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Legislatura XI - Commissione IV - Resoconto del 24/10/2022 antimeridiano

     

    Resoconto integrale verbale n. 19

    Seduta del 24 ottobre 2022

     

     

    Il giorno 24 ottobre 2022 alle ore 9,30 è convocata, con nota prot. n. PG/2022/25528 del 19/10/2022, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna, viale A. Moro n. 50, la Commissione Politiche per la Salute e Politiche sociali, in seduta congiunta con la Commissione Cultura, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport e Legalità, in modalità mista, con la presenza, in sede, della Presidente Ottavia Soncini, dei Vicepresidenti Francesca Maletti e Daniele Marchetti e dei seguenti membri per Gruppo assembleare: Stefano Caliandro, Pasquale Gerace, Francesca Marchetti, Marilena Pillati, Nadia Rossi (PD), Stefania Bondavalli (BP), Michele Facci (Lega), Valentina Castaldini (FI), Marco Mastacchi (RCPER), Federico Alessandro Amico, Igor Taruffi  (ERCEP), Silvia Piccinini (M5S) nonché degli altri partecipanti in via telematica, in attuazione dell’ art. 124, comma 4 bis, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e a seguito della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022, n. 26.

     

     

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    SONCINI Ottavia

    Presidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    7

      presente

    MALETTI Francesca

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    5

    presente

    MARCHETTI Daniele

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    6

    presente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    1

    presente

    BARCAIUOLO Michele

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    assente

    BERGAMINI Fabio

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

       assente

    BONDAVALLI Stefania

    Componente

    Bonaccini Presidente

    3

    presente

    CALIANDRO Stefano

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    presente

    COSTA Andrea

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    DAFFADA’ Matteo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    EVANGELISTI Marta

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    GERACE Pasquale

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    MARCHETTI Francesca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    assente

    MORI Roberta

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    PARUOLO Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    PELLONI Simone

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    4

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PILLATI Marilena

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    RONTINI Manuela

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    ROSSI Nadia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    STRAGLIATI Valentina

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    2

      presente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    1

      presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

      presente


    Sono presenti i consiglieri: Palma Costi in sostituzione di Lia Montalti (PD).

     

    Sono altresì presenti: Massimiliano Pompignoli (Lega) e Giancarlo Tagliaferri (FDI).

     

    Partecipano alla seduta: dott. Giuseppe BENATI, Direttore del Dipartimento Cure Primarie e Medicina di Comunità Forlì-Cesena; prof. Giacomo BIASUCCI, Professore Associato di Pediatria dell'Università di Parma e Direttore dell'Unità Operativa di pediatria e neonatologia dell'Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza; dott.ssa Marinella DI STANI, Psichiatra AUSL Romagna e Coordinatrice Tavolo Regionale DCA dell'Emilia-Romagna; dott.ssa Fabia FRANCHI, settore assistenza territoriale RER; dott. Alessio SAPONARO, settore assistenza territoriale RER.

     

    Presiede la seduta: Ottavia SONCINI

    Assiste la segretaria: Annarita Silvia Di Girolamo

    Funzionario estensore: Angelo Baratelli


    Presidente Soncini. Buongiorno a tutti.

    Procediamo all’appello dei componenti della Commissione IV.

    Vicepresidente Maletti.

    Vicepresidente Marchetti, presente.

    Consigliere Amico, presente.

    Consigliere Barcaiuolo.

    Consigliere Bergamini.

    Consigliera Bondavalli.

    Consigliere Caliandro, presente.

    Consigliera Castaldini, presente.

    Consigliere Costa.

     

    Consigliere Costa. Presidente, buongiorno.

     

    Presidente Soncini. Buongiorno.

    Consigliere Daffadà.

     

    Consigliere Daffadà. Buongiorno, presidente.

     

    Presidente Soncini. Buongiorno, consigliere.

    Consigliera Evangelisti.

    Consigliere Facci.

    Consigliere Gerace, presente.

    Consigliera Gibertoni.

    La presidente Marchetti è al mio fianco.

    Consigliere Mastacchi, presente.

    La consigliera Montalti è sostituita dalla consigliera Palma Costi, che vedo presente in sede.

    Consigliera Mori.

     

    Consigliera Mori Presente.

     

    Presidente Soncini. Buongiorno.

     

    Consigliera Mori Buongiorno.

     

    Presidente Soncini. Consigliere Paruolo, presente.

    Consigliere Pelloni, presente.

    La consigliera Piccinini ci ha segnalato la sua presenza in chat.

    Consigliera Pillati, presente in sede.

    Consigliera Rontini.

     

    Consigliera Rontini. Buongiorno, presidente. Sono presente.

     

    Presidente Soncini. Buongiorno.

    Consigliera Rossi.

    Consigliera Stragliati.

    Consigliere Taruffi.

    Il consigliere Paruolo l’avevamo dato presente, comunque ci scrive in chat.

     

    Consigliere Paruolo. Presente. Buongiorno, presidente.

     

    Presidente Soncini. Buongiorno.

    Consigliere Taruffi, presente.

    Consigliera Zamboni.

    Richiamo i consiglieri.

    Vicepresidente Maletti.

    Consigliere Barcaiuolo.

    Consigliere Bergamini.

    Consigliera Bondavalli.

    Consigliera Evangelisti.

    Consigliere Facci.

    Consigliera Gibertoni.

    Consigliera Rossi.

    Consigliera Stragliati.

     

    Consigliera Rossi. Presente, presidente.

     

    Presidente Soncini. Consigliera Rossi, buongiorno. Presente.

    Consigliera Zamboni.

    Grazie.

    Cedo la parola alla presidente Marchetti.

     

    Presidente Marchetti Francesca. Buongiorno.

    Procediamo ora all’appello dei componenti della Commissione V. Naturalmente chiamerò solo coloro che non hanno ancora dato la presenza per la Commissione IV.

    Vicepresidente Bondavalli Stefania.

    Vicepresidente Liverani Andrea, presente in sede.

    Consigliere Barcaiuolo Michele.

    Consigliere Bergamini Fabio.

    Consigliera Castaldini Valentina, presente in sede.

    Il consigliere Costa Andrea segnala la presenza in chat.

    Consigliere Fabbri Marco.

    Consigliere Facci Michele.

    Consigliere Felicori Mauro.

    Consigliera Gibertoni Giulia.

    Consigliera Maletti Francesca.

    Consigliere Mastacchi Marco, presente.

    Consigliere Montevecchi Matteo.

    Consigliera Pigoni Giulia.

     

    Consigliera Pigoni. Presente, presidente. Buongiorno.

     

    Presidente Marchetti Francesca. Buongiorno, consigliera.

    Consigliere Rancan Matteo.

    Consigliera Stragliati Valentina.

    Consigliera Zamboni Silvia.

    Do conto della presenza della consigliera Maletti e della vicepresidente Bondavalli.

    Restituisco la parola alla presidente Soncini per un’introduzione a questa mattinata, che ringraziamo anche per aver proposto l’odierna seduta di Commissione congiunta. Prego, presidente Soncini.

     

    Presidente Soncini. Grazie, presidente Marchetti.

    Innanzitutto, vi saluto e do conto del fatto che sono presenti con noi il dottor Alessio Saponaro e la dottoressa Fabia Franchi, responsabile del Settore Assistenza territoriale, dottor Saponaro che ci parlerà del “Programma regionale di contrasto ai Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione: dati epidemiologici, economici e progetti regionali”. Saluto la dottoressa Marinella Di Stani, psichiatra dell’AUSL della Romagna e coordinatrice del tavolo regionale DCA dell’Emilia-Romagna, il professore Giacomo Biasucci, professore associato di pediatria dell’Università di Parma e direttore dell’unità operativa di pediatria e neonatologia dell’ospedale “Guglielmo da Saliceto” di Piacenza, e il dottor Giuseppe Benati, direttore del dipartimento cure primarie e medicina di comunità di Forlì-Cesena e direttore del programma nutrizione clinica e dietologia dell’Ausl della Romagna.

    Andremo poi a declinare i singoli interventi che voi farete, ma ci tenevo a dire che l’assessore avrebbe voluto essere con noi questa mattina, perché ritiene, ovviamente, il tema molto importante, ma raccoglierà, attraverso il dottor Saponaro in particolare e la dottoressa Franchi, quello che emergerà da questo incontro di Commissione.

    Per andare a contestualizzare, oggi andiamo a presentare gli interventi su uno dei disturbi più complessi che oggi vi siano in sanità, quelli che generalmente e sinteticamente vengono definiti “disturbi dell’alimentazione”, un’area di crescente importanza per la salute, che richiede un impegno comune. Quindi, in questo senso ci sono i consiglieri dai quali nasce questa richiesta e che hanno chiesto un impegno comune, forte e concreto per indirizzare anche delle strategie politiche di intervento pubblico che vadano dalla prevenzione alla cura.

    Ovviamente abbiamo chiesto, pensando anche alla mattinata fatta di un’informativa, una serie di audizioni, che questa mattina ci sia un aggiornamento dei dati epidemiologici, perché in tante occasioni ci siamo interrogati, anche nella Commissione Sanità, ma non solo, nella Commissione che presiede la collega Marchetti, sull’impatto che hanno avuto le restrizioni connesse alla pandemia da Covid-19, nell’aggravare una situazione già di per sé rilevante in termini di salute, quindi sui casi che sono aumentati. Tutti noi parliamo con i professionisti dei servizi e a me personalmente, penso anche ai pediatri, hanno evidenziato come la pandemia abbia spinto spesso i ragazzi a isolarsi, purtroppo, socialmente, il che ha aggravato notevolmente la situazione già delicata connessa con i disturbi dell’alimentazione. Quindi, i dati anche degli aggiornamenti epidemiologici io ritengo che siano importanti da fornire alle Commissioni che oggi si riuniscono, che colpisce – mi dicono, i pediatri – i ragazzi in età sempre più giovane, quindi anche in età pediatrica, per cui chiedo anche su questo quanto noi siamo pronti a dare risposte per un’età che penso si stia molto abbassando in termini di servizi che offriamo; con un abbassamento dell’età di esordio, quindi persone sempre più giovani che fanno fatica a far affiorare il disagio. Quindi, sarebbe stato bene – parlo direttamente alla presidente Marchetti – anche interrogarsi su quanto i fattori culturali purtroppo incidono e in che misura su questo e, quindi, su quanto sia importante rafforzare la rete di interventi per queste patologie, alla luce anche di quelli che sono stati i cambiamenti purtroppo dell’ultimo periodo, su quanto la formazione dei professionisti e l’aggiornamento dei professionisti e su quanto l’università possa dare un contributo su una formazione che sia sempre più aggiornata.

    È importante, dunque, avere una mappa, ovviamente legata alla regione. Io ho visto i dati che sono emersi in occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, presentati dall’Istituto superiore di sanità, quindi è importante declinarli anche al livello nostro, territoriale e regionale, sulle strutture pubbliche e del privato accreditate che offrono questo servizio, proprio per dare anche conto, perché i consiglieri regionali rappresentano il territorio, ma hanno anche questo ruolo importante di informare sul territorio i cittadini che hanno patologie, le famiglie, gli operatori sanitari, e quindi di quelle che sono le risorse presenti sul territorio e la loro offerta assistenziale. Ovviamente vi chiediamo i dati sull’utenza assistite e sulle diagnosi, sapendo che è importante il ruolo fondamentale non solo delle famiglie, ma anche delle associazioni su questo. Noi abbiamo cercato di dare una panoramica nelle audizioni di quelli che sono i diversi professionisti che lavorano su questo tema e che, quindi, sono formati e aggiornati, per una presa in carico che deve essere, appunto, con un approccio multiprofessionale e che racchiude diverse discipline.

    Il nostro intento è quello di far sì che la politica – questo, secondo me, è importante – abbia questo ruolo, cioè quello di facilitare la richiesta di aiuto, informare sull’assistenza e facilitare la conoscenza e l’accesso a quelle che sono le risorse presenti sul territorio, proprio perché mi piacerebbe che uscisse il messaggio di speranza che le patologie si possono vincere. Quindi, se ne può e se ne deve parlare, e la Commissione Sanità, insieme alla Commissione presieduta dalla collega, ha questo ruolo, appunto, di parlare di questi temi, perché diventino istanze di salute, proprio perché questo è il primo passo acché si possa creare una rete sociale e sanitaria per i ragazzi, per gli adulti e per le famiglie che non lasci solo nessuno e che possa accogliere un percorso anche di rinascita, di guarigione, di cambiamento nella propria vita. Credo che questo sia un obiettivo importante e questo è il senso della Commissione.

    Se la presidente Marchetti intende aggiungere qualcosa, la ascoltiamo ben volentieri. Dopodiché, staremo qui ad ascoltare i vostri interventi. Naturalmente, come avviene sempre nelle Commissioni, in chiusura i consiglieri interverranno con domande, quesiti e interventi propri. Grazie.

     

    Presidente Marchetti Francesca. Direi che la presidente Soncini ha già ben evidenziato i punti dai quali nasce questo impegno bipartisan rispetto all’attenzione a questi aspetti. Per la Commissione che presiedo naturalmente il tema della prevenzione e del rapporto con la scuola e del ruolo della scuola come antenna protesa a intercettare alcuni bisogni credo che sia una riflessione successiva, anche alla luce di quella panoramica che questa mattina sarete in grado di darci. È ovvio che in questa fase, al di là dei dati che vedremo questa mattina, sarà utile anche interrogarci su come, che tipo di risposte anche nuove probabilmente abbiamo bisogno di mettere in campo, alla luce anche dell’era post-Covid, che sicuramente può aver accentuato determinati tipi di processi anche in questo ambito. Quindi, credo che sarà una mattina di grande attenzione e di ascolto anche da parte dei consiglieri, per elaborare poi anche delle riflessioni che si concretizzino in risposte da dare a questi ragazzi e a questi bambini. Evidentemente anche questi fattori possono essere intercettati, al fine di cercare di prevenire il più possibile anche questa forma di disagio.

    Ringrazio tutti coloro che interverranno questa mattina e, visto che la mattinata è ricca di interventi e contributi, cedo subito loro la parola.

     

    Presidente Soncini. Do conto ovviamente della presenza, e me ne scuso, del consigliere Pompignoli e del consigliere Fabbri. Hanno scritto in chat.

     

    Presidente Marchetti Francesca. Okay. Io purtroppo non vedo la chat.

     

    -          Informativa del Responsabile Area salute mentale e dipendenze patologiche, Dott. Alessio Saponaro, su “Programma regionale di contrasto ai Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione: dati epidemiologici, economici e progetti regionali”

     

    Presidente Soncini. Iniziamo con l’informativa del responsabile Area salute mentale e dipendenze patologiche, dottor Alessio Saponaro, su “Programma regionale di contrasto ai Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione: dati epidemiologici, economici e progetti regionali”, e della dottoressa Fabia Franchi, responsabile del Settore assistenza territoriale.

    Grazie e benvenuti.

     

    Dott.ssa Franchi, responsabile Settore assistenza territoriale. Grazie.

    Soltanto due parole per introdurre gli interventi di oggi. Abbiamo già detto, ed è molto evidente, quanto sia rilevante questo tipo di condizione, cioè il disturbo dei comportamenti alimentari. C’è grande attenzione sia per l’impatto che ha sulla persona e sulla famiglia, sia perché i soggetti interessati sono prevalentemente adolescenti e preadolescenti, tra l’altro soprattutto di genere femminile, quindi donne e ragazze.

    Vi ringraziamo di aver organizzato questa informativa questa mattina, perché così c’è modo di raccontare con calma quello che accade e come i professionisti si organizzano intorno a queste problematiche. Anche gli interventi di questa mattina ci presentano un gruppo multidisciplinare, quindi una serie di competenze che ruotano intorno a queste persone (non voglio neanche chiamarle pazienti), che ci descrivono quanto sia importante un intervento precoce e un intervento che possa avere una forma di intercettazione su più ambiti, perché prima che arrivino ai nostri ambulatori, quindi classicamente a una struttura sanitaria, ci sono molti ambienti istituzionali, quindi la scuola, ma vorrei dire anche tutte le forme di aggregazione nelle quali i ragazzi e i giovani stanno e si incontrano, che sono luoghi dove è importante creare una sensibilità e una relazione diretta organizzativa, prima ancora che istituzionale e professionale, proprio delle reti dei soggetti che ruotano intorno a queste possibili condizioni da intercettare precocemente.

    Il fatto di essere qua con professionalità diverse e con l’esplosione di un percorso che si sta facendo intorno a questa condizione è proprio l’espressione di quanto a volte diciamo della presa in carico integrata, condivisa, attiva e precoce, il più precoce possibile. Peraltro, prima facevo riferimento a una integrazione istituzionale perché qui evidentemente l’altro grande ambito dove poter intercettare e con il quale lavorare, anche creando una sensibilità, una formazione, un’attenzione, è proprio la scuola, la scuola fin dalla prima infanzia. Questa è l’espressione di una di quelle condizioni che cerchiamo di trattare con un focus a 360 gradi, perché questa è proprio la condizione precisa nella quale un intervento unico di un’unica organizzazione, di un unico professionista non porta quegli effetti che, invece, devono essere effetti importanti e rilevanti sull’insieme, tra l’altro. D’altronde, non è solo una condizione sanitaria, ma è anche una condizione che ha una connotazione sociale e relazionale importantissima.

    Chiudo qua. Volevo solo sostenere questa nostra condizione. Tanto facciamo percorsi integrati, le aziende, l’istruzione, i professionisti, ecco questa è l’esemplificazione concreta di quando creiamo una condizione di presa in carico condivisa.

    Grazie a tutti e buon lavoro.

     

    Presidente Soncini. Grazie, dottoressa Franchi.

    Comunico che ci ha raggiunti la consigliera Stragliati.

    Prego, dottor Saponaro.

     

    Dott. Saponaro, responsabile Area salute mentale e dipendenze patologiche. Vi ringrazio per l’invito. Ringrazio le presidenti e i consiglieri presenti.

    Se possiamo proiettare le slide e andare già alla seconda slide, vi mostriamo subito una serie di dati epidemiologici sintetici per darvi un quadro della situazione sugli aspetti delle risorse che la Regione Emilia-Romagna mette in atto per questo ambito e anche sulla progettualità oggi esistente. Può metterla in modalità presentazione, per favore? Grazie.

    Questi tre blocchi servono a porre la vostra attenzione su tre aspetti particolari, che sono disturbi molto gravi, che soprattutto se caratterizzano i bambini di età preadolescenziale possono provocare danni permanenti alla salute. Io non l’ho messo in questa slide, ma i decessi non sono infrequenti in questo ambito. Quindi, dobbiamo descrivere la gravità della situazione, se non si interviene precocemente. Voglio ricordare che la Giornata del Fiocco Lilla è stata dedicata a una ragazza di diciassette che il giorno prima di entrare in ospedale è deceduta, perché non c’è stato un intervento tempestivo. Ecco, non vorremmo che mai più si realizzasse questa attività.

    Il secondo aspetto, già presentato in precedenza, è l’aspetto epidemiologico di crescita. Posso dire che in tutta la mia vita professionale non ho mai visto fenomeni crescere con una tale quantità numerica. Quindi, è corretto che i consiglieri siano a conoscenza di questo aspetto.

    Il terzo aspetto, di cui parleranno dopo i colleghi, riguarda le caratteristiche della multidisciplinarietà e della interdisciplinarità. L’intervento non è di un solo medico o di un solo psicologo, ma è un intervento di rete, che risulta necessario su questo aspetto.

    In questa slide vedete una breve definizione del Ministero della salute per collocare quali sono questi tipi di disturbi. Però, è importante riconoscere che il DSM-5, il Manuale internazionale della classificazione delle malattie psichiatriche, le classifica come severe mental illness. Questo per dare un’indicazione precisa di qual è la gravità della situazione.

    Alcuni dati epidemiologici. Innanzitutto, oggi poche Regioni, ahinoi, possono dire di avere la possibilità di avere dati epidemiologici di questo tipo. Questa non è una cosa positiva, perché non abbiamo la possibilità di conoscere che cosa sta succedendo nelle altre regioni, di confrontarci e di sapere quali sono le nostre situazioni di gravità o le situazioni di forte criticità oppure di vantaggio per la nostra regione.

    Abbiamo realizzato, da poco tempo, una cartella sociosanitaria unica regionale – si chiama cartella socio-sanitaria informatizzata unica regionale (CURE) – che ci consente, prima di tutto, di poter correttamente gestire le persone e, in secondo luogo, di avere una serie di vantaggi anche di ordine ideologico. Innanzitutto, il concetto di questa cartella, nato proprio sulla specifica dei DCA come modello, DCA che ci hanno fatto come modello per la costruzione della cartella, è quello di vedere al centro dell’attenzione l’assistito, non i servizi. Questo vuol dire, se l’assistito consente e la famiglia naturalmente, un’unica cartella con un unico progetto, condiviso da ospedale, territorio, reparti eccetera. Questa è la forza di questo strumento. Come vedete, è uno schema. È uno strumento che ci consente di seguire le linee guida, è uno strumento che è costruito con gli esperti, quelli che parleranno oggi, che sono coloro che ci hanno dato indicazioni su come costruire questa cartella. È una cartella che parla con un unico linguaggio. Chiamiamo la prestazione allo stesso modo, trattamento allo stesso modo. I professionisti, da Piacenza a Rimini, hanno la possibilità di avere lo stesso linguaggio. Ed è una conquista. Questa è una cosa che quattro anni fa da noi era impossibile avere. Sicuramente gestisce i PDTA, di cui i colleghi vi parleranno più approfonditamente, cioè i programmi trasversali tra i servizi. Mette insieme le competenze diverse dei professionisti, dal dietologo allo psichiatra. Soprattutto, ha la potenzialità di poter far usufruire dei servizi di telemedicina. Nel periodo Covid è stato estremamente vantaggioso, questo aspetto. Pensate un po’ al ragazzo o alla ragazza che ha difficoltà ad approcciarsi ai servizi. E non di meno – quello che vedrete tra poco – i dati epidemiologici di ricerca. Noi ci possiamo permettere, in accordo con l’università, attività di ricerca, che oggi – questo lo dico in maniera spocchiosa – nessuna Regione può permettersi. È essenziale, quindi.

    Questi sono i primi dati epidemiologici. Sono 2.800 le persone che nel corso del 2021 hanno fatto riferimento ai servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (NPIA) o ai centri di salute mentale. Come vedete, la maggior parte, il 70 per cento dei casi circa, si concentra nelle fasce di età tipiche del Programma regionale sui disturbi del comportamento alimentare, cioè fra i dodici e i trenta anni circa. I giovani sono quelli che maggiormente si caratterizzano per questo aspetto, che è un elemento problematico perché crescono, crescono molto. Qui vedete, per esempio, cosa succede nei servizi di neuropsichiatria infantile: nel periodo 2021 – cito solo un dato – parliamo del 31 per cento di crescita degli assistiti nei servizi. Non trovo nessun ambito sanitario che abbia avuto una simile crescita. Sono casi gravi, complessi, che richiedono l’intervento di più specialisti. Quindi, valutate sempre quei numeri nella gravità delle situazioni che comportano. Lo stesso può dirsi per i servizi degli adulti, servizi di salute mentale adulti, dove c’è una crescita del 25 per cento, soprattutto nelle fasce giovanili. Lo stesso avviene per i ricoveri, e lo vedete dal titolo: in regione Emilia-Romagna ci sono stati 1.248 ricoveri, a carico di 856 persone. Che cosa vuol dire? Che ci sono delle persone che nel corso dell’anno ricevono più di un ricovero, un continuo intervento su questo aspetto. Quindi, i ricoveri sui giovani sono meno rispetto al totale degli assistiti. Come è stato detto in premessa, c’è una fortissima caratterizzazione del genere femminile. Abbiamo percentuali del 90 per cento od oltre l’81 per cento, a seconda dei contesti, che caratterizzano il genere femminile.

    Il Programma regionale, come vi dicevo, si concentra sulla fascia di età 12-30 anni, dove in effetti il problema si presenta con il maggiore impatto e frequenza. Abbiamo delle variazioni, che adesso vi cito sommariamente. In questa tabella vedete il 234 per cento di crescita dal 2013 al 2021. Questi sono dati sbalorditivi, che bisogna interpretare in due modi. Uno è sicuramente quello negativo, dovuto al fatto che, quando ci siamo confrontati con le altre regioni sui ricoveri, perché con le altre regioni ci possiamo confrontare sui ricoveri, i ricoveri per DCA crescono in tutta Italia. Sul territorio non lo sappiamo. Lo sappiamo per la nostra regione. Quindi, sono dati estremamente in fase di crescita.

    Il secondo aspetto è connesso anche al fatto che abbiamo una maggiore capacità, che stiamo sempre più acquisendo, di intercettare questi problemi. Cioè, vengono più da noi e vengono prima perché siamo più capaci di intercettare. Come per questa, avviene anche per altre tipologie, e potrei parlare di autismo eccetera. Abbiamo acquisito una competenza nei servizi che ci consente di intervenire prima e meglio. Lasciatemi dire, però, che una tale epidemiologia qualche difficoltà ai servizi crea. Un servizio sanitario che si ritrova da un anno all’altro a dover affrontare il 30 per cento in più di assistiti difficoltà oggettive le incontra.

    Passiamo adesso alla parte degli interventi. Questa è una slide che ci fa molto piacere. Quando abbiamo il confronto con le altre regioni, vi dicevo, abbiamo sempre un elemento di crescita. L’Istituto superiore di sanità ha realizzato uno studio, tra l’altro presentato a gennaio 2022, dove ha ricostruito una mappa territoriale dei centri dedicati al trattamento dei disturbi alimentari. Questi sono solo i servizi pubblici. Non sono indicati i servizi privati. La seconda parte della ricerca, che verrà realizzata nel corso del 2022, andrà ad analizzare pure l’ambito del privato. Andate a prendere il nord: noi abbiamo 16 centri che oggi si occupano del disturbo dell’alimentazione e della nutrizione, cioè il 33 per cento del contesto del nord Italia. Pensate, ci sono regioni come la Lombardia, che hanno il doppio della nostra popolazione, Piemonte, Veneto, e noi abbiamo il 33 per cento del nord e il 18 per cento del totale delle strutture che esistono in Italia. Questo vuol dire che la Regione Emilia-Romagna si caratterizza come la più articolata rete di strutture pubbliche esistenti in Italia a livello regionale. Questa è una cosa che ci fa piacere, in quanto segna una crescita progressiva, per cui ritenevamo giusto darvi questo rimando.

    Da tempo la Regione Emilia-Romagna eroga finanziamenti ad hoc specifici. Oltre ai finanziamenti per l’attività clinica e assistenziale, potenziamo i centri hub e i centri di intervento attraverso questo fondo annuale di 820.000 euro. Oltre a questo – e questo ci fa piacere – con l’intesa del 21 giugno 2022 il Ministero, consapevole della problematicità di questo aspetto, ha chiesto alle Regioni di realizzare dei progetti ad hoc. È notizia di due settimane fa che la Regione Emilia-Romagna ha ottenuto il finanziamento visto che il progetto è stato dichiarato idoneo. Badate, non tutte le Regioni hanno avuto ancora questa valutazione, e c’è un rimando. Però, ci fa piacere.

    Qual è la parte interessante di questo progetto? Naturalmente il progetto è a disposizione dei consiglieri che volessero leggerlo. Ci dà la possibilità di raggiungere obiettivi ancora più sfidanti. Non vi sto a leggere tutto l’elenco degli aspetti, però ci consente di rafforzare la nostra rete di intervento, di far sì che tutte le Aziende USL abbiano il PDTA, e non tutte – lo vedrete dopo – ce l’hanno. In particolare, voglio mettere in evidenza che abbiamo chiesto alle famiglie e alle associazioni di potersi costituire in un gruppo fondamentale regionale che ci supporti nell’attività clinica e assistenziale. Dobbiamo avere l’alleanza delle famiglie. In una tale complessità le famiglie devono essere attori di questo intervento. Naturalmente parliamo di attività formativa eccetera. E queste sono le associazioni che sono coinvolte in questa rete. Naturalmente le associazioni sono state ben contente. Abbiamo fatto due incontri e con il progetto andremo a costituirla.

    In questo link potete trovare ulteriori dettagli, le delibere, le indicazioni, gli atti normativi della Regione Emilia-Romagna, che qui naturalmente per brevità non abbiamo citato.

    Vado a concludere. Delle cose le abbiamo realizzate, delle buone cose, siamo contenti del Programma regionale DCA, siamo molto contenti della solida rete di professionisti che oggi esiste, professionisti che sono molto coesi, la cartella CURE è un ottimo strumento, molte Aziende USL hanno realizzato dei PTDA nel corso degli ultimi anni e abbiamo un’ottima serie di indicazioni normative, procedure eccetera. Naturalmente questo non basta. Dobbiamo cercare di realizzare le sfide che ci siamo dati e che l’Assessorato ci ha dato con il nuovo progetto, molto ambiziose (fatemelo dire). Dobbiamo far sì che con questo progetto tutte le Aziende USL abbiano un programma integrato, dobbiamo coinvolgere pienamente le associazioni e dobbiamo puntare alla formazione dei professionisti, perché intervenire nel campo DCA è una competenza estremamente complessa, al fine di potenziare i servizi.

    Grazie per averci ascoltato.

     

    Presidente Soncini. Grazie, dottor Saponaro, per questa sua molto efficace e importante illustrazione. Grazie, ovviamente, anche per averci aiutato a scrivere e a costruire il programma di questa mattinata così intenso.

     

    -          Audizione su “La rete regionale di contrasto ai Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione: la parola agli esperti”. Dott.ssa Marinella Di Stani (Psichiatra AUSL Romagna e Coordinatrice Tavolo Regionale DCA dell’Emilia-Romagna) sul tema “Rete regionale di assistenza, organizzazione dei Servizi e i percorsi clinici in Regione Emilia-Romagna”; Prof. Giacomo Biasucci (Professore Associato di Pediatria dell’Università di Parma e Direttore dell’Unità Operativa di pediatria e neonatologia dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza) sul tema “Problematiche clinico assistenziali dei soggetti in età evolutiva (0-18) con disturbi della nutrizione e alimentazione”; Dott. Giuseppe Benati (Direttore del Dipartimento Cure Primarie e Medicina di Comunità Forlì-Cesena e Direttore del Programma nutrizione clinica e dietologia dell’AUSL della Romagna) sul tema “Interventi e trattamenti riabilitativi nutrizionali e dietologici”

     

    Presidente Soncini. Passiamo alle audizioni adesso.

    Chiamerei la dottoressa Marinella Di Stani, psichiatra dell’AUSL Romagna e coordinatrice del Tavolo regionale DCA dell’Emilia-Romagna. Il suo intervento sarà su “La rete regionale di contrasto ai Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione: la parola agli esperti”. Quindi, la parola a lei, dottoressa. Grazie.

     

    Dott.ssa Di Stani, psichiatra AUSL Romagna e coordinatrice Tavolo regionale DCA Emilia-Romagna. Intanto vi ringrazio di questa occasione davvero preziosa e ringrazio tutti i colleghi che fanno parte, al di là del dottor Saponaro, della dottoressa Franchi e di chi ci governa, del Tavolo tecnico regionale per il programma DCA, ormai in essere dal 2000, con alterne vicissitudini, quindi un vero tavolo tecnico, nel senso che ci sono persone che lavorano quotidianamente con questi disturbi, e con questi professionisti noi abbiamo realizzato tutti i documenti che vi andrò a esplicitare.

    Un po’ di storia secondo me è importante per inquadrare cosa abbiamo fatto e cosa dobbiamo fare adesso. In due delibere successive, una del 2004 e l’altra del 2009, la Regione Emilia-Romagna, già con l’istituzione del tavolo tecnico, recepiva un’indicazione ministeriale sulla definizione di percorsi e programmi per i disturbi alimentari all’interno dei dipartimenti di salute mentale. La delibera del 2009, che è la nostra bibbia ancora, e forse questa potrebbe essere l’occasione per rivederla alla luce dei nuovi dati, è quella in cui sono stati definiti programmi aziendali in tutte le province, la definizione dei team e delle équipe multidisciplinari dedicate all’assistenza DCA sia per i minori che per gli adulti, la definizione di cosa si intendeva per percorso clinico e organizzativo, il piano di azioni di sensibilizzazione e comunicazione rispetto alla prevenzione – a questo proposito poi vi dirò qualcosa –, l’assegnazione di funzioni di coordinamento e supporto alla programmazione e formazione in quella che oggi è l’Azienda Romagna, ma comunque Ravenna, Bologna e Piacenza, come referenti di area vasta e l’AUSL Romagna, la costituzione ufficiale del tavolo regionale che orienta il programma e le attività e l’identificazione del centro ospedaliero DCA dell’Azienda ospedaliera universitaria di Bologna, Policlinico Sant’Orsola, per l’età evolutiva come struttura di riferimento regionale per i minori.

    Successivamente i programmi aziendali con maggiore expertise si sono evoluti in PDTA, ossia in percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, che è l’obiettivo delle ultime delibere del nostro tavolo regionale. Questa formulazione intende lavorare all’integrazione tra ospedale e territorio, intende lavorare con criteri di appropriatezza, quindi scelta del setting assistenziale a seconda dell’entità della patologia e del livello di cura necessario, su un modello organizzativo multiprofessionali. Non finiremo mai di dirlo: multi-professionalità vuol dire, nonostante questa patologia afferisca al Dipartimento di salute mentale in quanto inserita nel DSM-5 come criteri diagnostici, lavorare – questo è essenziale – con dipartimenti altri della rete territoriale e ospedaliera per poter costituire delle équipe in cui i professionisti hanno pari dignità, non sono subalterni o consulenti degli psichiatri ma l’équipe è costituita da professionisti che hanno ore dedicate nello stesso modo.

    Il sistema informativo - ve l’ha spiegato meglio prima il dottor Saponaro - è fondamentale. È da vent’anni che ci conosciamo, quindici, io sono molto più anziana, ma è un’idea fissa del Tavolo Regionale DCA quella di avere una cartella clinica unica, per i vantaggi che sono stati detti e la formazione comune degli operatori.

    L’équipe è un modello organizzativo che noi abbiamo ritenuto più appropriato e che richiede l’impegno di diverse professionalità.

    Questa è importantissima, è la mappa dell’esistente, ossia di come in ogni Provincia - non so se vedete bene, è un po’ piccolo - quindi Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, l’Azienda AUSL della Romagna, Ravenna, Rimini, Riccione, Forlì-Cesena, Imola, Bologna e Parma si siano costituite équipes multidisciplinari, sia per minori che per adulti, costituiti da professionisti che da linee guida devono rappresentare le discipline di psichiatria, neuropsichiatria infantile, dietiste, medici con competenze nutrizionali, pediatri con competenze nutrizionali, psicologi e psicoterapeuti.

    Educatori e infermieri sono figure che sono essenziali, ancora di più adesso nei sistemi di cura territoriali, non solo ospedalieri, per i programmi complessi.

    Come vedete da questa slide ci sono Province in cui il PDTA è stato realizzato e altre in cui è in progettazione, come ancora a Reggio Emilia, Ferrara e a Bologna che ha una complessità notevole organizzativa. Mentre, è stato realizzato per primo probabilmente da Piacenza, da Parma nel 2017, nel 2021 dalla AUSL della Romagna e a Modena nel 2019.

    Diciamo che ci sono delle cornici organizzative che definiscono come. Intanto, il trattamento ambulatoriale è il livello di cura più appropriato - questo è indicato dall’Istituto Superiore di Sanità ma anche dalla Consensus Conference e delle linee guida internazionali - come livello di elezione per i disturbi alimentari. Il modello organizzativo che noi proponiamo - qui mi soffermo molto - è un modello, quello dei programmi PDTA, delle aziende USL, e anche ospedaliere universitarie, in una logica di rete tra servizi con il cittadino al centro della cura.

    Questo è un modello a cui tra l’altro il Ministero ha fatto riferimento nella recente intesa della Conferenza Stato-Regioni, che ha destinato i fondi ministeriali, in quanto è ciò che vuole il Ministero, cioè costituire una rete di servizi in ogni Regione. Quindi, non lavorare per centri o ville, modelli-centri-ville iperorganizzati che accentrano la cura, ma costruire il percorso di cura intorno al cittadino utilizzando tutti i livelli di cura, compresi quelli residenziali, semiresidenziali e ospedalieri, a seconda del bisogno.

    L’équipe deve essere molto formata, molto competente per poter individuare il livello di cura necessario in quel momento, in quel particolare paziente, per quella particolare fascia di età, e queste diverse discipline si integrano insieme. Questa équipe è responsabile della continuità della cura del paziente e della sua famiglia in tutti i livelli di cura.

    Questo è, secondo me, il gold standard del nostro progetto. Ossia, che sia l’équipe ambulatoriale e territoriale che abbia in qualche modo la responsabilità di decidere il livello di cura più appropriato per il paziente e lo segua con protocolli condivisi anche laddove è necessario, per esempio, fare un ricovero in una residenza per un periodo prolungato.

    Noi abbiamo fatto una circolare regionale nel 2015 ed è stato un esempio di lavoro di sinergia tra pubblico e privato in cui abbiamo definito, dopo una formazione congiunta, un audit ripetuto, una modalità di inserimento di questi ragazzi in strutture residenziali che veda comunque la titolarità del progetto sempre in mano all’équipe territoriale.

    Questo lo dico perché purtroppo la pubblicità, i media, quindi spesso i genitori, ci rimandano la richiesta di voler ricoverare i figli in strutture che sono molto di moda, molto pubblicizzate. Questa non è la cura, questo è un aspetto, è un settore di cura che può essere indicato solo per alcune situazioni.

    Noi nel 70 per cento dei casi curiamo questi pazienti in ambulatorio con risorse integrate che appartengono a dipartimenti di cura diversi, quindi alle cure primarie, dipartimenti medici, dipartimenti salute-donna-infanzia nel caso della Romagna e dipartimenti di salute mentale. Dobbiamo però aver presente un lavoro quotidiano di interazione e integrazione il cui fil rouge è la formazione, ovviamente, ma che è molto faticoso. È sicuramente più faticoso di avere un centro unico dove mandiamo tutti i pazienti e pensiamo magicamente che tornino guariti. Il lavoro di rete è un lavoro faticoso che impegna moltissimo.

    Noi abbiamo a che fare con angoscia di morte, non solo dei pazienti ma dei familiari, quindi dobbiamo accogliere le famiglie.

    Uno dei progetti ‒ adesso ci arriverò; vado ancora avanti e passo alla cartella cure ‒ è quello, oltre di coinvolgere le associazioni dei familiari che sono state sempre coinvolte nel Tavolo - adesso abbiamo individuato una rappresentanza che ha proprio partecipato attivamente alla costituzione di quel progetto che avete visto - oltre questo ci deve essere un’accoglienza immediata nei servizi dei familiari con progetti di cura evidence based. Abbiamo inserito nel progetto, con i fondi ministeriali, che in tutte le Province deve esserci un’accoglienza, individuata in un gruppo psicoeducativo che fa riferimento al modello Maudslay dell’ospedale di Londra - a cui ci siamo formati quasi tutti in Emilia-Romagna con la professoressa Treasure - e le famiglie hanno una prima risposta di accoglienza e di orientamento rispetto al da farsi.

    Il programma regionale garantisce un adeguato iter diagnostico e terapeutico attraverso un approccio multidisciplinare, un’uniformità di accesso - cioè tutti i cittadini devono avere le stesse garanzie in tutti i territori - e percorsi appropriati con l’integrazione delle competenze coinvolte, sia nella fase di valutazione che di trattamento.

    L’altro aspetto è la transizione. Noi abbiamo parlato molto di minori, abbiamo parlato di età evolutiva ma i nostri servizi sappiamo che sono spesso creati per blocchi, quindi a diciotto anni c’è quasi una cesura. Abbiamo molto valorizzato l’aspetto della transizione, di lavorare sulla fascia di età 12-30, il Ministero dice 10-45, perché ci sono stati purtroppo anche un aumento di casi in età adulta dopo la pandemia, non solo minori ma certamente una fetta maggiore è quella dei minori.

    Mi piace dire anche una cosa in aggiunta a quello che ha detto il dottor Saponaro. Tutto questo sistema di implementazione della rete ambulatoriale e della sensibilizzazione ha portato a un successo, cioè quello di intercettare sempre più precocemente i ragazzi. Mentre nel 2019 facemmo un articolo pubblicato sull’Eating Waiting Disorders, in cui ai CSM, in neuropsichiatria infantile, e soprattutto ai CSM, arrivavano pazienti cronici con anche poca possibilità e prospettiva di cura, adesso è cambiata completamente l’accessibilità ai servizi. Questo, secondo me, va sottolineato.

    Al di là della pandemia, che ha aumentato moltissimo questa patologia, c’è stata anche una sensibilizzazione tale per cui arrivano prima, arrivano molto prima, e questo ci permette di avere una prognosi migliore con un monitoraggio periodico che la cartella cure ci consente adesso, ed è veramente importante.

    L’accesso ai servizi, l’ho già accennato.

    Delle associazioni ha già parlato il dottor Saponaro e anche della formazione.

    La normativa regionale l’ho accennata, cioè le due successive delibere e le circolari. Una, la circolare del 2017 - la 2015 è la circolare 10 - monitora le modalità di accesso della presa in carico e della dimissione dalle strutture residenziali estensive e socio-riabilitative. In Emilia-Romagna abbiamo due strutture, “In Volo” e “Residenza Gruber” che sono strutture sensive a cui si può fare riferimento per quei segmenti di cura di cui parlavo prima ma vengono monitorati nell’accesso e anche nella dimissione.

    La circolare 6 individua i criteri per la prevenzione e la promozione della salute in questi disturbi, che ha prodotto dei progetti che hanno fatto parte del Piano della prevenzione, e continuiamo a lavorare con il Piano della prevenzione regionale per sensibilizzare non solo cittadini e adulti, ma soprattutto progetti nelle scuole, per esempio con “Guadagnare salute”, e dei progetti integrati con cui siamo molto presenti.

    Sul portale della salute della Regioni Emilia-Romagna ci sono tutti i documenti di cui io vi ho accennato brevemente e si possono approfondire.

    La nuova sfida che abbiamo davanti è il progetto di cui parlava il dottor Saponaro, il Fondo per il contrasto ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione del 21 giugno. Io faccio parte del gruppo di monitoraggio ministeriale e in particolare dovrei sorvegliare e monitorare l’attuazione dei progetti per l’area nord, cosa non facile.

    Parlavamo degli obiettivi generali. In realtà noi abbiamo questi fondi per consolidare un esistente che già è presente e, come giustamente dicevano i colleghi che mi hanno preceduto, all’Istituto Superiore Sanità abbiamo presentato la presenza nella mappa. Esiste una piattaforma informatica, che si chiama mappaunigov.iss; si può accedere a questa mappa manual, in cui sono mappati tutti i servizi nazionali. L’Emilia-Romagna è la prima della lista, nel senso che ha 16 servizi ambulatoriali e multiprofessionali dedicati a questo tema.

    Abbiamo visto come Ministero che purtroppo per le altre Regioni non c’è stata mai la stessa sensibilità, non esistono ancora Tavoli Regionali e quindi è tutto un lavoro da fare.

    Noi possiamo implementare, stabilizzare il modello organizzativo con la definizione e la pubblicazione dei PDTA laddove mancano e garantire trattamenti di cura evidence based. Questo è fondamentale. Noi nei nostri servizi dobbiamo attenerci alle linee guida e quindi anche la difformità di cura dobbiamo contenerla e orientarla verso delle cure che, dal punto di vista scientifico, dimostrano di avere efficacia.

    Piena applicazione degli standard di riferimento di unità di ricovero ospedaliero, metabolico nutrizionale - di questo vi parleranno poi il dottor Benati e il dottor Biasucci.

    Noi abbiamo fatto un documento, che è stato indirizzato a tutti i direttori sanitari di tutte le aziende dell’Emilia-Romagna, come linea guida per i ricoveri in urgenza metabolica, che sono l’aspetto più spinoso in quanto queste pazienti non vengono così bene accolte, nonostante tutta questa operazione di sensibilizzazione nei reparti dovuti. Questo nonostante ci sia un ricorso ai ricoveri per gli adulti molto basso, perché la rete ambulatoriale è più antica e organizzativamente il CSM si presta di più a lavorare sul territorio.

    Dovrà fare dei passi in avanti anche la neuropsichiatria infantile per lavorare in un modello che riduce il più possibile il ricorso al ricovero. Perché anche collocare un minore e la sua famiglia in un ambiente di ricovero, non è la scelta ovviamente più idonea, perché interrompe la continuità di vita della famiglia e dunque è indispensabile laddove ci sono i criteri di urgenza. Quindi, di nuovo, formazione regionale e supporto alle famiglie.

    La sfida quale sarà? Dovranno lavorare i servizi per ridurre i trattamenti residenziali e promuovere trattamenti ambulatoriali intensivi, come in alcune pediatrie i day hospital, ma nei servizi per adulti soprattutto i day service, cioè gli ambulatori intensivi, dove si possono - ne parlerà poi il dottor Benati - produrre e proporre interventi nutrizionali e psicologici integrati senza necessariamente ricorrere a un ricovero per fare una nutrizione artificiale, cosa che attualmente continua a succedere. Quindi, bisogna potenziare interventi di prossimità e ridurre la durata, per quanto possibile, a quelle situazioni che richiedono maggiore intensità.

    Sarà anche indispensabile aumentare le sinergie tra pubblico e privato, già presenti per quanto riguarda le strutture residenziali, meno presenti per quanto riguarda quelle ambulatoriali.

    Della circolare regionale vi ho già parlato. Era solo un esempio nelle ultime due slide per definire un po’ come viene tradotto in un PDTA il protocollo che abbiamo definito con le strutture residenziali. L’ultima è proprio un esempio del PDTA della Romagna in cui viene applicato questo protocollo.

    Finisco e ringrazio davvero tutti per questa opportunità. Scusate se mi sono dilungata ma era troppo preziosa.

     

    Presidente Soncini. Grazie davvero, dottoressa Di Stani, per questa illustrazione legata alla rete regionale di assistenza, all’organizzazione dei servizi e dei percorsi clinici nella nostra Regione.

    Ovviamente le chiedo, come chiedo ai suoi colleghi, se possiamo divulgare - è una prassi consolidata ormai nelle Commissioni - i documenti e le slide che avete presentato, ma immagino di sì. Anzi, quelle che non sono pervenute se riuscite a mandarle alle Segreterie delle Commissioni.

     

    (interruzione)

     

    Presidente Soncini. Se possiamo divulgare le slide e i documenti che ci avete fornito. Grazie.

    Do conto della presenza del consigliere Facci, del consigliere assessore Felicori, del consigliere Tagliaferri e della consigliera Castaldini.

    A questo punto, con una semplice inversione nell’ordine degli interventi, do la parola al dottor Giuseppe Benati, direttore del Dipartimento Cure Primarie e Medicina di Comunità Forlì-Cesena e direttore del Programma nutrizione clinica e dietologia dell’AUSL della Romagna che interverrà sul tema degli interventi e dei trattamenti riabilitativi, nutrizionali e dietologici.

    Grazie.

     

    Dott. Benati, direttore Dipartimento Cure Primarie e Medicina di Comunità Forlì-Cesena e direttore Programma nutrizione clinica e dietologia AUSL Romagna. Buongiorno, grazie davvero per l’opportunità.

    Cercherò di rappresentarvi quello che è il mondo della nutrizione che si integra a quello che è il mondo e l’area di tipo psicologico psichiatrica, attraverso quindi una descrizione di quelle che sono le azioni che sono in corso in ambito regionale e nelle singole aziende sulla costruzione di una rete di nutrizione che è integrata alla rete invece sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. In modo particolare, farò un focus sull’adulto, perché invece il professor Biasucci si concentrerà sulla parte pediatrica.

    Le conseguenze che questo disturbo, questa patologia ha sulla parte nutrizionale, sono delle conseguenze estremamente gravi, sono conseguenze che possono arrivare a conseguenze di tipo psicosociale, possono arrivare a delle conseguenze che interessano la sfera emotiva e psicologica ma arrivano a anche degli effetti fisici estremamente importanti.

    Generalmente sono situazioni che cronicizzano e tendono in qualche modo ad avere un andamento sul livello fisico che ha una sua cronicità ma, insieme all’aspetto cronico, ci sono degli elementi acuti e questi momenti di particolare acuzie portano in alcune situazioni anche a dei ricoveri che vengono considerati i ricoveri per urgenza metabolica, appunto per un’urgenza di tipo fisico.

    Sono peraltro delle situazioni associate in gran parte a delle carenze cosiddette di tipo calorico proteico, ma possono essere legate a tutta una serie di altri disturbi che riguardano la nutrizione: carenza di micronutrienti, vitamine, minerali. È un campo estremamente complesso.

    Ciò che è importante è che però ciò che è la conseguenza del disturbo della nutrizione e dell’alimentazione sullo stato fisico di quel paziente è che l’evoluzione, la prognosi del disturbo, può essere nettamente influenzata da quanto il disturbo sulla nutrizione viene corretto e viene affrontato correttamente.

    Dicevo, ci sono due aree - le aree in realtà che si integrano sono molte - una è l’area psichiatrica psicologica, l’altra è quella di nutrizione clinica. Sono due équipes che si intersecano le une alle altre e che in qualche modo snodano la loro azione lungo tutto quello che è il percorso di presa in carico dei pazienti, dall’ambulatorio, all’ambulatorio intensivo, al ricovero, a quelli che sono i centri riabilitativi.

    I professionisti che appartengono alla rete della nutrizione, che vengono coinvolti nell’équipe per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, devono avere una specificità. Da una parte devono avere una competenza specifica su questo tipo di patologia, contemporaneamente però devono avere tutto quello che è il bagaglio terapeutico a disposizione, non possono avere solo alcuni elementi terapeutici ma devono avere a disposizione tutto il prontuario possibile della nutrizione. Questo perché molte volte sono pazienti fluidi che passano da interventi più semplici a interventi più complessi e viceversa e questo in tutto il percorso di cura del paziente può succedere in modo estremamente variabile.

    Possono e devono essere presenti interventi di pasti assistiti, di counseling nutrizionale, a interventi di supporto con degli integratori calorico proteici, ad interventi invece più complessi, che in qualche modo il lavoro di ognuno cerca di evitare ma ahimè, purtroppo succede, che sono quelli della nutrizione artificiale.

    In alcune situazioni si arriva al ricovero. Nel 2021 il gruppo regionale ha prodotto un documento, che poi ha inviato a tutte le aziende, in cui vengono definiti quelli che sono gli standard di riferimento per le unità di ricovero metabolico a livello ospedaliero.

    Il ricovero a livello ospedaliero non è evidentemente finalizzato alla guarigione ma è semplicemente finalizzato alla stabilizzazione delle condizioni di acuzie metabolico nutrizionale. L’elemento fondamentale è quello della continuità, è quello della continuità in ingresso, ed è quello della continuità in uscita, quindi della possibilità che il paziente, che è già stato preso in carico dall’équipe DNA, possa essere poi seguito anche dall’équipe territoriale all’interno dell’episodio di cura ospedaliero.

    Contemporaneamente, nel momento in cui il paziente viene dimesso, deve essere presente un percorso e una continuità di progetto che porti avanti quindi tutto quello che è il percorso anche nell’ambito territoriale.

    Può succedere che il paziente arrivi in pronto soccorso e il pronto soccorso decida che non ci siano le caratteristiche di un’urgenza tale da necessitare un ricovero ospedaliero. In questo caso, di nuovo, la situazione è quella di un elemento di garanzia, di continuità, facendo in modo che il pronto soccorso attivi nuovamente l’équipe territoriale.

    Gli interventi nutrizionali, dicevo, devono essere parte del bagaglio terapeutico delle équipes che fanno parte dell’équipe DNA e, come vedete in questa slide, gli interventi nutrizionali possibili in Emilia-Romagna sono diffusi a tutti i livelli di setting per la presa in carico dei pazienti con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Questo sia a livello ambulatoriale domiciliare, la Regione Emilia-Romagna è una delle poche Regioni in cui è possibile fare una nutrizione artificiale a livello domiciliare o per via ambulatoriale, sia negli ambulatori più intensivi, in cui comunque c’è la possibilità di erogare prestazioni di counseling nutrizionale ma anche di pasti assistiti, di supplementi orali, oltre che di nutrizione artificiale. Ovviamente questi strumenti terapeutici possono essere adottati anche nel ricovero ordinario.

    Quella nutrizionale è una rete che si aggancia alla rete dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, ed è una rete che la nostra Regione ha sviluppato e sta sviluppando, in modo particolare in questi ultimi anni, partendo da un documento della Conferenza Stato-Regioni che nel 2016 indicava già la presenza di alcuni aspetti importanti, di criticità nutrizionali le consideravano, e di priorità per l’aspetto nutrizionale e che vedevano già da allora la possibilità di identificare una rete di nutrizione all’interno della rete dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

    Nel 2019 è stato pubblicato questo documento regionale, è la DGR 2200, in cui si danno le gambe alla costituzione di una rete regionale di nutrizione preventiva e clinica insieme.

    Questo è estremamente importante perché cambia il paradigma d’azione. In questo caso non c’è solamente una rete clinica che si occupa semplicemente di quello che è l’intervento terapeutico, ma c’è una continuità, un continuum tra ciò che è prevenzione e ciò che è invece intervento clinico.

    Questo documento identifica gli standard organizzativi della rete dando quindi a ciascuna azienda l’indicazione per lo sviluppo di una rete locale all’interno di quell’azienda e dicendo che ci sono tre percorsi essenziali che devono essere sviluppati all’interno delle aziende. I percorsi sono quelli del sovrappeso-obesità, peraltro strettamente connesso anche ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione; la malnutrizione per difetto; e, ovviamente, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

    I presupposti della rete sono che le patologie nutrizionali rappresentano delle specialità trasversali. C’è l’esigenza di un continuum tra prevenzione e presa in carico per la diagnosi e cura. C’è una necessità di fare in modo che ci sia una gradualità degli interventi e un coordinamento delle azioni facendo in modo che - lo ripeto perché credo sia un concetto secondo me fondante - gli attori abbiano però tutto il bagaglio terapeutico a disposizione, deve essere parte del bagaglio culturale degli operatori che appartengono a questa équipe.

    Il modello organizzativo della rete si basa su due fondamentali strutture. La prima è quella dell’ambito preventivo, e sono i SIAN, il secondo è l’ambito della nutrizione clinica. È la prima volta, il primo documento in cui queste due strutture entrano in un continuum di presa in carico e di identificazione di progetti e di risoluzione di problemi.

    Com’è la situazione attualmente? Per quello che riguarda la Regione Emilia-Romagna diciamo che esistono indubbiamente ancora, per quello che riguarda il rapporto soprattutto tra la parte preventiva e la parte della nutrizione clinica, alcune criticità che però sono in corso e si stanno affrontando. Certamente già nell’ultimo anno i rapporti che invece prima erano in alcune aziende veramente distaccati tra la parte preventiva e la parte della nutrizione clinica, si stanno man mano integrando e i progetti stanno crescendo insieme.

    Ultimo aspetto è invece il rapporto che all’interno delle varie aziende è presente tra l’équipe di dietetica e nutrizione clinica e l’équipe per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, tenendo conto del fatto che appunto possono esserci - come ci dicevano i colleghi prima - dei PDTA formalizzati in alcune aziende e in altre aziende invece si stanno formalizzando.

    Questa diapositiva è qualcosa di estremamente in itinere ed è un work in progress. Vedete che in gran parte della nostra Regione le strutture di dietetica e nutrizione clinica hanno comunque un rapporto consolidato con l’équipe per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

    Tengo a dire un ultimo aspetto. La settimana scorsa ho partecipato ad un incontro a Palermo, sotto l’egida ministeriale, di alcune società di nutrizione ed è stata fatta una survey per quello che riguarda la presenza all’interno delle varie Regioni delle équipes di nutrizione e di dietetica clinica, ed è emerso che la Regione Emilia-Romagna ha il maggior numero di strutture codificate di dietetica e nutrizione clinica.

    Tenete conto del fatto che, per esempio, la Regione Piemonte ha storicamente sviluppato un percorso di nutrizione molto più precocemente rispetto a quanto ha fatto la Regione Emilia-Romagna. Nonostante questo, però, la Regione Emilia-Romagna ha raggiunto questi livelli.

    Aspetto importante è che nelle sfide che stiamo affrontando c’è sicuramente quello della formazione e quindi stiamo approntando, insieme alla Regione, un percorso formativo specificatamente rivolto all’équipe di nutrizione clinica e dietetica, proprio per fare in modo che questa comunità possa sentire il peso e il lavoro che in qualche modo deve essere fatto in tutti quelli che sono i temi della nutrizione in campo, in un continuum con tutto quello che è invece la parte della prevenzione.

    Vi ringrazio.

     

    Presidente Soncini. Grazie davvero per questo intervento. Tra le tante cose, grazie per il fatto di aver messo l’accento sul tema della delibera del 2019, che definisce l’attuazione alla rete regionale di nutrizione preventiva e clinica che integra le due componenti.

    Lo dico perché l’Assemblea legislativa si è tanto impegnata nella scorsa legislatura per l’approvazione della legge n. 19 del 2018, per la promozione della salute, per la prevenzione primaria, per il benessere della persona e della comunità. Quindi, vedere che si dà attuazione concretamente ai principi che sono contenuti in leggi, su cui i consiglieri regionali si sono impegnati in modo trasversale in questa e nella scorsa legislatura, è importante, oltre a tutto il resto che è stato illustrato.

    A questo punto, darei la parola al professor Giacomo Biasucci, professore associato di pediatria dell’Università di Parma e direttore dell’Unità Operativa di pediatria e neonatologia dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza.

    Il tema è “Problematiche clinico assistenziali dei soggetti in età evolutiva (0-18) con disturbi della nutrizione e alimentazione”.

    Grazie.

     

    Prof. Biasucci, professore associato di pediatria dell’Università di Parma e direttore dell’Unità Operativa di pediatria e neonatologia dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza. Grazie per l’invito. Grazie per aver pensato alla presenza di un pediatra ancorché con competenze nutrizionali e metaboliche in questa vostra seduta. Credo che anche rappresentare il punto di vista dell’età evolutiva sia molto importante in un contesto di patologia che, come abbiamo sentito dire, è trasversale, ma che sempre più si sta connotando con un esordio precoce nelle età ancora più basse.

    Della problematica, della complessità e della gravità di queste patologie con un nucleo psicopatologico ben definito è stato già detto molto brillantemente. Io non porterò dati, non porterò riferimenti normativi, ma soltanto cercherò di dare qualche spunto di riflessione dal punto di vista del bambino, cioè delle esigenze del bambino e dell’adolescente.

    Abbiamo già detto che i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, anche nell’età evolutiva, sono molto frequenti e sono addirittura, per quanto riguarda gli adolescenti, la seconda causa di decesso dopo gli incidenti. Quindi, stiamo parlando di una patologia veramente molto importante, molto grave e molto sfidante. Se nell’età evolutiva la patologia più frequente è l’anoressia, l’anoressia nervosa, negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più una nuova forma di disturbo della nutrizione e dell’alimentazione che, non a caso, è stata riprodotta e ricompresa nell’ultimo DSM-5, che sono gli ARFID, i cosiddetti disturbi evitanti e restrittivi dell’alimentazione. Sono dei disturbi che sono in pratica stati ridefiniti mentre nel DSM-4 erano definiti, in maniera molto più generica, come disturbi dell’alimentazione dell’infanzia.

    Perché sono stati ricompresi nel DSM-5 sotto forma di nuova entità patologica? Perché possono essere dei fattori predisponenti per poi sviluppare una patologia più strutturata, ad esempio una patologia come l’anoressia, ma anche perché, per quanto manchi il connotato della dispercezione corporea e quindi della paura di ingrassare, questi disturbi portano a evitare il cibo e possono portare a quelle conseguenze, che il dottor Benati ha molto brillantemente presentato prima, di urgenze metaboliche anche per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri.

    Siccome parliamo di una fascia di età molto bassa, molto più bassa rispetto all’insorgenza dell’anoressia, quindi parliamo di bambini anche di tre, quattro, cinque anni, che possono sviluppare questo tipo di disturbi – ricordo il più giovane che abbiamo intercettato noi aveva due anni e mezzo – mi viene subito da pensare come sia importante la formazione proprio su quegli interlocutori che girano intorno al bambino e quindi al pediatra di libera scelta, alla scuola e anche alle società sportive. Sono tre aree, tre istituzioni, chiamiamole così, fondamentali per poter arrivare precocemente alla diagnosi, all’intercettazione precoce. I miei colleghi hanno più volte citato questa come obiettivo fondamentale.

    Le società scientifiche, la società italiana di pediatria ha da qualche anno emanato una sorta di questionario, di mini-questionario con poche domande, quattro o cinque domande da fare all’adolescente o ai genitori dei bambini per poter definire un quadro di rischio in maniera molto precoce. Questo, per esempio, se vogliamo pensare ad una ipotesi futura di sviluppo e di implementazione di quella che è una rete già assolutamente molto avanzate in Emilia-Romagna, potrebbe essere proposta ai pediatri di libera scelta, come abbiamo fatto noi a Piacenza, in un bilancio di salute che potrebbe essere definito rispetto anche a un’età precoce, per poter dire: “Bene, questo bambino o questo nucleo familiare ci sta dando qualche segnale importante di rischio da monitorare nel tempo”.

    Questa potrebbe essere anche un’ipotesi di sviluppo futuro. I nostri pediatri di famiglia l’hanno accettata e la stanno proponendo già. In questo momento è nel bilancio di salute degli 11-12 anni, ma si potrebbe anche pensare di scendere ulteriormente.

    La società italiana di nutrizione pediatrica, della quale faccio parte come consigliere nazionale, dove coordino proprio il gruppo di lavoro sui disturbi della nutrizione alimentazione, ha come scopo quello di andare non soltanto a fare una ricognizione delle pediatrie in questo momento ospedaliere che siano in grado di avere una competenza specifica sui disturbi dell’alimentazione, perché, come si è detto in precedenza, ormai, i ricoveri sono abbastanza frequenti nella nostra area, nella nostra fascia di età, ma anche quello, in qualche modo, di indicare dei requisiti di minima per una sorta di accreditamento professionale dei pediatri che si occupino, in ambito ospedaliero oppure ospedaliero-universitario, di questi disturbi, perché le competenze devono essere specifiche, le informazioni devono essere specifiche, anche per quanto riguarda l’area “psico”. Uno psicologo, uno psicoterapeuta non necessariamente ha le competenze specifiche su questo disturbo, esattamente come uno psichiatra o un neuropsichiatra infantile e ancor di più questo in qualche modo riguarda la componente più medico professionale, quindi il medico internista, piuttosto che il pediatra.

    Su questo bisognerà lavorare, ma sicuramente quello che vi posso dire è che io ho portato il modello dell’Emilia-Romagna, e questo sarà il modello che sarà da ispirazione per quello che andremo a proporre su scala nazionale. Ovviamente, poi, ogni singola Regione dovrà declinarlo sulla base dei propri modelli organizzativi. Sicuramente partiamo, come abbiamo sentito anche in precedenza, in una posizione di grande vantaggio.

    L’esperienza nostra a Piacenza la porto perché – è già stato accennato – il primo PDTA in Regione è stato fatto da noi nel 2014, ma il programma aziendale parte dal 2004, da quando ci eravamo incontrati il dottor Limonta, che era il responsabile del Dipartimento di salute mentale, e il sottoscritto. Siccome a me è sempre interessata molto l’area nutrizionale e metabolica, abbiamo cercato di creare una rete integrata, multiprofessionale, che vedeva due modelli, uno per l’adulto e uno per l’età evolutiva, sostanzialmente assolutamente analoghi ma trasversali. Ad esempio, il setting ambulatoriale da noi è suddiviso su due sedi di erogazione, una sul territorio facente capo direttamente alla neuropsichiatria infantile territoriale e una presso la mia unità operativa.

    La mia unità operativa, quindi, si è dotata di un gruppo multiprofessionale che comprende una psicologa clinica, una dietista e il sottoscritto che si occupa della componente internistica e nutrizionale. Poi, ovviamente, il sistema prevede che il neuropsichiatra infantile o lo psicoterapeuta venga in reparto a supporto.

    Questo modello ci ha consentito in questi vent’anni ormai di riuscire a dare una risposta importante e credo anche piuttosto soddisfacente ed efficace ai bisogni di salute della popolazione, non soltanto nella nostra provincia, ma anche delle province limitrofe, come Parma e Reggio Emilia.

    Questa sicuramente sarà un’area da implementare. Speriamo che con i nuovi fondi si possa andare ulteriormente ad ampliare l’aspetto di competenze professionali specifiche nell’ambito non soltanto del territorio, ma anche nell’ambito dei colleghi ospedalieri.

    L’altra esigenza che si sta evidenziando è quella di avere una possibilità di prendere in carico le famiglie. Non voglio soltanto accennare a un supporto e a un approccio terapeutico family based, che ha anche una sua logica assoluta in ambito di terapia cognitivo-comportamentale, ma voglio riferirmi proprio al coinvolgimento, ad esempio, secondo il modello Moseley, che è già stato accennato dalla dottoressa Di Stani. L’esigenza di prendersi carico delle ansie e delle problematiche familiari è assolutamente strategica e su questo, secondo me, abbiamo ancora bisogno di metterci più risorse da adesso in avanti, perché credo che sia un ambito molto cruciale e strategico, esattamente come quello della formazione ai docenti.

    La scuola non può essere tenuta da parte. Ha un ruolo troppo importante. La maggior parte del tempo i nostri ragazzi la passano lì. Quando si parla di cibo, si parla di corretti stili di vita a scuola, bisogna sapere cosa si sta dicendo, perché ogni singola parola può essere molto pericolosa, ogni singola parola, che è mirata a un disturbo della nutrizione in senso di eccesso, quindi o sovrappeso oppure obesità, quindi mirato alla prevenzione di quello, può invece scatenare su un soggetto che magari è predisposto una deriva verso una malnutrizione per difetto. Esattamente come quando si parla di regimi alimentari restrittivi scelti o per religione o per moda, anche questo può essere una porta d’ingresso verso una deriva di tipo ossessivo che poi può portare a un disturbo nella nutrizione e dell’alimentazione vero e proprio.

    Gli allenatori, le società sportive, sono un altro dei nostri target, secondo me, perché anche loro possono giocare un ruolo veramente molto importante. Esistono degli sport che predispongono ed esistono dei disturbi alimentari che poi possono essere motivo di scelta di alcuni sport. Non li cito, ma tanto, bene o male, si possono immaginare, perché non voglio creare problematiche o torti a nessuno. È come ci si pone, ovviamente, che fa la differenza, non è lo sport di per sé.

    Io volevo soltanto porre l’attenzione su questi pochi aspetti che credo siano non soltanto specifici dell’età evolutiva, ma che possono ulteriormente contribuire a uno step ulteriore nella qualità dei servizi che in questa Regione stiamo già dando già da parecchi anni grazie al fatto che davvero, come è già stato detto, si è creata una rete multiprofessionale integrata. Creare delle équipe multidisciplinari non serve a nulla se queste persone non si parlano, non parlano la stessa lingua. Grazie.

     

    Presidente Soncini. Grazie davvero, professore Biasucci.

    A proposito di qualità dei servizi, nella Commissione Salute abbiamo veramente ringraziato tanto, soprattutto in un momento di mancanza di personale sanitario, di carenza di personale sanitario, quello che i nostri professionisti sanitari fanno a proposito di qualità del servizio sul territorio. Li ringraziamo costantemente per il loro lavoro e oggi voi, in qualche modo, davvero, anche con i vostri interventi, ci avete dato occasione per capire come svolgere al meglio il nostro lavoro, perché veramente sono arrivati anche consigli molti utili e sollecitazioni utili su come fare, in qualche modo, come consiglieri regionali, a intervenire attraverso le possibilità che abbiamo.

    A questo punto darei la parola ai consiglieri e alle consigliere per interventi o domande. Mi rivolgo anche a chi è da remoto.

    È difficile che nelle nostre Commissioni non ci siano interventi. Si vede che siete stati particolarmente efficaci.

    Consigliera Palma Costi, prego.

     

    Consigliera Costi. Vorrei ringraziare tutti, perché avete fatto veramente un’esposizione molto chiara e molto dettagliata, che dà il senso del percorso che è stato fatto e del percorso che dobbiamo fare.

    Io ho solo una domanda da fare, che è anche una preoccupazione che esprimo. Noi abbiamo oggi, da quello che voi avete giustamente esplicitato, la possibilità di fare un salto in avanti rispetto alla nostra struttura grazie al finanziamento che è stato ottenuto a livello nazionale. Oltretutto, complimenti perché capisco che questo finanziamento è stato ottenuto proprio per la qualità e la concretezza delle proposte che sono state fatte. Questo sarà un finanziamento che dovrebbe rendere strutturale, perché le cose che sono state dette sono state maggiore omogeneità all’interno di tutte le aziende, alcune aziende devono essere potenziate…

    È chiaro che quando ci sono dei finanziamenti sui progetti, dobbiamo poi essere consapevoli che si rafforza il sistema, ma quando le risorse sono finite avremo bisogno di prestare molta attenzione alla continuità di un progetto come questo, che significa chiaramente in termini di personale, perché qui ragioniamo soprattutto sul personale, ma anche tutto ciò che segue rispetto alle necessità del personale. Mi permettevo di sottolineare questo perché è un grande risultato, però, insomma, tra due anni, forse, ci sarà bisogno comunque di tenere l’attenzione molto alta. Grazie davvero però per il lavoro che avete fatto e che state facendo. È importantissimo quello che diceva il professore. Anche su questo, secondo me, bisogna davvero che ci sia una riflessione profonda: l’ansia delle famiglie. I ricoveri e comunque la richiesta di entrare all’interno di strutture deriva dal fatto che una famiglia, se nel momento in cui il bambino o la ragazzina presenta il problema non ha un punto di riferimento immediato, è chiaro che questo peggiora la situazione. Anche questo credo che sia un tema fondamentale. Grazie davvero.

     

    Presidente Soncini. Grazie, consigliera Palma Costi.

    Consigliere Pasquale Gerace, prego. Poi, a seguire, il consigliere Paruolo, la consigliera Zamboni e il consigliere Facci. Ho questi iscritti.

    Do conto della presenza della consigliera Evangelisti.

     

    Consigliere Gerace. Grazie, presidente.

    Il mio vuole essere un ringraziamento ai relatori di questa mattina, che ci hanno portato intanto delle relazioni di grandissimo spessore e poi il riconoscimento che questa Regione si trova tra le prime Regioni in Italia ad avere sviluppato quelle reti necessarie per intercettare questi bisogni che, come abbiamo visto, sono bisogni assolutamente da intercettare in età che prima non erano assolutamente prese in considerazione. Si sono abbassate le età di comparsa di queste patologie che, ricordiamo, sono patologie gravissime che spesso portano a delle conseguenze molto, molto gravi e, come ha sottolineato il collega, io sono anche medico, quindi vivo una dualità di questa situazione, anche alla morte.

    L’Emilia-Romagna ha già percorso delle linee molto importanti per la costituzione di queste reti che sono fondamentali per affrontare queste patologie, però il professore Biasucci poneva quello che dovrà essere un po’ il futuro, cioè coinvolgere dentro alle reti oltre le associazioni, le famiglie, ma soprattutto i soggetti che più sono a contatto tutti i giorni con questi potenziali malati, che sono gli educatori scolastici.

    L’altro argomento che ha citato il professore, sul quale non voglio entrare neanche io, perché in qualche modo sono stato coinvolto personalmente, è la formazione anche sportiva, che segue dei modelli che, in qualche modo, secondo me, dovrebbero essere molto più vicini a quelle che sono le indicazioni dei medici rispetto a dei programmi che, invece, vengono idealizzati e basta.

    Volevo ringraziare moltissimo i colleghi che sono intervenuti, perché hanno dato non solo delle indicazioni ai consiglieri, ma anche delle indicazioni agli addetti ai lavori, come me, che molto spesso non conoscono perfettamente queste reti, perché forse quella parte che auspicavate voi con la medicina territoriale e soprattutto con la medicina di base – ho visto che a Piacenza nella medicina di base pediatrica è già stato fatto questo passo molto importante – secondo me sarebbe da mettere in opera un po’ su tutti i nostri territori. Questo sicuramente consentirebbe di intercettare questi soggetti per tempo.

    Avevo una domanda da fare, tecnica, non so se è il luogo, però io la faccio lo stesso. Nella descrizione degli accessi per quanto riguarda i ricoveri in urgenza metabolica, volevo capire come si esplicita poi l’intervento su questo malato, nel senso che ha descritto bene che quando non c’è l’accesso perché il collega di pronto soccorso non ritiene necessario il ricovero ci si rivolge poi allo specialista, però quando, invece, avviene il ricovero come si esplicita l’intervento?

    Grazie per la disponibilità.

     

    Presidente Soncini. Grazie, consigliere Pasquale Gerace. Io direi che, se va bene, se riuscite a ricordarvi un po’ le questioni e le domande che i consiglieri sollevano, raccoglierei un po’ di interventi.

    Consigliere Paruolo, da remoto, prego.

    Consigliere Paruolo, ci sente? Eccolo. Buongiorno.

     

    Consigliere Paruolo. Stavo aspettando che mi dessero l’audio...

     

    Presidente Marchetti Francesca. Se sta parlando, siamo noi a non sentire lei.

     

    Consigliere Paruolo. Così va meglio?

     

    Presidente Marchetti Francesca. Prego.

     

    Consigliere Paruolo. Stavo semplicemente aspettando che mi dessero la linea. È per quello che non mi vedevate. Grazie. Se mi sentite, inizio rapidamente. Mi date un cenno?

     

    Presidente Marchetti Francesca. Sentiamo in modo molto frammentato, consigliere. Può provare ad abbassare il volume o a mettere le cuffie?

     

    Consigliere Paruolo. Abbasso il volume.

     

    Presidente Marchetti Francesca. Così è perfetto.

     

    Consigliere Paruolo. Proviamo così.

    Ringrazio anch’io per le interessanti relazioni. È chiaro che la crescita impetuosa di questo tipo di patologie in questi anni ci mette di fronte a una serie di problematiche diverse. Siamo un po’ all’inseguimento. È una sfida che, peraltro, dovremmo, secondo me, anche riflettere che cosa ci dice sul piano culturale, però qui starei all’aspetto sanitario, che è al centro delle vostre relazioni.

    Molto si è concentrato sulla diminuzione dell’età di esordio di questi problemi e come affrontare i problemi di pazienti che sono sempre più giovani. Io volevo invece fare una domanda su un altro aspetto che sapevo e credo essere ancora oggetto di una forte sofferenza e cioè, invece, le problematiche relative a figure adulte, cioè persone che sono già maggiorenni e che potrebbero essere nelle condizioni di non volersi curare dove le famiglie sono sostanzialmente impotenti, dove il confine con la patologia psichiatrica spesso è varcato in modo netto o comunque ha una interdipendenza. I disturbi del comportamento alimentare sono uno degli aspetti che evidenzia una problematica psichica spesso importante. C’è sia il problema di dove ricoverare eventualmente o comunque affrontare e trattare queste persone, perché il rischio, ovviamente, è quello di finire negli SPDC in contesti particolarmente faticosi, che peraltro aumentano il rischio di rigetto della disponibilità a curarsi da parte di questi soggetti, oppure di come affrontare le problematiche più complesse nelle quali non c’è nessuna intenzione di volersi curare. A legislazione vigente rimedi estremi come il TSO sono adottabili soltanto in casi estremi in cui c’è un evidente pericolo di vita e quindi rischiano di essere l’estrema risorsa, senza avere nessuna possibilità di cura di livello intermedio. Quindi, a fronte, appunto, di pazienti già maggiorenni, che rifiutano di curarsi, non poter sostanzialmente offrire nessuna possibilità perché non c’è nessuna collaborazione. Questa gamma di problematiche credo che evidentemente esuli dal tema della neuropsichiatria dell’età evolutiva, che si ferma alla maggiore età.

    Credo sia un aspetto di sofferenza crescente e su questo chiedevo se c’è qualche novità che possa farci ben sperare che ci possa essere qualche cosa che copra anche su questo fronte. Grazie.

     

    Presidente Soncini. Grazie, consigliere Paruolo. Questo è un altro quesito che ci annotiamo.

    Consigliera Zamboni, prego. Poi, il consigliere Facci, la consigliera Bondavalli, il consigliere Amico e la vicepresidente Maletti.

    Consigliera Zamboni, prego. Provo a contattare la consigliera Zamboni.

    Darei la parola al consigliere Facci.

     

    Consigliere Facci. Grazie.

     

    Presidente Soncini. Prego, consigliere Facci. Era riuscita ad avere la parola quando lei ha iniziato a parlare, ma prego, intervenga prima lei.

     

    Consigliere Facci. Grazie.

    Volevo fare delle considerazioni. Ovviamente, anch’io mi unisco ai ringraziamenti per gli interventi dei professionisti, però non mi pare di aver sentito un taglio statistico o una serie di indicazioni statistiche rispetto a quella che è stata a tutti gli effetti considerata come la peste del 2000.

    Una recentissima indagine – tra l’altro è su Repubblica di poche settimane fa – ha fatto una fotografia di quelli che oggi sono i casi di anoressia e bulimia come disturbi alimentari specifici. Sono aumentati nel periodo del Covid che ha esasperato questo tipo di problematica. I casi sono aumentati del 56 per cento, però con una contrazione dei centri specializzati. Tra la fine del 2019 e il 2022 i centri specializzati censiti dall’Istituto Superiore di Sanità sono scesi da 164 a 115. Addirittura al San Raffaele a Milano i posti letti sono stati ridotti da venti a cinque. Così ci riporta l’articolo.

    Nel 2022 si stima che in Italia siano 3,6 milioni le persone in carico al sistema sanitario per disturbi alimentari. Nel 2019 erano 2,3 milioni, con un balzo del 56 per cento. Le morti correlate ai disturbi alimentari da 3.158 del 2019 nel 2020 sono passate a 4.389. Per anoressia e bulimia si spengono dodici vite al giorno con un’età media di 35 anni.

    In Emilia-Romagna abbiamo la maggiore concentrazione di centri specializzati. Sicuramente è per noi motivo di soddisfazione il fatto che vi sia qui la maggiore concentrazione, però il punto è che vi sono liste d’attesa lunghissime.

    Alla Residenza Gruber, che è un’eccellenza nazionale, la lista d’attesa è di quattro o cinque mesi. Ricorderete tutti il caso a giugno di quella bambina di Ferrara la cui famiglia ha dovuto fare un appello. Grazie all’appello pubblico e all’intervento del Sindaco di Ferrara alla fine quella famiglia ha trovato un posto letto al Sant’Orsola di Bologna. Credo, però, che sia importante oggi, a fronte di questa tragedia, capire quali sono i numeri delle liste d’attesa, dei tempi, che risposte si riescono a dare alle famiglie e per capire quali siano la controffensiva e le misure di tutela che il nostro Servizio sanitario regionale (ovviamente ci fermiamo al dato regionale) sta mettendo in campo per contrastare questa problematica.

    Il Covid ha esasperato questi disturbi, questa patologia, occorre che siano fornite delle indicazioni sugli strumenti in campo. Io immagino che, a fronte di un dato straordinario negativo di aumento di questi casi, vi sia un altrettanto straordinario sforzo anche economico da parte del Servizio sanitario regionale per sopperire alla mancanza di posti letto e dare risposte in tempi immediati alle famiglie che ne hanno necessità.

    Ponevo quindi questa domanda, se si riesce ad avere qualche dato statistico. Grazie.

     

    Presidente Soncini. Grazie, consigliere Facci.

    Consigliera Zamboni, poi consigliera Bondavalli. La consigliera Zamboni interviene da remoto, lo dico per i tecnici. Grazie.

     

    Consigliera Zamboni. Grazie e buongiorno.

    Parto anch’io dai ringraziamenti sia agli esperti che sono intervenuti...

     

    Presidente Soncini. Consigliera, alzi un pochino il volume, perché non la sentiamo bene.

     

    Consigliera Zamboni. Adesso dovrebbe essere al massimo. Mi sentite?

     

    Presidente Marchetti Francesca. Poco.

     

    Consigliera Zamboni. Provo senza cuffie. Meglio o peggio?

     

    Presidente Soncini. No, proviamo a stare molto in silenzio in Commissione, visto che non c’è alternativa.

    Prego.

     

    Consigliera Zamboni. Comincio anch’io con dei ringraziamenti per aver convocato questa Commissione congiunta, ringraziamenti alle due presidenti e agli esperti che sono intervenuti.

    Sapevamo che il Covid aveva inciso in maniera forte sull’aumento del fenomeno, ma i dati che ci sono stati presentati questa mattina sono veramente raggelanti, così come il dato che negli adolescenti i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono la seconda causa di morte dopo gli incidenti: questo è veramente un dato stra-allarmante!

    Venendo adesso alle domande. Senza per questo spingere il professionista che è intervenuto a criminalizzare uno sport, sarei interessata invece ad avere un approfondimento sul legame che ci può essere tra determinate pratiche sportive e i disturbi dell’alimentazione, questo ad uso dei genitori.

    L’altra domanda. Forse l’avete detto e mi è sfuggito, ma, considerando che ovviamente gli insegnanti insieme ai genitori sono la prima linea che può individuare dei disturbi nell’alimentazione dei più giovani, qual è il primo passo che deve fare un insegnante che si renda conto di avere in classe allievi con questo disturbo, a chi si deve rivolgere per primi, ai genitori, qual è la trafila che deve fare? Il genitore a quale prima sponda si deve rivolgere, il pediatra o può prendere anche iniziative individuali di accesso a specialisti? Grazie.

     

    Presidente Soncini. Grazie, consigliera Zamboni.

    La parola alla consigliera Bondavalli.

     

    Consigliera Bondavalli. Grazie, presidente, anzi grazie, presidenti, per avere convocato questa Commissione congiunta, penso di grande valore grazie ai professionisti che sono intervenuti per il lavoro costante che portano avanti in particolare in questo campo di cui questa mattina ci occupiamo.

    Da consigliere regionale e anche mamma di due adolescenti, una ragazzina di 12 anni e un ragazzo di 15, rimango profondamente colpita dai dati che sono stati evidenziati questa mattina. Penso che partire dai dati, come abbiamo fatto, da una fotografia complessiva di quello che stiamo vivendo ci dia contezza del fenomeno e soprattutto delle politiche da mettere in campo per potere agire nel modo corretto.

    Mi sono rimaste impresse alcune cose dette da tutti i professionisti questa mattina. In particolare, il dottor Saponaro dice che è un fenomeno in crescita, una quantità mai vista di una simile problematica, e questo è un dato che dobbiamo tenere presente al di là di quello che è accaduto durante il lockdown.  Erano fenomeni ovviamente già conosciuti, che si sono evidenziati con maggiore forza durante il lockdown, bisognerà capire adesso cosa accada da questo punto di vista.

    Due aspetti, da un lato l’importanza di un intervento precoce (su questo tornerò) e le diverse professionalità che riusciamo a mettere in campo per una presa in carico integrata e condivisa del paziente, ricordandoci che spesso, come abbiamo visto anche questa mattina, sono piccole pazienti in questo momento ad avere bisogno dei nostri professionisti.

    Anche oltre una fase emergenziale e straordinaria come quella che abbiamo vissuto e per certi versi stiamo ancora vivendo, credo sia importante continuare a considerare quello dei disturbi alimentari come un ambito in divenire, sul quale investire fortemente affinché il maggior numero possibile di persone bisognose di assistenza venga intercettato e possa contare sulla preziosa rete regionale, che abbiamo visto essere ben presente qui in Regione Emilia-Romagna, che si pone al servizio di chi ha necessità. Adoperarsi dunque per identificare il problema in tempo credo sia la parola fondamentale, perché, come ci hanno detto i professionisti, se trattati in anticipo e correttamente, il tasso di recupero è più alto, e diffondere ancora, per quanto possibile, la rete di assistenza sul territorio, così da offrire servizi dedicati per una patologia che, come detto, richiede davvero un’attenzione molto particolare.

    Come evidenziato in modo particolare dalla dottoressa Di Stani, è necessario costruire il percorso di cura attorno al cittadino. Al centro ci deve essere appunto il cittadino e la cura del cittadino. Si diceva prima di provare ad intercettare in maniera precoce i ragazzini e le ragazzine che possono sviluppare e questi tipi di difficoltà, quindi il coinvolgimento del pediatra di libera scelta e poi, anche nella fase delicata del passaggio al medico di medicina generale, perché sappiamo che i ragazzini fino ai 14 anni vengono assistiti dai pediatri di libera scelta e poi c’è questo passaggio al medico di medicina generale. Anche da questo punto di vista, ovviamente, sono professionisti che dovrebbero lavorare in rete.

    Il mondo della scuola senza dubbio è di straordinaria importanza, e sono d’accordo anche le società sportive, perché è evidente che l’educatore, l’allenatore trascorrono con i nostri ragazzi.

    Chiudo dicendo che penso ci sia un’importanza fondamentale nel comunicare alla popolazione l’esistenza di questa rete di assistenza all’esterno delle realtà che la costituiscono, magari promuovere nuovi percorsi formativi all’interno delle scuole, anche nelle strutture sanitarie, nei luoghi di aggregazione delle comunità, con particolare attenzione evidentemente a quelli frequentati maggiormente dai ragazzi.

    Sappiamo (lo sappiamo in questa Regione in modo particolare) quanto investiamo sulla prevenzione e quanto anche in questo campo la prevenzione sia fondamentale anche perché nessuno si senta solo o abbandonato dinanzi a queste esperienze di sofferenza che coinvolgono anche i familiari, familiari che spesso faticano anche a comprendere la malattia, non sanno come intervenire, non sanno quando intervenire, non sanno cosa fare, cosa dire, si sentono impotenti. Perché quella famiglia trovi la strada giusta per provare a chiedere aiuto va sicuramente detto qual è la rete dei servizi sui cui possono contare.

    Da questo punto di vista il coinvolgimento delle famiglie e delle associazioni di volontariato su quel progetto ministeriale è davvero fondamentale. Ci sono associazioni e anche nella provincia cui appartengo, Reggio Emilia, sono tre le associazioni di volontariato, una di queste, che ha celebrato peraltro i vent’anni qualche settimana fa, la Casina dei bimbi, si è anche evoluta, nel senso che si occupava prima di minori in difficoltà in ospedale, adesso si occupa anche nei DCA di adolescenti.

    Il coinvolgimento dei volontari è fondamentale anche per rispondere a esigenze nuove e per accompagnare i familiari in questo difficile percorso, che però, come diceva bene anche la presidente Soncini, spesso ottiene risultati positivi, quindi su questo dobbiamo sicuramente puntare.

    Grazie davvero per il vostro lavoro, penso sia anche per noi un momento davvero arricchente, che potrebbe anche essere approfondito. Chiedo anche se SIA possibile avere nei dettagli il progetto ministeriale, perché sarei interessata a vederne le caratteristiche. Grazie mille.

     

    Presidente Soncini. Grazie, consigliera Bondavalli.

    Consigliere Amico.

     

    Consigliere Amico. Grazie, presidente.

    Mi associo ai ringraziamenti a tutti gli intervenuti. La disamina puntuale e approfondita del fenomeno e della sua crescita credo sia da leggersi complessivamente, non solo in termini generali, ma ovviamente, come è stato ribadito più volte, legata al periodo che abbiamo appena attraversato, il periodo di minaccia che prosegue anche sotto altri aspetti di carattere non solo sanitario (penso alla pandemia), ma anche quello che incombe oggi in merito al conflitto, così come anche la minaccia di difficoltà di carattere economico derivanti dalla crisi energetica, minaccia che ovviamente rende maggiormente esposte le giovani generazioni, ragazze e ragazzi, fattori che in maniera crescente si riflettono sui disturbi dell’alimentazione.

    Volevo fare solo due considerazioni e una domanda. La considerazione primaria è legata all’impostazione dei PDTA. Questa modalità attraverso la quale si affronta il tema del disturbo alimentare è una modalità a tutto tondo, multidisciplinare, multi équipe, con il coinvolgimento dei familiari, delle associazioni, di tanti elementi sentinella, una modalità che credo vada sostenuta per quanto riguarda questo fenomeno, così come per tanti altri fenomeni. Lo abbiamo visto in diversi altri casi (penso al tema della disabilità, al tema delle malattie di genere o altro), sono meccanismi che credo abbiano molto senso soprattutto oggi, nel momento in cui la visione con la quale affrontiamo le problematiche non è più esclusivamente prestazionale, esclusivamente puntuale del fenomeno, ma evidenzia come concorrano più aspetti alla determinazione della condizione della persona, in particolar modo su questi fenomeni.

    L’ultima considerazione e la domanda. Ho visto la presentazione di questo Fascicolo sanitario elettronico, credo che sia una novità molto importante, che segua questo ragionamento dei PDTA, segua questa lettura complessiva del fenomeno che riguarda la persona. Mi domando e domando se sia possibile immaginarla come piattaforma, da traslare anche su altri ambiti che hanno sicuramente a che fare con il tema della salute mentale, ma anche con tutta una serie di elementi che spesso anche nella Commissione IV ci troviamo a trattare rispetto a tutto il tema del sociosanitario che non richiedono esclusivamente l’approccio prestazionale, ma devono mettere insieme una serie sia di trattamenti che di soggetti che hanno a che fare con la persona, quindi gli Enti locali, per quanto riguarda i servizi sociosanitari da loro amministrati, così come quelli sanitari, e mi sembra che nella galassia descritta siano compresi anche i soggetti del privato sociale che operano (penso alle cooperative, ai soggetti di volontariato, alla scuola).

    Mi domando se rispetto a questa prosecuzione dell’implementazione della presa in carico delle persone ci siano già dei ragionamenti o sia possibile spingere perché questo metodo possa essere applicato anche su altro. Grazie.

     

    Presidente Soncini. Grazie, consigliere Amico, ovviamente non avremo forse oggi tutte le risposte, però sono riflessioni e sollecitazioni davvero molto utili.

    Prego, consigliere Pompignoli, e poi vicepresidente Maletti. Il consigliere Pompignoli interviene da remoto, quindi chiedo ai tecnici se ci aiutano nel dargli la parola.

    Consigliere, non la sentiamo e non la vediamo, però riproviamo. Vediamo che è collegato, però provi a richiedere la parola per l’intervento...

     

    Consigliere Pompignoli. Ci provo.

     

    Presidente Soncini. Ecco, adesso non la vediamo, ma almeno la sentiamo, quindi se vuole intervenire così...

     

    Consigliere Pompignoli. Grazie solo alcune precisazioni rispetto a questa audizione e al percorso che si sta facendo.

    Intanto ringrazio i due presidenti della Commissione sanità e la presidente Marchetti per aver convocato questa Commissione, che ovviamente prende le mosse e trae spunto dalla risoluzione che abbiamo depositato di recente in aula proprio per affrontare queste tematiche, risoluzione che è stata poi rinviata in Commissione per avviare questo tipo di percorso.

    La nostra richiesta era quella di approfondire il tema, in ragione degli allarmi che sono stati lanciati dall’Istituto superiore della sanità e dal Ministero della Salute proprio post-pandemico, quindi il tema era benissimo quello che è stato fatto e che si sta facendo rispetto alla problematica legata ai disturbi alimentari, la questione che a mio parere dovrebbe essere approfondita in maniera maggiore rispetto a quelle che sono le tematiche uscite in Commissione è proprio il post pandemia, dove si è evidenziato un innalzamento straordinario dei casi, come ha evidenziato anche Il Sole 24 ore quando è intervenuto di recente in merito ad alcune percentuali rispetto alle quali c’è stato un aumento dei ricoveri quasi del 48 per cento a livello nazionale, quindi il tema è assolutamente di attualità.

    Come dicevo, bene quello che si sta facendo, si era già costituito questo famoso tavolo dal 2010, oggi la richiesta è quella di capire quanti approfondimenti possiamo fare, quante soluzioni possiamo trovare rispetto ad una tematica che è esplosa in questi ultimi anni soprattutto dopo la pandemia.

    Ringrazio ancora gli ospiti che sono intervenuti per avere illustrato quello che si sta facendo come Regione Emilia-Romagna, teniamo alta l’attenzione rispetto al tema, che è sicuramente di grande attualità e di grande problematica, rispetto al quale la Regione deve trovare delle soluzioni e incentivare anche dal punto di vista economico questi tavoli nei quali appunto si affrontano queste problematiche, quindi grazie ancora, attendo l’esito del percorso che si vorrà fare con i presidenti di Commissione anche sulla questione legata alla risoluzione presentata in aula e poi rinviata in Commissione. Grazie.

     

    Presidente Soncini. Grazie, consigliere Pompignoli.

    Prego, vicepresidente Maletti.

     

    Consigliera Maletti. Grazie, presidente Soncini.

    Intanto, grazie alle due presidenti per avere calendarizzato questa audizione, anche perché questo è un tema molto importante, come ci hanno detto i professionisti qui presenti, che ringrazio per essere qui, ma anche per il lavoro che svolgono quotidianamente nel loro territorio, ma anche per definire un quadro di strumenti rispetto alla Regione Emilia-Romagna.

    I dati che ci avete fornito sono molto preoccupanti, adulti con questa patologia aumentati del 25 per cento e minori che anticipano questi disturbi, che sono la seconda causa dei decessi dopo gli incidenti. Questa è una cosa devastante sia per loro, sia per le loro famiglie. Una famiglia al cui interno c’è un adulto, ma soprattutto un minore con queste patologie viene completamente dilaniata, perché questo vuol dire fare scelte rispetto al lavoro e rispetto alla vita molto significative.

    Rispetto al dato, dottor Saponaro, rispetto alla fascia d’età 18-30 e 14-17, che vuol dire un 34,8 per cento e un 28,4, questi dati sono rispetto al totale di persone che hanno queste patologie o rispetto al totale della popolazione? Se è il primo, le chiedo di darci anche il secondo dato, per vedere qual è l’incidenza sulla popolazione emiliano-romagnola rispetto a queste patologie.

    Voi avete dato un’indicazione rispetto a questa sinergia tra professionisti, che costituisce sicuramente un’eccellenza, perché è un ottimo strumento di presa in carico che, partendo dalla Cartella unica regionale elettronica, da un lato prende tutti i professionisti pubblici e privati, il privato sociale, dall’altro vede un cambio di paradigma di impostazione.

    La persona con la patologia al centro vuol dire passare in maniera significativa da una logica prestazionale ad una logica di presa in carico. Questo significa cambiare completamente paradigma, e qui faccio una domanda.

    In queste prese in carico rispetto a sanità territoriale e ospedaliera, sia per la cura, ma anche per la prevenzione, pediatri di libera scelta e medici di medicina generale sono coinvolti, e, se sì, in quale misura? Perché questo è fondamentale rispetto ad un ulteriore passo in avanti, anche perché con questi aumenti di patologia sappiamo che, rispetto a un tema di personale, la Regione Emilia-Romagna ha fatto dei passi in avanti negli ultimi due anni, ma anche per rispondere ad un’emergenza, oggi, con questi aumenti di dati oggettivi anche numerici, anche rispetto a quello che diceva la consigliera Costi, oggi c’è un programma finanziato, dopo si riuscirà a mantenere questi livelli di presa in carico? Già oggi si riesce a tenere questi livelli o - scusate il termine - chi è dentro è dentro e chi è fuori è in difficoltà? So che non è così, però...

    Rispetto a tutto un insieme di dati di prevenzione logicamente prima si arriva meglio è, ma anche con tutte le risorse messe in campo nel sistema formativo, questi presìdi che sono all’interno dei presìdi scolastici sono sufficientemente attrezzati per riuscire a cogliere tutto un insieme di elementi che il minore, la ragazza o il ragazzo, la bambina o il bambino che si rivolge a loro o il genitore esprimono, in modo da poter cogliere che c’è questo malessere, questa patologia e indicarlo ai vostri centri specializzati?

    Rispetto agli adulti, le medicine del lavoro sono attrezzate e coinvolte in questa rete per poter individuare il prima possibile questi eventi sentinella? Perché vanno benissimo le società sportive, sia per i minori che per gli adulti, ma c’è anche tutto il mondo del lavoro che ha tutto un insieme di attività sanitarie e sociosanitarie che, se adeguatamente formate e coinvolte per poter cogliere questi eventi sentinella, permetterebbe di prendere in carico il prima possibile queste persone.

    Ultima cosa sul tema di sostegno alle famiglie. C’è sicuramente questa rete di associazioni e questa presa in carico che avviene, però sono famiglie che di solito si rinchiudono al proprio interno perché fanno fatica ad affrontare questa tematica se riguarda il minore, dal sentirsi in colpa rispetto a tutto un insieme di mancanze educative, dinamiche che voi conoscete meglio di me. Rispetto a questo sostegno sono previste prese in carico specifiche oppure sono generali rispetto anche ad altre patologie o a quello che si ha sul territorio rispetto alla rete degli psicologi e degli psichiatri? Grazie.

     

    Presidente Soncini. Grazie, vicepresidente Maletti.

    Consigliera Piccinini, poi non ho altri iscritti, quindi darei la parola ai nostri esperti. Prego.

     

    Consigliera Piccinini. Intanto ringrazio le due presidenti per questa Commissione e anche per la qualità del dibattito che sta venendo avanti. Non capita spesso di fare degli approfondimenti così specifici, quindi è un valore aggiunto, ed è giusto dal mio punto di vista sottolinearlo, quindi ringrazio tutti i relatori per il contributo.

    Su questo tema avevo presentato una risoluzione, quindi mi sarebbe piaciuto discuterla oggi per chiudere il cerchio, perché alla fine del dibattito sarebbe bello anche prenderci degli impegni da un punto di vista politico, perché è giusto analizzare la situazione. è giusto anche provare a dare delle risposte da un punto di vista politico.

    All’interno dell’atto presentato avevo sottolineato i dati che oggi ci sono stati presentati, compresa un’indagine fatta dal CINECA, in cui si conferma un aumento della patologia dei disturbi alimentari del 40 per cento per cento rispetto al 2019, e nel primo semestre 2020 sono stati rilevati da diversi flussi informativi più di 230.000 nuovi casi, contro il 163.000 e rotti del primo semestre del 2019, con un carico assistenziale globale di nuovi casi e casi in trattamento nel 2020 pari a 2.398.749 pazienti. Sottolineavo che questo, tra l’altro, è un dato sottostimato, perché esiste in questa patologia una grande quota di pazienti che purtroppo non arriva alle cure.

    Si parla anche dell’abbassamento dell’età di esordio, quindi il 30 per cento della popolazione ammalata sotto i 14 anni e una maggiore diffusione nella popolazione maschile, che, nella fascia tra i 12 e i 17, comprende il 10 per cento.

    All’interno di questo atto ho voluto sottolineare quello che è già stato detto, ossia che a causa della pandemia c’è stato un adeguamento dei posti letto per il Covid e quindi un generale ridimensionamento dei servizi dedicati al trattamento dei disturbi alimentari.

    La richiesta che porto oggi, che è emersa anche da una associazione e da un articolo uscito anche su La Repubblica citato prima dal consigliere e Facci è quella di ripristinare i servizi ambulatoriali dedicati al trattamento dei pazienti affetti da disturbi alimentari, potenziando una rete di collegamento tra i servizi adibiti al trattamento di queste patologie, le strutture sanitarie e anche i medici di base.

    L’altra richiesta che veniva sollecitata da questa associazione era quella dell’impiego di una parte dei fondi del PNRR in sostegno al trattamento dei disturbi alimentari.

    Chiedevo quindi, poiché si diceva che prima riusciamo a intercettarli e meglio riusciamo a trattare la patologia, se non sia opportuno implementare campagne di sensibilizzazione o di informazione su questa tematica soprattutto tra i giovani ei giovanissimi, e se vi sia la necessità di aprire o potenziare sportelli informativi, che possano eventualmente dare un primo appoggio alle famiglie o ai soggetti affetti da questi disturbi.

    La mia richiesta è quindi di prevedere il pieno ripristino dei reparti sia ambulatoriali che ospedalieri, riportandoli ai numeri pre-pandemia.

    L’altra richiesta che mi arriva dal territorio è quella di implementare le strutture residenziali di terzo livello sul modello dei centri diurni. Questo perché, in particolar modo in Romagna, allo stato attuale non c’è alcuna struttura adibita a tale funzione, carenza che evidentemente pesa sui pazienti e sulle famiglie che devono affrontare questo tipo di problematiche.

    Ponevo queste sollecitazioni, ringraziando ancora una volta per gli approfondimenti che si sono discussi oggi.

     

    Presidente Marchetti Francesca. Se non ci sono altri interventi, non vorremmo che diventasse un sequestro di persona per i professionisti (permettetemi la battuta), quindi cerchiamo anche di fare ordine rispetto alle tante sollecitazioni pervenute dai consiglieri, che ringraziamo perché, come ha già detto chiaramente la collega Soncini nell’introduzione, questa mattinata nasce da una discussione e una condivisione che abbiamo trovato in aula rispetto alla necessità, prima di proporre e di discutere degli atti di indirizzo, di avere un quadro preciso di quale fosse la situazione in Emilia-Romagna e quale fossero le azioni utili.

    Come già anche il collega Pompignoli, con il quale in aula avevamo condiviso questo percorso, lo ricordo, perché gli atti di indirizzo non sono stati abbinati alla discussione di questa mattina, consigliera Piccinini, proprio in questa ottica, perché l’intenzione è quella di arrivare, dopo questo quadro importantissimo che stamattina ci è stato dato (non posso che associarmi ai ringraziamenti anche ai colleghi per tutti gli spunti e le riflessioni), ad un atto di indirizzo condiviso.

    Ben vengano quindi gli atti e le riflessioni che erano già state depositate, ma credo che necessitino di un ulteriore sforzo di elaborazione da parte di noi consiglieri, a seguito anche del quadro che ci è stato fornito questa mattina.

    Mi permetto anche di raccogliere (insieme alla collega Soncini ci siamo accordati su questo) alcuni spunti che credo non possano trovare pieno approfondimento questa mattina. Ne cito uno che riguarda la Commissione che presiedo, il tema del rapporto tra sport ed educazione alimentare, ma anche percezione del corpo e del sé, perché sappiamo che quando andiamo a toccare alcune questioni ci sono diverse sfumature multisettoriali, professionali che non si possono rinchiudere in capitoli a sé, ma necessitano di un ulteriore coinvolgimento di tanti professionisti.

    Credo che sia utile, all’interno del percorso che stiamo facendo con la Commissione Sport e anche della ricerca presentata di recente, fare un approfondimento su questo, che tocca fattori culturali, come il collega Paruolo citava, ma che tocca tanti aspetti di quello che è il ruolo del corpo. In particolare, il dato declinato rispetto ai disturbi del comportamento alimentare che riguardano il sesso femminile credo che sia un’ulteriore questione che, insieme alla Commissione Pari Opportunità, così come facemmo anche rispetto ai linguaggi e alle pubblicità, mi sentirei di rinviare (lo dico alla collega Zamboni e ai colleghi che hanno toccato questi aspetti) ad un ulteriore approfondimento, anche per non rischiare di fare processi inutili nei confronti dello sport in questo caso, ma in un patto nuovo di corresponsabilità con tutti i partner che gravitano attorno ai nostri ragazzi, alla formazione e all’educazione.

    Idem per quanto riguarda questo nuovo ruolo che ci è stato presentato questa mattina all’interno dei tavoli e del coinvolgimento delle associazioni delle famiglie, che credo fondamentale. È stato citato da diversi colleghi lo tsunami anche per le famiglie, lo dico perché spesso si parla dell’anoressia, ma c’è anche l’altro aspetto, quello della bulimia e di un aumento di peso che si fatica a tenere sotto controllo, con delle comorbilità, perché dal punto di vista dell’impatto psicologico i disturbi elementari si portano a scuola e al lavoro, e in questi luoghi che devono dialogare, sia formali che informali, abbiamo necessità di trovare forme di approfondimento ulteriori che possano dare indicazioni.

    Alla scuola si chiede infatti moltissimo, dal contrasto al bullismo, all’educazione alimentare, che sono tutte questioni legittime, fondamentali per la crescita dei nostri ragazzi, però il tema della formazione e di come guidiamo questi processi insieme ai docenti credo meriti una riflessione. Non a caso l’Ufficio scolastico regionale, che questa mattina non è riuscito ad esserci, ma non per questo non c’è un interesse, è molto attento al quadro fatto questa mattina per poi procedere ad una nuova aziona di prospettiva e di progettualità che dobbiamo portare a scuola.

    È stata citata la scuola dell’infanzia per i numeri che questa mattina emergevano, ma credo che in tutte le strutture di sostegno alla funzione genitoriale serva un nuovo sguardo su queste problematiche, delle quali non si sa mai abbastanza e su cui occorrerà anche da parte nostra immaginare un nuovo modo, una nuova direzione.

    Lo dico prima di cedere la parola, scusate se mi sono dilungata, ma perché credo che anche gli interventi dei consiglieri abbiano abbracciato molte questioni che non vorrei lasciare solo in un veloce passaggio ai nostri ospiti, ma che rinvierei ad un approfondimento ulteriore, dove, come sempre, possiamo contare sul ruolo e sul supporto che il dottor Saponaro in questo percorso ci ha dato.

    Cederei la parola per le sollecitazioni e le questioni più puntuali riferite alla vostra sfera, per poi concludere la nostra mattinata. Prego.

     

    Dott.ssa Franchi. Come anticipato, non riusciremo a rispondere a tutto, però tante delle cose dette ci sono risuonate come delle sollecitazioni anche della serie “ecco, avevamo detto di farlo, facciamolo”, quindi grazie.

    Provo a dire alcune cose e parto dalla digitalizzazione, cartella Cure, trasversalità di questo strumento, che, come diceva lei, signor Saponaro, era nato tutto nell’area della salute mentale, ma, dopo due anni di lavoro pre-Covid (dopo c’è stato un salto doppio) ci siamo resi conto di che strumento potente possa diventare e di quanto possa essere utile (nel frattempo andiamo avanti con tutto il discorso dell’assistenza territoriale) come piattaforma cartella per tutti i settori che sono nell’assistenza territoriale, ma anche ospedaliera.

    Se abbiamo un unico strumento dove scrivere le informazioni con tutte le dovute attenzioni per cui ci sono professionisti che vedono una parte, altri che non la vedono, per cui non è un grande repository dove metti dentro tutto e da cui tutti possono attingere qualsiasi cosa, ma lo strumento di comunicazione diventa uno strumento di qualità, uno strumento di efficacia, di velocità, che riduce gli spazi, i tempi con i quali ti puoi mettere in contatto.

    Ancora di più per questo argomento di cui stiamo parlando sarebbe una possibilità di accesso, con la digitalizzazione che diventerà la nostra linea strategica innovativa nei prossimi anni, che anche la scuola, anche soggetti esterni possano eventualmente utilizzare gli stessi strumenti, cosa che è assolutamente in cantiere. Faccio un esempio: gli psicologi del consultorio hanno chiesto subito di lavorare con lo stesso strumento, parlando anche di altre tematiche.

    Accenno solo alle Case della comunità. Abbiamo bisogno di rileggere il territorio, noi abbiamo dei flussi informativi per cui per la specialistica abbiamo un flusso, per la domiciliare abbiamo un flusso, per la salute mentale un altro, però tutto separato, mentre abbiamo bisogno di leggere il territorio, per dire “dentro questo territorio che garanzie di salute sto offrendo?”, quindi uno strumento informatico come la cartella Cure diventerà la piattaforma da condividere.

    Abbiamo dei fondi, sul PNRR la parte informatica è molto cospicua, abbiamo bisogno di aiutare anche gli ambiti dove non ci sono fondi destinati per specifici trattamenti, per esempio la Missione 6 ha fondi che garantiscono la strutturazione fisica degli ambienti, non costi correnti sulle patologie o sui servizi, invece i fondi che abbiamo sulla digitalizzazione sono una grande risorsa per poter compensare quello che non c’è come stanziamento di fondi correnti che cada sull’organizzazione, ma il fondo della digitalizzazione  può aiutarci a migliorare i processi di lavoro, a ridurre la tempistica.

    La valutazione multidisciplinare in tanti ambiti mai ce la saremmo immaginata fatta in Teams, invece oggi è diventato materiale comune ed è più semplice che parlarsi al telefono, quindi davvero abbiamo scoperto come la digitalizzazione ci può aiutare a compensare anche quello che oggi è un elemento difficile nella parte organizzativa, perché la multi professionalità si agisce con più facilità se riduciamo le distanze. Ci infiliamo molto volentieri quindi in questa sollecitazione, perché ne parliamo continuamente.

    Noi abbiamo detto tante cose, i colleghi in questi anni hanno veramente lavorato tanto, l’aumento esponenziale chiaramente sta destabilizzando anche la possibilità di adeguarsi dal punto di vista delle strutture e delle risorse. Saponaro ha messo nella prima slide cosa abbiamo fatto e cosa abbiamo ancora da fare, perché obiettivamente, quando un fenomeno si modifica sotto le mani in questo modo, si possono apportare elementi di miglioramento, quindi il tema risorse, risorse di personale e risorse della residenzialità sono discorsi che stanno insieme, ma un po’ si differenziano (magari poi la dottoressa, se vuole, approfondirà rispetto al tema dell’accesso alla residenzialità), però l’intento è quello di non sottrarre i ragazzi dal loro ambito, ma solo un 30 per cento del totale dei ragazzi in carico che ha necessità di un periodo di ricovero, ed è l’extrema ratio portare al ricovero, quindi c’è tutto il prima, che è un prima integrato, come ci siamo detti tutta la mattina, per cui non ripeto queste cose.

    Il tema risorse è un tema di grande attenzione, perché in generale la psicopatologia adolescenziale sta esplodendo, quindi, abbiamo un tema risorse che ci preoccupa, perché non è tutto così semplice.

    Ancora tre cose rispetto alla formazione. L’MMG, i medici di medicina generale hanno nel loro corso di formazione di base, che è organizzato da noi, i disturbi dell’alimentazione, quindi, ce l’hanno nel programma di base, alle aziende è stato sollecitato di inserire questo argomento nella formazione obbligatoria ogni anno.

    Questo vale anche per la pediatria di libera scelta, laddove il dottor Biasucci diceva quanto il pediatra sia allertato. In medicina del lavoro la sollecitazione è interessante, noi non abbiamo mai avuto questo tipo di contatto, però lo sollecitiamo perché in effetti è un ambiente assolutamente utile da intercettare.

    In merito al tema famiglie e supporto, un’altra cosa che accade molto nell’area della salute mentale è il tema dei gruppi di mutuo aiuto, quindi di questo associazionismo che diventa anche una forma di sostegno guidato con i colleghi delle strutture, dei servizi. Il tema dei gruppi di mutuo aiuto non l’abbiamo formalmente attivato, però questa è un’altra sollecitazione da cercare di attuare almeno nelle realtà dove c’è la possibilità, perché, come sempre, bisogna capire che contesto c’è.

    Chiudo dicendo che tutto questo tema del sostegno vicendevole sta nell’idea e nel paradigma che cambia dalla Casa della salute alla Casa della comunità, quello di essere tutti ingaggiati. Io dico sempre che questa “comunità” che viene riportata da tante volte nel DM 77 toglie alibi a chiunque di pensare che è una cosa solo della USL, comunità ci toglie qualsiasi alibi, non so se quando l’hanno immaginato avessero esattamente questo intento, ma credo che abbiano colto il centro da questo punto di vista.

    Abbiamo sicuramente ancora bisogno e voglia di lavorarci. Grazie.

     

    Presidente Marchetti Francesca. Grazie.

    Ci sono altri che vogliono intervenire per concludere? Prego, dottor Biasucci.

     

    Prof. Biasucci. Suddividiamo rispetto all’età di competenza.

    In realtà, ci sono mille stimolazioni ricevute, che potrebbero portarci via altre due ore, ma credo che sia già stato sufficiente quanto detto. Rispondo al collega sulla tipologia di intervento che noi facciamo durante il ricovero nell’urgenza metabolica.

    In età evolutiva (0-18), non andiamo mai a fare un intervento di tipo nutrizione artificiale parenterale, mai, se non in una prima fase, solo per quanto riguarda aspetti di reidratazione e riequilibrio di elettroliti, ma non certo a scopo nutritivo. Negli anni abbiamo ridotto ad una percentuale quasi minimale anche il ricorso alla nutrizione enterale. Quello che noi facciamo è un approccio di tipo cognitivo comportamentale, basato su una riabilitazione psico-nutrizionale, il che significa che c’è un’équipe che quotidianamente si occupa dell’assistenza ai pasti sui cinque pasti quotidiani, sempre fornita da personale formato (infermiere appositamente formate, psicologa interna, qualche medico) e poi su una concertazione e contrattazione quotidiana con il paziente su quali alimenti introdurre, ovviamente iniziando da quelli meno fobici, quindi con una rieducazione nutrizionale quotidiana per sottolineare con aspetti  fisiologici il ruolo di ogni singolo alimento, quindi trasformiamo la cultura dell’alimentazione in cultura della nutrizione, che sono due concetti un po’ diversi.

    Coinvolgendo il paziente da subito, abbiamo visto che c’è una consapevolezza maggiore di malattia e una responsabilizzazione maggiore, quindi un’aderenza al percorso, che generalmente ci porta appunto a non dover fare interventi forzati di nutrizione. È chiaro che poi, in base al BMI del ricovero, ci saranno integrazioni da fare, in particolare di tipo minerale (mi riferisco al fosforo, al potassio, al calcio, ad una serie di polivitaminici che sono fondamentali, perché se tu rimetti in moto il motore, devi dare carburante).

    Massima attenzione quindi alla sindrome da refeeding, che è un grande pericolo che si può correre, però devo dire che noi abbiamo il vantaggio che, intervenendo prima nell’età, abbiamo generalmente prognosi più favorevoli, aspetto fondamentale nell’intercettazione precoce.

    Non entro nella logica degli sport non soltanto per non farmi nemici, ma anche semplicemente perché il nostro è un dato esperienziale che va confermato da dati validati, da una statistica sulla base di una correlazione di uno sport piuttosto che l’altro. Sicuramente l’attenzione invece a come l’allenatore si pone va sottolineata, perché puoi far fare tante cose, ci sono sport che portano all’amenorrea se sono forzati, sempre con la stessa logica della malnutrizione, quindi è lì che bisogna giocare.

    L’unica cosa (la butto lì): con i soldi del PNRR telemedicina, che sarà probabilmente la nuova dimensione anche per poter far fronte alla carenza di risorse.

     

    Presidente Marchetti Francesca. Grazie.

    Dottor Benati, prego.

     

    Dott. Benati. Dalle sollecitazioni mi sono appuntato tante cose, parto dal ragionamento del Pronto Soccorso, a cui segue quindi il ricovero per l’adulto.

    Due sono le tipologie di pazienti che possono arrivare in Pronto Soccorso, dei pazienti non intercettati dalla rete o dei pazienti già intercettati dalla rete. La rete territoriale può fare un grande lavoro, ed è quello che, nel momento in cui c’è bisogno di un ricovero per una condizione metabolica critica acuta, già la rete territoriale può raccordarsi con l’ospedale e organizzare il ricovero, è qualcosa di estremamente meno traumatico di quanto accada dall’accesso in Pronto Soccorso.

    Questo accade ormai ordinariamente grazie a questa interazione che esiste tra la parte territoriale e la parte del ricovero. La sfida che spetta ad ognuno di noi è quella di far sì che l’equipe territoriale entri all’interno del ricovero. Il Pronto Soccorso ha la possibilità di attivare l’équipe territoriale nel momento in cui non ritiene ci sia l’esigenza del ricovero e in questo caso, quindi, viene fatto attivando l’equipe e segnalando che il paziente è andato in Pronto Soccorso sia che quel paziente sia stato intercettato oppure no, oppure è l’équipe che entra all’interno del reparto, ma entra proprio nel lavoro quotidiano di reparto.

    Il documento del 2021 che vi ho mostrato, che segnala alcune criticità presenti nei nostri ospedali, nel nostro territorio, cercava di dare degli standard di lavoro comune e degli standard per i reparti ospedalieri. È più difficile per l’adulto immaginare dei posti letto dedicati, ma devono essere sicuramente individuate delle aree opportunamente preparate, in cui la parte medica, la parte infermieristica e tutti gli operatori che ruotano abbiano delle competenze adeguate. Gli spazi devono essere adeguati a gestire questi malati e non tutti i nostri reparti sono adeguati, quindi, ogni area ospedaliera deve identificare un’area di posti letto in cui il paziente affetto da questi disturbi deve preferenzialmente accedere.

    In secondo luogo, c’è il lavoro di dimissione. Anche in questo caso l’équipe che ha in carico durante il ricovero il paziente deve raccordarsi con l’equipe territoriale e stabilire con lei il progetto che dovrà realizzarsi successivamente al ricovero. Tengo a dire una cosa a mio modo di vedere molto importante: nel tempo abbiamo visto un rafforzamento dell’area territoriale, della parte ambulatoriale più semplice e della parte ambulatoriale più intensiva. La dottoressa Di Stani faceva riferimento ai day service, che rappresentano nell’adulto sicuramente uno strumento importante di presa in carico del paziente in un’area ambulatoriale più intensiva di quanto sia l’area ambulatoriale più semplice.

    Più lavoro riusciamo a fare sulla parte di presa in carico ambulatoriale di day service, meno ricoveri abbiamo per urgenza metabolica, meno ricorso abbiamo ai centri di terzo livello. La consigliera faceva riferimento ai centri di terzo livello per la Romagna ed effettivamente i numeri che abbiamo di ricorso ai centri di terzo livello negli anni sono andati man mano riducendosi, perché progressivamente abbiamo visto un rinforzo della rete a livello territoriale.

    Due cose ancora per chiudere. Il primo elemento su cui dobbiamo ragionare per far sì che si dia una risposta a tutte quelle sfide numeriche ed epidemiologiche che abbiamo è quello della continuità. I PDTA, che avevamo immaginato, devono diventare dei PPDTA, la P che si aggiunge è quella della prevenzione, in quell’ottica di continuità tra manutenzione preventiva e nutrizione clinica che dicevo, gli interventi che dobbiamo fare devono essere sempre opportunamente misurati. Le cartelle informatizzate, che ci dicevano la dottoressa Franchi e il dottor Saponaro, sicuramente ci aiutano a misurare dove stiamo andando.

    C’è poi un altro aspetto a cui qualcuno faceva riferimento, che è la comunicazione. Dobbiamo fare in modo che gli interventi che andiamo a proporre, le reti che stiamo facendo crescere diventino patrimonio di tutti i cittadini. Grazie.

     

    Presidente Marchetti Francesca. Grazie, dottor Benati.

    Ci sono ulteriori interventi? Prego, dottoressa Di Stani.

     

    Dott.ssa Di Stani. Io volevo rinforzare ciò che ha appena detto il dottor Benati e anche ciò che ha detto la dottoressa Franchi.

    Così come avevo sottolineato, risottolineo che il nostro progetto in Emilia-Romagna è orientato a ridurre sempre di più il ricorso al ricovero come intervento d’urgenza e alla struttura residenziale come collocazione esterna a un ambiente familiare, territoriale e amicale, da cui non si vuole strappare il minore.

    Questo richiede sicuramente un rinforzo di ciò che stiamo già vedendo, un rinforzo della rete ambulatoriale semplice e intensiva. Cosa vuol dire? Che tutti quegli interventi che sono integrati, multidisciplinari, psicologici e psicoterapeutici, di gruppo o individuali per familiari e utenti, insieme agli interventi nutrizionali riabilitativi, che sono i pasti assistiti e anche l’intervento di nutrizione artificiale, ambulatoriale o a domicilio, la supplementazione orale possono avvenire in luoghi esterni alla residenzialità di un ospedale, ossia in luoghi ambulatoriali in cui il paziente accede e poi torna a casa. Può essere modulato in due volte, tre volte, cinque volte al giorno. È ovvio che per questo le risorse sono necessarie.

    A questo si lega un aspetto non di poco conto, che abbiamo ripreso in sede ministeriale, approfittando dei fondi erogati, cioè i LEA, le prestazioni 005, cioè l’invalidità data a chi soffre di bulimia o di anoressia comprende pochissime prestazioni dell’area medica, questa è una contraddizione, non è coerente con ciò che di fatto il Ministero ci chiede e con la direzione che stiamo prendendo, ossia rinforzare la rete ambulatoriale, perché il percorso psicologico e psichiatrico è completamente gratuito ed è previsto come tale in tutte le sue declinazioni, il percorso nutrizionale no, sono prestazioni che si devono pagare, tranne le 9 prestazioni esenti per disturbi alimentari.

    Questo a cosa porta? Come abbiamo scritto nel documento di revisione portato alla sottocommissione LEA che si riaprirà (notizia dell’altro ieri) probabilmente con la dottoressa Mariniello al Ministero, questo porta a una richiesta maggiore di ricovero o di inserimento in strutture, laddove è garantita tutta questa parte diagnostica più spinta, più approfondita, cosa che invece può essere fatta assolutamente in ambito ambulatoriale.

    Cito l’esempio dell’elettrocardiogramma o della densitometria ossea, che sono esami costosi che, se non vengono compresi nel pacchetto dell’esenzione, diventano una spesa per la famiglia, quindi, la famiglia richiede un luogo altro, dove sa che il figlio può essere preso in carico anche in maniera diagnostica approfondita in toto, e questo spesso è l’ambiente di ricovero.

    Per tornare invece al discorso delle residenze, in Regione l’aspetto residenziale è normato da questa nostra circolare e bisogna sapere che, mentre Bologna ha una convenzione di 8 posti letto con la Residenza Gruber, che le consente di avere immediatamente o in pochi giorni la possibilità di accedervi, tutte le altre aziende non si sono convenzionate, perché i numeri necessari per la copertura, per avere la convenzione non sono tali, ossia in Romagna ci sono state 9 richieste per residenze estensive in un anno, che non giustificano una convenzione, perché il posto non è sempre coperto.

    Questo cosa fa? Mette le persone che arrivano dalle aziende che non sono convenzionate in lista d’attesa, a pari merito dei pazienti che vengono da altre regioni, perché queste strutture sono aperte anche ad altri ricoveri regionali.

    Faccio poi una riflessione ulteriore, che mi riporta a quello che ho detto prima. Il fatto che c’è una lunga lista d’attesa deve farci pensare al perché e farci riflettere sulle liste d’attesa ambulatoriali. Laddove non ci sono liste d’attesa ambulatoriali o sono molto basse e c’è una presa in carico integrata nei casi complessi, che sono quelli prevalentemente per cui chiediamo le strutture, con gravi comorbilità psichiatriche e con gravi problemi familiari, laddove c’è una rete integrata fra l’équipe specialistica in disturbi alimentari e la casa madre, che sarebbe la salute mentale, il CSM, neuropsichiatrie, nel nostro progetto dovremmo implementare progetti abilitativi e riabilitativi, che riguardano attività che normalmente noi attribuiamo o pensiamo che possano essere svolte solo in un luogo altro fisicamente.

    La semi-residenzialità è quindi una forza che dovremmo veramente giocarci come day service, in altre aziende usano i Centri diurni della salute mentale, ma è un luogo più appropriato per adolescenti e bambini, perché non interrompe il loro ciclo di vita e non interrompe la scuola. Certo che la selezione di pazienti che hanno bisogno di questo rispetto a quelli che hanno bisogno effettivamente di fare un percorso in residenza l’abbiamo normato, abbiamo fatto fior di formazioni per capire quali fossero i criteri, laddove vi siano i criteri deve essere usato, ma il rischio è che invece venga richiesto laddove non ci sono tutti i criteri per fare un’opzione, perché sul territorio magari non si trova quel tipo di intervento.

    Credo che sia una sollecitazione ancora maggiore per i territori, per le équipe territoriali per fare rete, anche con strumenti che solitamente non sono appannaggio dell’équipe DCA, ha che ha lo psicologo e l’internista dietista, ma non ha magari l’educatore o l’infermiere che fanno interventi a domicilio, che fanno interventi di prossimità. Tutto questo, secondo me, deve essere implementato e nel nostro progetto abbiamo pensato proprio a questi aspetti.

    Dico solo una cosa sull’aspetto della prevenzione nelle scuole. Abbiamo fatto una circolare in cui scriviamo come tavolo tecnico che non è utile andare a parlare nelle scuole di disturbi alimentari, perché è un aspetto induttivo del problema, per cui sono importanti tavoli integrati, come previsti nel Piano della prevenzione regionale, con la salute mentale, la neuropsichiatria infantile e altre patologie, che richiedono ai ragazzi di aumentare il loro senso critico, che richiedono metodologie di peer education, che trasversalmente fanno crescere i ragazzi e sui quali vanno formati gli adulti significativi, fra cui gli insegnanti e a volte i genitori. Questo tipo di intervento è quello preventivo, più che mirare a sollecitare.

    Dico un’altra cosa sull’auto mutuo aiuto. Sono presenti gruppi di auto mutuo aiuto in alcune associazioni, per esempio in Romagna e a Parma, dove vengono svolti gruppi con i familiari con metodologia sovrapponibile a quella nata dalla Treasure per le associazioni di auto mutuo aiuto, per formare adulti e genitori esperti, che a loro volta facciano ricadere la loro esperienza creando gruppi di genitori, dando il loro supporto anche con la formazione, perché vengono coinvolti in un percorso formativo.

    Questi aspetti in alcune delle nostre realtà ci sono e vanno sicuramente implementati, però è molto importante. Stiamo diffondendo anche degli opuscoli informativi per i genitori, esistono delle linee guida ministeriali per i familiari che si possono scaricare da internet, quindi tanto materiale esiste, certamente le modalità comunicative devono mettere insieme Enti locali e sanità.

     

    Presidente Marchetti Francesca. Molto bene, direi che abbiamo toccato tutti i punti. Se non ci sono altre questioni, presidente Soncini, chiuderei qui, ringraziando ancora una volta tutti gli intervenuti anche per le risposte puntuali, per aggiornare con gli approfondimenti che ci dicevamo.

    Ricordo ai componenti della Commissione V che, dopo due minuti di stacco al termine della congiunta, riprendiamo i lavori per l’unico punto all’ordine del giorno, che sarà breve, ma per il quale chiedo di rimanere connesso chi è in remoto.

    Riprenderemo tra due minuti per le questioni tecniche al termine della congiunta.

    Grazie alla presidente Soncini e buona mattinata tutti.

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