Resoconto integrale n. 17
Seduta del 2 ottobre 2020
Il giorno 2 ottobre 2020 alle ore 9.30 è convocata, con nota prot. n. AL.2020.18811 del 24/09/2020, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Territorio, ambiente, mobilità, che si svolge in modalità “mista”, cioè con la presenza, in sede, del Presidente, del vicepresidente Emiliano Occhi e dei seguenti membri dei Gruppi assembleari: Igor Taruffi (ERCEP), Marco Lisei (FdI), Marco Mastacchi (RCPER), Silvia Zamboni (EV), nonché degli altri partecipanti in via telematica ai sensi della deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 3 del 27 marzo 2020.
Partecipano alla seduta i consiglieri:
Cognome e nome |
Qualifica |
Gruppo |
Voto |
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CALIANDRO Stefano |
Presidente |
Partito Democratico Bonaccini Presidente |
7 |
presente |
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OCCHI Emiliano |
Vicepresidente |
Lega Salvini Emilia-Romagna |
6 |
presente |
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ROSSI Nadia |
Vicepresidente |
Partito Democratico Bonaccini Presidente |
6 |
presente |
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BESSI Gianni |
Componente |
Partito Democratico Bonaccini Presidente |
1 |
presente |
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BONDAVALLI Stefania |
Componente |
Bonaccini Presidente |
1 |
presente |
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BULBI Massimo |
Componente |
Partito Democratico Bonaccini Presidente |
1 |
presente |
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CASTALDINI Valentina |
Componente |
Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni |
1 |
presente |
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COSTA Andrea |
Componente |
Partito Democratico Bonaccini Presidente |
4 |
presente |
|
DAFFADA’ Matteo |
Componente |
Partito Democratico Bonaccini Presidente |
1 |
presente |
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DELMONTE Gabriele |
Componente |
Lega Salvini Emilia-Romagna |
1 |
assente |
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FABBRI Marco |
Componente |
Partito Democratico Bonaccini Presidente |
1 |
presente |
|
FACCI Michele |
Componente |
Lega Salvini Emilia-Romagna |
4 |
presente |
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FELICORI Mauro |
Componente |
Bonaccini Presidente |
1 |
assente |
|
GIBERTONI Giulia |
Componente |
Gruppo Misto |
1 |
assente |
|
LISEI Marco |
Componente |
Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni |
1 |
presente |
|
MASTACCHI Marco |
Componente |
RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna |
1 |
presente |
|
MONTALTI Lia |
Componente |
Partito Democratico Bonaccini Presidente |
1 |
assente |
|
PELLONI Simone |
Componente |
Lega Salvini Emilia-Romagna |
1 |
assente |
|
PICCININI Silvia |
Componente |
Movimento 5 Stelle |
1 |
presente |
|
PIGONI Giulia |
Componente |
Bonaccini Presidente |
1 |
assente |
|
POMPIGNOLI Massimiliano |
Componente |
Lega Salvini Emilia-Romagna |
1 |
assente |
|
RAINIERI Fabio |
Componente |
Lega Salvini Emilia-Romagna |
1 |
assente |
|
SABATTINI Luca |
Componente |
Partito Democratico Bonaccini Presidente |
1 |
presente |
|
TAGLIAFERRI Giancarlo |
Componente |
Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni |
2 |
assente |
|
TARUFFI Igor |
Componente |
Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista |
2 |
presente |
|
ZAMBONI Silvia |
Componente |
Europa Verde |
1 |
presente |
|
È presente l’assessora Irene PRIOLO (Assessore all'ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile)
Partecipano alla seduta: Isidro Pescador Chamorro, Massimiliano Bega, Maria Luigia Partipilo e Carmina Toscano (Società Enel Green Power S.p.a.), Paolo Ferrecchi (Dir. gen. le Cura del territorio e dell’ambiente), Marco Rami (Serv. Area Reno e Po di Volana - Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la protezione civile), Rita Nicolini (Dir. Agenzia di Protezione Civile), Marco Deserti (Resp. le Serv. Tutela e Risanamento Acqua, Aria e Agenti Fisici), Stefania Lasagna (Serv. Area Romagna dell’Agenzia di Protezione civile), Claudio Felletti (Serv. territoriale agricoltura, caccia e pesca di Bologna).
Presiede la seduta: Stefano CALIANDRO
Assiste il segretario: Enzo Madonna
Funzionario estensore: Angelo Baratelli
DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO
- Audizione di Enel Green Power S.p.a e del Servizio Area Reno e Po di Volano - Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la protezione civile, in merito alle conseguenze delle operazioni di svaso della Diga di Pavana alla presenza dell’Assessora all’Ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile, Irene Priolo.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Buongiorno. Inizierei con l’appello: Occhi Emiliano; Rossi Nadia; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania.
Stefania BONDAVALLI, consigliera. Buongiorno. Presente.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Bulbi Massimo, presente. Castaldini Valentina; Costa Andrea.
Andrea COSTA, consigliere. Buongiorno, presidente.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Buongiorno. Daffadà Matteo.
Matteo DAFFADÀ, consigliere. Presente. Buongiorno, presidente.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Buongiorno. Delmonte Gabriele; Fabbri Marco; Facci Michele; Felicori Mauro; Gibertoni Giulia. Lisei Marco. Era qui in aula, se non sbaglio. Mastacchi Marco; Montalti Lia; Pelloni Simone; Piccinini Silvia.
Silvia PICCININI, consigliera. Buongiorno, presidente.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Buongiorno. Pigoni Giulia; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Sabattini Luca; Tagliaferri Giancarlo; Taruffi Igor è in sala. Zamboni Silvia.
Procedo con il secondo appello:
Occhi Emiliano; Castaldini Valentina.
Occhi Emiliano ci ha raggiunto in aula. Prego lui e il consigliere Mastacchi di firmare qui.
Occhi Emiliano è presente. Torno a Castaldini Valentina, assente.
Delmonte Gabriele; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Gibertoni Giulia; Lisei Marco.
Mastacchi è in aula. Montalti Lia; Pelloni Simone; Pigoni Giulia.
È arrivato il collega Lisei. È in aula. Consigliere Lisei, la prego di firmare.
Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Tagliaferri Giancarlo; Zamboni Silvia.
Da quello che mi riferisce il dottor Madonna, il numero legale è stato raggiunto.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Passerei all’ordine del giorno. Abbiamo l’audizione di Enel Green Power S.p.a e del Servizio Area Reno e Po di Volano, Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la protezione civile, in merito alle conseguenze delle operazioni di svaso della Diga di Pavana alla presenza dell’assessora all’ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile, Irene Priolo.
Possiamo verificare che l’assessore Priolo ci stia seguendo? Riuscite a prendere contatti con l’assessore Priolo? Credo che si stia collegando da quello che vedo.
Non è collegata. La stanno chiamando. Non ho capito cosa è successo dalla regia. Verificate questo.
Nel frattempo, leggerei, prima di aprire l’audizione con le relative vicende, un disclaimer. Ricordo ai commissari e ai nostri ospiti che l’audizione da parte della Commissione di persone eventualmente indagate avviene esclusivamente in ragione del loro ruolo, a prescindere dalla circostanza che siano coinvolti o meno in procedimenti giudiziari.
La nostra audizione non mira all’accertamento di eventuali reati spettando l’azione penale solamente al Pubblico ministero. Gli esiti e gli atti della nostra audizione potrebbero, tuttavia, essere richiesti o messi a disposizione della magistratura. Infine, si fa presente che l’audizione, oltre a essere verbalizzata integralmente in forma audio e trascritta, è soggetta a diffusione in diretta tramite streaming sul sito istituzionale dell’Assemblea legislativa, salvo diversa indicazione o richiesta. Pertanto, visto il divieto di diffusione di dati sensibili e giudiziari previsto dalla normativa vigente, non è consentito pronunciare nomi di persone sottoposte ad indagine, nonché fornire qualsiasi dato o informazione che ne consentano, anche in via indiretta, l’identificazione. Nel caso di violazione di tale divieto, la normativa prevede l’applicazione della sanzione pecuniaria.
Prima di dare lettura anche della richiesta di audizione fatta pervenire alla Commissione da parte del consigliere Taruffi, faccio una piccola illustrazione dei fatti e la vicenda di cui trattiamo.
Il bacino di Pavana è un piccolo lago artificiale dell’Appennino tosco-emiliano, collocato in Toscana, in provincia di Pistoia, sul confine con quella di Bologna. Il bacino è alimentato da acque del torrente Limentra, che ne è anche emissario e che confluisce pochi chilometri dopo il fiume Reno.
Il lago si trova a cavallo tra il territorio della regione Emilia-Romagna e della Toscana, mentre il torrente costituisce la linea di confine tra le due regioni. Questo spiega perché le autorizzazioni amministrative sono state concesse da entrambe le Regioni e le indagini sui fatti sono condotte dalla procura di Bologna e da quella di Pistoia.
Do lettura della richiesta di audizione pervenuta alla Commissione da parte del consigliere Igor Taruffi: “Ai sensi dell’articolo 44 del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa, sono a richiedere lo svolgimento di un’audizione della III Commissione in relazione alle recenti operazioni di svaso della Diga di Pavana che hanno compromesso l’ecosistema fluviale di Limentra e del Reno nell’Appennino bolognese, oltre a destare diffusa e profonda preoccupazione tra gli abitanti della Valle del Reno. Per questi motivi, chiedo di audire, nella prima seduta utile della Commissione, il dirigente dell’ufficio tecnico delle dighe di Firenze, che dipende dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, i vertici di Enel Green Power, il responsabile del servizio Area Reno e Po di Volano della regione Emilia-Romagna Claudio Miccoli, titolare del procedimento, che ha approvato il Piano operativo di svaso e l’assessore all’ambiente Irene Priolo.
L’assessore Priolo ha comunicato alla Commissione la possibilità di partecipare alla stessa solo fino alle ore 12 per successivi impegni istituzionali che la legano ad altri appuntamenti. Per questo motivo all’ordine del giorno della Commissione odierna sono state iscritte anche due interrogazioni, la prima del consigliere Facci e la seconda del consigliere Taruffi, per fatti attinenti alla Commissione odierna.
È nostra intenzione, quindi, a metà della discussione o comunque nel momento in cui l’assessore Priolo lo ritenesse più opportuno, dare seguito alle interrogazioni in modo tale da contingentare anche le attività di lavoro della Commissione. A seguito della risposta, comunque, la Commissione andrà avanti rispetto alle esigenze che matureranno nel corso del dibattito.
Arrivati a questo punto, chiedo di verificare se l’assessore Priolo sia in arrivo o meno.
Mi rivolgo chiaramente al richiedente della richiesta di audizione, il consigliere Taruffi, innanzitutto comunicandogli che rispetto alla richiesta di audire il dottor Miccoli c’è chi lo sostituisce oggi, che è il dottor Marco Rami. Se lei non ha contrarietà, farei svolgere al dottor Rami la sua relazione. Poi, evidentemente, le chiederei anche se reputa o meno opportuno sospendere momentaneamente i lavori in attesa che arrivi l’assessore Priolo o se andiamo comunque avanti.
Andiamo avanti? Benissimo. Se non ci sono contrarietà da parte della Commissione, inizierei i lavori.
A questo punto chiedo ai rappresentanti di Giunta, dottor Ferrecchi e dottor Rami, chi dei due interviene per primo. Il dottor Rami.
La parola a Marco Rami del servizio Area Reno e Po di Volano, Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile.
RAMI, Servizio Area Reno e Po di Volano, Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile. Buongiorno a tutti. Sono Marco Rami del servizio Area Reno e Po di Volano e sono qua in sostituzione del dottor Miccoli in quanto aveva un impegno improrogabile in Procura a Ravenna, quindi mi ha pregato di giustificarlo e di scusarmi da parte sua. Inizio con una premessa al fine di inquadrare bene come si è svolta tutta la vicenda, soprattutto sul quadro di pericolosità della diga che ci è stato evidenziato fin dall’inizio prima dalla Direzione generale dighe e poi dal RID di Firenze.
La Direzione generale dighe già il 1° aprile inviava una dettagliata relazione con allegate anche le verifiche di sicurezza sismica allo stato limite di danno e allo stato limite di evento della diga, tutta la relazione istruttoria, dalla quale si evince che i risultati delle analisi svolte rivestono carattere di particolare significatività.
Cito testualmente questa prima parte: “Non sono accettabili secondo la normativa vigente. Le verifiche di resistenza allo stato limite di danno evidenziano un sensibile aggravio dell’impegno strutturale della diga rispetto ai soli carichi statici e mostrano criticità negli archi trasversali di collegamento degli speroni. Le analisi effettuate evidenziano la vulnerabilità dell’opera connessa alla tipologia della diga e allo stato di degrado e pertanto si ritiene necessario, anche per la pericolosità sismica del sito, che il concessionario effettui quanto prima i programmati lavori di consolidamento strutturale della diga per incrementare la sicurezza sia per i carichi di esercizio sia in condizioni di sollecitazione sismica. Il concessionario proceda il più celermente possibile allo sviluppo della progettazione”. Dà mandato all’Ufficio tecnico delle dighe di impartire l’ulteriore provvedimento che viene, a sua volta, impartito, e noi ne abbiamo evidenza il 18.05, con una prescrizione ben precisa e con l’evidenziazione che la quota massima di esercizio era stata fissata a 446,60 e la quota limitata raggiungibile in via straordinaria in caso di piena a 467.
Queste due quote erano già state evidenziate in una nota di Enel del 31.03, per cui immediatamente dopo aver ricevuto le risultanze dalla Direzione generale per le dighe, che erano quote alle quali era molto difficoltoso attenersi perché non corrispondevano a quote degli scarichi profondi, né a quella dello scarico di alleggerimento, né a quella dello scarico di fondo. Tutto viene riportato testualmente nelle premesse della prescrizione; prescrizione che, ci teniamo a evidenziare, viene conclusa come provvedimento a decorrenza immediata.
A seguito di questo panorama piuttosto preoccupante dello stato della diga, trasmesso anche agli enti interessati, Enel si attiva e in prima istanza chiede come comportarsi per ottemperare a queste prescrizioni.
Abbiamo fatto una primissima teleconferenza con i tecnici di Enel, che hanno spiegato di massima quali erano le problematiche. A seguito di quella primissima videoconferenza fatta con i tecnici del servizio, Enel ha mandato una bozza del Piano operativo che il servizio ha inviato e a naturalmente prima contattato tutti gli enti che si ritenevano coinvolti da questo procedimento, per cui, la Regione Toscana, con i suoi servizi e i suoi uffici, e naturalmente la Regione Emilia-Romagna per la parte che segue le acque e per la parte che segue la tutela della fauna ittica.
Abbiamo fatto, a questo punto, una convocazione per una presentazione ufficiale a tutti gli enti, che si è svolta il giorno 12.05, mi pare, alla quale Enel, con i suoi tecnici e i suoi consulenti, ha presentato il Piano.
Naturalmente, a questa videoconferenza sono state poste domande, chiesti chiarimenti e proposto un piano di intervento per i giorni successivi al fine di poter arrivare ad avere un quadro conoscitivo completo. A questo titolo è stato fatto un sopralluogo, un sopralluogo sull’opera, sulle opere a valle, sul tratto di Limentra di Sambuca sul tratto di Reno. Sono state chieste anche delle simulazioni, che sono state effettuate, per verificare in sito quali potevano essere le modalità di scarico. Per cui, Enel ha simulato lo scarico dei cinque metri cubi, il più gravoso dal punto di vista idraulico, che si poteva verificare. Era imposto di non superare appunto questo limite.
Sulla base di questo, insieme agli organi toscani e della Regione Emilia-Romagna, che hanno in primis la responsabilità sulla tutela della fauna ittica, sono state prese e fatte alcune considerazioni in quanto, non essendo possibile, per questioni di sicurezza e anche per impossibilità, fare un recupero all’interno di un bacino con notevoli altezze di acqua si è data molta più attenzione a quello che poteva succedere a valle, tant’è che è stata richiesta ad Enel la realizzazione di un intervento provvisorio su di una soglia posta immediatamente a valle, al fine di creare un bacino di acqua e far sì che la fauna che defluiva attraverso gli scarichi principalmente di fondo, o in prima istanza anche da mezzofondo, non fosse soggetta a un salto e a un impatto su una soglia di cemento armato.
Enel ha realizzato questo manufatto provvisorio, che ha dato buoni risultati in quanto si è formato subito un laghetto di un’altezza di circa 60-70 centimetri durante i rilasci più gravosi, che poteva permettere, appunto, questa cautela nei confronti della fauna.
Dopo questo sopralluogo, la Regione Toscana, in particolare il Settore assetto idrogeologico e tutela acqua ha dato incarico ai funzionari di redigere tutte le loro considerazioni e prescrizioni. Altrettanto abbiamo chiesto noi con una nota ufficiale agli enti interessati per la Regione Emilia-Romagna.
Nell’arco di circa 15 giorni sono arrivati i pareri e le prescrizioni. A seguito di questo, è stata rilasciata l’autorizzazione ed è stato approvato il Piano operativo di svaso con prescrizioni dirette e con allegate materialmente tutte le prescrizioni e le richieste di cautele di tutti gli enti che hanno partecipato.
A fronte di questo Piano, che invitava l’Enel anche a comunicare nell’immediato tutte le date del Piano, abbiamo iniziato le operazioni. Ci tengo ad evidenziare alcune prescrizioni fondamentali, che sono comprese nella determina di autorizzazione. A parte naturalmente il rispetto di tutte le prescrizioni, indicazioni, condizioni e segnalazioni riportate nel nostro parere e nel parere di tutti gli enti che hanno partecipato, si evidenziava che tutte le manovre, le operazioni dovevano essere condotte con l’obiettivo di limitare la movimentazione dei sedimenti di fondo invaso e di rispettare le soglie limite proposte.
Ci tengo a dire che nella presentazione Enel ha enfatizzato particolarmente il fatto che non si trattava di uno svaso, ma di una imposizione ricevuta e che quindi vi era l’obbligo di farlo per questioni di sicurezza, ma evidenziava e approfondiva che non vi era assolutamente volontà di far defluire, fluitare materiali dalla diga, evidenziando altresì che in considerazione dell’attività delle sponde del lago era ipotizzabile anche un modesto sedimento sulle stesse.
Evidenzio altresì che nella nostra autorizzazione erano state prese in considerazione anche alcune possibili cautele che erano già evidenziate all’interno del piano da parte di Enel, ma per le quali avevamo necessità di evidenziare dei dubbi e delle ulteriori cautele da prendere.
Leggo testualmente: “Nel Piano è prevista la possibilità di utilizzare sinergicamente la derivazione di Molino del Pallone per immettere acque pulite”. Noi evidenziamo che in questo caso si dovrà prestare particolare attenzione in quanto il ruscellamento sulla sponda potrebbe attivare azioni erosive vanificando la manovra. È una delle operazioni più delicate che si potevano eventualmente fare all’interno del bacino. Non si ravvisavano naturalmente particolari problematiche per cacciate da Molino del Pallone destinate ad aumentare le portate sull’asta del fiume Reno.
Naturalmente, si chiedeva di dare avviso a tutti gli enti interessati, comprese le Polizie locali, di tutte le azioni da farsi e naturalmente le comunicazioni del monitoraggio da fare.
In questo Piano era previsto anche un monitoraggio ante operam, che dopo l’approvazione Enel ha inoltrato, prima di iniziare le operazioni di svaso. Per cui, prima delle operazioni di svaso Enel ha inoltrato lo stato di fatto del tratto di Limentra di Sambuca e di Reno più prospicienti alla diga. Abbiamo, quindi, lo stato ante svaso molto ben chiaro.
Da questo momento in poi sono iniziate le operazioni di svaso e con queste Enel ha comunicato agli enti interessati, giornalmente, i dati della giornata antecedente che fino al giorno 28 non hanno mai dato dimostrazione di superamento dei livelli.
Vogliamo evidenziare una particolarità del giorno 25, siamo a sabato e domenica antecedenti al giorno 28, che è stato quello delle ultime ore di svaso, dove viene evidenziato che il sabato si era verificato qualche problema con il rilascio del DMV, perché si era sporcata l’acqua in quanto ormai le quote erano molto prossime a quella che poteva essere la parte più sporca del bacino. In quella fase, a seguito di un intervento della Polizia provinciale, vi era una particolare preoccupazione in quanto avevano trovato tre pesci morti immediatamente a valle della diga. Su questo viene evidenziato che non erano pesci morti dovuti allo svaso appena terminato, alle ore 11,15 circa, ma subito dopo, proprio durante le manovre, per poter rilasciare acqua pulita dal DMV.
Probabilmente il salto è stato notevole e l’impatto contro gli organi di manovra può aver creato questo problema. Con la Polizia provinciale, quindi, ci sono state problematiche per spiegare questo fatto. Viene poi evidenziato che insieme alla Polizia provinciale c’è stato un accordo per poter immettere acqua anche all’interno del bacino perché, evidentemente, era stata rilevata sofferenza alla fauna che era all’interno del bacino, operazione questa, però, fatta da un organo di manovra che non era contemplato all’interno del Piano operativo.
Questa parte non era citata nel Piano operativo, quindi non era autorizzata ed è stata utilizzata in maniera impropria direi, ma naturalmente immagino per cercare di immettere acque pulite all’interno del bacino, facendo defluire acqua al contrario dalla galleria che porta dal bacino di Pavana al bacino di Suviana, facendola funzionare al contrario. Avendo il bacino di Suviana una quota in quel momento elevata, naturalmente l’acqua ha potuto defluire su un tratto. La galleria credo sia un po’ meno di 3 chilometri, con una pendenza dell’1 per mille. Evidentemente il lago di Suviana era più alto di questa pendenza e quindi ha potuto mandare acqua al contrario.
Ci tengo a evidenziare questo fatto perché nel Piano operativo è presente una rappresentazione di tutti i bacini ed è molto evidente che il bacino di Pavana è in mezzo al bacino di Molino del Pallone e di Suviana e in questa rappresentazione è molto ben evidenziato il flusso dell’acqua come va, naturalmente dal bacino di Molino del Pallone, che è più alto verso Pavana, e da verso Pavana a Suviana.
Ci tengo a dire questo perché – non lo abbiamo verificato direttamente perché non eravamo sul posto in quel momento – pare che il fatto che questo funzionasse al contrario non ha permesso una chiusura completa e immediata di questa paratoia.
Cito testualmente: “Stante la situazione, si è condiviso con i funzionari della Polizia provinciale di eseguire le seguenti azioni fino a lunedì 27.07: continuare a rilasciare acqua pulita da Suviana verso Pavana fino alla quota di circa 452; proseguire l’attività di svaso il lunedì alla presenza della ditta specializzata per il recupero del pesce, che interverrà come anticipato nel caso di pesce in difficoltà del corso d’acqua a valle della diga. Il bacino è rimasto in crescita fino alle ore 12,15 e fino alle attuali ore 16,45 in cui il livello del bacino è pari a 451,76”. Rispetto al 449, che erano già arrivati al mattino, abbiamo un discreto incremento della quota all’interno del bacino di Pavana, cosa che naturalmente su sponde appena liberate dall’acqua non credo abbia fatto molto bene.
Successivamente a questa giornata si passa direttamente al giorno 27, che iniziano di nuovo le operazioni di scarico e che rimangono all’interno dei limiti imposti dal Piano operativo e dall’autorizzazione fino al giorno 28.
Il giorno 28, martedì, ormai i livelli erano molto bassi e in pochissimo tempo, perché i volumi erano veramente minimi, si è verificato, ci spiega Enel, un fatto imprevisto e imprevedibile: nei primi minuti l’acqua era ancora accettabile, tant’è che si vedono ancora dei riscontri sulla torbidità e sull’ossigeno accettabili, per poi invece, immediatamente, andare fuori scala, cioè è uscita a un certo punto dal bacino non più acqua con materiale in sospensione, ma fango. Questo è dovuto, purtroppo - questa è una parte che noi non possiamo conoscere nel dettaglio – a un franamento delle sponde della parte più vicina, della parte che si è messa in movimento nell’ultimo giorno. Sta di fatto che è fuoriuscito un quantitativo di materiale importante che Enel non ha potuto gestire e chiudere per paura del seppellimento degli organi di scarico. È una situazione che potrebbe risultare molto, molto pericolosa per il futuro.
A questo punto, a seguito di questa uscita di fanghi, ci pare di capire che il problema sia stato il continuare a immettere acque che hanno trasportato questi fanghi molto più a valle di quello che poteva essere se si potevano fermare, perché inizialmente, pur essendo particolarmente liquidi, non avevano probabilmente la forza di poter arrivare fino a dove poi sono arrivati, spinti da altra acqua immessa successivamente per diluire. Certo è che la diluizione era prevista nel Piano, ma era prevista per acqua con una torbidità elevata non per dei fanghi fuori scala di misura.
A seguito di questo, il servizio tecnico ha immediatamente il giorno 30 richiesto a Enel e a tutti gli enti interessati di…
Vi leggo questa parte: “Per cui, nell’immediatezza dell’evento, è partita una comunicazione urgente dove si ingiungeva all’Enel di procedere all’immediata ricognizione dei danneggiamenti rilevati, completa della proposta di intervento per la risoluzione delle stesse problematiche, con tempi e modi compatibili con le condizioni del corso d’acqua naturalmente; di trasmettere al servizio e agli organi competenti queste risultanze. Si ingiungeva, come previsto dal punto 10 della determinazione di autorizzazione, di provvedere a ripristinare tempestivamente, e comunque con un massimo di due giorni dalla segnalazione, qualunque danno causato da opere idrauliche”. Per fortuna, su opere idrauliche direttamente non abbiamo avuto ancora evidenza di danneggiamenti. Si faceva riferimento anche al corso d’acqua per cui la ricognizione andava estesa naturalmente anche a tutte le parti limitrofe al corso d’acqua che potevano essere state interessate dal flusso di corrente.
Questa segnalazione, questo invito era esteso agli enti e ai servizi regionali sia toscani che emiliani, ognuno per le proprie competenze, al fine di poter immediatamente avere un quadro sia dell’accaduto sia delle possibili soluzioni da intraprendere.
A fronte di questo, Enel si è attivata e ha iniziato i primi sopralluoghi. Sono arrivate, naturalmente, dai vari enti altre prescrizioni, raccomandazioni e richieste ad Enel. In particolare, si fa riferimento alla fauna e ai pesci morti che causavano problematiche anche di decomposizione. Quindi, Enel si è attivata con una ditta specializzata che è stata autorizzata ad accedere al corso d’acqua per poter recuperare le carcasse e anche, in alcuni punti particolarmente delicati del tratto fluviale, per i quali abbiamo chiesto proprio una priorità, passo ad esempio, nelle zone limitrofe, alle sorgenti termali di Porretta, che era una zona particolarmente delicata, dove sono stati immediatamente fatti anche i prelievi dei fanghi mediante piccoli macchine e auto-aspiratori per convogliare i fanghi all’interno di cassoni impermeabili predisposti all’uopo per lo smaltimento successivo.
Di tutta questa operazione naturalmente i vari enti se ne sono fatti carico. Il Servizio territoriale agricoltura, caccia e pesca ha fatto tutte le sue richieste alle quali poi Enel ha dato riscontro. Noi non abbiamo avuto tutte le note che non sono pervenute a tutti gli enti, ma ne abbiamo comunque conoscenza che sono state anche queste ottemperate.
È stata richiesta particolare attenzione soprattutto sul monitoraggio anche della fauna morta. Il Servizio caccia e pesca aveva molto interesse anche ad avere una chiara condizione del danno patito.
È stato richiesto, altresì, un programma di monitoraggio che è stato messo in campo da Enel, in particolare nelle giornate del 9, 10 e 11, mi pare, di settembre, dove sono stati rifatti tutti i campionamenti per verificare la situazione post evento.
Mi fermerei qui per questa prima parte. Poi, eventualmente, se necessita un approfondimento di alcuni di questi punti, siamo ben disponibili a un nuovo intervento.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. La ringrazio. A questo punto, vista l’esaustività della prima relazione, nella logica di contenimento del tempo, darei la parola ai rappresentanti di Enel Green Power – se il dottor Ferrecchi è d’accordo – di cui mi era stato preannunciato un intervento, con relazione scritta che verrà distribuita ai consiglieri presenti in aula e successivamente, se ce ne verrà rilasciata copia, inviata a tutti i consiglieri della Commissione, in modo tale che in posta elettronica trovino questo.
Credo che ad intervenire sia Isidro Pescador Chamorro. Prego.
PESCADOR CHAMORRO, Enel Green Power S.p.a.. Buongiorno, presidente. Buongiorno, assessore. Buongiorno, commissari. Buongiorno a tutti. Sono Isidro Pescador, responsabile Enel Green Power Italia dell’idroelettrico.
Innanzitutto, vorrei ringraziare la Commissione dell’invito. Siamo molto felici di poter spiegare qui l’evento del 28 luglio e di cercare di rispondere alle eventuali domande, ovviamente, come ha accennato il presidente all’inizio, con la logica prudenza che impongono le indagini in corso.
Proietterò qualche slide durante l’intervento, che hanno lo scopo unicamente di cercare di illustrare la mia relazione.
Il bacino di Pavana è posto sulla linea del confine delle regioni Emilia-Romagna e Toscana. Oltre a raccogliere le acque del bacino imbrifero del torrente Limentra di Sambuca, riceve le acque derivate dalla presa sul fiume Reno in località Molino del Pallone. Poi, tramite galleria di derivazione, le acque vengono poi convogliate da Pavana verso Suviana.
Per quanto riguarda la diga di Pavana, la Direzione generale dighe, con nota del 23 marzo, ha prescritto lo sviluppo della progettazione esecutiva e l’avvio dell’iter autorizzativo per un intervento di consolidamento strutturale teso ad aumentare le condizioni di sicurezza.
Nelle more del completamento delle attività progettuali relative ai complessi lavori di consolidamento, la Direzione Dighe ha previsto che l’Ufficio tecnico dighe di Firenze impartisse un ordine di limitazione di esercizio del serbatoio alla quota 446,6 metri sul livello del mare.
In data 1° aprile 2020, con decorrenza immediata, l’Ufficio tecnico dighe di Firenze prescriveva di osservare la limitazione d’invaso indicata dalla Direzione generale e quindi alla quota 446,6. Sempre in tale nota, l’Ufficio prevedeva la possibilità che Enel Green Power Italia potesse chiedere l’esercizio del serbatoio ad una quota inferiore a quella indicata.
Con nota del 10 aprile, la società Enel Green Power Italia, in considerazione della sopra indicata possibilità riconosciuta dall’Ufficio tecnico di Firenze, comunicava alla Regione Emilia-Romagna, oltre che a una serie di enti, la determinazione di chiedere l’autorizzazione all’abbassamento sino alla quota dello scarico di alleggerimento metro-fondo, quindi 445,5 metri sul livello del mare, in considerazione del fatto che la quota richiesta dall’Ufficio Dighe avrebbe comportato un continuo utilizzo delle paratoie degli scarichi, con conseguente elevato rischio di guasto delle stesse. In tale comunicazione si dava anche atto della possibilità di dover chiedere un abbassamento del livello fino alla quota dello scarico di fondo, 432 metri sul livello del mare, come vediamo nella slide.
Chiedo alla regia: vedo una slide diversa nella mia presentazione. Scusate, c’è un ritardo. Cercherò di adeguare la tempistica.
Considerato che la limitazione d’invaso alla quota 445,5 metri sul livello mare, quindi scarico di mezzofondo, inizialmente ipotizzata avrebbe comportato una situazione di rischio per l’utilizzo dello scarico di fondo, in quanto il limitato specchio d’acqua avrebbe svolto la funzione di vasca di sedimentazione, determinando, quindi, accumuli di sedimenti e altro materiale a ridosso dello scarico, con l’impossibilità di movimentazione dello stesso, Enel Green Power Italia decideva di procedere con l’abbassamento del livello della diga all’altezza dello scarico di fondo, cioè 432 metri sul livello del mare.
È necessario sottolineare che lo scarico di fondo assicura una percentuale molto importante, oltre il 60 per cento, della capacità esitativa della diga in caso di piena. Quindi, è assolutamente indispensabile mantenere l’efficienza operativa al fine di garantire le condizioni di sicurezza necessarie.
Dovremmo vedere la slide, ma c’è un ritardo. Ecco. Qui vediamo la capacità degli scarichi.
Il 24.04.2020 Enel Green Power Italia trasmetteva alla Regione Emilia-Romagna il Piano operativo per lo svaso del bacino di Pavana, richiedendone l’approvazione. La Regione approvava, all’esito della Conferenza dei servizi appositamente indetta, previo espletamento dello specifico sopralluogo, come già commentato, il suddetto Piano con determinazione del 6 luglio 2020. L’8 luglio 2020 Enel Green Power Italia comunicava alle Regioni Toscana ed Emilia-Romagna, oltre che ad ARPAE e ARPAT e ai competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l’inizio dell’attività di svaso, indicando una durata complessiva dell’attività di circa venti giorni. L’attività di svaso della diga di Pavana iniziava, quindi, il 16 luglio 2020 e si svolgeva in esecuzione della suddetta determinazione della Regione Emilia-Romagna con l’invio giornaliero dei monitoraggi prescritti.
Il 28 luglio le operazioni sono iniziate alle ore 10 circa, partendo dalla quota di 450,29 metri sul livello del mare. Intorno alle ore 11, nella fase conclusiva dello svaso, è improvvisamente e repentinamente iniziata la caduta di sedimenti, che mostravano una consistenza maggiore ed anomala rispetto a quelli dei giorni precedenti. Gli stessi scivolavano in grosse quantità e anche in blocchi nello scarico di fondo dell’invaso. Tale evento si esauriva nel giro di pochi minuti. Per evitare il seppellimento della struttura dell’organo di manovra, che non avrebbe consentito di gestire in sicurezza la diga, con conseguente grave rischio per l’incolumità delle persone e dell’ambiente circostante, è stato tenuto aperto lo scarico di fondo.
A tal riguardo, si evidenzia che tutta la normativa tecnica chiaramente dispone che deve essere evitato l’intasamento degli scarichi, al fine di non compromettere la gestione in sicurezza della diga e dell’invaso.
Va, altresì, evidenziato che la chiusura dello scarico di fondo, che ha un tempo tecnico di chiusura di almeno dieci minuti, considerati i ristrettissimi tempi di sviluppo dell’evento, non avrebbe impedito la fuoriuscita di sedimenti, che ‒ come abbiamo detto ‒ si è prodotta in appena pochi minuti. Immediatamente la società procedeva a mettere in atto una serie di azioni di mitigazione ambientale, proseguendo e aumentando il rilascio di apporto di acqua pulita da altri bacini per diluire la concentrazione dei sedimenti e si attivava per una prima ricognizione degli esiti della fuoriuscita dei sedimenti nei corsi d’acqua coinvolti. Gli esiti rilevati sono consistiti nella moria di una parte della fauna ittica, poi recuperata da impresa specializzata (Petroltecnica, in questo caso) e correttamente smaltita.
Attualmente la società è impegnata, in coordinamento con gli enti competenti, nella prosecuzione di puntuali monitoraggi ambientali e nella valutazione degli interventi opportuni da mettere in atto.
Mi scuso solo per le slide. C’è stato un ritardo.
Grazie a tutti.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Grazie, dottor Pescador.
A questo punto, se ci sono altri interventi da parte di Enel o dell’Assessorato, io li acquisirei. Diversamente, darei seguito a...
(interruzione)
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Dottor Ferrecchi, prego. Lo chiedevo proprio per l’economia delle risorse.
FERRECCHI, Direzione Generale Cura del territorio e dell’ambiente. Semplicemente per dare ulteriori informazioni delle attività che la Regione ha messo in atto successivamente all’evento che hanno descritto in maniera puntuale sia il collega Rami che successivamente Enel, naturalmente con alcuni punti di vista che non sono perfettamente coincidenti. Volevo rappresentare cosa è stato fatto successivamente.
Abbiamo convocato d’urgenza una riunione immediatamente a valle dell’evento per cercare di capire come agire, da una parte, per mitigare immediatamente i danni legati all’evento, quindi per ordinare ad Enel delle attività, come veniva ricordato dal collega Rami, per ridurre al minimo i danni conseguenti all’evento, e successivamente per avviare anche l’attività di ripristino dei luoghi e la verifica di danno ambientale. A questo proposito, abbiamo fatto partire, nei giorni successivi, una segnalazione di possibili illeciti ambientali. Le indagini sono in corso. Naturalmente, oggi non possiamo dire molto, perché ‒ come diceva anche all’inizio il presidente ‒ ci sono indagini della Procura, quindi noi siamo in questo momento soggetti potenzialmente interessati a informazioni di competenza.
Abbiamo fatto anche un’altra cosa molto importante: una richiesta di danno ambientale, ai sensi del Codice ambientale. Evidentemente, non è competenza della Regione verificare il danno ambientale e verificare se ci sono danni ambientali. Naturalmente non voglio dare un esito conclusivo della situazione, ma il Ministero dell’ambiente, successivamente alla nostra segnalazione, ha avviato immediatamente, tempestivamente, nei primi giorni di agosto, tutte le verifiche incaricando ISPRA e ARPA delle verifiche conseguenti.
Allo stato, posso darvi un’indicazione di massima degli effetti dell’evento. Sono effetti molto importanti, sia per quanto riguarda la moria di pesci sia per quanto riguarda gli habitat e lo stato ecologico degli habitat. ARPAE sta facendo un monitoraggio continuo, anche in contraddittorio con il monitoraggio che sta portando avanti ARPAE. I colleghi della pesca hanno vietato la pesca anche successivamente, perché la moria di pesci e la presenza di pesci successivamente all’evento in diversi ambiti, non solo nel Rio, ma anche nel Reno, è significativamente ridotta. Chiaramente, noi siamo in una situazione in cui il deposito di limi è stato importante. Si stanno asportando, quindi, almeno le parti più importanti dei limi. Come dicevano precedentemente, hanno provveduto anche a catturare tutti i pesci che sono morti e che potevano anche dare conseguenze non importanti.
Allo stato, quindi, non siamo in grado di dare una definitiva quantificazione dei danni, perché sono ancora in corso i monitoraggi, ripeto. Così come non siamo in grado di dire quando verranno ripristinati completamente i luoghi. Naturalmente la ripresa, sia della fauna sia per quanto riguarda lo stato ecologico dei luoghi, avrà dei tempi che in questo momento non mi azzardo e non ci azzardiamo, non avendo ancora completato l’istruttoria, a portare avanti.
Questo è quello che potevo dirvi. Abbiamo anche fatto recentemente un accesso alla Procura per prendere visione dello stato del procedimento, in modo da avere contezza dell’andamento delle verifiche che la Procura sta portando avanti e degli accertamenti, però ad oggi non abbiamo una risposta. In questo momento, quindi, possiamo limitarci a queste informazioni sommarie, ma soltanto per dire che abbiamo proceduto, dopo l’autorizzazione, anche in sede penale e in sede di verifica ambientale.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Grazie, dottor Ferrecchi.
A questo punto, se siete d’accordo, darei seguito alle interrogazioni... No. Volete intervenire prima delle interrogazioni? Va bene.
Il primo intervento è quello del consigliere Lisei.
A seguire, il consigliere Taruffi.
Marco LISEI, consigliere. Grazie, presidente. Innanzitutto, ringrazio gli intervenuti. Ringrazio anche Enel, che ha allegato quantomeno una documentazione dell’intervento. Sul tema avevamo chiesto, come Fratelli d’Italia, una Commissione d’inchiesta, anche perché riteniamo che sia difficile e complicato in un’unica sede ricostruire in maniera approfondita ciò che è accaduto. Così come credo sia complicato per molti colleghi ‒ quantomeno parlo per me ‒ non avendo alcune competenze e conoscenze tecniche, in una relazione elencata in pochi minuti, capire e comprendere se ci sono stati degli errori o se non ci sono stati degli errori. Ci mancano le competenze tecnico-scientifiche. Servirebbe prima avere la documentazione, magari avere il tempo di guardarla, verificarla, studiarla, e poi successivamente integrare e fare delle domande. Questo sarebbe funzionale quantomeno ad avere un quadro completo e una conoscenza di base da parte dei consiglieri, cosa che, ovviamente, è difficile.
Io ho ascoltato le due relazioni, che rappresentano una cronistoria rispetto a quanto è accaduto. Mi rendo conto che ci sono procedimenti penali in atto e che, probabilmente, forma vuole che si misurino le parole e si misurino gli accadimenti per cercare di contenere al minimo non dico una fuoriuscita di informazioni rispetto al procedimento penale, perché all’interno delle indagini vengono acquisiti atti, documenti e quant’altro, ma evidentemente c’è anche una volontà e una cautela nel fornire le informazioni corrette.
Capite, però, che questa è una sede politica. Il tema non è oggi ‒ almeno parlo per me ‒ puntare il dito contro qualcuno. Il tema è capire come sia possibile che un evento di questa portata si sia realizzato. Per capire i motivi per i quali un evento di questa portata si sia realizzato, vi faccio alcune domande, perché non ho compreso alcuni passaggi. Ripeto: non sono un tecnico, quindi faccio fatica a capire alcuni passaggi. Ciò che mi è parso di capire, da uomo della strada, mi perdoneranno i tecnici che hanno utilizzato una terminologia scientifica, non è nel mio repertorio in questo caso, quindi non posso utilizzarla in ugual misura, ciò che mi è parso di capire ‒ dicevo ‒ è che, brutalmente, abbassandosi il livello dell’acqua, man mano che fuoriusciva, dalle pareti è sceso del sedimento, che pian piano è andato sul fondo. Quando alla fine del processo sono usciti gli ultimi residui, è uscito anche tutto il sedimento. Questo ho capito. Non so se ho capito in modo corretto o non in modo corretto. Di fatto, mi è parso di capire che sono i sedimenti dalle pareti che scivolano lungo la parete. Era già presente sul fondo. Per me è importante capire se c’era un sedimento sul fondo che è fuoriuscito o se il sedimento era sulle pareti e pian piano è uscito assieme alle acque.
Faccio dei ragionamenti di logica. Magari sono completamente errati, perdonatemi. Se il sedimento era sulle pareti, quindi è colato dalle pareti, è perché immagino che le pareti del bacino abbiano una conformazione geologica. Svuotare un bacino all’interno delle Dolomiti in mezzo a delle rocce immagino sia differente dal svuotarlo in un altro luogo. Chiedo io. Se le acque sono in un terreno che ha una determinata conformazione geologica, credo ‒ mi verrebbe da dire ‒ sia diverso se avviene da un’altra parte. Perché lo chiedo? Non credo che questa sia la prima operazione eseguita di svuotamento in Italia negli ultimi cinquant’anni. Immagino che in Italia, seppur con distanze lunghe nel tempo, siano operazioni che avvengono normalmente.
Vorrei capire, e lo chiedo a chi ha esperienza in questo tipo di operazioni, se questo è il primo evento in assoluto che si è realizzato in Italia quando sono state fatte delle operazioni del genere o se è già avvenuto in altri casi, e che differenza c’è rispetto agli altri casi. Negli anni Novanta un evento similare a questo ‒ però io non ho, anche in questo caso, le competenze per saperlo; chiedo a voi se era veramente similare a questo ‒ nello stesso luogo pare si sia già realizzato.
Rispetto a questi eventi, a prescindere dalla responsabilità, ciò che bisogna capire è se l’evento era del tutto imprevedibile, quindi determinato da un caso fortuito, o se l’evento in qualche modo era prevedibile; anche lontanamente, magari, ma prevedibile. Quando io prendo un farmaco, nel bugiardino ci sono scritte le controindicazioni. Le controindicazioni ci sono scritte non perché si realizza tutte le volte che prendo un farmaco una controindicazione. Anzi, spesso sono controindicazioni perché si verificano, magari, in un caso su diecimila. Però viene scritto, perché in un caso su diecimila si è realizzato.
Ora, o l’evento era completamente imprevedibile, e allora siamo completamente all’interno del caso fortuito, nessuno lo poteva prevedere, quindi si è realizzato, oppure l’evento, anche astrattamente, era possibile che si verificasse. Questa valutazione ‒ e passo alla domanda ‒ è legata alla circostanza di cui ho parlato, ovvero se si era già verificato da qualche altra parte in Italia o nello stesso luogo e se la volta precedente, quando si è realizzato negli anni Novanta in questo luogo, era assimilabile. Se l’evento era prevedibile, cambia un pochettino il quadro delle cose. Un evento “prevedibile” non vuol dire “evitabile”. Vuol dire che, magari, si potevano utilizzare accorgimenti per ridurre la possibilità che si realizzasse o quantomeno per essere preparati al “dopo”, per avvisare la cittadinanza, per cercare di ridurre gli impatti, per cercare di adottare una serie di precauzioni che magari ci avrebbero portato, nella migliore delle ipotesi, a evitare l’evento o, nella peggiore delle ipotesi, a ridurre i danni.
Mi piacerebbe capire oggi se l’evento era prevedibile o non era prevedibile, perché da qui nascono una serie di considerazioni, anche rispetto, ovviamente, al grado di perizia. Enel dirà di aver svolto tutte le procedure previste in maniera corretta. La Regione dice di aver fatto tutte le richieste previste in maniera corretta. È difficile per noi oggi comprenderlo.
Queste sono le mie domande.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Grazie. Ho un’altra richiesta di intervento, da parte del consigliere Taruffi, dopo il quale mi fermerei e al quale chiedo di stare nei dieci minuti massimi. Non posso sforare. Dopodiché, partirei con le interrogazioni. L’assessore prima ci ha detto che per le 12 deve andar via, quindi ho bisogno di tenere i tempi contingentati dell’aula.
Prego, consigliere Taruffi.
Igor TARUFFI, consigliere. Grazie, presidente. Ringrazio gli intervenuti, sia i tecnici dell’assessorato che i tecnici regionali, i responsabili di Enel, il dottor Isidro Pescador.
Cercando di essere conciso nei tempi, per cercare di stare nel merito stretto della questione, mi permetto di fare un passo indietro, partendo da questo documento: “Nell’ambito dei lavori di manutenzione periodica alle apparecchiature della diga di Pavana, ai fini della sicurezza e dell’efficienza dell’impianto, Enel comunicava alle Autorità locali la necessità di procedere allo svaso della diga per consentire lo svolgimento di alcuni lavori, quali la sostituzione di paratoie di scarico e di fondo; la revisione delle paratoie di alleggerimento e presa; la manutenzione della galleria del Molino del Pallone, lo scivolo di Pavana” eccetera. La previsione del raggiungimento della quota… Anzi: “Il programma dei lavori prevedeva l’inizio dello svaso per il giorno 2 giugno a partire da quota 464, con un’apertura controllata” eccetera “e la previsione di raggiungimento della quota a 432, corrispondente allo scarico di fondo, prevista per il giorno 5 giugno. I vigili provinciali, recatisi in località Pavana, verificavano la presenza di una considerevole quantità di pesci morti a valle del bacino e accertavano che il bacino idroelettrico era stato completamente svuotato.
Pertanto, si è fatta risalire la causa allo svuotamento dell’invaso” perché vengono trovati tutti i pesci morti. Dicevo: “Pertanto, si è fatta risalire la causa allo svuotamento dell’invaso in quanto il deflusso delle acque più profonde aveva trascinato anche una parte dei depositi melmosi che si trovano sul fondo, causando i disagi su descritti. Risulta che, nel riconoscere la propria responsabilità su quanto avvenuto, si è impegnata al totale ripristino della fauna ittica, alla predisposizione e alla realizzazione di un piano di ripristino ambientale riguardante le complessive conseguenze ambientali verificatesi dallo svasamento a valle della diga. Si precisa, infine, che il regolamento da emanarsi” eccetera “per il Dipartimento servizi tecnici della Presidenza del Consiglio dovrebbe stabilire le modalità e le operazioni di svuotamento delle dighe con un iter che ancora non si è concluso. Il sottosegretario di Stato per l’Ambiente, Valerio Calzolaio. 22 dicembre 1997”.
Questa è la risposta che il sottosegretario di Stato dà a un’interrogazione parlamentare presentata nel novembre del 1997 a seguito di quello che avvenne in quell’anno e che produsse il disastro ambientale, che sostanzialmente ci siamo trovati a dover commentare ancora nei giorni e nelle settimane scorse. Non solo. Ho qui con me una sentenza del Tribunale di Bologna, in data 9 ottobre 2018, in cui il giudice, la dottoressa Francesca Neri, condanna Enel Green Power a risarcire per danno ambientale conseguente alle procedure legate, anche qui, allo svaso della diga di Riolunato, sul fiume Scoltenna. Questa è di ottobre 2018.
Faccio un passo indietro per fare due passi avanti. Evidentemente, non solo queste procedure non sono nuove, non solo non stiamo parlando di qualcosa di cui, ovviamente, realtà importanti come Enel Green Power hanno competenza, conoscenza e praticano quotidianamente, ma ‒ credo ‒ siamo di fronte a un fatto un pochino più articolato e complesso. Io non ho le competenze tecniche per stabilire ‒ né mi interessa, perché non sono in grado ‒ tecnicamente che cosa è stato fatto, che cosa doveva farsi, che cosa non è stato fatto. Ci saranno i luoghi e le autorità competenti ad appurare questa parte.
Io mi limito a fare alcune considerazioni di carattere generale, sulle quali, però, vorrei alcune risposte. Se possibile, ovviamente. Ho chiesto questa audizione proprio per avere un confronto diretto. Mi limito a fare alcune considerazioni ‒ dicevo ‒ che mi lasciano diversi dubbi. Parto da quella, secondo me, generale, cioè lo stato dell’infrastruttura. È del tutto evidente che, considerato anche il riferimento che facevo agli interventi del 1997, poiché stiamo parlando di un’infrastruttura che ‒ se non vado errato ‒ è del 1920, quindi ha un centinaio d’anni circa, e che necessita evidentemente di interventi [...] proprio perché è un invaso datato, che ha dei problemi, chiedo rispetto a questo qual è stato il piano di intervento di manutenzione che Enel ha messo in campo in questi anni. Non succede che in piena pandemia... Ricordiamoci che tutte le date che sono state elencate, dalla prima all’ultima, avvengono durante il periodo del lockdown. Non penso che l’Ufficio Dighe di Firenze si prenda la briga di scrivere in pieno lockdown “guardate che dovete fare questo, questo e quest’altro”, per amor di passare il tempo. Penso, anzi, che proprio la contingenza temporale ci induca a pensare che ci fosse un problema strutturale molto significativo sul quale bisognava intervenire con grande urgenza. Altrimenti non si spiegano i tempi in pieno lockdown e non si spiega perché il 5 giugno, cioè il primo giorno utile, sostanzialmente, lavorativo successivo alla riapertura dei confini tra Emilia-Romagna e Toscana, perché eravamo messi così, tutta la delegazione, che deve poi dare il via libera ai lavori, si rechi in diga Pavana per procedere con il sopralluogo, nel primo giorno lavorativo utile.
Si vede, evidentemente, che siamo di fronte a una situazione di pericolo molto, molto significativo, che non si produce da un giorno all’altro. Si produce con anni di mancati interventi. Siccome l’ultimo svaso è stato fatto nel 1997, mi chiedo quali siano stati gli interventi fatti per manutenere quell’infrastruttura dal 1997 a oggi, posto che parliamo di una infrastruttura che, ovviamente, è di proprietà dello Stato, di cui Enel è concessionario. Questo è il tema.
Mi piacerebbe ‒ e faccio un altro passo avanti ‒ soprattutto capire una cosa, visto che al punto 8 dell’atto attraverso il quale si chiude la Conferenza di servizi e si approva il Piano operativo per lo svaso si legge testualmente: “Una volta ultimate le operazioni di svaso e in considerazione che il completamento delle operazioni di adeguamento sismico del corpo di diga è previsto in un arco temporale di circa cinque anni e che gli scarichi di fondo rimarranno aperti, si dovranno definire le misure di gestione delle superfici spondali e di fondo che, prive di vegetazione, saranno esposte a fenomeni erosivi. Pertanto, al fine di evitare che i danni connessi alle operazioni di svaso si protraggano nel tempo, si dovrà predisporre un Piano operativo che miri a contenere per tutto il periodo di non esercizio dell’invaso i fenomeni evidenziati”.
Vorrei sapere a che punto siamo, dov’è questo progetto e quando si interverrà. Io, che in quel territorio ci vivo, vi posso assicurare che tutte le volte che piove il colore del fiume Limentra, e conseguentemente il fiume Reno, prosegue esattamente... Non so se il colore corrisponda anche ai livelli di inquinamento, ma vi posso assicurare che dal punto di vista olfattivo e dal punto di vista visivo la situazione non è per nulla tranquilla. Segnalo anche, en passant, che, siccome ci vivo in quel territorio, il colore del fiume ha iniziato a cambiare a partire dal 17 luglio. Questo non vuol dire che il fiume fosse già inquinato, però vi assicuro che chi ci vive ‒ così tocco l’ultimo punto ‒ qualche preoccupazione ce l’ha. Sulla mancata informazione di quello che stava avvenendo stenderei un velo pietoso.
Al netto di tutto, non si può risolvere sperando che i sindaci, come sempre, svolgano tutti i compiti del mondo. Forse è compito del gestore spiegare bene cosa avviene, quando avviene e perché avviene, perché poi succede quello che succede, cioè un disastro. Bisogna chiamare le cose con il loro nome. Un disastro che ha un precedente. Per chi vive in un territorio, vedere che le cose funzionano sempre e finiscono sempre nello stesso modo qualche problema lo lascia.
Mi avvio alla conclusione, rimanendo nei tempi che ci ha dato il presidente Caliandro. Chiedo notizie sullo stato di manutenzione degli interventi che dal 1997 al 2020 sono stati programmati da Enel su quella infrastruttura. Voglio sapere perché non è stata adeguatamente informata la popolazione di quel territorio. Vorrei capire perché la fauna ittica non è stata prelevata prima dello svaso e vorrei capire soprattutto quali sono i tempi, le risorse e le modalità attraverso le quali si interverrà per evitare che quello che è segnalato nel punto 8 della Conferenza dei servizi, cioè i danni per i prossimi anni, si protragga in maniera puntuale. L’unica cosa che non può succedere, l’ho detto in tutte le sedi e lo ribadisco qua, è questa: non può finire a tarallucci e vino. Se c’è un concessionario e se c’è un gestore, bisogna che il concessionario e, soprattutto, il gestore abbiano fino in fondo la responsabilità del proprio ruolo. Non può sempre succedere che si fa il danno, si alzano le mani e si dice che è stato un imprevisto. Un imprevisto va bene. Due imprevisti vanno bene. Tre imprevisti ‒ e li ho messi in fila ‒ vuol dire che c’è qualcosa di più generale che non funziona e che ha a che fare con la manutenzione e gli interventi di manutenzione di un invaso, che evidentemente ‒ mi permetto di fare questa considerazione ‒ non è poi così strategico dal punto di vista economico per Enel.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Grazie, consigliere Taruffi. Se l’assessore Priolo ha la compiacenza di attendere ancora un attimo, darei la parola ad Enel in modo tale che possa esprimere la propria difesa, giustamente, nei limiti di quello che può dire in questa vicenda. Dopodiché, passerei alle interrogazioni, la prima del consigliere Facci e la seconda del consigliere Taruffi. Prego, dottore.
PESCADOR CHAMORRO, Enel Green Power S.p.a.. Il consigliere Lisei ha chiesto come si è prodotto l’evento, ha fatto riferimento all’evento precedente, quello del 1997, e infine ha posto il tema dell’imprevedibilità o meno dell’evento. Prima vorrei precisare una cosa sulla caduta dei sedimenti. Lei parlava di scivolamento, di discesa dei sedimenti pian piano. Vi è stata una caduta in blocco dei sedimenti. È questo che lo ha reso repentino come evento. Rispetto all’evento del 1997 e a quello che avevamo fatto, per questo invaso del 2020 abbiamo previsto un tempo più lungo, giustamente, per evitare quello che era accaduto nel 1997, e anche un piano di monitoraggio più approfondito.
Il consigliere Taruffi ha fatto diverse domande. La prima: qual è stato il piano di manutenzione messo in atto da Enel durante questi anni? Per “piano di manutenzione” intendiamo quello che si è fatto sulla diga. Tutto l’esercizio della diga avviene secondo quanto previsto nel foglio delle condizioni di esercizio e manutenzione e sotto il controllo della Direzione Dighe, che, nella sua attività di controllo, individua e prescrive una serie di interventi da fare. Oltre a questo, dal continuo monitoraggio della diga, determiniamo anche una serie di interventi da fare. Per darvi un’idea, negli ultimi dieci anni Enel ha speso per la diga di Pavana circa un milione di euro in manutenzione del manufatto.
Perché l’urgenza durante il lockdown o perché questa necessità di svuotare la diga. Noi confermiamo che tutte le asseverazioni che fanno i nostri ingegneri, in particolare l’ingegnere responsabile della diga, che fa asseverazioni semestrali, testimoniano che la diga non presenta problemi di sicurezza. Lo si è anche verificato dai documenti del consulente che ha eseguito la verifica sismica qualche mese fa. Essendoci ‒ come dicevamo prima ‒ un’indagine giudiziaria in corso su questo punto, non riteniamo di poter rilasciare ulteriori dichiarazioni.
Passo al tema delle misure di stabilizzazione spondali. A che punto siamo. Lì stiamo conducendo una serie di indagini, anche con prelievo di sedimenti dell’invaso, per capire le caratteristiche e stiamo definendo gli interventi da fare, che saranno definiti a breve. Perché non è stata prelevata la fauna ittica prima dell’invaso? Ne ha parlato prima il signor Rami. C’era un problema serio di sicurezza, per la topologia della zona a ridosso dello scarico di fondo. Si doveva operare su un sottofondo melmoso, quindi con un problema serio di sicurezza delle persone. Si è deciso di fare, invece, quest’opera alternativa, che consisteva nel fare una sorta di [audio incomprensibile] subito a valle della diga per evitare che i pesci avessero un salto troppo importante, quindi potessero defluire a valle senza problemi. Credo di aver risposto a tutte le domande. Grazie.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. La ringrazio, dottor Pescador.
1283 -Interrogazione a risposta orale in commissione circa le conseguenze delle operazioni di svaso della diga di Pavana.
A firma del Consigliere: Facci
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. A questo punto, nell’ordine dei lavori che ci eravamo dati abbiamo le interrogazioni. Questa richiesta coincide anche con l’interrogazione del consigliere Facci. Quindi, chiederei di dare la parola al consigliere Facci, che ha anche alzato la mano, in modo tale da capire... Mi potete mettere in collegamento con il consigliere Facci? In regia mi ascoltate? Consigliere Facci, ci sente?
Michele FACCI, consigliere. Io vi sento. Purtroppo sono...
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Sì, ho visto che è in macchina.
Interrogazione a risposta orale in Commissione circa le conseguenze delle operazioni di svaso della diga di Pavana. Prego, consigliere.
Michele FACCI, consigliere. In realtà volevo intervenire anche prima, ma non cambia nulla. Faccio delle considerazioni che possono, naturalmente, diventare delle domande per chi vorrà rispondere. Le mie considerazioni riassunte nell’interrogazione presentata sono sostanzialmente queste. Ho ripercorso ‒ come già hanno fatto altri colleghi che sono intervenuti ‒ quello che è successo già nel precedente incidente che si verificò negli anni ‘90, dove già allora si prescrivevano una sorta di raccomandazioni/prescrizioni/precetti da osservare per il futuro. Purtroppo puntualmente la situazione oggi si è ripetuta. Quello che trovo abbastanza incredibile, e su questo naturalmente dovrà essere data una risposta – una risposta nelle sedi giudiziarie per quello che è di competenza della magistratura, ma anche una risposta politica nel senso di politiche come pratiche amministrative da porre in essere – è che nel momento in cui c’è un provvedimento straordinario, come è stato richiamato, che è quello dell’Ufficio Dighe di Firenze, una potenziale problematica di carattere sismico, quindi una messa in sicurezza immediata della struttura, a fronte di un procedimento straordinario che ha portato all’approvazione, in tempi abbastanza rapidi, di tutti i vari atti, tutti i vari provvedimenti, tutte le varie autorizzazioni, io ritengo che occorresse una vigilanza straordinaria, cosa che evidentemente non vi è stata. E quello che vorrei capire è, al netto dell’operato del gestore, che sicuramente, in quanto materiale autore delle operazioni, ha certamente una quota di responsabilità, il cui grado di colpa dovrà essere valutato nelle sedi che saranno a ciò deputate, io dico chi ha controllato […]
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Consigliere Facci, aspetta, non ti sentiamo più. È successo qualcosa, forse. Tu ci senti?
Non si sente la tua voce. Michele, non sentiamo. Tu ci senti, ma noi non ti sentiamo. Prova a vedere sul tuo telefonino cosa è successo. Non ti sentiamo. Il labiale l’ho capito, però non ti sentiamo.
Non si sente. Hai provato a mettere le cuffie? Continuiamo a non sentirti. Almeno, non so se ci sentono da casa. Allora, io farei così, magari nel frattempo do la parola per l’altra interrogazione e poi proverò di nuovo a dare la parola a Facci, sperando che si ristabilisca il collegamento. Quindi, darei per un’unica risposta la parola all’assessore.
1438 -Interrogazione a risposta orale in commissione circa lo svuotamento del bacino a monte della diga di Pavana. A firma del Consigliere: Taruffi
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Consigliere Taruffi, qui dall’aula, prego.
Igor TARUFFI, consigliere. Grazie, presidente. Nell’interrogazione sostanzialmente riprendevo alcune delle considerazioni che ho svolto nell’intervento, quindi ripercorrevo anch’io i problemi legati a quanto già avvenuto nel ’97, a quanto avvenuto a […] e ad alcuni passaggi sui quali voglio tornare.
Intanto, mi permetto di correggere alcune delle considerazioni e delle risposte che sono state date dal dottor Pescador, perché non è vero che in questo caso lo svaso è stato programmato in un periodo più lungo per evitare i problemi del ’97, anzi è vero il contrario, perché nella risposta sempre del Sottosegretario di Stato per l’ambiente Valerio Calzolaio si fa riferimento preciso al fatto che lo svaso avrebbe dovuto iniziare in quel caso il 2 giugno del 1997 e concludersi nel novembre del ’97, quindi diversi mesi. In questo caso, abbiamo avuto quindici giorni, quindi è esattamente vero il contrario.
Tralascio ovviamente il fatto che fare lo svaso di una diga in un periodo di secca del fiume produce inevitabilmente dei problemi. Vi è anche il fatto che il riferimento che facevo al periodo del lockdown – forse non mi sono espresso in modo chiaro – è perché delle due l’una: o c’era un problema serio per cui gli interventi dovevano essere sviluppati in maniera immediata, quindi bisogna chiedersi perché siamo arrivati ad avere un problema così serio senza aver fatto nulla prima, oppure, se non c’era l’urgenza, mi dovete spiegare perché lo avete fatto in piena estate, con il fiume in secca. Non c’è la terza ipotesi. Ribadisco: o non c’era urgenza, quindi si poteva fare più avanti, o se, invece, c’era urgenza vuol dire che non si erano fatti interventi di manutenzione adeguati. Anche perché siete voi stessi a dire – e lo ha detto anche lei nella relazione – che il rispetto della misura prevista (462-446) non sarebbe stato possibile perché il continuo utilizzo delle paratoie avrebbe prodotto un elevato rischio di guasto delle stesse, il che significa che quelle paratoie evidentemente così funzionanti e funzionali non fossero, altrimenti non se ne capisce la ragione. Ma sicuramente me lo spiegherete.
L’ultima, e concludo, perché avevo fatto riferimento anche a questa in un’interrogazione, però io ovviamente interrogavo l’assessore all’ambiente affinché l’Assessorato all’ambiente reperisse le informazioni dal gestore, ma ho la fortuna di avere il gestore qua, quindi vado direttamente e chiedo: se gli interventi di manutenzione sono stati, come lei ci ha detto, di circa un milione negli ultimi dieci anni, sono ancora più preoccupato del fatto che difficilmente – temo – si riusciranno a investire 8-10 milioni, perché questo è quello che ci è stato comunicato, per risolvere il problema che ha portato allo svaso, perché nei documenti questo è scritto. Lì bisogna fare un intervento che costa 8-10 milioni che durerà cinque anni. Se avete investito un milione negli ultimi dieci, la mia preoccupazione e la preoccupazione di tutto quel territorio aumenta a dismisura.
Guardate, io qua non sto parlando di questioni di rilievo giudiziario che si svolgeranno in altra sede. Io qua parlo di cose che riguardano la manutenzione, il ruolo del gestore e soprattutto – ci arriveremo in un’altra sede e, anche per dare una risposta al consigliere Lisei, per quanto mi riguarda oggi è il primo passo, non è certo l’ultimo – per dare risposta a un complesso idrico che, tenuto insieme, va dal bacino di Molino del Pallone al bacino di Pavana al bacino di Suviana, che è fondamentale per la tenuta idroelettrica dell’area metropolitana di Bologna. Di questo stiamo parlando, quindi non stiamo parlando di un piccolo pezzettino di territorio, sul quale però ricadono sempre i danni più gravi.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Grazie, consigliere. Io chiederei sempre alla regia di prendere contatto con il consigliere Facci. Io provo a ridargli la parola perché mi dicevano che in realtà chi è collegato da remoto lo sentiva. Adesso gli do nuovamente la parola, così gli faccio finire l’interrogazione, assessore.
Michele, ci senti? Bene, se vuoi finire il tuo intervento, prego.
Michele FACCI, consigliere. Brevemente. Stavo facendo questa osservazione, che la determina 2004 del 2020 della Regione Emilia-Romagna, che di fatto ha autorizzato le operazioni con carattere di urgenza, dava atto della straordinarietà di questa misura, di questa azione, tanto che, nelle stesse premesse di questa delibera di Giunta che autorizza, si fa riferimento al principio della limitazione del danno, vale a dire si dà già per ammesso e per assodato che danni ve ne sarebbero stati.
Allora, qual è la mia osservazione? Nel momento in cui in particolare la Regione chiede a Enel di rimodulare il proprio piano che aveva preventivamente presentato e chiede soprattutto una serie di prescrizioni a tutela della fauna… Scusate, ho un elicottero sopra la testa, sono vicino all’ospedale.
Allora, dicevo, nel momento in cui si è chiesto a Enel di rivisitare il proprio piano, prevedendo una serie di severe misure per quanto riguarda la tutela della fauna ittica, prevedendo la possibilità che vi potessero essere problemi legati appunto alla carenza di ossigeno nell’ambiente, cosa che si è puntualmente verificata, in quanto la moria dei pesci è stata causata dal soffocamento, allora il punto è, da parte della Regione… Qua tutti a mettere sul banco degli imputati Enel e sicuramente io non è che lo assolvo, ma non vorrei che si spostasse l’attenzione dalla responsabilità di controllo del controllore, che aveva già in un qualche modo previsto e dato una serie di prescrizioni, salvo poi lasciare che le cose andassero come sono andate.
Quando si dice che, eventualmente, se ci sono problemi bisogna aprire le paratoie, far defluire acqua pulita dal Molino del Pallone, ebbene, chi era, per conto della Regione o per conto degli uffici e dei settori preposti dell’ambiente regionale, a dovere fare questo? Per quale motivo non sono state attivate preventivamente tutte quelle realtà dell’ambiente ittico che avrebbero potuto mettere in salvaguardia la fauna ittica, tenendo presente che la stessa Regione questo pericolo lo aveva in un qualche modo preventivato? Ecco, io ho visto oggi, ho letto, ho ascoltato – seppur con difficoltà – le relazioni dei funzionari regionali e mi sembra che siano molto semplicistiche e molto autoassolutorie. Quindi, io chiedo che sia spiegato esattamente cosa ha fatto la Regione per controllare un procedimento straordinario, che appunto era urgente, perché è stato così in qualche modo giustificato e determinato. Grazie.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Grazie. Io darei la parola, a questo punto, all’assessore Priolo per le risposte alle due interrogazioni. Poiché è interrogato prima dal consigliere Mastacchi, i lavori, come ho detto in apertura, continueranno, quindi se lei vuole fare delle domande o interagire con gli auditi potrà farlo.
PRIOLO, assessore all'ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile. Buongiorno. Io andrò via alle 12, però se l’interlocuzione prosegue fino a quell’ora sono comunque disponibile, la mia struttura tecnica oggi è tutta qui rappresentata nei suoi principali organi.
Proverei a dare una risposta organica, tenendo in considerazione però il dibattito per come si è svolto questa mattina, cercando di utilizzare le espressioni corrette, perché quello che ha chiesto in chiusura il consigliere Facci è quello che in questo momento sta esattamente esaminando la Procura. Non vorrei dire io alla Procura cosa deve fare. In questo momento noi abbiamo non soltanto la Procura che sta indagando proprio su questi aspetti, che sono delicati, ma anche ARPAE incaricata dal Ministero dell’ambiente. ARPAE, quindi, non è presente qui oggi proprio perché è parte integrante del processo e dell’attivazione della procedura penale che è in corso in questo momento.
Farei delle considerazioni di carattere un po’ più generale, ma anche politico, alla luce delle sollecitazioni che sono pervenute oggi e alla luce di quello che, comunque, dal punto di vista degli accadimenti è stato raccontato sia dalla mia struttura che da Enel, che comunque ringrazio di essere qui presente con i massimi responsabili del soggetto gestore.
La considerazione che farei è la seguente. Noi come Regione credo che abbiamo dato in questo caso contezza del fatto che abbiamo agito sul piano amministrativo in maniera tempestiva, ma anche in maniera non consona rispetto alla consuetudine del passato. Probabilmente quello che ha detto il consigliere Taruffi, che peraltro sembrava la rilettura di quello che è avvenuto adesso, ancorché fosse avvenuto quasi vent’anni fa, oggi ci ha visto attori attenti e puntuali. Lo dico perché arriverà in discussione in Assemblea legislativa la legge, che gli uffici stanno predisponendo, sulle concessioni sulle grandi derivazioni, che passa dalla competenza statale alla competenza regionale. Siamo esattamente in questo ambito. Quindi, da questo punto di vista, il rigore con cui in questo momento stiamo affrontando questo accadimento deve essere un rigore che ci contraddistinguerà nella gestione, d’ora in avanti, che compete al mio Assessorato ma alle mie strutture tecniche.
Peraltro, con Enel avevo già fatto un incontro proprio su questo argomento, prima che avvenisse, purtroppo, questo accadimento, perché ho particolarmente a cuore la gestione dei grandi invasi e delle derivazioni idroelettriche che ne discendono. Il mio auspicio è che questo accadimento ci conduca ad avere un rigore che non consenta il ripetersi di questi avvenimenti. Il consigliere Facci – ma anche il consigliere Taruffi – dice com’è possibile che tutte le volte ci ritroviamo di fronte a questi accadimenti. Io dico che le prescrizioni servono a questo, perché è evidente che in operazioni di svaso, perché non siamo di fronte a un’operazione di fluitazione – uso termini tecnici che non sono competenti alla politica, però li voglio precisare, perché sono strettamente attinenti a quello che è avvenuto –, siamo di fronte a operazioni straordinarie e non ordinarie, quindi operazioni che comunque incidono sull’ecosistema e sulla fauna ittica, altrimenti non daremmo nessuna prescrizione e diremmo “svasate e proseguite normalmente”. È ovvio che ci troviamo di fronte anche a un cambio del sistema di portata di acqua, che non è quella che rilasciamo in condizioni normali.
Le prescrizioni esistono ad uno scopo ben preciso e hanno carattere prevalente rispetto a un procedimento, altrimenti non si fa una conferenza di servizi e non si arriva a un dispositivo di questo genere. Quindi, per dare una risposta un po’ più compiuta anche al consigliere Facci, nelle prescrizioni era previsto – lo dico perché tanto è scritto nella delibera, quindi, a prescindere da quello che sta facendo la Procura in questo momento, è un fatto – e scritto esplicitamente che qualora i valori della qualità delle acque fossero variati in maniera negativa, le operazioni andavano sospese. Punto e basta. È prescritto, sospensione delle attività; non se lo sta inventando l’assessore Priolo, è scritto.
Sul perché questo non è avvenuto è quello che l’indagine in questo momento sta approfondendo e sta analizzando, ma da questo punto di vista l’atto è molto chiaro in questi aspetti. Ora, credo che – ritorno al tema della legge – noi dovremmo stare molto attenti, perché il tema sottolineato dal consigliere Taruffi sulle manutenzioni diventerà fondamentale, soprattutto nel momento in cui la competenza passerà in capo alle Regioni. Personalmente – ma è un mio pensiero personale – svolgere operazioni comunque di manutenzione dell’invaso, non di carattere strutturale, perché siamo di fronte a un intervento sulla sismica e quindi non sulla manutenzione ordinaria dell’invaso… Vorrei precisare che sono due le cose che in questo momento sono state evidenziate. L’Ufficio Dighe ha detto che abbiamo un problema sismico, per cui bisogna ridurre la capacità dell’invaso per l’incolumità e la sicurezza eccetera eccetera, e poi intervenire sull’infrastruttura. E questa è una manutenzione straordinaria che non è nell’ambito delle operazioni ordinarie di manutenzione, che invece devono essere fatte negli invasi. Se le operazioni di manutenzione ordinaria vengono eseguite a distanza di troppi anni, io credo che possa essere un problema.
Io l’ho detto anche al gestore. In questo caso abbiamo Enel qui presente, ma in Italia gli invasi li gestiscono tutti i settori dell’idroelettrico. È evidente che sono operazioni onerose, ma stanno a fronte della buona gestione di un invaso, quindi su questo noi saremo inflessibili, ma lo saremo perché è a vantaggio di tutti. Quindi, purtroppo questo percorso amministrativo e legislativo non nasce sotto una buona stella, mi dispiace molto, ma forse questo ci può servire per essere ulteriormente capaci di gestire questo procedimento in maniera più adeguata e puntuale.
Ora, vi è un aspetto che io ho sottolineato – l’ha detto anche il consigliere Taruffi – e probabilmente anche su questo bisognerà migliorarsi: l’aspetto comunicativo alle comunità. Era una prescrizione anche questa. Io so che Enel ha proceduto con i classici avvisi previsti dalla normativa, quindi il giornale, il BUR, gli aspetti formali che vengono messi in campo in questi casi, però anche noi forse dovremmo cercare di comprendere per il futuro come andare oltre, quindi riuscire ad aiutare di più le comunità da questo punto di vista, non fermarci soltanto agli aspetti comunicativi, che saranno comunque verificati in ogni prescrizione che è stata data, e verrà valutato se quanto scritto è stato correttamente eseguito.
La risposta, dal punto di vista tecnico… Non mi trovo nelle condizioni di entrare ulteriormente su quantitativi o non quantitativi. Io so che in questa conferenza dei servizi sono stati coinvolti tutti gli attori necessari. Da questo punto di vista, ognuno ha partecipato per rilasciare la sua prescrizione, per ottemperare.
Il consigliere Facci mi chiede come si è svolta la vigilanza. Su alcuni aspetti, come ho detto, non entrerò. Voglio soltanto dire che, però, era compito del gestore evidenziare e intervenire, e compito delle autorità prescritte e coinvolte nella conferenza dei servizi autorizzare o meno operazioni alternative. Mi limito a dire soltanto questo. Scusatemi, ma è molto complesso entrare nel merito di una questione, anche se potrei farlo, per carità, non è che non siamo nelle condizioni di eseguire o di avere eseguito gli approfondimenti sul campo giuridico. Quindi, ci troviamo di fronte a quello che noi abbiamo definito come un disastro ambientale. Abbiamo chiesto al Ministero dell’ambiente, come ha sottolineato l’ingegner Ferrecchi, di quantificare esattamente, perché è di competenza del Ministero dell’ambiente intervenire sul disastro ambientale. Non è la prima volta che capita, non dico qui in Emilia-Romagna, ma nel sistema Paese, quindi questa cosa evidentemente ha dei precedenti che devono essere corretti dal punto di vista gestionale.
Se la responsabilità… Se la Procura dovesse dire che anche la Regione, in tutte le sue fasi, non ha fatto correttamente quello che doveva fare, non avremmo aperto noi il procedimento penale. Non ci stiamo nascondendo dietro a niente, lo voglio dire. Siamo consapevoli del fatto che la Procura non guarderà soltanto quello che ha fatto il gestore, ma guarderà anche quello che abbiamo fatto noi. Se avessimo paura, avremmo fatto un altro percorso, anche se dal punto di vista delle prescrizioni, anche in questo caso, è scritto che noi dobbiamo attivare l’autorità giudiziaria, ma si poteva fare in tanti modi, non esattamente come abbiamo fatto in questo caso. Non ci stiamo nascondendo e se dovesse emergere che anche noi abbiamo mancato in qualche cosa, interverremo.
Siamo consapevoli che un atto molto attento è stato scritto e che – l’abbiamo rianalizzato – le prescrizioni sono state fatte in maniera molto corretta e puntuale. Quindi, tutti abbiamo da imparare dall’avvenimento che abbiamo dovuto affrontare, però, secondo me, questo deve essere d’auspicio. Lo dico anche al soggetto gestore, con cui peraltro abbiamo lavorato non soltanto in questo progetto ma in altri progetti lavoreremo: non ci troviamo di fronte a un player che non abbia le capacità di gestire processi complessi, per cui mi aspetto che nel futuro si riesca ulteriormente ad attivare una collaborazione efficace, però la Regione vi sta dicendo che non fa sconti a nessuno, neanche a sé stessa, se necessario. Questo lo voglio dire anche ai consiglieri – maggioranza o minoranza, non mi interessa –, cioè dobbiamo essere molto rigorosi, perché da questo punto di vista la credibilità delle Istituzioni sta anche nella capacità di risposta e nel come noi affrontiamo questi avvenimenti.
È ovvio che adesso ci saranno altri atti che ci verranno sottoposti, vedremo la magistratura come manderà avanti questi aspetti, aspetteremo dal Ministero dell’ambiente anche l’intervento sul ripristino e quindi abbiamo bisogno di interloquire anche con loro, però non ci tiriamo indietro. Lo dico ad Enel, che è qui presente: una parte della minoranza aveva chiesto una Commissione d’inchiesta. Io credo che in maniera responsabile, invece, sia stato scelto questo percorso che stiamo facendo oggi. Sta indagando la Procura per le responsabilità che ci sono; noi qui abbiamo il dovere di comunicare e di mettere i consiglieri nelle condizioni di comprendere, passo dopo passo, quello che sta avvenendo e quello che avverrà e come gestiremo questa infrastruttura. Ciò non soltanto nel ripristino sismico che avverrà, perché questo è l’aspetto da cui è disceso tutto; ma una volta che il ripristino sismico sarà completato, l’invaso sarà di nuovo riempito, quindi io, da quel momento in poi, in base anche alla legge che faremo, avrò la necessità di gestire in maniera precisa e puntuale questa infrastruttura.
Lo dico al presidente, lo dico ai consiglieri: riaggiorniamo la seduta, perché secondo me è opportuno farlo. Non credo che avremo, da questo punto di vista, timore nel farlo. Durante il dibattimento sulla scrittura della nuova legge regionale facciamo in modo che ci sia un dibattito vero, un dibattito costruttivo, che ci metta nelle condizioni di essere molto capaci di gestire con le nostre concessioni i grandi invasi. A me sta molto a cuore questo tema. La Regione Emilia-Romagna, ovviamente, dal punto di vista degli invasi non è la Lombardia, ogni volta lo dico. Non abbiamo grandi derivazioni come in altre realtà, però quelle poche che abbiamo, proprio perché ne abbiamo poche, io pretendo che siano gestite a regola d’arte.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Consigliere Facci, per replica.
Riuscite a mettermi in contatto con il consigliere Facci? Ha detto che era vicino all’Ospedale Maggiore. Proviamo a recuperare il consigliere Facci oppure faccio replicare Taruffi? Riesce a collegarsi? Ogni tanto compare. Potete fare un altro tentativo? Altrimenti do la parola a Taruffi.
Va bene, consigliere Taruffi, faccia la sua replica. Poi se Facci riusciamo a recuperarlo dopo…
Igor TARUFFI, consigliere. Non vorrei monopolizzare e abusare della disponibilità di tutti. Mi dichiaro soddisfatto della risposta. In particolar modo ho apprezzato anche la chiarezza con la quale l’assessore e tutto l’assessorato si stanno muovendo, sia nei confronti del gestore sia nei confronti delle procedure interne che la Regione e tutti gli uffici sono stati chiamati a dover rispettare, pure se emergeranno problemi. Mi fermo qua, magari mi riservo di intervenire successivamente, appunto per non abusare della disponibilità di tutti. Grazie.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III
Grazie. Non so se ci sente il consigliere Facci. Riusciamo a metterlo in collegamento? Basta che ci sia poco campo col cellulare, se è in movimento…
Va bene. Per parte mia, visto che il consigliere Facci non riusciamo più a recuperarlo, preciso che, come sapete, nel corso dell’ultima Assemblea ho presentato e poi il Consiglio ha approvato un ordine del giorno che era collegato evidentemente alla richiesta di costituzione di Commissione d’inchiesta, ribadendo invece la nostra posizione istituzionale rispetto al luogo in cui questo dibattito può avvenire. Sottolineerei, come già era avvenuto, che quell’ordine del giorno che il Consiglio ha approvato impegna noi stessi rispetto alla ricerca dell’equilibrio e della verità sui fatti e chiede chiaramente alla Giunta di impegnare sé stessa, così come dicono gli impegni approvati nel dispositivo finale, rispetto alle attività che sono necessarie e prodromiche all’accertamento delle responsabilità. Solo per dire, quindi, che sostanzialmente il lavoro che stiamo facendo come Commissione e come Consiglio è già in fieri rispetto a questa indicazione, ma non possiamo andare evidentemente oltre il nostro mandato stesso e i nostri poteri.
Ecco, è arrivato Facci? Provo a ridargli la parola. Prego.
Michele FACCI, consigliere. Grazie. Chiedo scusa, purtroppo è stata una giornata turbolenta. Non sono soddisfatto della risposta dell’assessore, che comunque ringrazio, perché, al netto della giusta e doverosa attesa di quelli che saranno i pronunciamenti della magistratura, non può a mio avviso non essere presa in considerazione la sottovalutazione – politicamente lo si può dire – da parte della Regione di quello che è successo, o meglio sottovalutazione dell’azione che si andava a compiere, con le conseguenze che abbiamo potuto vedere nella loro gravità.
Quello che io non posso assolvere, sempre in senso politico, è che la straordinarietà dell’operazione era riconosciuta nello stesso provvedimento di autorizzazione. Allora, a fronte di un’attività straordinaria, autorizzata in via altrettanto straordinaria e urgente, necessitava un controllo straordinario, e questo non vi è stato. Nel momento in cui l’assessore dice che le azioni andavano sospese, vuol dire anche che qualcuno che doveva controllare non è in qualche modo intervenuto tempestivamente per dire “sospendete”.
Quindi, io non posso aderire all’impostazione che sta uscendo dalla Commissione di oggi, ma è già uscita anche, se vogliamo, dall’ordine del giorno che richiamava pochi minuti fa il presidente Caliandro. Qual è l’impostazione che vuole uscire dalla Regione e da questa maggioranza? Che è tutta colpa del gestore. No, io dico che la colpa del gestore verosimilmente c’è; il grado di colpa del gestore dovrà essere accertato nelle sedi che dovranno accertarlo, ma la colpa politica, a mio avviso, è oggettiva. La colpa politica dell’Amministrazione è oggettiva, perché non doveva succedere, e se è successo è perché qualcuno evidentemente non ha vigilato. Poi stabilirà la magistratura chi non lo ha fatto, se lo doveva fare Tizio anziché Sempronio anziché Caio, ma la colpa politica di una realtà amministrativa che non ha impedito un evento che aveva il dovere di controllare, a mio avviso, è sotto gli occhi di tutti. Grazie.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Grazie, consigliere Facci. Solo per chiarezza rispetto a quella che è stata anche l’introduzione iniziale, in prima persona non penso che ci siano già responsabili e colpevoli in questo procedimento, ma mi rimetto agli accertamenti giudiziari della vicenda. Solo per chiarezza. Il dibattito può proseguire se ci sono degli interventi, evidentemente.
Il consigliere Mastacchi ne fa richiesta. Prego, consigliere Mastacchi.
Marco MASTACCHI, consigliere. Buongiorno a tutti. Grazie, presidente, della parola. Ringrazio anche l’assessore Priolo per la risposta all’interrogazione che anch’io avevo presentato nei primi giorni, anzi penso il giorno stesso quando sono avvenuti i fatti.
Ho cercato di ascoltare attentamente e di prendere spunti per cercare il più possibile di far bene il mio mestiere, il nostro mestiere, che è quello di consiglieri regionali, quindi di fare regole per far sì che le cose funzionino bene. Quindi, ho cercato il più possibile di avere un approccio non tanto da giudice – come ha detto correttamente il presidente, già qualcuno su questo fronte sta lavorando e credo che sul fronte delle responsabilità noi abbiamo poco da aggiungere – ma credo che il nostro ruolo sia quello di analizzare quello che è successo per capire se qualcosa poteva essere fatto meglio, per attivarci e far sì di mettere in campo regole che a loro volta facciano sì che questa roba non succeda la prossima volta. Credo che questo sia un po’ il nostro mestiere.
Fare dietrologia chiaramente è facile, ma è più difficile cercare di prevedere quello che può succedere in futuro. Quindi, ho cercato di ascoltare con attenzione tutte le relazioni, dalle quali alcuni spunti sono arrivati, e alcuni spunti sono anche arrivati facendo un po’ un parallelo con quella che è stata la mia attività di sindaco in passato. Problematiche ne abbiamo affrontate tutti ma, come ha detto correttamente credo il consigliere Taruffi, i sindaci sulla loro pelle vivono quotidianamente anche cose che sono molto più grandi di loro.
In parallelo a questo evento straordinario, ricordo che ogni volta che abbiamo “messo le mani” sui fiumi abbiamo avuto delle difficoltà; delle difficoltà piccole, che diventano difficoltà grandi quando si fanno interventi così importanti come quelli di uno svaso, come in questo caso. In particolare, faccio riferimento alle norme di tutela della fauna ittica.
Ricordo che nella precedente Amministrazione, quando ancora non era assessore la dottoressa Priolo, ho avuto occasione di collaborare con la Prefettura e con l’allora Protezione civile per rimuovere una bomba molto importante sul torrente Setta, in corrispondenza di un abitato. La cosa che mi colpì in modo particolare allora fu che erano molto più stringenti le regole per difendere i pesci rispetto alle regole per difendere gli umani. Credo che probabilmente, anche in questo caso, ci stiamo trovando di fronte alla stessa situazione.
Durante una delle relazioni – credo quella del geometra Rami – mi si è accesa naturalmente la spia. In un passaggio si dice che è stata fatta un’operazione non prevista dalle procedure perché richiesta dall’organo di Polizia provinciale. Questa manovra ha fatto sì che sia successo qualcosa di imprevedibile, che ha generato un crollo imprevisto. Quindi, diciamo che tutto poteva filare liscio se non si fosse fatto qualcosa che è stato richiesto fuori dalle regole. Allora, io credo che queste cose vadano valutate bene e si debba capire che cosa possiamo fare noi per far sì che queste cose succedano, e nel quotidiano delle piccole operazioni, quindi che un’impresa che appena appoggia una benna per fare qualcosa di importante sul territorio si debba prendere una sanzione perché è morto un pesce, e magari l’operazione avrebbe salvato una vita umana, e far sì che la prossima volta che Enel Green Power o chi interviene su un’infrastruttura dove vive fauna ittica lo possa fare in tutta sicurezza senza avere queste problematiche da gestire.
Credo che la cosa importante che può fare questa Commissione sia quella di analizzare bene le norme, le regole, e di interrogarci su che cosa possiamo fare da domani, su che cosa possiamo fare per evitare che questa cosa succeda in futuro.
Altra cosa importante riguarda il sistema ambientale delle dighe e su questo fra le righe ho sentito con piacere nelle parole dell’assessore Priolo che il tema è un po’ nei riflettori della Giunta. Credo che questo sia un messaggio positivo, perché io stesso, a fronte di questi piccoli eventi, ho cominciato a guardare che cosa significano le dighe, anche dal punto di vista ambientale e della sicurezza, per la gestione delle piene eccetera eccetera. Credo che vada fatta una riflessione complessiva anche su questo, guardando il sistema dighe in tutto il territorio della nostra regione. Su questo preannuncio già anche all’assessore che sto facendo un piccolo studio, con le scarse risorse umane a mia disposizione, che presenterò perché ho capito che è un tema molto importante che probabilmente non è visto nella giusta dimensione.
Non dimentichiamo che tutta questa vicenda è successa a fronte di un problema sismico straordinario, cioè di un intervento che non era nell’attività che veniva svolta quotidianamente, ma per effetto di un’ordinanza, se non ho capito male, che imponeva delle attività straordinarie.
Credo che, alla fine di tutto questo, emergano nel processo in particolare di controllo delle norme delle storture che vanno riviste e devono essere prese in considerazione nelle prossime attività che faremo.
Di certo responsabilmente non dobbiamo avere la presunzione di essere qui a fare processi e a fare il lavoro che non è nostro e che non ci compete. Grazie.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Grazie, consigliere Mastacchi. A questo punto, non avendo altri interventi, ringrazio… Voleva intervenire? Prego. Se ha da aggiungere qualcosa noi l’ascoltiamo con piacere.
PESCADOR CHAMORRO, Enel Green Power S.p.a.. Grazie, presidente. Volevo solo rispondere a qualche domanda ulteriore che ha fatto il signor Taruffi, che tra l’altro ringrazio perché si vede che ha letto i documenti e ha studiato.
Prima vorrei dire – perché ne ha parlato l’assessore e anche il signor Mastacchi – qualcosa sul tema della gestione degli invasi. Ovviamente noi su Pavana riteniamo di aver fatto quello che era necessario come manutenzione, sempre nel rispetto del progetto di gestione. Detto ciò, pensiamo anche che rientri nell’ambito del principio di cooperazione e leale collaborazione tra privato e Amministrazione la possibilità di avviare un confronto, un tavolo tecnico, se vogliamo chiamarlo così, sul tema della manutenzione degli invasi, sul quale possiamo mettere a fattor comune le sperimentazioni che stiamo facendo di tecnologie innovative che permettono addirittura di fluitare senza svuotamento di invaso, come avevamo accennato anche in quella riunione che ricordo bene.
Rispetto ai temi di Taruffi, il primo, sulla durata dello svaso, lì ci può essere un tema di terminologia che ci potrebbe confondere un po’. Si può intendere la durata dello svaso come il tempo durante il quale il bacino è rimasto vuoto oppure la durata dell’operazione di svaso, cioè il tempo durante il quale l’acqua sta defluendo per svuotare l’invaso. Questa durata da giugno a novembre dello svaso del ‘97 che ha citato lei è la durata durante la quale il bacino è rimasto vuoto. Sarebbe illogico pensare che si è svuotato durante cinque mesi, il ritmo di svuotamento sarebbe quasi ridicolo. Quindi, questi cinque mesi sono il tempo durante il quale il bacino è rimasto vuoto per fare le operazioni necessarie. Se confrontiamo questo tempo con quello che sarà adesso, parliamo di cinque anni, quindi anche su questo tempo siamo molto più lenti questa volta perché faremo lavori durante cinque anni, quindi per cinque anni l’invaso rimarrà vuoto.
Dell’urgenza avevamo parlato, ma noi abbiamo dato attuazione a una prescrizione dell’Ufficio tecnico Dighe che aveva decorrenza immediata.
Sul rischio del guasto delle paratoie, che è un’osservazione giusta forse per chi non conosce un po’ la tecnologia, le paratoie degli scarichi di fondo e mezzofondo sono organi di sicurezza e quindi non sono concepiti e disegnati per una movimentazione continua, ma sono concepiti per movimentazione una tantum, una volta o due volte all’anno. Quindi, dover gestire il livello dell’invaso e quindi fare movimentazioni anche giornaliere o settimanali delle paratoie avrebbe portato a una sollecitazione delle stesse che non è prevista dal disegno. Quindi, non è un tema di manutenzione ma è un tema di disegno degli organi.
Infine, sulla capacità di fare l’intervento di 10 milioni in considerazione del fatto che ne abbiamo speso uno durante gli ultimi dieci anni, qui vediamo bene la cosa, cioè parliamo di un intervento assolutamente straordinario, che faremo in cinque anni. Della capacità tecnico- finanziaria di Enel per farlo credo che non si discuta, quindi sinceramente lo faremo senz’altro e siamo di fatto nella fase di progettazione abbastanza avanzata. Grazie.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Grazie a lei. Non so cosa sia successo al mio browser, però dice che non sono supportato, quindi non so se mi vedono comunque. Mi vedono, benissimo. Quindi, sono io che non mi vedo. Vuoi intervenire di nuovo? Prego, Taruffi.
Igor TARUFFI, consigliere. È solo per ringraziare per le risposte. Ovviamente il mio intento e anche la determinazione con la quale ho esposto il problema e ho cercato di richiamare le situazioni che si sono verificate è perché, come ho detto prima, sul territorio ci sono tanti problemi tecnici, tante complessità, però c’è un dato di fondo che rimane, cioè ciclicamente ci si trova di fronte allo stesso problema. È su questo che io non ho dubbi sulla capacità tecnica o economica di Enel di poter far fronte a quel tipo di intervento; sulla volontà più complessiva di investimento su quell’insieme di invasi che sono costituiti, ripeto, da Molino del Pallone, Pavana e Suviana, qualche preoccupazione in più ce l’ho.
Detto questo, siamo qui, ma io sottolineo ancora una volta – perché siamo in una sede politica ma anche istituzionale – che lì c’è un problema aperto perché andiamo incontro a una stagione che verosimilmente ci porterà piogge intense e quelle piogge allo stato rischiano di produrre esattamente la prosecuzione dei problemi che abbiamo avuto nei mesi tra la fine di luglio e i primi di agosto, anche perché il tratto di fiume interessato non è solo quello adiacente sottostante alla diga, ma ha interessato alcuni chilometri (15-20 chilometri) lungo il fiume Reno. Quindi, c’è un problema molto significativo. La preoccupazione deriva da questo.
Dopodiché gli ambiti giudiziari li esamineremo da un’altra parte, ma a me quello che interessa è che la Regione per la propria responsabilità, lo Stato, il Governo, il Ministero per la propria e il gestore per la propria facciano tutto quello che è necessario fare perché fra un mese, due o tre non siamo costretti a trovarci qui a dire che è venuta una pioggia intensa e che il fiume è nelle condizioni di luglio. Questo è il mio problema immediato e di prospettiva, l’ho detto prima, sulla gestione delle infrastrutture, che non riguarda ovviamente solo il gestore in oggetto in questa discussione ma nel rapporto tra Istituzioni (in questo caso Regione) e gestori, forse nei servizi fondamentali rispetto al passato secondo me c’è bisogno di un cambio di marcia. Grazie.
Stefano CALIANDRO, presidente della Commissione III. Grazie, consigliere Taruffi. Ringrazio tutti gli intervenuti, gli auditi e dichiaro conclusi i lavori di questa Commissione.
Il segretario |
Il Presidente |
Enzo Madonna |
Stefano Caliandro |