratico |
3 |
presente |
||
CALVANO Paolo |
Componente |
Partito Democratico |
1 |
presente |
||
CARDINALI Alessandro |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
assente |
||
FOTI Tommaso |
Componente |
Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale |
1 |
presente |
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MARCHETTI Daniele |
Componente |
Lega Nord Emilia e Romagna |
2 |
assente |
||
MOLINARI Gian Luigi |
Componente |
Partito Democratico |
5 |
assente |
||
MONTALTI Lia |
Componente |
Partito Democratico |
1 |
presente |
||
MUMOLO Antonio |
Componente |
Partito Democratico |
1 |
presente |
||
PICCININI Silvia |
Componente |
Movimento 5 Stelle |
2 |
presente |
||
PRUCCOLI Giorgio |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
presente |
||
RANCAN Matteo |
Componente |
Lega Nord Emilia e Romagna |
2 |
assente |
||
SABATTINI Luca |
Componente |
Partito Democratico |
3 |
presente |
||
SENSOLI Raffaella |
Componente |
Movimento 5 Stelle |
1 |
presente |
||
SONCINI Ottavia |
Componente |
Partito Democratico |
1 |
presente |
||
TARUFFI Igor |
Componente |
Sinistra Ecologia Libertà |
2 |
assente |
||
ZOFFOLI Paolo |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
assente |
||
Sono presenti i consiglieri: Massimo IOTTI in sostituzione di Alessandro CARDINALI e Manuela RONTINI in sostituzione di Paolo ZOFFOLI.
Sono altresì presenti i consiglieri: Stefano CALIANDRO (PD) e l’Assessore a “Difesa del suolo e della costa, Protezione civile e Politiche ambientali e della montagna” Paola GAZZOLO e il Sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI.
Partecipano alla seduta: l’On. Simona BONAFE’ (Relatore alla Commissione ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo).
Presiede la seduta: Massimiliano POMPIGNOLI
Assiste la segretaria: Claudia Cattoli
Trascrizione a cura della segreteria
DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO
- Audizione dell’On. Simona Bonafè relatore alla Commissione ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo sul Pacchetto di misure sull’economia circolare presentato il 2 dicembre 2015.
Presidente POMPIGNOLI – Presidente della Commissione assembleare Bilancio, Affari generali ed istituzionali
Iniziamo con l’audizione. Buon giorno a tutti, buon giorno agli ospiti, all’Assessore Gazzolo e all’On. Bonafè. Oggi, come sapete dalla convocazione, c’è la seduta congiunta delle Commissioni I e III sul pacchetto europeo economia circolare: seduta congiunta perché la Commissione I sarà in sede referente, è quella che dovrà votare martedì prossimo la risoluzione che poi trasmetteremo all’Europa, mentre la Commissione III oggi darà il suo parere che poi perverrà alla Prima Commissione. Quindi passo la parola alla Presidente Rontini per introdurre l’argomento e poi all’ospite per illustrarlo.
Presidente RONTINI – Presidente della Commissione assembleare Territorio, Ambiente, Mobilità
Grazie. Buongiorno a tutti. Come ha anticipato il mio collega, Massimiliano Pompignoli, e come è prassi di questa legislatura, quando le materie oggetto dei nostri lavori riguardano temi europei, abbiamo l’abitudine di convocarci in seduta congiunta con la Prima. Oggi abbiamo all’ordine del giorno l’espressione del parere relativamente al pacchetto di economia circolare. In un’ottica di una maggiore collaborazione, iniziata con questa legislatura, anche su proposta della Presidente Saliera e dell’Ufficio di Presidenza, abbiamo intensificato il lavoro di collaborazione con gli europarlamentari, affinché le istanze dei nostri territori abbiano più facile via a raggiungere le sedi europee.
Quindi abbiamo valutato opportuno, congiuntamente, di audire l’On. Simona Bonafè, che è relatrice, al Parlamento europeo, del pacchetto economia circolare, pacchetto che si compone di una comunicazione intitolata “L’anello mancante. Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare” e di quattro proposte di direttiva sui temi delle discariche, dei rifiuti, dei RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), degli imballaggi e una più generale sui rifiuti, che poi è la proposta legislativa che va a modificare anche la famosa direttiva europea n. 98 del 2008, che abbiamo citato tante volte anche nell’iter dei nostri lavori e ci hanno portato ad approvare la legge sull’economia circolare a fine settembre 2015.
L’opportunità di concentrarsi su questo pacchetto di economia circolare era già stata evidenziata ancora nella scorsa legislatura, quando una prima proposta di pacchetto era stata presentata dalla Commissione Barroso; proposta che, poi, la Commissione Juncker ha ritenuto di ritirare, dando applicazione al cosiddetto principio di discontinuità politica. Un’altra proposta, che è quella oggetto dei nostri lavori di oggi, è stata approvata a dicembre 2015: è la stessa che poi l’On. Bonafè ci illustrerà e che anche durante i nostri lavori della Sessione europea 2015, con la Risoluzione 800, avevamo attenzionato, sottolineando l’opportunità di dedicarci a un approfondimento su questi cinque oggetti. Anche nel corso dell’audizione che si è tenuta con gli stakeholder, seduta della Commissione I presieduta dal collega Pompignoli, sia i rappresentanti delle associazioni di categoria, sia alcuni degli europarlamentari intervenuti, avevano rimesso alla nostra attenzione questo pacchetto che mira a trasformare la nostra economia, quindi la nostra società regionale, da un approccio basato su un’economia lineare, che prende, produce, usa e getta, a un economia circolare.
Passo ora la parola all’On. Bonafè. Dopo, naturalmente, ci sarà tutto lo spazio per ascoltare le vostre valutazioni, richieste di approfondimento e intervento. Dopodiché, la III Commissione proseguirà, come avrete visto dall’ordine del giorno, per l’espressione del parere e poi siamo anche in consultiva sul progetto di legge di modifica della legge n. 8 sulla caccia. Prego, Onorevole.
On. Simona BONAFÈ - Relatore alla Commissione ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo sul Pacchetto di misure “economia circolare”
Buongiorno a tutti. Grazie di questo invito. Grazie alla Presidente. Devo dire che mi fa particolarmente piacere essere qui con voi oggi. Farò un ciclo di audizioni nelle varie Regioni, però mi fa particolarmente piacere iniziare dall’Emilia-Romagna. Mi fa piacere iniziare da qui, perché mentre al Parlamento europeo ancora discutevamo di economia circolare - anzi era il periodo in cui la prima proposta, come ricordava bene la Presidente Rontini, era stata ritirata dalla Commissione - qui in Emilia-Romagna voi approvavate una legge regionale sull’economia circolare. Quindi direi che avete anticipato non solo in Italia, ma in Europa la discussione su queste tematiche. Penso sia stato giusto e doveroso venire qui, partire da qui, partire da una bella discussione con voi, su questa che è - a mio parere - la chiave di volta rispetto al sistema di sviluppo attuale. Prima di parlarvi del pacchetto sui rifiuti, delle quattro proposte legislative di cui sono relatrice, penso sia importante inquadrare l’argomento, perché la portata dell’economia circolare è molto di più, a mio parere, della modifica di una normativa sui rifiuti, una normativa ancorché importante sui rifiuti.
Partirei da un dato di fatto: noi, in Italia ma in generale in Europa, siamo particolarmente carenti di materie prime e questo incide in particolare sulla nostra competitività, ma non solo. Abbiamo un modello di sviluppo che ormai non è più sostenibile dal punto di vista ambientale, ma non è più sostenibile nemmeno dal punto di vista industriale, dal punto di vista economico. Non è sostenibile dal punto di vista ambientale, perché ogni anno consumiamo il 2,5% in più di risorse che abbiamo a disposizione sul nostro pianeta. Non è sostenibile economicamente, perché circa il 40% dei costi fissi, dei costi di approvvigionamento di un’impresa riguardano le materie prime e quindi capite perfettamente anche voi di che cosa stiamo parlando e quale può essere l’impatto dell’economia circolare.
Di economia circolare stiamo parlando da qualche anno. Se pensate bene, l’economia circolare, alla fine, si basa su un principio che è tanto semplice quanto rivoluzionario, cioè l’idea che se ottimizziamo il ciclo integrato dei rifiuti, possiamo recuperare materie prime da reimmettere sul mercato. Quindi possiamo recuperare materie prime e possiamo aumentare la competitività nel nostro sistema. È un’idea semplicissima, se volete, ma rivoluzionaria, perché per mettere in atto un processo di transizione da un’economia lineare, quindi un’economia in cui produciamo, consumiamo e gettiamo, a un’economia circolare, dobbiamo cambiare totalmente il nostro modo di essere consumatori, di essere produttori, di essere anche istituzioni pubbliche. È un processo che richiederà degli anni. È un processo che però richiede fondamentalmente un cambio di approccio. Credo sia assolutamente riduttivo pensare che l’economia circolare sia politica dei rifiuti. Non è politica dei rifiuti. O meglio, non è solo politica dei rifiuti. Ma direi che non è nemmeno, con tutto il rispetto – sono stata Assessore all’ambiente anch’io –, non è nemmeno solo ed esclusivamente una politica ambientale, perché se così fosse, veramente relegheremmo a un ruolo minore la portata rivoluzionaria del concetto di economia circolare.
L’economia circolare, è bene dirselo, è una nuova politica industriale sostenibile per il nostro Paese. Per politica industriale sostenibile intendo una politica industriale che mette insieme la sostenibilità ambientale alla competitività del sistema, attraverso un uso efficiente delle risorse. Penso che questo sia il punto di partenza dal quale analizzare anche la proposta normativa che avete e che io ho in mano come relatrice.
Se non l’avete già fatto, vi invito a leggere lo studio sull’economia circolare che fa vedere come questo cambiamento di paradigma e come la possibilità di andare verso la transizione, porta, alla fine, un aumento di punti percentuali di PIL fino al 7%, quindi capite anche che stiamo a ragionare su come aumentare il PIL di qualche decimale. Se veramente ci mettessimo nell’ottica di andare tutti, come sistema Europa, verso un’economia circolare, avremmo un beneficio del 7% in più di PIL. E un aumento notevole fino a un milione di posti di lavoro di qualità, perché è chiaro che quando parliamo di economia circolare, parliamo anche di innovazione, di nuove tecnologie, di tanti aspetti connessi, parliamo di un nuovo modello di sviluppo sostenibile che non tralasci i benefici che potremmo avere in termini ambientali, che sono benefici sia sulla disponibilità di materie prime, ma sono anche benefici in termini di emissioni di gas serra nell’atmosfera, perché è chiaro che attraverso il processo di riutilizzo delle materie prime, i benefici andrebbero anche in quella direzione lì.
Avrete già sicuramente capito qual è la portata di questa idea, sulla quale state lavorando voi e stiamo iniziando a lavorare anche in Europa. Lo diceva molto bene prima la Presidente: in Europa c’è stata una discussione un po’ a singhiozzo sull’economia circolare, perché la vecchia Commissione aveva proposto questo nuovo pacchetto, che peraltro aveva dei punti di forza, ma obiettivamente mancava su un lato, cioè il vecchio pacchetto era molto concentrato sul lato del conferimento dei rifiuti, in particolare con l’azzeramento delle discariche, con l’aumento delle percentuali di raccolta differenziata, ma era totalmente sbilanciato su questo punto. Quando la nuova Commissione Juncker ha deciso di ritirarlo, c’è stato un ampio dibattito. Noi parlamentari eravamo particolarmente contrari a questo tipo di operazione, gli investitori stessi, gli industriali, il mondo delle Ong ambientaliste, è stata fatta una grande battaglia per chiedere alla Commissione di ripensare alla propria decisione. E devo dire che anche i Governi nazionali hanno pressato il Commissario perché si arrivasse non al ritiro, ma semmai a una revisione, anche attraverso un lavoro parlamentare. Devo dire che il nostro Governo, da questo punto di vista, ha avuto un ruolo importante, anche perché in parte eravamo alla guida del semestre europeo.
In effetti, è stato preso l’impegno da parte della vecchia Commissione di ritirarlo, ma di presentarne uno più ambizioso. Seppure abbia contestato prima la decisione di ritirare il pacchetto, il nuovo pacchetto, quindi quello di cui adesso sono relatrice, è obiettivamente più ambizioso, perché è un pacchetto che parte dall’idea che se vogliamo veramente arrivare a una transizione verso un’economia circolare, non possiamo solo concentrarci sulla parte del conferimento dei rifiuti. Quindi è un pacchetto che prende in considerazione – attraverso un action plan, quindi un piano programmatico di azioni previste da qui ai prossimi cinque anni – anche il lato principale della produzione di un prodotto. Cioè un prodotto non è rifiuto solo quando lo gettiamo, ma è importante anche capire come lo concepiamo un prodotto, come lo produciamo, con quali materiali, con quali imballaggi, con che composizione di imballaggi, se biodegradabili o non biodegradabili. Quindi capite che dietro c’è tutto un mondo interessantissimo anche per gli sviluppi che può avere; infatti si sta parlando di mettere mano alla vecchia direttiva sull’ecodesign, proprio per comprendere anche la composizione dei materiali dal punto di vista più sostenibile e più ecologico.
Questo è quello che abbiamo davanti: le quattro direttive, che venivano ricordate prima molto bene dalla Presidente, e abbiamo davanti questo action plan, quindi questo piano programmatico, un piano di azioni, che si chiama proprio close the loop, cioè chiudere il cerchio. Noi, come Parlamento, chiederemo l’azzeramento delle discariche. Ad ogni modo, close the loop significa che noi dobbiamo prendere in considerazione l’intero ciclo di vita di un prodotto e non solo quando questo prodotto diventa rifiuto. Close the loop significa anche tenere in ampia considerazione tutta la produttività, cioè l’incremento del tasso di produttività di un prodotto. Quello che oggi abbiamo davanti, secondo me, non è solo un pacchetto legislativo, ma è veramente un cambio di mentalità, un cambio di paradigma, un cambio di sistema di sviluppo del nostro Paese.
Per entrare nel merito della proposta legislativa, diciamo che la discussione al Parlamento europeo si è concentrata principalmente sulle percentuali di raccolta differenziata, che nel vecchio pacchetto erano obiettivamente del 5% più alte e nel nuovo pacchetto, invece, sono state leggermente abbassate. Quindi la discussione si è concentrata su quello e penso che come Parlamento europeo chiederemo alla Commissione, invece, di mantenere i limiti iniziali.
Apro e chiudo una parentesi. Il processo normativo europeo, per chi di voi non lo conosca fino in fondo, è abbastanza complesso. C’è un processo che vede la proposta di iniziativa legislativa da parte della Commissione; adesso c’è contestualmente il lavoro di due parti, la parte del Parlamento e la parte del Consiglio europeo che rappresenta gli Stati. Noi come Parlamento abbiamo deciso, rispetto ai tempi ordinari del Parlamento europeo, di fare uno sforzo e di accelerare perché si arrivi, entro novembre, ad avere la nostra proposta, sulla proposta della Commissione, quindi la proposta del Parlamento europeo. Sono tempi che a noi magari sembrano lunghissimi, ma sono tempi che rispetto all’iter legislativo del Parlamento europeo, non sono così lunghi. Tenete in considerazione che c’è un’altra proposta legislativa, che è quella che riguarda il sistema degli ETS, il sistema delle emissioni, che è stata presentata dalla Commissione a giugno e il rapporto del Parlamento arriverà tendenzialmente intorno a novembre/dicembre. Questo per farvi capire come, sul pacchetto dell’economia circolare, intendiamo procedere veloci, perché sappiamo che è una proposta che interessa molto anche gli investitori, anche le organizzazioni non governative ambientali, quindi è una proposta sulla quale vogliamo lavorare spediti.
Dicevo che questo inizio di dibattito in Parlamento si è concentrato molto sull’innalzamento dei target di raccolta differenziata. Quindi noi chiederemo al Parlamento di mantenere quelli della vecchia proposta. Però, la cosa che a me preme sottolineare qui, che penso sia poi il principio base, perché se vogliamo veramente arrivare a una transizione verso un’economia circolare, non ci possiamo più permettere di perdere materie prime, quindi la chiusura delle discariche è fondamentale. So di parlare come relatrice del Parlamento europeo, ma anche come italiana. Conosco la situazione degli Stati europei e conosco la situazione in Italia.
La situazione degli Stati europei è una situazione in cui abbiamo degli Stati che oggi conferiscono il 3% in discarica, gli Stati del Nord (per esempio, la Germania è uno di questi). Abbiamo degli Stati, come gli Stati dell’Est, che ancora conferiscono il 90% di rifiuti in discarica, quindi capite esattamente quello che voglio dire. Prevedere un azzeramento da qui al 2030 del conferimento dei rifiuti in discarica, significa anche contestualmente dotare questi Stati delle infrastrutture adeguate che oggi non hanno. Ecco perché il punto di forza di questa normativa sta anche nel prevedere finanziamenti. Quindi tutto un canale dei fondi strutturali, e non solo dei fondi strutturali, che andranno nella direzione di fornire le strutture adeguate agli Stati che ancora oggi, ahimè, conferiscono gran parte dei rifiuti, se non la quasi totalità dei rifiuti, in discarica. Questo lo dico perché l’elemento di debolezza sta nel fatto che siccome conferire i rifiuti in discarica è più economicamente vantaggioso, questo può portare anche, se non prenderemo, a livello europeo, le normative adeguate, a un turismo dei rifiuti che vogliamo assolutamente evitare. Quello della chiusura delle discariche è un punto di forza.
Un altro punto di forza che ha il pacchetto presentato dalla Commissione è l’armonizzazione delle definizioni, in particolare l’armonizzazione dei metodi di calcolo. Fino a oggi erano previsti quattro metodi di calcolo diversi: ogni Paese si calcolava le raccolte differenziate in base al calcolo che preferiva e quindi poi, di fatto, non erano comparabili, tant’è che l’Italia, utilizzando un metodo di calcolo diverso rispetto ad altri Stati, penso che le performance dell’Italia sarebbero state considerate ancora migliori se il calcolo fosse armonizzato per tutti. Questo è un obiettivo che si pone il nuovo pacchetto. Come dicevo, l’obiettivo di dare una definizione. Sembra strano, ma fino a oggi non avevamo una definizione europea di rifiuto urbano. Quindi ognuno ci infilava dentro quello che voleva.
Questa proposta ha anche dei punti di debolezza, che sono i punti di debolezza sui quali noi, come Parlamento europeo, faremo sentire la nostra voce. Secondo me, uno dei punti di debolezza di questo pacchetto è sul fronte della prevenzione. Cioè nulla è previsto, se non azioni generiche, sul fronte della prevenzione dei rifiuti, che invece è il primo anello della catena ed è quello su cui dovremo maggiormente concentrare la nostra attenzione. Peraltro, niente è previsto sullo spreco alimentare, che è una battaglia tutta italiana, anche dopo Expo. È una battaglia che io considero non solo politica, ma anche etica. Anche su questo noi chiederemo, come Parlamento europeo, nella proposta che presenteremo, dei target obbligatori. Poi so che c’è tutto il problema di come misurare lo spreco alimentare, ma è un problema che vedremo di porci in maniera adeguata.
Sul conferimento in discarica ho già parlato. C’è un’altra cosa su cui lavoreremo ed è la proposta di inserire l’obbligatorietà del bio waste, cioè dell’umido. In Italia, peraltro, abbiamo degli esempi molto virtuosi in questa direzione e il nostro impegno è quello di chiedere una raccolta obbligatoria per tutta Europa.
C’è un altro punto che, a mio parere, non è debole, ma è debolissimo. Economia circolare significa anche capacità di rimettere sul mercato le materie prime secondarie. Vi porto la mia esperienza personale: ho fatto per dieci anni l’Assessore all’ambiente. H potuto vedere con i miei occhi – parlo di qualche anno fa, ora la situazione sta un po’ cambiando – come obbligavamo i cittadini a fare la raccolta dell’umido e poi l’umido veniva trasformato in compost e rimanevano montagne di compost nelle stazioni di compostaggio, perché gli agricoltori, in Toscana, il compost, che era di pessima qualità, questo va detto, mentre oggi sulla qualità stiamo lavorando tantissimo, non veniva più riutilizzato. Per cui, capite anche come il mercato delle materie prime secondarie sia fondamentale e come sia fondamentale, per arrivare a un mercato delle materie prime secondarie, sciogliere alcuni nodi, per esempio la definizione di che cos’è rifiuto e di che cos’è materia prima secondaria e di com’è fondamentale anche migliorare la qualità delle raccolte differenziate. Da questo punto di vista noi stiamo facendo tanto sulla quantità, stiamo innalzando tantissimo i target, anche per alcuni Paesi, ma non stiamo facendo niente sul fronte della qualità. È chiaro che la qualità è legata anche alle infrastrutture di cui ci dotiamo.
Su questo voglio aprire una parentesi, perché le infrastrutture sono fondamentali. In questo pacchetto sono previsti degli investimenti ad hoc. C’è un altro strumento, che è quello del piano Juncker, che se partisse – visto che su questo abbiamo qualche difficoltà con il Presidente Juncker – effettivamente anche da questo punto di vista potremmo avere ulteriori finanziamenti e investimenti per migliorare le infrastrutture e quindi la qualità della raccolta differenziata.
Questi sono alcuni punti che noi abbiamo evidenziato in questa prima fase. È veramente appena iniziato il dibattito, anche fra di noi, in Parlamento europeo. E questi sono alcuni punti. Poi vediamo nelle prossime settimane quali altre sollecitazioni arriveranno dal lavoro anche con i colleghi. Però, a me fa piacere veramente essere qui, in posizione di ascolto direi, ad ascoltare anche quelle che sono le vostre sollecitazioni e le vostre riflessioni. Penso che dobbiamo essere tutti consapevoli di come, al di là della modifica della normativa, dietro ci sia veramente molto di più. Quel molto di più, come in ogni fase di transizione, richiede che ci si creda e quindi si faccia un lavoro a livello di tutti gli stakeholder. Non a caso prima parlavo di consumatori e noi siamo anche consumatori. Quindi se andare verso un’economia circolare, lo decidiamo anche quando andiamo a comprare un prodotto e sull’etichettatura dei prodotti a economia circolare, tra l’altro ci stiamo aprendo, anche lì, tutto un filone di ragionamento. Però, siamo anche decisori politici. Quindi penso che il nostro lavoro sia particolarmente importante, che sia importante come istituzione europea, ma sia importante anche come istituzioni locali che stanno sul territorio, perché poi l’impatto dell’economia circolare sulle aziende e sui cittadini e il primo anello della catena, se vogliamo che veramente funzioni tutto, sono le istituzioni locali.
Per cui, nell’augurare un buon lavoro a me, perché indubbiamente sarà un lavoro gravoso, abbiamo da tenere in considerazione ventotto differenti situazioni nazionali, auguro anche un buon lavoro a voi, ma lo auguro principalmente per il bene della vostra Regione, del nostro Paese e dell’Europa intera. Grazie.
Presidente RONTINI
Grazie, On. Bonafè. Nella sua illustrazione ha toccato dei punti, ne cito alcuni: il tema dello spreco alimentare, su cui abbiamo anche emendato il primo progetto di legge, o i diversi metodi di calcolo di raccolta differenziata, che invece, nei mesi scorsi, sono stati oggetto di dibattito tra le diverse forze politiche che compongono l’Aula. O penso al tema delle infrastrutture per la gestione del ciclo dei rifiuti, che invece sono oggetto del piano di gestione dei rifiuti, su cui abbiamo appena iniziato i nostri lavori, con l’udienza conoscitiva degli stakeholder regionali la settimana scorsa. A questo punto lascerei la parola ai Commissari per valutazioni, richieste di approfondimento, domande. Ringrazio per essere presente anche l’Assessore regionale all’ambiente Paola Gazzolo, se dopo vorrà fare un intervento. Gianluca Sassi del Movimento cinque stelle, prego Consigliere.
Consigliere SASSI
Grazie Presidente. È stato molto interessante perché, tra l’altro, queste direttive recepiscono delle battaglie, una filosofia che anche come Movimento cinque stelle portiamo avanti da tempo, quella di cominciare dalla produzione degli oggetti, per poi arrivare a gestire tutto ciò che li compongono come materiale e non come rifiuti. Quindi in linea generale siamo veramente molto allineati da questo punto di vista nel principio cardine. Ho avuto modo di vedere le caratteristiche principali di queste direttive e ho notato che tra la prima versione, che poi è stata ritirata per discontinuità politica, e la seconda, ci sono delle criticità che lei ha evidenziato. Altre sono, a mio avviso, anche più gravi da un certo punto di vista, perché sono la base di quello che è il cuore della filosofia all’interno degli obiettivi: uno di questi è proprio il consumo delle materie prime, che nella prima versione è stato indicato sul 30% basato sul consumo delle materie prime, il riuso nella seconda versione, questi obiettivi sono spariti. Ma questo, in realtà, è proprio la base di queste direttive, di questa filosofia. Mi ero già informato, ho visto che lei stessa aveva auspicato che le percentuali tornassero quelle della prima versione. In effetti lo ha confermato, perché effettivamente sono un po’ più basse ora rispetto alla prima.
In Emilia-Romagna siamo anche stati più bravi. Noi abbiamo identificato obiettivi al 73%, almeno dal punto di vista della legge. Poi, sul piano dobbiamo ancora lavorare, c’è ancora tantissimo da fare. Però, almeno da questo punto di vista, come anche lei stessa ha accennato, abbiamo anticipato obiettivi europei. Ci sono delle questioni inerenti queste direttive che un po’ mi lasciano perplesso. Uno è il fatto che sostanzialmente c’è stato un raddoppio del limite di emissioni sugli autoveicoli, mi risulta. Siccome noi in Emilia-Romagna siamo abbastanza sensibili, vista anche l’ultima emergenza smog, vista la posizione della nostra regione rispetto al territorio nazionale che ci vede un nodo fondamentale, anche per il traffico verso l’Europa; da qui passano tutti, siamo un po’ una “buca” dove si ferma l’inquinamento, se non piove è una tragedia. Non ultimo io stesso ho evidenziato, chiedendo alla Regione cosa intendeva fare su quella che è stata la truffa della Volkswagen, quindi anche lì le emissioni, eccetera. Tutte queste situazioni non sono certamente piacevoli. Il fatto di vedere aumentare la possibilità di emissioni degli autoveicoli non è una bella cosa.
Poi, c’è una sorta di incoerenza tra è la politica nazionale e quella europea. Noi, non so perché, ma troviamo sempre il modo di fare diversamente rispetto a quanto, invece, spesso ci chiede l’Europa: ma quando ce lo chiede l’Europa le cose sono un po’ scomode o non piacciono, o non si fanno e si fanno delle contrapposizioni. Mi riferisco anche allo Sblocca-Italia, che prevede quasi il raddoppio delle stazioni estrattive in Italia e il libero incenerimento dei rifiuti, perché comunque le infrastrutture esistenti; mi riferisco all’articolo 35 che prevede il massimo uso di questi impianti, portandoli al massimo potere calorifico, anche considerando quelli vetusti, che possono essere impiegati per questo. Infatti, nella sua presentazione ho sentito parlare di dismissione di discariche, ma non di inceneritori. L’Italia legifera, in molti casi, in contrasto con normative o direttive europee, tant’è che dopo veniamo sanzionati, purtroppo, con multe anche abbastanza salate.
Il discorso dell’occupazione legata al recupero dei materiali, al ciclo dei rifiuti, anzi preferisco cominciare a chiamarlo ciclo dei materiali, che è meglio, mi trova assolutamente d’accordo. Anzi, è uno dei punti fondamentali, perché dal recupero di materie, dalla loro reimmissione sul mercato si creano veramente molti posti di lavoro. Il problema è che anche l’Europa non spinge la parte che ci permetterebbe di cominciare a cambiare rotta. Mi vengono in mente i sussidi diretti e indiretti ai carbonati fossili: la proposta di eliminazione non è stata accolta e la proposta di incentivazione delle attività occupazionali sostenibili, anche questa non accolta. In questo modo si va a favorire, giocoforza, chi già sul mercato fa un po’ la voce grossa, quindi si parla delle multinazionali. Se vogliamo fare un mercato del lavoro più ampio e più sostenibile, dobbiamo cominciare a pensare a un’economia reale, basata su attività medio-piccole, cioè farle crescere, farle nascere. Anche gli investimenti che l’Europa fa in questo senso, per far sì che questo mercato, anche della reimmissione e quindi del ciclo della materia prima seconda sia reale.
Io vengo da una realtà produttiva, che si occupa di riciclo di materie plastiche, l’ho fatto per dieci anni e so bene che c’è più mercato verso l’estero che verso l’Italia. In Italia un mercato vero di recupero, di uso di questa materia prima seconda non è mai stato spinto in modo forte, forse perché proprio le plastiche sono l’unico materiale nato nel benessere, non nel bisogno. Tutti gli altri materiali hanno un loro ciclo già avviato da molto tempo.
Spreco alimentare. È passato anche da noi, siamo già intervenuti. Il problema è che come diceva anche lei, ovviamente, c’è il discorso di poterlo monitorare, è fondamentale conoscere i parametri, vedere come farlo, questo è indubbio. Ma laddove ci siano dei dati, almeno grezzi, se vogliamo, da poter cominciare a valutare una reale situazione degli obiettivi raggiunti, o meno, vanno esplicitati e infatti mi chiedo come mai, invece, il Governo italiano questo lo abbia impedito. Un ordine del giorno della senatrice Moronese al collegato ambientale chiedeva appunto l’aggiornamento dei dati in riferimento agli obiettivi raggiunti in merito alla situazione nazionale dello spreco alimentare. Questo articolo è stato cassato e quindi i dati non sono stati aggiornati. Non si chiedeva un accesso agli atti, si chiedeva di aggiornarli e poi, in un futuro, renderli pubblici, anche perché comunque penso che anche a livello nazionale, come a livello europeo, sarebbe utile anche a livello regionale, avere dei dati più o meno aggiornati sia fondamentale, altrimenti come si fa a misurare se le strategie contro lo spreco alimentare stanno funzionando, o meno.
Ci sono una serie di cose venute alla mia attenzione, che ho voluto evidenziare. Poi, come diceva lei giustamente, noi siamo un Paese che non ha una grande capacità di avere risorse autonome. Quindi dobbiamo sfruttare al meglio quelle che abbiamo. Non so quanto questo si concili (ne approfitto perché c’è anche l’Assessore Gazzolo) con la gestione di otto inceneritori, più i cementifici, più il progetto Matrix. La definizione di materia prima seconda, definirla a livello europeo è assolutamente fondamentale, anche perché in Aula è già arrivata la declinazione di materia prima seconda abbinata alle polveri dell’incenerimento. Per noi è assolutamente inaccettabile. Quindi è chiaro che se ci fosse una nomenclatura e un’identificazione certa a livello europeo, sarebbe sicuramente meglio, sempre che l’Italia poi la recepisca perché facciamo sempre un po’ le cose all’italiana, a volte non sempre molto allineate. Puntare su nuove tecnologie per il recupero di materia, con me “si sfonda una porta aperta”. Io queste tecnologie le progettavo, quindi non è quello il problema. Il problema è che abbiamo sempre otto inceneritori da gestire. Io comincerei a pensare, come suggerimento di queste direttive, se sia il caso di cominciare a ragionare non solo sulla chiusura delle discariche, ma anche sulla chiusura degli inceneritori. Grazie.
Presidente RONTINI
Grazie collega Sassi, che è anche il capogruppo del Movimento cinque stelle qui in Regione. Ci sono altre richieste di interventi? Stefano Bargi, Lega Nord. È stato relatore di minoranza della legge ed è relatore di minoranza del piano rifiuti. Lo dico per informazione, visto che noi ci conosciamo benissimo, ma l’On. Bonafè non ci conosce tutti. Prego, Consigliere.
Consigliere BARGI
Grazie, volevo dire alcune cose. Intanto, come vede, Onorevole, la accogliamo con già una legge approvata, quindi magari questa discussione è meno utile; visto che ero stato particolarmente critico sulle tempistiche, questo è un altro passaggio che mi fa pensare che abbiamo voluto accelerare (lo dissi allora e lo ripeto adesso) più per mettere una bandierina su una legge, a far vedere che l’Emilia-Romagna è brava e bella, pensando un principio, sicuramente condivisibilissimo, come tutte le cose che lei oggi diceva (chi può essere contrario, in fin dei conti?). Abbiamo fissato in quella legge obiettivi più ambiziosi di quelli europei, che adesso ricadono, ovviamente, sul piano dei rifiuti che stiamo affrontando. Questo perché? A nostro avviso c’è la logica in politica che quando uno fissa gli obiettivi è come se li avesse già raggiunti, li usa come bandiera e poi nel 2020 vedremo l’effettiva capacità di raggiungere questi obiettivi.
Dov’è la nostra critica però? Non è tanto nel fissare gli obiettivi, o comunque trovare le strategie generiche, ma su quella che poi è l’applicazione territoriale. Come facciamo ad andare a spiegare alla gente? Perché comunque non stiamo parlando di un qualcosa che il pubblico può gestire autonomamente; bisogna cambiare una mentalità, sia negli imprenditori, sia nella società civile, perché altrimenti non riusciamo mai a raggiungere livelli di differenziata e di recupero di materie (chiamiamole materie, non chiamiamole rifiuti, ma materie primarie e secondarie) che possa consentirci di non incenerirli più, di non metterli più in discarica, ma di recuperarli e di dar vita a un mercato. Serve un cambio di mentalità. Quindi cos’è che servirebbe a nostro avviso? Lei prima citava i modelli nordici, ad esempio, in cui il riciclaggio è già molto spinto, in cui ci sono pochissimi rifiuti da conferire in discarica. Sarebbe interessante capire come quei modelli intanto impattano sulla loro cittadinanza, perché da quel che ne so io hanno anche costi, se paragonati ai nostri, molto ridotti di recupero e smaltimento. Quindi come riuscire ad applicare modelli di quel tipo a un Paese come il nostro?
Quello che serve a noi veramente è spiegare alla gente come applicare i modelli alternativi: qui c’era il discorso che faceva lei prima, se non sbaglio, sulla prevenzione, che è un po’ carente: di fatto, al di là della prevenzione, al di là di fissarci sul tema ambientale, ritengo che il tema ambientale sia la conseguenza finale di una corretta applicazione dei vari strumenti. Nella prevenzione, al di là di spiegare alla gente che se tu fai il riciclaggio, se tu gestisci meglio i tuoi rifiuti, se le Amministrazioni locali vanno a conferire a chi magari li può rivendere, a chi ha bisogno per materie prime, si inquina meno, noi potremmo fare leva sulla cosa che negli anni, nei secoli, nei millenni ha sempre interessato l’umanità, ovvero la leva economica.
Quindi, o noi riusciamo a spiegare al cittadino che con modelli di raccolta differenziata c’è un vantaggio: adesso abbiamo spinto anche per la tariffazione puntuale, perché in teoria, nel futuro, applicando questo sistema si arriverà a una riduzione dei costi che si associa a una raccolta differenziata spinta, perché altrimenti è difficile capire quanto uno ha versato, solitamente porta a porta. Ma anche qui apro una parentesi: dove si sta applicando oggi il porta a porta in Emilia-Romagna, la gente si solleva, gli imprenditori si arrabbiano. Ma perché? Perché probabilmente nessuno gli ha mai spiegato qual è poi il risultato positivo, al di là di quello che può essere ambientale: ma anche qui ci arriviamo, perché poi il vantaggio ambientale - comunque, mi trovo parzialmente d’accordo con Sassi nella sua considerazione finale -, cioè l’impatto ambientale ce l’abbiamo veramente se poi dimostriamo che non andiamo più a conferire né in discarica (e questo va bene, è negli obiettivi e vedremo di arrivarci), ma neanche negli inceneritori, e riusciamo a recuperare il grosso, perché altrimenti è anche difficile dire: tu dividi le frazioni e i rifiuti, però bisogna mantenere accesi gli inceneritori per produrre energia elettrica. Allora uno dice: faccio un bel sacchettone e butto tutto lì, tanto incenerite.
Sto cercando di fare dei ragionamenti “terra terra”, perché – ripeto - il punto su cui dobbiamo lavorare non è tanto decidere in quale discarica andare a mettere i rifiuti, ma è il cittadino stesso, il cambio di mentalità. Parlo adesso principalmente delle famiglie. Quindi dobbiamo riuscire a spiegare come questi modelli, che a livello ambientale hanno un impatto minore, generano anche un’economia chiamiamola di ritorno, una volta che sono applicati e, di conseguenza, si possono sbloccare fette di mercato, ci sono nuovi attori che possono scendere in campo e, di conseguenza, ci sono nuovi posti di lavoro, più soldi e ricchezza per tutti. Possono portare, a loro volta, un vantaggio alla famiglia, perché finché applichiamo il porta a porta, ma i costi addirittura aumentano, allora viene fuori un’altra questione, che forse a livello europeo dovrebbe interessare un po’ di più. Adesso apro un’altra parentesi, perché è arrivata oggi la bozza del parere di questa Commissione e ho grosse difficoltà a lavorare in questo modo, se lo posso dire: non ho preparato un emendamento, quindi parlo a voce a lei, se può interessarsene a livello di appunti personali, perché non si riesce a lavorare in questo modo: comunque poi avremo il passaggio in I Commissione e magari ci torneremo su in quell’occasione. Chiusa parentesi.
A livello di Unione europea probabilmente potete incidere anche di più su quelli che sono i gestori. Infatti quando qui stavamo lavorando sulla legge dell’economia circolare, ricordo che c’era un ingegnere che ha chiesto a tutti i gruppi – poi non so chi l’abbia ricevuto e chi no - un’audizione per spiegare i modelli di porta a porta con tariffa puntuale, divisione della frazione, sia per raggiungere obiettivi ambientali, ma sia per raggiungere l’obiettivo economico di calare il costo per le famiglie. L’ho ricevuto personalmente perché in quel momento stava facendo uno studio nei Comuni del modenese, nella zona di Vignola, che conosco venendo da quelle zone, quindi mi interessava riceverlo. Quello a mio avviso - senza stare a tessere lodi di qualcuno o di qualcun altro - è il giusto metodo: prendi dei Comuni campione, dove questi sistemi sono applicati e li porti da esempio agli altri. Spieghi al cittadino qual è il vantaggio, che magari non può essere l’anno dopo, sarà tra due anni, però ci sarà, un vantaggio economico e un vantaggio ambientale. Allora sì che si riesce a coinvolgere il singolo cittadino.
Quello è qualcosa di efficace a livello di prevenzione, o comunque di comunicazione alla cittadinanza, ma anche ai ragazzi che vanno a scuola, invece che parlare sempre e solo se butti la bottiglietta di plastica nella plastica l’alberello cresce meglio, forse bisogna cominciare a spiegare qual è il modello a cui vogliamo ambire come società. Dopodiché c’è il discorso economico. Chi faceva questo tipo di interventi, lo diceva lui stesso, dov’è che trovi la resistenza più dura? Dal gestore, perché al gestore evidentemente non piace tanto questo sistema. Quindi noi una chiacchieratina dobbiamo farla anche sui nostri piani: chiaramente, sto parlando del territorio dell’Emilia-Romagna, però bisognerà capirci su come poi vogliamo portare avanti il rapporto con i gestori.
Noi abbiamo insistito su quella legge, poi non è passato il nostro emendamento. Insisteremo sul piano: o dividiamo chi raccoglie e chi smaltisce, oppure nell’interesse di chi smaltisce c’è l’incenerimento ai fini di produzione di energia elettrica. Possiamo girarla in mille modi, però sarà sempre così: fino a che non mettiamo l’intermediario che raccoglie i rifiuti, li tiene presso di sé... ripeto, parlo “terra terra” perché vorrei vedere l’applicazione degli strumenti. A me l’obiettivo - se alla fine non abbiamo raggiunto o meno il 70% di differenziata - interessa fino a un certo punto, perché magari ci arriviamo dopo due anni, però l’importante è avere la base buona su cui lavorare, invece di fissare le bandiere. In questo caso, credo sia la cosa più importante. Bisognerebbe che cominciassimo a introdurre questa intermediazione tra chi raccoglie il rifiuto, lo tiene e crea un vero e proprio mercato e in tal caso, magari, il pubblico potrebbe dare una mano per creare l’incontro tra domanda e offerta delle materie prime secondarie. Giustamente lei diceva che bisognerebbe individuare le categorie, fare delle liste. Non mi sembra che abbia citato i sottoprodotti, ma anche questi rientrerebbero nella fattispecie. Ad oggi sappiamo che c’è una definizione di sottoprodotti a livello europeo, quello che è prodotto dalla ditta, che però non serve nel suo processo produttivo, o magari è utile a un’altra ditta per il proprio processo produttivo.
Come facciamo a far incontrare domanda e offerta? Si può supporre l’idea di creazione di un consorzio, non lo so. Però, se non facciamo in modo di avere un elenco e spiegare alla ditta: guarda che questa cosa che ti rimane qui, se invece di cacciarla via, la vieni a cedere in un mercato in cui c’è qualcuno a cui può interessare, a livello economico hai anche un ritorno (purtroppo la linea economica è l’unica che viene compresa a livello mondiale, e comunque è anche quella evidentemente più interessante), noi non riusciremo mai a dare avvio al mercato vero e proprio di queste materie prime secondarie. Può interessare a piccole-medie imprese locali, come diceva prima Sassi, che nascono sul territorio, a chi fa da intermediario. Se noi separiamo gestore-raccolta e gestore-smaltimento, sono convinto che lo smaltimento sono poche le realtà, anche a livello europeo, che lo possono gestire, ma la raccolta non è mica detto. Oggi abbiamo uniformato praticamente tutto su due gestori, grossomodo. Poi c’è qualcuno più piccolo che resiste a livello di Emilia-Romagna. Ma probabilmente sbloccheremo il mercato. Allora sì che ci saranno posti di lavoro, allora sì che potrete dire che siamo riusciti ad aprire una finestra che ci ha portato a qualcosa di più grande, che non è solamente il tema riciclaggio.
In un momento come questo di difficoltà, aggiungo poi io, abbiamo il nostro Paese, con tutte le sue problematiche fiscali, che conosciamo tutti - e la difficoltà di fare impresa è enorme, ma con questo purtroppo dobbiamo fare i conti - è qui che comunque servirebbero strumenti di sostegno, se vogliamo incentivare questo mercato, chi su questo mercato va ad incidere. Questo è quello che dovremmo riuscire a mettere in moto. Altrimenti, a nostro avviso, è inutile che ci fissiamo degli “obiettivoni” percentuali, che poi li raggiungiamo o meno, perché alla fine, in realtà, non abbiamo saputo costruire tutto quello che è il castello della gestione; castello che dà ritorno, ripeto, in un momento economico difficile che stiamo vivendo, anche per poter dare un po’ di linfa vitale a livello territoriale e un po’ più di economia di posti di lavoro.
L’unica cosa che mi viene da aggiungere per quanto riguarda le proposte della relatrice è la seguente: so che ci sono state delle sollecitazioni anche da parte degli ambientalisti, si chiede un maggiore sforzo non so bene su quali tematiche, perché so che siete all’inizio anche voi: per quello che ho potuto intercettare, abbiamo una richiesta di maggiore sforzo da parte degli ambientalisti e soprattutto - ciò che interessa di più - è il mondo industriale che ritiene che queste proposte siano ancora carenti e non attuali per quello che riguarda la tecnologia del packaging, dove con le imprese si può fare a monte un lavoro che in realtà ci va a snellire tutta quella che è la funzione a valle. Sul packaging ci sono aziende anche molto grosse che lavorano moltissimo con gli imballaggi: se su questi imballaggi andiamo a lavorare con materie che possono essere facilmente recuperate, o comunque riutilizzate sotto forma di materia prima secondaria, probabilmente si può fare un bel lavoro. La domanda che mi verrebbe da fare è: se sono arrivate queste sollecitazioni, come intenderete muovervi al riguardo? Grazie.
Presidente RONTINI
Grazie Consigliere Bargi. Prima di dare la parola al Consigliere Iotti, voglio solo fare una specifica, perché ho ascoltato l’intervento sull’espressione del parere: nella seconda fase della seduta può spioegare meglio anche la dott.ssa Attili. Diciamo così: se posso essere accusata di una colpa è stata quella di aver chiesto alla segreteria della Commissione, oggi in mattinata, non appena ho saputo che era pronta la bozza di parere, di anticiparla via e-mail, perché, come sapete, mentre la nota tecnica è stata spedita lunedì scorso a tutti i Commissari dalla segreteria della I Commissione, di solito, per prassi (ma le prassi è bene migliorarle quando non funzionano), la bozza di parere viene distribuita ai Commissari dopo l’illustrazione da parte della Giunta direttamente in seduta. Quindi ho chiesto di guadagnare qualche ora. È chiaro che avendo una procedura diversa, che dia a tutti i gruppi la possibilità di lavorare meglio anche sul parere (è una richiesta, collega Bargi, che condivido) e quindi spero che quando metteremo mano al regolamento per migliorarlo, siano previsti tempi migliori per lavorare su tutte le procedure in Commissione.
Iotti è il Vicepresidente della Commissione III, Partito democratico. Prego.
Consigliere IOTTI
Grazie, Presidente. Credo anch’io che in questa attività dei mesi scorsi, l’approvazione della legge regionale sull’economia circolare sia stato un punto estremamente importante. Per quanto mi riguarda, ma credo anche nella convinzione di tanti Consiglieri, è una base di partenza, che ci dà degli obiettivi che rappresentano delle sfide importanti. Oggi prendiamo atto che quello che è entrato nei contenuti di questa legge, per molti aspetti, è anche notevolmente più sfidante degli obiettivi che si pone l’Unione europea, che altrettanto sono estremamente difficili da raggiungere. Quindi credo che questa sia stata una buona partenza. Uso le parole del collega Sassi per dire che siamo stati bravi - non me ne voglia - ma sono stati bravi soprattutto i Consiglieri dei gruppi che l’hanno votata la legge e questo non è il Movimento cinque stelle, però i ripensamenti sono sempre ben graditi e credo che da questa legge si possa andare avanti.
Noi adesso abbiamo un piano sui rifiuti, che è l’applicazione di quella legge. È un piano che nasce anche in tempi diversi. Quindi ha un’origine che richiede comunque di essere ragionata e l’abbiamo fatto con la legge, ma da quel punto di partenza dovremmo lavorare. Concordo molto sull’idea di fondo: il sistema dei rifiuti deve cambiare completamente nella mentalità, perché da chi ha fatto l’amministratore è sempre pensato come un sistema che è un costo per un’Amministrazione e per i cittadini. La svolta deve essere proprio quella di pensare, invece, che è un recupero di risorse e soprattutto che è in grado di produrre un’economia e posti di lavoro di qualità. Credo che questo sia davvero l’obiettivo più difficile da raggiungere.
Mi concentro su un aspetto (forse marginale, ma per me non lo è), quello della progettazione dei prodotti. Credo che questo sia un passaggio strategico, che ancora è fortemente estraneo a tutta la filiera che riguarda la produzione. Credo che vadano coinvolte soprattutto le Università, che hanno un ruolo strategico proprio nella formazione alta in questa materia. Vi sono già esperienze che stanno partendo, ma credo che sarebbe importantissimo sostenere e attivare progetti di ricerca, proprio perché è estremamente complesso, perché interdisciplinare, perché non è soltanto un problema di design, ma è un problema che riguarda tutti gli aspetti della riparabilità, com’è scritto nel testo, che però fa i conti con strategie di mercato che spesso contrastano con quest’idea. Ma credo che questo sia estremamente importante, proprio per creare posti di lavoro di qualità e proprio perché è lì la svolta, nel pensare che il prodotto è finalizzato anche a un riuso e, per certi aspetti, anche il tema degli ingombranti, che è una materia assolutamente importante in tutti i dati numerici, ha un’incidenza estremamente significativa.
Abbiamo, anche a livello nazionale, dei ritardi. Molti cittadini si lamentano, per esempio, di una cosa banale, che nell’etichettatura non ci sono indicazioni precise del prodotto anche in termini di riciclabilità dello stesso, su dove va conferito. Su questo credo ci sia la possibilità di andare oltre e di uniformare quella che può essere una maggiore disciplina, non orientata ad aggravare il carico e quindi alla cosiddetta burocrazia pura e semplice, ma proprio per mettere nelle condizioni di agevolare questo processo.
I processi di produzione possono sicuramente seguire questa logica e quindi il ruolo del consumatore. Non sono d’accordo con chi ha detto che oggi il porta a porta porti la gente al sollevamento. Credo, invece, che le esperienze più avanzate hanno dimostrato che c’è una grande soddisfazione, anche dei cittadini, nel vedere i risultati, ma proprio quando hanno la sensazione che c’è, attorno a questo, un avanzamento della coscienza civica del problema, ma che porta a risultati reali. Credo che se oggi c’è un limite in questo è la “macchia di leopardo”, è l’idea di qualcuno che è chiamato “al sacrificio” e a volte anche a costi superiori, rispetto a chi non è tenuto a farlo. Credo che la nostra legge, senza porre scadenze e pressioni sull’obbligatorietà, ma con l’inserimento comunque graduale della tariffa puntuale, quindi di un sistema di raccolta puntuale, porterà inevitabilmente a pensare, a un certo punto, che questo è un obbligo per tutti i cittadini. Su questo possiamo anche aspettarci che un’indicazione precisa vada in questa direzione. La soluzione è quella. Se vogliamo arrivare ad alti risultati, questa è una chiave decisiva. Ma – lo sottolineo – nella nostra legge regionale non c’è solo un obiettivo di raccolta differenziata, ma c’è un obiettivo strategico più importante, che è quello dei 150 chilogrammi pro capite annuo di prodotto residuo. Credo che la svolta vada in quella direzione. Non ho mai creduto nella gara tra pubbliche amministrazioni per chi arriva primo nelle percentuali di raccolta differenziata. Credo, invece, che questo sia davvero l’obiettivo che deve portare alla valutazione reale della qualità.
Sulla gestione dei rifiuti, non mi sottraggo sul tema impianti e inceneritori. L’obiettivo dell’Unione europea porta al 10% di conferimenti in discarica nel 2030. Noi abbiamo un obiettivo, che verrà anche ripreso nel piano, di avere il 5% nel 2020. Quindi dieci anni prima la metà del risultato. Credo sia un obiettivo a cui non è facile arrivare, ma è un obiettivo su cui puntare fortemente. La logica ci porta, con questi obiettivi, ad avere comunque delle quantità da conferire in un qualche luogo di trattamento.
Non sono tra quelli che fanno il tifo per gli inceneritori, ma credo che dobbiamo concretamente pensare che una pianificazione del problema ci porti a pensare che se la priorità è eliminare le discariche, inevitabilmente è un ruolo che gradualmente, in riduzione, dobbiamo anche mantenere altri tipi di impianti. Se l’alternativa è quella di chiudere gli impianti di incenerimento e prediligere le discariche, lo si dica chiaro e tondo, però questa credo sia una logica completamente diversa da quella che è la descrizione di una corretta gestione del problema rifiuti.
Chiudo dicendo: c’è un problema anche di risorse di investimenti. In questo mi auguro che l’Unione europea abbia grande attenzione al tema, privilegiando sicuramente l’innovazione, ma credo che questo sia un tema che può dare le condizioni per chi si pone obiettivi sfidanti come i nostri, di trovare le soluzioni per pensare che non ci sono solo gli impianti di trattamento e di smaltimento, ma c’è tutto un sistema che riguarda anche le fasi che precedono, sia a monte che a valle, che è assolutamente strategico. Quindi questo è assolutamente un tema per noi centrale e l’impegno per tutti è di lavorare con grande impegno, perché gli obiettivi non sono per nulla scontati, ma sono una grande sfida per l’innovazione della nostra regione.
Presidente RONTINI
Grazie. Consigliera Montalti, del Partito democratico, è stata la relatrice della legge sull’economia circolare.
Consigliera MONTALTI
Grazie Presidente. Devo fare una sottolineatura di metodo, perché credo che momenti come questo siano fondamentali per costruire e rafforzare quella relazione tra i territori e le istituzioni europee. Per cui ringrazio l’On. Bonafè di essere qui oggi, di averci anticipato un percorso importante, sul quale il lavoro, che già come abbiamo fatto come Regione, come Assemblea legislativa, sulla legge per l’economia circolare, credo possa essere un elemento veramente positivo, sul quale, nel confronto anche con i nostri territori, l’elemento vada rimarcato. Come metodo, riuscire ad incrociare le grandi politiche europee con le politiche regionali e territoriali, significa veramente mettere in moto un percorso non solo positivo, ma che può dare anche la possibilità e l’apertura rispetto a tutta una serie di opportunità. Non mi dilungherò in altri elementi sulla legge, che mi pare siano stati toccati anche dall’intervento del collega Iotti, ma vorrei proprio sottolineare che ci troviamo di fronte a delle politiche estremamente complesse. Quando prima si parlava dei ventotto Paesi europei che si confrontano rispetto a questo tipo di politiche, che sono politiche estremamente legate con la quotidianità dei cittadini, delle istituzioni e delle imprese, ho subito pensato alla complessità nostra nell’affrontare, su una dimensione regionale, prima la legge e adesso il piano. Questo ci fa toccare con il polso quanto sia difficile, poi, fare una sintesi e darsi un quadro di regole comuni.
Rispetto alle politiche, in particolare di sostenibilità, l’Europa gioca una partita importante. Noi dobbiamo, anche con orgoglio, credo, ricordarci sempre che i territori europei e la dimensione delle politiche comuni europee sull’aspetto che riguarda, in particolare, la parte di sostenibilità e la parte ambientale, ci fa giocare ancora un ruolo di leader a livello mondiale. Quindi non vedo una contraddizione, anzi vedo come un elemento estremamente positivo proprio questo collegamento forte tra regole comuni, un quadro comune dato a livello europeo e la partita che quotidianamente si gioca sui territori. E la vedo anche come un grande volano, una grande opportunità in questo momento in cui c’è un fortissimo euroscetticismo, perché secondo me è proprio partendo da questi temi, costruendo, passo dopo passo, giorno dopo giorno, la consapevolezza dell’elemento europeo, anche nelle nostre politiche locali quotidiane, che noi possiamo rifondare il progetto europeo. Perché, in fondo, quando si parla con i cittadini, bisogna avere la capacità da un lato di una grande concretezza, ma dall’altro di una grande visione.
Detto questo, penso che aver affrontato, come Regione, la sfida della legge, andando a integrare, con tutto quel ragionamento sull’economia circolare, un percorso che era già partito, in passato, come legge di iniziativa popolare dai Comuni, dalle associazioni, una legge che abbiamo adottato e sulla quale, però, abbiamo fatto questa grandissima scommessa, anche con una grande spinta dell’Assessore Gazzolo e questa cosa va rimarcata, significa proprio aver agganciato il volano della sfida delle politiche di sostenibilità di adesso. Poi sappiamo che, soprattutto sulle politiche legate alla sostenibilità, la vera sfida la si vince con i fatti. Quindi, rispetto anche a tutto il lavoro del pacchetto delle misure che state affrontando al Parlamento europeo, l’invito è proprio quello di rimanere molto vicini ai territori, ma nel senso di riuscire a fare quel lavoro di semplificazione e chiarezza che è fondamentale per tenere vicino le persone a quello che è il disegno delle politiche europee. Il che non significa rinunciare all’ambizione. L’ambizione la vogliamo tutta, vogliamo la visione. Vogliamo veramente riuscire a lanciare in alto e tenere in alto l’asticella, però cercando di essere chiari, cercando di essere semplici e cercando di rispondere a tutta una serie di questioni e problematiche che sono anche rimaste in sospeso negli anni.
Si è fatto riferimento più volte al tema delle materie prime e seconde, perché è una delle cose che viene fuori più spesso, quando ci si confronta con le imprese e quando ci si confronta con i territori e che è un bug, all’interno dei percorsi che riguardano il recupero e il riuso, riguardano anche le politiche innovative e di investimento. Come questo, vi sono tanti altri esempi, come lo spreco alimentare e anche tutta la normativa che non permette di intervenire e di incidere sullo spreco alimentare. E’ un’altra di quelle tematiche che sono assolutamente da affrontare. Essere semplici, essere chiari e avere anche una grande coerenza, rispetto al pacchetto di misure che si mettono in atto, ma anche rispetto a tutti i livelli di programmazione europea.
Credo che se veramente l’Europa vuole investire sull’economia circolare e quindi vuole investire su una visione totalmente diversa, nuova, di quello che è l’approccio e il sistema economico, allora significa che diventa una politica trasversale: abbandoniamo l’ambito ristretto dei rifiuti, come mi pare siamo stati sollecitati anche dall’intervento del collega Iotti e come diceva anche l’On. Bonafè; questa politica deve attraversare tutte le scelte che si fanno, a partire dalle scelte che riguardano le risorse. Per cui, anche su tutto il livello della programmazione europea, noi ora in Regione stiamo vedendo e stiamo concretizzando la parte della programmazione 2014-2020, però tra pochissimo il Parlamento europeo affronterà già tutto il tema del nuovo bilancio e della nuova programmazione dal 2020 in poi. Lì dentro l’impegno deve essere chiaro, cioè il tema della sostenibilità dell’economia circolare deve essere un requisito fondamentale per accedere alle risorse europee. Allora, in questo senso, diciamo che anche per noi si chiude il cerchio, è il motto che abbiamo utilizzato per la nostra legge, perché essendo una Regione che ha anticipato un percorso europeo, ci possiamo giocare veramente una grande opportunità.
Se dall’Europa, dal punto di vista delle direttive, delle normative e quindi anche poi delle opportunità, anche economiche, si muove un percorso che va tutto in quella direzione, la nostra Regione, con la legge e con le politiche che metteremo in atto d’ora in poi per concretizzare l’economia circolare sul nostro territorio, si può giocare una grande partita europea e una grande opportunità. Grazie.
Presidente RONTINI
Consigliere Tommaso Foti, Presidente del gruppo Fratelli d’Italia, prego.
Consigliere FOTI
Buongiorno. Anch’io la ringrazio per la sua presenza istituzionale. Effettivamente avevo capito male dall’ordine del giorno e mi scuso con i Commissari, perché ritenevo che dovessimo porre, più che altro, delle questioni, o chiederle dei chiarimenti in ordine alle direttive che avevamo in esame e non filosofeggiare su queste leggi o su quelle altre leggi. Proprio in relazione a questo, essendo io un cattivo perché non ho votato a favore della legge regionale sull’economia circolare (ma i voti non li danno neanche i relatori della Commissione al Parlamento europeo, in realtà li danno gli elettori), mi permetto invece di farle delle domande prettamente istituzionali, che dovrebbero competerle come relatrice. Purtroppo noi abbiamo trattato malamente questo argomento, perché l’abbiamo trattato come pacchetto: devo dire che, invece, la proposta di direttiva del Parlamento europeo è una cosa seria perché li tratta ognuno per conto propio. Allora mi sono preoccupato, avendo una piccola esperienza parlamentare di diciassette anni in Commissione ambiente della Camera, di andare a vedere cosa dice la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento delle politiche europee, sulle singole proposte di direttive oggi al nostro esame, anche perché ritengo che ella, pur essendo sicuramente relatrice terza rispetto agli altri Commissari, essendo italiana non sottovaluterà le osservazioni che provengono dal Governo italiano.
Parlo della prima osservazione relativa alla direttiva rifiuti e leggo, a proposito della conformità del progetto all’interesse nazionale: “Il progetto, nella sua formulazione attuale presenta degli elementi di potenziali criticità, in quanto non chiarisce alcuni concetti e definizioni fondamentali quali quelli di recupero, riciclaggio ed end of waste, né le relazioni che intercorrono tra tali definizioni. Tali definizioni sono invece fondamentali ai fini di una omogenea applicazione della direttiva stessa in tutti i Paesi dell’Unione. Al momento, infatti, operazioni che in Italia sono considerate mero recupero di materia, possono essere considerate in altri Stati come operazioni di riciclaggio ed essere conteggiate ai fini di raggiungimento dell’obiettivo di riciclaggio dei rifiuti urbani. Questa proposta modifica la definizione di preparazione per il riutilizzo creando confusione tra i concetti di riutilizzo e di preparazione per il riutilizzo. Istituisce un metodo di calcolo che ,prevedendo un livello di scarti non deducibili pari al 10%, di fatto costringerà l’Italia, che invece calcola le percentuali di riciclaggio sottraendo tutti gli scarti prodotti degli impianti, ad adeguarsi. Istituisce un sistema di rendicontazione gravoso per l’Amministrazione centrale, che solo in parte è compensato dalla diminuzione del report triennale.” Questo per quanto riguarda le osservazioni del Governo italiano rispetto alla direttiva rifiuti.
Ma anche per quando riguarda la direttiva discariche il Governo italiano si pronuncia e dice che: “Il progetto, nella sua formulazione attuale presenta degli elementi di potenziali criticità in quanto non chiarisce alcuni concetti e definizioni fondamentali quale quello del trattamento prima del conferimento in discarica. Tale definizione è invece fondamentale ai fini di un’applicazione della direttiva stessa, come dimostrato dalla sentenza della Corte di Giustizia sul caso Malagrotta”, una discarica che, se non sbaglio, è nel Lazio. “Impone la riduzione del conferimento in discarica pari al 10 per cento dei rifiuti urbani prodotti, che tuttavia potrà essere raggiunto con enormi sforzi gestionali ed economici da parte di tutte le Amministrazioni locali e regionali». La rendicontazione ve la risparmio, perché è sempre la solita eccezione.
Per quanto riguarda, poi, la nota tecnica sulla legge regionale che ella ha elogiato e che indubbiamente ha anche dei pregi, ma ha anche qualche piccolo difetto, Onorevole, mi permetto di farle presente che a pagina 5 di questa scheda tecnica preparata con diligenza dai nostri uffici, si legge testualmente: “Si condivide la proposta della Commissione europea di differenziare il contributo versato dai produttori nell’ambito di un regime di responsabilità estesa in funzione dei costi di fine vita dei loro prodotti”. Sul punto, richiamo quanto contenuto a pagina 7 del documento COM(2015) 614 final dove, a pagina 7, terzo capoverso, seconda riga, si legge: “Gli Stati membri sono pertanto incoraggiati a fornire incentivi e avvalersi di strumenti economici contro la tassazione, per garantire che i prezzi dei prodotti rispecchino i costi a carico dell’ambiente.”
Sul punto, per sua e nostra memoria, mi permetto di leggere le ultime quattro righe, che sono l’estratto delle osservazioni formulate da parte di Confindustria al piano regionale gestione rifiuti, udienza conoscitiva del 4 febbraio 2016: “C’è un tema che sta molto a cuore all’industria ed è sostanzialmente come declinare gli indirizzi europei del 2 dicembre scorso sull’economia circolare rispetto al tema della minore produzione di rifiuti, sia speciali che urbani, che scaturiscono dalla produzione industriale e dai prodotti finiti immessi sul mercato. Sia nelle osservazioni alle linee guida al piano, sia nelle osservazioni del maggio 2014 si è chiesto alla Regione di indicare quali misure di accompagnamento/incentivazione sono previste nel nuovo piano rifiuti, che pone l’obiettivo al 2020 di ridurre la produzione dei rifiuti urbani assimilati tra il 20 e il 25%. Ebbene, la risposta che è stata fornita a questo interrogativo, a nostro avviso ineludibile rispetto a un piano che ha deciso di intraprendere una sfida così ambiziosa come quella di ridurre la produzione di rifiuti urbani assimilati, con obiettivi che vanno anche oltre i target europei, è sostanzialmente la seguente: «Si precisa che tali richieste potranno trovare riscontro in altri strumenti amministrativi regionali». Confindustria Emilia-Romagna chiede che in questa sede vengano esplicitati questi strumenti amministrativi, considerato che è dal 2012 che si chiedono misure dedicate su questo tema, ribadite anche in occasione dei lavori della legge regionale n. 16 del 2015”, quella da lei elogiata. Purtroppo, la risposta della Regione è sempre stata generica e si teme volutamente ambigua. Si ricorda che l’articolo 199 del decreto legislativo n. 152 del 2006, che regola i contenuti del piano al comma 2 lettera h), prevede la possibilità di promuovere nel piano modelli gestionali attraverso un’adeguata disciplina delle incentivazioni.
Dato che ho notato che si fa riferimento nella documentazione oggi in esame a un monte di incentivazioni da parte dell’Europa notevole, lei meglio di me conoscerà le cifre, ma è notevole, le chiedevo, alla luce soprattutto del fatto che vi sono piani rifiuti più avanzati e piani rifiuti meno avanzati, se, ad esempio, era stato individuato come criterio quello dell’assegnazione dei contributi non in relazione alle singole Regioni, ma in ragione anche agli obiettivi che le singole Regioni si prefiggono. È chiaro che se qualsiasi Regione si prefigge l’obiettivo minimo previsto a livello europeo, ha uno sforzo da fare inferiore a una Regione che, invece, fissa un obiettivo di gran lunga superiore a quello europeo. Però, questo ha senso se questo tipo di sforzo, di decisione politica, di iniziativa, di tutela ambientale, ha un corrispettivo e un’adeguata valutazione in sede europea. Diversamente, lavoriamo per raggiungere un obiettivo legittimo e importante, ma è come se il di più che offriamo fosse una semplice azione di omaggio a noi stessi e non, invece, una scelta ben precisa di politica ambientale.
Presidente RONTINI
Grazie Consigliere Foti. Consigliera Tarasconi del Partito democratico, prego.
Consigliera TARASCONI
Grazie Presidente. Innanzitutto vorrei ringraziare l’On. Bonafè che è qui oggi e ci porta informazioni da poter condividere con quello che è stato il percorso della Regione Emilia-Romagna, un percorso estremamente virtuoso, anche con tutte le informazioni che vengono dall’Europa, è una cosa molto positiva e quindi io la ringrazio.
Trovo molto importante la promozione di strumenti economici per scoraggiare il collocamento in discarica, come ho visto citato nel documento, anche e soprattutto perché, in un momento di crisi economica, le nostre aziende si trovano sul mercato a dover fare concorrenza con aziende che, invece, hanno delle misure economiche completamente diverse, proprio perché conferiscono in discarica e quindi hanno costi diversi rispetto a quelli delle nostre aziende sul territorio italiano. Ovviamente questo è un problema anche da regione a regione, perché le aziende della regione Emilia-Romagna, rispetto a quelle della Lombardia, o ad altre regioni, hanno costi diversi.
Molto importante è tutta la parte alimentare, quindi la data di scadenza del cibo e tutto il discorso del “preferibilmente consumare entro il”, che è un “preferibilmente” e non “necessariamente l’alimento va buttato” (ad esempio il latte, che ha una data di scadenza e a casa mia si beve anche dopo, perché basta aprirlo e si sente se è andato a male o meno, però nel consumatore spesso, invece, scattano i meccanismi per cui se la data è passata, l’alimento si butta). Così come tutto il tema del facilitare il dono degli alimenti: tutti i supermercati, ma anche i ristoranti, che hanno una serie di alimenti in scadenza che non possono essere utilizzati, il fatto di poterli donare a quelle associazioni che danno una mano a chi è meno fortunato, ovviamente oggi ci sono delle normative molto restrittive rispetto alla possibilità di donare cibo che è in scadenza e sarebbe opportuno, invece, cercare di andare verso una facilitazione di questa tematica.
E soprattutto, poi, tutta la parte culturale: dobbiamo lavorare sulle nuove generazioni, quindi sui ragazzi che oggi crescono e che hanno bisogno di essere educati a pensare in tema di economia circolare, quindi non più soltanto il rifiuto - come diceva l’Onorevole prima -, ma proprio quello che è la vita del prodotto, ad essere attenti nell’utilizzo delle materie e ad essere attenti a dove vanno a finire gli scarti, o comunque le cose che sono state utilizzate.
Presidente RONTINI
Grazie. Consigliere Luca Sabattini, Partito democratico, relatore del piano regionale di gestione dei rifiuti.
Consigliere SABATTINI
Anch’io apro con i ringraziamenti all’On. Bonafè. Come potrà vedere, siamo all’inizio della discussione del piano rifiuti: apre con lei, spero sia di buon auspicio. Io eviterei di elencare – sono abituato così, il pragmatismo emiliano - quanto di buono abbiamo fatto con le misure che abbiamo già votato, nel senso che abbiamo individuato qual è l’obiettivo. Eviterei anche di parlare di grandi sfide: le sfide sono l’attuazione degli obiettivi che ti dai, non tanto il fatto di aver fissato l’obiettivo. La sfida è lo svolgimento. Credo che, alla stessa maniera, anche l’Europa prova a candidarsi, cercando di fissare dove dobbiamo andare. Credo che la Regione Emilia-Romagna, anche con tutte le motivazioni che prima illustrava l’Onorevole e che condividiamo in linea di principio, è chiaro che lo svolgimento e la forza con la quale ci si impegna per cercare poi di raggiungere questi obiettivi, è quella che fa la differenza. Quindi vorrei provare a sfruttare questa opportunità per sottolineare alcune delle tematiche che lei ha posto e magari aggiungerne qualcuna.
I colleghi hanno sottolineato quanto, indipendentemente dagli incentivi che possiamo mettere, anche dal punto di vista economico, all’interno delle singole tariffe territoriali in capo ai cittadini, ma qui è una questione da una parte culturale e da un’altra di politica industriale e di sistema produttivo che si deve modificare su vari aspetti, dalla costruzione del prodotto all’educazione al consumo. È chiaro che una politica regionale, una politica nazionale da sola, un cambio di questo tipo non possono riuscire a sostenerlo.
Credo che la politica amministrativa, anche in una Regione che è virtuosa da questo punto di vista, che non è mai andata in sofferenza sulla gestione del rifiuto e ha comunque un’attenzione dal punto di vista ambientale, può aiutare da una parte nella costruzione degli accordi e dall’altra parte nella costruzione di filiere. Quindi candidare il proprio territorio nel giocare un ruolo, anche dal punto di vista di una politica industriale regionale, non soltanto sui temi dove già siamo riconosciuti forti, come l’agroalimentare, come la Motor Valley, come la gestione dei big data - giusto per citarne qualcuno -, ma anche sulla questione del recupero della materia e del riciclo.
È chiaro che però ci sono anche le congiunture economiche internazionali che in questa fase non aiutano particolarmente, perché il crollo del costo delle materie prime è un dato nel quale anche nelle politiche che riguardano l’economia circolare e il recupero della materia, si porta con sé e quindi anche la sostenibilità delle attività produttive in quei settori a valle del ciclo di vita dei prodotti, devono poi trovare una sostenibilità economica; è chiaro che la sostenibilità economica e la marginalità di un’attività imprenditoriale, ne fa, ovviamente, non solo l’esistenza per l’imprenditore, ma anche il fatto di poterla effettivamente percorrere come opportunità. La forza dell’Europa è aiutare in questa direzione, anche programmando, come diceva qualche collega prima, gli investimenti finalizzati alla costruzione di queste filiere.
Poi la cultura ambientale – il tema mi sembra molto più sviluppato rispetto ad altri periodi storici -, cioè la sensibilità dal punto di vista ambientale sicuramente sta aumentando. Poi, la traduzione nei comportamenti individuali di ognuno di noi, forse da quel punto di vista c’è ancora da lavorare, soprattutto sulle abitudini.
Mi permetto di sottolineare un altro paio di passaggi. Il tema delle materie prime e seconde si lega, ovviamente, alla cosa che dicevo prima, ma ci terrei anche a sottolineare il tema del percorso di assimilazione del rifiuto. Noi qui in Emilia-Romagna ci siamo distinti per aver sempre scelto il percorso di un’assimilazione al rifiuto urbano abbastanza spinto. Penso che quella sia una scelta che dobbiamo continuare a perseguire, ma l’uniformità comunque di questo tipo di tematica, non soltanto a livello regionale, ma anche, ovviamente, a confini più larghi, può aiutarci per tenere più sotto controllo il problema legato all’economia lineare, ma potrebbe essere legato anche all’economia circolare, che è tutto il tema della legalità sulla tracciabilità dei rifiuti. Quindi le chiedevo, magari nella sua risposta successiva, se può provare a declinare come, all’interno delle direttive europee anche questa parte viene affrontata.
L’ultima considerazione la faccio sul tema del passaggio dall’economia lineare all’economia circolare. Come dicevo prima noi, per il fatto di averla messa in legge, non siamo arrivati all’economia circolare. Noi oggi siamo ancora nell’economia lineare, che dobbiamo piegare un po’ alla volta, per farla diventare un cerchio. Come tutti i passaggi di transizione, vanno governati i percorsi di transizione e non si può pensare che una volta che si fissa l’obiettivo, quell’obiettivo sia già raggiunto. Il piano dei rifiuti che andremo a discutere ha questo obiettivo. Noi non abbiamo conosciuto i rifiuti al momento dell’8 gennaio 2016, quando è stato approvato in Giunta il piano dei rifiuti. I rifiuti c’erano anche prima, c’è una storia di politiche che si sono sommate nel tempo; non stiamo scrivendo in un foglio bianco e dobbiamo governare questo elemento di transizione, da un’economia lineare a un’economia circolare.
L’effetto del raggiungimento di quell’obiettivo è come saremo in grado di governare in maniera corretta il periodo di transizione. Questa credo sia la responsabilità principale che abbiamo: liberarci da quelli che possono essere, in qualità di amministratori, approcci molto “con le paratie agli occhi”, ma cercare di governare una transizione che è una transizione comunque complicata, che cambierà – mi auguro – anche i nostri comportamenti, sia dal punto di vista industriale, sia dal punto di vista domestico, personale, ma che ha bisogno di tempo, che è un tempo che probabilmente va oltre la tempistica della programmazione del piano e forse va anche oltre la tempistica che si dà l’Europa per raggiungere questi obiettivi. Questa consapevolezza del fatto che i tempi sono anche più lunghi, perché non coinvolgono solo le istituzioni, ma coinvolgono tutti i cittadini, perché al contrario di altre politiche fatte dalle istituzioni, possono portare effetti in funzione delle azioni che fa l’Amministrazione, dirette, questa è soltanto l’individuazione di un obiettivo, perché dobbiamo provare a coinvolgere tutti. Credo che anche la capacità di capire che l’obiettivo è quello, ma che ci si arriverà con i tempi, i modi e le velocità con i quali noi saremo in grado di farci seguire nell’aver indicato la direzione, ma anche nella capacità di governare una transizione che avrà degli effetti, anche degli effetti economici, che non devono essere l’unico faro, ma non possono non essere presi in considerazione. Chiaramente questo serve anche a me, in qualità di relatore del piano rifiuti, a provare ad aprire una discussione che ci vedrà coinvolti nelle prossime settimane, proprio con la volontà di metterci tutto il nostro impegno, per cercare di migliorare, dov’è possibile migliorare, ma senza approcci dal punto di vista “eccessivamente talebani”, che probabilmente rischiano di non riuscire a cogliere il contesto e soprattutto, probabilmente, non aiutano a migliorare il lavoro che dobbiamo fare tutti quanti.
Presidente RONTINI
Grazie. Consigliere Andrea Bertani, Vicepresidente della Commissione I, Movimento cinque stelle.
Consigliere BERTANI
Dalle ultime parole che ha detto il relatore Sabattini mi sto preoccupando perché sembra che stiamo smorzando un po’ l’entusiasmo della legge, vedremo. Intanto, il passaggio dall’economia lineare all’economia circolare non è solo un mero passaggio di percentuali in aumento della raccolta differenziata, perché l’economia circolare è ben di più che aumentare la percentuale di raccolta differenziata, anche se è da sottolineare molto fortemente, secondo me, l’aspetto che gli obiettivi che l’Unione europea si dà sono troppo bassi rispetto a quelli che si era data in precedenza. Quindi questa riduzione del 5%, secondo noi, non è sicuramente accettabile. Il passaggio all’economia circolare vuol dire fare anche una maggiore attenzione alle risorse e non a rimettere meno in circolo, ma proprio a livello di prelievo di risorse, tanto che uno degli aspetti importanti dell’economia lineare dei quali non si è mai tenuto conto, sono proprio anche le esternalità ambientali, cioè il fatto di quante risorse andiamo ad aggredire e di quanto inquinamento riversiamo sull’ambiente.
L’economia circolare, invece, deve tener conto delle risorse prelevate, degli impatti e della rigenerazione di quello che utilizza. Tanto che uno degli aspetti che, secondo noi, manca in questa visione di economia circolare è quella che riguarda l’energia. Quindi manca tutto un aspetto sul fatto dell’utilizzo di energia che sia rigenerabile, nel senso le fonti rinnovabili piuttosto che le fonti fossili. La fonte fossile sappiamo che non è rigenerabile. Sappiamo invece che l’Unione europea, ma anche l’Italia, dà grossi sussidi, ancora troppo, per le fonti fossili e per la creazione di infrastrutture da fonti fossili. Quindi secondo noi questo aspetto, anche nella direzione dell’economia circolare, andrebbe sottolineato.
L’altro aspetto importante è quello “chi inquina, paga”. È un aspetto che abbiamo inserito nella nostra legge rifiuti, perché l’obiettivo di arrivare - secondo me in tempi troppo lenti, ma comunque… - alla tariffa puntuale è quello di poi incentivare a ridurre la propria produzione di rifiuti, proprio perché chi produce di più, paga di più. Questo è uno degli aspetti importanti della tariffa puntuale. Quindi anche questo, secondo noi, andrebbe sottolineato in Unione europea.
Un’altra cosa che, secondo noi, non è sufficientemente sottolineata è quella dell’impronta ecologica: ogni prodotto porta dietro di sé, non solo i rifiuti che saranno generati a fine vita, ma un’impronta ecologica, cioè quanto la produzione di quel singolo prodotto impatta sull’ambiente dal punto di vista del prelievo di materie prime e dal punto di vista di utilizzo di acqua e produzione di CO2.
Un aspetto positivo che però rileviamo è quello della progettazione. Infatti, inizialmente questo aspetto dell’aggredire il problema dell’obsolescenza programmata e della progettazione del design non era sufficientemente sottolineato. Quindi questo è un aspetto positivo. Secondo noi andrebbe sottolineato ancora di più, perché al famoso ciclo riduci, riusa, ricicla, forse manca una “r” che poi è ripara. Molti degli oggetti che vengono prodotti, soprattutto nell’elettronica e nelle automobili – si tratta di un aspetto veramente carente – non prevedono la riparabilità degli apparecchi elettronici. Penso a quando compriamo un telefonino: la maggior parte delle volte non è riparabile, perché è proprio un design ricercato anche dei produttori. Come pure tutto il discorso dell’obsolescenza: vi sono alcuni prodotti veramente studiati per durare un certo numero di cicli di vita, mentre con una progettazione adeguata durerebbero sicuramente di più. Quindi secondo noi va sottolineato molto questo aspetto.
Poi, un altro aspetto che secondo noi è importante è quello dello sharing economy, quindi anche qui sulla durabilità dei prodotti e sull’impatto dei prodotti. Secondo me dobbiamo uscire dal concetto che un prodotto è mio: mi vengono in mente alcune esperienze soprattutto nel Nord Europa, dei condomini: non ho la mia lavatrice, ma ho la lavatrice di condominio. Per noi, sicuramente, è un concetto molto avanzato: non ho la mia auto, ma utilizzo un servizio di car-sharing; non ho la mia bicicletta, ma utilizzo un servizio di bike-sharing. Questo può essere sviluppato su tanti prodotti; la parte dello sharing, secondo me, non è affrontato per niente nella proposta dell’Unione europea; invece fa parte dei concetti di economia circolare che devono rientrare nelle nostre visioni.
È già stato sottolineato il discorso del recupero del cibo: abbiamo un 30% di spreco di cibo. Altri aspetti che potrebbero essere inseriti e sottolineati, sono, ad esempio, altre politiche, sempre nell’economia circolare, per ridurre i prodotti, le politiche del vuoto a rendere. Anche qui l’Unione europea potrebbe fare delle proposte a livello comunitario, vi sono varie esperienze; a livello italiano, purtroppo, sono un po’ sparite; stiamo tentando di farle rientrare, ma anche a livello europeo ci sono, quindi ribadiamo il tema del vuoto a rendere. Forse in alcuni aspetti siamo più avanti, sul compostaggio domestico, o di comunità, o direttamente in agricoltura, anche qui per ridurre il giro di materiali di rifiuti che girano.
Un altro aspetto che andrebbe sottolineato, secondo noi, è quando si parla di imballaggi - in parte è già stato affrontato recentemente - è quello degli shopper. In Italia siamo riusciti ad arrivare all’eliminazione, quasi, delle buste della spesa in plastica. A livello europeo ancora non mi è ben chiaro se sia obbligatorio e vincolante per tutti gli Stati. Sicuramente si potrebbe spingere ancora di più. Come pure per le stoviglie compostabili; anche qui c’è un criterio di usa e getta molto importante per l’utilizzo di materie plastiche; anche qui si potrebbe spingere molto sull’utilizzo delle stoviglie compostabili.
Infine concludo sui nostri lavori riguardo alla bozza di risoluzione. Lo accennavo prima con la Presidente: secondo me la bozza va presentata, ma poi va discussa successivamente, proprio per dar modo a tutti i consiglieri di presentare emendamenti. Una sollecitazione che mi sento di fare è quella che questa bozza è troppo tenera nei confronti della proposta europea. Se noi, come Emilia-Romagna, ci siamo dati degli obiettivi molto alti, parlando solo a livello di percentuale di recupero di materia e di raccolta differenziata, non possiamo non dire che, secondo noi, da questo punto di vista la proposta dell’Unione europea è insufficiente. Come sottolineiamo taluni aspetti positivi, che possono essere quello dell’attacco all’obsolescenza programmata, dobbiamo sottolineare anche delle criticità. Come vanno sicuramente sottolineate altre criticità, che sono quelle delle modalità di calcolo di materie riciclate e di raccolta differenziata. Mi accorgo che tutto il mondo è paese, perché anche qui in Emilia-Romagna abbiamo avuto molto da discutere sul fatto che in Italia abbiamo uno standard e come Emilia-Romagna non l’abbiamo voluto accettare; capisco quindi che a livello di Unione europea sia ancora più complicato. L’aspetto dell’assimilazione è molto critico, perché, ad esempio, noi siamo abbastanza contrari all’idea dell’assimilazione spinta, proprio perché poi toglie buona parte della responsabilità alle imprese, ovviamente con i rischi che sono stati sottolineati. Grazie.
Presidente RONTINI
Cedo la parola al consigliere Poli del Partito democratico, anche lui Vicepresidente della I Commissione.
Consigliere POLI
Anch’io mi associo ai ringraziamenti. Non parlerò della legge dei rifiuti, perché l’abbiamo votata e la conosciamo: ora il problema è dare la possibilità e lavorare perché attraverso il piano dei rifiuti gli obiettivi fissati dalla legge siano raggiungibili. Non parlerò neanche del piano rifiuti, perché ci stiamo lavorando. Credo che lei, Onorevole, conosca bene la legge regionale, ha fatto un riferimento preciso prima. Io volevo solo affrontare un aspetto che attiene al documento “L’anello mancante”, che ho letto con attenzione, che è in larga misura condivisibile rispetto all’analisi che fa su tutte le azioni utili “a far sì che”. Trovo, però, che sia un po’ debole su una questione che ritengo fondamentale nel determinare il raggiungimento degli obiettivi a cui si punta. Il documento fa riferimento a tutti i temi riguardanti la produzione, di cui abbiamo parlato anche qui, il tema degli imballaggi. Va benissimo, perché focalizza bene questi vari tasselli. C’è un punto, però, che credo sia un po’ debole ed è tutto il tema che riguarda i processi di educazione civica e civile ai comportamenti dei cittadini. Il documento fa riferimento alla maggiore efficacia di queste politiche a livello nazionale, a livello regionale, a livello locale e, ovviamente, questo può essere anche fondato. Però penso che sarebbe molto utile che anche nella dimensione europea si assumesse il tema dell’educazione e della formazione ai comportamenti dei cittadini come un elemento fondamentale che ci può consentire di raggiungere gli obiettivi che ci diamo.
Trovo che su questo ci siano dei riferimenti. Potrei leggere alcuni passaggi, dove si dice che l’accesso alle informazioni è disponibile. Sicuramente ormai le fonti di informazione sono disponibili, però se potessi dire, ad esempio, anche in relazione all’esperienza che ho fatto per dieci anni da sindaco, uno degli elementi che ha consentito i maggiori progressi sul terreno della sensibilità e dei comportamenti, conseguentemente, è stato il rapporto con le scuole, tutti i progetti fatti con le scuole, che hanno coinvolto dai bambini della scuola primaria fino ai ragazzi delle scuole secondarie. Dico questo, perché le analisi ci dicono - almeno quelle che ho sentito e che ho avuto occasione di vedere io -, essendo non un integralista dell’ambiente, perché questi temi, se non lo smembriamo dagli integralismi, finiamo per renderli vani. Ci vuole una sana attitudine culturale alla tutela dell’ambiente e un robusto pragmatismo per sapere come fare per raggiungere gli obiettivi, perché se uno prevale sull’altro, rimaniamo in mezzo al fiume e ci bagniamo i piedi. Essendo anche personalmente molto attento e mettendo in campo tutte le forme possibili ed essendo anche un osservatore dei comportamenti, si vede bene, come ci dicono anche molte analisi, che i giovani hanno una sensibilità ambientale più accentuata e più forte nei comportamenti rispetto alle persone della mia età, ad esempio. Questo rafforza il concetto di politiche mirate alle giovani generazioni rispetto a come si consuma, a come si raccoglie, a come si differenzia e, alla fine della giostra, con milioni di piccoli comportamenti più civili, in assenza dei quali anche gli obiettivi che ci diamo come Regione Emilia-Romagna, dei 150 chili, non sono raggiungibili. Io penso che questo non sia il tema centrale, ma sia comunque uno dei temi fondamentali su cui lavorare.
Quando vedo nel documento che c’è anche la possibilità di progetti finanziati interregionali, vorrei capire bene che fossero indirizzati principalmente a una progettazione che coinvolge le scuole dei vari ordini, che coinvolge le giovani generazioni e che abbiano una continuità, perché gli obiettivi che noi ci diamo non sono gli obiettivi di domani mattina, sono gli obiettivi di medio e lungo periodo. E questa è una strada che non avrà fine tra qualche anno, è una strada che non avrà mai fine. Non credo sia pensabile che sul terreno del riciclo, del riutilizzo, della chiusura del cerchio, chiamiamola come vogliamo, arriveremo mai al punto zero, perché ci sarà sempre qualche elemento di innovazione, o qualche elemento di cambiamento, o qualche elemento di novità, che ci fornirà la ricerca, che è un altro settore fondamentale in questo terreno. L’improvvisazione su queste cose fa solo dei danni, su queste cose come su molte altre, del resto. Qui bisogna fondare i passaggi che facciamo su ciò che la ricerca scientifica e tecnologica ci mette a disposizione e su quella poggiare le nostre scelte per migliorare il sistema e arrivare a chiudere il cerchio.
Volevo sottolineare questo aspetto, che peraltro, anche nella discussione di oggi, non è stato toccato, non è particolarmente emerso, perché secondo il mio punto di vista, anche per noi, fatta la legge, fatto il piano rifiuti e questo vale per la nostra Regione, per il nostro Paese e per l’Europa, se a fianco a questo e in modo assolutamente forte, legato a questo, non si sviluppa anche questo sentiero di lavoro, o non si sviluppa ulteriormente - perché è anche vero che in molte realtà è stato fatto un lavoro su questo versante -, credo che gli obiettivi che ci diamo come Regione, come Paese, ma anche come Unione europea siano più complicati da raggiungere, fermo restando che condivido molte delle illustrazioni che molti colleghi hanno fatto, sul merito più tecnico dei percorsi che abbiamo di fronte.
Presidente RONTINI
Grazie. A questo punto, se non ci sono altre richieste di intervento, darei la parola all’Assessore Gazzolo e poi passerei all’On. Bonafè per le conclusioni, per provare a rispondere ad alcune delle tante sollecitazioni che sono emerse.
Assessore GAZZOLO
Grazie Presidente. Anche per me, ovviamente, è un piacere salutare, anche a nome della Giunta, l’On. Bonafè che è qui con noi ed è relatrice di questo importante provvedimento. Noi siamo in Europa, l’Emilia-Romagna è una Regione dell’Europa, se ne sente parte integrante e protagonista. Quindi credo che, tra l’altro, sia chiaro come la presenza anche dell’On. Bonafè oggi, così disponibile a raccontarci direttamente di questi importanti provvedimenti, sia l’esempio di come noi siamo, oggettivamente, un pezzo integrante e portante di questa nostra bella Europa.
Faccio solo tre considerazioni rispetto al dibattito, perché non voglio entrare sulle materie più strettamente e squisitamente nostre, il piano regionale dei rifiuti, mentre mi interessa capire e salutare con grande favore questo pacchetto, perché è evidente che rispetto alla scelta di questa Regione, di andare verso l’economia circolare, io mi aspetto che questo sia un pacchetto che dia gambe solide e che consolidi anche quegli obiettivi che, è vero, sono altamente sfidanti all’interno della legge regionale n. 16. Ci tenevo a sottolineare tre passaggi della nostra legge. Noi abbiamo voluto costruire una legge condividendo pienamente le premesse dei provvedimenti, il disaccoppiamento fra crescita e consumo di materia, il tema della simbiosi industriale, di come davvero arriviamo a costruire economia circolare, il tema grosso, gli aspetti grandi che abbiamo affrontato anche in termini di qualità più complessivi, sia nella gestione dei rifiuti. Mi interessava sottolineare tre aspetti. Noi abbiamo cercato di concepire una legge che partisse, certo, dai rifiuti, perché comunque ne sono un pezzo portante. Se vogliamo fare in modo che il rifiuto sia risorsa e quindi lo scarto diventi risorsa, ciò che per me potrebbe essere potenzialmente rifiuto, sia risorsa per qualcun altro, è evidente che si è partiti con la coerenza con la gerarchia della piramide dei rifiuti europea, da lì siamo partiti. Il progetto di legge di iniziativa popolare, la discussione è partita da lì. Come essere sempre più coerenti, sempre più europei e coerenti con le politiche di gestione europee.
A questo abbiamo attaccato alcune altre cose dentro la legge: non ci siamo dimenticati della parte culturale, educativa. Penso che questa sarà, è evidente, una grande sfida e ha bisogno di essere accompagnata anche da cambiamenti culturali importanti e non ci siamo neanche scordati di costruire, indirizzare le condizioni su come fare esattamente il passaggio dall’industria del riciclo alla vera e propria filiera industriale dell’economia circolare, perché questo sarà il passaggio culturale, che verrà segnato, nella nostra Regione, attraverso una trasformazione dei cicli di produzione più complessivi dei prodotti, dall’estrazione, alla produzione. Mi piace dire all’On. Bonafè che abbiamo cominciato anche a dare risposta al meccanismo di incentivazione delle nostre imprese. Lo facciamo in due modi: nella legge e nella declinazione del piano dei rifiuti. Intanto, mi piace sottolinearlo, perché credo che questo sia un altro elemento che aiuta anche i passaggi culturali e aiuta ad incentivare dei cambiamenti.
Il primo è che ci siamo dati dei meccanismi per la prevenzione e la riduzione che si fondano su accordi di filiera. Noi privilegiamo accordi volontari di filiera, in questo momento, e chiaramente la partecipazione ad accordi volontari di filiera, consente anche meccanismi di sconto di tariffa. Questo possiamo fare e su questo possiamo agire oggi, chiaramente, nelle more della normativa più complessiva che governa il settore. Lo stiamo facendo con grande determinazione. Abbiamo già siglato diversi accordi, sia sulle plastiche, rispetto al grosso tema che prima veniva ripreso nelle premesse, per esempio, di come, concentrarci sul tema della plastica e soprattutto delle plastiche meno nobili, nel momento in cui andiamo a pensare a come farle diventare materia prima secondaria. Lo abbiamo fatto con la grande distribuzione, sul cibo, ma non solo. Ci siamo anche inventati, in un accordo volontario con la grande distribuzione, un meccanismo di accreditamento, sostanzialmente dei punti vendita che guardando ad azioni di sostenibilità complessive, non solo legate al rifiuto, ma anche ai temi energetici, insomma la sostenibilità ambientale consente, con questo meccanismo, di accreditare i nostri punti vendita e di farli salire sul podio. Ci siamo inventati questo, le medaglie di bronzo, d’argento e d’oro, vedremo quanti ne avremo d’oro. Lo facciamo con lo sport sostenibile: abbiamo fatto un accordo volontario, anche qui, per veicolare culture, ma anche per veicolare riduzione e prevenzione insieme. Lo stiamo facendo con la filiera del recupero del materiale da edilizia e da costruzione, che è un pezzo importante e portante anche del pacchetto. Insomma, lo stiamo facendo e stiamo incentivando questa forma.
Dall’altra parte, abbiamo iniziato ad individuare - credo per la prima volta nella declinazione dei primi bandi per l’attrattività che discende da una legge regionale importante, la legge n. 14 sull’attrattività -, inseriamo, all’interno di questi bandi, per la prima volta, il riciclaggio dei rifiuti e cominciamo a muoverci per capire come, anche qui, investimenti verso le imprese che devono avvenire a filiera, che tengono presente la necessità di sostenere ricerche in questa direzione, possono e cominciano a trovare declinazione anche in un sostegno economico alle nostre imprese. Cosa mi aspetto io, fondamentalmente, da questo pacchetto? Ora siamo in fase ascendente. La Giunta farà anche i passaggi con il Governo nazionale, perché chiaramente abbiamo una delle aspettative a livello europeo e poi abbiamo un confronto che deve avvenire anche con il Governo italiano.
Credo che l’Emilia-Romagna si candidi a fare due cose, se è possibile farlo: si candida a portare la sua esperienza, si candida a voler raggiungere gli obiettivi fissati dalla legge. È consapevole, la Regione Emilia-Romagna che, per esempio, l’attuale meccanismo di rendicontazione, che è stato anche indicato dallo stesso Governo italiano, consapevole che per l’Italia vuol dire meno 5 punti percentuali rispetto al riciclaggio per tutto il Paese, per la Germania meno 10. Non è l’Italia sul podio in questo caso, però sono consapevole, la Giunta è consapevole che rispetto agli obiettivi sfidanti che ci siamo dati, questo potrà voler dire più 5, rispetto già al 70% di riciclaggio che abbiamo scelto. Ma lo vedremo, lo adegueremo. È un percorso in itinere e aspettiamo, chiaramente, che diventi norma. Non ci preoccupa questo punto con così grande apprensione. Che cosa ci aspettiamo? In realtà ci candideremmo volentieri a fare una sperimentazione a livello europeo, ad essere Regione che si candida a sperimentare l’applicazione, o a sperimentare gli effetti, chiaramente di un action plan, così come è stato delineato. E per esempio chiederemo al Governo italiano, guarderemo e ci confronteremo su come, anche nella normativa complessiva, costituire le condizioni perché davvero possano essere incentivate le imprese, magari con meccanismi di detrazione fiscale, su come costruire pacchetti che davvero guardino al raggiungimento della simbiosi industriale. Credo che questo potrebbe, soprattutto la prima, cioè venire in Europa, non solo raccontare della nostra esperienza, ma far parte di una sperimentazione di questo tipo, credo sarebbe il modo migliore per rispondere a quanto chiedevano i Consiglieri, cioè premiare la virtuosità da questo punto di vista e accompagnare un esempio che per noi è sostenibile, crediamo sia sostenibile e siano obiettivi raggiungibili e su cui, ovviamente, ci muoveremo con grande determinazione.
Presidente RONTINI
Grazie. Prima di lasciare la parola all’On. Bonafè, che ringrazio anch’io nuovamente per la presenza, soprattutto perché la sua introduzione mi pare abbia stimolato un bellissimo dibattito in Commissione, che ha evidenziato, a partire dal pacchetto economia circolare, alcune delle cose già fatte in questa Regione, soprattutto ci siamo concentrati su quelle che abbiamo intenzione di fare. Sono evidenziate da una parte e dall’altra, opportunità ma anche criticità.
Una sottolineatura la volevo fare anch’io sul pacchetto, perché mi pare che nella filosofia di questo pacchetto, avendo ascoltato l’illustrazione, sia un po’ fatta con la stessa filosofia con cui abbiamo fatto la legge, cioè da una parte una normativa intelligente e dall’altra strumenti concreti e anche incentivi, poi, per dare gambe a questa legge. Ce lo siamo detti tante volte: noi possiamo scrivere, nei nostri testi, obiettivi sfidanti e ambiziosi, ma poi, se non lavoriamo quotidianamente per portarci dietro la società regionale intera e raggiungerli, da poche parti si va. L’Onorevole prima citava i fondi di Horizon come i fondi strutturali. Speriamo che quota parte possano arrivare anche in questa Regione. Anche la nostra legge ha istituito un apposito fondo d’ambito, proprio per incentivare le politiche dei Comuni ad arrivare a raggiungere quegli obiettivi e premiare quelle comunità che, grazie al lavoro dei loro Sindaci, li hanno già raggiunti.
Faccio una proposta, avendo ascoltato anche i Commissari, soprattutto Bargi, Bertani e Foti, sul merito del parere e della risoluzione. Io proporrei, subito dopo, di votare il parere. Poi di dare mandato, visto che comunque è la Commissione I che dovrà trasferire il parere ed approvare la risoluzione, il parere che fissa la posizione della Regione Emilia-Romagna sul pacchetto che verrà poi trasmesso non solo al Parlamento europeo, ma anche a Camera, Senato, al Governo, ai nostri parlamentari di territorio, dando la possibilità poi, di qui a martedì, di raccogliere eventuali emendamenti, in modo che in I Commissione poi si possa terminare il lavoro tenendo conto delle osservazioni di tutti. Se siete d’accordo, questo metodo ci può dare più agilità nel concludere la seduta odierna, poiché abbiamo anche all’ordine del giorno il progetto di legge di modifica alla caccia, dove siamo in sede consultiva. Ho finito, On. Bonafè a lei la parola.
On. BONAFÈ
Grazie Presidente. Non voglio sfidare ulteriormente la vostra pazienza e vi prometto di essere breve, anche perché sarebbe presuntuoso, da parte mia, pensare di voler trarre delle conclusioni rispetto a questa bella discussione; anche perché voi avete appena iniziato tutta la riflessione sul piano regionale dei rifiuti e io ho appena iniziato il lavoro su questo pacchetto, su questa proposta legislativa. Per cui, penso che questa, più che una conclusione dei lavori, dovrebbe essere un inizio, un importante inizio, un bell’inizio che dà l’idea – molti di voi l’hanno sottolineato e mi piace ripeterlo – di come l’Unione europea non è lontana dalla vita delle istituzioni locali e dalla vita dei cittadini. Mi pare anche di poter dire come non sfugga a nessuno di voi - negli interventi è stato un po’ un leit motiv - come tutta questa economia circolare ci imponga un cambio profondo di mentalità e di paradigma culturale a tutti i livelli. Da questo punto di vista sono molto d’accordo con quello che diceva il Consigliere Poli. Nel pacchetto, effettivamente, misure a sostegno dell’educazione nelle scuole non sono previste. Potremmo fare uno sforzo per individuare alcuni emendamenti che vadano esattamente in quella direzione, che anch’io, come lei, ritengo fondamentale, perché l’educazione nelle scuole è uno, se è il principale non lo so, però è sicuramente uno dei passaggi attraverso i quali si possono originare cambiamenti di paradigma di cui questo pacchetto ha bisogno per diventare realtà fino in fondo. Mi pare di poter dire che non sfugga a molti di voi, forse non a tutti, come sui temi dell’economia circolare bisogna ragionare in termini non ideologici, ma altamente pragmatici.
Quindi benissimo ragionare sulla sostenibilità ambientale. Non dimentichiamoci mai che accanto alla sostenibilità ambientale ci vuole anche la sostenibilità economica, se no questi processi possiamo scriverli sulla carta, ma non hanno gambe poi, per diventare realtà. Però, ripeto, mi è sembrato che a molti di voi questo elemento non sfugga assolutamente.
Un altro passaggio che mi ha convinto fino in fondo e sul quale, secondo me, dovremo mettere ancora più forza nella proposta che lavorerà il Parlamento, è quella dell’innovazione della ricerca (anche questo punto, mi sembra, sempre Poli ma anche altri Consiglieri l’hanno ben sottolineato). Penso che la direzione sia questa, perché se oggi vogliamo interessarci dell’intero ciclo di vita di un prodotto, benissimo tutta la parte che riguarda il conferimento in discarica - speriamo di no -, al recupero, al riciclo, in parte anche incenerimento (e poi ci ritornerò, perché non voglio sottrarmi alla discussione su questo tema), però è evidente anche come tutta l’economia circolare - l’abbiamo detto in tanti, l’ho detto anche nella mia introduzione - parta proprio dalla realizzazione del prodotto e riguardi tutto il ciclo di vita e la produttività di un prodotto: l’innovazione e la ricerca servono proprio in quel passaggio fondamentale, nel passaggio di come costruiamo i materiali che poi consumiamo.
Sottolineo anche, come hanno fatto molti di voi, l’importanza di considerare questa come una fase di transizione, come l’inizio di un processo di una fase di transizione: una fase di transizione che non sappiamo quanto tempo richiederà. Tutte le fasi di transizione sappiamo quando iniziano e non sappiamo quando finiscono. Però, penso che se noi mettiamo in campo gli strumenti giusti e adeguati, possiamo ridurre i tempi della fase di transizione. E’ un interesse che abbiamo tutti, anche perché se è vero quello che dicevo prima, cioè che le materie prime nel nostro pianeta sono finite e ne consumiamo troppe rispetto a quelle che produciamo, prima o poi, se non ci poniamo noi il tema di governare la fase della transizione, ce lo impone il pianeta e ce lo impone in maniera altamente critica e ultimativa. Per cui, se la politica è visione, è bene cominciare a lavorarci adesso.
Passo agli strumenti. Sui target c’è stata una bella discussione che mi ha convinto fino a un certo punto. Non sono amante dei target, lo dico subito. Dico anche che non sono stata lì, quando si è svolto il dibattito parlamentare, a focalizzarmi sul punto se fosse meglio il 5% in più o il 5% in meno rispetto alla proposta iniziale, alla proposta seconda che ha presentato la Commissione europea. Intanto premetto che nella mia proposta che presenterò ad aprile, sicuramente chiederò dei target più alti rispetto a quelli previsti nella proposta, inferiori rispetto a quelli che avete posto voi, virtuosissimi, però chiederò un innalzamento dei target rispetto alla proposta iniziale della Commissione. In particolare, chiederò il 70% di raccolta differenziata entro il 2030. Non vorrei tuttavia che questa discussione sui target fosse fuorviante. Porre dei target è importante, anzi, lo sottolineo, è importantissimo, perché se vogliamo essere credibili dobbiamo anche dire dove vogliamo arrivare. Porre i target è importante. Questo lo dico a chi, in qualche modo, mi ha fatto intendere che sui target si possa sempre slittare in qualche modo. No, i target vanno fissati e vanno fissati ambiziosi. Vero è, come hanno detto molti di voi, che dobbiamo anche porci il tema di quali strumenti mettiamo a disposizione della politica, delle istituzioni, per raggiungere questi target. Mi pare che nel pacchetto gli strumenti siano ben definiti. Poi, certo, dovremo affinarli con emendamenti, ma mi pare che gli strumenti siano ben definiti: quindi tutto quello che si diceva, appunto, migliorare la qualità e la quantità della raccolta differenziata, migliorare l’efficienza e l’ottimizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, produrre un mercato delle materie prime secondarie, tutto si lega.
Su questo voglio essere altrettanto chiara. Qui mi rivolgo in particolare al Movimento cinque stelle e al consigliere Sassi. Penso che prioritario sia la chiusura delle discariche. La normativa prevede fino al 10% di conferimento. Io sono per dire che si chiudono, le discariche si chiudono. Certo, per alcuni materiali pericolosi... ma qui siamo in un altro campo. Per i rifiuti urbani, a mio parere, la priorità oggi è chiudere le discariche. Parlo come relatrice del pacchetto sull’economia circolare e parlo come italiana, sapendo la difficoltà che questo crea in alcune regioni d’Italia. Qui siete virtuosissimi. Sappiate che in Sicilia, per esempio, non ci sono queste percentuali. In Sicilia, il 70/80% è conferito in discariche, per di più private. Quindi so di che cosa sto parlando, so che cosa questo richiede, non solo alla Romania di cui parlavo prima, ma cosa richiede anche al nostro Stato. Eppure lo dico: secondo me la priorità oggi, il problema che mi pongo oggi è quello di dire che le discariche vanno chiuse, punto. E le raccolte differenziate vanno aumentate. Però, Consigliere Sassi, bisogna essere molto chiari. Siccome non credo a zero rifiuti, perché quella è demagogia, lei non l’ha detto, però glielo dico io. Non ci credo, perché quella è demagogia e siccome ho chiesto pragmatismo, con altrettanta franchezza le dico che gli inceneritori, ahimè, vanno fatti. Il cosiddetto Sblocca-Italia a cui lei faceva riferimento, anche lì vada a vedersi, proprio in base ai criteri europei, quali sono le percentuali da raggiungere, farà quattro calcoli e vedrà anche lei che lo Sblocca-Italia riprende esattamente la normativa europea. Questo, per onor di chiarezza e per onor di pragmatismo al quale mi richiamavo prima. Dopodiché, non posso essere annoverata fra gli inceneritoristi, perché veramente credo sia una definizione che non mi appartiene, però vorrei essere pragmatica.
Dico anche un’altra cosa, che giustamente è stata sottolineata, come sia necessario incidere sulla legalità. Qui, purtroppo, abbiamo un vizio d’origine. Nel nostro Paese, spesso e volentieri, il tema dei rifiuti è un tema che, purtroppo, ci riporta anche a pagine non perfettamente trasparenti. Nel pacchetto dell’economia circolare, il tema, per esempio, della tracciabilità dei rifiuti pericolosi è ben evidenziato. Secondo me dovremmo potenziarlo. Dico anche che l’introduzione del Sistri, del precedente Governo, su cui il Ministro Orlando in parte ha rettificato il colpo, secondo me, ha prodotto dei risultati fallimentari e andrebbe rivisto. Però, l’obiettivo della legalità e della trasparenza è un obiettivo che si è posta l’Unione europea, è un obiettivo che nel nostro Paese sentiamo in maniera importante, sul quale io credo dovremmo lavorare maggiormente.
Mi veniva chiesto anche quali sono le sollecitazioni da parte delle associazioni più ambientaliste. Ci metto un altro elemento: non sono solo le associazioni ambientaliste che ci sollecitano politiche virtuose sul fronte dei rifiuti, sono anche le associazioni imprenditoriali, che ci dicono: fate presto, metteteci in condizioni di fare investimenti, con regole chiare, che possibilmente non cambino ogni due o tre mesi, perché se pensiamo che l’economia circolare sia un valore aggiunto, lo è se le imprese producono in maniera sostenibile e se cambiamo il paradigma e l’approccio di produzione. Quindi anche sul fronte delle imprese ci sono delle richieste di cui terremo assolutamente in considerazione.
Passo alle considerazioni forse un po’ più di merito. Intanto voglio ricordare al consigliere Foti, che sicuramente è stato in Parlamento diciassette anni, quindi lo saprà meglio di me, ma glielo ricordo, che questa è una direttiva quadro e tutte le direttive quadro sono direttive che stabiliscono la cornice, come lei ben sa, perché ha fatto anche il relatore di un provvedimento. Il Governo italiano poi fa i regolamenti per applicare le direttive europee. Quindi molti dei dettagli verranno definiti nei regolamenti. Da italiana, vigilerò perché questi regolamenti non vadano a complicare ulteriormente la vita dei cittadini e le imprese, come tendenzialmente facciamo e hanno fatto i Governi precedenti, ma che vadano a semplificare il quadro. Le dico anche un’altra cosa, ma sicuramente lei lo saprà meglio di me, però mi permetto di ricordare l’iter parlamentare europeo. Questa è una proposta della Commissione. Dalla proposta della Commissione arriveremo alla proposta del Parlamento. Siamo agli inizi. Sono stata la prima a dire che rispetto alla proposta della Commissione ci sono tante cose sulle quali io personalmente, ma anche il Parlamento, metterà le mani, cioè presenterò tutta una serie di emendamenti, a partire da quello che diceva lei, il metodo di calcolo. Ho letto la relazione del Governo italiano e so perfettamente - lo dicevo all’inizio quando ho introdotto l’argomento - che il metodo di calcolo utilizzato dall’Italia, ci ha fatto apparire meno virtuosi di quanto in realtà siamo. Chiederò molto seriamente – a proposito di metodo di calcolo – che quello che è scartato non venga contabilizzato come riciclato. Questo, per esempio, lo chiederò con un emendamento specifico.
Su tutto il tema delle definizioni, sono la prima a ritenere che è bene che finalmente si sia definito che cosa vuol dire rifiuto urbano. Certo, su end of waste tutta la riflessione è aperta e ritengo che su quello, anche noi come Parlamento europeo possiamo dare dei contributi importanti. Lei, poi, giustamente diceva, e su questo anzi raccolgo la sollecitazione dell’Assessore, è vero, la best practice e la Regione Emilia-Romagna da questo punto di vista, non solo per la legge, ma anche per alcune applicazioni concrete della legge, è obiettivamente una best practice, non italiana, europea, cara Assessore di questo ne vada fiera perché siete la prima Regione in Europa che ha legiferato in questa materia, quindi bene a chi l’ha proposta, come veniva ricordato e bene a chi l’ha sostenuta fino in fondo. Quindi siccome siete una best practice e siccome continuo a sentire best practices che arrivano da fronti ambientali da altri Paesi, in particolare del Nord, sono la prima a ritenere che maggiore spazio debba essere dato alle best practices italiane che ci sono, la vostra Regione è un esempio.
Prima dicevo che chiederemo di rendere obbligatorio il recupero dell’umido. Ci sono best practices sul recupero dell’umido che poi portano al biogas, in Italia, veramente esemplari e di cui non parla nessuno. Quindi è anche interesse mio, non in quanto relatrice, ma in quanto parlamentare italiana, anche se non propriamente di questo collegio, far vedere che, invece, l’Italia non è la Cenerentola sul fronte dei rifiuti. Sì, è vero, c’è qualche emergenza, sono la prima a non negarlo, però veramente anche delle eccellenze importanti. E anche sul punto dell’economia circolare, lo diceva la consigliera Montalti, effettivamente sui temi dell’economia circolare abbiamo già delle realtà industriali e siamo veramente leader sul fronte dell’innovazione da più punti di vista. Per cui, potremmo veramente aprire un fronte e far vedere che l’economia circolare in Italia è già, in parte, realtà, anche se il quadro normativo, ancora, a livello europeo non c’è.
Raccolgo la sollecitazione che mi arriva dall’Assessore alla sperimentazione di alcuni processi innovativi che possono aprirsi in Europa. E trovo assolutamente giusto anche quanto è stato detto sul fronte dei contributi. È vero, dobbiamo mettere in condizione i Paesi dell’Est, che oggi conferiscono tutto in discarica, di poter ottemperare ai target europei che richiederemo. Però, sono la prima a ritenere che i fondi strutturali vanno a loro e se li gestiscono loro. Prevedremo dei canali preferenziali, però sono la prima a dire che non è che tutte le risorse devono andare all’adeguamento delle infrastrutture di chi oggi non le ha. Le risorse, i contributi devono andare anche a chi si è posto degli obiettivi ambiziosi e deve essere messo in grado di arrivare agli strumenti ambiziosi.………….
Penso che la sfida che abbiamo davanti sia una sfida veramente ambiziosa, veramente importante. Chiudo dicendo che dobbiamo impegnarci tutti: questo impegno a trecentosessanta gradi lo sento fortemente, lo sento perché sono stata amministratore locale, lo sento perché sono prima di tutto cittadina e consumatrice, lo sento anche come legislatore europeo. Ripeto, l’Europa da sola non può fare niente se non ha al proprio fianco chi poi lavora concretamente sui territori e chi poi ha il rapporto diretto con i cittadini. Per cui, il mio è ancora un plauso per come state lavorando, per la capacità che avete avuto prima di altre Regioni in Europa di intercettare un percorso virtuoso. Adesso rimbocchiamoci tutti le maniche, perché la sfida è grande e la sfida si vince se facciamo tutti squadra.
Presidente RONTINI
Bene. Grazie ancora. Dichiaro conclusa l’audizione.