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Legislatura XI - Commissione II - Resoconto del 10/01/2022 pomeridiano

    Resoconto integrale n. 1

    Seduta del 10 gennaio 2022

     

    Il giorno 10 gennaio 2022 alle ore 14,30 è convocata, con nota prot. n. PG.2022.1791 del 05/01/2022, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Politiche economiche, che si svolge in modalità “mista”, cioè con la presenza in sede, della Presidente e dei seguenti membri dei Gruppi assembleari: Francesca Marchetti, Massimo Bulbi, Roberta Mori (PD); Federico Alessandro Amico (ERCEP); Andrea Liverani, (Lega); Valentina Castaldini (FI); Silvia Zamboni (EV); Silvia Piccinini (M5S); Marco Mastacchi (RCPER); nonché degli altri partecipanti in via telematica a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti dei Gruppi del 18 marzo 2021 e della successiva decisione dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa..

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    RONTINI Manuela

    Presidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    6

    presente

    COSTI Palma

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    DELMONTE Gabriele

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    3

    presente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    presente

    BARCAIUOLO Michele

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    assente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    BONDAVALLI Stefania

    Componente

    Bonaccini Presidente

    1

    presente

    BULBI Massimo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    2

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    presente

    CATELLANI Maura

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    DAFFADA’ Matteo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    LISEI Marco

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    assente

    LIVERANI Andrea

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    3

    presente

    MARCHETTI Francesca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    presente

    MONTEVECCHI Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    MORI Roberta

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    OCCHI Emiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PIGONI Giulia

    Componente

    Bonaccini Presidente

    2

    presente

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    RAINIERI Fabio

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    ROSSI Nadia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    SONCINI Ottavia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    presente

     

    Sono presenti i consiglieri: Lia MONTALTI e Giancarlo TAGLIAFERRRI.

     

    È altresì presente il Sottosegretario alla presidenza, Davide Baruffi.

     

    Partecipano alla seduta: Morena Diazzi, Francesca Bergamini e Daniela Ferrara, Direzione gen.le Economia della conoscenza, del lavoro e della Impresa; Dimitri Tartari, Gabinetto del Presidente della Giunta.

    Auditori esterni: Pietro Mambriani, Gianluca Rusconi, Daniele Botti e Tommaso Termanini, Confindustria; Riccardo Breviglieri e Fausto Viviani, Forum Terzo Settore Emilia-Romagna; Maurizio Brioni, Alleanza Cooperativa E.R. e Lega Cooperative Emilia-Romagna; Francesco Zanoni e Gianluca Mingozzi Confcooperative E. R.; Giuliano Guietti e Angelo Chilla GCIL; Monia Barca, Università degli Studi di Ferrara; Luigi Botteghi, Alessandra Pesaresi, Valentina Ridolfi, Comune di Rimini; Sergio Lo Giudice, Luca Venturi, Giovanna Trombetti e Giulia Redazzone, Città metropolitana di Bologna; Marcella Contini e Lauro Borsato, CNA; Maria Luna Fragomeni e Lorenza Benedetti, Comune di Reggio Emilia¸ Anna Lisa Boni, Comune di Bologna; Orietta Ruccolo, CISL; Carlo Hanau, Fish E.R.; Giovanni Desco, Ufficio regionale scolastico; Domenico Tomei, Presidente Provincia di Modena; Elena Baio e Jonathan Papamarenghi Comune di Piacenza; Paola Casara e Rossella Ibba; Comune di Forlì Cesena; Mario Bernardi, Commissione regionale ABI; Raffaele Candini e Stella Pinelli, Comune di Formigine; Tullia Bevilacqua, UGL; Luca Sparnaggi, UPI; Luigi Castagna, Presidente Confservizi Emilia- Romagna; Maria Pungetti; Confprofessioni Emilia-Romagna; Marco Pasi Confesercenti E-R; Nevio Segni, Coordinatore FIAB.

     

    Presiede la seduta: Manuela RONTINI

    Assiste la segretaria: Annarita Di Girolamo

    Funzionario estensore: Agata Serio

     


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    -          Audizione dei Firmatari del Patto del Lavoro e del Clima sui seguenti oggetti:

     

    4254 -Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Adozione del Programma Regionale FESR dell'Emilia-Romagna 2021-2027 in attuazione del REG.(CE) n. 1060/2021 e del rapporto ambientale di VAS". (Delibera di Giunta n. 1895 del 15 11 21)

     

    4255 -Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Adozione del Programma Regionale FSE+ dell'Emilia-Romagna 2021-2027 in attuazione del REG.(CE) n. 1060/2021". (Delibera di Giunta n. 1896 del 15 11 21)

    Intervengono:

    Pietro Mambriani, Responsabile Politiche Industriali ed Europa Confindustria

    Riccardo Breviglieri, Direttore Terzo Settore Emilia-Romagna

    Maurizio Brioni, per Alleanza Cooperative E-R, Legacoop E-R e Confcooperative E-R

    Anna Lisa Boni, Assessore ai Fondi e PNRR Comune di Bologna

    Giuliano Guietti, CGIL

    Monia Barca, Università degli Studi di Ferrara

    Alessandra Pesaresi, Piano strategico di Rimini

    Marcella Contini, CNA

    Carlo Hanau, Vicepresidente Fish E-R

    Giovanni Desco, Ufficio Scolastico regionale

    Domenico Tomei, Presidente Provincia di Modena

     

    Presidente RONTINI

    Saluto, presenti in aula, la dottoressa Francesca Bergamini, del Servizio programmazione delle politiche dell’istruzione, della formazione, del lavoro e della conoscenza, e la sua collega, dottoressa Daniela Ferrara, responsabile del coordinamento e dell’attuazione dei programmi POR FESR FSE della Direzione generale dell’economia della conoscenza del lavoro e dell’impresa. Penso che ci raggiungerà anche la dottoressa Diazzi, che comunque si collegherà.

    Velocemente, prima di passare la parola al sottosegretario Davide Baruffi, alcune coordinate per i nostri gentili ospiti, che possono essere utili anche per il loro lavoro di suggerimenti e osservazioni. Noi, come timing, insieme ai vicepresidenti della Commissione, ci siamo dati quello dell’1 e del 2 febbraio per l’approdo in aula per l’approvazione dei due POR. Ci siamo sempre detti che su questi due programmi operativi, che governano la messa a disposizione nel territorio regionale delle risorse europee, che, come sapete, sono in maniera significativa aumentate rispetto allo scorso settennato, vogliamo cercare di fare presto e bene. “Presto” per poter dare al tessuto di imprese, di associazionismo, di forze economiche e sociali dell’Emilia-Romagna strumenti in grado di renderlo ancora più robusto durante questa fase di ripresa, a seguito anche degli indici che ci sono consegnati; “bene” perché vogliamo, come sempre, questa è la mia prerogativa, che tutte le forze politiche presenti in Assemblea legislativa abbiano la possibilità, comunque, di guardare nel merito i documenti, discuterne e poter fornire il loro peculiare contributo alla discussione, una discussione che qui, in Commissione Politiche economiche, è iniziata lo scorso 14 dicembre.

    Anche la Commissione III, la Commissione V e la Commissione I, nel corso delle prossime settimane, daranno i pareri in sede consultiva su questi documenti.

    Non rubo altro tempo e passo la parola al sottosegretario Davide Baruffi, che è collegato, per qualche veloce nota introduttiva. Sono documenti che i nostri ospiti sicuramente conoscono. Immagino avrete anche altri specifici momenti di incontro con la Giunta, ma anche come Commissione, insieme ai vicepresidenti, abbiamo ritenuto di dedicare un momento specifico di ascolto a voi, che siete i firmatari del Patto per il lavoro e per il clima e che, quindi, siete interlocutori privilegiati della nostra Regione nella redazione di documenti programmatici così importanti. In questa Regione, soprattutto adesso, durante la pandemia, non crediamo si possa fare da soli. Per fare bene si deve fare insieme. Quindi, ci teniamo al confronto e all’ascolto dei vostri contributi.

    Prego, sottosegretario. Grazie per la disponibilità a partecipare, nonostante i lavori della Giunta, che sono in corso.

     

    BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza. Grazie, presidente.

    Chiedo scusa io. Abbiamo in contemporanea la Giunta, come diceva, e sono relatore anche lì di alcuni punti. Però ci tenevo ad essere presente, intanto per ringraziare la Commissione per aver acceduto alla nostra sollecitazione di un esame fatto presto e bene di questi atti, quindi rispetto anche al calendario, che lei prima indicava nei termini, per arrivare all’Assemblea, e per salutare e ringraziare anche gli ospiti della Commissione che saranno auditi, con cui è stato svolto, in particolare con i sottoscrittori del Patto per il lavoro e per il clima, un lavoro istruttorio molto importante nel corso delle settimane e dei mesi scorsi. Hanno ricevuto la documentazione, ma non è stata oggetto di un confronto specifico, la documentazione dei programmi così come adottati dalla Giunta.

    Come lei indicava, questa è anche una prima occasione di confronto sui testi fermi, la base di adozione su cui sviluppare il confronto. Credo che la Commissione potrà trarre giovamento anche dalle sollecitazioni e dalle indicazioni che verranno da parte degli auditi.

    Per parte nostra, confermiamo l’impegno ad arrivare il prima possibile alla sottoscrizione dei due programmi. Ci muoviamo su un terreno più solido oggi, quello di un accordo di partenariato, come avevamo indicato, che è stato perfezionato. Resta da perfezionare la parte domestica relativa alla definizione della Strategia nazionale delle aree interne, rilevante ai nostri fini di discussione, perché una quota significativa di risorse è stata concentrata proprio sull’OP5 per quanto riguarda il FESR, quindi sulla priorità 4 del programma. Non meno rilevante anche per le individuazioni d’ambito di interesse per quanto riguarda l’FSE. Certamente essenziale per la definizione anche dei perimetri. La Commissione prima, e l’Assemblea successivamente, aveva fissato anche indirizzi piuttosto precisi rispetto alla definizione degli ambiti delle strategie territoriali. La Giunta ha dato corso con un proprio atto a queste previsioni. Il perfezionamento dei perimetri e le strategie elettive devono essere parte dell’atto perfezionato dei POR. In questo senso, l’assenza di una Strategia nazionale codificata determina qualche elemento ancora di incertezza rispetto ai passaggi che stiamo svolgendo, ma che confidiamo possano essere risolti nel corso di questa settimana e da qui alla fine del mese di gennaio.

    L’ultima considerazione che svolgo è la seguente. Stiamo lavorando, come sapete, in termini di massima complementarietà tra questi programmi e i contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Proprio oggi abbiamo incontrato i 62 esperti che sono stati reclutati dalla Regione per il progetto di semplificazione del PNRR. È stata nostra cura ‒ mia e dell’assessore Calvano ‒ rappresentare la necessità di una forte attenzione anche ai contenuti dei POR che si vanno perfezionando, quindi un sovrappiù di attenzione che dovranno porre anche alle Strategie regionali per come sono state codificate dal DSR e dall’S3.

    In questo senso, è stata attivata anche una cabina di regia con i rappresentanti dei Comuni e delle Province, per poter avere un monitoraggio più attento e aggiornato possibile rispetto ai provvedimenti che vengono via via liberati dal Governo, in attuazione del piano, e un monitoraggio per vedere anche la ricaduta sui territori dei progetti che vengono candidati, per come vengono poi naturalmente selezionati da parte delle competenti autorità, dai ministri, generalmente dai Ministeri. In questo senso poter avere un quadro anche assestato della nostra programmazione è elemento fondamentale per poter poi lavorare, da un lato sulle strategie dei territori con i Comuni e, dall’altro lato, poter approntare anche le attività specifiche della Regione attraverso i bandi che conoscete.

    Da ultimo, è in corso anche un’interlocuzione che fatica un po’ a decollare, ma è partita, e questo è un fatto positivo, anche sulla programmazione dei fondi di sviluppo e coesione. Lo cito in questa Commissione perché c’è stata un’attenzione forte anche in questo senso rispetto alla programmazione integrata dei fondi stessi e perché – ed è una delle scelte portanti che abbiamo proposto qui in Commissione, sulla base della delibera della Giunta – abbiamo scelto di attivare, per la parte del FESR, come sapete, l’OP1, l’OP2, l’OP5 e non attivare non solo l’OP3, ma neanche l’OP4. C’è, quindi, un’attenzione molto forte rispetto a un impegno strategico che abbiamo assunto a riconoscere una priorità al tema delle infrastrutture sociali e culturali nella programmazione regionale.

    Dopo l’affermazione di principio, naturalmente, vorremmo poter dare conto anche in questa sede, oltre che al partenariato, di come questa strategia si può sviluppare in questo ambito, così come per altri ambiti di particolare rilevanza. Penso al tema della rigenerazione, che è stato oggetto anche di attività di indirizzo e di sollecitazione da parte dell’Assemblea in sede di bilancio, così come per quanto riguarda il tema della mobilità. Quindi, siamo impegnati in questo senso e pronti a fare la nostra parte.

    È essenziale, e chiudo su questo, che si possa arrivare nei tempi stabiliti e nei tempi che lei ha ricordato all’approvazione dei due programmi, con gli elementi di flessibilità che sono contenuti in essi, per poter poi predisporre l’attività vera e propria in complementarietà con gli altri piani, così come si stanno sviluppando.

    Io, presidente, mi fermerei qui, perché credo che questa sia l’occasione per ascoltare gli ospiti, gli auditi e non la Giunta che ha già presentato le sue proposte. Faremo tesoro di quanto verrà detto anche in questa sede. Sono presenti diversi dirigenti delle nostre Direzioni e questo ci permette di tenere buon conto delle proposte, osservazioni, critiche che possono emergere, così come confermo ci sarà senz’altro, prima dell’approvazione finale, un altro passaggio nella riunione del Patto per il lavoro e per il clima, per parte dell’Esecutivo, per fare una ricucitura complessiva di sistema. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Bene. Grazie, sottosegretario.

    Aggiungo ai presenti anche la consigliera Montalti, che lo ha segnalato per il tramite dell’App Collaborate.

    Dico ai nostri ospiti che se nei prossimi giorni – qualcuno lo ha già fatto e verranno trasmesse a tutti i commissari nella giornata di domani – volete fare arrivare alla nostra attenzione osservazioni o la copia dei vostri interventi naturalmente fate riferimento alla mail da cui avete ricevuto l’invito alla audizione di oggi.

    Mi segnalano che è presente anche la consigliera Gibertoni, che ha scritto una mail. Buon pomeriggio a lei e alla consigliera Montalti. Saluto anche il dottor Savino Dalmonte della struttura del sottosegretario.

    Passerei finalmente a voi. Si sono per primi prenotati il dottor Pietro Mambriani e il dottor Gianluca Rusconi di Confindustria Emilia-Romagna. Vi chiedo di intervenire nell’ordine che preferite.

     

    MAMBRIANI, Confindustria Emilia-Romagna.

    Presidente e consiglieri, grazie per l’invito a questa audizione. Come Confindustria Emilia-Romagna abbiamo partecipato al processo di definizione dei programmi regionali, anche attraverso contributi ai documenti come il DSR e la strategia di specializzazione intelligente. Abbiamo anche, nell’ambito del Patto per il lavoro, mandato delle nostre osservazioni proprio in vista della definizione dei programmi regionali; programmi regionali che, dal punto di vista generale, perseguono delle priorità macro pienamente condivisibili, dal rilancio della competitività fino alla transizione verso un modello regionale digitale e sostenibile, passando per lo sviluppo di competenze adeguate.

    Noi ovviamente i programmi li guardiamo, li vediamo dal punto di vista dell’impresa che, secondo noi, ha due cappelli in questo contesto, il cappello del beneficiario delle azioni e programmi e il cappello, invece, di strumento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di policy che i programmi si pongono su tutti quelli del Green Deal che, ovviamente, sono i più importanti.

    Si parlava prima delle risorse, che sono molto favorevoli in questo settennato: un aumento del 100 per cento sul FESR e 238 milioni sull’FSE+, che unite al PNRR fanno sicuramente un quadro molto favorevole.

    Il sottosegretario Baruffi faceva riferimento alla necessità di lavorare in modo complementare tra le due programmazioni ed è sicuramente un punto che ci sentiamo di sottolineare anche noi e su cui, come abbiamo avuto testimonianza diretta, si sta lavorando ed è, secondo noi, molto positivo.

    Complementarietà ovviamente nelle tematiche, ma anche nelle risorse, ovvero l’obiettivo di avere due programmazioni efficienti e non sovrapposte si lega anche all’aver chiara la filiera della spesa pubblica che possa far sì che si evitino delle frammentazioni e delle dispersioni di risorse; risorse che i programmi in parte già indicano verso quali azioni andranno a essere utilizzate. Noi ci sentiamo di sottolineare l’importanza delle azioni che rafforzano la competitività delle imprese: trasformazioni digitali, ricerca e innovazione, transizione ecologica, internazionalizzazione, attrattività del territorio e, ovviamente, in sottofondo, la competitività delle PMI.

    Ci sentiamo di sottolineare questo fatto perché con i ritardi dovuti a fattori esogeni, la pandemia e altro, che dalla programmazione nazionale si sono tradotti alla programmazione regionale, nell’ultimo periodo di sostegni diretti alle imprese, soprattutto alle PMI, su questi temi ce ne sono stati relativamente pochi.

    Questo è un punto su cui sicuramente ci confronteremo anche con la struttura tecnica, ma è comunque un punto fondamentale. Il sottosegretario Baruffi prima accennava all’approccio che questi programmi regionali hanno, cioè un approccio generale, che indica le azioni, ma non va nel dettaglio specifico di come queste azioni dovranno essere perseguite, ed è un approccio che condividiamo perché ci dà una flessibilità per eventualmente aggiustare il tiro rispetto a un cambio di paradigma nazionale o regionale, e però apre anche forse alla fase più importante dopo tutti questi passaggi che ci hanno portato ad avere una batteria di documenti molto importanti come il DSR, l’S3 e i programmi. Poi c’è la fase più importante, che è quella poi di scrittura, evidentemente, dei bandi e delle azioni che implementeranno i programmi.

    Farei qualche osservazione sul FESR e sull’FSE e poi una chiosa finale. Sul FESR, dal punto di vista generale è positivo il coinvolgimento delle imprese, nel senso che, rispetto ai temi dell’innovazione, della ricerca, del digitale e della competitività, notiamo un coinvolgimento che, secondo noi, è positivo su tutte le azioni.

    La trasformazione digitale, le azioni sulla ricerca collaborativa e la ricerca industriale in senso stretto per noi sono particolarmente importanti. Un punto di attenzione riguarda, invece, il rafforzamento dell’ecosistema. Per noi la rete alta tecnologia è un elemento di pregio. Ovviamente, è un elemento importante anche per l’attrazione di risorse europee e nazionali.

    Il rafforzamento di questa rete, secondo noi, deve andare nella direzione dell’efficientamento e della semplificazione, sia dei soggetti che della sua azione, non in una moltiplicazione di soggetti. Questo per quanto riguarda l’obiettivo di policy 1, quindi, ricerca, innovazione e competitività.

    Sull’obiettivo di policy 2 il punto fondamentale centrale per noi è legato alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Ovviamente, siamo di fronte all’apertura di una transizione verso un’economia a impatto zero, che avrà un impatto – non sono certo io a doverlo dire – sulle regioni, sui territori, sui settori manifatturieri. Per cui, la sfida principale, a nostro avviso, è quella di raggiungere un equilibrio tra il raggiungimento degli obiettivi e il mantenimento della competitività delle imprese.

    In questo caso, parlando di decarbonizzazione delle imprese, queste forse devono essere messe al centro degli incentivi e dei sostegni, e legate ad azioni di politica industriale. Su questo obiettivo di policy sottolineo tre punti che riguardano l’efficientamento energetico e le fonti rinnovabili. Il primo, in termini di semplificazione: è importante incrementare gli sforzi affinché si metta in campo un’azione di semplificazione per garantire idonei investimenti, affinché gli investimenti riescano a dare tutto il loro valore aggiunto. Il secondo punto riguarda la valorizzazione delle filiere; filiere che per nostra esperienza stanno avendo un ruolo di traino e possono averlo sempre di più se sostenute adeguatamente.

    Parlando con le imprese che cercano nuovi fornitori, per esempio, questi fornitori prima di sottoscrivere chiedono il carbon footprint dello stabilimento. Il tema delle filiere, il tema della ricerca e della richiesta tra imprese fornitrici e imprese che fanno parte della filiera, può essere, secondo noi, un punto molto importante.

    L’ultimo punto sull’obiettivo 2 è un punto di metodo in vista della definizione delle azioni, quindi della definizione dei bandi. Per aumentare i margini di miglioramento che possiamo mettere in campo in questo ambito si potrebbe modificare il paradigma di riferimento, mantenere ovviamente i target e gli obiettivi macro, ma indicare obiettivi target per ogni settore di intervento, con i finanziamenti legati al raggiungimento dell’obiettivo, cioè riduzione “x” del consumo energetico, scatta l’incentivo. Ovviamente questo potrebbe avere effetti positivi sul lato degli obiettivi raggiunti, che sono facilmente misurabili e potrebbe anche stimolare investimenti delle imprese. Questo per quanto riguarda il FESR.

    Qualche osservazione sull’FSE. Come per il FESR, anche l’FSE persegue degli obiettivi che sono prioritari per le imprese e quindi dal punto di vista generale ci troviamo in linea con quanto viene delineato nel programma. Questi obiettivi sono la garanzia di un’offerta formativa in linea con le esigenze delle imprese, lo sviluppo delle competenze aziendali, tecniche e gestionali sui temi digitale, sostenibilità e internazionalizzazione e il potenziamento della formazione tecnico-scientifica regionale.

    Da un punto di vista generale, l’FSE è condivisibile e mette in campo delle azioni anche esse condivisibili. Ci sono alcuni punti di attenzione che volevo sottolineare. Il primo riguarda un tema trasversale, il tema dell’orientamento, che è opportunamente ripreso nell’FSE, però, secondo noi, va rivisto e specificato meglio. In questo senso rispetto all’orientamento andrebbe modificato il modello di intervento, promuovendo delle iniziative realmente coordinate tra di loro e che coinvolgano i rappresentanti delle imprese.

    Il secondo punto riguarda, invece, l’obiettivo dei giovani e dell’occupazione degli adulti e si lega all’importanza dell’alternanza scuola-lavoro che non viene sottolineata abbastanza all’interno dell’FSE. Quindi, ci vorrebbe una maggiore importanza a questo tema che già in tempi pre-pandemici era stato messo da parte, e un sostegno maggiore a questa tematica. Poi, sempre in tema di occupazione degli adulti, le dinamiche del passaggio generazionale. Questo punto va specificato meglio, secondo noi, soprattutto in relazione alla gestione delle imprese e alla trasmissione delle competenze tra lavoratori anziani e lavoratori più giovani. Questi sono un po’ i punti che ci premeva sottolineare. Quindi, dal punto di vista generale condividiamo le priorità e le azioni che i due programmi mettono in campo; forte attenzione sulla complementarietà delle programmazioni, sia dal punto di vista del contenuto che da quello delle risorse, come diceva il sottosegretario, e poi un’attenzione al riparto delle risorse dei programmi regionali sulle azioni che hanno più influenza sulla competitività delle imprese e poi l’avvio, mi sento di dire, urgente della fase di confronto e condivisione per la definizione dei bandi e delle azioni specifiche per l’implementazione dei programmi. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Bene. Grazie a lei, dottor Mambriani.

    Chiedo al dottor Rusconi se vuole intervenire. Avete fatto un intervento unico. Perfetto. Grazie.

    La parola a Francesco Zanoni, responsabile dell’Ufficio sviluppo economico e territorio di Confcooperative Emilia-Romagna. No. Interviene la Lega anche a nome dell’Alleanza. Okay. Perfetto.

    Vado in ordine di prenotazione. Adesso toccherebbe al dottor Riccardo Breveglieri, Direttore del Forum del terzo settore dell’Emilia-Romagna.

    Buongiorno. Io non ho dato tempi per gli interventi anche perché non ero in condizione di farlo, visti i nostri ritardi e visti i problemi di avvio. Mi affido al vostro buonsenso, che finora c’è stato. Prego.

     

    BREVEGLIERI, direttore del Forum del Terzo settore dell’Emilia-Romagna. Non farò un intervento a lungo termine, anche perché, sottosegretario, dopo che si approverà il documento sulla semplificazione, promettete che delibere da 500 pagine non arriveranno più.

     

    Presidente RONTINI. Lo speriamo anche noi, consiglieri. Dobbiamo fare una mozione comune, che coinvolge tutte le forze politiche. Prego. Scusi se l’ho interrotta.

     

    BREVEGLIERI, direttore del Forum del Terzo settore dell’Emilia-Romagna.

    Mi ci è voluta l’estate per leggere un romanzo di 700 pagine. In questo periodo era complicato.

    Poche cose. Anche noi come terzo settore, per quello che riguarda il Forum, abbiamo seguito tutto il percorso all’interno del tavolo per il Patto per il lavoro e per il clima. Quindi, abbiamo seguito, fin dai primi mesi del 2020, la definizione del documento di Strategia regionale, l’S3, tutto l’iter che ha seguito un po’ la programmazione generale.

    Abbiamo avuto anche altri momenti di intervento, anche se non sulla parte finale del documento. Fin dall’inizio abbiamo sempre sostenuto e in parte i documenti hanno recepito, per quello che era possibile, il fatto che, rispetto ai programmi di sette anni fa, ci sono una serie di elementi di novità anche sul fronte europeo che valeva la pena che questi programmi recepissero, almeno nelle intenzioni e poi, ovviamente, anche nelle attuazioni successive.

    Vado molto per slogan. Mi riferisco a tutta quella parte che riguarda l’economia sociale. Anche di recente la Commissione europea ha presentato ‒ credo nel mese di novembre o dicembre ‒ il Piano di lavoro per lo sviluppo e la promozione dell’economia sociale. In questi anni c’è stato un grosso lavoro di promozione, sempre sul fronte europeo, di tutta la parte dell’innovazione sociale, anche se ormai il termine si è dilatato talmente tanto che contiene qualunque roba si desideri. Sicuramente c’è un pezzo interessante su questa parte. Parlo proprio di innovazione sociale, non solo di innovazione tecnologica o digitale.

    Ho fatto riferimento a questi due ambiti perché sono ambiti in cui, sul fronte europeo e anche negli altri Paesi, c’è un’attenzione abbastanza significativa sulle questioni che riguardano il Terzo settore in generale. Mi riferisco soprattutto a quello che ha più una presenza di carattere economico, non solo produttivo, in cui la cooperazione è presente direttamente. Lo segnalo anche perché, comunque, in Emilia-Romagna ci sono circa 25.000 organizzazioni del Terzo settore. Alcune di queste hanno fatto negli anni, soprattutto nell’ambito del sociale, interventi, ma anche servizi, sperimentazioni e innovazioni interessanti.

    Il segnale che riportiamo, anche qui, è che questo è un mondo che vale la pena continuare ad esplorare e anche a promuovere rispetto all’utilizzo di questi fondi. Segnalo che, almeno per quanto ci riguarda, non abbiamo trovato tutti gli elementi dal punto di vista politico. C’è un tema che riguarda l’equità anche su questi fondi. Noi corriamo il rischio, concretamente, che la messa a disposizione di cifre consistenti su più fronti ‒ parlo di queste, ma anche quelle del PNRR ‒ produca nei prossimi anni grande disponibilità, ma un potenziale aumento delle disuguaglianze e non un riequilibrio. Lo segnalo perché gli esempi li abbiamo davanti. Basta leggere i giornali. Il famoso esempio del 110%, di cui una parte di risorse arriva direttamente dal PNRR, sta producendo un dato per cui queste risorse della fiscalità generale finiranno principalmente rispetto ai grossi patrimoni immobiliari piuttosto che rispetto a una rete di esigenza e di equità rispetto ai risparmi energetici delle famiglie.

    Un’attenzione, quindi, al tema dell’equità nell’utilizzo di queste risorse, il che non vuol dire redistribuzione. Stiamo parlando di risorse che servono a fare promozione, ma una promozione che aiuti le realtà più in difficoltà a mantenere il livello di competitività nelle imprese, ma anche i livelli di servizi di assistenza che sono necessari. Lo segnaliamo perché questo è uno dei fronti sui quali, secondo noi, occorre avere molta attenzione. Lo dico anche perché, come è chiaro a tutti, se ragioniamo in termini di sociale, nel PNRR di sociale c’è piuttosto poco. Se tiro via sanità e un po’ di asili, di sociale non c’è quasi niente. Quindi, “equità” vuole anche dire pensare in prospettiva che questa parte di riequilibrio va raggiunta anche con le risorse dirette della Regione, in questo caso degli Enti locali, altrimenti lo squilibrio rischia di diventare abbastanza evidente, con la possibilità di avere distanze più ampie di quelle che abbiamo adesso rispetto alle varie fasce di reddito della nostra regione.

    C’è un altro elemento che credo possa essere importante tenere in considerazione. Voi sapete che da due-tre anni è in corso una riforma consistente del sistema del Terzo settore, che cambierà radicalmente questo sistema, così come l’abbiamo conosciuto in questi anni. Una parte di questa riforma contiene una procedura che riguarda la co-progettazione e la co-programmazione, il che vuol dire aprire una modalità nuova strutturata di relazione tra società civile organizzata e Autonomie locali in particolare. Questo è un paradigma nuovo, che credo possa essere utilizzato anche nelle procedure che possono riguardare l’utilizzo di queste risorse, non tanto nei bandi, ovviamente, ma in altri percorsi, perché può avere un incremento di produttività nel risultato di queste risorse molto più consistente che per i canali tradizionali. Ovviamente, mi riferisco a quella parte di risorse che, in parte, sono citate sia nel FESR, dove rispetto a sette anni fa finalmente è presente anche il Terzo settore, come la rete di organizzazioni che svolgono attività economiche che possono accedere a questi fondi, almeno per le attività che possono essere utilizzate, e alla parte del Fondo sociale europeo, dell’FSE, per quello che riguarda gli interventi che possono incrementare e sviluppare tutte le attività relative al sociale.

    La richiesta alla Commissione, quindi anche all’Assemblea legislativa, è che dia indicazioni molto chiare rispetto all’applicazione di queste linee di indirizzo (come diceva prima Confindustria, in parte sono generali; non generiche, ma generali) e che ci sia una conferma rispetto a queste priorità nell’applicazione e nell’utilizzo di queste risorse nei bandi che verranno fatti nei prossimi anni. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie a lei, dottor Breveglieri.

    Adesso passo la parola a Maurizio Brioni, che interviene in rappresentanza dell’Alleanza delle Cooperative Emilia-Romagna.

    Si prepari l’assessora ai fondi europei PNRR del Comune di Bologna, Anna Lisa Boni, che, per un impegno istituzionale, ci ha chiesto di poter anticipare la richiesta d’intervento. Mi scuso con la CGIL, ma le diamo questa possibilità. Prego.

     

    BRIONI, Alleanza delle Cooperative Emilia-Romagna.

    Grazie mille per la possibilità di esplicitare in questa sede alcune osservazioni, che avevamo in parte già fatto pervenire nelle fasi precedenti, una documentazione che comunque faremo avere anche nei prossimi giorni, nelle prossime ore alla Presidenza della Commissione, in modo tale da rendere edotti e informati anche i consiglieri direttamente, anche con alcune riflessioni sui materiali che abbiamo prodotto ulteriormente in funzione di quello.

    Anche noi siamo assolutamente convinti della correttezza della costruzione della griglia del sistema di obiettivi complessivo che ci viene consegnato. Dentro questa griglia credo che la pratica del Piano, nella costruzione dei bandi e nella ormai consolidata capacità di interlocuzione, ci possa consentire di avere quella flessibilità necessaria, in una fase come questa, di forti cambiamenti, per gestire le grandi risorse che sono state messe a disposizione.

    L’impianto complessivo è convincente. Le modalità sono sufficientemente oliate da consentire questo lavoro di avvicinamento alla realizzazione degli obiettivi. Alcuni punti, però, di carattere in parte generale e in parte più specifico possono essere sollevati. Il primo riguarda il fatto che tutta la strumentazione che ci è consegnata è stata storicamente costruita sul terreno fondamentalmente manifatturiero, in funzione di una visione fortemente legata alle caratteristiche manifatturiere del sistema produttivo. Non c’è dubbio che abbiamo bisogno di capire meglio come mettiamo a disposizione questi strumenti e queste risorse anche di tutto il grande settore dei servizi, che in questa fase ha necessità di generare innovazione su un terreno non esclusivamente di carattere tecnologico, quello sul quale fondamentalmente si è concentrato l’utilizzo delle risorse nel settennato precedente, quindi anche con un impatto forte del contributo che è venuto dal mondo della ricerca universitaria, fondamentalmente di carattere tecnologico.

    Abbiamo bisogno di ragionare e di capire come mettiamo a disposizione risorse per intervenire su quelle dimensioni organizzative dell’innovazione, per garantire quella strumentazione di sviluppo organizzativo che rappresenta, in molti casi, se non una precondizione, una condizione fondamentale anche per l’implementazione delle dinamiche di innovazione tecnologica. Questa attenzione credo debba essere ulteriormente sviluppata, anche perché il sistema dei servizi diventa, ovviamente, sempre più importante. In un’economia sviluppata, il peso della manifattura, in un modo o nell’altro, diminuisce. Rimane centrale e fondamentale l’apporto dal punto di vista dei numeri, dello sviluppo, del PIL, delle esportazioni, ma la presenza nel sistema economico complessivo tende a diminuire anche in termini occupazionali.

    Il sistema dei servizi ha la necessità di essere fortemente ammodernato e messo al passo con le esigenze e gli obiettivi di carattere generale che sono forniti a tutto il sistema produttivo e anche sociale.

    Farò un esempio per quanto riguarda la logistica, in particolare la logistica delle merci.

    Il secondo aspetto che voglio sottolineare, ma questo è un dato di fatto nella discussione, ormai consolidato, riguarda il modo con cui si può procedere all’integrazione, sempre più consistente, tra i due fondi, tra la logica più “formativa”, educativa, e quella più innovativa. Cioè, come si costruiscono bandi ‒ già nel settennato precedente alcune esperienze sono state fatte ‒ che, in un modo o nell’altro, comincino a individuare forme di integrazione operativa tra i due fondi. Gli obiettivi fondamentali, anche di questo lavoro di integrazione, debbono tener conto dei temi della rioccupabilità e di come spostiamo verso l’alto il sistema delle professioni e delle competenze. Come, cioè, riusciamo, in un modo o nell’altro, a far interagire in modo forte le esigenze di innovazione, quindi anche la focalizzazione delle esigenze e degli obiettivi di innovazione delle imprese e del sistema delle imprese, quindi adeguando la strumentazione di carattere formativo a questi obiettivi, quindi a rafforzare il sistema delle professioni e delle competenze operando nello stesso tempo sulla dimensione di rioccupabilità e di rimodulazione del sistema delle competenze presenti in strutture produttive, che tendono all’innovazione tecnologica e, in particolare, alla transizione digitale.

    Un tema delicato ‒ chi mi ha preceduto lo ha in parte sollevato ‒ secondo noi riguarda il modo in cui si declina o si rende operativa, più concreta, tutta la tematica della cosiddetta “innovazione sociale”. Non è una questione che riguarda solo il Terzo settore. Ci sono alcune iniziative di carattere produttivo che hanno un forte impatto anche di carattere sociale, come tutta la tematica, per esempio, della rigenerazione urbana, che può essere una cartina di tornasole molto interessante sulle sperimentazioni rispetto al significato “innovazione sociale”, a che cos’è l’innovazione sociale concretamente. L’intervento di rigenerazione urbana o anche di forte interazione con questa strumentazione, come sottolineava anche il sottosegretario Baruffi, con, per esempio, tutto il programma nazionale delle aree interne, apre uno spazio di riflessione su come mettere a terra in modo operativo, in modo concreto tutta questa tematica dell’innovazione sociale, il che significa integrare gli interventi di carattere strutturale con quelli di carattere sociale, con quelli di carattere educativo, con il sistema dei servizi in determinate aree deboli, fragili del nostro territorio. Questa integrazione, se viene vista dal punto di vista di innovazione sociale, rappresenta una leva molto importante per la difesa complessiva di quei territori e per l’avanzamento anche delle dinamiche di sviluppo sia delle competenze sia delle condizioni materiali di vita di quelle popolazioni, delle popolazioni che insistono in quei determinati territori.

    Ci sono alcuni aspetti particolari ai quali siamo particolarmente legati e a cui teniamo in modo particolare. Riteniamo che alcune azioni di inserimento lavorativo, per esempio, dei soggetti svantaggiati, fragili, la promozione e la costruzione di percorsi di inclusione lavorativa per alcune categorie di cittadini, che non sono rigidamente identificabili oggi, abbiano bisogno di una flessibilità che forse il Fondo sociale non sempre riesce a garantire. Anche qui, quindi, abbiamo bisogno di capire come il FESR possa essere utilizzato su questo versante, tenendo conto che qui sta, a nostro avviso, una delle sfide più importanti del prossimo settennato, ma in realtà dei prossimi anni anche di gestione politica, del mandato legislativo di questa Regione, cioè mettere mano alla legge n. 14/2015, la legge sulle fragilità, e comunque lo strumento che serve per mettere sui territori una parte consistente dei fondi, diverse decine di milioni, messi a disposizione del territorio.

    È in atto una revisione che crediamo debba essere approfondita. Così come dobbiamo capire come utilizzare i fondi FSE e FESR rispetto anche a questa tematica dell’inserimento lavorativo, che abbiamo sperimentato. L’articolo 22 della legge n. 17/2005 ha consentito alle imprese di utilizzare dei fondi per inserire nella nostra regione... È un’esperienza positiva. Abbiamo bisogno di capire come fare a svilupparla.

    Da questo punto di vista, oltre a questi temi di carattere generale, ci sembra che l’esigenza di integrazione dei due fondi rilanci con forza un tema generale, che ha a che vedere con gli strumenti della governance nella gestione di questa integrazione. Gli apparati amministrativi, gli assessorati si sono strutturati storicamente per gestire in modo “separato” queste risorse, le risorse del FESR e le risorse dell’FSE. Ci sono stati tentativi. Ci sono modelli di integrazione e alcune esperienze molto positive. Non c’è alcun dubbio che, se questo è uno degli obiettivi di fondo, anche la struttura stessa, il modo con cui viene affrontata la costruzione dei bandi in chiave interassessorile, la costruzione e anche lo stesso monitoraggio delle azioni deve avvenire costruendo anche, probabilmente, strumentazioni in parte nuove, che possano consentire questa integrazione nel modo più efficace e più efficiente possibile.

    Sto pensando anche agli stessi comitati, che devono rendere più efficace il rapporto con le imprese. È probabile che, se ci poniamo il problema dell’integrazione di questa strumentazione, una riflessione sulla governance, sul sistema anche operativo che deve presiedere a questa integrazione debba essere uno dei temi importanti.

    La seconda questione ‒ anche questa ribadita correttamente ‒ riguarda il rapporto tra queste risorse e quelle messe in campo dal PNRR. Il sottosegretario Baruffi ha già dato brevemente, ma in modo efficace il senso di come questa integrazione avvenga. Non c’è alcun dubbio che abbiamo bisogno di capire anche come interloquisce il sistema istituzionale legato al Patto per il lavoro che coinvolge il sistema produttivo con il sistema delle Autonomie locali, con il sistema istituzionale. Sono due mondi che solo in parte hanno interloquito direttamente. Credo che, tenendo conto del ruolo fondamentale che il sistema delle Autonomie locali giocherà anche in modo autonomo rispetto alla Regione, un coordinamento intelligente mirato su quelle che sono le opportunità che si aprono, sto pensando, per esempio, ai bandi sulla scuola che il Ministero ha appena fatto, e che sono direttamente nelle disponibilità della Città metropolitana e del sistema delle Autonomie locali, che non vedono nella Regione una competenza diretta, però possono avere nella Regione uno strumento di coordinamento di carattere politico, e non solo politico. I bandi sono molto complessi e possono essere presi dalla parte esclusivamente infrastrutturale, la sistemazione degli edifici, ma possono essere presi anche dalla parte dello sviluppo delle potenzialità educative che una ristrutturazione fatta per rafforzare le dimensioni digitali, per garantire gli spazi extrascolastici, la possibilità di un utilizzo extrascolastico nelle scuole mette a disposizione della comunità più complessiva. Sono robe molto complicate, per certi versi, ma non così complicate in una Regione come questa. Si tratta di capire qual è, appunto, una governance adeguata che consenta un’interlocuzione su progetti mirati su queste dimensioni.

    Ebbene, dopo aver sottolineato con forza il carattere, una cartina di tornasole sui temi dell’innovazione sociale, che è rappresentata dallo spazio che la rigenerazione urbana e lo sviluppo del rapporto con i programmi delle aree interne e, quindi, delle fragilità territoriali può aprire per i temi dell’innovazione sociale, vorrei chiudere sottolineando anch’io questo tema molto importante del modo con cui affrontiamo transizioni, in questo caso in un settore, a nostro avviso, molto importante, comunque importante per la cooperazione, che è quello della logistica e, in particolare, della logistica delle merci. Questo è un tema che non viene affrontato in modo sistematico né nel PNRR né nella strumentazione regionale, dove l’accento viene posto sui temi della mobilità delle persone, del trasporto delle persone. Il settore della logistica, invece, rappresenta, se guardiamo anche alla fiammata inflattiva di queste settimane, uno dei temi importanti e cruciali.

    Noi crediamo che, anche per quanto riguarda tutta l’aspetto della carbon footprint, per quanto riguarda la crucialità in una regione come questa del ruolo che può avere la logistica, anche questo sia uno dei settori sui quali abbiamo bisogno di esercitare quel metodo, quel sistema di obiettivi, quella griglia di cui abbiamo parlato, che è messa a disposizione, ma che vede molti strumenti posti in posti diversi. C’è bisogno di una logica di integrazione, c’è bisogno di pensare a come progetti di guida sicura, piuttosto che di innovazione nell’uso dei carburanti, piuttosto che nella sostituzione dei mezzi, come questi interventi molto articolati, diversi tra di loro, apparentemente molto lontani possano essere visti come integrati all’interno di una logica di costruzione di un progetto in questo caso di logistica sostenibile sia socialmente sia ambientalmente.

    Queste erano le questioni che volevamo risottolineare, dato che in parte le abbiamo fatte presenti anche in una fase precedente, e che vorremmo riproporre di nuovo. Nei prossimi giorni vi faremo avere questi materiali. Vi ringrazio molto dell’opportunità.

     

    Presidente RONTINI. Grazie, dottor Maurizio Brioni.

    La parola adesso all’assessora Anna Lisa Boni del Comune di Bologna, che interviene da remoto. Quindi, chiedo ai tecnici di poterle passare la parola. Eccola qua, la vediamo. Prego.

     

    BONI, Assessora del Comune di Bologna.

    Buongiorno a tutti e a tutte. Veramente grazie per avermi dato la parola. Sarò brevissima perché alle ore 16 ho un altro impegno. È la prima volta che intervengo in questa Commissione e sono molto contenta. Purtroppo mi sono persa tutto l’inizio per motivi tecnici e tecnologici, quindi non ho potuto ascoltare i precedenti interventi. Ho sentito solo l’ultimo intervento, che ho trovato molto interessante.

    Voglio essere molto veloce, perché comunque non ha senso adesso entrare nel dettaglio, non c’è tempo eccetera. Comunque, come Comune, ma anche come Città metropolitana in questo periodo, anche perché, come sapete, io ho la delega sia al PNRR che ai fondi europei e, in particolare, ai fondi strutturali, stiamo lavorando insieme a una mappatura di progetti, sia del Comune che della Città metropolitana, e stiamo anche raccogliendo quelli delle Unioni, una mappatura di progetti che possano riflettere le priorità del nuovo mandato e che, quindi, in qualche modo possano spingere tutta l’azione e possano aiutare la nostra azione verso nuove priorità o priorità rafforzate, a partire da una transizione ecologica che sia socialmente giusta. Vogliamo candidare la nostra città a essere climate neutral entro il 2030, cosa molto ambiziosa, però ci crediamo, oppure lavorare su sviluppo economico, benessere e qualità della vita nella città metropolitana, spingere molto su un forte ecosistema della conoscenza, con questa idea della città della conoscenza e della via della conoscenza, una grande alleanza tra i nostri Enti, l’università e tutto l’ecosistema, progetti che possano sostenere anche l’impronta verde, questo nostro progetto bandiera, nonché la trasformazione e la riqualificazione di parchi urbani, tutto questo senza lasciare indietro nessuno.

    Questo per dirvi che stiamo costruendo questa mappatura, che vuole essere utilizzata come matrice, come pipeline di progetti, come matrice di indirizzo per tutti i fondi, in questo caso i fondi del Fondo europeo per lo sviluppo regionale, ma anche dell’FSE e del PNRR, che è una giungla di bandi, che stiamo adesso decriptando e su cui stiamo per lanciare una cabina di regia con tutto l’ecosistema urbano e metropolitano.

    Chiaramente io sono molto interessata a lavorare con tutti voi, con la Regione, ma anche con tutti quelli che fanno parte dell’ecosistema urbano e metropolitano proprio per andare nella direzione che in Europa chiamano del Green Deal, quindi a mio parere sono proprio le Regioni e gli Enti locali che possono portarlo sul territorio, che possono portarlo a livello locale. Insomma, sono quelli i livelli di governance che sono i più adatti, perché possono lavorare con tutti gli attori locali, istituzionali e non, proprio per rispondere alle sfide che ci troviamo davanti, quindi le sfide sul clima di cui abbiamo parlato, le sfide soprattutto legate alla lotta alle grandi diseguaglianze e, quindi, alle grandi ineguaglianze, quindi lavorare in questa direzione del non lasciare indietro nessuno, le sfide della digitalizzazione e di una digitalizzazione giusta e corretta, le sfide delle innovazioni.

    Faccio, quindi, semplicemente e molto velocemente un appello a lavorare con la Regione, a lavorare con gli altri, quindi come Commissione regionale in questo senso, ma anche con gli altri partner. Noi stiamo in particolare lavorando, per quanto riguarda i fondi strutturali, sulla preparazione del PON Metro direttamente con l’Agenzia della coesione, chiaramente a Roma. Però, secondo me, è veramente un momento in cui dobbiamo fare grandissimo coordinamento su quello che viene fatto, per esempio, nel POR regionale, nel FESR-FSE, e quello che viene fatto da noi come Comune e come Città metropolitana, con tutto il PNRR e i fondi che arriveranno da lì, per cercare veramente di avere una visione comune e condivisa per poter usare tutti questi fondi al meglio e rispondere a queste sfide così grandi e così pressanti.

    Con questo mio brevissimo intervento, quindi, volevo semplicemente dirvi che sono qui e che sono molto felice di lavorare tutti insieme su questi temi. Entreremo più nel dettaglio dei documenti direttamente con gli uffici della Regione e gli assessori di riferimento. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie alla dottoressa Boni. Accogliamo con favore la disponibilità a lavorare insieme. Il coordinamento e la complementarietà nell’utilizzo delle risorse che questi interventi che ci sono stati fino ad ora hanno sottolineato sono, appunto, una delle linee strategiche che ci siamo dati, anche rafforzando il DSR nel percorso precedente, proprio perché riteniamo che le tante risorse che arriveranno necessitino di questo.

    Riprendiamo da dove avevamo lasciato, quindi da Giuliano Guietti della CGIL Emilia-Romagna, che saluto. È in sala anche il suo collega Chilla Angelo, sempre della CGIL.

     

    GUIETTI, CGIL Emilia-Romagna.

    Buon pomeriggio, anche a coloro che ci ascoltano on-line.

    Apprezzo l’impegno ad accelerare i tempi, espresso prima anche dal sottosegretario, arrivare all’approvazione ai primi di febbraio sarebbe una bella cosa, se abbiamo la consapevolezza che anche questo passaggio fa parte di un percorso, che non si conclude con questo atto formale, pure così indispensabile, un percorso che deve svilupparsi attraverso molte difficoltà, perché siamo in una condizione un po’ di equilibrismo. Questi due piani operativi di cui oggi parliamo sono stati deliberati dalla Giunta prima che ci fosse l’accordo di partenariato definitivo, che teoricamente dovrebbe essere preliminare all’approvazione dei piani operativi regionali. Così vediamo anche in questi giorni che siamo in un quadro in cui ci sono interventi di vario tipo e natura che si assommano e rendono la condizione sottoposta a molte variabili. Quindi, dobbiamo sapere in sostanza che anche l’approvazione di un testo dobbiamo intenderlo come soggetto continuamente ad interventi anche di monitoraggio e di verifica ed eventualmente anche di modifica.

    Noi abbiamo iniziato questo percorso dalla condivisione delle strategie, come CGIL, CISL e UIL abbiamo condiviso i documenti strategici, quindi il PSR, le tre “S”, come prima il sottosegretario ricordava, e sulla base delle prime indicazioni che ci erano pervenute già in ottobre abbiamo inviato un documento, che resta agli atti e che sostanzialmente crediamo sia ancora valido nelle sue indicazioni, anche dopo l’approvazione da parte della Giunta dei due piani operativi, e quindi a quel documento rimando perché fondamentalmente le cose sono lì. Io colgo l’occasione per soffermarmi su due o tre punti che sono già contenuti in quel documento, ma che credo valga la pena richiamare brevemente.

    Un tema su cui abbiamo insistito molto è quello della partecipazione, perché uno dei limiti, anche in passato, dei fondi strutturali dei piani operativi regionali è stato quello di essere visti dalla cittadinanza, dall’opinione pubblica come qualcosa di un po’ troppo lontano dalla vita quotidiana e comune delle persone, invece non è così. Ma per riuscire a far sì che sia veramente colto e valorizzato quello che i piani operativi contengono e propongono non basta fare informazione, informazione che è sicuramente utile e necessaria, ma ci vuole il coinvolgimento, e quando parliamo di coinvolgimento non pensiamo solo alle Amministrazioni locali, che certo devono essere coinvolte, non pensiamo solo alle università, non pensiamo solo alle parti sociali, ma crediamo che ci sia la necessità di avere momenti e occasioni di coinvolgimento anche di settori di cittadinanza. Nel documento noi parliamo di comunità e comunità è un po’ tutte queste cose messe insieme.

    Il secondo aspetto su cui brevemente voglio soffermarmi, anche questo centrale nel documento che abbiamo consegnato, è quello, che già altri hanno toccato, della integrazione. In verità, l’integrazione tra i due fondi FESR e FSE è un tema che era già stato molto al centro anche delle discussioni dello scorso sessennio. È già stato fatto, rispetto a quei piani operativi passati, uno sforzo importante di integrazione tra gli interventi dei due piani. Io credo che occorra andare oltre. Forse non basta più parlare di integrazione, perché non abbiamo più solo due piani operativi, due o tre, se ci mettiamo anche il FEASR, quello degli interventi in agricoltura, da mettere insieme. Ci sono questi, ma ci sono una serie di altri interventi, che sono stati citati. C’è il famoso PNRR, ma ci sono poi anche tutti gli altri fondi che orbitano attorno al PNRR, il fondo complementare, l’FSC e altri che è inutile qui citare. Abbiamo la necessità di avere una visione d’assieme. Quindi, il percorso da fare per il futuro è un percorso che va contemporaneamente verso il basso e verso l’alto, nel senso che deve, certo, andare sempre più a fondo a vedere gli aspetti operativi. Entriamo sempre di più nel merito e vediamo come sono fatti i bandi, per esempio. Ma contemporaneamente deve tener sempre di più conto anche della visione d’assieme. D’altronde, se non si coglie l’insieme, si rischia poi che ci siano degli equivoci, delle incomprensioni. Per esempio – in parte alcune cose venivano già citate – sul tema dell’ambiente, se noi stiamo solo alle risorse che propone il FESR, dobbiamo dire che, alla luce della rilevanza dei problemi ambientali, sono risorse insufficienti, esigue.

    Pensiamo solo al tema delle fonti rinnovabili o del risparmio energetico, che veniva prima richiamato dalla rappresentante di Confindustria. Giustamente, sono temi così enormi, in una situazione come quella che stiamo vivendo, oltretutto accentuata, in questi ultimi mesi, penso al tema della delle fonti, che è impensabile affrontare con una quota così piccola di finanziamenti. È evidente che l’idea è che ci siano altri fondi che entrano in gioco, e che quindi completano il quadro. Quando parlo di visione d’assieme, parlo di questo. Perché non c’è nulla sull’obiettivo 3 del FESR, che è quello che riguarda la mobilità? Perché evidentemente si pensa che lì devono intervenire altre risorse. Allora, però, appunto, bisogna che ci sia un luogo, un momento in cui questo quadro, che si compone di vari tasselli, possa essere rimesso insieme e compreso. Questo vale anche per un tema che a noi ovviamente sta molto a cuore, quello occupazionale. Qui l’integrazione tra FSE e FESR è fondamentale. Ma anche qui, non è sufficiente che ci sia solo questa integrazione. Penso a un tema come quello dell’adattamento dei lavoratori delle imprese ai cambiamenti: dentro lo schema di FESR che ci è stato consegnato c’è una quota esigua di risorse.

    Anche qui, se pensiamo all’enormità del problema che abbiamo di fronte, è una quota che rischia di essere del tutto insufficiente. Probabilmente, anche qui si immagina che non siano solo in questo caso le risorse dell’FSE a dover entrare in gioco, ma che ci siano una serie di interventi coordinati tra di loro. Ovviamente, e qui concludo, parlare di occupazione significa per noi parlare anche di qualità dell’occupazione. Purtroppo, i dati che abbiamo ci dicono che nel corso di quest’anno abbiamo una ripresa occupazionale che è straordinariamente squilibrata a favore di forme di occupazione precaria. I dati della Regione Emilia-Romagna ci dicono che nei primi nove mesi di quest’anno appena l’11 per cento delle assunzioni sono state con contratti a tempo indeterminato; e se invece delle assunzioni, guardiamo i saldi occupazionali, le cose vanno addirittura peggio perché il saldo dei tempi indeterminati è di poche decine di unità, mentre il saldo di tutto il resto delle tipologie contrattuali è attorno ai 25.000 occupati in più. Abbiamo praticamente circa 300 circa occupati in più a tempo indeterminato e 26-27.000 con le varie forme contrattuali precarie. Sto parlando di Emilia- Romagna, quindi di una Regione virtuosa da molti punti di vista, con un tessuto occupazionale e produttivo solido. Però, questo è il quadro.

    Se allora non riusciamo a costruire delle modalità operative che, al di là degli obiettivi condivisibili, siano in grado di ottenere dei risultati in questo senso quindi di ottenere dell’occupazione il più possibile qualificata, il più possibile stabile, io credo che perderemmo una importantissima occasione. Nel FESR ci sono molte risorse per la piccola e media impresa, e va bene, noi non abbiamo nulla in contrario. Speriamo che magari la piccola e media impresa cresca anche un po’ di dimensione. Ci sono molte risorse per i centri di ricerca, pubblici e privati, e va bene. Ma vorremmo che da questa mole di risorse poi avessimo un riscontro occupazionale, solido, magari anche stabile nel tempo.

    Prima, il rappresentante di Confindustria parlava, se non ricordo male, a proposito del risparmio energetico, di trovare delle forme, se ho capito bene, che mettano strettamente in relazione la concessione di un finanziamento con il raggiungimento di un risultato. Io penso che sia un’ottima idea, e che un concetto di questo genere andrebbe applicato anche ai risultati di carattere occupazionale.

    Il lavoro da fare quindi mi sembra ancora tanto. Il passaggio dell’approvazione in aula dei due piani operativi è un passaggio importante. Ma credo che anche dopo questo passaggio avremo bisogno di rincontrarci, perché gran parte del lavoro, come è accaduto anche l’altra volta, ma questa volta ancora di più, sarà da fare dopo l’approvazione formale dei piani operativi. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie. Siamo assolutamente d’accordo, oltre che disponibili. Una volta approvati i POR, ci saranno le migliaia di bandi che danno attuazione a questi due POR, quindi la concertazione che questa Regione, che la Giunta ha sempre messo in campo con tutte le forze economiche e sociali non verrà meno in questa fase che richiede un surplus di confronto.

    Ne approfitto per chiedervi di fare avere anche a noi dell’Assemblea legislativa il documento che avete citato.

    Ci teniamo a leggerlo, ci teniamo che tutti i commissari possano averlo. perché non l’avete inviato, non è arrivato alla segreteria della Commissione, magari l’avete invitato alle strutture di Giunta, ma non all’Assemblea legislativa.

     

    (interruzione)

     

    Okay. Allora può essere che i nostri collaboratori erano impegnati nell’organizzare oggi, perché fino a ieri non era arrivato. Ci teniamo a leggerlo, ci teniamo che tutti i commissari possano averlo. Ne approfitto anche per dire che il consigliere Tagliaferri si era collegato ai nostri lavori, lo ha segnalato in chat, quindi è presente anche lui. Approfitto anche per dire che la CISL, per motivi organizzativi aveva detto di non poter partecipare, ma dicendo che sarebbe stata comunque presente la CGIL. Stessa cosa per Confesercenti.

    Riprendendo il nostro ordine dei lavori, ha chiesto di intervenire Monica Barca, dell’Università degli Studi di Ferrara. Infine, approfitto per dire che sono ancora una decina i soggetti che hanno chiesto di poter intervenire.

    Ecco Monia Barca. Buongiorno, dottoressa. Le passiamo la parola. Mi pare che la sentiamo; la ascoltiamo volentieri.

     

    BARCA, Università degli studi di Ferrara.

    Spettabile Commissione, a nome della rettrice dell’Università degli Studi di Ferrara, Laura Ramacciotti, che non ha potuto partecipare oggi per concomitanti impegni istituzionali, vi ringraziamo dell’opportunità dataci.

    Per quanto riguarda i due programmi, siamo a riconfermare la piena condivisione circa i contenuti previsti nei due documenti, con il relativo policy mix di interventi contenuti, che abbiamo analizzato, tanto sul FESR quanto sul FSE Plus. Riteniamo come non mai che in questo ciclo programmatorio rispetto al passato sia stata posta la dovuta attenzione, appunto alle aspettative espresse dai territori, grazie al confronto partenariale al quale anche noi avremmo potuto partecipare nei mesi scorsi, sia nella sede del patto, ma anche in CRUI e anche nella Conferenza permanente sulla formazione.

    Condividiamo i contenuti di questi due documenti, che prevedono interventi su diversi ambiti produttivi e per diversificate tipologie di fabbisogni espressi dal partenariato, prevedendo sia interventi che già in passato erano stati previsti, quindi finanziati e riconfermati, ma anche nuove tipologie di interventi per soddisfare nuovi fabbisogni.

    Per quanto ci riguarda, quindi, la vision, la strategia, il perché, ma anche i contenuti sostanziali e di merito, ovvero il “cosa” e il “chi” viene indicato come componente chiave nel prossimo ciclo programmatorio, sono ampiamente condivisibili e apprezzabili. Sono anche condivisibili, per parte nostra, le scelte di allocazione finanziaria che sono state indicate e proposte. Quello che noi vorremmo fare oggi è richiamare comunque l’attenzione sulle questioni temporali (il quando) e modali, il come si intenda dare attuazione a programmi regionali.

    L’elemento temporale a nostro avviso è destinato a diventare strategico e dirimente. Considerate le condizioni di contesto, riteniamo che non si possa più prescindere, in questo ciclo programmatorio, dall’impegno da parte delle autorità di gestione dei due programmi alla preventiva pianificazione temporale degli interventi, quindi dell’emanazione dei bandi, da rendersi anticipatamente conoscibili in appositi cronoprogrammi, con cadenza almeno trimestrale, semestrale, annuale, in modo da rendere tutti i potenziali beneficiari in condizioni di poter oculatamente e anche preventivamente, sia maturare la consapevolezza, la preparazione anche alle proprie scelte di investimento, e per consentire quindi anche la preparazione di progettualità sostanzialmente in grado di contribuire ai cambiamenti attesi e alla creazione di valore per la collettività, e non progettualità improvvisate all’ultimo momento, dopo la pubblicazione dei bandi, magari ammissibili formalmente, ma poi non sostanzialmente coerenti.

    Considerata anche la concomitante stagione dei finanziamenti statali, ordinari e straordinari, quindi in primis il PNRR, temiamo che si possa verificare un effetto di spiazzamento nei confronti dei potenziali beneficiari del programma regionale FESR e FSE Plus, proprio in considerazione della coincidenza anche temporale di queste opportunità, soprattutto a danno dei soggetti territoriali e delle categorie più fragili e meno preparate a cogliere queste opportunità. Considerando anche che la finalità prima e anche ultima della politica di coesione è proprio il riequilibrio socioeconomico territoriale e delle diverse aree anche infraregionali, riteniamo che debba essere fatta quindi un’attenta riflessione su come implementare questi strumenti programmatori, traendo dalle esperienze del passato, naturalmente validi insegnamenti, ma anche un monito al continuo miglioramento nella gestione di questi programmi operativi, attenzionando soprattutto alcuni aspetti che, a nostro avviso sono molto importanti, che sono già stati citati. Anche noi condividiamo questa visione, in particolar modo riteniamo sia importante attenzionare il tema della semplificazione effettiva della partecipazione ai bandi, dalla candidatura alla gestione fino alla rendicontazione a beneficio dei destinatari finali, il tema dell’accountability nei confronti del cittadino, sui risultati prodotti e anche l’orientamento ai controlli istruttori dei vari livelli verso gli aspetti di merito, di qualità, di impatto generato dai progetti finanziati e approvati.

    Pur mantenendo quindi naturalmente tutti i profili di legalità, crediamo che vi siano dei margini di manovra per assicurare al contempo la legittimità, l’efficacia, l’efficienza e l’economicità di tutti i progetti che verranno finanziati, alleggerendo al contempo anche il carico burocratico per i beneficiari, siano essi di natura pubblica o privata, usando come strumenti semplificatori non solo quelli di tipo normativo (digitalizzazione e processi micro e macro-organizzativi interni, appunto, alla Regione), ma anche proprio procedendo a una reingegnerizzazione dei processi e degli endoprocedimenti, coinvolgendo però anche gli end user, cioè sostanzialmente anche i rappresentanti di questi end user, che sono tutti componenti del tavolo partenariale, utilizzando anche strumenti di feedback e strumenti partecipativi che allontanino il rischio di una autoreferenzialità nell’implementazione di questi interventi che noi abbiamo già visto come previsti all’interno del Patto per la semplificazione annesso al Patto per il lavoro per il clima, i cui contenuti noi condividiamo pienamente. Riteniamo quindi che serva mantenere nei prossimi anni un coinvolgimento proattivo dei componenti del tavolo partenariale e che, come previsto poi dai regolamenti europei, che il tavolo del partenariato debba diventare un soggetto proattivo in tutto il ciclo della programmazione, e che debba anche essere posta un’attenzione specifica, in particolar modo ai territori più fragili, non solo quelli già formalmente battezzati come tali (come le aree montane, le aree interne), ma anche altri territori di cintura, che comunque mantengono indicatori di marginalità, e che necessitano, a nostro avviso, di un sostegno, di un supporto, di un’assistenza per il rafforzamento della loro capacity building, quindi il rafforzamento della capacità amministrativa degli attori territoriali che diversamente faranno fatica a sostenere tutte le sfide che contemporaneamente si affacceranno con l’approvazione di tutti questi documenti e di questi programmi operativi, parallelamente agli interventi ordinari e straordinari di livello statale.

    Questo è il nostro contributo. Sul fronte dell’asse che a noi chiaramente per competenza maggiormente interessa, quindi, per quanto riguarda il POR-FESR, l’OP1 e la formazione sul FSE, naturalmente noi condividiamo tutti gli interventi che già sono contenuti, sui quali abbiamo già discusso anche all’interno della rete della tecnologia tra i soggetti gestori dei tecnopoli all’interno dei cluster, quindi, sostanzialmente auspichiamo che tutti queste soggetti che sono stati creati, che sono soggetti anche accreditati, che quindi soddisfano tutta una serie di requisiti per poter fare parte della rete, trovino sempre attenzione e considerazione, e abbiano quindi opportunità di finanziamenti che non siano di livello solo sporadico, ma continuative nel tempo, in quanto il matching tra domanda e offerta di innovazione è un’attività che non sempre trova facile remunerazione, per cui è un’attività che noi come tecnopoli e anche come atenei convintamente svolgiamo, ma che necessitano naturalmente del supporto di questi programmi.

    Ribadiamo quindi la necessità che tutti questi gruppi, questa rete che si è creata, queste diverse reti che si sono create all’interno della rete alta tecnologia, possano continuare ad operare anche nel prosieguo. Vi ringrazio dell’attenzione.

     

    Presidente RONTINI. Grazie a lei, grazie a voi. Porti i nostri saluti anche alla rettrice dell’Università.

    Passiamo adesso al Comune di Rimini. Vedo che è il collegato il dottor Luigi Botteghi; poi erano arrivati diversi nominativi, valuterete voi chi desidera intervenire. Intanto, vi potete passare la parola. Si prepara poi, per l’intervento successivo, la Città metropolitana di Bologna. Anche qui parlo in maniera impersonale perché erano diversi i nominativi arrivati.

    Riuscite dalla regia a connettere Luigi Botteghi? Ecco qua, benissimo.

    L’utenza è quella. Poi vediamo chi si è connessa. Buongiorno.

     

     

    PESARESI, Comune di Rimini.

    Alla fine ci siamo dovuti collegare dal telefono. Sono collegata solo io. Mi scuso, ma abbiamo avuto problemi tecnici, per cui il dottor Luigi Botteghi, che è il dirigente del Settore Patrimonio e Internal audit del Comune di Rimini, che è responsabile dei fondi europei, sia come fondi strutturali che come fondi diretti, e sovrintende la strategia dell’Ente per il PNRR, non è riuscito a collegarsi e, quindi, non riuscirà a fare il suo intervento.

    Io posso farmi interprete e riportare giusto un’osservazione, una riflessione, che vorrei condividere con voi. Come Comune di Rimini naturalmente, essendo Comune capoluogo, siamo soggetto attuatore di una strategia ATUSS. Ci stiamo lavorando, abbiamo già avuto un incontro tecnico con gli uffici regionali e stiamo impostando il lavoro di elaborazione della strategia.

    Nel nostro territorio, nel territorio della provincia di Rimini l’OP5 si attuerà attraverso la strategia ATUSS del Comune capoluogo e immagino una strategia STAMI, che però non coinvolgerà l’intero territorio provinciale, proprio nell’ottica, che poi è alla base dell’impostazione di tutto il negoziato della Regione con la Commissione europea, cioè in una logica multifondo e multiobiettivo, ci chiediamo, qualora alcuni territori non riuscissero a essere coperti o, comunque, non riuscissero a rientrare nell’attuazione dei programmi FESR e FSE Plus attraverso questi strumenti di attuazione, in particolare sull’obiettivo OP5, quali altri possibilità – si è parlato di tastiera di fondi – potrebbero eventualmente utilizzare.

    C’è anche un altro ambito che non abbiamo individuato nell’impostazione generale che è stata data, e cioè l’ambito della costa. Sappiamo che è stato previsto anche nei documenti strategici regionali l’ambito costiero, il tema della costa, che evidentemente necessita di una visione strategica a tutto tondo, che ricomprende, quindi, tutti i territori costieri, dove dinamiche sia economiche che sociali sicuramente imporranno nei prossimi anni politiche integrate e strategie integrate di sviluppo, quindi ci chiediamo se la Regione non prevede anche altre misure o se è possibile immaginare interventi diretti che, comunque, non ricadano e non si attuino attraverso le sole strategie previste sull’OP5.

    Un ulteriore tema è quello in particolare dell’economia blu, che è declinata nel Programma operativo FESR, e ne ricordo l’obiettivo specifico, insieme alle infrastrutture verdi. Ovviamente in una logica multifondo, poiché spesso – è il nostro caso – interventi infrastrutturali, per esempio, sull’ambito portuale richiedono consistenti investimenti anche in termini…

     

    Presidente RONTINI. Non la sentiamo più. Dottoressa Pesaresi. Forse è dovuto alla precarietà del suo collegamento. Mi dispiace, ma non la sentiamo. Non abbiamo sentito la parte finale del suo intervento.

    Passiamo, allora, all’intervento successivo, che è quello della Città metropolitana di Bologna. Vedo che è collegato il dottor Sergio Lo Giudice. Le passo la parola. Anche qui avevamo diversi nominativi. Nel frattempo, si prepari Marcella Contini di CNA Emilia-Romagna, che ho visto è già correttamente prenotata con l’alzata di mano del dispositivo.

     

    LO GIUDICE, Città metropolitana di Bologna. Non avevo chiesto di intervenire.

     

    Presidente RONTINI. Ho sentito in maniera flebile il dottor Lo Giudice dire che non aveva chiesto di intervenire. Passiamo, allora, ai successivi interventi. Passo la parola a Marcella Contini, che invece ha chiesto di intervenire da tempo, precisamente con l’applicazione. Prego. È la referente delle politiche economiche di CNA Emilia-Romagna. Buon pomeriggio e grazie.

     

     

    CONTINI, CNA Emilia-Romagna.

    Buon pomeriggio, presidente. Grazie a lei, al segretario e alla Commissione tutta per l’invito e l’ascolto dei nostri contributi.

    Come CNA Emilia-Romagna sto seguendo, insieme alla mia collega Laura Borsato, lo sguardo d’insieme che attraversa entrambi i fondi e c’è la totale condivisione dell’impianto complessivo di questa programmazione regionale, che ha sicuramente il valore di essere uno strumento di straordinario valore per il sistema economico e sociale della nostra regione.

    Innanzitutto un paio di considerazioni sulla celerità dei tempi e sul fatto che come Regione siete sempre riusciti a essere davanti a tutti, a sollecitare il livello centrale e, quindi, a presentarci sempre pronti anche a Bruxelles. Anche sull’entità delle risorse, e gli interventi che mi hanno preceduto lo hanno già detto, apprezziamo sia l’aumento complessivo delle risorse sia l’equa distribuzione tra i due fondi, nonché l’impegno enorme che ha preso la Regione con il cofinanziamento, gettando le basi per sostenere appieno questa programmazione.

    Sottolineiamo l’importanza di accompagnare e rafforzare la competitività delle PMI, delle piccole imprese e dei professionisti nelle grandi priorità, su cui non possiamo che essere d’accordo, che vanno dall’innovazione al trasferimento tecnologico, alla transizione digitale e alla sostenibilità green e ambientale.

    Ci mettiamo a disposizione, ma credo che ognuna delle nostre organizzazioni debba mettersi a disposizione trovandoci davanti a un momento di straordinaria importanza e anche convergenza di risorse, per portare le istanze delle nostre imprese su grandi progettualità e progetti ampi di filiera, superando i confini sia dei settori sia, come è stato detto prima di me, dei vari fondi, dando la possibilità di integrare le imprese a prescindere dalle loro dimensioni, facendo sì che i grandi obiettivi europei e internazionali non siano solo delle imprese capofiliera, ma arrivino fino a tutta la filiera, fino ai fornitori.

    Ci mettiamo a disposizione anche insieme al braccio tecnico di ART-ER – sappiamo i tavoli di lavoro permanenti che sono stati costituiti e che saranno costituiti – per portarci alla sperimentazione di grandi progetti. In questo mi collego in particolare alla transizione green, alla sostenibilità e all’economia circolare, che sappiamo essere una delle sfide assolutamente imprescindibili, ma anche più delicate. Quindi, le imprese devono affrontarla, crediamo, con gradualità e, comunque, attraverso passaggi che devono essere ponderati, su cui ci mettiamo a disposizione per portare proposte proattive.

    Proponiamo la sperimentazione di bandi multifondo proprio per dare una prospettiva di ricadute di medio-lungo termine. Chiediamo che gli investimenti che devono essere incentivati siano non solo quelli tecnologici, ma anche quelli organizzativi e di capacità di gestire il cambiamento, e di farlo proprio da parte delle imprese e dei cittadini, per dare sostenibilità nel lungo termine. Crediamo nel tema dell’ecosistema, dell’innovazione della ricerca, tema già ripreso da alcuni colleghi prima di me, crediamo che occorra rafforzare l’ecosistema, ma crediamo che lo si debba fare evitando le sovrapposizioni, per quanto possibile, alleggerendolo e semplificandolo, approfittando dei ruoli che ogni soggetto ha e facendo in modo che porti delle reali ricadute al sistema economico, avvicinandolo anche a nuovi grandi trend, penso agli European Digital Innovation Hub, alla capacità che devono avere di intercettare il contributo e gli assessment sulla maturità digitale delle imprese che le nostre associazioni possono supportare, per esempio anche arrivando ai grandi investimenti, penso alla Data Valley, che devono in qualche modo, a nostro avviso, trovare le modalità per arrivare fino alle PMI, quindi non solo sui grandi player, ma anche sulle imprese meno strutturate.

    Chiediamo di poter partecipare proattivamente alla stesura dei criteri di selezione già nelle fasi preparatorie. Questa è una disponibilità e una raccomandazione più tecnica, ma crediamo che sia utile a dare il nostro contributo alla definizione delle precondizioni di accesso, in modo da evitare errori oppure il bisogno di fasi correttive successive rispetto alla platea dei potenziali beneficiari e alla perimetrazione delle azioni e delle misure da mettere in campo.

    Arrivo a una parte di grande importanza, che è quella che riguarda la capacità finanziaria che devono avere le nostre imprese per sostenere gli investimenti. Crediamo che serva avvicinare sempre di più la parte istituzionale agli operatori del mercato finanziario. Crediamo che nelle misure del FESR in particolare debbano essere rafforzate quelle che integrano il fondo perduto a credito agevolato, potenziando anche le misure e i fondi che hanno dimostrato di funzionare e allargandone il perimetro, penso al microcredito e alla necessità di ampliarne la portata, togliendo, ad esempio, i limiti di età. Crediamo, inoltre, nella necessità di arrivare a un’educazione finanziaria delle imprese che le renda un po’ meno dipendenti da un sistema tradizionale del credito, che è quello puramente legato al sistema bancario.

    Arrivo a un tema molto importante, che è quello della riqualificazione delle competenze, al cosiddetto reskilling, che serve certamente a rispondere a una conclamata esigenza delle imprese di competenze qualificate e specializzate. Un dato che Unioncamere ha presentato poco prima delle vacanze di Natale dice che il 43 per cento dei profili ricercati non viene reperito dal sistema delle imprese. Serve, quindi, un cambio di passo. Qua certamente l’FSE può giocare un ruolo di estrema importanza nel calibrare nuove misure anche di orientamento verso le scelte educative, formative e professionali, dando la possibilità – qua si arriva al grande tema dei giovani – di immaginare un futuro anche legato al lavoro autonomo e alla creazione di impresa, non solo di imprese innovative, nonostante sia innegabile che le start-up innovative abbiano un valore enorme, ma di imprese in senso più generale, quindi dando la possibilità di intravedere un futuro più ampio per il sistema delle nostre imprese.

    Arrivo, infine, a una raccomandazione che noi abbiamo espresso in tanti tavoli e, ovviamente, anche nel Patto per il clima e per il lavoro, che è quello di rendere qualcosa di concreto e di quotidianamente fruibile un punto di raccordo tra questi fondi e queste misure regionali e il PNRR. Noi crediamo che la Regione, che è il primo interlocutore, ovviamente, del livello nazionale su NextGenerationEU e PNRR, possa, insieme a noi, giocare un ruolo di anticipazione nei confronti delle imprese e degli operatori economici, perché possano prepararsi adeguatamente ai bandi, alle call, agli appalti che arriveranno, in modo da dare la possibilità al nostro sistema economico di intercettare il più possibile queste opportunità, non perdendo un’occasione preziosa, che certamente non si ripeterà in futuro.

    Mi fermo qui. Abbiamo mandato diverse osservazioni anche sul tema delle concentrazioni tematiche, che non ripeto ora, però per dire che, ovviamente, sui dettagli siamo a disposizione. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie alla dottoressa Contini.

    Erano prenotati alcuni dirigenti del Comune di Reggio Emilia, che però hanno inviato una mail proprio in questi minuti scusandosi, ma a seguito del protrarsi dei lavori non riescono a intervenire.

    Passerei, quindi, la parola a Carlo Hanau, che si è già prenotato, anche lui, in maniera corretta con il dispositivo, che è vicepresidente della FISH Emilia-Romagna, delegato ad intervenire dalla presidente Giuliana Gaspari, alla quale chiedo di far arrivare il nostro cordiale e affettuoso saluto. Prego.

     

    HANAU, Vicepresidente FISH Emilia-Romagna.

    Benissimo. Parlo a nome della Federazione italiana superamento handicap della regione Emilia-Romagna.

    La prima cosa che devo dire è che all’interno delle due DGR ho riscontrato un’attenzione per quello che riguarda il problema della disabilità, in particolare con riferimento all’occupabilità – così viene definita l’inclusione lavorativa – delle persone con disabilità, che viene in qualche modo messa come incentivo a coloro che devono trovare delle persone per lavorare, che viene data anche come verifica a posteriori, con degli indicatori della percentuale di persone con disabilità che lavorano. Quindi, da questo punto di vista c’è sia l’incentivo sia la verifica dei risultati.

    L’inclusione lavorativa inizia, però, prima ancora del momento dell’occupazione, soprattutto per le persone con disabilità. L’alternanza scuola-lavoro, cui ha fatto riferimento il primo a intervenire, il rappresentante di Confindustria, è sicuramente una delle cose che per le persone con disabilità è molto apprezzabile e molto apprezzata.

    Facciamo rilevare però che a livello nazionale c’è stato un dimezzamento, in termini quantitativi, dell’alternanza scuola-lavoro. Vorremmo che invece, non dico come in altri Paesi, dove addirittura si comincia a fare la preparazione con l’alternanza scuola-lavoro a 12 anni, ma almeno che ci fosse una maggiore attenzione, perché le persone con disabilità hanno più bisogno delle altre di fare questo tipo di formazione-lavoro.

    C’è un’attenzione forte anche all’equo accesso alle prestazioni, sia sociali che sanitarie. Sicuramente è necessario perché molte persone con disabilità hanno problemi di natura ambientale ed è difficile, quindi se non vengono aiutate, che possano accedere con equità alle prestazioni che pure ci sarebbero per loro.

    Infine, ancora un discorso sulla partecipazione attiva delle persone con disabilità e inclusione attiva nella società, che a noi fa ovviamente molto piacere. Questo per le persone con disabilità, che appunto, sono già disabili.

    Nell’altra delibera si parla di prevenzione. Non dimentichiamo infatti che qui il grande scopo è quello di sanificare l’ambiente. Quando si dice, per esempio, di ridurre il pendolarismo e di aumentare la mobilità con mezzi pubblici – ci sono i 170 autobus di cui 8 filobus – se questi autobus, come recita la delibera, devono essere anche accessibili, questo vuol dire non soltanto fare un piacere e dare la possibilità concreta di poter andare dove si deve andare a coloro che hanno disabilità, ma anche una prevenzione delle disabilità di tipo traumatico. Non dimentichiamo infatti che i traumi da lavoro avvengono molto spesso durante il periodo di avvicinamento da casa al posto di lavoro e viceversa. Quindi, tutto ciò che va in funzione di ridurre il pendolarismo e di renderlo più sicuro è sicuramente un modo per prevenire la disabilità, perlomeno quel tipo di disabilità.

    Si parla di effetto calore, e si dice giustamente che l’effetto calore incide di più sulle persone con disabilità e le persone anziane, le persone più fragili. Stessa cosa per quello che riguarda la pandemia (si parla di insetti). Teniamo presente che anche i virus, cioè la pandemia attuale, colpisce con conseguenze molto peggiori, in maniera molto peggiore, proprio le persone che hanno già problemi di disabilità. Questa è quindi anche una modalità per ridurre gli aggravamenti che possono derivare da un ambiente ostile.

    L’ultima cosa che volevo dire, ma dati i tempi non posso certo dilungarmi di più, riguarda la prevenzione della disabilità. Una cosa sotto gli occhi di tutti quelli che sono nella scuola è l’aumento veramente enorme degli allievi con disabilità. La maggior parte di questi hanno la disabilità mentale, da sola o anche con altri tipi di disabilità. Siamo nell’ordine del 94 per cento di allievi certificati che hanno la disabilità mentale tra quelle che sono le loro disabilità. Ovviamente è la disabilità principale, soprattutto quando si parla di scuola.

    Qui allora ci dovrebbe essere un’incentivazione particolare a quei programmi di ricerca. Capisco che mi avventuro in un territorio che è molto lontano dalla manifattura, ma non così lontano come si pensa, perché talvolta la ricerca dà luogo anche a dei prodotti di manifattura che vengono a portare i risultati di queste ricerche alla portata di tutti. La nostra Regione è particolarmente attenta a quella che è la produzione, definiamola così, che nell’ambito sanitario dovrebbe essere incentivata proprio facendo leva sulle industrie di questo tipo che ci sono (l’industria medica-sanitaria) e, dall’altra parte, sulla presenza di ben quattro Università, tutte con la Facoltà di Medicina e chirurgia. Sarebbe veramente auspicabile che una parte di questi fondi andassero proprio a incentivare la ricerca, a cominciare dalla genetica per finire all’epigenetica, che non a caso è proprio la scienza che combina l’analisi della genetica da una parte e dell’ambiente dall’altra.

    Vi ringrazio dell’attenzione. Spero che quando vedremo queste cose in realizzazione, potremo dare una mano, anche a vedere come vanno avanti, questo anche in relazione all’articolo 55 del Codice del Terzo settore, che dà alle associazioni, in particolare per noi, alle associazioni per le persone con disabilità o per i familiari, la possibilità di intervenire in sede di programmazione e progettazione, con la coprogettazione e con la coprogrammazione. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie a lei, dottor Hanau, anche per la sinteticità dell’intervento.

    Io avevo iscritto Nevio Senni, coordinatore della Fiab dell’Emilia-Romagna, la Federazione italiana delle biciclette, ma ci siamo scritti: visti anche i suoi, non solo i nostri, problemi di collegamento, rinunciano e fanno avere un testo.

    Nel frattempo abbiamo recuperato anche quello della CGIL Emilia-Romagna, per cui mi scuso. Grazie. È a nome delle tre sigle, domani provvederemo ad inoltrarlo.

    A me residuano due richieste di intervento, vediamo se sono collegati: il primo è quello di Gian Domenico Tomei, presidente della Provincia di Modena, e poi quello di Giovanni Desco, delegato da Bruno Di Palma, per l’Ufficio scolastico regionale (io però dal mio computer non riesco a capire con quale acronimo si sono collegati).

    Se c’è Tomei, in ordine di richiesta. Non ho capito dai tecnici, se è collegato: non è collegato, okay, grazie. C’è invece uno user, quello dell’Ufficio scolastico regionale, che vediamo anche noi. Se provate a passargli la parola. Grazie.

    Buon pomeriggio a Giovanni Desco, dell’Ufficio scolastico regionale, a cui passo la parola.

     

    DESCO, Ufficio scolastico regionale Emilia-Romagna. Buon pomeriggio a tutti, grazie.

    Le audizioni sono un’occasione di apprendimento importante anche per gli auditi, non solo per la Commissione che ha promosso l’audizione, per cui ringrazio di questa interessante opportunità.

    Il vice direttore Di Palma non può e non riesce a intervenire, personalmente. Oggi sapete, dalla lettura dei quotidiani, che è la giornata di principale rientro dalla interruzione delle attività didattiche natalizie, quindi è impegnato su un altro versante.

    Considerato anche l’orario, sarò davvero telegrafico, non è certo questa la sede per sviscerare i contenuti di queste due delibere di Giunta, sulle quali peraltro, sia come firmatari del Patto, sia come, scusatemi il termine, partner istituzionale consolidato, abbiamo già avuto modo di interloquire con l’assessorato competente.

    Rispetto a questa Commissione Politiche economiche, in modo telegrafico, quasi solo per titoli, due approfondimenti. Il primo è legato alla demografia. Il servizio istruzione, al pari di ogni altra attività, poggia anzitutto sulla demografia. Nella introduzione del FSE, in poche ma significative righe, è tratteggiato l’andamento, lo scenario demografico, non particolarmente roseo. Se questo è collocato in apertura di delibera, elemento di carattere generale, è chiaro che questa criticità assume un ulteriore rischio, una ulteriore aggravante se focalizziamo per un attimo la nostra attenzione sui territori dell’Appennino e della montagna. Molto, molto bene quindi che sia sul FESR, sia sull’FSE sia stata posta attenzione a questa tematica.

    Fin da subito, come Ufficio scolastico regionale, confermo la più ampia disponibilità, a tratteggiare le azioni concrete con cui si andranno a perseguire gli obiettivi e le priorità che sono stati indicati. Si tratta infatti di un gioco a incastri molto delicato. Da un certo punto di vista, la presenza stabile, sicura e qualitativa della scuola è un elemento di attrattività per certi territori; dall’altra, fintanto che in certi territori non si raggiunge un numero minimo di alunni anche solo per formare delle pluriclassi, si stenta a tenere aperto il servizio. Questo era il primo dei due affondi veloci che avevo piacere di condividere in questa occasione di audizione. Chiudo subito per dire che bisognerà lavorare molto insieme per far combaciare le rispettive azioni in modo da perseguire questo obiettivo di contrasto alla desertificazione demografica di certi territori e riduzione dei gap tra territori che già oggi inevitabilmente riscontriamo. Secondo passaggio, e ultimo, più specifico, invece, sull’FSE. Riguarda naturalmente la priorità dell’occupazione giovanile e la priorità istruzione e formazione. Solo per segnalare, anche qui, ovviamente, le priorità. Le azioni ipotizzate vanno molto bene. Rubando le parole utilizzate in apertura da Confindustria delle filiere che fanno da traino, fa crescere l’intero sistema educativo il fatto che si vadano a sviluppare i percorsi IeFP, così come che si vadano a sviluppare i percorsi IFTS e ITS, perché vanno a completare un quadro e accrescono l’appetibilità dei percorsi di istruzione tecnica e professionale, facendo intravedere sviluppi formativi non accademici. Da questo punto di vista, anche qui, non possiamo che essere convintamente a favore di questa linea di sviluppo che è ipotizzata dall’FSE 2021-2027; il PCTO, l’alternanza scuola-lavoro, anch’essa citata dal rappresentante di Confindustria In apertura, che forse è presente, ma sotto il termine di sviluppo del sistema duale, perlomeno, questo è il modo con cui lo leggiamo noi. Va bene quindi anche sviluppare il sistema duale, va bene incentivare il perseguimento degli studi attraverso il contratto di apprendistato, primo e terzo livello. Dico fa bene perché, e questo è il messaggio che tenevo a condividere con i consiglieri oggi, lo sviluppo del sistema duale, lo sviluppo di relazioni stabili con i soggetti presenti nel territorio, sia soggetti imprenditoriali che soggetti del terzo settore, che istituzioni non fa bene solo alla transizione, dal percorso formativo al mondo del lavoro, ma fa bene anche all’offerta formativa stessa. Questo è tanto più vero, quanto più ci addentriamo sulle punte più avanzate di contenuti innovativi. La transizione ecologica, la transizione digitale sono alcuni dei fil rouge di entrambi i documenti: più ci addentriamo in contenuti e aspetti, in particolare specializzazione e innovazione, tanto più l’offerta formativa può più efficacemente tenerne conto se viene aiutata da altri partner, da altri soggetti a inserirlo all’interno dei propri percorsi formativi.

    Detto in parole più semplici e davvero conclusive. La scuola ha gli strumenti per periodicamente aggiornare la propria offerta formativa. I propri docenti seguono corsi di formazione, di aggiornamento, soprattutto per le discipline di indirizzo che caratterizzano i vari indirizzi di studio. Purtuttavia, la velocità di aggiornamento che il sistema scolastico ha non sarà mai la velocità con cui le innovazioni accadono e con cui le innovazioni servono al mondo produttivo, come è rappresentato anche in uno degli ultimi interventi, mi pare quello di CNA rispetto al mismatch che continua a contraddistinguere il mercato del lavoro.

    Il sistema scolastico quanto più può collaborare agli obiettivi fissati dal FSE 2021-2027, tanto più nelle azioni concrete in cui si svilupperà il piano riusciremo a ideare e a sostenere azioni di collaborazione strutturata e stabile tra le istituzioni scolastiche di secondo ciclo presenti nel territorio, e verso gli altri soggetti imprenditoriali in primis, ma non solo imprenditoriali, che vi operano.

    Questo sarà, secondo me, dal punto di vista del sistema scolastico, uno dei principali modi per collaborare al raggiungimento degli obiettivi che sono stati individuati, soprattutto, ripeto, nella misura in cui questi obiettivi hanno un alto, un elevato tasso di innovazione.

    Non siamo all’anno zero, voglio chiarirlo. Già negli ultimi anni della programmazione precedente abbiamo sperimentato con gli uffici del competente assessorato regionale nuove forme di orientamento, in uscita dal primo ciclo, in vista della scelta delle scuole secondarie, abbiamo sperimentato nuove forme di orientamento alle scelte post diploma per far conoscere e apprezzare il sistema dell’offerta formativa ITS. Abbiamo dei progetti pilota, che abbiamo realizzato con efficacia. Si tratterà, partendo da quelli, di svilupparli ulteriormente, ripeto, con il duplice obiettivo di qualificare e arricchire l’offerta formativa scolastica a disposizione dei nostri ragazzi e, nello stesso tempo assicurare al nostro territorio e alle aziende che vi operano le competenze da loro richieste.

     

    Presidente RONTINI. Grazie al dottor Giovanni Desco, a cui chiedo di riferire i nostri saluti al dottor Bruno Di Palma. A voi buon lavoro, e a tutti noi un grande in bocca al lupo, perché sappiamo che la ripresa della scuola in questa fase, a cui teniamo tanto, è sicuramente complicata da garantire.

    Abbiamo recuperato anche Gian Domenico Tomei, presidente della Provincia di Modena, che era correttamente collegato. Riuscite a passargli la parola? Eccolo qua. Buongiorno, presidente. Le passo la parola per l’ultimo intervento.

     

    TOMEI, Presidente della Provincia di Modena. Grazie.

    Intanto mi scuso per la difficoltà di collegamento che ho avuto. Partecipo molto volentieri a questa Assemblea per dire due cose, fondamentalmente. La prima è un apprezzamento per il lavoro svolto dalla Regione, in modo particolare per la cabina di regia sull’andamento dei programmi che attiverà nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. Questo sarà sicuramente il luogo in cui poter lavorare tutti assieme, assieme ai territori, per cercare di trovare quella sintesi della moltitudine ‒ io la chiamo così ‒ di finanziamenti che cadranno sul territorio.

    Un altro elemento che volevo far notare è quello della scelta della Regione Emilia-Romagna di collocare parte degli esperti selezionati dalla Regione all’interno delle Province, cinque per ogni Provincia. Questi saranno fondamentali per coordinare e supportare i territori, i Comuni, in modo particolare quelli più in difficoltà, più deboli.

    In tal senso, è emersa da diversi interventi la preoccupazione per i territori più fragili. Su questo, a livello nazionale, c’è tutto il tema delle aree interne, ma la Regione Emilia-Romagna aveva fatto un’analisi del quadro dei vari territori, valutando anche gli indici di fragilità. Ovviamente va a completare una mappatura di territori che oggi non sono inseriti all’interno delle aree interne. Su questo noi dovremo avere la massima attenzione, perché si rischia veramente di lasciare indietro parecchie aree territoriali.

    Su tutto questo volevo dare la disponibilità delle Province, che abbiamo manifestato già in diversi incontri, a collaborare e a supportare i territori proprio per fare una sintesi nelle singole Province.

    Ringrazio veramente dell’invito. Auguro a tutti una buona serata.

     

    Presidente RONTINI. Non ho ulteriori richieste di intervento, ma faccio un’ultima chiamata perché non vorrei, nella complicazione della realizzazione della seduta, perdere per strada qualcuno. Mi scuso anche con Sergio Lo Giudice, che prima avevo chiamato, anche se non desiderava intervenire. Meglio fare una chiamata in più a qualcuno piuttosto che non far intervenire qualcuno che ci teneva a farlo. Lascio qualche secondo.

    Nel frattempo, mi fa piacere citare gli altri soggetti che hanno comunicato che non sarebbero intervenuti, ma hanno partecipato ai nostri lavori. Mi riferisco ad alcuni assessori del Comune di Piacenza, ad alcuni dirigenti del Comune di Forlì, all’ABI Emilia-Romagna, al Comune di Formigine, all’UGL e all’UPI (è intervenuto poco fatto Tomei, che, come sapete, è coordinatore dell’UPI Emilia-Romagna), a Confservizi Emilia-Romagna, nella persona del presidente Luigi Castagna, e alla presidente di Confprofessioni. Saluto la dottoressa Morena Diazzi, che ci ha raggiunti prima in sala. Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, scusandomi nuovamente per qualche disguido, ma eravamo alla ripresa dell’attività istituzionale, nella necessità di dover tenere insieme le presenze in aula, e quelli collegati.

    Sottolineo nuovamente quelle che saranno le tempistiche. Noi abbiamo preso l’impegno di andare in aula l’1 e il 2 febbraio. Per quanto riguarda la Commissione II, quella referente, svolgeremo altre due sedute nelle giornate del 17 e del 25. Quindi, prima arriveranno i vostri contributi scritti, prima potremo far tesoro delle vostre osservazioni per poter migliorare la nostra proposta. Chiederò anche che venga realizzato ‒ anche se è un’audizione e non un’udienza conoscitiva ‒ il resoconto integrale, così da poter avere in forma integrale tutti gli interventi che sono stati svolti oggi.

    Ci tengo a ringraziare Agata Serio e Monica Zona per il lavoro che hanno fatto, anche nei giorni scorsi, per realizzare questa seduta. Magari anche noi consiglieri non ci rendiamo mai conto del lavoro che c’è da fare per contattare gli ospiti (chi dice di intervenire, i riferimenti, i collegamenti). Lo stesso ringraziamento va ai tecnici e ad Annarita Di Girolamo, che oggi è qui con noi per i nostri lavori.

    Penso di aver detto quello che vi volevamo comunicare. Noi faremo tesoro di alcune osservazioni che avete fatto. Tra l’altro, ce ne sono state alcune ricorrenti nei diversi interventi che si sono succeduti nel pomeriggio di oggi. Penso che, come ho detto all’inizio, sia nostra intenzione, come Assemblea legislativa, fare presto e bene e mettere a disposizione della nostra Regione il prima possibile strumenti utili, ben scritti, che diano il “la” a dei bandi in grado di generare opportunità e aiutare l’Emilia-Romagna ad agganciare la ripresa, che speriamo, non appena il Covid allenterà la presa, possa essere inclusiva, possa riguardare nella maniera più omogenea tutti i territori possibili dell’Emilia-Romagna e possa vedere protagonisti soprattutto le donne, i giovani e coloro che sono stati maggiormente colpiti da questa crisi, con cui abbiamo a che fare da due anni.

    Grazie davvero a tutti per i vostri contributi. Grazie anche per la pazienza. Buon lavoro.

     

    La seduta termina alle ore 17,25.

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