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Legislatura XI - Commissione II - Resoconto del 14/11/2022 antimeridiano

    Resoconto integrale verbale n. 35

    Seduta del 14 novembre 2022

     

    Il giorno 14 novembre 2022 alle ore 10,00 è convocata, con nota prot. n. PG/2022/27461 del 10/11/2022, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Politiche economiche in udienza conoscitiva che si svolge in modalità “mista”, cioè con la presenza in sede, della Presidente, della vicepresidente Palma Costi e dei seguenti membri dei Gruppi assembleari: Gianni Bessi, Matteo Daffadà, Marco Fabbri, Francesca Marchetti, Nadia Rossi (PD); Giulia Pigoni (BP); Federico Alessandro Amico (ERCEP); Maura Catellani, Michele Facci, Andrea Liverani,  Emiliano Occhi (Lega); Luca Cuoghi (FDI); Marco Mastacchi (RCPER); nonché degli altri partecipanti in via telematica in applicazione dell’art. 124, comma 4 bis del “Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna” e della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022 , n. 26.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    RONTINI Manuela

    Presidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    7

    presente

    COSTI Palma

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    DELMONTE Gabriele

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    3

    presente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    presente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    BULBI Massimo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    2

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    assente

    CATELLANI Maura

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    CUOGHI Luca

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    presente

    DAFFADA’ Matteo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    EVANGELISTI Marta

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    presente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    LIVERANI Andrea

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    3

    presente

    MARCHETTI Francesca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    presente

    MONTEVECCHI Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    MORI Roberta

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    assente

    OCCHI Emiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PIGONI Giulia

    Componente

    Bonaccini Presidente

    3

    presente

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    RAINIERI Fabio

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    ROSSI Nadia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    presente

     

    Sono presenti i consiglieri: Marilena PILLATI in sostituzione della Consigliera Roberta MORI e Giancarlo TAGLIAFERRI.

    È altresì presente l’assessore Vincenzo COLLA, Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione.

     

    Partecipano alla seduta: Morena DIAZZI, Dirigente Direzione generale conoscenza, ricerca, lavoro, imprese e Attilio SCAPINELLI, Resp. attuazione piano energetico regionale/Settore innovazione sostenibile, imprese, filiere produttive.

     

    Presiede la seduta: Manuela RONTINI

    Assiste la segretaria: Agata Serio

    Funzionario estensore: Daniela Biondi

     


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    5809 -Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Emendamenti e integrazioni alla proposta di "Piano Triennale di Attuazione 2022-2024" del Piano Energetico Regionale 2030 approvata con DGR 1091/2022 ai fini dell'avvio della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) (artt. 7 e seguenti del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i.)". (Delibera di Giunta n. 1688 del 10 10 22)

    (Relatrice consigliera Giulia Pigoni – Relatore di minoranza consigliere Emiliano Occhi)

     

    UDIENZA CONOSCITIVA

     

    Partecipano

     

    Andrea Arcangeli Acap-Advisory

    Filippo Bolla  Acap-Advisory

    Stefano Curli Ingegnere del Comitato Unitario degli ordini professionali dell'Emilia-Romagna (CUP -ER)

    Federica De Luca  Acap-Advisory

    Riccardo Evangelisti Referente legislativo di CIA Emilia-Romagna

    Fabrizio Ghidini Vicepresidente di FEDERCONSUMATORI Emilia-Romagna APS

    Paolo Giovarruscio Funzionario Confindustria Emilia-Romagna

    Davide Ferraresi Presidente di LEGAMBIENTE Emilia-Romagna

    Alberto Mazzoni Presidente della Sezione Regionale BIOECONOMIA - Emilia-Romagna Confagricoltura

    Valentino Minarelli Segretario regionale di SUNIA Emilia-Romagna

    Alberto Montavoci Tecnico EGE – Ufficio Smart City e Qualità Urbana del Comune di Formigine

    Daniele Montroni Funzionario di Alleanza delle Cooperative

    Andrea Mossi  Direzione di LEGACOOP ROMAGNA

    Mauro M. Ranauro Acap-Advisory

    Gianluca Rusconi Vicedirettore di Confindustria Emilia-Romagna

    Giovanni Sicari  Acap-Advisory

    Paolo Visentin  Ingegnere, referente dell’Ordine Ingegneri della Provincia di Modena

    Andrea Zaghi  Direttore generale di Elettricità Futura

    Massimo Zaghi Consigliere e Membro Esecutivo di CIB-Consorzio Italiano Biogas

    Francesco Zanoni Responsabile ufficio sviluppo economico di CONFCOOPERATIVE Emilia-Romagna

     

    Presidente Manuela RONTINI. Mentre attendiamo che ci raggiunga anche l’assessore Colla, dico alcune parole sull’organizzazione dei nostri lavori di questa mattina.

    Darò prima la parola ai consiglieri relatori, alla consigliera Pigoni e al consigliere Emiliano Occhi, per una breve illustrazione dei contenuti della proposta. Dopodiché darò la parola a voi, che ringrazio per aver accolto l’invito della Commissione Politiche economiche, per ascoltare le vostre osservazioni, le vostre proposte su questo Piano triennale di attuazione 2022-2024 del Piano energetico regionale, che ci siamo dati l’obiettivo di portare in aula, per l’approvazione definitiva, il prossimo 6 dicembre. Lo dico perché faremo altre due sedute di Commissione. Una sarà dedicata alla discussione generale, il giorno 21 novembre. Il giorno 29 ci dedicheremo “all’esame dell’articolato”, anche se non è un progetto di legge ‒ e alla votazione degli eventuali emendamenti.

    Con i relatori ci siamo accordati ‒ questo lo dico sia alle forze politiche sia agli stakeholder, a voi ‒ come data ultima per il deposito degli emendamenti per giovedì 24 alle ore 14. È bene che lo sappiate, perché anche eventuali osservazioni, il testo dell’intervento che svolgete oggi, anche se poi verrà consegnato a tutti i consiglieri il rendiconto integrale della seduta, verranno depositati entro quella data per essere proficuamente discussi ed eventualmente approvati in Commissione.

    Per noi questo è sempre un momento importante. Sappiamo che la Giunta, il tavolo del Patto per preparare il deposito di questa proposta ha fatto un percorso lungo, di partecipazione. La partecipazione è anche uno dei cardini per la buona attuazione della proposta, dal momento che contiene obiettivi sfidanti, che solo con un approccio e con un cambio culturale diverso, attuato dalle imprese, dalle forze sociali e, in ultimo, ma forse per primo, da tutti i cittadini dell’Emilia-Romagna è necessario. Anche noi come Commissione, come sempre succede, abbiamo pensato di riunirci oggi in udienza conoscitiva per ascoltarvi. Come dico sempre, questo è l’unico momento in cui, relatori a parte, i consiglieri ascoltano invece di parlare. Nuovamente grazie, quindi, per aver risposto positivamente al nostro invito. Nell’ordine con cui avete risposto alla nostra e-mail di invito vi passerò la parola.

    Se ci fosse qualcuno che, anche ascoltando gli interventi di altri, decidesse di intervenire, pur senza essersi prenotato precedentemente, naturalmente può farlo, ce lo comunica. Per noi è importante ascoltare oggi il vostro punto di vista.

    Ne approfitto per salutare e ringraziare per la loro presenza qui anche la direttrice generale dell’Assessorato, dottoressa Morena Diazzi, la dottoressa Cataldi e l’ingegner Davide Scapinelli, che hanno seguito la predisposizione di questa proposta oggi all’attenzione dei nostri lavori.

    Partiamo dalla relatrice. Do la parola alla consigliera Giulia Pigoni.

     

    Relatrice Consigliera Giulia PIGONI. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti.

    L’importanza strategica del Piano triennale di attuazione 2022-2024 del Piano energetico Regionale 2030 è di assoluta evidenza per tutti, per svariate e ben note ragioni. La crisi energetica che sta colpendo l’Europa e il nostro Paese ormai da mesi ha comportato un aumento eclatante dei costi delle materie prime e dei processi ad elevato consumo energetico, con significative ripercussioni su importanti filiere del nostro sistema produttivo regionale.

    L’obiettivo comune oggi è, infatti, aumentare l’efficienza energetica e tentare di coprire sempre di più i consumi con fonti rinnovabili. Non c’è dubbio che la crisi energetica acuita dal conflitto in Ucraina sia stato un acceleratore importante di questa tendenza, condito da tensioni internazionali e speculazioni, che hanno reso in molti casi drammatico il caro bollette per le famiglie e per le nostre imprese.

    Il tema energia è ed era già al centro dei pensieri della politica, o almeno di quella parte della politica responsabile e pragmatica, che si rende conto che gli approvvigionamenti energetici stabili e costanti ad un prezzo equo per tutti sono basilari per il nostro modello di economia e per il nostro modello di società. Non possiamo credere che con un pannello solare sopra il tetto di casa tutti i problemi siano risolti. Per l’obiettivo ‒ molto ambizioso ‒ del 100 per cento di fonti rinnovabili entro il 2035 è stata impostata una traiettoria possibile. Credo, però, che gli obiettivi debbano sempre essere ambiziosi e, al tempo stesso, che le azioni politiche si debbano sempre misurare con la realtà. Questo significa, nel concreto, spingere fortemente verso la direzione desiderata, ma senza strappare.

    Abbiamo tutti fame di energia. Il processo è irreversibile. Dobbiamo individuare e investire pesantemente e in modo intelligente in fonti energetiche che ci consentano di soddisfare i nostri bisogni primari, ma che garantiscano anche una evoluzione del nostro Paese lineare ed armonica, senza incappare in ricatti di Governi stranieri tracotanti ed autoritari o in cartelli internazionali che non tengono in minimo conto le esigenze dei cittadini.

    Poi c’è il grande tema della transizione ecologica, altro obiettivo strategico primario che non dobbiamo mai dimenticare. Una transizione che deve saper coniugare rispetto per l’ambiente e sopravvivenza del nostro sistema industriale, anche in termini di competitività internazionale. La Regione Emilia-Romagna è fermamente intenzionata a dare il proprio contributo ideale e concreto, sotto forma di risorse pubbliche straordinarie, messe a disposizione del Piano energetico regionale, che potrà contare su 4,5 miliardi di euro. Saremo in grado di mettere insieme una somma davvero considerevole, che ci consentirà di programmare investimenti importanti. Le risorse pubbliche 2022-2024 prevedono, infatti, poco più di 2 miliardi di euro dal PNRR, ulteriori risorse dallo Stato per 1,7 miliardi, più 301 milioni dal FESR, 58 dal FSE, 423 milioni direttamente dalla Regione.

    Come ha sottolineato l’assessore Colla qui in Commissione, durante l’illustrazione della scorsa settimana, per ogni euro pubblico c’è un euro e più della parte privata. Come già sapete, il Piano approvato per il triennio 2017-2019 è stato prorogato fino ad oggi, ma alcuni parametri sono stati modificati dall’Unione europea. Il pacchetto UE al 2030 prevedeva il 40 per cento di riduzione di emissioni, il 27 per cento di risparmio e il 27 per cento di energia prodotta grazie al contributo di fonti rinnovabili, obiettivi già recepiti dalla Regione con il Patto per il lavoro e per il clima, che ha innalzato gli obiettivi.

    Con il REPowerEU la Commissione europea ha, poi, portato il livello delle fonti rinnovabili al 45 per cento, il calo di emissioni al 55 per cento, il risparmio al 32 per cento. Oggi la situazione è favorevole, perché la strategia regionale è coerente con questi obiettivi. Un contributo a questi obiettivi potrà senza dubbio arrivare dalla costituzione di un crescente numero di Comunità energetiche, anche sul territorio, e dall’attivazione di gruppi di autoconsumo consapevole di energie rinnovabili.

    È proprio per animare e sostenere questa leva diffusa sul territorio per cittadini, imprese e mondo del terzo settore che la Regione ha scelto di dotarsi di una propria legge e di una specifica politica per le Comunità energetiche. Sempre molto importante, come modalità di azione efficace e politicamente inclusiva, è il coinvolgimento di tutti gli stakeholder nella definizione dei nostri obiettivi e nelle strategie per perseguirli. Coinvolgimento non solo di facciata, ma operativo, perché dal confronto con i soggetti, quali l’Università, ENEA e CNR, solo per citarne alcuni, possono sempre giungere contributi e stimoli fondamentali.

    Il nostro Piano triennale di attuazione si colloca all’interno di uno scenario energetico in rapido cambiamento e di evoluzioni tecnologiche che dovranno rispondere con celerità a sfide sempre più grandi, sia di carattere ambientale che economico. La Regione si muoverà con convinzione su tre grandi asset: abitare, mobilità e produzione. Questi macro-temi saranno declinati attraverso otto assi sui quali fare perno, prevedendo un ampio panorama di azioni. Si parte innanzitutto da ricerca, formazione e innovazione, indispensabili per contribuire a creare una vera e propria cultura green. Poi c’è tutta la rete degli interventi con i grandi gestori, le partecipate, le multiutilities. Nel capitolo “Infrastrutture, reti e aree produttive” sono compresi, invece, lo sviluppo delle Comunità energetiche, l’idrogeno verde, i progetti per lo sviluppo di impianti da fonti rinnovabili, la qualificazione energetica e ambientale delle aree produttive. Gli investimenti saranno tutti di prossimità.

    In relazione alla transizione energetica delle imprese, i macro-temi da affrontare sono: sostegno all’efficientamento energetico, progetti di filiera, nuove imprese green, finanza agevolata, produzione di agroenergie. Tanto lavoro e tanta attenzione dovrà riguardare la mobilità intelligente e sostenibile, attraverso la diffusione di veicoli a ridotte emissioni, il potenziamento del trasporto pubblico locale, in particolare del trasporto ciclopedonale, di treni e bus, dell’elettrificazione della rete ferroviaria, dell’implementazione del trasporto su ferro di merci e persone.

    Sono assolutamente da sostenere anche le azioni di sistema e il rapporto con gli Enti locali, monitoraggio del Piano, city manager, sportelli, energia, eccetera, oltre alle azioni trasversali di sistema.

    Come in tutte le azioni del nostro Ente, fondamentale sarà il livello di integrazione tra il Piano energetico e gli altri strumenti pianificatori della Regione, e non, come, ad esempio, il Piano rifiuti e gli strumenti di programmazione urbanistici. L’obiettivo è creare, proprio grazie all’apporto integrato di tutti gli strumenti, un coordinamento politico efficace di tutti gli interventi, che vada verso l’obiettivo della sostenibilità, nella chiave molto concreta dell’economia circolare, del risparmio e del riuso.

    Sarà anche molto importante il monitoraggio complessivo e costante su tutti i progetti.

    Su istruzione e formazione ritengo che gli ITS dovranno essere implementati nella direzione di una maggiore cultura energetica. Bisognerà investire anche sui giovani nel piano della consapevolezza, della comunicazione, per spiegare i passaggi e le caratteristiche di una corretta transizione energetica. Sarà, quindi, un passaggio fondamentale qui in Commissione e poi certamente in aula, ricco di spunti, discussioni ed emendamenti.

    Ci sono aspetti che sicuramente dovremo implementare e migliorare, ma sono molto convinta che abbiamo solidissime basi per arrivare all’approvazione di un Piano energetico davvero in grado di dare un concreto aiuto ai cittadini e alle imprese dell’Emilia-Romagna, anche grazie al passaggio, oggi, qui, di ascolto dei nostri stakeholder. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie, consigliera Pigoni. Darei adesso la parola al relatore di minoranza, consigliere Emiliano Occhi.

    Comunico la presenza anche del consigliere Sabattini, che lo ha comunicato per il tramite della chat dell’applicazione. Prego.

     

    Relatore di minoranza consigliere OCCHI. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti gli intervenuti.

    Questo Piano triennale di attuazione si inserisce all’interno di un circuito europeo, di un assetto europeo in grande evoluzione in quest’ultimo periodo. Dal Covid in poi, sapete tutti la transizione ecologica, la transizione energetica. Poi c’è stata una guerra, che non ha fatto altro che mettere a nudo le difficoltà del nostro sistema energetico, della maniera in cui l’Italia si approvvigiona di energia, degli errori che sono stati fatti su alcuni campi, come, per esempio, aver creduto e poter credere che il sistema delle rinnovabili tout-court possa in brevissimo tempo arrivare a sostituire completamente le energie fossili. Questo è sicuramente un obiettivo che ci siamo dati.

    Gli obiettivi, tra l’altro, sono aumentati clamorosamente nell’ultimo periodo, specialmente gli obiettivi del 55 per cento al 2030 di riduzione di gas serra; il 47 per cento di risparmio energetico era più o meno già così; il 45 per cento della copertura dei consumi finali da parte di fonti rinnovabili. Se andiamo a guardare il Patto per il lavoro e il clima che è stato approvato recentemente, l’anno scorso, vediamo che gli obiettivi sono altissimi.

    Questa volta ci sono risorse per questo Piano. Ci sono risorse nazionali, risorse europee e risorse regionali. Questo è molto corretto. Però, ci sono alcune problematiche che vanno sicuramente portate avanti e anche inquadrate. Penso, per esempio, all’integrazione con gli altri Piani regionali, che è fondamentale, a partire da quelli che sono i Piani regolatori, per arrivare al Piano dell’aria, di cui abbiamo iniziato l’iter, che ci porterà nel corso dell’anno a realizzare il Piano dell’aria, al Piano rifiuti, che abbiamo approvato recentemente, e a tutti gli altri piani e alla normativa in atto che è in evoluzione, e ci sono state anche recentemente al Governo delle evoluzioni. Questo Piano va nella direzione dell’efficientamento energetico, prima di tutto, e qui deve andare principalmente anche la nostra nazione. Si va verso una elettrificazione dei consumi, che però deve essere bilanciata da una reale produzione di energie rinnovabili, considerando anche la non programmabilità di alcune delle rinnovabili.

    Per me il significato di questa udienza conoscitiva di oggi è proprio avere i portatori di interesse. E mi fa piacere che siano numerosi. Altri mi hanno detto che manderanno delle note scritte. Però, permette a noi relatori di dare il meglio nelle eventuali modifiche, nella possibilità di fare emendamenti a questo Piano, proprio perché la complessità del momento, la complessità delle questioni che andiamo ad affrontare devono essere trattate utilizzando tutte le competenze del mondo dell’energia, del clima e dell’ambiente, e anche, ovviamente, della tutela dei consumatori, che in questo momento stanno vivendo un momento molto, molto difficile. Consumatori intesi come famiglie, imprese e tutto il resto.

    La mia impostazione quale sarà? Quella di cercare di essere il più pragmatico possibile, riuscire a fare in modo che questo Piano possa valorizzare tutte le energie rinnovabili disponibili sul nostro territorio, quindi comprese le bioenergie, compreso il geotermico, compreso tutto quanto un territorio può portare nel grande calderone della possibilità di produrre energie rinnovabili. E vengo a dettagliare alcune idee che mi sono fatto leggendo questo Piano.

    Sul biometano, per esempio, io ho sempre puntato molto perché, considerando anche il Piano dell’aria, che andremo ad approvare, che prevedrà delle misure molto stringenti nella produzione agricola; quindi, sicuramente il tema di quelli che sono i reflui zootecnici, i reflui agroindustriali, i reflui civili, quindi c’è una grossa potenzialità, il Piano prevede al 2030 circa 260 milioni di metri cubi immessi in rete. Poi, c’è il tema della conversione degli impianti attuali a biogas, quando finirà il momento degli incentivi. Anche qui, però, nella trasformazione di biogas e biometano bisogna stare attenti anche a quella che è la distanza dalle reti. Insomma, bisogna capire che la pianificazione deve essere fatta anche insieme alle aziende, a chi utilizzerà poi eventualmente questo biometano.

    Sul geotermico dico, da geologo, che vedo degli obiettivi veramente molto bassi. Io sto guardando quale potrebbe essere il potenziale geotermico anche in bassa entalpia della nostra regione. Ho guardato nel Piano, dove tra l’altro non c’è, si trova nel rapporto ambientale e si parla di un dato di 20 gigawattora al 2030 come produzione energetica. Ecco, secondo me, è un dato molto sottostimato. Qui bisogna fare un grande lavoro di divulgazione. Tra l’altro, recentemente è uscito il decreto ministeriale sul geoscambio, che manda in edilizia libera i piccoli impianti geotermici a circuito chiuso, e anche qui prevede anche che le Regioni predispongano delle carte in cui si veda la potenzialità geotermica del territorio, e anche qui il nostro sito andrebbe aggiornato perché ci sono dei numeri che risalgono al 2010 o 2011, più uno ancora più datato, che risale al 2008. Gli impianti sono ancora troppo pochi, quelli a circuito chiuso. E su quelli a circuito aperto io dico: attenzione, c’è una grande potenzialità di falde superficiali non utilizzate a scopi idropotabili. Quindi, anche qui il geotermico può essere fondamentale nella produzione di energia termica.

    Passando all’eolico, ci sono grandi progetti in off-shore, lo sapete tutti, in Emilia-Romagna. Sull’on-shore, invece, quello a terra, starei attento, perché anche qui bisogna capire: il nostro Piano parla della possibilità di creare delle green community. Ecco, io vorrei che, quando si parla specialmente di impianti molto impattanti, come l’eolico, il tema delle green community, il tema di come queste impianti si integrano con le comunità locali, perché poi con l’eolico on-shore parliamo di crinali, quindi aree di montagna, e quanto apportano realmente al territorio. Questo è un tema, specialmente l’eolico on-shore, che bisognerà sicuramente trattare.

    Si parla poco di gas. Avete visto che, comunque, ancora oggi – almeno questo è il pensiero del nostro Gruppo – la transizione ecologica deve portare anche un’attenzione per altri anni all’utilizzo di gas, speriamo sempre più gas italiano, per la parte che progressivamente calerà sempre di più di necessità.

    Sulle comunità energetiche abbiamo fatto recentemente quella legge, di cui io ho fatto il relatore di minoranza, ma anche qui dobbiamo fare attenzione: c’è molta voglia di fare comunità energetiche, però non vorrei che si stesse sopravvalutando il potenziale delle comunità energetiche. Siamo ancora molto indietro. Ancora chi vuole fare una comunità energetica non sa come iniziare, non sa da che parte prendere. Parlo di Enti locali. Adesso arriveranno i bandi del PNRR, non sappiamo ancora i nostri Enti locali. Abbiamo tutte le nostre agenzie dell’energia che ho contattato. C’è un grande interesse sicuramente anche da parte delle aziende, ma si stanno creando anche gruppi di lavoro per cercare di supportare le aziende e chi vuole fare comunità energetiche.

    Sul fotovoltaico ci sono grandissimi obiettivi: 4 gigawatt al 2030 di potenza installata. Sono obiettivi molto, molto elevati. Teniamo conto che manca ancora il decreto sulle aree idonee. Noi recentemente abbiamo fatto qualcosa sulle cave esaurite. Anche qui, però, bisogna cercare di limitare al massimo quella che è la burocrazia.

    Sul tema dell’agrisolare e della sostituzione dell’amianto sui capannoni, occorre dare incentivi a chi vuole sostituire l’amianto mettendo pannelli fotovoltaici. È il tema del cosiddetto “agrisolare”. Attenzione, però, all’agrovoltaico: anche qua, grande voglia di fare agrovoltaico, però facciamo attenzione che sia un vero agrovoltaico e che consenta davvero che la produzione rimanga una produzione agricola, perché in qualche progetto che si vede attualmente, anche qua, vediamo non c’è una sostenibilità a livello veramente agricolo. Si rischia che sia qualcosa molto sulla carta.

    Attenzione al teleriscaldamento. Abbiamo visto le difficoltà di una tariffa legata al costo evitato del gas, e non va bene. Bisogna andare al cost-reflective. Tra l’altro, l’ARERA lo sta facendo, ci sta ragionando, ci sta pensando.

    Sulla mobilità attenzione a tenere conto delle richieste di mobilità delle famiglie e dei cittadini. Non si può pensare di andare tutti improvvisamente su autobus, in bicicletta. Certamente piste ciclabili, dobbiamo fornire servizi, ma non possiamo pensare, finché ci sarà domanda di mobilità di un certo tipo, di poterla tagliare di netto con provvedimenti draconiani.

    Chiudo sull’idroelettrico. Noi abbiamo una potenzialità non elevatissima in questa regione, è quasi tutta sfruttata, però ci sono dei territori, come il mio e quello di Parma e Reggio Emilia, insomma questa diga di Vetto, credo che negli obiettivi del nostro Piano, che traguardano da qui al 2024, ma più lungo sul 2030, anche della diga di Vetto bisognerà parlare, dato che anche qua qualche megawatt si può tranquillamente installare. Lavoriamo tutti, quindi, e spero che ci saranno contributi ottimi per emendare questo Piano. Grazie a tutti.

     

    Presidente RONTINI. Grazie anche al consigliere Occhi, relatore di minoranza.

    Comunico la presenza della consigliera Zamboni e del consigliere Tagliaferri, che sono collegati da remoto, e del consigliere Fabbri, che invece ci ha raggiunti in aula.

    Iniziamo adesso con gli interventi. Fabrizio Ghidini, vicepresidente di Federconsumatori Emilia-Romagna, ha rinunciato all’intervento, annunciando che depositerà delle osservazioni.

    Passo la parola a Gianluca Rusconi, vicedirettore di Confindustria Emilia-Romagna. Saluto anche Paolo Giovarruscio, che lo accompagna. Per l’intervento successivo, si prepari Stefano Curli.

     

    Gianluca RUSCONI, vicedirettore di Confindustria Emilia-Romagna. Buongiorno a tutti.

    Grazie, presidente, per questa occasione di confronto. Grazie, assessore.

    Noi abbiamo cercato di analizzare il Piano energetico, ovviamente guardando al contesto attuale e anche allo scenario che il nostro centro studi ha cercato di tracciare sotto il profilo dei costi che l’energia sta generando su cittadini e imprese. Prima di entrare nel merito, però, dei contenuti del Piano volevo fare una premessa e la premessa è riferita alla recente esperienza del rigassificatore di Ravenna.

    Noi abbiamo molto apprezzato, e come Confindustria abbiamo ringraziato pubblicamente la Regione, il presidente Bonaccini, l’assessore Colla, il direttore Ferrecchi e tutto lo staff che si è impegnato in questi mesi per arrivare all’approvazione di questo importante progetto di rilievo nazionale.

    Perché parto dal rigassificatore di Ravenna? Perché il rigassificatore di Ravenna ci consegna due elementi che, a nostro avviso, dovrebbero essere un punto di riferimento anche per il tema che trattiamo oggi.

    Il primo elemento è che quando emerge una convergenza politica e in questo caso una convergenza che non ha forse precedenti nella storia del nostro Paese, dal livello centrale fino a quello del Comune, si superano le difficoltà più significative anche in merito ad impianti come quello che è stato approvato, così impattanti per un territorio.

    Abbiamo la dimostrazione del fatto che il nostro Paese sulle grandi opere si è sempre diviso, sostanzialmente sulle grandi opere questa Regione ha dato dimostrazione del fatto che quando c’è convergenza gli ostacoli si superano.

    L’altro fattore che ci ha consegnato questa esperienza attiene alla procedura, alla conferenza di servizi, una conferenza che è stata un esempio, perché si è conclusa nei tempi, si è conclusa raccogliendo diversi contributi che sono stati forniti e quindi ci consegna un’esperienza positiva. Ci conferma che le norme che il nostro ordinamento ha di approvazione di questi progetti reggono.

    Il nostro auspicio è che questa esperienza non si concluda solo con il rigassificatore di Ravenna, ma sia un esempio positivo per altre procedure che riguarderanno impianti che interesseranno il nostro territorio, perché ne abbiamo molto bisogno. Quindi, partendo da questa esperienza, noi facciamo un piccolo focus su un tema, che è quello del costo dell’energia.

    Abbiamo toccato con mano punte, nel mese di agosto, che hanno visto il kilowattora aggirarsi intorno ai 540 euro a megawattora e il gas metano intorno ai 300. Le proiezioni al 2023-2024 ci dicono che i prezzi scendono, ma non così tanto da ritornare ai valori del 2021. Anzi, saremo sempre abbastanza alti. Quindi, non è una crisi che superiamo a breve termine, ma è una crisi che ci porteremo avanti - uso il termine “crisi” per dire fattore costo elevato e significativo – ancora per diverso tempo.

    Se noi abbiamo preso a riferimento quello che è stato l’extra costo che come Paese abbiamo dovuto sostenere nel 2022 e stiamo girando intorno ai 60 miliardi di euro, se consideriamo tutte le misure che ha messo in pista il Governo fino ad oggi, poi vedremo quelle che il nuovo Governo metterà o sta studiando, queste misure hanno consentito di ridurre e calmierare questo costo di circa 29 miliardi di euro. Non abbiamo consapevolezza di quanto sarà ancora in grado il Governo di coprire quota parte di questo extracosto. Quindi il dato che ci viene consegnato è che dobbiamo cercare di fare politiche che ci portino verso una certa traiettoria. Uso non a caso il termine “traiettoria” perché appartiene a uno studio che abbiamo fatto nel 2020. Questa traiettoria ci porta verso una diversificazione energetica e una forte spinta su quelle matrici che ritroviamo anche nel Piano in esame. Cito fra tutte le rinnovabili. È su questo che possiamo investire e lavorare.

    Entrando nel merito del Piano, il nostro Piano ha certamente un elemento caratterizzante che non troviamo in altri territori.

    Questo Piano, che non è di oggi, ma in realtà parte da molto lontano, parte già dopo la legge del 2004, la n. 26, quindi è un Piano che è un triennale di un qualche cosa che parte da lontano, ci dà una fotografia aggiornata del nostro fabbisogno energetico. Ci dà una mole di dati, ci consegna una mole di dati che non ha eguali sul territorio nazionale. Abbiamo cercato di fare dei benchmark con Veneto e Lombardia e non abbiamo trovato esperienze analoghe a quelle che il Piano ci consegna, in termini di raccolta e analisi dati. Questo è positivo, perché ci dà non solo una fotografia, ma ci dice anche cosa siamo e dove possiamo andare. Cosa siamo? Noi siamo una Regione molto energivora, consumiamo tanta energia. Forse siamo molto energivori, anche perché abbiamo una manifattura che ha un certo peso.

    Se siamo molto energivori e consumiamo tanta energia anche come attività produttive, dobbiamo chiederci come riusciamo a raggiungere quegli obiettivi, che sono già stati citati dai relatori sia di maggioranza che di opposizione, che il Piano assume e che il Piano non può non assumere essendo obiettivi di rilievo europeo.

    Qui devo iniziare qualche osservazione critica, mi si consenta, nel senso che un Piano senza le azioni per raggiungere quegli obiettivi rischia di essere un Piano non completo. Le azioni, attenzione, non sono solo la mole di contributi pubblici tra il PNR e i fondi POR che saranno messi in campo. Quelli sono fondamentali e sono assolutamente frutto di tutto un lavoro che è stato fatto nei mesi addietro. Quello a cui mi riferisco sono le norme per arrivare a quegli obiettivi. Questo Piano, qui anticipo una critica che mi può essere fatta, non ha un pacchetto di norme di accompagnamento. La critica che mi può essere fatta è questa: “Questo è un Piano triennale, non le potevamo mettere qui”.

    Lo dico perché so che mi può essere fatta questa osservazione. Premesso che siamo in un momento eccezionale, e lo abbiamo toccato con mano ed è un punto di partenza, nulla vieta alla Regione di affiancare al Piano delle norme di accompagnamento per consentire al Piano di avere le gambe per dare poi concretezza agli investimenti che il Piano stesso vuole vedere realizzati.

    Mi si può osservare che siamo tutti in attesa dei famosi decreti interministeriali sulle aree idonee. So, assessore, che lei ha fatto questa osservazione in Commissione nei giorni scorsi, però è anche vero che nulla impedisce alla Regione, già con gli strumenti che ha a disposizione, di poter recepire le norme del Decreto Energia 2, che già per legge individua alcune aree idonee. Penso a quelle limitrofe agli impianti produttivi. Aggiungo che nulla impedisce di recepire l’interpello che il MITE, nel luglio del 2022, ha adottato in risposta all’interpellanza della Regione Piemonte, che ha chiarito che nulla vieta alle Regioni di adottare atti e provvedimenti coerenti con la norma nazionale, norma già vigente.

    Siamo anche dentro al tavolo di crisi energetica e abbiamo condiviso un percorso, ma da settembre a novembre non possiamo limitarci ad aver condiviso una pagina di obiettivi. Dobbiamo accelerare sotto il profilo normativo, dobbiamo accelerare sotto il profilo delle disposizioni che consentono di realizzare gli investimenti. Abbiamo una variegata gamma di azioni che possiamo mettere in campo, anche norme caratterizzate dal criterio della cedevolezza, come la giurisprudenza comunitaria ci insegna, ma non possiamo attendere ancora che qualcun altro ci dica cosa fare. Noi crediamo di avere tutti gli strumenti per poter già intervenire su questo versante e siamo disponibili a dare il nostro contributo, come abbiamo sempre fatto, per consentire a questa Regione di vedere realizzati gli investimenti sulle rinnovabili.

    Non mi soffermo sui target, gli obiettivi, la potenza incrementata sulle diverse fonti, lo troverete nel documento che vi consegniamo.

    C’è un lavoro enorme da fare. Guardiamo alla Francia che in questo periodo è il nostro benchmark su diversi fronti. La Francia ha legiferato nei giorni scorsi e in materia di rinnovabili ha detto: tutti i parcheggi, presenti o futuri, devono avere coperture da pannelli fotovoltaici. Cosa ci impedisce di farlo in Emilia-Romagna? Cosa osta al fatto che la Regione Emilia-Romagna disponga con quella fonte che ritiene e faccia una norma in tal senso? Non possiamo attendere. È giunta l’ora di intervenire.

    Aggiungo altri due elementi di debolezza del Piano. Le reti. Non possiamo pensare di sviluppare fonti se non ragioniamo sulle reti. È vero che le reti appartengono alla competenza del Governo centrale, del Ministero e dell’Authority, ma nulla vieta alla Regione di costituire tavoli con i gestori delle reti, guardare dove ci sono i nodi, sviluppare soluzioni. D’altronde, se non mettiamo le reti anche alle modalità di accumulo, non riusciremo veramente a vedere realizzati gli obiettivi che ci siamo dati sul versante rinnovabili.

    Ultimo aspetto, ma non ultimo per importanza, e mi ricollego alla premessa. Il gas metano è una fondamentale fonte per la transizione. Non possiamo capire la ragione per cui non c’è un capitolo sul tema gas, sulla strategia. La strategia noi la diamo per scontata avendo visto l’esperienza del rigassificatore, ma non è scontato quello che diamo noi. Insomma, occorre un capitolo sul gas metano e su quello che la Regione immagina, tema degli stoccaggi, tema delle estrazioni. Abbiamo tante sfide davanti, ma il gas metano non lo possiamo abbandonare, specie – lo ripeto – in una regione energivora come la nostra. Anche su questo capitolo forniamo un contributo in termini di quelle che possono essere delle soluzioni che proponiamo.

    Concludo. La Regione ha fatto molto, ha fatto delle scelte nel recente passato, scelte, come ho detto in premessa, che abbiamo molto condiviso. Si tratta di chiudere questo cerchio delle scelte, si tratta di completare questo percorso, in particolar modo sulle rinnovabili, per guardare al futuro. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie, dottor Rusconi.

    Do adesso la parola a Stefano Curli, rappresentante del CUP Emilia-Romagna. Chiedo a Davide Ferraresi di prepararsi per l’intervento successivo.

     

    Stefano CURLI, Ingegnere Comitato Unitario degli ordini professionali dell'Emilia-Romagna (CUP -ER). Presidente, buongiorno. Commissari e assessore, buongiorno. Grazie dell’opportunità che date alle professioni che io ho l’onere e l’onore di rappresentare per intervenire in questa discussione, che deriva in realtà da una serie di discussioni più ampie, probabilmente non tutte completamente approfondite, come quella che è stata l’analisi del documento che è stato proposto e illustrato nelle sedute precedenti a quella odierna, su tanti temi. Però, le facce che vedo qui riunite sono in gran parte facce conosciute e penso possano confermare che su tanti temi la voce delle professioni tecniche che io qui rappresento è sempre stata pienamente presente, collaborativa e attenta a evidenziare una serie di necessità, laddove non siano criticità, che in questa serie di procedimenti che il Piano in qualche modo deve gestire, organizzare e indirizzare le professioni tecniche da tempo hanno manifestato come punti, non sempre solo con l’interlocutore regionale, anche perché tanti temi qui trattati sono probabilmente trasversali, parte di competenza regionale, parte di competenza contingente, parte di competenza addirittura locale.

    Certo è che l’attenzione che oggi dobbiamo rivolgere a questa serie di procedimenti e di argomentazioni è fondamentale, non foss’altro per il fatto che abbiamo attraversato un biennio, non ancora completamente concluso, in cui l’emergenza sanitaria ci ha travolto in maniera assolutamente totale. Le professioni hanno, per questo, manifestato una serie di spunti e di ragionamenti, sia nella prima stesura a cavallo dell’estate del 2021, sia nella stesura aggiornata e integrata nella prima metà di quest’anno, con una serie di eventi divulgativi, e hanno evidenziato una serie di spunti, che credo siano in parte già anche elencati all’interno delle documentazioni di accompagnamento del Piano.

    Ciò che qui è necessario, però, che non sia trascurato è che questi temi e questi spunti sono sul tavolo, ai quali la gran parte dei qui presenti ha, assieme a me, ripetutamente partecipato, da tempo, quindi ora forse, come ha detto chi mi ha preceduto, è il momento di non lasciare trascorrere tanto tempo e risolvere questa serie di questioni.

    Vado per punti, poi lascio anche alla nostra partecipazione la possibilità, se mi è consentito, di produrre un documento sintetico scritto che in qualche modo possa essere la base di discussioni ulteriori.

    Il tema su cui non posso trascurare di portare all’attenzione di questa Commissione, dell’assessore qui presente e della Giunta stessa è il fatto che i procedimenti che noi tecnici quasi sempre siamo tenuti a governare per l’attuazione di procedimenti e progetti che oggi in gran parte vanno nella direzione di un miglioramento, un efficientamento, un rinnovamento del patrimonio industriale, edilizio e anche pubblico esistente sono spesso gravati, quando non viziati, da una serie di inefficienze di natura a volte organizzativa, a volte comunicativa, a volte meramente gestionale. La questione della digitalizzazione, che apprezzo e rimarco fortemente essere uno dei temi su cui noi professioni da sempre abbiamo battuto, e vedo con piacere presente nella serie di azioni che il Piano ha la finalità di attuare e incentivare, è sicuramente qualcosa che, ad oggi, non può dirsi compiuta a livello di affiancamento del procedimento tecnico autorizzativo e attuativo a cui qualsiasi tipo di intervento pubblico o privato deve sottostare.

    Non può essere trascurato il fatto che il panorama con il quale ci confrontiamo andrà sicuramente nel medio periodo, io credo più nel medio-lungo periodo, che queste ultime indicazioni  provenienti dalla Commissione europea hanno l’intenzione di imporre alle nazioni aderenti sulla riduzione dei consumi di combustibili fossili, credo che questa serie di iniziative, tutte nel loro insieme, debba essere affiancata non solo dalla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energie rinnovabili, ma anche e soprattutto da un programma intenso, ma perlopiù incentivato con fondi e benefìci fiscali, di efficientamento delle infrastrutture esistenti.

    Chi, come il sottoscritto, vedo qui in prima fila il collega Visentin di Modena, che, come me, fa la professione di tecnico privato, chi come ciascuno di noi ha a che fare con il settore edilizio o degli interventi produttivi non può trascurare il fatto che la bontà di alcune di queste iniziative incentivanti oggi cozza contro una irrisolvibilità di una serie di criticità procedimentali che non sono risolte e forse ancora non sembra lo saranno a breve. In realtà, adesso io rimango a una serie di indiscrezioni fatte circolare a livello di associazioni di categoria sui contenuti dell’ultimo decreto “Aiuti Quater”, nel quale sembra ci siano alcune misure che vanno a incidere sul sistema dei bonus e in particolare del Superbonus 110. Noi crediamo che ci siano altre questioni da risolvere. Sicuramente alcune cose che stanno in qualche modo venendo alla luce, quali quelle eventualmente di una riduzione della percentuale dei bonus concessi, possono essere misure in qualche modo condivisibili, però il problema, che oggi è il problema di questa serie di interventi, è la mancata efficacia della cessione del credito, né una certa qual misura che riduca un’eccessiva remunerazione di questo mercato.

    Si è partiti nei primi mesi del 2020, quando la misura era ancora a livello embrionale, con la possibilità di attivare una cessione a qualche punto percentuale. Oggi la stragrande maggioranza degli stakeholder che opera nel mercato delle cessioni dei crediti edilizi lavora con percentuali che vanno dal 25 al 35 per cento e questo obiettivamente, per una attività di mera circolazione del credito, pare una percentuale di remunerazione veramente eccessiva. Quindi su questo credo che si debba cercare di intervenire.

    È vero che è un tema che assolutamente non ha attinenza con la legislazione regionale, però so che l’assessore e il presidente Bonaccini stesso hanno una serie di attività anche a livello nazionale di dialogo con il Governo nazionale e quindi mi permetto di segnalare questa necessità impellente.

    Infine una riorganizzazione e riordino di quelle che sono le procedure autorizzative. La nostra Regione in realtà è estremamente virtuosa da questo punto di vista. La legge n. 24 del 2017, che gran parte dei presenti ha contribuito a emendare, a rivedere, a far nascere come oggi è effettivamente vigente, ha al suo interno una serie di spunti e di iter procedimentali estremamente efficaci. Bene, facciamoli applicare realmente. Imponiamo alle amministrazioni comunali che questi tipi di d’interventi, articolo 53, accordo operativo, vengano effettivamente messi in essere.

    C’è la possibilità di fare grandi interventi di miglioria su patrimonio edilizio esistente sia dal punto di vista energetico che – io faccio questo mestiere – anche dal punto di vista della sicurezza sismica, che non è un tema che possiamo trascurare, visto e considerato che abbiamo da poco trascorso il decennale della grave emergenza che ci ha colpito. Facciamo che questi procedimenti autorizzativi semplificati siano effettivamente attivabili da parte di tutti.

    Come dicevo, su temi di più ampio respiro possiamo produrre qualche integrazione per iscritto. Vi ringrazio e lascio la parola a chi mi segue.

     

    Presidente RONTINI. Grazie. Ne approfitto per ricordare che le osservazioni potete farle avere alla mail da cui avete ricevuto l’invito all’udienza conoscitiva di oggi. Le osservazioni che ha lasciato in deposito il dottor Rusconi saranno caricate già nel primo pomeriggio nella carpetta dell’oggetto, così che tutti i consiglieri le possano consultare. La parola a Davide Ferraresi, Presidente di Lega Ambiente Emilia-Romagna. Poi passerò la parola ad Alberto Mazzoni per l’intervento successivo.

     

    Davide FERRARESI, Presidente Lega Ambiente Emilia-Romagna. Buongiorno. Grazie, presidente.

    Inizio l’intervento ringraziando l’assessore Colla e la direttrice Diazzi, che in questi mesi hanno accolto le richieste della mia associazione proprio rispetto a questo piano. Siamo riusciti a lavorare insieme su un pacchetto di emendamenti che è stato trasmesso alla Commissione. Quindi, per noi è già una parte del lavoro molto positiva che la Giunta ci ha aiutato a concretizzare. Ringrazio perché siamo riusciti a trovare una comunanza di intenti rispetto agli obiettivi del piano che credo sia molto importante anche per quello che è stato detto dai relatori e da chi è intervenuto finora.

    Non mi dilungo sugli obiettivi che ci siamo già detti. Il piano triennale ha alcune misure che noi crediamo rilevanti, a partire dai temi dell’efficienza e del risparmio. Noi ci siamo soffermati molto sul tema del monitoraggio del piano e quindi del monitoraggio degli investimenti che verranno prodotti e inseriti all’interno di questo piano triennale.

    Crediamo sia importante, dato che le risorse pubbliche sono limitate, come ovvio, che sia l’Assemblea sia il tavolo di monitoraggio del piano possano, con cadenza periodica, riuscire a verificare quali sono stati gli obiettivi raggiunti e cosa ancora non si è riusciti a fare. In questo senso riuscire a orientare le risorse future verso gli interventi più efficienti dal punto di vista costi-benefici, secondo noi, è molto importante. È un percorso in itinere, quindi assolutamente questo ci impegniamo a farlo anche noi, e immagino anche gli altri stakeholder all’interno del tavolo di monitoraggio.

    C’è un altro tema molto importante, che è quello del risparmio energetico. Si è già parlato dell’importanza che questo ha all’interno delle imprese, anche alla luce del contesto geopolitico in cui ci troviamo. C’è una parte molto importante che non va dimenticata, che è quella dei cittadini, soprattutto chi oggi è in condizioni di fragilità e non è propenso a investire per ridurre i propri consumi. C’è una grande fetta di popolazione che è in questa situazione. Noi crediamo sia importante che la Regione destini delle risorse anche per sostenere queste persone, sia nella presa di consapevolezza sia anche nella realizzazione degli interventi.

    Uno dei punti su cui siamo rimasti un po’ in bilico, in realtà, con la Giunta è l’obiettivo che si dà il piano triennale limitatamente alla copertura della domanda con rinnovabili. È un obiettivo che, come la Giunta, immagino, abbia anche già presentato in Assemblea, si scontra con una limitazione delle risorse pubbliche che sono disponibili e sulla loro capacità di attrarre investimenti privati. Secondo noi c’è bisogno di rafforzare quell’obiettivo per raggiungere almeno il 25 per cento.

    In questo diciamo che l’assessorato si è impegnato a inserire una nota apposita all’interno del piano ma chiaramente, essendo un processo in corso che richiede soprattutto delle attenzioni dal punto di vista del bilancio e delle politiche, perché sono importanti anche le politiche. Come diceva soprattutto Rusconi, mi sembra, prima di me, è importante che ci siano delle politiche chiare per favorire la penetrazione delle rinnovabili. Quindi, in questo senso ci sono tre anni su cui bisognerà lavorare tutti per riuscire a portare le risorse.

    Parallelamente, c’è un tema di sostegno politico e in questo siamo tutti chiamati a favorire il più possibile la penetrazione delle fonti rinnovabili. So che ci sono alcuni dubbi su alcune forme di impianto che possono essere non particolarmente compatibili con il territorio. Il consigliere Occhi sottolineava già, ad esempio, il tema dell’eolico. Io credo che, anche laddove ci siano queste perplessità rispetto agli impianti, c’è un tema di appropriazione della comunità dell’impianto, del sistema di impianti che viene costruito.

    C’è il tema delle green community. C’è un tema molto interessante che sta venendo avanti e che è stato promosso dalla centrale di acquisti regionale. È il tema dei contratti a lungo termine, che probabilmente riuscirà ad andare a intercettare l’energia prodotta da quegli impianti per fornirla innanzitutto alla pubblica amministrazione, ma anche, io spero, in futuro ad altre tipologie di utenze, in particolare quelle fragili di cui parlavo prima. Quindi io credo che questa sia una misura che possa effettivamente portare a una maggiore appropriazione di quegli impianti, che magari non sono percepiti oggi come vicini al territorio e che però possono diventare effettivamente uno strumento al servizio dei cittadini, delle pubbliche amministrazioni e anche delle imprese.

    Sul tema dell’aumento delle rinnovabili, vado per punti, abbiamo sottolineato l’importanza che ha per noi il biometano e allo stesso tempo abbiamo una preoccupazione rispetto alla produzione del biometano con colture dedicate, perché sappiamo che ci sono ancora impianti, che vengono presentati all’autorizzazione, che hanno una dieta che non è interamente da scarti delle varie produzioni del settore primario. Noi crediamo che questo tipo di colture dedicate debba essere il più possibile ridotto anche per gli impianti esistenti, non solo per quelli che verranno autorizzati, perché chiaramente c’è una priorità di produzione agricola che deve essere rispettata e dall’altra parte ci sono sicuramente tutte le risorse dei sottoprodotti dell’attività agricola e zootecnica che possono andare a soddisfare quella domanda di fabbisogno degli impianti.

    Il tema dell’idrogeno verde è molto importante, ma attenzione all’aumento della domanda energetica, perché l’idrogeno oggi, per com’è prodotto dal punto di vista della produzione tramite energia elettrica, ha un’efficienza che è abbastanza bassa. Fare troppo idrogeno significa, dopo, produrre ancora più energia elettrica di quella che già oggi non abbiamo. Quindi è importante che si vada a lavorare sull’idrogeno solo nei settori dove effettivamente oggi non si riesce a lavorare con l’elettrico. Per tutto il resto c’è la possibilità di elettrificare.

    Sul fotovoltaico, anche qui aspettiamo i famosi decreti, però chiaramente una delle barriere culturali che c’erano fino a qualche tempo fa e che vediamo che sta progressivamente venendo superata è quella del fotovoltaico in area agricola in configurazioni agri-voltaiche. Chiaramente tutto ciò che va a danneggiare la produzione agricola, a nostro avviso, non deve essere fatto. Quindi deve essere un lavoro molto intenso, anche di sperimentazione, per capire dove questi impianti riescono effettivamente a coesistere con l’attività agricola e anche magari a migliorare le rese.

    Sull’eolico ho già detto. Sul gas, noi chiaramente siamo assolutamente dall’altra parte della barricata rispetto a chi mi ha preceduto, però io credo che ci sia un dato di fatto. L’eliminazione del gas immediata non è possibile, ma l’estrazione del gas, oggi, a livello nazionale ci porterebbe dei quantitativi assolutamente irrisori rispetto alla domanda. Ci sono degli impatti ambientali a livello locale e anche a livello climatico. Si parla molto poco di perdite di gas, ma vi assicuro che sono dei quantitativi davvero ingenti, non tanto in Italia, dove ci sono, ma anche in altri Paesi dove ci sono produzioni più intense. Si tratta di risorse che vengono letteralmente sprecate, perché vengono buttate in atmosfera con effetto sul clima, e chiaramente non servono a nessuno perché non si possono andare a recuperare.

    In generale, sul tema del gas sottolineo anche attenzione a quando si investe, perché, come già abbiamo sottolineato per il rigassificatore, un impianto che costa ce lo tiriamo dietro per decenni e questa cosa, rispetto alla transizione verso le rinnovabili, non ci aiuta. Quindi, in questo vi invito assolutamente al pragmatismo, che già prima di me era stato ricordato.

    Da ultimo, appunto, c’è anche un tema di costo dell’energia, anche questo legato al gas. Come sappiamo, più rimaniamo ancorati al sistema fossile più dipendiamo dall’estero, più dipendiamo dalla speculazione e questo non ci aiuta. Quindi io credo che ci sia anche questo fattore economico che deve motivarci verso un passaggio il prima possibile a un sistema interamente rinnovabili, che chiaramente ha dei costi anche molto ridotti. Vi ringrazio.

     

    Presidente RONTINI. Grazie. La parola adesso ad Alberto Mazzoni, presidente della sezione Bioeconomie di Confagricoltura Emilia-Romagna, poi a Massimo Zaghi.

     

    Alberto MAZZONI, Presidente sezione Bioeconomie Confagricoltura Emilia-Romagna. Grazie, presidente, e grazie, assessore, per questo momento di confronto.

    Confagricoltura, l’associazione di categoria delle imprese agricole e degli imprenditori agricoli, plauda all’ambizioso obiettivo di indipendenza energetica che la Regione Emilia-Romagna si prefigge di raggiungere attraverso il piano energetico al 2025. Restiamo, infatti, fermamente convinti che l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili possa contribuire e anche a mitigare gli avversi andamenti climatici che sempre più spesso interessano la regione e che mettono a rischio le nostre produzioni.

    L’utilizzo di queste fonti di energia può inoltre contribuire all’indipendenza energetica, quanto mai necessaria per proseguire con la produttività; certi come produrre non sia peccato e non lo debba essere considerato, la diversificazione dell’energia alternativa resta a garanzia della competitività per le aziende agricole. Pertanto, ribadiamo come la transizione energetica e questo cambiamento auspicato debba garantire un ruolo centrale dell’agricoltore come anche produttore di energia.

    Confagricoltura sostiene come la politica energetica necessiti di un’accelerazione concreta per traguardare l’obiettivo, partendo dalle aree idonee. Spetterà infatti alla Regione definire puntualmente le aree idonee sulla base dei criteri che devono essere definiti a livello nazionale. Benché sia opportuno sfruttare al massimo tutte le coperture utilizzabili degli edifici, sarà necessario individuare anche porzioni di aree agricole poco degradate o poco produttive, che, attraverso sistemi foto e agro-voltaici possono essere recuperate.

    Confagricoltura sostiene come l’obiettivo del Paese di realizzare al 2030/35 Gigawatt di fotovoltaico sui terreni agricoli – questi sono i numeri ipotizzati dall’attuazione del Green Deal, al netto degli sviluppi legati all’attuale crisi energetica, rilanciati nel piano energetico della Regione Emilia-Romagna con la totale indipendenza energetica – possa avere un impatto completamente diverso attraverso un ragionevole equilibrio tra installazione di grandi impianti, con l’utilizzo di terreni agricoli meno vocati, e di impianti aziendali distribuiti sul territorio, cercando di promuovere le comunità energetiche ancora in fase di valutazione.

    Confagricoltura sostiene come gli impianti di produzione debbono essere armonizzati nell’ambiente che li ospita. Devono essere realizzati dove ci siano le condizioni idonee per garantire la funzionalità e la durata e non devono essere mere installazioni ai valori nominali di letteratura finanziate dal PNRR o da altre fonti, il cui costo vada a ricadere sulla collettività.

    Sosteniamo, inoltre, come l’indipendenza energetica debba essere costituita da un corretto mix tra energie rinnovabili da fonti programmabili e da fonti non programmabili. Auspichiamo, quindi, lo sviluppo degli impianti per la produzione del biometano e il proseguimento degli impianti a biogas, per i quali Confagricoltura, attraverso l’esperienza raccolta da ANB e CIGB, ha acquisito un notevole know how.

    Solo un quadro regolatorio chiaro e comprensibile, capace anche di attualizzare l’enorme quantità di vincoli che insistono sulle aree necessarie alle installazioni, potrà permettere a chi voglia partecipare attivamente alla transizione energetica di investire il proprio capitale.

    Io ringrazio.

     

    Presidente RONTINI. Bene. Grazie ad Alberto Mazzoni. Chiamo adesso Massimo Zaghi, amministratore del Consorzio italiano biogas; poi, per il penultimo intervento, a meno che qualcuno non decida di intervenire ulteriormente, Paolo Visentin.

    Ne approfitto per comunicare la presenza anche della consigliera Piccinini, che sta seguendo i nostri lavori da remoto.

     

    Massimo ZAGHI, Consigliere e Membro Esecutivo CIB-Consorzio Italiano Biogas. Buongiorno a tutti. Intanto, grazie, presidente e assessore, dell’opportunità che ci date di esprimere anche il nostro parere.

    Io rappresento il Consorzio biogas. Siamo nati agli albori del partire con un’idea diversa di fare energia rinnovabile in Italia. Siamo partiti con l’incentivazione che ha fatto lo sviluppo 2008-2012. Siamo adesso 800 aziende agricole e 200 società industriali, oltre a tutte le società e le istituzioni che partecipano allo sviluppo di questo comparto.

    In linea generale siamo soddisfatti di quanto è riportato nel vostro piano. Esiste, secondo me e secondo noi, qualche criticità sul come farlo. Abbiamo letto una breve una breve considerazione, che poi l’amico di Legambiente ha riportato qualche minuto fa. Bisogna escludere da qualsiasi finanziamento regionale la realizzazione di impianti per la produzione di biogas e biometano, il cui approvvigionamento preveda l’utilizzo di prodotti agricoli da colture dedicate.

    L’attualità oggi, è stato accennato all’inizio, è REPowerEU. REPowerEU è fare velocemente, fare energia. La pagella che è stata data a noi è 35 miliardi di metri cubi di biometano ad andare al 2030. È una cosa enorme. L’Europa ha pensato che se vogliamo prendere quei soldi, perché nel PNRR c’è un capitolo biometano e il capitolo biometano, che deve essere esaurito al giugno 2026, riguarda del biometano che può essere prodotto utilizzando prodotti e sottoprodotti e colture che integrano questo menù e che deve essere sostenibile perché riguarda una sostenibilità che viene con una riduzione delle emissioni climalteranti, confrontate con un biocarburante fossile. Questo è il cardine.

    I finanziamenti che ha fatto l’Emilia-Romagna sul biogas sono stati relativi soltanto a un’autoproduzione. Credo a un impianto. Questa norma, secondo me, non ha nessun senso, per come l’ho vissuta. Sono anche produttore in provincia di Reggio Emilia con la CAT di Correggio.

    Seconda cosa: eseguire un monitoraggio e verificare se si usa il suolo. Questa parola qui, il suolo, è rimarcata molto bene nell’ultima PAC ed è rimarcata dalla COP21 di Parigi. Il suolo che ospita delle culture è chiamato a soddisfare la prima cosa interessante che dobbiamo fare prossimamente, cioè catturare il carbonio che abbiamo messo in giro. Se viene fatto un piano regionale e si va verso le rinnovabili, l’obiettivo è cercare di rimediare a una tempesta che ci siamo creati da soli.

    Le piante che sono sul suolo sono dedicate alla cattura del carbonio e a fissarlo nel terreno. Avete un altro strumento? Avete un’altra idea in sala? Ci siamo tutti operatori del territorio. Avete un’altra idea? Ce n’è un’altra? Allora bisogna fare meglio il suolo e il suolo è fatto di agroecologia.

    L’agroecologia oggi la fai se hai uno strumento che ti aiuta a decidere cosa mettere in rotazione, tenendo come primo aspetto la produzione food o feed, per dar da mangiare al bestiame o a noi umani, ma usando quel pezzo di terreno che sarebbe nudo per dar da mangiare all’impianto. Questo è il nostro lavoro, ma riportare questa cosa secondo me non ha nessun senso.

    La PAC premia le rotazioni. La strada per fare le cose in futuro è avere maggiore disponibilità del terreno e farlo lavorare di più. Ripeto, chi catturerà l’anidride carbonica che è in giro? Dovrebbe essere capitolo fondamentale di un piano energetico. Voi dovete darmi una risposta.

    L’altra cosa sono le regole della sostenibilità. Noi non possiamo entrare a prendere un finanziamento, ed è la prossima chiave per fare circa 600 impianti o riconvertirli, se non è sostenibile il menu. Non possiamo nemmeno aderire al bando. Secondo me, questa norma va inserita direttamente nel piano regionale. Non tocca nemmeno i soldi della Regione, ma è la maniera per fare gli impianti e va sicuramente a cambiare l’impatto delle colture energetiche, chiamiamole così, o prime colture. Era già così dal 2018. Tu eri sostenibile se facevi il biometano avanzato, se facevi la doppia coltura, se usavi meglio il terreno. Questa è la chiave, ma non è fare questa cosa.

    La Regione di per sé ha bloccato l’uso degli insilati nella zona del Parmigiano reggiano. Cos’è successo? Non si sono più fatti impianti. È una logica? Sì, era cautelarsi che i clostridi non si evolvessero, ma è una norma del 2011. Nel 2015 si sono fatti tutti gli studi possibili e immaginabili. È stato detto che non ci sono dei problemi, perché è stato dimostrato dagli enti maggiori che abbiamo in Italia, Ministero dell’agricoltura e dell’ambiente. Alla fine questa norma è ancora lì e blocca tutto quanto.

    Mi sembra che il Parmigiano goda di splendida salute nonostante la presenza degli impianti, ma non facciamo un’altra cosa del genere. Non ha nessun senso. Dobbiamo fare cose, non bloccarle, creare cose che abbiano una continuità. Siamo tanti impianti di biogas presenti sul territorio. Chi mi ha preceduto ha detto, giustamente, che dobbiamo far vivere anche quelli che ci sono. Immaginatevi un impianto del genere, che è un’infrastruttura. È presente sul territorio. Ci può dare del calore, ci può dare dell’idrogeno, ci può dare un’intermittenza di fornitura di energia. Se continuiamo a fare del fotovoltaico e dell’eolico la notte chi gliela dà energia alla rete?

    Si può far tutto. Esiste già. Guardiamo gli altri Paesi. Esiste già, basta fare una norma che ci accompagni. Noi siamo infrastrutture presenti sul territorio. Vogliamo dare energia. Nel caso nostro abbiamo fatto un tubo per dare il calore a qualche cittadino che lo volesse sfruttare. È sulla strada. L’abbiamo detto e nessuno è venuto a prenderlo. Secondo me, il gas costa ancora poco. A spese nostre l’abbiamo messo a disposizione.

    Quello noi lo dobbiamo abbattere. Facciamo essicazione di foraggi per migliorare la qualità del Parmigiano. Facciamo tante altre cose con l’energia che autoproduciamo, ma il cittadino non ha ancora ben chiaro che potrebbe sfruttarci. Questo dobbiamo mettere insieme. Siamo a regime sul territorio. Dovete usarci e noi vogliamo fare meglio l’uso del terreno. Il suolo è quello che ci salva tutti quanti. Dobbiamo usarlo meglio: meno arature, meno lavorazioni e lasciare che lui assorba il carbonio. Questo è l’obiettivo numero uno, se vogliamo salvarci. A me tra poco chiamerà qualcuno, ma ci sono anche soggetti un po’ più giovani che hanno voglia di rimanere, fare economia e vivere in questo Paese. Io credo di aver elencato un po’ di cose e vi ringrazio ancora per averci ascoltato. Manderemo qualcosa a integrazione. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. La parola adesso a Paolo Visentin, referente dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Poi, l’ultimo intervento prenotato è quello di Daniele Montroni. Prego.

     

    Paolo VISENTIN, Referente Ordine degli ingegneri provincia di Modena. Buongiorno a tutti. Ringrazio intanto il presidente e l’assessore, con cui abbiamo avuto l’occasione e il piacere di condividere un intervento l’anno scorso sugli ingegneri a proposito della diffusione della mobilità elettrica. Non so se si ricorda, assessore. Buongiorno.

    Vi porto i saluti e i ringraziamenti della Federazione degli ingegneri dell’Emilia-Romagna, che ho il privilegio di rappresentare, assieme all’ingegner Curli che è intervenuto prima. Come promessa sottolineo il fatto che, secondo me, ha un’efficacia molto importante il metodo che sta utilizzando la Regione Emilia-Romagna, che è quello che ha visto negli ultimi due anni partecipare in maniera molto intensa con le parti in campo. Sia a livello di conoscenza sia a livello di approfondimento dei temi, siamo un territorio che, per quella che è la mia conoscenza rispetto ad altri territori regionali, riuscendo accelerare quando abbiamo visto la necessità di farlo.

    Di conseguenza faccio ancora i complimenti all’Amministrazione regionale perché in questo momento reagisce a ultimi eventi esterni. Mi occupo, ho la fortuna di occuparmi di energia da più di vent’anni, però in questo momento vedo una reattività straordinaria e un’opportunità di lavorare assieme che fino ad ora probabilmente non c’è mai stata.

    Mi concentro effettivamente, in queste due parole, sul metodo e faccio riferimento, nell’ultimo intervento dell’assessore, a due riferimenti che a me sono piaciuti molto, due definizioni. La prima è posizionamento energetico. L’assessore l’ha utilizzata per quanto riguarda la definizione chiara che abbiamo di posizione rispetto ai nostri consumi. La nostra impronta è un concetto che l’efficienza energetica ha come metodo. È fondamentale.

    Faccio riferimento anche a chi è intervenuto prima. Faccio riferimento al fatto che per disegnare una traiettoria è necessario che sappiamo dove siamo. Complimenti anche a chi mi ha preceduto, però chi mi ha preceduto ha chiarito anche molto bene il fatto che, per proiettarsi, per fare delle proiezioni, per individuarsi in maniera più efficace, di deve sapere da dove partire. Metodologicamente questo significa sapere qual è il consumo giorno per giorno e quindi intensificare il metodo della raccolta dati e del monitoraggio dati.

    La reale applicazione delle normative, dal punto di vista metodologico, vi confermo essere fondamentalmente legata alla capacità di raccogliere dati e saperli posizionare sia al livello di base, che è quello comunale, sia a quello provinciale sia al livello regionale finale con l’effettiva raccolta.

    Quanto ai focus, brevemente i focus sono sulla specificità e la complementarietà dei ruoli in un piano così articolato e complesso. L’energia noi sappiamo che riguarda tantissime varietà di tecnologie e complessità di applicazioni. Il collega prima ricordava anche il fatto che si vanno a intrecciare diverse normative e pianificazioni. Quindi la complessità dell’applicazione normativa, della messa a terra di un piano così importante passa attraverso la definizione dei ruoli e delle loro specificità.

    Noi, nel piccolo, speriamo di poter contribuire con l’amministrazione come professionisti, come ingegneri professionisti sia nel campo della progettazione e della realizzazione delle opere sia anche nel campo della consulenza. Quindi stiamo parlando sia dell’ambito civile e industriale che dell’ambito pubblico e privato.

    Come dicevo prima, i focus sono sicuramente l’acquisizione delle strategie di governo che, per essere applicate, richiedono la configurazione e il coinvolgimento dei professionisti per il contributo che possono dare ai tavoli di coordinamento per quanto riguarda l’assetto operativo, cioè tutto ciò che il piano rappresenta dal punto di vista di azioni stimolate e finanziate che devono però arrivare a terra, arrivare su progetti, arrivare su realizzazioni. Sto parlando di pianificazioni comunali, di regolamenti comunali e regolamenti provinciali, di piani di attuazione.

    Il secondo è il secondo asset importante che ogni piano energetico si prefigge di raggiungere, quello della formazione, informazione e cultura, cultura sia energetica sia, come il collega di Legambiente prima giustamente ricordava, cultura ambientale. È una cultura che per essere così articolata, deve essere affrontata sin dai primi passi della formazione fino arrivare ai tecnopoli, alla formazione degli ITS. Abbiamo citato tutti i livelli della formazione, però quelli sono obiettivi che per essere raggiunti sono sicuramente a medio e lungo termine.

    Andiamo all’analisi e ai suggerimenti finali, spero brevi. Sicuramente per noi occorre il potenziamento del tavolo di monitoraggio che è previsto dalla norma. È attivo e fa in modo che questo piano sia articolato sia in orizzontale sia in verticale su tutti i livelli, sia di tecnologia sia di applicazioni, di cui abbiamo sentito parlare fino ad ora i colleghi.

    A nostro avviso è però importante che questo tavolo di monitoraggio abbia a che fare con un monitoraggio reale, numerico, il più frequente possibile. Il monitoraggio per una traiettoria che deve accelerare, deve raggiungere risultati a breve termine su alte ambizioni, anche di applicazione economica, deve essere un monitoraggio continuo. L’energia è un fattore storicamente molto efficace in questo senso. È misurabile, è calcolabile. Quindi diamo massima disponibilità di collaborazione per fare in modo che ci siano gli strumenti adatti ed efficaci per cui questo piano sia di aggiornamento quotidiano, periodico, frequente e sia calato soprattutto sulle istituzioni e sui portatori di interesse che ci coinvolgono.

    Secondo, dal punto di vista normativo e di competenze, visto il riferimento che facevo prima sui ruoli, abbiamo un ottimo esempio storiche in Italia di una legge, che è quella del 1991 sull’applicazione del piano energetico nazionale. Per chi di voi la ricorda, è la legge n. 10/1991. Al di là della leggerezza normativa, perché erano solo 30 articoli di una riga o due, pochi esempi nel nostro Paese, aveva già normato profili come l’esperto in energia, la contabilizzazione condominiale, i requisiti di efficienza per i progettisti, la certificazione energetica degli edifici, la responsabilità di conduzione dei generatori.

    Stiamo parlando di tantissimi anni fa. Il nostro Paese e anche il nostro territorio è stato in grado di legiferare qualcosa di innovativo. La nostra potenzialità è quella di metterlo a terra, cioè cercare di fare in modo che, quando normiamo, diversi di voi l’hanno citato, andiamo su un aspetto operativo e riusciamo a essere efficaci e concreti.

    Sottolineo e ricordo su questo aspetto che la nostra Regione sta ottenendo dei risultati, a mio avviso, a nostro avviso, molto interessanti nell’applicazione degli attestati di prestazione energetica, delle statistiche di controllo a larga scala. Stiamo parlando di centinaia di migliaia di controlli ed è il nostro metodo unico nel territorio nazionale per efficacia e crescita della cultura dell’efficienza. Questo sta effettivamente alla scelta che ha fatto la nostra Regione, rispetto ad altre Regioni, di realizzare il controllo attraverso ispettori, attraverso un contatto continuo con gli interlocutori e con la filiera progettista-controllore, che a sua volta normalmente è anche coinvolto nella progettazione.

    Il profilo di cui parlo, quindi, istituito nel 1991, lo ricordo a tutti, è l’esperto di energia, definito dalla norma di legge e normato anche dalla UNI CEI 11339, che i decreti legislativi n. 115 del 2008 e del 2014 hanno reso profilo esperto di efficienza energetica e profilo adatto, lo sapete bene, a fare diagnosi energetiche, a occuparsi di consulenza nel pubblico-privato per quanto riguarda l’applicazione di efficienza, titoli di efficienza energetica, cioè tutti quei titoli che adesso esistono, sono efficaci e che noi potremmo utilizzare, assieme ad altri metodi interessati che il piano prevede. Cercheremo assieme di costruire anche quelli e fare in modo che siano calati sul territorio, in termini estesi e diffusi, gli otto macro obiettivi del piano.

    Parlo anche di questa figura del city manager, previsto, assessore, dal testo. Vedremo, essendo già presenti le figure del mobility e dell’energy manager, cosa possa essere, che profilo possa avere, che strategia possa fare, in aggiunta a gestire il territorio e le città.

    Come retroazione è chiaro che, per controllare che le azioni siano efficaci, noi suggeriamo e sosteniamo fortemente, come dicevo prima, il controllo del posizionamento energetico, ma anche la continuità e l’analisi dei dati, cioè la continua raccolta dei dati, che ha che fare con una misurazione sia statistica sia diretta. Solo così, ottenendo i numeri reali, siamo in grado di capire effettivamente se queste strategie sono operative, sono arrivati in campo.

    Ultimo asset è la formazione e la cultura. Come dicevamo, assessore, è parte integrante e fondamentale del nostro piano energetico. Ringrazio anche i consiglieri Sabattini e Pigoni, che ci hanno aiutato a configurare anche questo genere di contenuti perché è fondamentale la creazione di cultura, di informazione e formazione.

    Ricordo, anche in questo caso avevo il privilegio di essere segretario in provincia di Modena nel 2012, l’esperienza fatta, assieme all’amministrazione regionale, per reagire a un evento così drammatico. L’efficacia è stata effettivamente che unici, anche qui, sulla storia nazionale, con tutte le difficoltà del caso e delle ordinanze, il territorio ha risposto come l’Emilia-Romagna può risponder, cioè con efficacia, efficienza, ma anche con contraddittori continui e forti.

    Nel salutarvi faccio i complimenti – ho avuto la fortuna di parlare praticamente per ultimo – a chi mi ha preceduto. Sottolineo l’intervento del consigliere della Lega, che sottolineava l’importanza e l’efficacia che il territorio riesce a fare quando fa squadra, quando ha delle intenzioni e risolve i problemi concreti, puntuali, come il rigassificatore, che, a macro, risulta essere uno degli interventi chiaramente che crea la strategia dell’approvvigionamento. Al di là di tutte le proiezioni, l’approvvigionamento risponde a una domanda contingente e reale. Anche Confindustria sul rigassificatore sottolineava questo aspetto di efficacia.

    Faccio i complimenti anche a Legambiente. Sottolinea come noi quanto è importante il monitoraggio e il fatto di continuare ad avere i numeri a disposizione per un corretto controllo della traiettoria e il risparmio energetico quale vera risorsa energetica, che richiede non investimenti, ma buone pratiche e si inserisce nel contesto dell’informazione, della formazione e quindi della cultura nel tempo.

    Vi ringrazio. Rimaniamo a disposizione. Chiaramente vi farò avere l’intervento in maniera più articolata. Vi ringrazio dell’attenzione.

     

    Presidente RONTINI. Grazie. La parola adesso a Daniele Montroni, che è funzionario di Legacoop Emilia-Romagna, e penso che intervenga a nome dell’Alleanza delle cooperative.

    Prima di lasciargli la parola, ne approfitto per salutare anche le altre persone che sono qui in sala, che stanno partecipando ai nostri lavori, pur avendo scelto di non intervenire: Valentino Minarelli, del SUNIA Emilia-Romagna; Francesco Zanoni di Confcooperative Emilia-Romagna; Alberto Montavoci, tecnico del Comune di Formigine; Riccardo Evangelisti di CIA Emilia-Romagna e Andrea Mossi di Legacoop Romagna. Prego.

     

    Daniele MONTRONI, Funzionario Legacoop Emilia-Romagna, Alleanza delle Cooperative italiane. Grazie, presidente. Grazie, assessore, per questa occasione. Noi abbiamo partecipato al percorso che ha portato la regione alla definizione del piano attuativo triennale del piano energetico regionale. Come già veniva richiamato in altre occasioni, l’energia e il capitale umano rappresentano sicuramente le due leve fondamentali per assicurare a questa Regione quel posizionamento che ha sul piano nazionale e sul piano europeo.

    Non c’è dubbio che, per quanto sia stato fatto e dovrà ancora essere fatto sul versante del risparmio energetico, questa è una Regione che ha bisogno di energia. Se pensiamo solamente al super computer, quell’affare consuma 9 megawatt come 3.000 famiglie. Quindi anche la transizione digitale è un settore a suo modo energivoro ed è indispensabile per assicurare ‒ come dicevo ‒ alla nostra Regione quel posizionamento.

    Siamo di fronte a un Piano che si dà obiettivi molto sfidanti, che pone l’attenzione su una forte accelerazione delle fonti rinnovabili. Abbiamo visto come ci sia stata un’attività molto significativa, che ha dato risultati sul versante del risparmio energetico. Il sistema delle imprese, il sistema delle cooperative e il sistema, più in generale, delle piccole imprese su questo punto hanno fatto nel corso del tempo azioni molto significative e sono impegnate ancora oggi e nel futuro a farne.

    Obiettivi molto sfidanti, dicevo: se è vero che dal 2012 al 2019 siamo passati dal 4 al 14 per cento sulle energie da fonti rinnovabili, nei prossimi otto anni quel 4 per cento deve diventare oltre un 30 per cento, se vogliamo raggiungere quella traiettoria che con il Patto per il lavoro e per il clima ci siamo dati.

    Anch’io ritorno su un tema già ripreso da altri e di cui ha parlato anche Rusconi di Confindustria: la prima leva sulla quale agire ‒ presente nel Piano, ma che voglio sottolineare ‒ è quella del processo decisionale. Questa è una leva fondamentale. Dobbiamo assumere pienamente il principio di risultato. La Conferenza di servizi è uno strumento che ci ha permesso e ci permette ‒ abbiamo l’esempio del rigassificatore di Ravenna ‒ di raggiungere risultati a legislazione invariata, di raggiungere risultati attraverso il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse e di farlo assumendo pienamente la responsabilità del principio di risultato.

    Quella non è stata, però, lo voglio dire, una passeggiata. Ci sono categorie ‒ sto pensando, ad esempio, al settore della pesca ‒ che quell’intervento lo hanno visto in termini critici, ma che si sono assunte, insieme ad altri, la responsabilità nel processo di condividerlo. Lo dico anche perché noi andiamo verso una stagione dove la necessità di promuovere impianti, la richiesta di nuovi impianti aumenterà significativamente. Lo stiamo vedendo. La particolarità delle fonti rinnovabili, come l’assessore ci ripete sempre, è quella di essere un’energia di prossimità, il che vuol dire un’energia di superficie, il che vuol dire un’energia che ha un impatto. Sono molti i soggetti, a differenza dell’energia che ci arriva attraverso le fonti fossili, che hanno interesse a misurarsi su quegli impianti e su quelle scelte.

    Nell’assunzione del principio di risultato, quindi, abbiamo bisogno anche di tener conto degli interventi che servono a mitigare gli effetti che gli interventi producono, quindi a trovare anche delle misure di compensazione che favoriscano, che aiutino la condivisione delle scelte che andiamo a fare.

    Alcune riflessioni, invece, sui contenuti del Piano e sulle fonti rinnovabili. Bene l’investimento sull’idrogeno verde. Sappiamo, però, che l’idrogeno verde, così come ci dice il Piano, è una fonte di energia che avrà un peso significativo a partire dal 2030-2035-2040. Fino al 2030 si stima che il suo apporto non sia superiore al 2-3 per cento e che solo al 2050 ci possa essere effettivamente un impiego di energia da idrogeno verde attorno al 20-22 per cento.

    Mentre promuoviamo energia da fonti rinnovabili, quindi, abbiamo bisogno anche di far leva ancora sull’energia fossile. Penso che il gas non possa non essere quella energia fossile in grado di aiutarci nella transizione. Altrimenti, rischiamo di avere una situazione instabile. Il settore dell’energia ancora per tutta la fase della transizione, per tante ragioni geopolitiche, finanziarie, per com’è il mercato, può presentarci degli scossoni. Noi abbiamo bisogno, attraverso l’energia fossile meno inquinante, di attenuare il più possibile gli scossoni, utilizzando anche quella capacità, quella quantità di energia fossile che ci deriva dal gas, di cui il nostro sottosuolo, per quello che riguarda le piattaforme già esistenti, i pozzi già esistenti, può fornirci.

    L’altra considerazione riguarda le Comunità energetiche. Noi riteniamo che questa sia una forma di produzione di energia da fonti rinnovabili particolarmente importante. Ne conosciamo la complessità, soprattutto per quello che riguarda le Comunità energetiche di cittadini. Pensiamo, però, alle Comunità energetiche tra imprese. Noi siamo un sistema di piccole e piccolissime imprese in distretti produttivi ben definiti. Lì ci può essere un’opportunità, che va in qualche modo aiutata, stimolata a promuovere questa forma di energia.

    Riqualificazione del patrimonio pubblico. Sto agli assi del Piano. Asse 5. Riteniamo che vadano sviluppate e incentivate forme di partenariato pubblico-privato. Ci sono le risorse. Questo strumento può aiutarci non solo a realizzare quegli interventi, ma gli interventi per la tecnologia che incorporano, hanno bisogno di manutenzione, hanno bisogno di soggetti che, per tutta la durata della vita dell’impianto, se ne occupino e si preoccupino che ci sia il massimo rendimento. Altrimenti, rischiamo di fare un investimento, che il pubblico faccia un investimento, ma perdendo nel tempo quella efficacia e quell’efficienza che chi non ha come core business quel tipo di attività non riesce a evidenziare.

    L’ultima questione riguarda l’asse 6, mobilità intelligente e sostenibile. Uso le parole dell’assessore Colla, quando ha detto, lunedì scorso, che abbiamo bisogno di metterci le mani. Credo sia proprio così. Sappiamo che il trasporto merci e persone fa pochissimo uso, oggi, di energia da fonte rinnovabile. Solamente il 9 per cento. Per l’importanza che ha nella nostra regione, sia dal punto di vista del trasporto persone, ma in modo particolare del trasporto merci, noi abbiamo bisogno, anche in questo caso, di avere una grande attenzione alla necessità di avviare in modo molto concreto politiche di trasformazione e di sostituzione dei mezzi che abbiano un impatto meno significativo rispetto a quello che oggi registriamo, non solo sul versante del contributo che possono dare agli obiettivi del Piano energetico regionale, ma in modo particolare al Piano della qualità dell’aria. L’incidenza del trasporto è molto significativa, da questo punto di vista.

    L’ultimissima considerazione riguarda ‒ veniva richiamata da chi mi ha preceduto ‒ il tema del monitoraggio. Abbiamo bisogno di un monitoraggio quasi in tempo reale, perché gli obiettivi così sfidanti che ci stiamo dando, che la Regione si sta dando hanno bisogno di interventi puntuali sulle criticità che possono emergere. Il Piano regionale si realizza se una pluralità di soggetti, pubblici e privati, non solo condividono quegli obiettivi, ma assumono quegli obiettivi come un impegno straordinario. Altrimenti, rischiamo che, di fronte a un Piano sfidante, particolarmente interessante e necessario per il nostro territorio, i risultati che otteniamo non siano all’altezza delle aspettative.

    Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie. A meno che non ci sia qualcun altro che abbia deciso di intervenire – ma non mi pare, almeno dalle mani non alzate in sala – io vi ringrazio tutti per i contributi preziosi, per i vostri interventi, per le osservazioni, per i testi che avete depositato e per i contributi che successivamente ci invierete, che ci aiuteranno a qualificare ulteriormente la proposta che, come dicevo in apertura, andremo ad approvare in aula entro il 6 dicembre prossimo, proprio per cercare di essere tempestivi nel dare risposte a famiglie, imprese e cittadini, come ci avete sollecitati anche voi a fare con i vostri diversi interventi. Poi sta qui alla politica riuscire a fare una sintesi alta degli interessi, tutti legittimi, che arrivano anche da punti di vista diversi.

     

    Presidente RONTINI. Prima di dare la parola all’assessore Vincenzo Colla, che ringrazio per essere stato qui con noi, per la conclusione, per raccogliere già fin da ora qualcuno dei vostri stimoli, devo mettere in approvazione il processo verbale n. 34 del 2022, dal momento che non l’ho fatto in apertura, e mi scuso con i colleghi.

    Se non ci sono osservazioni rispetto alla bozza che vi è stata allegata nei giorni scorsi, quando abbiamo inviato la convocazione, il processo verbale n. 34 del 2022 è approvato all’unanimità.

     

    Presidente RONTINI. Riprendiamo adesso l’esame della proposta di Piano triennale di attuazione 2022-2024 del Piano energetico regionale 2030. Ricordo che ci siamo dati, in accordo con i relatori, il 24 novembre come data per il deposito degli emendamenti da discutere in Commissione. Questo lo dico anche alle rappresentanze: fateci avere il prima possibile le vostre osservazioni, qualcuno l’ha già fatto, cosicché i consiglieri possano eventualmente valutare di tradurre alcune di queste in proposte emendative. Prego, assessore Colla.

     

    Vincenzo COLLA, assessore. Grazie, presidente. Ringrazio i due relatori per la qualità e la responsabilità del consegnare un argomento così sensibile nella fase attuale, sia per emergenza, sia per cambiamento, vision, posizionamento del nostro futuro. Ringrazio veramente per la discussione che ci avete consegnato e, ovviamente, anche per l’impegno all’affinamento del testo. Le Commissioni servono, ovviamente, anche per recepire, affinare, anche motivare e dare risposte a quello su cui riteniamo di difficile soluzione.

    Siamo abituati a fare così in questa Regione: abbiamo sempre un percorso partecipato prima con i soggetti, i professionisti, gli stakeholder, l’università, il patto, tutti i soggetti e le istituzioni che sono interessate non solo alla discussione, ma a conoscere in forma preventiva, sapere dove stiamo andando, ma qual è anche la filosofia strategica di un’operazione di tale portata per la nostra Regione.

    Abbiamo iniziato con l’udienza del 7 novembre e se tutto procederà come da roadmap della presidente – non sono io che gestisco le roadmap delle udienze dell’Assemblea – si dovrebbe concludere il percorso il 6 dicembre in Assemblea, per permettere anche tutto il dispiegamento delle osservazioni e anche delle risposte.

    Voglio consegnarvi la discussione che ho istruito in Giunta nel perimetro di contesto o di scenario che è stata condivisa, che ha portato poi al testo, ma l’Emilia-Romagna ha bisogno sempre di guardare cosa succede attorno, nel mondo. L’Emilia-Romagna sta nel mondo, quindi quando si muove nel mondo è come guardare al nostro bisogno. Mentre stiamo discutendo, si sta discutendo COP27 a Sharm el-Sheikh, uno pensa che si discute là e non arriva qua. No, quella discussione arriva anche qua. Stiamo parlando ovviamente di operazioni. Poi si dice sempre che si hanno aspettative più alte, ma guardate che quelle discussioni pezzo per pezzo stanno consegnando una forza che va nella direzione di investimenti nella sostenibilità di operazioni, di vincoli. Vi do un dato. Del resto, è opportuno rilevare che, quando si discute di energia, si discute sempre anche di geopolitica. Non è che quella guerra è arrivata per caso, è sempre un fatto impositivo o negativo di geopolitica, di geopoteri e anche di democrazia. L’energia arriva prima del manufatto, dal punto di vista dell’impatto che ha sempre avuto nella storia economica e sociale del mondo. Dicevo, vi do un dato: a Sharm el-Sheikh gli USA, tramite John Kerry, ha fatto una proposta sulla finanza, e cioè ha deciso di fare un’operazione nei Paesi dell’Africa di 1.000 miliardi di euro, in tre anni, coinvolgendo un sistema integrato con Microsoft, Pepsi-Cola, Bezos, Fondazione Rockefeller, banche filantropiche USA. Perché fanno quel fondo? Perché hanno capito di non lasciare solo alla Cina l’Africa dal punto di vista della gestione delle materie prime e dell’energia.

    Voi pensate che non c’entriamo noi? Ma noi siamo lì. Siamo la porta del transito delle reti energetiche dell’Europa. Anzi, io penso che ci sia una novità. Io sono d’accordo con una valutazione che era stata fatta anche dal Governo precedente. Guardate, c’è un ridisegno in atto: quel tubo, se si chiude ad est, è inevitabile che al sud diventi la porta strategica per l’energia di tutta l’Europa. Non a caso, siccome parliamo di transizione a gas, e non abbiamo mai detto diversamente, se oggi non avessimo Algeria, Mozambico, Congo, Libia e Azerbaijan, se non avessimo quei tubi, noi non parleremmo oggi di questa discussione su come diventare autonomi rispetto a quel tubo. Ripeto, sto parlando di un fondo di 1.000 miliardi di euro, che è tre volte il PNRR. E loro lo fanno in tre anni. Questo per dire la bocca di fuoco che si sta mettendo in campo, anche di interessi. Quando la finanza si muove in quella direzione, è perché hanno sempre le idee anche del ritorno di queste operazioni.

    Dov’è che ci stiamo muovendo? Su tre fattori. Il primo, la crisi macroeconomica dovuta alla guerra, che ha fatto schizzare i costi dell’energia e i costi dei materiali. Il secondo, siamo di fronte a un problema di mancanza di manodopera senza precedenti nel sistema delle nostre manifatture occidentali, nel nostro Paese. Il terzo, abbiamo un problema di gestione della demografia dei migranti, se vogliamo mantenerci un Paese ed un’Europa con le qualità che oggi abbiamo conosciuto. Questi fattori parlano sempre di quello che stiamo discutendo oggi e dei tre grandi cambiamenti che abbiamo davanti.

    Il primo è il tema dell’energia, ma anche il tema dell’energia e della digitalizzazione per competere e creare lavoro. Il secondo è il tema della sostenibilità, modello di sviluppo per respirare e non annegare. Questi sono titoli non miei, sono i titoli della discussione europea dal punto di vista del posizionamento. Il terzo è il tema della nuova economia sociale per ricucire le plurime disuguaglianze. I tre primi parlano ai tre secondi, e dobbiamo tenerli insieme con atti anche nel nostro territorio.

    Ricorderete che nel tavolo strategico che abbiamo costituito in emergenza con le associazioni imprenditoriali e le organizzazioni sindacale avevamo tre livelli. Rusconi ha seguito, come gli altri. Avevamo un livello Europa. Abbiamo sempre detto: guardate che non riusciamo a far fronte solo con la “taglia Paese” non solo all’emergenza, ma al fatto strutturale del cambiamento energetico. Certo, con l’emergenza è ancora più cogente. Ma senza quel perimetro non ce la facciamo. E in questa discussione permettetemi di consegnarvi questo dato: stiamo seguendo la questione anche direttamente con tutte le direzioni generali in Europa, anche perché ovviamente ci sono i commissari con cui si dialoga, ma i direttori generali sono sempre importanti, e voi sapete che nella Commissione del 21 ottobre, l’ultima che ha fatto il presidente Draghi, dopo dieci ore di trattativa i capi di Governo hanno presentato delle proposte.

    Il prossimo Consiglio, che sarà il 21 o il 24, dei Ministri dell’energia, seguendo le indicazioni definite delle decisioni che i Capi di Governo ratificheranno con approvazione di un regolamento europeo: si va verso un regolamento europeo che vuol dire cogenza. Non è che deve passare dentro i Governi. Se è un regolamento, vuol dire che con decorrenza 1° gennaio quelle decisioni sono cogenti. Certo che rispetto al fabbisogno c’è un’Europa lenta, sono d’accordo, ma, attenzione, che il cambiamento di questa Europa, se ci pensate, se guardiamo in filigrana, il cambiamento dell’Europa c’è. Sapete che io ho grande attenzione sul ruolo dell’Europa. È il continente certamente che sta pagando di più l’impatto di questa guerra del costo energetico. In America i costi dell’energia sono ancora quelli del 2019. Stanno facendo business. Non ci deve sfuggire questo fatto, ma la lentezza dell’Europa c’è. Diciamoci la verità, c’è una sterzata dell’Europa da Fiscal Compact a Green Deal, a Next Generation EU.

    Dentro il Covid, abbiamo gestito l’emergenza con grande qualità. Abbiamo questa guerra che ha creato il fatto energetico, però con un regolamento sull’energia non solo dell’emergenza, ma che sarà strutturale per i suoi provvedimenti, iniziamo a essere in un ambiente non banale.

    Non dimentichiamo mai che l’Europa ha 450 milioni di abitanti in ventisette Paesi ed è ancora l’economia più forte nel mondo in rapporto al numero di abitanti e anche il maggior numero di imprese. In questo scenario, cosa stanno discutendo dentro il regolamento? Io spero che quelle date non siano spostate del 21 e del 24.

    Vi dico i punti perché parlano a noi, parlano a casa nostra, nelle famiglie, nell’impresa.

    1) Ipotesi del tetto al prezzo. Non è vero che è stata tolta l’idea della discussione del tetto al prezzo. Come si diceva prima, siamo passati dal mese di agosto a 350 euro. Oggi – guardavo il dato stamattina, perché bisogna guardare sempre il TTF ad Amsterdam – siamo a 90, quindi una bella planata. Non è vero che non sta diminuendo il costo del gas, anche perché quella maledetta speculazione che era ad Amsterdam ha capito che c’è anche la planata economica e quindi noi siamo passati dal 2021, prendiamo la nostra Regione, ma anche il Paese, all’8 per cento, nel 2022 al 4 per cento. Se fai la planata a “zero virgola” quelli se ne accorgono immediatamente. Quindi, c’è stata la planata dei prezzi. Certo, non ritorneremo al prezzo del 2019. Non lo dico io, lo dicono gli esperti, Prometeia, i soggetti che stanno studiando anche per noi, ma certamente non ci sarà un’operazione, guardando anche il sistema, che porta a turbolenze che abbiamo visto nel passato.

    2) Possibilità di acquisto congiunto pari al 15 per cento del fabbisogno degli stoccaggi UE, un dato enorme, il 15 per cento dell’Europa diventa acquirente unico e fa il prezzo. Quindi, qualora ci fossero speculazioni che ripartono, facciamo come se avessimo già deciso: parte la speculazione, il 15 per cento lo acquisto io a un prezzo per determinare gli stoccaggi.

    3) Nuovo parametro di riferimento che riflette le condizioni di mercato, le quotazioni medie quindi non più solo ad Amsterdam, ma le quotazioni medie nelle altre Borse sul costo del gas.

    4) Corridoio prezzo dinamico per limitare immediatamente i prezzi eccessivi.

    5) Fissare un tetto al prezzo del gas nella generazione di elettricità, disaccoppiamento.

    6) Aumentare la trasparenza del mercato per evitare la volatilità dei prezzi. Non si sa chi media, chi sono gli interlocutori.

    7) Misurare la solidarietà energetica.

    8) Maggiori sforzi per il risparmio energetico (Governo decreti MISE per 4-5 miliardi già fatti sul decreto che è già stato fatto dal Governo precedente). Lì si andrà a un’idea strong di risparmio energetico.

    9) Strumenti finanziari pertinenti a livello UE. Apertura di un possibile debito comune, fondo comune.

    10) Certezza della fornitura.

    Queste sono le decisioni che l’Europa il 21 e il 24 assumerà a metterà dentro un regolamento. Voi capite che siamo dentro uno scenario un po’ diverso rispetto alla gestione della turbolenza di oggi, ma entriamo in uno scenario notevolmente più programmabile, perché il vero problema, oggi, di quella turbolenza, è che se sono un’impresa non so più programmare il mio futuro. Siccome l’economia al 50 per cento è fiducia, se io non so programmare il mio futuro, mi blocco, come si bloccano le famiglie perché poi gli arrivano addosso i costi e al posto di cambiare l’auto tengono quella vecchia. Questo è lo scenario.

    Nel frattempo, però, abbiamo un problema, che parla anche ai temi energetici, ai temi delle infrastrutture energetiche, agli investimenti. Vi siete accorti tutti dell’incremento del tasso di sconto. Stiamo viaggiando con un’inflazione incredibile, 8-9 per cento. Quella inflazione sta creando un impatto sulla liquidità.

    La CGIA di Mestre calcola che l’inflazione brucerà nei prossimi mesi 92 miliardi. Arriva dentro al sistema e abbiamo questa planata del PIL anche per effetto di questo fatto. In Regione noi abbiamo fatto l’8 per cento nel 2021, il 4 per cento, 0,2 nel 2023, l’ultimo report di Prometeia. Voi capite che poi, con beneficio di inventario, vedremo anche lo scenario che c’è di fronte.

    Poi c’è l’altra operazione che abbiamo la difficoltà nella catena del valore a recepire, a far arrivare i materiali. Anch’io vi do i risultati di una ricerca che abbiamo commissionato come Prometeia per posizionare anche il Piano energetico. L’ha gestita ART-ER. Ringrazio anche la mia struttura per la qualità del lavoro e la mediazione, a partire da Morena a tutto l’Assessorato, che sta facendo su questa operazione. Abbiamo preso un ampio campione di imprese con almeno venti addetti e il 97 per cento delle imprese che abbiamo in questa Regione.

    La dichiarazione media dell’incremento dell’energia medio costo nel primo trimestre è stata del 32 per cento. Cosa rispondono alle nostre valutazioni? Il 36 per cento ha assorbito con aumento dei prezzi di vendita. Non a caso abbiamo continuato a incrementare l’export, non solo per il tema dei prezzi. La nostra percentuale è incrementata ancora nel 2022. È incredibile. Perché? Perché abbiamo una manifattura splendida, di grande qualità, di nicchia che è in grado anche di assorbire i prezzi e quella qualità di nicchia, se ci pensate, io non ho una turbolenza elevata, anche di impatto sociale, ammortizzatori e quant’altro, perché poi energia è anche quella roba lì, è anche impatto, ovviamente. Se non ce la faccio, vado sugli ammortizzatori sociali. Il 29 per cento attiene alla contrazione dei margini, ma si regge. Il 14 per cento, solo il 14 per cento, attiene alla riduzione della produzione. Non so se resterà così. Lo stiamo monitorando, ma ci fa dire che abbiamo bisogno sempre di fare ponte sulle emergenze in questa regione, ma mai di perdere di vista la forza della possibilità di quell’operazione, che è storia per noi, dell’investimento pubblico quale leva per fare continuità e innovazione, perché ogni euro di investimento pubblico crea più di un euro di investimento privato in questa Regione. Nessuno ha un indicatore di tale portata.

    Come arrivare a comprare tempo e un nuovo posizionamento strategico, evitare l’impatto sulla liquidità di imprese e famiglie, evitare la povertà energetica? Relazioni con il Governo. Noi stiamo tenendo relazioni con questo Governo, relazioni costanti, anche personalmente, con il MISE, con il MITE, con il MEF, con il lavoro ‒ ovviamente, non ho nessuna esclusiva ‒ si tengono relazioni di cooperazione leale istituzionale.

    In questa operazione noi abbiamo consegnato la valutazione che abbiamo appreso al tavolo costituito in questa Regione permanente. Penso che convocheremo a breve il tavolo. La Presidenza lo vuole convocare a breve. Anche perché in poco tempo vanno a definirsi e a intrecciarsi alcuni decreti fondamentali. Avete visto che il decreto bis è già stato approvato il 21.09.2022, definitivo. 17 miliardi. Lì ci sono dentro tante cose che parlano di energia. Il decreto ter è già al Senato. Verrà approvato il 23 novembre. Quel decreto parla di energia, quindi sgravi, percentuali. Non ve li sto a elencare. Andate pure a prenderli. Sono lì. È uscito giorni fa il decreto quater, un decreto non banale, che parla molto di energia.

    Queste cose si intrecciano tra di loro e sono a breve, non a lungo periodo. Vi sto parlando di fatti. Come ci relazioniamo a un Piano energetico con questi fatti è fondamentale. Non è che l’Emilia-Romagna può stare fuori dal sapere la normativa nazionale rispetto al posizionamento del nostro Piano energetico. Poi vi dico quello che possiamo fare subito.

    Se uno guarda il decreto ter, che spero vada in porto, ci sono tutti i crediti di imposta per gli energivori, tutte le imprese. Un fatto non banale. Il decreto quater del 10 novembre proroga al 31.12 delle percentuali di credito d’imposta, acquisto energia nelle imprese, nel terziario, possibilità di richiedere rateizzazioni di 36 mesi ai fornitori di energia: 36 mesi. Anche rispetto ai temi di povertà energetica. Misure per l’incremento della produzione di gas naturale: lì c’è la modifica del PiTESAI. È bene essere onesti. In quel decreto quater c’è scritto questo.

    Per quanto ci riguarda, le valutazioni le faremo dentro la discussione di Giunta. Avremo modo di consegnare questa discussione. Non abbiamo, però, il timore di dire come la pensiamo. Noi pensiamo che in questa Regione la transizione debba essere a gas, ma macchina avanti tutta con le rinnovabili per ridurre il più possibile, nel più breve tempo possibile il fossile. Non abbiamo cambiato idea. Per noi è un posizionamento strategico.

    Permettetemi. Vi ricordo che questa Regione in questa strategia sta facendo cose che non sono ordinarie. Fa piacere che sia stato riconosciuto il rigassificatore. Adesso capisco acquisito. Quel rigassificatore sono 5 miliardi, 3.000 pagine di concessione. Un lavoro incredibile. Un investimento di un miliardo. Senza quel rigassificatore, quel tubo là diventava veramente molto più pericoloso. Spero che si faccia anche Piombino. Il tema sono soprattutto gli stoccaggi. Altrimenti, andiamo in sofferenza nel 2023. In quell’operazione abbiamo fatto le concessioni a terra. Noi siamo una Regione di stoccaggio. Ricordiamoci questo fatto. Non metto dentro il tema del fossile in declaratoria nel Piano energetico, perché quella è materia che io devo sempre discutere con il Governo. Se io dico “a mare” è mare. Decide il Governo. È demanio. Però, se non avessimo preso la delibera che abbiamo preso su Minerbio, nel 2021, che è il più grande stoccaggio europeo e di pompaggio, noi parleremmo d’altro oggi. Di SNAM.

    Abbiamo stoccaggio a Cortemaggiore, abbiamo stoccaggio a Sabbioncello, abbiamo stoccaggio a Tresigallo. Alfonsine non attivo. Penso che il tema dello stoccaggio in questo Paese. Tra l’altro, facevamo export di gas perché non avevamo lo stoccaggio che arrivava dalla TAP, dai tubi anche là in fondo. Noi andavamo a esportare perché siamo in carenza di stoccaggi. Questa è la portata di una discussione in questa Regione che guarda il suo Paese. Ovviamente prenderemo le discussioni al fine di vedere che tipo di relazione tenere, sia con quei territori, come sempre facciamo, quelli più esposti, della costa, sia, per quanto ci riguarda, le soluzioni che non creano impatto ambientale.

    Permettetemi. In quel provvedimento di Governo ‒ sto dialogando ‒ mancano due punti fondamentali per comprare tempo, per reggere. Primo punto. Vi ricordate? Noi abbiamo chiesto le moratorie modello Covid dei prestiti, dei mutui. Se non abbiamo quelle moratorie lì, da quella statistica che io ho, di Prometeia, alcune imprese non ce la fanno. Con dentro i lavoratori. Il tema delle moratorie ci fa comprare tempo in attesa che ci sia dispiegamento europeo, i decreti e le nostre normative, anche regionali. Aiutiamoci dal punto di vista della rappresentanza. Le moratorie su imprese, su famiglie, di mutui e di prestiti, che ci fanno prendere tempo. L’abbiamo utilizzato con Mediocredito, con SACE, dentro il Covid. Quella è un’operazione splendida, perché non fa buco di bilancio. Sposta in avanti. Fondamentale, per attraversare il 2023, almeno arrivare all’estate e guardare lo scenario.

    Secondo. Se vado a “planata 02” so che dovrò gestire ammortizzatori sociali. In quel documento abbiamo scritto che, se metti un lavoratore o una lavoratrice, un autonomo, un Dis-Coll ‒ perché c’erano anche quelle figure ‒ da 1.500 euro a 850 euro al mese, con i costi della bolletta, che comunque sono lievitati e non torneranno più come prima, con l’inflazione sui mutui, che sono aumentati, con i generi alimentari che sono aumentati, quello non regge. Abbiamo chiesto di utilizzare gli ammortizzatori in deroga modello Covid, soprattutto per le piccole imprese, perché qui l’energia, quella botta che sta arrivando in questi mesi, e tra l’altro devi pagare anche gli acconti, guardate che arriva nei prossimi mesi. Vale per la ceramica come per un fornaio. Se io non ho un’operazione ponte diventa fondamentale. Addirittura, abbiamo detto: incrementiamo il tetto degli ammortizzatori quale costo di un’operazione straordinaria per far reggere, anche dentro la gestione che dovremo fare.

    Poi abbiamo chiesto ‒ e questo lo metteremo anche formalmente ‒ alcuni indispensabili punti. Abbiamo bisogno di incrementare il tetto degli aiuti di Stato, altrimenti si bloccano anche gli investimenti. Stiamo parlando di investimenti che non ci risolvono il problema. Il Governo deve fare una richiesta all’Europa sul tetto degli aiuti di Stato. Noi abbiamo ancora il modello degli aiuti di Stato pre-guerra, fiscal compact. Siamo ancora là.

    Altro punto, permettetemi: decreto per incentivi Comunità energetiche. Queste Comunità energetiche stanno prendendo una forza che io non pensavo. Soggetti pubblici, privati, multinazionali che chiedono la nostra legge, che non possono nemmeno utilizzare. C’è una ruzzola positiva, ma se noi non abbiamo il decreto delle Comunità energetiche che ci porta gli incentivi fino a un megawatt, io faccio il bando... “Io” è un po’ forte. La Regione fa il bando fino a 200 chilowatt. Benissimo. Entro novembre facciamo il bando. Ma se io voglio fare massa critica, rendere efficiente e confacente quell’investimento, devo andare a un megawatt, perché ci devo mettere dentro anche le piccole imprese, ci devo mettere dentro i soggetti, i centri commerciali. Se non faccio un megawatt, parlo di cose piccole e rischio di avere una cosa troppo piccola per spostare. Quel decreto è fondamentale. Ad esempio, quel decreto mi deve dire dell’allaccio alle cabine primarie. Se io dico “cabina primaria” sembra una cosa una cosa astrusa. Ma se non ho la cabina primaria e vado solo sulle secondarie, se non mi permette di utilizzare la primaria, e lo dici a Hera, e lo dice a GSE, ma ce lo devi dire con decreto di Stato, perché la mia normativa non serve a niente. Permettetemi. Far uscire prima il decreto “macchina avanti tutta sul gas”, benissimo. Senza questi decreti io li avrei fatti contestuali.

    Decreto “FER 2”, fonti ed energie rinnovabili. Qui parliamo di biogas, biometano, tutta quella roba. Benissimo. Ma lì dentro, in quel che abbiamo già definito come assessori, e “recepito” vuol dire il testo nella Conferenza Unificata delle Regioni, in Europa oggi il FER 2, che faccia in fretta, sollecitiamola quell’Europa, perché dentro il FER 2 cosa abbiamo? Tra l’altro, un’ottima mediazione abbiamo fatto. È di grande qualità, il FER 2. Ma lì incentivi alle fonti rinnovabili, biogas, biometano, biomassa, geotermica, fotovoltaico, off-shore, a terra, agrifotovoltaico. È un decreto fondamentale, perché non ci sono solo gli incentivi. Rispondo anche a Legambiente. Lì ti dicono anche cosa puoi utilizzare per le biomasse, il biometano e il biogas, che materiali puoi utilizzare, perché non lo posso fare io. E penso che la madre di tutti i decreti di Stato, quindi, adesso sto parlando di decreti di Stato, che deve arrivare, già sollecitato personalmente al ministro Gilberto Pichetto Fratin, che era viceministro e seguiva le crisi, quindi abbiamo anche un affinamento di relazioni in feedback, sia il decreto delle aree idonee. Bisogna fare quel decreto. Diversamente, se non ho il decreto di dove e come posso piazzare il fotovoltaico, la biomassa, tutto quello che stiamo discutendo qui, siccome c’è ancora il Titolo V, non è che lo posso fare io, perché quel decreto-legge è fondamentale. Del resto, voi non è che mi state dicendo solo risorse, mi state dicendo: Colla, dimmi dove posso mettere il fotovoltaico, dove posso fare la biomassa, poi non chiedo un euro di soldi pubblici. Ci sono multinazionali, ne ho piena una fila di gente che vuol far così. Ma io voglio fare investimenti con voi, con i soggetti a filiera corta (per dircela tutta), ma ho bisogno di quei decreti fondamentali per il Piano energetico regionale.

    In questo scenario è importante quel decreto sulle aree idonee. E io so anche dov’è quel decreto. È ancora nelle strutture tecniche/politiche. Spero di poterlo vedere entro un mesetto, perché poi la Regione ha il vincolo di recepirlo per legge. Quindi, una volta che ho il decreto, per dare gambe al dove e al come io devo fare una legge, che discuteremo insieme, che insieme al Piano energetico, come la forza degli investimenti, io devo dire alle imprese, alle associazioni dove facciamo quegli investimenti e le nuove possibilità.

    Certamente, per quanto mi riguarda, come Regione dovremo snellire moltissimo. Sono d’accordo: occorre sburocratizzare, snellire, in un cambio tra investimenti, ma qualità del lavoro e qualità delle imprese. Questo è il mix che vogliamo mettere in campo. Se io faccio un’operazione di sburocratizzazione, deve esserci sempre a fianco la garanzia per la qualità del lavoro e la qualità delle imprese. Altrimenti, arrivano i farabutti. E questo non va bene.

    In questa operazione abbiamo già costituito un tavolo dedicato alla semplificazione e al come iniziamo a discutere le aree idonee. È già convocato. Quello delle comunità energetiche è già stato convocato. Voglio fare il bando delle comunità energetiche entro novembre. Sono d’accordo, ovviamente: qualsiasi cosa vuol dire che ci porta a capire che la normativa vincola, ma attenzione che poi rischiamo di togliere tanto, che poi mi richiedete di rimettere. Questo non ce lo possiamo permettere. Le barriere giuste, utilizziamo anche i professionisti, gli ingegneri in questa discussione, perché la prevenzione progettuale del come si può fare è sempre fondamentale.

    Piano energetico, terzo livello, il nostro. Che cosa facciamo noi? Io penso che il Piano energetico sia ambizioso. Rappresenta una sterzata senza precedenti. Siamo dentro una sterzata senza precedenti. E qual è l’operazione? Transizione. Ma c’è una novità. Poi guarderemo tutte le micro-questioni che ci porterete. Vi sto dicendo l’impianto certo. Da noi l’energia sarà sempre più di prossimità. Non ci saranno più le grandi centrali. Quelle vanno in esaurimento. La prossimità in autoproduzione e in autoconsumo diventa la sfida della competitività, perché se io non faccio un sistema produttivo di prossimità in autoconsumo e in autoproduzione vado fuori mercato. Siccome l’energia non tornerà come prima, diventa un fatto competitivo per eccellenza, oltre che il fattore green. Non a caso, stiamo vincolando le leggi del come costruire le case con alcuni vincoli, del come costruire capannoni con alcuni vincoli. Già noi ci siamo presi la briga di fare alcune cose.

    L’altra cosa è il risparmio, il riciclo, il riuso. C’è uno spazio sul risparmio notevolissimo, che è un tratto culturale fondamentale, come ci ricorda sempre anche Legambiente. E diversificazione delle fonti, diversificazione geografica, continuità dell’energia. Diciamoci un’altra verità: avremo i più grandi impianti a mare di fotovoltaico, di eolico, flottante tra Ravenna e Rimini. Ci siamo, stiamo andando. Ma al vento e al sole non fai come l’interruttore della luce. Qual è per noi il più grande investimento che vogliamo mettere in campo? Aiutiamoci in questo. Sono gli impianti di biogas, biometano, biomasse, che verranno incentivati moltissimo nella FER 2. E se io ho le aree idonee, questa è anche la fase dove i comitati vanno un po’ in difficoltà. Mentre io voglio discutere su un sistema che so che viene condiviso anche dai sistemi ambientalisti, perché lì se faccio economia circolare, se prendo i liquami, se prendo gli scarti della legna, se prendo gli scarti dell’agroindustria, se prendo queste cose, faccio la differenza di un’innovazione strategica per questa Regione

    Ovviamente non dimentichiamoci mai che noi siamo una grande regione manifatturiera. Non si fa green senza chimica green. Il Paese si è dimenticato della chimica. Noi abbiamo due petrolchimici. Vi annuncio che daremo una ricerca specifica sulla chimica, perché il tema del rinnovamento chimico finalizzato a fare green diventa fondamentale. L’altro pezzo è rappresentato dagli stoccaggi. Noi dobbiamo stoccare quelle energie di prossimità, anche se è energia elettrica. Nuovi stoccaggi, batteria, materiali. Provate a immaginare i materiali. C’è il CNR che sta facendo ricerca su materiali eccezionali. L’Enel farà uno degli stoccaggi più innovativi nella centrale di Castel San Giovanni: le batterie. Non le batterie del nostro telefonino. Una delle cose più innovative stiamo mettendo in campo, con ricerca, con brevetti, grazie alla nostra rete delle università e dei tecnopoli. Abbiamo fatto accordi con Enel, GSE, Snam, adesso andremo da Enea, perché sono quelli i grandi soggetti che hanno una bocca di fuoco, ma al posto di subirli, proviamo a discuterne e a tenerceli vicini, perché se io non ho la rete posso fare anche una bellissima comunità energetica, ma non l’allaccio. Ho bisogno di GSE, di Terna, di ARERA.

    Ho bisogno, inoltre, di digitale. Oggi non si fa energia green senza digitale. Ma per noi le filiere sono quelle dell’S3. Provate a immaginare – ne prendo una, perché la mobilità quota un terzo del CO2 in questa regione – di cambiare quelle filiere. Noi teniamo aperti tutti i cantieri. Per me è ibrido, per me è elettrico, per me è idrogeno, per me è biocarburante. Teniamo aperto tutto. Ma non è vero che non sta succedendo niente. Permettetemi, in questa Regione stanno succedendo fatti che anch’io mi meraviglio. Provate a immaginare le ceramiche energivore. Due grandi ceramiche faranno un investimento incredibile in rinnovabili per fare idrogeno green, per mettere dentro il 20-30 per cento di gas idrogeno green, dentro il tubo della ceramica. Provate a immaginare cosa vuol dire 20-30 per cento in quei tubi. Hanno dei tubi così per fare andare quei forni. Oppure, c’è la sperimentazione di Hera, la prima a Castelfranco. Nella rete che arriviamo a fare con la sperimentazione entra nelle caldaie – nessuno in Italia l’ha fatto – l’idrogeno. Dobbiamo avere un’idea: transizione, diversificazione delle fonti. C’è un approdo. Questo è l’impianto e in questa operazione abbiamo aperto il cantiere con voi. Raccogliamo tutte le sollecitazioni, anche quelle micro, le analizziamo, diamo una risposta a tutti e integriamo il testo. Alcune sollecitazioni erano già accoglibili, altre abbiamo bisogno di motivarle. Non voglio fare l’elenco qui, perché ci avete consegnato dei testi. Li guarderemo con grande qualità. Buon lavoro a tutti noi. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie all’assessore Vincenzo Colla, grazie ai relatori, grazie a tutti voi.

    Come ha detto l’assessore, c’è grande disponibilità per affrontare nel merito tutte le sollecitazioni che ci avete consegnato per far sì che il Piano triennale di attuazione del Piano energetico regionale sia uno strumento utile alla nostra comunità emiliano-romagnola.

     

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