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Legislatura XI - Commissione II - Resoconto del 07/06/2022 pomeridiano

     

    Resoconto integrale n. 20

    Seduta del 7 giugno 2022

     

    Il giorno 7 giugno 2022 alle ore 14,30 è convocata in udienza conoscitiva, con nota prot. n. PG/2022/15140 del 01/06/2022, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Politiche economiche che si svolge in modalità “mista”, cioè con la presenza in sede, della Presidente, dei vicepresidenti Palma Costi e Gabriele Delmonte e dei seguenti membri dei Gruppi assembleari: Massimo Bulbi, Francesca Marchetti, Matteo Daffadà, Gianni Bessi, Nadia Rossi, Luca Sabattini, Roberta Mori (PD); Giulia Pigoni (BP); Federico Alessandro Amico (ERCEP); Silvia Zamboni (EV); Silvia Piccinini (M5S); Matteo Montevecchi, Andrea Liverani, Maura Catellani, Gabriele Delmonte, Michele Facci, Stefano Bargi (Lega); Michele Barcaiuolo (FDI); Valentina Castaldini (FI); Marco Mastacchi (RCPER); nonché degli altri partecipanti in via telematica in applicazione dell’art. 124, comma 4 bis del “Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna” e della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022, n. 26 recante “Disposizioni per lo svolgimento in modalità telematica o mista delle sedute delle Commissioni assembleari”.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    RONTINI Manuela

    Presidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    7

    presente

    COSTI Palma

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    DELMONTE Gabriele

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    3

    presente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    presente

    BARCAIUOLO Michele

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    presente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    BULBI Massimo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    2

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    presente

    CATELLANI Maura

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    DAFFADA’ Matteo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    LISEI Marco

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    assente

    LIVERANI Andrea

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    3

    presente

    MARCHETTI Francesca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    presente

    MONTEVECCHI Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    MORI Roberta

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    OCCHI Emiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PIGONI Giulia

    Componente

    Bonaccini Presidente

    3

    presente

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    RAINIERI Fabio

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    ROSSI Nadia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    presente

     

    Sono presenti i consiglieri: Giancarlo TAGLIAFERRI.

     

    È altresì presente l’assessora Barbara Lori, assessora alla montagna, aree interne, programmazione territoriale, pari opportunità

     

    Presiede la seduta: Manuela RONTINI

    Assiste la segretaria: Vanessa Francescon

    Funzionario estensore: Agata Serio


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    5063 -Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Disposizioni in materia di cooperative di comunità". (Delibera di Giunta n. 547 dell'11 04 22)

    (Relatrice consigliera Nadia Rossi - Relatore di minoranza consigliere Gabriele Delmonte).

     

    UDIENZA CONOSCITIVA

     

    Partecipano

     

    Amilcare RenziSegretario e Direttore Confartigianato Bologna Metropolitana

    Andrea ZanziniDirettore Assoc.ne Figli del Mondo - Progetto Appennino l'Hub

    Elisabetta BrunelliRappresentante legale Associazione Proprietà Edilizia

    Maria ManzolilloVicepresidente Soc Coop impresa sociale il Passo della Barca

    Marilù D'AloiaSocio Soc Coop impresa sociale il Passo della Barca

    Medea Avv. BertolaniConfindustria Emilia-Romagna

    Oreste TorriVicepresidente Coop. Valle dei cavalieri scs

    Pierlorenzo RossiDirettore Generale Confcooperative Emilia-Romagna

    Roberto CarboniResponsabile Servizio Comunicazione, Partecipazione e Turismo del Comune di Ozzano

    Roberta TrovarelliResp. Promozione Coop., cooperative di comunità, scuola di cooperative di comunità Legacoop Emilia-Romagna

    Francesco ZanoniConfcooperative E-R

     

     

    PRESIDENTE RONTINI. Noi, come avete visto, oggi siamo convocati come Commissione Politiche economiche in udienza conoscitiva sul progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Disposizioni in materia di cooperative di comunità”.

    Adesso darei la parola ai relatori, perché su questo progetto di legge, nelle scorse sedute, abbiamo provveduto in primis a nominare i relatori, la consigliera Nadia Rossi e il consigliere Gabriele Delmonte, che è anche uno dei vicepresidenti della Commissione per la minoranza. Quindi, darei la parola a loro per una breve illustrazione della proposta di legge e poi diamo la parola agli ospiti che si sono prenotati nei giorni scorsi, raccogliendo il nostro invito, ed eventualmente, se c’è qualcuno che aveva segnalato di venire, ma non aveva ancora deciso se effettivamente fare l’intervento, se vuole farlo, si può prenotare anche nel corso della seduta.

    Vi do lettura di chi ha chiesto di intervenire, così sapete anche l’ordine di intervento: Roberto Carboni, Elisabetta Brunelli, Andrea Zanzini, Maria Manzolillo, Pierlorenzo Rossi. Poi vi dirò anche chi sono, nel momento in cui gli passerò la parola.

    Più tardi daremo qualche altra informazione, anche al fine di farci avere osservazioni, il testo del vostro intervento, ogni suggerimento utile all’ulteriore miglioramento del provvedimento. È qui con noi l’assessora Barbara Lori, che saluto e ringrazio, e a cui poi daremo la parola in chiusura della seduta, per le sue considerazioni.

    Lo dico sempre, questo per noi è un momento importante, è il momento in cui, a parte i relatori, i consiglieri ascoltano le vostre proposte. Poi vi diremo quello che è il calendario che abbiamo condiviso, appunto, con la consigliera Rossi e il consigliere Delmonte, per fare approdare in tempi utili questo provvedimento all’esame dell’aula per la sua definitiva approvazione.

    Nadia Rossi, a lei la parola.

     

    Consigliera Relatrice Nadia ROSSI.

    Buongiorno a tutti. Direi che, prima di procedere con l’illustrazione, mi preme innanzitutto ringraziare l’assessora Barbara Lori e anche l’intera Giunta per il lavoro svolto per confezionare questo progetto di legge sulle cooperative di comunità.

    Vorrei ringraziare anche la responsabile del servizio Caterina Brancaleoni e anche la dottoressa Zammarchi, dottoressa capo, che sono qui presenti a supporto di ciascuno di noi ovviamente per quanto riguarda la parte tecnica.

    Ringrazio anche i colleghi di maggioranza che hanno deciso di nominarmi come relatrice, devo dire di un progetto di legge che credo sia anche tra i più belli che io abbia mai seguito durante il mio percorso da consigliera regionale. Ovviamente manifesto massima disponibilità anche a collaborare con il collega Gabriele Delmonte, relatore di minoranza, con il quale già ovviamente abbiamo avuto dei primi approcci, anche per cercare di capire come poter ottimizzare questa norma. Sono a disposizione di tutti i colleghi per qualsiasi tipo di consultazione.

    Un ringraziamento, infine, va alla presidente della Commissione Manuela Rontini e anche a tutto lo staff per il prezioso supporto per questo tipo di attività che oggi tocca questa norma, ma che di fatto quotidianamente lavora insieme a tutti quanti noi.

    Saluto tutti i partecipanti a questa seduta, in particolare coloro che si sono iscritti ad intervenire oggi, ringraziando tutti per la presenza e anche per il contributo che vorranno portare alla stesura di questo testo.

    L’udienza conoscitiva, difatti, vuole proprio essere un momento di comunione, di partecipazione, in modo tale che la comunità regionale possa seguire il processo di formazione delle nostre norme. Il mio ruolo, appunto, come ricordava anche prima la presidente Rontini, è proprio quello di ascoltare i vostri interventi, di raccogliere i contributi e anche eventualmente i passaggi critici del testo. Quindi, al di là del piccolo inquadramento che cercherò di fare, poi sarà importante per noi ascoltare quelle che saranno le sollecitazioni che arrivano dai vostri interventi.

    Prima di farlo, appunto, vi illustro brevemente la proposta legislativa, che si inserisce in un quadro normativo che, a livello nazionale, non vede di fatto una legge di riferimento, ma si muove tra gli articoli 45 e 117 e 118 della nostra Costituzione, che riconoscono la funzione sociale della cooperazione, e del Codice civile che regolamenta e costituisce la costituzione delle cooperative (articolo 2511 e seguenti).

    Il tema della cooperazione è ovviamente presente anche all’interno dello Statuto della nostra Regione e questo progetto di legge – ci tengo a sottolinearlo – si inserisce perfettamente anche sulla scia di quello strumento e quel patto che il presidente Bonaccini per la Regione Emilia-Romagna ha siglato insieme a tutti voi; un Patto per il lavoro e per il clima, appunto, che identifica una linea di intervento per promuovere le cooperative di comunità come strumento di sviluppo locale, ma anche di innovazione economica e sociale dei territori più deboli.

    Il valore delle cooperative di comunità, infine, è stato riconosciuto anche a livello europeo con una risoluzione, quindi proprio dal Parlamento stesso, che ne ha rilevato l’importanza crescente anche nel tessuto dei Paesi europei. Le cooperative di comunità, come sappiamo tutti, sono uno strumento volto a rafforzare dei servizi alla comunità e a contribuire, ovviamente, con questo anche alla tutela di un territorio per la valorizzazione delle risorse e delle vocazioni locali, anche per arginare il fenomeno dello spopolamento delle aree montane e contrastare il rischio di impoverimento sociale e demografico delle aree periferiche. Quindi, in linea generale, le cooperative di comunità possono essere considerate come un modello di innovazione, dove i cittadini sono contemporaneamente produttori e fruitori di beni e servizi. Ed è un modello che crea di fatto anche sinergie e coesione in una comunità, mettendo a sistema le attività di singoli cittadini, imprese, associazioni e istituzioni, rispondendo così alle esigenze plurime di mutualità e, ci aggiungerei, anche di sussidiarietà, con un approccio che deve essere necessariamente trasversale.

    Questo progetto, come ricordavo prima, vuole da un lato fronteggiare le incertezze collegate all’attuale situazione normativa e, dall’altro, sostenere e promuovere il modello di innovazione sociale – che, in realtà, nella nostra Regione sappiamo è iniziato dagli anni Novanta, quindi possiamo dire di essere, come sempre, una Regione all’avanguardia, ma solo oggi riusciamo a inquadrare quella che è un’attività che di fatto è stata da esempio anche per tante altre Regioni –  per favorire l’impatto positivo che può creare sul tessuto sociale ed economico di alcuni territori, contribuendo o aumentando le competenze della popolazione residente anche in termini lavorativi e, così facendo, soddisfacendone i bisogni.

    Le aree territoriali individuate sono le aree montane, le aree interne oppure anche quelle a rischio di spopolamento, ovvero le zone caratterizzate da condizioni di difficoltà socio-economiche e anche di criticità ambientale. Agiamo, quindi, su una porzione del territorio regionale con alcune caratteristiche ben precise, e a questa deve afferire la maggior parte dei soci e la maggior parte delle attività i cui utili sono utilizzati per il soddisfacimento della necessità delle comunità locali.

    Grazie a questo intervento legislativo forniamo un inquadramento giuridico delle cooperative di comunità. In estrema sintesi, identifichiamo e qualifichiamo meglio quello che è il nostro obiettivo per poterle appunto sostenere. Credo che il punto più importante sia l’individuazione di questa categoria giuridica e tutto ciò che ne deriva, perché questa possa entrare nel lessico delle priorità e anche negli obiettivi che la Regione già si propone e che si è proposta anche come obiettivi di mandato.

    Nel progetto di legge prevediamo, quindi, che la Regione possa concedere dei contributi, questo ovviamente previo avviso pubblico e nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato. Con il consigliere Delmonte proprio poco fa ci siamo confrontati perché attualmente, come penso sappiate tutti, sono previsti circa 100.000 euro in bilancio per l’anno 2022, però, ecco, cercheremo di lavorare in sinergia, nel limite ovviamente del possibile del bilancio regionale, per aumentare queste risorse, in modo tale da poter dare delle risposte sempre più efficaci e concrete.

    In questo testo, anche sulla base delle esperienze maturate da altre Regioni, che hanno legiferato in questo caso prima di noi, abbiamo però evitato delle rigidità per quanto riguarda la residenza, ai fini anche della qualificazione del socio, tenuto conto che non sempre la residenza formale corrisponde al luogo dove si lavora. Quindi, si è voluta valorizzare la connessione reale dei soci con il territorio e l’attività della cooperativa di comunità, che può essere dimostrata anche con il solo legame non occasionale. Ancora meno rigidità sulla residenza o sul legame non occasionale c’è per i soci finanziatori o sovventori delle cooperative.

    Il progetto di legge si muove di fatto su tre linee principali. La mutualità che trascende la figura dei soci per andare a vantaggio dell’intera comunità, attraverso la produzione di beni e servizi che possono incidere su elementi portanti della qualità della vita sociale ed economica; è un legame che si concretizza anche nel fatto che i soci devono appartenere, come dicevamo prima, alla comunità di riferimento e che può anche ampliarsi nel tempo.

    Il secondo punto è l’adozione di modelli organizzativi e gestionali che prevedono la presenza attiva di diversi portatori di interessi.

    Il terzo è la centralità del capitale umano e dell’impatto sociale che l’impresa, in questo contesto, in questo caso, genera, mentre il capitale finanziario è esclusivamente strumentale al conseguimento degli obiettivi comunitari.

    Quindi, questo progetto di legge è ispirato fortemente al tema e ai valori della cittadinanza attiva, quello della partecipazione, quello del coinvolgimento e della solidarietà, nonché al rispetto del principio della sussidiarietà.

    Si compone di nove articoli.

    L’articolo 1 riconosce il ruolo e la funzione della cooperazione di comunità nel contribuire allo sviluppo sostenibile e all’arricchimento culturale, alla coesione e alla solidarietà sociale delle comunità locali, in particolare con riferimento alle zone più fragili, come si diceva prima. Per le finalità menzionate, la Regione promuove le cooperative di comunità, la cui attività può svolgersi in molteplici settori, a condizione che i soci abbiano ovviamente un solido legame col territorio di appartenenza.

    L’articolo 2 definisce gli ambiti di applicazione, quindi le cooperative di comunità e le società cooperative costituite ai sensi dell’articolo 2511 e seguenti del Codice civile iscritte all’Albo delle cooperative di cui all’articolo 2512 del Codice civile.

    In base all’articolo 3, Costituzione e attività delle cooperative di comunità, di fatto lo statuto della cooperativa, oltre a specificare la qualifica di cooperativa di comunità, delimita l’ambito territoriale di operatività, declina anche i limiti, i requisiti di appartenenza o di collegamento dei soci alla comunità al territorio, identifica lo scopo comunitario in relazione al soddisfacimento dei bisogni della comunità locale, prevede adeguate forme di coinvolgimento dei soggetti appartenenti alla comunità di riferimento.

    In base, invece, all’articolo 4, i soci delle cooperative di comunità, siano essi persone fisiche o giuridiche, devono avere un legame non occasionale con la comunità di riferimento, ad eccezione dei soci finanziatori o sovventori.

    Secondo il dettato dell’articolo 5, al fine di supportare le cooperative che saranno iscritte all’apposito elenco, la Regione, ovviamente attraverso un bando pubblico, può concedere dei contributi per la costituzione e lo sviluppo delle cooperative, nonché la realizzazione anche dei relativi interventi secondo le modalità e i criteri stabiliti con un successivo atto di Giunta, sempre ovviamente in coerenza con le finalità dell’articolo 1.

    Tra le azioni della Regione a sostegno delle comunità rientrano anche quelle contemplate dall’articolo 6, quali l’individuazione di forme di raccordo delle attività con le amministrazioni pubbliche (credo che questo sia un articolo molto importante, che di fatto marchi la volontà anche della nostra Regione per creare sinergie tra tutti gli attori di un territorio), anche attraverso l’adozione di appositi schemi di convenzione-tipo, di definizione di criteri e modalità di affidamento, di convenzionamento e di conferimento di lavori o servizi; di messa a disposizione di edifici o aree non utilizzate.

    L’articolo 7 dispone l’istituzione, presso la struttura regionale competente, dell’elenco regionale a cui devono essere iscritte le cooperative di comunità riconosciute dalla Regione, demandando quindi la definizione di requisiti e procedure per l’iscrizione e cancellazione a un successivo atto della Giunta.

    Con l’articolo 8 inseriamo invece la clausola valutativa, che di fatto prevede il controllo sull’attuazione della legge e quindi anche sui suoi risultati, e prevede che esso sia svolto dall’Assemblea legislativa regionale tramite la presentazione in Commissione, con cadenza triennale, di un’attività di relazione che dia conto appunto dell’evoluzione del fenomeno sul territorio regionale.

    Infine, l’articolo 9 rinvia alle specifiche norme di bilancio la copertura finanziaria per l’attuazione della legge.

    Ecco, questo è l’articolato della nostra norma. A margine di questa illustrazione ci tengo anche a ringraziare tutte le persone con cui ho avuto a che fare in questo periodo, quelle con cui ho avuto modo di confrontarmi in queste settimane, durante anche i vari appuntamenti sul territorio, che di fatto mi hanno anche fatto conoscere e toccare con mano l’entusiasmo di queste realtà e anche il valore prezioso che, a mio avviso, rappresentano. Credo anche che, tra le informazioni che ho raccolto, ad esempio, ci sia quella di formare, anche a livello (se vogliamo azzardare) imprenditoriale, i soggetti attivi nelle cooperative, che spesso nascono con una volontà sana, però non sempre conoscono, diciamo così, il lavoro d’impresa, perché poi diventa quello. Di qui l’importanza di un confronto come quello di oggi, ma anche di un lavoro sinergico tra tutti noi, che possa in qualche modo dare delle risposte, anche insieme agli spunti che raccoglieremo in questa seduta o durante i prossimi incontri fino al momento di approvarla in Assemblea legislativa.

    Sostenere il valore umano e sociale di quanto visto e di quanto esiste nella nostra comunità, ampliarlo e anche supportarlo, di fatto, è quanto ci proponiamo tutti quanti con la proposta di questa legge, e cercheremo di farlo. Grazie.

     

    PRESIDENTE RONTINI. Grazie, consigliera Rossi.

    La parola adesso al relatore di minoranza, il vicepresidente della Commissione Gabriele Delmonte.

    Nel frattempo, ci hanno raggiunti in Commissione – lo comunico anche ai fini della redazione del verbale – la consigliera Castaldini, il consigliere Liverani, la consigliera Zamboni, ed è collegato da remoto il consigliere Tagliaferri.

     

    Consigliere Relatore di minoranza DELMONTE. Grazie, presidente. Io cercherò di essere molto più breve, in quanto l’illustrazione già ovviamente è stata fatta dalla collega Rossi. Ringrazio naturalmente chi interverrà oggi, perché oggi è un momento di ascolto. L’udienza conoscitiva serve a noi relatori, a noi consiglieri, per cercare di capire aspetti importanti da voi che poi lavorerete grazie a questa legge, lavorerete con questa legge, che cercheremo insieme di migliorare da qui all’aula, perché possa soddisfare al meglio le richieste che oggi arriveranno e che, credo, potranno essere sicuramente migliorative di quello che è già un testo che, mi preme dirlo, si pone un obiettivo principale.

    Io ho sempre detto, appena ho visto questo testo, che in realtà la parte più importante di questa PdL è il titolo. Già il fatto che oggi noi riconosciamo la cooperativa di comunità in Emilia-Romagna ci dà un riferimento normativo intanto per semplificare la vita a tutti, perché obiettivamente, siamo in una situazione di vuoto normativo, chiamiamolo così, che rende complicato obiettivamente, sia ad esempio ai GAL o a chiunque altro voglia procedere con dei finanziamenti o aiuti o supporti alle cooperative di comunità, identificarle. Quindi, ecco, già il titolo e avere una legge che parla di cooperative di comunità in Emilia-Romagna è già una condizione sufficiente perché possa trovare soddisfazione all’interno dell’Assemblea.

    Però, io credo che ci sia un principio base di una cooperativa di comunità. Lo dico orgogliosamente, da emiliano-romagnolo ma, permettetemi, da reggiano che ha visto nascere delle eccellenze da questo punto di vista. Poi obiettivamente ci sono su tutto il territorio della nostra Regione, così come anche in altre parti d’Italia, ma a Reggio abbiamo avuto una storia molto particolare, in particolare con due cooperative di comunità molto diverse fra loro, che però hanno portato e stanno portando avanti due esperienze molto importanti per la realtà che rappresentano.

    Il principio base, secondo me, è che le cooperative di comunità nascono dove c’è bisogno, perché automaticamente è così, e da chi ha idee e soprattutto forza di agire per cercare di colmare questo bisogno, soddisfare questo bisogno. E non è scontato, perché molte volte si pensa alla cooperativa di comunità come un’azienda – sì, in parte, per alcuni aspetti, potrebbe anche esserlo – ma in realtà la cooperativa di comunità vuol dire mettere in gioco quello che è il valore e il patrimonio, a volte anche personale, cedendolo di fatto a un bene superiore, ma soprattutto a un territorio, quindi cercando di restituire, di mettere a disposizione quel valore per fare in modo che cresca il valore di tutto il territorio e che tutta la comunità ne possa trarre beneficio. E non è per nulla scontato.

    Tra le caratteristiche che deve avere una cooperativa di comunità, al netto di quello che determina la legge, a mio parere, e soprattutto tra le caratteristiche che deve avere questa norma vi è quella di identificare ma non costringere, quindi creare un perimetro che però non sia troppo stretto, però ponendo delle regole chiare di identificazione. Dopo questa legge, che dovrebbe essere approvata in aula a luglio, comunque da quel momento in poi dovremmo saper identificare perfettamente quale può essere e quale non può essere identificata come cooperativa di comunità.

    È per questo che arrivo molto velocemente a quelle che sono, a mio parere, a nostro parere, come Gruppo Lega, alcune criticità leggere, che però possono essere secondo noi migliorabili all’interno del percorso.

    Secondo noi, occorre eliminare ogni vaghezza e discrezionalità – permettetemi questi termini – che a volte ci sono. Senza precludere nulla, ovviamente, ci sono però alcuni termini, alcune possibilità lasciate che secondo noi sono ancora un po’ troppo discrezionali o comunque vaghe, magari anche appositamente fatte così. So che anche nella relazione iniziale del progetto di legge c’è la volontà di lasciare un po’ le maglie aperte, però credo che in alcuni punti si possa eliminare un po’ di questa vaghezza, soprattutto per identificare meglio le caratteristiche almeno territoriali o sociali che deve avere la cooperativa di comunità.

    Così come si potrà, a mio parere, definire meglio la compagine sociale. Credo che l’articolo che riguarda i soci possa essere, da un certo punto di vista, migliorabile, in quanto se oggi prevede, ad esempio, solo le personalità giuridiche o le personalità fisiche, ecco si può ragionare sul fatto che ci siano alcune associazioni prive di personalità giuridica e queste potrebbero ad esempio essere incluse, perché abbiamo alcune APS sui territori piuttosto che altre realtà del terzo settore che possono rientrare. Ma questo è solo un esempio.

    Bisogna, a mio parere, favorire la formazione. C’è stato in passato, in realtà poi sospeso temporaneamente per motivi soprattutto legati alla pandemia, un bellissimo esempio di formazione che era un contratto di rete chiamato “Scuola della cooperazione di comunità”. È stato un bellissimo esempio, a mio parere, che ha portato allo sviluppo di questi momenti di formazione per chi ha già una cooperativa di comunità o per chi voleva aprire o intraprendere questo percorso. Ecco, credo che la Regione possa affiancarsi a questo progetto o ad altri progetti simili in questa direzione che nasceranno, per cercare di favorire e soprattutto sostenere, magari economicamente, la formazione in questo senso.

    Chiudo dicendo che, in generale, secondo me, la Regione può fare un po’ di più, può prendersi, in questo progetto di legge, più impegni. Lo dico dal punto di vista economico, e credo che siamo un po’ tutti d’accordo in quest’aula e cercheremo di lavorare in questa direzione, perché è vero che parliamo del solo anno 2022, ma se, come annunciato in fase di illustrazione, prendiamo favorevolmente dall’assessora Lori la volontà di fare un bando già dopo l’estate, quindi già nel 2022, ecco, crediamo che 100.000 euro possa essere una cifra molto bassa, soprattutto per quelle che sono le realtà, che non sono poche. Si parlava di 33-35 cooperative di comunità sul territorio regionale, ecco, credo che se tutti partecipassero con un contributo di 2-3.000 euro, potrebbe non essere un segnale forte che questa Regione può dare. Bisogna lavorare in modo da aiutare maggiormente e cercare di portare la cifra un po’ più verso l’alto.

    Al netto di questo, gli impegni che la Regione può prendersi secondo me passano anche da alcune parole. C’è molto “può” promuovere, “può” sostenere. Ecco, togliamo un po’ di “può” e cerchiamo di promuovere, sostenere, cercare di prendersi degli impegni in più per portare le cooperative di comunità della Regione Emilia-Romagna come sono nate, cioè come eccellenza. Lo sono ancora, ma cerchiamo di sostenerle maggiormente. Arriviamo non ultimi, ma tardi con una legge, ma ci stiamo arrivando bene, quindi cerchiamo di arrivarci al meglio per creare ancora di più un sostegno alle cooperative di comunità, che lo meritano assolutamente. Grazie.

     

    PRESIDENTE RONTINI. Grazie al vicepresidente Delmonte.

    Adesso partiamo con gli interventi dei nostri graditi ospiti. Partiamo con Roberto Carboni, che è funzionario responsabile del Comune di Ozzano. So che è collegato il sindaco Lelli, che saluto, che non poteva essere qui con noi e che, quindi, ci ha mandato un suo collaboratore.

    Ne approfitto per dire, dal momento che me lo chiedeva proprio il dottor Carboni, che è possibile inviare – lo dicevo anche prima – osservazioni. Le inviate alla mail da cui avete ricevuto l’invito alla seduta di oggi, che è il seguente: segrcommII@regione.emilia-romagna.it.

    Prego, dottor Carboni.

     

    CARBONI, Comune di Ozzano dell’Emilia. Grazie. Buongiorno a tutti.

    Io, come diceva la Presidenza, rappresento il Comune di Ozzano. Porto il saluto degli amministratori, del sindaco Lelli e dell’assessore Di Oto, che sono collegati da remoto.

    Voglio ringraziare chi ci ospita perché ci viene a puntino questo invito, nel senso che l’Amministrazione di Ozzano sta valutando di favorire la nascita di una cooperativa di comunità collegata ad un bene pubblico, che tra l’altro è della Regione, e si tratta di Villa Torre. Villa Torre è un centro visita, con annessa foresteria – vedo che qualche consigliere e assessore conosce la realtà territoriale –, all’interno del Parco regionale Emilia Orientale, in località Settefonti, quindi luogo nel passato di accoglienza anche turistica ma sempre collegato a una declinazione inclusiva e sociale. Questo centro, infatti, nacque proprio per favorire dei soggiorni di breve durata per soggetti fragili, anziani, turismo scolastico estivo, poi nel tempo la struttura è stata praticamente abbandonata. La foresteria è stato oggetto di un intervento di recupero e adesso è in gestione al Parco stesso, all’Ente Parchi. È un bene su cui si sono sprecate le ipotesi di riutilizzo e di riavvio.

    Recentemente abbiamo avuto contatti e conosciuto Callegari, che è un cooperatore, che è stato presidente di CSAPSA, oggi ha fondato questa rete di comunità che si chiama AILeS, collegata con Confcooperative eccetera. Abbiamo fatto una call recentemente – per chi conosce il settore – con Giovanni Teneggi, che è il direttore referente delle cooperative di comunità, uno dei massimi esperti del tema in Italia, Oreste De Pietro, presidente di Confcooperative, Manzoni, che è sempre all’interno del movimento cooperativo, con il coinvolgimento della Federazione delle Confcooperative di comunità. Quindi, ci sono tutti gli elementi per avere un supporto dal punto di vista tecnico. Mancava un supporto legislativo, normativo. Quando è arrivato questo invito per la discussione sulla proposta di legge ci è sembrata proprio la quadratura del cerchio.

    Il messaggio che vogliamo dare è questo. Noi abbiamo già fatto degli incontri, in questo ambito territoriale ci sono già 25-30 soggetti associativi che si sono consorziati, sono agriturismi, operatori agricoli, tutti del territorio, che sono pronti a prendere in gestione questo bene. Naturalmente, però, non sono esperti del settore, quindi hanno bisogno di un supporto all’avvio di questa esperienza. Da parte nostra abbiamo garantito il massimo supporto, ma totalmente proporzionato alla possibilità che può avere un Ente locale. Sentivo prima i due relatori di maggioranza e minoranza, se nel 2022 o nelle prossime annualità la Regione ritiene di investire in questo senso, credo possa essere importante.

    Come si svilupperà? Diciamo che i filoni possono essere tanti. Noi volevamo sperimentare un turismo inclusivo, quindi una struttura ricettiva che potesse accogliere durante tutto l’anno da una parte gli escursionisti classici, eccetera, e sappiamo della rete dei cammini, promossa anche dalla Regione Emilia-Romagna e dalla Direzione turistica Bologna-Modena, con cui abbiamo già dei riferimenti, però anche qualcosa in più. Pensiamo, per esempio, a tutti coloro che hanno difficoltà motorie, disabilità. Questa è una struttura nata senza barriere architettoniche, raggiungibile comodamente (è a pochi chilometri dalla Via Emilia), ha spazi creati apposta per ospitare questo tipo di ospiti, quindi ha caratteristiche interessanti. Naturalmente deve stare in piedi con un progetto d’impresa, non può basarsi su un finanziamento a fondo perduto continuo nel suo andare avanti nelle varie fasi della sua esperienza. Magari può essere sostenuta in un momento di avvio. Si può chiedere una quota associativa a questi soggetti che si sono già resi disponibili, insieme però a un sostegno da parte pubblica almeno per la partenza. All’interno di questa struttura è possibile fare ristorazione, quindi si pensava a un autofinanziamento di tutto questo progetto. Naturalmente è da verificare step by step e senza trascurare niente

    L’idea è questa. Ci siamo fatti avanti per tempo con la Regione e abbiamo avuto già un incontro anche con l’Ente Parco, che ha capito questa intenzione e ha per il momento sospeso la gara di assegnazione di questi spazi, che sono previsti ad evidenza pubblica, proprio per darci il tempo in questa annualità e magari anche nella prossima di creare le condizioni per svoltare rispetto alla gestione precedente, che è oggi solo di pura apertura e chiusura del piccolo museo espositivo e poco altro.

    È un esperimento, è un’avventura, che, però, se ben pilotata e ben guidata, può dare dei risultati. Noi ci crediamo. Abbiamo inserito questo come obiettivo anche delle nostre azioni amministrative. Rimaniamo in contatto costante, dimodoché appena si aprono le condizioni per un’interlocuzione con la Regione noi ci siamo.

    Grazie.

     

    PRESIDENTE RONTINI. Grazie.

    Passo adesso la parola a Elisabetta Brunelli, rappresentante legale dell’Associazione Proprietà Edilizia, che si era prenotata, che però forse non c’è in questo momento.

    Andiamo, allora, da Andrea Zanzini, direttore dell’associazione “Figli del Mondo”, progetto “Appenninol’hub”. Prego.

     

    ZANZINI, direttore dell’associazione “Figli del Mondo”. Grazie, presidente. Grazie a voi tutti.

    Faccio un brevissimo intervento per presentarmi, ma soprattutto per esprimere gratitudine rispetto al fatto di poter essere coinvolti in questo percorso e in questo processo legislativo.

    “Appenninol’hub” è una rete di ventotto soggetti che nasce proprio grazie alla collaborazione con chi forse ha anche più merito del sottoscritto in questa platea, penso alle filiali cooperative, di intervenire, che hanno una storia molto più lunga, mentre noi ci siamo costituiti solo un anno e mezzo fa. Ma grazie anche alla più volte citata Scuola di cooperative e di comunità, dalla quale abbiamo tratto esempi e metodi, e da Giovanni Teneggi, anche lui già citato.

    La nostra è una rete che comprende, tra gli altri, tre GAL, alcuni Comuni, alcune imprese private e soggetti del terzo settore. Nasce a giugno 2011, alla presenza – approfitto per ringraziarla – dell’assessora Lori, che venne a San Leo per sancire proprio la nascita di questa rete, di questo sistema territoriale, che ha dato vita nel nostro territorio – parliamo dell’entroterra di Rimini e della Valle del Marecchia – solo in un anno a tre nuove cooperative di comunità, che sono nate dalla collaborazione di questi ventotto soggetti, in particolare dalle filiali cooperative, con la collaborazione di Confcooperative.

    Questa rete nasce per coordinare e sostenere la nascita di imprese solide e per accompagnare gli abitanti dei borghi e dei paesi delle aree interne a divenire imprenditori capaci di migliorare la qualità della vita nelle loro realtà e di costruire opportunità e nuove occasioni di sviluppo compatibile e sostenibile, e noi diciamo anche responsabile, nel loro territorio. Insieme ai compagni di viaggio che ho già citato sono nate queste tre nuove esperienze. Oggi, però, insieme a questi compagni di viaggio, le filiali cooperative che citavo, interveniamo in diverse province dell’Emilia-Romagna. Siamo stati invitati a lavorare in provincia di Ferrara, di Reggio Emilia e di Piacenza. La rete “Appenninol’hub” sta sostenendo percorsi analoghi per lo sviluppo e per l’accompagnamento alla nascita di nuove cooperative di comunità.

    Da questi primi percorsi che citavo nasce, quindi, la nostra impresa sociale, che ha ricevuto anche numerosi riconoscimenti anche dalla Regione, ma anche in Italia e in Europa, che oggi viene chiamata anche fuori dalla nostra regione. Quindi, è un’esperienza che nasce in Romagna, che nasce a Rimini, ma che viene chiamata in altre regioni, abbiamo cominciato a lavorare anche in altri territori fuori dall’Emilia-Romagna, proprio per accompagnare questo tipo di percorsi, come una sorta di incubatore di impresa specializzato per le aree interne, di sviluppo imprenditoriale sostenibile e responsabile, come un partner delle realtà locali dei territori, anche per utilizzare al meglio le risorse del PNRR, dimodoché producano effettivamente risultati stabili, continuativi e di impatto sociale significativo.

    Questa gratitudine che esprimo all’Assemblea legislativa deriva dal fatto che questa legge riconosce i tanti sforzi fatti di tutta questa rete di soggetti che vi citavo, lo studio, le sperimentazioni, i percorsi, che hanno ricostruito fiducia in molti dei nostri borghi e paesi, hanno avviato percorsi di formazione all’imprenditoria cooperativa, per abitanti che hanno vissuto dal dopoguerra ad oggi un terremoto silenzioso, quello dello spopolamento, che è fortunatamente senza vittime, però lascia ferite profonde e debilitanti nei territori in particolare delle aree interne.

    Con questa legge le esperienze cooperative emiliano-romagnole potranno ancora di più divenire un modello di riferimento italiano ed europeo, sostenere la rinascita dei territori più fragile e costruire sistemi territoriali capaci specificamente di ricreare visioni di futuro e di superare quelle ferite che dicevo prima, di mettere in pratica quelle visioni di futuro, di moltiplicare l’impatto sociale e la capacità di produrre occupazione stabile, di divenire interlocutori credibili per le pubbliche amministrazioni locali e di accedere agli strumenti di investimento che verranno loro concessi.

    Nel ringraziare, quindi, l’assessora Lori, ma anche la consigliera Nadia Rossi, che ha voluto anche visitare queste neo-esperienze di cooperative di comunità nel nostro territorio, nel merito della proposta di legge mi permetto unicamente di sottolineare l’importanza di sostenere e accompagnare lo sviluppo di queste esperienze di imprenditoria comunitaria non solo attraverso i finanziamenti – ben vengano – allo sviluppo e agli investimenti. Vi è, infatti, la necessità di maturare progressivamente capacità imprenditoriale, come ha già detto qualcuno prima di me. Le cooperative di comunità, infatti, sono imprese ibride, sono imprese che hanno nel loro dispositivo d’ingresso la necessità di dare risposte di welfare, ma sono anche imprese che devono stare in piedi con le loro gambe. Quello che noi raccontiamo in questi luoghi, in questi territori e agli abitanti è che, prima dei finanziamenti, prima dei bandi, prima dei soci sostenitori, il progetto di impresa deve essere solido, ma non deve essere solido esclusivamente perché deve produrre occupazione e deve produrre economia – ben venga – ma perché deve avere una sua continuità. Lo diceva prima il dirigente del comune di Ozzano, se non sbaglio: questi progetti devono avere continuità nel tempo, perché devono produrre economie, ma anche effetti sociali utili e duraturi nel tempo. Per questo, devono stare in piedi prima con le loro gambe e poi anche grazie alle norme e ai finanziamenti che vengono.

    Le cooperative di comunità sono imprese ibride per questi motivi e dimostrano la capacità che devono ritagliarsi sulle risorse e sui potenziali specifici da valorizzare in particolare nelle aree interne, dove le cooperative di comunità possono produrre i loro effetti più significativi, ma anche la necessità di sviluppare processi specifici, come ci insegna la Scuola delle cooperative di comunità, che non si risolvono unicamente nell’incubazione d’impresa, così come la si attua normalmente nelle aree urbane e metropolitane con i classici incubatori che conosciamo.

    Vi è, quindi, la necessità di produrre un metodo specializzato per l’incubazione d’impresa in area interna, che interviene dapprima sulle relazioni di quelle comunità, tra gli abitanti, tra gli stakeholder di un territorio, sulla maturazione di un senso di appartenenza ad un progetto comunitario e comune – assolutamente sì – ma anche sulla capacità di superare le ferite e che permettano di ricostruire delle visioni di futuro, per muoversi poi sulla capacitazione di competenze imprenditoriali, di costruire progetti di impresa solidi, di profilare i propri clienti e di offrirsi a mercati anche molto lontani dal proprio territorio. Noi diciamo spesso che queste esperienze stanno in piedi quando, sì, nascono localmente, ma hanno la capacità di guardare lontano, di offrirsi – passatemi questo termine – lontano. Pensate banalmente al tema turistico, ma questo è solo uno. A San Leo produciamo un pane che non è venduto solo nel borgo di San Leo. Quella piccola impresa, quel piccolo forno sta in piedi perché il pane è apprezzato anche a molti chilometri da sé e perché abbiamo imparato a produrlo, tra l’altro, proprio grazie a un’esperienza di Bologna, di questo territorio. Ci siamo messi in connessione con un’esperienza nata qui, che è la rete dei PAU, che ci ha insegnato come potevamo fare un pane buono, sano, con prodotti locali, del nostro territorio, quindi descrivendo quella capacità di narrazione delle proprie caratteristiche peculiari, dei propri prodotti e delle ricchezze più tipiche.

    Per questo gli abitanti vanno accompagnati da un sistema territoriale sempre più capace di fare sistema, stando al loro fianco per sviluppare un’esperienza che spesso è nuova per molti – lo si diceva un attimo fa – e stando al fianco ad accompagnare e superare i numerosi ostacoli, non solo e non sempre ascrivibili al solo piano economico e della necessità di risorse.

    Questo è l’auspicio sul quale vi invito a riflettere, anche perché la legge possa sostenere questi percorsi di capacitazione e di formazione degli abitanti e perché queste esperienze alle quali con questa legge daremo ulteriore corso possano davvero produrre degli effetti stabili, solidi e duraturi per i nostri territori.

    Vi ringrazio ancora.

     

    PRESIDENTE RONTINI. Grazie a lei.

    Noi provvederemo ad inviare, come facciamo sempre con le udienze conoscitive, il resoconto integrale, che vuol dire la trascrizione parola per parola. Però, chi ha un testo scritto che magari ha utilizzato come traccia se ce lo vuole inviare sicuramente ci aiuta.

    Passo adesso la parola a Marilù Manzolillo, vicepresidente della società cooperativa e impresa sociale “Il Passo della Barca”. Qui con lei c’è anche Marilù D’Aloia. Prego.

     

    MANZOLILLO, vicepresidente della società cooperativa e impresa sociale “Il Passo della Barca”. Salve a tutti. Sono Marilù Manzolillo e sono vicepresidente della comunità cooperativa di comunità urbana di Bologna, impresa sociale.

    Porto un’esperienza particolare, un’esperienza urbana della città di Bologna… Scusatemi l’emozione, ma sono poco abituata a parlare in pubblico. Dicevo, porto l’esperienza della nostra cooperativa di comunità urbana legata al Quartiere Barca di Bologna.

    Vi ringrazio innanzitutto per l’invito, perché noi siamo nati da circa un anno e mezzo, quindi questa è una materia e un interesse enorme per noi, quindi vorrei portare proprio il concreto, cioè ciò che sta succedendo durante le nostre giornate nell’ultimo anno e mezzo.

    Siamo una cooperativa e impresa sociale iscritta all’Albo delle cooperative associate a Legacoop. Ringrazio Legacoop perché ci accompagna e ci supporta nel nostro percorso proprio sin dall’inizio, sin da maggio 2020, che è una data particolarissima, è la fine del lockdown, dopo la pandemia. Perché dico questo? Perché questa cooperativa di comunità urbana nasce sulla scia di un importante momento, che è stato quello della pandemia, laddove le nostre relazioni si sono interrotte. Quindi, nasce da un’esigenza, da una vulnerabilità, che non è la vulnerabilità del disagio sociale. Prendo anche a prestito gli articoli della legge, che ho letto e che ho analizzato, e porto il contributo dell’esperienza odierna del “Passo della Barca”.

    Non soltanto le aree interne a cui si fa riferimento, anche le aree urbane hanno conosciuto il concetto di vulnerabilità, che era nelle loro relazioni, cioè la relazione che si interrompe. Da quel momento una comunità di cittadini nata dal basso – al momento siamo circa 100 famiglie socie del Passo della Barca – si mette insieme. Vi faccio soltanto un esempio dei nostri tanti progetti, perché i progetti sono veramente tanti: il presidio dell’edicola di piazza Bernardi. Proprio dopo il lockdown, la signora Pina ha esposto un cartello in cui diceva che voleva vendere, dopo quarantaquattro anni di lavoro, la propria edicola. Sapevamo il momento storico in cui vivevamo, era il 2020, la signora Pina era più che ottantenne, avremmo perso un patrimonio di relazioni, un patrimonio di comunità in un pezzo del Quartiere Barca, che io chiamo di frontiera, ma semplicemente perché è tra via della Barca, un po’ prima del ponte, e via Andrea Costa. Per chi conosce Bologna, è un luogo particolare, è un luogo residenziale, dove non sono evidenti i disagi sociali, però è evidente la mancanza di relazione tra i cittadini, cioè la mancanza della comunità. Quindi, un gruppo di cittadini si è messo insieme e ha deciso di salvare l’edicola. Quindi, il progetto di comunità urbana del Passo della Barca nasce con questa prima narrazione, cioè quella di volerla salvare. E infatti l’abbiamo salvata. L’abbiamo salvata coinvolgendo la cittadinanza, quindi coinvolgendo i cittadini. Il primo impatto positivo sul territorio è stato quello di riappropriarci di un presidio, ma un presidio sociale, che poi era l’unico presidio aperto, oltretutto, nel nostro lembo di terra, perché si poteva andare a comprare il giornale.

    Questo ha attivato una serie di relazioni e, ovviamente, anche una serie di riconoscimenti delle persone, perché le persone durante il lockdown – lo sapete meglio di me – hanno conosciuto una chiusura. Tutti ci siamo ritrovati in casa, con l’incapacità di poter aiutare l’altro o il vicino di casa. Non eravamo pronti o, meglio, quel pezzo di quartiere – parlo del mio quartiere – non era in grado di dimostrare la sua forza. Invece, il presidio di comunità, il recupero dell’edicola, perché l’edicola è stata acquistata grazie al crowdfunding della comunità, attraverso tutte le azioni della cooperativa di comunità urbane del Passo della Barca, e al momento è aperta. Quindi, Pina è andata in pensione e noi presidiamo questo luogo, intorno al quale c’è una partecipazione attiva dei cittadini legata al territorio e alla rigenerazione urbana del territorio, che non sto qui a raccontarvi perché sono veramente tante le cose.

    Entrando adesso nel merito del progetto di legge, faccio tre passaggi sugli articoli che ci vedono molto interessati. Innanzitutto le aree urbane possono essere il territorio e il luogo dove possiamo prevenire la vulnerabilità di cui parliamo poi, il luogo dove io posso prevenire determinate conseguenze. Questo lo dico perché, per esempio, nel nostro quartiere noi conoscevamo benissimo la condizione degli adolescenti, dove manca un luogo per gli adolescenti che potesse farli incontrare banalmente. Dico questo a mo’ di esempio, ma ne potrei fare tanti altri. Per esempio, la gente non presidiava più determinati giardini. Il giardino del Ghisello e il giardino di via Grieco erano tutti luoghi belli, verdi, tenuti benissimo, ma non presidiati, e le persone che ci abitavano non conoscevano quei luoghi. Quindi, il nostro obiettivo è assolutamente di riappropriarsi dei luoghi attraverso, però, i cittadini stessi. Quindi, i cittadini sono protagonisti, e possono esserlo anche all’interno delle aree urbane. Questo mi preme dirlo perché il contesto urbano è qualcosa su cui noi lavoriamo.

    Il secondo passaggio riguarda il valore della comunità, come tutti voi avete già citato, per cui non sto a ripetere le stesse cose. È chiaro che il valore della comunità genera un valore sociale e di relazioni che non è quantificabile, ma è tantissimo, e l’impatto è enorme sulla vita e sulla qualità delle persone. Quindi, il Passo della Barca nasce come cooperativa di comunità urbana soprattutto per il benessere dei cittadini, per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Questo per noi è un punto assolutamente importante, quello di abbracciare anche i contesti urbani, che non necessariamente sono vulnerabili, perché sarebbe difficilissimo – non è mia materia – poterlo in qualche modo definire, ma in quel caso il concetto di comunità ampio previene tutto ciò che può essere vulnerabile nel futuro.

    Su questo tema della definizione ampia di comunità porto la nostra esperienza. Noi siamo 100 soci e tra i nostri soci non ci sono soltanto i residenti del Quartiere Barca, ma ci sono anche persone che hanno delle relazioni all’interno del quartiere, perché ci lavorano, perché ci sono dei parenti, perché usufruiscono dei servizi che la cooperativa di comunità mette a loro disposizione. Faccio un esempio su tutti: il turismo di prossimità, di cui noi ci occupiamo, legato ai parchi da cui siamo circondati nel nostro quartiere. Quindi, porto come contributo anche questo concetto, questa riflessione. Non soltanto chi è residente, ma i residenti di una comunità sono anche coloro che partecipano alla vita di comunità e lo fanno in maniera sistematica, perché partecipano alle iniziative. Sottolineo il fatto che abbiamo una partecipazione di cittadini durante le nostre iniziative, che sono state molteplici, anche in collaborazione con il Comune di Bologna, estremamente attiva. Per esempio, ci sono persone di altri quartieri che si sono iscritte alla nostra cooperativa.

    Altro punto importante che mi preme sottolineare è che noi siamo 100 soci, però la cosa molto importante per noi è lavorare sul nostro territorio, sì, ma offrire tutti i servizi e soddisfare tutti i bisogni. Insomma, rispondiamo dei bisogni di una comunità, ma di tutta la comunità, non soltanto dei soci. Non tutti in prima istanza si sono iscritti alla cooperativa di comunità urbana, ovviamente, lo hanno fatto dopo, alcuni non si iscrivono affatto, però beneficiano di quell’impatto sociale che tutte le nostre attività poi generano. Questo lo dico perché l’erogazione dei servizi che mettiamo a disposizione non può essere soltanto per i soli soci. Questo nell’intervento precedente era già stato elencato, però mi premeva dire che la mutualità deve trascendere dai soli soci, perché è a vantaggio di tutta la comunità.

    Il terzo passaggio, e concludo, riguarda il fatto che uno dei problemi che incontriamo muovendoci è legato alla multifunzionalità della cooperativa di comunità. I servizi sono diversi e per noi è sempre molto difficile reperire il codice Ateco. Questo è un problema tecnico estremamente importante. Quindi, proprio per esperienza, anche poter partecipare a un bando molto spesso per noi è difficile proprio perché non riusciamo a rispondere a solo un codice Ateco, se c’è. Quindi, questa cosa condiziona la concessione dei contributi che vengono erogati.

    Sintetizzando i punti, quindi, ho parlato di aree urbane e contesti urbani, il concetto di comunità più ampio possibile, quindi non solo legato a chi è residente, ma tener presente anche delle relazioni, cioè dare valore alle relazioni che la comunità crea sul territorio, e in ultimo l’aspetto tecnico di cui vi parlavo, che è proprio legato alla partecipazione ai bandi e contributi. Grazie.

     

    PRESIDENTE RONTINI. Grazie a lei.

    Prima di dare la parola a Pierlorenzo Rossi, direttore generale di Confcooperative Emilia-Romagna, per l’ultimo intervento, voglio salutare anche Francesco Zanoni, sempre di Confcooperative Emilia-Romagna, che è qui, e Roberta Trovarelli di Legacoop Emilia-Romagna. Così come saluto l’avvocata Medea Bertolani di Confindustria Emilia-Romagna e Oreste Torri, vicepresidente della cooperativa Valle dei Cavalieri, che ci hanno comunicato che stanno seguendo i nostri lavori per il tramite dello streaming pubblico.

    Voglio citare le funzionarie degli Assessorati che hanno collaborato alla redazione del provvedimento. Prima qualcuno ha citato Caterina Brancaleoni. Ci sono qui Elena Zammarchi, Egidia Gigante, Natalina Teresa Capua e Natasha Rossi, che saluto.

    Prego, Pierlorenzo Rossi.

     

    ROSSI, direttore generale di Confcooperative Emilia-Romagna. Grazie. Buon pomeriggio a tutti. Intanto, come ha detto la presidente, intervengo a nome delle tre centrali cooperative di Confcooperative, di Legacoop, come ha citato, è qui presente la collega Trovarelli, e di AGCI, come Alleanza delle cooperative.

    Ringraziamo la Regione per avere finalmente messo in atto questo progetto di legge che attendiamo da tempo, che abbiamo sollecitato da tempo. La regione Emilia-Romagna è considerata non solo in Italia, ma anche fuori dai confini del nostro Paese, la regione della cooperazione, una delle culle della cooperazione italiana. Anche in questa occasione, delle cooperative di comunità, lo è stata, perché, qualcuno l’ha già citato, le prime esperienze che poi allora non avevano la consapevolezza di essere una cooperativa di comunità, ma nascevano dai bisogni di quella realtà, come nascono tutte le cooperative, generalmente le cooperative sane nascono dai bisogni dei cittadini, appunto, trent’anni fa, le prime esperienze sono nate in queste regioni, in particolare a Reggio Emilia.

    Come nascono? Nascono appunto dal fatto di avere la consapevolezza di un bisogno concreto in una determinata realtà, in un determinato territorio, in una comunità e di non aspettare l’aiuto di altri o anche solo il rivendicare quelli che sono i ruoli delle Istituzioni, ma rimboccarsi le maniche, come è tradizione, poi della nostra terra, e cercare di fare qualche cosa che risolve un problema. È chiaro che le situazioni iniziali si sono sviluppate prevalentemente in realtà periferiche, magari ancora più disagiate rispetto a quella che noi normalmente conosciamo, e magari si sono sviluppate semplicemente perché chiudeva un bar. Prima abbiamo sentito dall’esperienza della chiusura di un’edicola. È un qualche cosa che magari fino a quel momento, magari, chi lo gestiva, gestiva la proprio attività economica, ma a un certo momento, per una serie di ragioni, che possono essere di natura economica o anche solo anagrafica, quel tipo di servizio viene a mancare. A quel punto scatta quel senso civico che a volte pensiamo manchi, ma che in realtà nella nostra regione e anche in altre è molto presente nei cittadini, e quindi quel senso civico di dire “facciamo qualche cosa, perché, salvando quel luogo, salvando quell’attività, rimettiamo in moto un senso di comunità”.

    Questo è quello che ha sostanzialmente guidato tutte le esperienze o la stragrande maggioranza delle esperienze di cooperative di comunità che oggi abbiamo nella nostra regione, che sono ormai una quarantina e che l’hanno posta proprio come regione apripista anche in una situazione di approfondimento tematico. Non a caso dicevo che le prime hanno trent’anni, ma in questi anni, grazie anche ai contributi della Regione, attraverso i contributi della legge n. 6, noi siamo riusciti a mettere in piedi quella scuola delle cooperative di comunità, assieme ad AICON, che è l’associazione di promozione della cultura e della cooperazione. Abbiamo messo in moto e attivato questa scuola che poi ha attirato e ha attratto tanti cooperatori in giro per l’Italia, si è sviluppata e ha seminato, sostanzialmente, questa cultura cooperativa che si è poi sviluppata e oggi si sta sviluppando in tante altre regioni italiane.

    Da una ricerca che abbiamo fatto e abbiamo presentato anche quest’anno emerge come queste iniziative che nascono in periferia con poco mettono in moto un sacco di relazioni. Se andassimo a guardare l’indice di intervento rispetto a quelle che sono le relazioni, anche le relazioni di carattere economico, che vengono messe in moto, scopriremmo che con poco, intervenendo in questi territori, mettiamo in moto un sacco di iniziative.

    Naturalmente questa forma di cooperazione si basa sulla legislazione italiana sulla cooperazione. Non sto a tediarvi sulle varie tipologie di cooperative. Il Riconoscimento di comunità serve, come ha già detto qualcuno, per andare a collocare, per andare a identificare un modo di fare impresa che ha a cuore e mette veramente a valore, a fattore comune, l’identità di una comunità e il rilancio di una comunità, la riscoperta anche di valori. Se andiamo in periferia, tante volte piccole iniziative fatte e promosse anche da tre o quattro  giovani servono proprio per ridare slancio e per far capire ai residenti che lì un futuro è possibile, perché dobbiamo anche renderci conto che in certe situazioni il fatto che continuamente ci sia stato un esodo e che le forze migliori vadano via da quel territorio, oltre a produrre un impoverimento sociale, produce anche una concezione e un impoverimento del pensiero.

    Su questo credo che la cooperazione in generale abbia sempre prima dimostrato e poi si sia arrivati a un inquadramento legislativo. Se pensiamo alla cooperazione sociale, è lo stesso percorso. Prima si è dimostrato che lo strumento delle cooperative sociali poteva servire a ricollocare, a reinserire lavorativamente anche persone svantaggiate e poi è nata la legge n. 381.

    Oggi più o meno assistiamo a questa cosa, dove alcune regioni hanno preso in mano la situazione e fanno da apripista anche alla necessità di avere una legislazione nazionale sulle cooperative di comunità. È chiaro che in questo percorso si dimostra anche che veramente la cooperativa, quando nasce, in tutti gli ambiti, produce un effetto di innovazione.

    Qualcuno potrà dire: “Che innovazione c’è? In fondo non si fa niente di nuovo”. È un’innovazione sociale nel vedere che quel bar o quell’edicola non hanno più la funzione di dare il reddito a quel gestore, hanno la funzione che rimette in moto quel territorio, quella dimensione di quartiere, quella piccola comunità e l’interesse economico diventa un mezzo per trovare la coesione e il rilancio di quella realtà.

    Tuttavia, abbiamo esaminato, abbiamo in qualche misura già partecipato a un confronto che l’assessore Lori – che ringraziamo di tutto il lavoro che ha fatto in questo senso – ha organizzato con le associazioni di categoria, eccetera.

    Credo che questo progetto di legge dia un senso anche all’articolo 118 della Costituzione, dove si parla di sussidiarietà, laddove i cittadini prendono in mano pezzi di attività e con senso di responsabilità fanno qualcosa che sta a cuore a tutti. Analizzando le varie leggi che oggi sono già state in alcuni casi approvate e in altri sono ancora progetti di legge, lo abbiamo considerato uno dei migliori progetti di legge che oggi ci sono in Italia.

    Tuttavia, alcune considerazioni, alcuni punti di miglioramento, come tutte le cose, anche le migliori, possono essere migliorate. Noi abbiamo sempre sostenuto e chiesto come centrali di cooperative che le cooperative di comunità potessero fare tutto dappertutto. Sembra qualcosa che stona un po’ ed è anche pretestuoso. Però, anche dalle considerazioni e dagli interventi che mi hanno preceduto, penso che abbiate compreso come, nascendo queste esperienze dai bisogni, non possiamo limitarle, nel senso che se pensiamo di fare una singola attività, a parte che non ci sono tante volte le dimensioni economiche per poterla esercitare, per fare stare in piedi un’attività economica, siccome chi guida tutto è il bisogno, i bisogni sono molteplici. Posso raccontarvi di esperienze che non solo hanno riaperto un bar, qualcuno da un circolo ha aperto una pizzeria, ha fatto un laboratorio di pasta fresca, accompagnano due bambini a scuola, perché sapete che nei piccoli comuni, sotto i tre bambini, i Comuni non possono nemmeno assicurare il servizio scolastico. Per cui, sotto altre forme, si incaricano di fare questo servizio, fanno il recapito dei medicinali e tantissime altre cose.

    Se li andiamo a ingabbiare è evidente che questo limita molto quello che può essere il successo di questa realtà, che non vuole essere un’azione speculativa, come lo sono tutte le cooperative, nel senso che le cooperative vengono considerate forme di impresa non a carattere speculativo. Proprio per questo la cooperativa si adatta ad essere uno strumento che rivitalizza e rilancia territori periferici, soprattutto in momenti come questi, dove abbiamo capito, dopo la pandemia, che le realtà più periferiche hanno anche una funzione sociale, che magari fino ad ora ci eravamo dimenticati.

    A questo punto, entrando più nel merito, noi poi naturalmente lasceremo il testo, quindi avrete modo di analizzarlo meglio, all’articolo 1, tra le finalità chiediamo di inserire un ulteriore punto, oltre a quelli che ci sono già, quindi un punto f) che faccia riferimento anche a iniziative rivolte a contrastare la povertà energetica delle comunità locali.

    In momenti come quello attuale, non ho bisogno di dilungarmi rispetto al bisogno in questa direzione, potete comprendere come il tema delle comunità energetiche, per le quali, questa Regione proprio due settimane fa ha già approvato una legge, può essere uno degli elementi anche di coesione e anche un elemento di ulteriore attività che una cooperativa di comunità potrebbe mettere in piedi. Potrebbe essere una delle tante altre cose in cui in quel territorio magari, se non c’è l’iniziativa di qualcuno che parte, non parte nessuno, al di là che fra qualche tempo probabilmente dovrà arrivare anche l’obbligatorietà di tutta questa trasformazione in senso ambientale. Però, crediamo che questo sia uno degli obiettivi da raggiungere.

    All’articolo 2 chi mi ha preceduto ha chiarito molto bene che, come dicevo poco fa, abbiamo bisogno che queste realtà nascano dappertutto. Il tema delle aree periferiche probabilmente è più facile da andare a delimitare, ma le aree urbane nel momento in cui le dovremo andare a delimitare probabilmente dovremo trovare una serie di criteri.

    Noi ci siamo permessi di aggiungerne uno: oltre a quello che già è individuato, individuare anche aree urbane a rischio di impoverimento sociale. Di fatto, se andiamo ad analizzare dei parametri dipende rispetto a che cosa li rapportiamo. Se abbiamo una città come Bologna, probabilmente il quartiere che abbiamo sentito prima non è influente in termini numerici, così come abbiamo visto altre esperienze che sono nate da altre parti. Quindi, occorre che si guardi veramente nel merito quella che è la risposta che quel tipo di iniziativa va a dare proprio per non andare ad annullare questa esperienza di cittadini e questa azione anche di volontarietà e di capacità di senso civico, che, altrimenti, non potrebbe sorgere.

    L’altra osservazione è all’articolo 4 sui soci delle cooperative di comunità. Qualche cosa è già emerso. Oltre alle persone fisiche che sono residenti, citiamo quelle domiciliate, titolari di diritti reali, di beni immobili censiti in quel territorio perché ci possono essere, come spesso capita, e tante volte, soprattutto nelle periferie, questo avviene, che qualche erede che ha un terreno o un fabbricato in comproprietà, magari tra fratelli, metta in atto un progetto di cambio vita e possa rimettere in moto ad attivare iniziative come quelle che abbiamo descritto.

    All’articolo 5 si parla sostanzialmente di contributi e incentivi. Anche qui è già emerso che abbiamo la necessità di sollecitare – mi pare che questa Regione, da questo punto di vista, lo faccia anche su altri campi – il fatto che, una volta creata la cooperativa, spesso accade che l’aspetto più difficile è quello della gestione, è quello del condurre l’impresa, perché la cooperativa è comunque un’impresa.

    Da questo punto di vista credo che gli aiuti servano. Al di là dei beni materiali, credo servano anche beni immateriali che vadano nel senso della formazione di tutta una serie di attività, anche di sostegno e di accompagnamento rispetto al gruppo dirigente.

    Infine, sull’articolo 6 abbiamo il discorso della funzione sociale, del raccordo tra cooperative di comunità e realtà locali. Su questo noi chiediamo che ci sia anche, come mi pare che sia venuto fuori anche dell’intervento del rappresentante del Comune di Ozzano, un’ulteriore sollecitazione a mettere a disposizione, da parte delle Istituzioni locali, manufatti che magari sono inutilizzati o comunque dei beni che possono essere rivitalizzati attraverso le cooperative di comunità.

    Un’ultima osservazione che volevamo fare, proprio in relazione a quello che già è emerso, riguarda i codici ATECO. È vero, quando ci mettiamo nei panni di coloro che gli uffici della Regione dovranno domani fare i bandi, è evidente che nei contributi che verranno rivolti e riservati alle cooperative di comunità ancoriamo tutto il codice ATECO, rischiamo di non cogliere l’essenza della cooperativa. Credo che l’abbiamo detto. È emerso oggi pomeriggio da più parti.

    Abbiamo bisogno di trovare una formula che vada oltre i codici ATECO, altrimenti corriamo veramente il rischio che, siccome nella nostra legislazione, nel momento in cui ti iscrivi alla Camera di Commercio, c’è un riferimento a un codice ATECO primario, è evidente che non si possono avere degli Statuti perché a volte vengono anche difficilmente omologati, che contengano tutto, quindi, nella fase attuativa, occorre che, da un punto di vista operativo si tenga conto che questa ha bisogno di essere considerata in maniera particolare e non legata ai codici ATECO.

    Grazie dell’attenzione.

     

    PRESIDENTE RONTINI. Grazie.

    Abbiamo esaurito – a meno che non ci siano altri, come dicevo in apertura – gli interventi programmati, cioè delle persone che si erano prenotate nei giorni scorsi.

    Io penso di poter dire, prima di lasciare la parola all’assessora Barbara Lori, che abbiamo ascoltato delle belle storie di comunità, delle belle storie di innovazione sociale, di senso civico, delle proposte su cui ci si sta orientando e che speriamo possano andare a buon fine anche a seguito dell’approvazione di questa norma.

    Ho visto negli intervenuti la passione per quello che stavate facendo. Vi ringrazio a nome anche della Commissione che ho la responsabilità di presiedere.

    Prima di dare la parola all’assessora Barbara Lori, anche al fine di un ulteriore miglioramento della proposta, ci tenevo a comunicarvi l’iter che abbiamo condiviso insieme ai relatori, alla relatrice Nadia Rossi, al vicepresidente Delmonte.

    Noi ci ritroveremo, su questo progetto di legge, il 21 giugno per la discussione generale e il 5 luglio per l’esame dell’articolato e le votazioni. Dopodiché, il 12 luglio, se non ci saranno impedimenti, l’obiettivo è di andare in aula per l’approvazione definitiva.

    I relatori ‒ questo lo comunico anche ai soggetti esterni, cosicché possano in tempo eventualmente tradurli in proposte emendative ‒ hanno definito anche i tempi per gli emendamenti, che vi chiederemmo di farci avere (questo lo dico alle forze politiche) entro giovedì 30 alle ore 14, così da poter procedere alla redazione del documento di lavoro.

    Inoltre, stiamo ragionando ‒ lo sanno sia i relatori che le centrali cooperative ‒ anche a una visita in loco, diciamo così, alle prime esperienze di comunità. Se riusciamo. Però, questo è ancora un lavoro in fieri, quindi ne darò eventualmente conto ai consiglieri non appena avremo chiuso.

    Sono già arrivate alcune osservazioni, che nei prossimi giorni ‒ direi domani mattina ‒ la Segreteria della Commissione vi potrà far avere, così come le altre che arriveranno nel frattempo.

    La parola, adesso, in conclusione di questa seduta di Commissione, all’assessora Barbara Lori, che ringrazio nuovamente.

     

    ASSESSORA BARBARA LORI. Grazie, presidente. Buon pomeriggio a tutti e a tutte.

    Grazie per questa giornata molto interessante e, credo, proficua. Un ringraziamento particolare ai relatori, Nadia Rossi e Gabriele Delmonte, per il lavoro che hanno fatto, alla presidente e a tutta la Commissione per il lavoro che è stato fatto fin qui e anche, naturalmente, per quello che potrà essere sviluppato nelle prossime settimane, a partire dal calendario che è stato appena illustrato.

    Un ringraziamento, naturalmente, va a chi ha ritenuto di partecipare oggi a questa udienza conoscitiva volendo portare suggerimenti, sollecitazioni, che sono certa potranno contribuire a un arricchimento di questo progetto di legge, che, come è stato detto, è stato costruito proprio con l’obiettivo primario di rispondere a uno degli obiettivi del Patto per il lavoro e per il clima, che è stato condiviso in questa Regione e che vede delle tappe di lavoro che, naturalmente, vogliamo rispettare, in modo anche assiduo, dando in qualche modo quella corrispondenza alle aspettative e a un lavoro di costruzione, anche strategica, dei nostri obiettivi, traducendoli in fatti assolutamente concreti.

    Rivolgo un ringraziamento anche alle strutture tecniche. Sono qui presenti diversi dirigenti e funzionari della nostra Regione. È un ringraziamento non scontato. Questo progetto di legge, come alcuni di voi sanno bene, è stato costruito attraverso una cabina di regia interdirezionale, perché ha voluto e provato a cogliere quell’elemento che caratterizza anche le stesse cooperative di comunità, che è un elemento di assoluta trasversalità. Abbiamo potuto cogliere questo aspetto in tante occasioni, a partire dalla mappatura e dalla conoscenza delle tante esperienze presenti nella nostra Regione, dove ‒ lo sappiamo bene ‒ le cooperative hanno caratteristiche diverse, appartengono a settori prioritari a volte anche molto differenti tra loro. Quindi, c’è stato bisogno di una condivisione molto ampia, che è stata costruita, passo dopo passo, attraverso un confronto, anche interno, che non era per nulla scontato e che ‒ mi pare di poterlo dire ‒ ha dato ottimi risultati.

    Abbiamo da subito ritenuto e condiviso che quella delle cooperative di comunità fosse un’esperienza che aveva e ha bisogno di trovare un quadro normativo e un riferimento certo e chiaro, proprio a partire da quanto è accaduto in questa Regione, le prime esperienze, ma anche quelle molto più recenti che sono nate, e altre che stanno nascendo. C’è una particolare vivacità in questi anni, anche in relazione alla strategia per le aree interne, dove diverse progettualità, diverse strategie sui nostri territori hanno previsto l’attivazione di cooperative, ancora una volta con una natura differente le une dalle altre, ma sempre cogliendo quello spunto, quello spirito che tiene insieme l’idea di mettere in campo opportunità per le comunità con un’idea di valorizzazione e sviluppo delle esperienze. Questo è anche uno dei motivi per cui si è lavorato soprattutto, credo di poter dire senz’altro in modo esclusivo, sull’idea delle aree più marginali e periferiche, là dove, magari, le opportunità sono un po’ meno rispetto ad altri contesti. Naturalmente, su questo avremo modo anche di approfondire e di lavorare per cogliere tutte quelle sollecitazioni e quelle condizioni che possono dare risposte ai vari contesti con cui stiamo interloquendo e che anche i relatori e la Commissione avranno modo di approfondire.

    L’idea è di una cooperazione che vuole fare impresa. Sappiamo come nei territori più marginali ‒ oggi lo abbiamo ascoltato, anche nelle periferie delle città ‒ ci sia bisogno di qualche opportunità in più dal punto di vista sociale e anche dal punto di vista occupazionale. C’è bisogno di trasversalità e anche di una flessibilità che consenta di cogliere la capacità di rispondere ai bisogni. C’è una componente, che vediamo in maniera sempre più frequente, che mette un focus sulla capacità di innovare, quindi anche tradurre esperienze in elementi nuovi di positività, esperienze che si rinnovano. Un bar che riapre piuttosto che una bottega non è mai uguale a quella precedente che si è riattivata, ma che ha saputo anche ampliare la propria capacità di rispondere ai bisogni.

    Questo è un po’ il contesto in cui abbiamo operato. Gli incontri e i confronti per costruire il progetto che la Giunta ha proposto sono stati diversi. Abbiamo cercato di cogliere tutto il possibile. Oggi questa opportunità di arricchire si amplia. Sono molto contenta e, davvero, vi ringrazio ancora per questo lavoro di affinamento ‒ mi sento di utilizzare questo termine ‒ e di arricchimento, che potrà essere portato avanti per arrivare ai lavori di aula.

    Naturalmente, siamo pronti e volentieri continueremo a collaborare anche per la costruzione dell’Albo, dell’elenco regionale delle cooperative di comunità, che credo rappresenterà un punto di riferimento molto importante per costruire un futuro solido e anche un perimetro che consenta, poi, di mettersi nelle condizioni di cogliere tutte le opportunità rivolte al mondo delle imprese, di cui la nostra Regione si occupa e che ha molto a cuore, per lavorare alla costruzione dei futuri bandi per sostenere le cooperative che già operano, ma anche per supportare nuovi percorsi che potranno essere intrapresi nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

    Grazie.

     

    PRESIDENTE RONTINI. Grazie, assessora Lori.

    Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, chi ha partecipato, chi ci ha seguito in diretta streaming.

    Come ho detto prima, ci aggiorniamo al 21 per proseguire su questo progetto di legge, mentre con la Commissione ci rivediamo lunedì pomeriggio, in orario ancora da definire, perché stiamo attendendo il feedback dall’Assessorato di Corsini, perché sono temi suoi quelli di cui ci occuperemo lunedì pomeriggio. Come sapete, martedì e mercoledì c’è aula.

    Grazie. Buon pomeriggio a tutti.

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