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Legislatura XI - Commissione III - Resoconto del 19/06/2023 antimeridiano

     

    Resoconto integrale n. 17

    Seduta del 19 giugno 2023

     

    Il giorno 19 giugno 2023 alle ore 10,00 è convocata, con nota prot. n. PG.2023.15065 del 14/6/2023, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna, viale A. Moro n. 50, la Commissione Territorio, ambiente, mobilità, in modalità “mista”, cioè con la presenza in sede del presidente, dei vicepresidenti e dei seguenti membri per Gruppo assembleare: Bulbi, Costa, Dalfiume, Fabbri, Montalti, Sabattini (PD); Castaldini (FI); Evangelisti (FDI); Facci, Pelloni (Lega); Mastacchi (RCPER); Piccinini (M5S); nonché degli altri partecipanti in via telematica, in applicazione dell’art. 124, comma 4 bis del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022, n. 26 (Disposizioni per lo svolgimento in modalità telematica o mista delle sedute delle Commissioni assembleari).

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    CALIANDRO Stefano

    Presidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    7

    presente

    OCCHI Emiliano

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    6

    presente

    ROSSI Nadia

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    6

    presente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    presente

    BULBI Massimo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    presente

    COSTA Andrea

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    DAFFADA’ Matteo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    DALFIUME Mirella

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    DELMONTE Gabriele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    EVANGELISTI Marta

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    presente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    4

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    PELLONI Simone

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PIGONI Giulia

    Componente

    Bonaccini Presidente

    3

    presente

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    RAINIERI Fabio

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    presente

    È presente il consigliere Daniele MARCHETTI in sostituzione del consigliere Fabio RAINIERI.

     

    Sono altresì presenti i consiglieri COSTI, MARCHETTI F. (PD), LIVERANI (Lega) e la Vicepresidente e assessore alla transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile Irene PRIOLO.

     

    Presiede la seduta: Stefano CALIANDRO

    Assiste la segretaria: Silvia Fanti

    Funzionario estensore: Daniela Biondi

     


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    -     Informativa della vicepresidente e assessore a Transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, Ambiente, Difesa del suolo e della costa, Protezione civile, Irene Priolo, su “Aggiornamento emergenza alluvione”

     

     

    Presidente CALIANDRO. Iniziamo con l’oggetto che è una informativa della vicepresidente e assessore alla transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, ambiente, difesa del suolo e della costa, Protezione civile, Irene Priolo, su “Aggiornamento emergenza alluvione”.

    Nel frattempo che chiedo alla vicepresidente, che illustrerà le slide di competenza, mi permetto di fare un punto sul lavoro che la Commissione ritiene opportuno significare a tutti, come è già stato fatto nelle prime ore dell’alluvione, ovverossia il sentirci convocati in maniera permanente su questo tema, tanto più che il tema dei danni è un tema che si accompagna con la morte di alcuni cittadini della nostra regione, che sono stati ricordati anche nell’ultimo Consiglio. Il dramma di tante persone che ancora sono sfollate è un grande tema collegato alla ricostruzione, del quale, chiaramente, tutti quanti abbiamo il dovere di occuparci.

    Sul tema della ricostruzione inutile dire, cari colleghi, che parliamo di ricostruzioni, ovvero danni provocati da frane, allagamenti, strade, fiumi. Si tratta, sostanzialmente, di un clima emergenziale del quale in questi giorni ci stiamo occupando e sul quale sento di dover posizionare anche l’intelligenza amministrativa di questa Commissione rispetto alla necessità di dare risposte concrete e veloci. Per questo ringrazio la vicepresidente Priolo per l’illustrazione che oggi ci farà, ma anche per il contributo che tutti quanti voi consiglieri potrete dare rispetto a quelli che sono i bisogni di celerità, con i quali incalzare la nostra Giunta, il nostro Governo per le risposte opportune che ci vengono richieste dai territori e soprattutto dalle persone colpite da questo fenomeno. Le do la parola, vicepresidente.

     

    Irene PRIOLO, vicepresidente della Giunta e assessore a Transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, Ambiente, Difesa del suolo e della costa, Protezione civile. Grazie, presidente. Ringrazio i consiglieri presenti. Ritengo che la proposta proprio di una Commissione permanente sia opportuna e anche utile per seguire non soltanto quella che è la situazione regionale, ma anche l’evoluzione degli incontri del tavolo istituzionale che si è tenuto a Roma la settimana scorsa. Questa mattina ci tenevo particolarmente a rappresentare anche ai consiglieri non soltanto quanto abbiamo rappresentato a Roma, ma quanto stiamo in questo momento affinando a seguito anche delle richieste che dopo il tavolo ci sono pervenute. Personalmente ho potuto rappresentare al ministro Musumeci due documenti, la settimana scorsa. Uno è quello di evoluzione di evento, che in genere avete già visionato. L’altro è quello sulla prima ricognizione che noi abbiamo attivato. Da questo punto di vista, abbiamo potuto rappresentare come in questa fase non soltanto abbiamo lavorato nella gestione dell’emergenza, come abbiamo impiegato le risorse per i primi interventi urgenti e come la ricognizione sia basata sulla ricognizione dei danni al patrimonio pubblico, quello dei privati, imprese e agricoltura. Infine, abbiamo, da questo punto di vista, rappresentato quella che può essere e che è in alcuni casi già l’organizzazione necessaria per affrontare questa attività molto complessa.

    Perché vi rappresento il tema di come è stata gestita l’emergenza? Perché, da questo punto di vista, trova riscontro non soltanto nelle ordinanze che sono state emanate dopo la delibera del Consiglio dei Ministri del 4 maggio, ma perché, a seguito di queste attività, noi stiamo facendo una ricognizione anche di quelli che sono i costi e la stesura dei Piani di emergenza che stiamo predisponendo.

    La prima delibera, voi sapete, è del 4 maggio, perché noi avevamo già avuto gli eventi del 2 e del 3, a seguito della quale era già stata emessa la prima ordinanza n. 992. Poi il 23 maggio è stata ampliata l’emergenza anche al territorio della Provincia di Rimini. Quindi, attualmente sono sette le Province coinvolte, che vanno da Reggio Emilia fino a Rimini, compresa Ferrara. Questa è una distinzione che vi voglio fare in maniera puntuale. L’ho già fatta anche in altre sedi, in altri consessi. A seguito dell’uscita anche del decreto-legge n. 61 si è ingenerata una non chiara comprensione di come il provvedimento, in realtà, interessi gli aspetti più di carattere fiscale. Quindi, l’elenco allegato al decreto-legge n. 61 non è un elenco che riguarda il danneggiamento dei territori, ma quegli ambiti territoriali che possono e devono essere sottoposti a provvedimenti fiscali, quindi accesso al credito oppure ammortizzatori sociali. Lo voglio dire perché è partita già un’ulteriore ricognizione per la legge di conversione del DL n. 61 per ricomprendere quelle porzioni di territorio che nella prima ricognizione non erano state inserite, anche perché era stata completata la prima ricognizione in corso di eventi. Per cui, alcuni ambiti sono stati interessati anche successivamente o da frane o da allagamenti. Adesso abbiamo chiesto, per il tramite delle Province, un’ulteriore ricognizione per quanto concerne gli aspetti del DL n. 61.

    Preciso che, invece, le sette Province continuano ad essere tutte e sette nell’emergenza nazionale. Per cui, dal punto di vista del danneggiamento e dei contributi alla popolazione, ogni Comune non è escluso. Queste ‒ vedete ‒ sono tutte le ordinanze che sono state emesse da quel giorno, fino all’ultima attualmente in nostro possesso, che è la n. 1003, con la quale abbiamo accolto la richiesta, soprattutto del mondo agricolo, di intervenire sulla n. 992 per quanto riguarda il tema dei mutui legati alle aziende agricole. C’era una specifica già nell’ordinanza n. 992 di sospensione dei mutui, e questo vale per tutti i Comuni coinvolti, le attività produttive e i cittadini coinvolti in tutti e sette i territori. Per quanto riguarda le imprese agricole, c’era una specifica attinente al patrimonio mobiliare piuttosto che a tutta l’azienda, quindi al fondo, e abbiamo ampliato la portata del provvedimento.

    A seguito di questi provvedimenti sono stati, poi, emessi anche i nostri provvedimenti organizzativi interni. Con il decreto n. 68 abbiamo istituito il Comitato istituzionale, per fare in modo che ci fosse un coordinamento tra la sala operativa regionale e l’Unità di crisi nazionale, che era operativa già dal 2 maggio. L’Unità di crisi nazionale è quella che ci ha consentito in corso di evento, soprattutto la notte del 15 maggio, di poter attivare in emergenza tutte le strutture statuali, quindi vigili del fuoco e attivazione del COAU, che è il coordinamento dell’Aeronautica, che si è posizionata al core dell’Emilia-Romagna, per attivare, poi, tutte le attività di supporto alla popolazione che dopo, in maniera un po’ più dettagliata, vi esprimerò.

    In corso di evento noi abbiamo emesso 30 allerte dal 1° maggio, con 17 documenti di monitoraggio e 372 superamenti di soglia idrometrica. Questi dati per noi sono molto importanti e lo sono non soltanto nella gestione dell’emergenza, ma lo saranno anche nella gestione di quelli che saranno gli interventi che noi dovremo andare a individuare sul rischio residuo. Tutti i superamenti di soglia storica oggi ci impongono di ripensare a tutte le infrastrutture, soprattutto dal punto di vista idrico, perché noi abbiamo e dobbiamo adeguare la progettazione.

    Detto questo, sono stati spediti 141.753 SMS per le allerte. Come vedete, sono stati inviati 30.000 documenti di monitoraggio. Per dire quanto è stata complessa la gestione, ma quanto in emergenza abbiamo fatto dal punto di vista operativo.

    La sala regionale è stata attivata dal 1° maggio in maniera continuativa fino al 28 maggio, sette giorni su sette, h24, e dal 28 maggio ha continuato sette giorni su sette, ma non più durante l’orario notturno. Sono stati aperti immediatamente con l’allerta rossa 160 Centri operativi comunali e 107 Centri di coordinamento soccorsi, a livello, ovviamente, provinciale, gestiti dai prefetti.

    Vedete le chiamate che abbiamo ricevuto. Soprattutto vi vorrei far notare, oltre al dispiego dei vigili del fuoco, che cosa ha significato il coordinamento aereo che abbiamo attivato. Sono stati messi in campo 506 interventi che hanno salvato, con supporto aereo, 800 persone, quindi un numero veramente molto significativo.

     

    (interruzione)

     

    Vicepresidente PRIOLO. Intanto continuo, altrimenti arriviamo a mezzanotte, con i miei tempi.

    Questo è molto importante. Anche per quanto riguarda ‒ e dopo ve lo spiegherò in maniera più puntuale ‒ le risorse che in questo momento sono messe a disposizione, tutte le forze statuali vanno retribuite rispetto a questa attività che è stata fatta. Questo vale tanto per l’esercito quanto per i vigili del fuoco. Dal nostro punto di vista, è molto importante che questi aspetti vengano compresi sul piano gestionale. Quando c’è l’attivazione di uno stato di emergenza, e noi abbiamo attivato anche il coordinamento nazionale, la mobilitazione nazionale, tutte queste spese rientrano all’interno delle spese che vanno rendicontate al capo dipartimento della Protezione civile, che automaticamente rendiconta e trattiene a monte le somme relative al pagamento di queste prestazioni che sono state rese. Lo voglio specificare perché non sono a carico del bilancio separato dello Stato... Non si vedono?

     

    (interruzione)

     

    Vicepresidente PRIOLO. Sto illustrando cose che non sono scritte nelle slide. È bene che venga compreso anche come funziona il sistema all’interno delle ordinanze di Protezione civile, perché queste sono considerate le operazioni articolo 25, secondo comma, lettera a), cioè assistenza e supporto alla popolazione. Quindi, tutte le spese (esercito e vigili del fuoco) vanno rendicontate all’interno di questa attività. Lo specifico perché uno può pensare, non conoscendo la procedura, che sono a carico direttamente del bilancio dello Stato e noi non lo vediamo all’interno di questa emergenza. In realtà, sono spese anche di importo consistente. 77 elicotteri che volano vi posso garantire che hanno avuto un costo veramente molto ingente, importante e significativo.

    La slide che avevate visto prima, quella con la cartina, vi fa vedere che abbiamo attivato non soltanto il meccanismo europeo, ma tutte le colonne mobili a livello nazionale, le colonne mobili delle Regioni. Sono 12 le Regioni che hanno risposto all’attivazione nazionale che noi abbiamo messo in campo, per un totale di 15.000 uomini e giornate uomo che abbiamo avuto sul territorio fino al 5 giugno. Quindi, un numero molto importante, a cui si è accompagnato anche il meccanismo europeo, che ha visto attivare Slovenia, Slovacchia, Francia e Belgio. Anche le colonne mobili che sono basate sui volontari hanno... Il volontariato, ovviamente, non è a compenso, ma tutto ciò che attiene all’utilizzo dei mezzi [...], all’utilizzo delle pompe idrovore, all’utilizzo di mezzi e alla fornitura di carburante, ma anche alla fornitura di pasti va all’interno dell’emergenza nazionale. Sono tutti aspetti che noi stiamo e dobbiamo non soltanto rendicontare, ma anche retribuire. Prima o poi, nel 2024 ce la faremo con la strumentazione.

     

    Presidente CALIANDRO. Intanto preciso che sono già state caricate nella pagina le slide; quindi i colleghi possono seguirle anche in quel modo.

     

    Vicepresidente PRIOLO.Okay.

     

    Presidente CALIANDRO. I documenti di seduta. Spero che la relazione possa essere aiutata anche dalla tecnica.

     

    Vicepresidente PRIOLO. Vado avanti. Oltre alle colonne mobili, abbiamo attivato tutti i servizi essenziali, soprattutto i servizi relativi alla gestione delle macerie e dei fanghi, quindi l’attivazione di tutti i mezzi operativi di Hera, di Alea e anche i mezzi operativi di ANAS, SNAM, Italgas, Autostrade, che si sono attivati in tal senso. Enel Distribuzioni ha attivato 900 dipendenti, ANAS 200 uomini, SNAM 20, Italgas 40, Hera ha attivato 411 comunicati per la gestione dei rifiuti e 98 per quanto riguarda il servizio idrico integrato e 137, invece, Alea come gestore.

    La gestione delle macerie dei rifiuti è stata molto importante in un evento come il terremoto, ma lo è ancora di più in un evento come questo. Con specifiche ordinanze, quindi specifici procedimenti e provvedimenti del presidente come commissario della gestione emergenziale, abbiamo individuato 123 aree di stoccaggio: 26 a Bologna, 30 a Forlì-Cesena, 62 a Ravenna e 5 a Rimini. E poi abbiamo individuato 19 aree di stoccaggio intermedio. Questo è un aspetto molto importante, perché attiene non soltanto agli aspetti che sono connessi, invece, alla lettera b) del codice del dipartimento di Protezione civile, ma attengono anche a una gestione che è tuttora in corso, anche perché abbiamo quantitativi significativi di macerie che vanno conferiti, ma prima di essere conferite vanno smistate e triturate.

    Assistenza alla popolazione. Noi siamo arrivati ad assistere la popolazione in Centri di accoglienza fino quasi a 6.000 persone. Dopo che è entrato in vigore il provvedimento relativo al contributo di autonoma assistenza e sistemazione, ovviamente abbiamo avuto una diminuzione. Siamo arrivati, ad ora, ad avere nei centri soltanto 600 persone, che sono ospitate in alberghi o in strutture da parte dei Comuni. Questo, ovviamente, perché adesso le famiglie possono contare sul contributo di autonoma sistemazione e, quindi, possono usufruire di un supporto aggiuntivo.

    Le criticità idrauliche le conoscete, ma è bene farle vedere nuovamente dal punto di vista dell’intensità. 61 sono i punti di esondazioni e tracimazioni che noi abbiamo segnalato, ma sono 31 i corsi d’acqua che sono stati interessati dal superamento di soglia 3. Di questi 31, 23 hanno avuto esondazioni. Abbiamo superato le statistiche storiche di sempre. Da questo punto di vista, è un evento che... Come potete vedere, per esempio, quello nel riquadro centrale è il livello idrometrico del Lamone. Potete vedere che ha superato soglia 3 in maniera molto significativa e superiore a tutte le statistiche di sempre.

    Nella relazione di evento ho potuto rappresentare che, negli ambiti di quelle che sono le serie storiche delle alluvioni che abbiamo avuto in Emilia-Romagna, quelle più significative dal 1939 al 1966 al 1996 non hanno visto interessati oltre 5 corsi d’acqua. Questo lo voglio sottolineare perché noi siamo arrivati a 23 interessati da esondazioni. Quindi, è una serie storica che non ha precedenti nella nostra regione e una serie storica che intercetta gli eventi di frane che noi abbiamo avuto.

    Le criticità idrauliche hanno comportato ‒ conseguenti alle tracimazioni ‒ erosioni delle sponde e degli argini interni, ma anche esterni, danni alle opere idrauliche (abbiamo briglie selettive completamente saltate) e, ovviamente, accumulo dei materiali fluitati.

    Vi faccio vedere alcuni interventi e alcune situazioni che abbiamo avuto di quelli che sono i crolli arginali che abbiamo dopo gli eventi. Lo dico dal punto di vista proprio idraulico. Quando abbiamo una tracimazione, la tracimazione inizia a interessare l’argine esterno del fiume e crea erosione spondale esterna. Conseguentemente all’erosione spondale esterna, c’è il crollo arginale. È un fatto proprio statistico, fisico. Una volta che noi abbiamo il crollo arginale, quindi abbiamo una fuoriuscita importante di acqua, quello che succede successivamente è che, dove l’acqua era contenuta a livelli di soglia 3, l’acqua si abbassa improvvisamente e tu hai un crollo interno delle sponde degli argini. Se andate sull’Idice lo vedete molto chiaramente, ma lo vedete anche sul Santerno, lo vedete sul Lamone, lo vedete sul Montone. Su tutti i fiumi in cui io sto andando questo fenomeno è molto evidente. A seconda della caratteristica e del posizionamento delle arginature, se sono primi pensili o meno, anche gli interventi che noi dobbiamo mettere in campo in somma urgenza hanno una diversità di comportamento.

    Questa che vedete è Ca’ di Lugo. In fondo si evince chiaramente il fenomeno di cui vi parlavo prima. Qui abbiamo avuto un’erosione spondale interna dopo la rottura Ca’ di Lugo, che ha comportato anche la chiusura della luce, dello specchio. Per cui, siamo dovuti intervenire anche con mezzi diversi rispetto al solito, dopo aver palancolato le arginature in somma urgenza.

    Questo è il Ronco. Anche in questo caso abbiamo avuto collassi interni degli argini.

    Quella successiva è l’Idice, dove l’interessamento del collasso interno arginale, che sta comportando una fragilità dell’argine, è per un tracciato superiore ai 2,5 chilometri di percorso.

    Questo è un esempio di che cosa significa il crollo delle opere idrauliche danneggiate. Queste sono briglie che sono completamente saltate. In casi molto particolari, come quello di Forlì, dove avevamo appena inaugurato un percorso di una briglia, e l’avevamo inaugurata con il sindaco, il fenomeno che è intervenuto ha comportato il cambio del tracciato del Montone stesso. Quindi, la briglia è rimasta intatta, ma perché il Montone ha deviato il suo tracciato.

    Questo è quello che noi abbiamo gestito in molti fenomeni. Questi sono i detriti portati dalle piene delle frane, che stanno comportando, ovviamente, interventi rispetto ai materiali fluitati delle acque.

    Quelli che vi sto facendo vedere sono tutti interventi in somma urgenza che noi stiamo mettendo in campo. Queste sono erosioni spondali, come vedete, in questo caso esterne. Il fiume è sulla destra. L’acqua è tracimata. La tracimazione comporta erosione spondale. Quindi, nonostante ci sia in sommità arginale un rilevato... Credo sia una pista ciclabile, questa, con tanto di asfaltatura della sommità. Questa non resiste. Se andate a vedere, per esempio, il fondovalle del Savena, abbiamo un fenomeno similare. Qua siamo lungo il Savio. Quella successiva è sempre la parte interna del Lamone rispetto alle erosioni spondali che noi abbiamo post evento.

    Come vedete, qua abbiamo un tratto che, da una parte, è un tratto inciso, ovvero il fiume non è un fiume pensile, è sotto il livello di campagna, e lo vedete dalla parte sinistra, ma abbiamo comunque erosioni spondali molto importanti e significative.

    Qua siamo sul Marzeno. Vedete il livello di erosione spondale lungo l’argine. È una carrellata quella che vi sto facendo vedere.

    Questa è Ca’ di Lugo.

    Questa è già ambito di cantiere. Nella parte di sinistra, dove voi vedete già la sabbia posizionata, in realtà è sabbia posizionata di cantiere, perché l’erosione spondale era arrivata fino alla sommità arginale destra, che voi potete vedere.

    Qua siamo lungo il Rubicone. Anche qua, come vedete, siamo in un tratto inciso, ovvero il fiume è sotto il livello di campagna, ma questo è il risultato, comunque, dell’erosione che noi stiamo avendo.

    Tutto questo sta comportando la necessità di lavorare velocemente per la chiusura delle falle. Stiamo avendo 74 cantieri per 93 milioni di euro, di cui 25 li abbiamo già spesi e i restanti sono ancora in corso. Nel materiale che vi depositiamo, perché l’illustrazione andrebbe avanti fino a domani mattina, abbiamo anche tutti i 74 cantieri illustrati, che potrete vedere. Li abbiamo già presentati a tutti i Comuni. Abbiamo fatto incontri con la Provincia di Ravenna, con la Provincia di Forlì-Cesena, con la Provincia di Rimini, con la Provincia di Bologna, in cui abbiamo spiegato tutti i cantieri che stiamo avendo, territorio per territorio, relativamente alle somme urgenze. Andiamo avanti.

    Impiego delle risorse disponibili, primi interventi urgenti e quelli già destinati. Se vi ricordate la slide precedente, la delibera che individua lo stato di emergenza è del 4 maggio e ha individuato immediatamente 10 milioni di euro. Il primo provvedimento è per l’assistenza alla popolazione. Una seconda delibera, quella del 23, che ha allargato anche alla Provincia di Rimini, ha individuato un’ulteriore somma di 20 milioni di euro, che sono destinati al Piano degli interventi per la copertura delle spese di somma urgenza sui corsi d’acqua del 2 e del 3 maggio. Noi avevamo già fatto interventi per 25 milioni di euro. Se vi ricordate, banalmente, la chiusura del Lamone...

     

    Presidente CALIANDRO: questi soldi sono già stanziati.

     

    (interruzione)

     

    Vicepresidente PRIOLO. I 10 milioni e i 20 milioni sono già stanziati con i primi provvedimenti dei due decreti che ha fatto il Governo. Il primo, però, è andato per l’assistenza alla popolazione... Le slide precedenti le rivedrete. Per “assistenza alla popolazione” si intende tutto l’allestimento che hanno fatto i Comuni (palestre) per accogliere i cittadini, da una parte, o per accogliere colonne mobili, dall’altra. Sono stati 54 i punti di assistenza che sono stati messi in campo. Sono spese vive che i Comuni hanno già messo in campo e sono le spese relative anche al contributo di autonoma sistemazione, i primi 10 milioni. Gli altri 20 milioni di euro sono i primi interventi, che noi avevamo già fatto, per cui sono già in somma urgenza, relativamente agli eventi del 2 e del 3 maggio. Noi fortunatamente eravamo già riusciti a chiudere tutti i fiumi. Gli ulteriori 200 milioni sono quelli, invece, stanziati con il decreto-legge n. 61.

     

    (interruzione)

     

    Vicepresidente PRIOLO. Esatto. Il decreto-legge ha stanziato le risorse, ma ancora non sono confluite all’interno della contabilità speciale, ma sono a rimpinguo del Fondo nazionale per l’emergenza. Quindi, in teoria, il Fondo nazionale per le emergenze per rimpinguare le lettere a), b) e c) dell’articolo 25, comma 2. Dico Fondo nazionale. Se dovesse incorrere un’altra emergenza nazionale quello è il Fondo nazionale. È ovvio che le hanno destinate alla luce della nostra emergenza. Noi siamo certi che verranno riversati sulla nostra contabilità speciale o in parte trattenuti direttamente dal dipartimento. Era quello che vi volevo specificare prima. In parte vanno per il contributo di autonoma sistemazione e in parte vanno per i primi 5.000 euro. Se vi ricordate, noi abbiamo, con l’ordinanza n. 999, tra quelle che vi ho fatto vedere prima, già messo in campo questa procedura nuova, speditiva, per consentire ai cittadini di presentare la domanda entro il 30 giugno al proprio Comune, il quale compilerà la piattaforma del dipartimento, che successivamente consentirà, attraverso la compilazione della piattaforma, di versare direttamente attraverso il codice IBAN 3.000 euro nel conto corrente dei cittadini.

    È ovvio che per poter versare 5.000 euro il dipartimento deve avere 5.000 euro. Siccome è il dipartimento che, automaticamente, attraverso una convenzione con Poste Italiane, verserà i soldi nei conti correnti dei cittadini, dovrà trattenere, quindi utilizzare le risorse necessarie.

    La prima stima che noi abbiamo fatto, rapida, di questi 5.000 euro è che possono cubare intorno ai 100 milioni di euro soltanto i 5.000 euro che noi dobbiamo dare ai cittadini e che i cittadini stanno già attivando e stanno già chiedendo. Il restante degli importi riguarda quello che vi dicevo prima, quindi le spese per il sistema dei soccorsi nazionali, i vigili del fuoco, l’esercito, gli Enti, le strutture operative e il ripristino delle spese dei servizi essenziali. Quindi, i 200 milioni che sono già stati stanziati con il decreto n. 61 sono già destinati e devono essere destinati necessariamente a queste somme.

    Vi sto facendo questa spiegazione un po’ puntuale perché fa parte di quello che noi adesso stiamo provando a chiedere e a spiegare anche al Governo.

    Il contributo di autonoma sistemazione, esattamente come il contributo dei 5.000 euro, sarà sostanziato dopo la presentazione entro il 30 giugno della modulistica per il contributo di autonoma sistemazione, che deve essere presentata al Comune. Queste sono le date ulteriori che noi diamo per trasmettere periodicamente al Dipartimento la necessità di ulteriore contributo di autonoma sistemazione, perché magari qualche cittadino con i 5.000 euro riesce a sistemare casa, a rientrare a casa, ma magari qualcuno no e qualcuno è interessato da frane. Quindi, avranno ancora bisogno del contributo di autonoma sistemazione.

    L’ordinanza n. 999 è quella che vi dicevo, relativa ai 5.000 euro. Da questo punto di vista, anche in questo caso c’è la possibilità di presentare la domanda e di avere l’accredito direttamente attraverso la piattaforma informatica.

    Ricognizione delle spese dei danni e dei fabbisogni. L’ordinanza n. 992, che è l’ordinanza madre, che è quella che può subire modifiche per cui le ordinanze successive sono o integrative o modificative dell’ordinanza iniziale, ci chiede, all’articolo 4, di fare il Piano dei fabbisogni, lettera a) e b), lo vorrei specificare, entro 90 giorni dall’ordinanza stessa, che mi pare sia dell’8 maggio.

    Alla luce dell’istituzione del tavolo istituzionale con il Governo, abbiamo mandato, invece, una ricognizione speditiva ai Comuni affinché potessimo avere questa ricognizione anzitempo per poterla illustrare al Governo. Quindi, rispetto agli eventi del 2 e del 3 maggio, e quelli successivi di metà maggio, noi, dopo un mese, abbiamo già fatto la ricognizione di questo fabbisogno, non soltanto lettera a) e b), ma anche lettera d).

    Come l’abbiamo fatta? Intanto abbiamo la mappatura precisa di quelle che sono le aree completamente allagate.

    Le aree completamente allagate le abbiamo dedotte non soltanto dai rilievi satellitari Cosmo e Copernicus, che per noi sono stati molto importanti, ma sono state integrate anche con i dati disponibili dalle immagini aeree. Lo dico perché il rilievo satellitare Copernicus ha una vista dall’alto, ma non riesce a percepire e aree allagate che possono essere allagate, ma sommerse da vegetazione, frutteti o quant’altro e quindi, in alcuni casi, non riesce a fare un’analisi puntuale.

    Noi l’abbiamo fatta e il dato che emerge è che sono stati allagati 541 chilometri quadrati di aree di pianura. A questi si aggiungono le 1.047 frane censite, come voi vedete, perché dall’inizio dell’evento vi abbiamo sempre provato a tenere aggiornati, le frane sono aumentate nel corso degli eventi e, da questo punto di vista, sono aumentate alla luce delle piogge che non hanno cessato di esserci sul nostro territorio, anche a carattere temporalesco, che sono le ultime che abbiamo visto.

    Queste frane censite, ovviamente, interessano quasi ottanta Comuni; quindi, c’è un’evoluzione anche dei Comuni coinvolti, anche perché se avete seguito, per esempio, l’ultima in termini di importanza che stiamo provando a gestire, quella di Baiso, in provincia di Reggio Emilia, ha un fronte frana veramente molto importante e significativo. Però, guardate, si potrebbe già definire come mappa di calore la macchia rossa centrale che voi potete vedere che è nella provincia di Forlì-Cesena, ma che interessa anche una parte della provincia di Ravenna, a cavallo tra le due province, copre i Comuni di Casola, di Brisighella, di Modigliana, di Dovadola, che sono per noi il cratere del cratere, per intenderci, con un impatto veramente molto significativo. Quindi, abbiamo censito gli allagamenti, abbiamo censito le frane e abbiamo chiesto ai Comuni di restituirci in maniera puntuale i danneggiamenti e il fabbisogno, lettere a) e b), ma anche quello relativo alla lettera d).

    Come l’hanno fatto i Comuni? I Comuni l’hanno fatto con il prezziario regionale, quindi hanno provato in maniera speditiva a fare un lavoro enorme. Soltanto per quanto riguarda la lettera a) e b) abbiamo un file di 6.310 interventi di cui per lavori 5.800 interventi, tutti arrivati, tutti pervenuti e che adesso dobbiamo smistare o quantomeno rendere in maniera puntuale e precisa al Governo, come ci ha chiesto il Capo Dipartimento venerdì sera. Dopo arriverò anche a questo aspetto qua.

    La lettera a) è l’assistenza alla popolazione. Vi voglio leggere che cosa prevede la lettera b) del Codice di Protezione civile, che dice: “sono interventi finalizzati al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, alle attività di gestione dei rifiuti delle macerie del materiale vegetale o alluvionale o delle terre e rocce da scavo prodotti dagli eventi e alle misure volte a garantire la continuità amministrativa nei Comuni e nei territori interessati anche mediante interventi di natura temporanea”.

    Quando parlo di natura continuativa amministrativa, banalmente non parliamo solo di strade o di versanti o di fiumi, ma di sedi municipali, di scuole e di attività che sono necessarie per garantire la continuità amministrativa. Abbiamo Comuni alluvionati che stanno lavorando all’interno delle scuole e che quindi hanno bisogno di ripristinare questa estate i Comuni perché a settembre le scuole devono ritornare ad essere operative.

    La lettera b) parla anche del ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e anche, appunto, delle macerie e dei rifiuti. Lo dico perché da questo punto di vista è una complessità di interventi e non comprende quindi soltanto le somme urgenze, ma gli interventi ritenuti fondamentali per il ripristino delle strutture strategiche.

    La lettera d), di cui abbiamo già fatto la prima ricognizione, cuba, invece, altri 3.145 interventi. La lettera d) sono, e leggo testualmente, le opere relative alla realizzazione di interventi, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo nelle aree colpite dagli eventi calamitosi, strettamente connesso all’evento e finalizzato prioritariamente alla tutela della pubblica e privata incolumità. Il rischio residuo non sono gli interventi in somma urgenza. Ho avuto un evento e in base a questo io ne devo tenere conto per evitare che si riproponga. Come lo possiamo fare oggi? Con la progettazione esistente, perché dobbiamo lavorare alla nuova progettazione.

    Ho voluto individuare il fatto che le stime non sono in eccesso, sono in difetto, perché la progettazione del rischio residuo oggi la facciamo con gli strumenti di ieri, ma la dobbiamo fare con gli strumenti e le nuove statistiche. Se serve una nuova cassa di laminazione che prima non era prevista, è un rischio residuo e quindi lo devo attivare, ma devo mettere in campo la nuova progettazione. Spero che questo sia chiaro. Se devo alzare un ponte, prima non era previsto, ma adesso lo devo alzare. Sono tutti costi che oggi ancora non siamo in grado di stimare perché ancora non abbiamo avuto la possibilità e la facoltà di progettare.

    Tutti questi interventi fanno parte della ricognizione che deve fare il commissario delegato del Governo, che è il presidente per l’emergenza. Li vengo a specificare perché, oltre ai danni pubblici abbiamo fatto la stima anche di quelli privati.

    I danni dei privati come li abbiamo stimati? Vi ho fatto vedere prima le aree allagate e abbiamo fatto un incrocio tra i database che noi abbiamo e gli edifici collocati, che hanno restituito una stima di 70.000 edifici colpiti da aree allagate e 1.890 quelli in frana.

    Da questo punto di vista, abbiamo messo in campo già una stima sufficientemente puntuale, che però non tiene conto di quelle che saranno le perizie dei nostri cittadini. È una stima sui dati storici con i quali noi lavoriamo rispetto agli eventi precedenti. Lo voglio dire perché questa stima restituisce già oggi comunque un importo di 2 miliardi, ma questi sono i danneggiamenti degli edifici privati.

    Per le imprese abbiamo fatto un lavoro insieme ad ART-ER, insieme allo sviluppo economico, che ha individuato 14.000 imprese. Da questo punto di vista noi abbiamo individuato un danneggiamento di 1,2 miliardi. Idem, invece, per l’agricoltura, dove è stata l’agricoltura stessa a fare un lavoro molto importante e ha restituito il valore di 1,1 miliardi di danneggiamento.

    Così come nel rischio residuo non è ricompresa la nuova progettazione, in questi dati non sono ricomprese le spese per la ricostituzione delle scorte e il mancato reddito, ma stiamo parlando del danneggiamento. In genere questi lavori noi li dobbiamo completare. È per quello che noi diciamo che è una stima e non è esaustiva, perché stiamo lavorando, insieme al Dipartimento, per fare un’analisi.

    Il Piano che ci chiede il Dipartimento è solo per le lettere a) e b), ma noi stiamo lavorando per consegnare i dossier all’Europa. Per cui, stiamo facendo anche questo percorso, ancorché non dovuto in questa fase rispetto alle ordinanze di Protezione civile. Abbiamo incrociato il tavolo istituzionale del Governo con la necessità di compilare il dossier che deve essere dato in Europa entro luglio.

    Da questo punto di vista, viene restituito un importo di 8,8 miliardi, per l’esattezza 8.860.256.490,68. Lo dico perché non sono dati improvvisati, sono dati di ricognizioni puntuali che noi abbiamo avuto e che abbiamo in possesso in questo momento. Abbiamo fatto questo lavoro. Certo che è una stima, è una stima per quello che vi dicevo prima, ma è una stima che adesso ci chiede di fare un ulteriore lavoro. Questi dati noi li abbiamo presentati al Governo giovedì e li abbiamo presentati secondo quello che dovevamo fare rispetto alle lettere a), b) e c), che sono le lettere del Codice di Protezione civile che attengono alla fase della gestione dell’emergenza.

    Scatta un’emergenza, che cosa succede? Il Dipartimento fa l’ordinanza e dice: “Caro commissario del Governo per l’emergenza, tu mi devi presentare un Piano per le lettere a), b) e c)”. La lettera c) attiene ai primi cinque 20.000 euro delle imprese e dei cittadini. Quella dei 5.000 euro l’abbiamo già processata, sta nell’ordinanza n. 999, e quindi l’abbiamo mandata avanti. Quella relativa alle imprese non ha in questo momento una capienza economica. Avete presente le imprese che vi facevo vedere prima? Abbiamo fatto la stima di che cosa significherebbe destinare i 20.000 euro, che sono dovuti, rispetto a quello che già prevede il DL n. 61.

    La stima per le imprese è 284 milioni di euro dei primi 20.000 euro, la stima per l’agricoltura è 240 milioni di euro. Questo è un dato che non vorrei definire incontrovertibile, vorrei dire che sono quei dati che noi forniamo al Dipartimento per poi, all’interno dei provvedimenti, stimare la capienza.

    I 5.000 euro che abbiamo dato immediatamente ai cittadini sono ovviamente una forma non esaustiva del risarcimento, ma sono una forma anticipatoria esattamente come i 20.000 euro. Quindi, abbiamo fatto questo calcolo e l’abbiamo consegnato al Governo perché è quello che va a rifinanziare il decreto n. 61 con il FEN. I 200 milioni rifinanziano le lettere a), b) e c). Al Governo abbiamo detto che se dovessimo lavorare per finanziare, seguendo la logica del DL n. 61, la lettera a), b) e c), alla Regione, in questo momento, servirebbero 1,8 miliardi, più 284 milioni per le imprese e 240 milioni per l’agricoltura. Questo è quello che gli abbiamo rappresentato.

    Se poi dovessimo inserire anche il rischio residuo, che non fa parte di questa fase, il conto ovviamente del danneggiamento pubblico sarebbe superiore. Questi sono aspetti che vi voglio precisare, perché noi stiamo provando a lavorare giorno e notte, perché mettere insieme un file di 5.000 interventi segnalati dai Comuni, il lavoro che avremmo dovuto fare in 90 giorni lo stiamo facendo in un mese, lo stiamo facendo sempre con le strutture che in questo momento stanno lavorando sui cantieri e sull’emergenza.

    Questi aspetti ve li voglio trasferire in maniera puntuale, perché la Commissione deve avere la restituzione di questo lavoro, perché è un lavoro che noi siamo chiamati a fare da sempre, quando ci sono le emergenze e che non prevedono preventivamente l’analisi di intervento per intervento. Si chiede un Piano, facciamo la ricognizione del danneggiamento, presentiamo l’importo del danneggiamento, il Dipartimento prende il danneggiamento, lo analizza e poi dopo ci restituisce la possibilità di attivare i cantieri.

    Qua stiamo correndo alla velocità della luce. Abbiamo anticipato di 45 giorni l’attività che ci aveva chiesto il Dipartimento, perché noi dobbiamo essere seri e presentare… Anche perché, se vogliamo che il Governo, in maniera progressiva metta in campo delle risorse ha bisogno di un quadro di riferimento, e abbiamo dato un quadro di riferimento. Dopo entro nel quadro di riferimento.

    Noi abbiamo consegnato questo quadro giovedì, alle 12, in una riunione che è finita verso le 14.30. L’abbiamo consegnato ovviamente a mano, l’abbiamo spedito via mail al Dipartimento venerdì e il Capo Dipartimento venerdì sera alle 19 ci ho spedito una lettera con la quale ci chiede relativamente a questo quadro che vi sto rappresentando, rispetto ai danni pubblici, lettere a) e b) del Codice di Protezione civile, di fare già una suddivisione, e stiamo lavorando in queste ore per questo, delle somme corrispondenti alle spese già sostenute, ai primi interventi, da attuare con immediatezza e rispetto ai danni delle imprese dell’importo stimato di 524 milioni ci chiede, da questo punto di vista, di fare cosa? Ve lo dico perché questo lavoro lo possiamo fare solo perché abbiamo fatto il lavoro precedente. Rispetto ai danni pubblici ci chiede di scomporre il dato, quindi questi 6.000 cantieri in interventi finalizzati alla messa in sicurezza dei corsi d’acqua interessati, interventi finalizzati al ripristino delle funzionalità dei collegamenti viari ed altri interventi urgenti e per ciascuna delle tipologie di intervento ci chiede quali sono gli interventi già completati, gli interventi in corso di attuazione e gli interventi ancora da attivare.

    Per quanto riguarda, invece, i danni alle imprese, ci chiede di voler indicare la scansione temporale delle esigenze di copertura dei relativi oneri. Quindi, noi abbiamo presentato il dato, avevamo già, ovviamente, la sommatoria di tutti i dati forniti da tutti gli enti competenti e quindi stiamo lavorando alla scomposizione del dato.

    Quando si chiede la lettera b), non si chiede la scomposizione del dato, lo vorrei precisare, si fa successivamente. Ci si chiede qual è il fabbisogno legato alla lettera b). Noi adesso stiamo facendo anche questo lavoro. Vi riporto quindi qual è la situazione. Degli 1,8 miliardi che ci chiede il Capo Dipartimento, abbiamo interventi finiti, completati, per 15 milioni di euro. Abbiamo interventi in corso per 500 milioni di euro e abbiamo interventi da attivare per 1.346.000.000 euro. Cosa vuol dire? Questi sono interventi per cui i Comuni o gli enti stanno operando in somma urgenza, lo stanno già facendo, sono ruspe attive sia dal punto di vista dei corsi d’acqua che dal punto di vista delle strade che stiamo riconnettendo. Quindi, li indicherò come interventi in corso.

    Sono interventi che non possiamo finire perché sono interventi di somma urgenza. Questi 1,8 miliardi sono scomposti a seconda dei soggetti attuatori, perché noi abbiamo importi per ciascun ente attuatore che è intervenuto sull’emergenza.

    Guardate come la parte più importante, ovviamente… Si vede? No, è andata troppo avanti. C’è questa. Forse dopo.

    Forse c’è uno sfasamento delle slide, comunque i cantieri in corso per 1,8 miliardi hanno una suddivisione per enti attuatori. Abbiamo per i fiumi un importo di oltre 200 milioni di euro, per i canali dei Consorzi di bonifica altri 207 milioni di euro, quindi c’è la scomposizione del dato.

    Dopo arriverò anche a questo, ho un’altra slide che forse è in fondo, non so come le hanno composte. Vi ho fatto vedere prima i cantieri dei nostri fiumi, ma i canali dei Consorzi di bonifica hanno subìto non soltanto problemi di erosione spondale, ma hanno subito anche problemi agli impianti. Abbiamo attivato impianti di sollevamento delle acque e di smistamento delle acque, alcuni che non operavano da anni; quindi, non devono soltanto lavorare al ripristino degli argini, ma devono lavorare anche al ripristino degli impianti.

    Gestione dei rifiuti, 70 milioni di euro; ripristino del servizio idrico integrato, voi avete visto cosa è andato a finire nelle fogne, 28 milioni di euro; ripristino delle infrastrutture della rete elettrica, 80 milioni di euro; strade provinciali, 312 milioni di euro; strade statali, 125 milioni di euro; autostrade, 6,4 milioni di euro; Ferrovie, 92 milioni di euro; interventi per i Comuni segnalati, 715 milioni di euro; altre tipologie di intervento, che è quello che vi provavo a spiegare prima, 44 milioni di euro.

    Noi abbiamo il censimento del danneggiamento suddiviso per enti attuatori, per importi e stiamo facendo la suddivisione per interventi in corso, interventi da programmare in urgenza e interventi che attengono sempre alla lettera b), ma che vanno programmati in maniera progressiva, se lo vogliamo così definire. Cantieri dei Comuni. Sono 715 milioni. Avete visto che tra “in corso” ed “eseguiti” superiamo i 60 milioni di euro e molti sono da attivare.

    Questi sono, da questo punto di vista, la scansione e la suddivisione non soltanto tra interventi fatti, interventi in corso, eccetera, ma sono gli interventi suddivisi anche per tipologia, quindi allagamenti, frane o altro. Nella voce “altro” si sostanziano quelli che vi dicevo prima, il municipio piuttosto che altre infrastrutture di carattere strategico. Solo per i Comuni sono 4.000 interventi. Di questi 4.000 interventi stiamo facendo un lavoro insieme al nostro settore territorio, quindi la parte strade, infrastrutture, quelli che sono ritenuti prioritari sono 2.743, che sono ritenuti urgenti e prioritari per un importo di 536 milioni. Di questi i super urgenti che servono anche per risolvere gli isolamenti sono 175 milioni di euro.

    Per quanto riguarda i cantieri delle province, invece, abbiamo 368 interventi che sono ritenuti prioritari e urgenti. Di questi, quindi, i super urgenti sono per 132 milioni di euro, mentre rimangono 118 da attivare.

    Mi fermo un attimino qua. Questi dati che vi ho fornito li stiamo provando a strutturare nella presentazione che noi dobbiamo fare al Dipartimento, perché abbiamo bisogno di consegnare, rispetto anche ai 1,8 miliardi, cosa che abbiamo detto anche a Roma giovedì… Non ci aspettavamo che venissero finanziati il giorno 1,8 miliardi, perché intanto bisogna conoscerne la natura, però questo è il quantitativo di questi interventi, ancorché non esaustivo.

    Noi ci aspettiamo, come abbiam detto, che quelli che rappresentiamo come urgenti abbiano una lettura e la possibilità di un finanziamento. Questo lavoro lo stiamo affinando perché noi crediamo nel principio della leale collaborazione, lo stiamo affinando anche se l’ordinanza… Vi leggo l’articolo perché l’emergenza non è piccola e banale.

    Articolo 4 dell’ordinanza n. 992: “Il commissario delegato identifica, entro 90 giorni dalla pubblicazione della presente ordinanza, le ulteriori misure di cui alle lettere a) e b) dell’articolo 25, comma 2, del decreto legislativo, necessarie per il superamento dell’emergenza, nonché gli interventi più urgenti di cui al comma 2, lettere c) e d)”, lavoro che avremmo dovuto fare nei 90 giorni. Noi lo stiamo facendo. Abbiamo rappresentato già questo quadro, lo stiamo affinando, abbiamo un lavoro suddiviso per province; quindi, abbiamo già la contezza di quanto ogni provincia vedere deve destinare al proprio territorio. Le mappe che vi ho fatto vedere prima restituiscono, per esempio, sul tema delle strade, interventi più importanti nell’ambito della provincia di Forlì-Cesena, perché è quella che ha più frane e quindi, dal punto di vista della montagna, è quella che ha una situazione decisamente più complessa. Quindi, questo quadro per noi è un quadro che va restituito.

    Faccio una precisazione. Voi lo sapete, perché anche in aula ho provato a spiegarlo quando abbiamo fatto già, per la verità, il primo incontro, la prima informativa dopo il 2 e il 3. Per noi è necessario un decreto-legge che ci aiuti ad incardinare questi provvedimenti. È difficile che il Fondo nazionale per le emergenze abbia questa capienza. In genere, il Fondo nazionale delle emergenze parte con una capienza di 350-400 milioni di euro e in questo caso con il DL n. 61 è stato rimpinguato e sono stati messi altri 200 milioni. Arriviamo forse a 500 milioni del Fondo nazionale dell’emergenza.

    Questi interventi fanno vedere che noi adesso già questi 500 milioni sono per interventi in corso e quindi a questi si sommano quelli urgenti. Per noi inizia a diventare un tema non più rinviabile. Quando ci fu l’emergenza delle Marche a settembre del 2022, 15 settembre 2022, il 21 novembre il Governo emanò un decreto con cui finanziò 400 milioni, 200 a valere sul bilancio del 2022 e 200 a valere sul bilancio del 2023, per le lettere a), b) e d), senza chiedere il Piano che ci sta chiedendo adesso.

    Noi lo facciamo. Quello che ci sta chiedendo non è un problema, lo facciamo, però voglio dire che in genere il percorso è un altro e, soprattutto, quando ci sono emergenze così importanti come quella delle Marche, viene fatto un decreto-legge specifico che lo finanzia. Il decreto n. 61, l’avete visto tutti, è un decreto che riguarda le imprese, che riguarda aspetti fiscali delle imprese e che soltanto in minima parte ci può aiutare a gestire questa emergenza.

    Noi adesso attendiamo la prossima convocazione che ci verrà fatta dal ministro che nel frattempo ci ha convocato giovedì per l’antincendi boschivi, e io andrò a Roma anche per gli antincendi boschivi. Se il ministro convoca, io non manco all’appello e giovedì andrò a fare questo incontro sugli antincendi boschivi perché, per carità, pare che arriverà anche il caldo africano, quindi affronteremo anche quello, però su questo io spero di avervi restituito la complessità del lavoro che avevamo già pronto dal punto di vista della complessità degli interventi quando siamo andati a Roma, è ovvio che quello che ci chiede il Dipartimento nella diversificazione della tipologia è un lavoro che stiamo facendo da sabato mattina a questa settimana, lavorandoci giorno e notte.

    Presidente, è ovvio che è in progress tutto questo lavoro. Decideremo, lo deciderà lei, presidente, se fare una Commissione ogni due settimane nella quale noi ci ritroveremo qua per farvi l’ulteriore aggiornamento di quello che mandiamo a Roma e di come lavoriamo su questi elementi. Io sono, come sempre, a disposizione e spero di restituirvi in maniera più puntuale possibile il lavoro che stiamo facendo in questo momento.

     

    Presidente CALIANDRO. Io la ringrazio tanto, vicepresidente, per l’illustrazione che ha tenuto, puntuale e precisa, dello stato dell’arte di questa vicenda così complicata. Per parte nostra non possiamo che ritenerci convocati in maniera permanente, nel senso che questa Commissione ha il dovere di essere di supporto, ma anche di stimolo, come è normale che sia, rispetto ai temi che emergono e avere la disponibilità – credo di parlare a nome di tutti i consiglieri – rispetto ad un lavoro che non si ferma in questi giorni perché si tratta di emergenza, rispetto alla quale una Commissione di indirizzo non può chiamarsi fuori. D’altro canto, ce lo chiederebbero anche i nostri cittadini, quelli che hanno i danni, le frane, i morti, i lutti. Insomma, si tratta di una situazione emergenziale rispetto alla quale la Commissione vuole svolgere un ruolo da stimolo al Governo e alla Giunta, non distinguendo da questo punto di vista rispetto agli incarichi interni, ma per la necessità di rappresentare, come tutti quanti i consiglieri di questa Commissione sono, tutti gli interessi di tutti i cittadini.

    Chiederei, a questo punto, se vi sono interventi. Chiedo, chiaramente, di monitorare anche le richieste di intervento da remoto. Al momento non ce ne sono, bene. Consigliera Evangelisti, prego.

     

    Consigliera Marta EVANGELISTI. Grazie, presidente. Grazie all’assessore Priolo per la relazione.

    Mi permetto di dire che la funzione di questa Commissione dovrebbe essere sicuramente di stimolo, ma anche per i consiglieri tutti, nel senso che abbiamo appreso nel corso di questa Commissione informazioni che da tempo, da almeno un mese, noi attendevamo. Forse un mese fa, quando abbiamo fatto i primi accessi agli atti, era presto, come Gruppo abbiamo iniziato a farli attorno al 5-6 maggio, oggi forse queste informazioni erano dovute. Abbiamo appreso ieri dall’agenzia del sottosegretario Baruffi che oggi ci sarebbe stata un’informativa di questo tipo, ne prendiamo atto, e il materiale è stato consegnato nel corso della Commissione, mentre era proiettato. Un po’ mi sembra di capire come è successo giovedì a Roma, perché l’assessore Priolo ci dice che il materiale cartaceo è stato consegnato nel corso della Commissione e successivamente inviato. Credo che sia un modus operandi rispetto al quale già facciamo fatica noi consiglieri, che abbiamo ricevuto un plico non indifferente, a seguire l’esposizione. Quantomeno è un modus operandi sui generis rispetto ad un tavolo, credo, ministeriale. Sicuramente queste informazioni sono state consegnate, però mi viene da dire – faccio riferimento alla polemica di queste ultime ore e di questi ultimi giorni – che quello che è stato richiesto dal ministro Musumeci in realtà era legittimo, e cioè a fronte di un importo che è stato chiesto al tavolo è conseguita una richiesta di un dettaglio specifico che al momento in cui le parti si sono sedute a quel tavolo non c’era. Di qui la legittima, credo, perplessità.

    Perché dico questo? Perché, checché se ne dica, lo si comprenda o non lo si comprenda, lo si accetti o non lo si accetti, siamo di fronte ad un Governo che rispetto alle precedenti emergenze sta operando in un modo diverso. Ha ragione o non ha ragione, lo diranno forse i fatti successivamente e i tempi successivamente. Però, di questo credo che la Giunta della Regione Emilia-Romagna debba necessariamente prendere atto. Pertanto, ci ha riferito, il sottosegretario, alla prima Capigruppo che abbiamo fatto, che al tavolo era stato consegnato il modello operativo Emilia-Romagna. Probabilmente è un modello che non dico che non è condiviso al 100 per cento, ma probabilmente è un modello che è in corso di valutazione. Ebbene, nel corso di questa valutazione, visto che non è scritto anche nella legge che più volte è stata citata che il commissario deve essere nominato il giorno successivo, si sta facendo una valutazione e rispetto a questa valutazione si chiedono dati specifici. Per cui, rispetto a una somma complessiva, che nessuno ha messo in discussione, che è stata richiesta, il Governo sta chiedendo uno storico, uno storico rispetto a cui mi permetto di dire, rispondendo al sottosegretario Baruffi, non c’è nulla da comprendere, ci sarebbe da rispondere, perché molte di quelle informazioni che a quel tavolo sono state richieste,  la Regione poteva già averle fornite rispondendo agli accessi agli atti, quindi a quegli articoli 30, non in 100 giorni, come ci ha comunicato, o in 131 giorni, ma fornendo quelle informazioni che servono per costruire quello storico che permetta di capire se la stima di quei danni deriva da azioni e lavori che non sono stati posti in essere prima, omissioni, oppure no. Un’altra legittima domanda: se una parte di quei danni ha copertura assicurativa, oppure no. Credo che siano state tutte domande legittime e che ancora lo siano, che certamente presuppongono un lavoro che la Regione, i nostri uffici e l’Assessorato devono fare, che però reputo non sia quantomeno scontato rispetto ad un modello operativo diverso.

    Oggi abbiamo appreso che questo lavoro è in corso di definizione, bene. Abbiamo informazioni a nostro avviso anche discordanti rispetto a quanto riferito sempre sulle agenzie. Ad esempio, ci risulta che rispetto al Comune di Forlì, rispetto all’alluvione del 2019, non ci furono i risarcimenti su alcuni danni al 100 per cento e non furono immediati. Quindi, citare sempre il passato non è utile, ma alimenta una polemica sterile, rispetto a cui mi permetto di dire qualcuno sta cercando di alzare il livello, e mi permetto di dire, anche molto sommessamente, che quel qualcuno non è il presidente Bonaccini, che ha manifestato pubblicamente il suo desiderio di ricoprire il ruolo da commissario, ma preso atto che questa nomina non sta avvenendo continua a svolgere il proprio lavoro e a fare le sue dichiarazioni senza alzare i toni, mentre altri non operano allo stesso modo. E questo non aiuta, non aiuta i sindaci, non aiuta i territori, non aiuta i cittadini. Scusatemi, io vi ho ascoltato. Vi ho ascoltato – e mi scuso del ritardo – anche dall’ufficio. Quindi, ora vorrei esporre quello che penso. Capisco che non sia condiviso, però credo, e anche questo farebbe parte di un sano spirito di autocritica che questa Regione dovrebbe adottare, che ci debba essere anche un’assunzione di responsabilità a 360 gradi e, quindi, anche di rispetto nelle legittime richieste che un Governo che applica un modello operativo diverso chiede nei confronti di una Regione, rispetto al quale non si è posto in modo ostile, ma collaborativo fin dall’inizio. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, collega.

    Ho il collega Pompignoli da remoto, al quale seguirà la collega Castaldini. Prego, collega Pompignoli.

     

    Consigliere Massimiliano POMPIGNOLI. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti. Anch’io ovviamente ringrazio l’assessore Priolo per questa informativa. Faccio anche un po’ seguito all’interlocuzione della consigliera Evangelisti rispetto ai dati e ai numeri che ci vengono forniti un po’ a spizzichi e bocconi, tanto che – e qui ribadisco un concetto ben chiaro – tutti i vari accessi agli atti che stiamo facendo come articoli 30 vengono comunque respinti al mittente con 100-120 giorni di attesa, in ragione del fatto che, comunque, gli uffici sono impegnati nell’emergenza. È anche vero che noi stiamo chiedendo, almeno per quanto mi riguarda, dati che dovrebbero essere tranquillamente già noti alla Regione o, comunque, agli uffici regionali rispetto alle questioni legate al dissesto idrogeologico, alla prevenzione e ai soldi messi nel corso degli ultimi anni rispetto a questi temi, però ancora non ci vengono forniti, e non capisco bene il perché.

    A prescindere da ogni tipo di questione, io credo che sia importante fare alcune delucidazioni rispetto alle FAQ che vengono inviate dalla Regione Emilia-Romagna, rispetto alle quali c’è qualche disomogeneità o qualche imprecisione, che stanno arrecando, ovviamente, per quanto riguarda i territori colpiti molto disorientamento rispetto alle richieste. Mi riferisco in particolare a questi primi 5.000 euro che vengono messi a disposizione: leggo nelle FAQ, che tra l’altro sono state inviate pochi giorni fa, perché ogni tanto vengono inserite all’interno del sito della Regione Emilia-Romagna alcune precisazioni, che non trovano riscontro con il “Decreto Alluvione”. Ebbene, mi permetto semplicemente di capire, e vorrei che l’assessore Priolo riuscisse a darmi maggiore contezza rispetto a quanto scritto, che nel file che è stato inserito all’interno del sito Regione Emilia-Romagna riguardante l’alluvione in Emilia-Romagna, dove viene spiegato, secondo la parte della Regione Emilia-Romagna, il motivo dei danni che sono stati cagionati dall’alluvione, quindi, come avete sempre detto, il fatto delle precipitazioni che sono state oltremisura rispetto all’ordinario, quindi con una piena incredibile, si passa subito ai risarcimenti del danno e si dice che “in attesa di una definizione del meccanismo nazionale del ristoro dei danni Regione e Dipartimento nazionale di Protezione civile hanno messo a punto una procedura inedita per erogare un primo sostegno immediato ai cittadini e alle famiglie”. E sono quei famosi 3.000 euro, più 2.000 euro, sui quali bisognerebbe fare qualche chiarezza. Nello specifico viene indicato che il contributo di primo sostegno, 3.000 e 5.000 euro, riguarda i danneggiamenti subiti dall’abitazione di residenza e non dalle pertinenze. Quindi, vengono esclusi garage, cantine e seconde case. Ecco, su questo tema volevo capire se questo tipo di attenzione che è stata indicata nel sito della Regione Emilia-Romagna, quindi io credo fatto dalla Regione in autonomia rispetto al “Decreto Alluvione”, deriva da un coordinamento con il Governo, oppure no, cioè Governo o Regione. Questo perché ovviamente stiamo raccogliendo informazioni, vedo anche nel Comune di Forlì e nei vari CAAF domande importanti rispetto ai danni che sono stati cagionati, ma su questi temi ancora c’è un po’ di disorientamento da parte degli utenti che devono fare queste procedure.

    Io credo sia importante fare luce su tali questioni. Non a caso, abbiamo chiesto in prima persona una Commissione d’inchiesta rispetto a questa tematica, perché andare in via ordinaria nella Commissione presieduta da lei, presidente, rispetto a un tema che, secondo me, è importante e sul quale occorre focalizzare maggiormente l’attenzione, quindi in una Commissione distaccata rispetto alla sua, sembra quantomeno dirimente e importante, in quanto ovviamente in questa Commissione d’inchiesta noi vorremmo comprendere, oltre ai semplici passaggi relativi al fatto che è piovuta più acqua del previsto, se sono state fatte tutte le cose per il verso giusto rispetto al passato ed eventualmente capire anche come si potrà evitare e se si può evitare il ripetersi di questa portata.

    È evidente, quindi, che per noi questa informativa è sicuramente un primo assaggio, ma non è sufficiente rispetto alle tematiche che noi vogliamo analizzare. Tuttavia, adesso soffermiamoci su alcune questioni e alcune domande, tra le quali, appunto, quella che ho posto prima, sulla quale vorrei avere una risposta. Grazie, presidente.

     

    Presidente CALIANDRO. La ringrazio, collega Pompignoli.

    Per quel che riguarda lo svolgimento dei lavori della Commissione, ci tengo a sottolineare che distinguerò totalmente l’ambito dei lavori della Commissione da quello che sarà, invece, il dibattito politico che avremo domani in aula, riservandomi in quella sede ogni risposta sul merito e sulle possibilità della Commissione. Per quel che riguarda, invece, la garanzia della possibilità di intervento ispettivo e di sollecitazione, verrà garantita a tutti. Prego, collega Castaldini.

     

    Consigliera Valentina CASTALDINI. Grazie, presidente.

    Ho compreso bene, infatti farò un intervento brevissimo, legato forse a un ambito un po’ più ristretto, che è quello che in questo momento io credo essere in assoluto il più critico. Come sempre, l’assessore Priolo nei numeri che ci ha offerto ha indicato i numeri di cosa si sta facendo, ma a me interesserebbe provare ad entrare un po’ sul come, perché credo che sia il punto centrale di tutta la nostra ricostruzione e quello che verrà nel futuro. Anche perché dobbiamo essere coscienti, io credo in maniera definitiva, di non mettere mai insieme il terremoto e l’alluvione, perché sono due fatti profondamente diversi, che chiedono un tipo di lavoro politico altrettanto diverso, proprio di dibattito politico diverso. La sincerità e l’onestà di fronte a eventuali cose che negli anni passati non sono state fatte aiutano anche a sbrogliare una matassa, che io credo oggi purtroppo sia già molto ingarbugliata. Infatti, mi si permetta una battuta: noi chiediamo sempre, in maniera anche insistente, di essere informati come Consiglio prima che la Giunta definisca le varie politiche e le sue scelte, ma purtroppo non siamo mai tenuti in considerazione. È accaduto, ad esempio, sulla riforma della sanità, dove è vero che noi abbiamo la presenza dell’assessore Donini sempre con una certa frequenza in Commissione, ma rispetto a tutti i temi più interessanti e alle cose di visione politica sulla riforma sanitaria ad oggi in mano non abbiamo nessun documento. Ma questo accade anche sulle decisioni di bilancio. Noi abbiamo chiesto sempre a gran voce la possibilità di comprendere meglio i dati e i riferimenti, ma anche su questo non siamo particolarmente ascoltati.

    Oggi ci viene presentato un elenco dettagliato, sacrosanto, di criticità, per la prima volta, come se ci fosse l’esigenza di dare una risposta più al Governo che ai consiglieri regionali. Pertanto, io accolgo con molto piacere il suo appello e provo a rimettere in carreggiata la nostra responsabilità, il nostro compito, che è ciò che credo interessi di più ai cittadini emiliano-romagnoli.

    Al di là della querelle politica, mi sembra evidente che un ruolo da protagonista, purtroppo di protagonismo imponente sia assegnato all’agricoltura, sempre di più e in maniera sempre più consistente. Mi spiace, ma ritengo che l’assessore Mammi sia un po’ assente dai riflettori negli ultimi tempi. Sono sicuramente distratta io. In realtà, io credo che sia necessaria una relazione di questo settore in specifico, forse anche insieme alla sua Commissione, perché il mondo agricolo è tra i più colpiti in assoluto. Per questa ragione poco fa ho depositato la richiesta di un’audizione specifica nella Commissione competente con tutti gli stakeholder, che evidentemente hanno dettagliato la cifra da richiedere al Governo centrale.

    Per quanto riguarda le problematiche più generali, desidero mettere l’accento su due questioni, su cui secondo me è bene fare chiarezza, sempre per quanto riguarda l’ambito agricolo. La prima: è necessaria una definizione precisa dei territori colpiti. Infatti, non basta indicare una frazione nei comuni parzialmente danneggiati, ma sarebbe più utile ricorrere al foglio catastale per identificare in modo preciso chi ha il diritto degli aiuti, perché è tutta un’altra vicenda rispetto al cratere, quello che è già stato definito, questo dell’agricoltura.

    Per quanto riguarda le frane attive, vorrei comprendere come si intende procedere, in quanto gli interventi di emergenza rischiano di essere solo costosi palliativi. Su questo aspetto è determinante fare chiarezza per non generare illusioni e permettere alle imprese e alle famiglie di riorganizzarsi con lungimiranza. Anche per questo settore sarebbe necessario prevedere aiuti di medio periodo, in quanto gli interventi necessariamente si prolungheranno. Inoltre, ritengo che sia necessaria anche per la collina una campagna ad hoc, come fatto in particolar modo per l’area costiera, con una comunicazione mirata per aiutare le destinazioni turistiche a riprendersi. Tutto il tema – lei lo saprà, assessore – della comunicazione e anche il coinvolgimento dell’assessore Corsini sul turismo è fondamentale poterlo fare da adesso, il che vuol dire fare rete sull’accessibilità del nostro territorio, altrimenti il rischio è enorme.

    Concludo con una domanda, ovvero quali azioni di snellimento amministrativo e riduzione della burocrazia sono state messe in campo dalla Regione e quali indicazioni ha dato agli Enti locali in merito. Ho sempre lavorato in queste settimane proprio per allontanarmi sempre di più da questa polemica, che non finirà, ahimè, proprio per cercare di sollecitare in maniera discreta, in collaborazione con molti colleghi di maggioranza, che mi hanno dato una mano, per cui li ringrazio, anche nel guardare i siti dei Comuni, perché molte volte, ma per un’abbondanza di compiti che avevano, non riuscivano ad aggiornare i vari siti comunali competenti che davano informazioni rispetto ai vari contributi. Credo, quindi, che su questo ci sia da fare un lavoro rigoroso. Grazie, presidente.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, collega. La parola al collega Mastacchi. Prego.

     

    Consigliere Marco MASTACCHI. Grazie, presidente. Per mia natura – mi avrete sentito già dire tante volte questa cosa – sono pochissimo appassionato alle polemiche politiche di bottega e, invece, molto più concentrato sulle soluzioni dei problemi, che in questo caso non mancano. Per quanto riguarda il tema delle polemiche, credo che nei prossimi mesi/anni ci sarà tempo, quando le cose saranno stabilizzate, di poterle affrontare e di poterne parlare in modo più approfondito. Però, in questa fase per natura sono più concentrato su un’analisi della situazione in particolare per capire quelle che possono essere le risposte che si possono dare ai cittadini, cercando di proiettare a livello regionale quella che è la mia piccola esperienza a livello locale, dove di emergenze ne ho dovute affrontare parecchie, per cui qualche proiezione mi viene in mente.

    In questa fase dobbiamo essere consapevoli che la prima cosa che succederà fra pochi giorni sarà quella della percezione che i cittadini avranno di abbandono. È fisiologico. Peraltro, succederà a prescindere dalla velocità e dalla capacità di risposta che saremo in grado di dare. Quindi, dobbiamo essere consapevoli che fra qualche giorno i cittadini cominceranno a lamentarsi del fatto che si sentono abbandonati, a prescindere, appunto, da quello che si fa. Per cui, di questo bisogna essere consapevoli e cercare di essere più veloci a far percepire la presenza delle Istituzioni e la continuità di intervento, perché una volta usciti dall’entusiasmo, contrapposto al terrore, alla paura e a tutto quello che è successo, l’entusiasmo del sentirsi coccolati dai volontari, dagli angeli del fango e dall’intervento rapido delle Istituzioni, a macchia di leopardo, perché purtroppo non sempre le risposte sono omogenee, ci sarà comunque questa fase, alla quale bisogna essere consapevoli di dover rispondere.

    Credo, inoltre, che occorra anche essere consapevoli, in parallelo alle risposte che dovremo dare ai cittadini, di dover fare un lavoro per prevedere un nuovo assetto delle infrastrutture, perché non sarà sufficiente ricostruire l’argine nella configurazione precedente, non sarà sufficiente prevedere di ricostruire tutte le protezioni che avevamo in passato, ma dobbiamo essere consapevoli che dovremo avere una nuova progettazione territoriale e una nuova modalità di gestione. L’ho già detto in aula e lo ribadisco qui: credo che anche tutto il tema dell’assetto del territorio e della gestione e della manutenzione del territorio debba essere messo come binario parallelo a quello dell’emergenza della ricostruzione, per far sì che le cose che sono successe in prospettiva non si ripresentino, quantomeno nella dimensione attuale. Del resto, le emergenze fanno parte del pianeta, quindi dobbiamo esserne consapevoli. Però, è chiaro che una buona pianificazione e una buona manutenzione possono sicuramente attenuare pesantemente gli effetti. Su questo io sottolineo sempre l’eccessivo approccio ambientalistico. Quindi, su questo credo che dobbiamo avere consapevolezza che negli anni passati, al di là di tutto quello che possiamo dire sulle macro-attività di manutenzione, il condizionamento che ha avuto l’approccio eccessivo dell’ambientalismo, in particolare nella gestione delle manutenzioni dei boschi, dei rii, dei fiumi e di tutto l’apparato naturalistico, ha generato sicuramente delle derive e dei condizionamenti che ci hanno portati qui dove siamo.

    Il timore che tutto questo venga in qualche misura dimenticato nei prossimi mesi nella cittadinanza è forte. Nei contatti che ho avuto in questi giorni girando per il territorio ho sempre avvertito il timore che tutto questo dia un’ondata di emotività e poi, una volta superata la fase dell’emergenza, ci si dimentichi e non ci sia un approccio conseguente rispetto alle problematiche che abbiamo dovuto affrontare e alle motivazioni che stavano alla base.

    Ho sentito parlare molto dei problemi delle esondazioni in pianura, che sicuramente sono quelli che hanno causato i danni maggiori, ma poco probabilmente dei danni causati dalla cattiva gestione della montagna. Sempre in aula ho citato l’intervento dell’allora sindaco di Sala Bolognese Valerio Toselli, che diceva sempre che, se non abbiamo una buona gestione della montagna, di conseguenza avremo problemi in pianura. Per cui, questo passaggio io lo ritengo fondamentale. Credo che a tal riguardo dovremmo tenere sempre un focus molto acceso.

    Dobbiamo essere consapevoli che, rispetto alle macchie di colore che abbiamo visto rispetto alle frane e alle emergenze, c’è comunque un territorio in montagna bombardato, perché in questo momento vediamo quelli che sono gli effetti di questa emergenza sulle strade, sulle infrastrutture, sulle case eccetera, ma dobbiamo essere consapevoli che a monte di quelle zone alluvionate, pieni di fango eccetera ci sono dei versanti e dei boschi non gestiti, che hanno creato questa situazione. Quindi, serve veramente una visione dall’alto che consenta di capire perché in fondo valle sono successe determinate cose e perché a monte c’è stata questa causa. Quindi, grandi problemi alla viabilità. In alcune zone della montagna ci sono interi comprensori isolati, con grandi problematiche. Adesso, fortunatamente, essendo in periodo estivo, ci sarà la possibilità – lo speriamo – di poter intervenire, anche tenendo conto del fatto che, non essendoci le scuole, un pochino i problemi dei trasporti si attenuano. Però, bisogna anche essere consapevoli che giugno, luglio e agosto passeranno rapidamente e che è necessario essere pronti a rispondere, come diceva prima l’assessore, restituendo le scuole alla scuola, ma anche cercando di avere per quanto possibile una viabilità, quantomeno nelle direttive delle direzioni principali, ripristinata. Nella zona dell’Appennino bolognese abbiamo la Fondovalle Savena chiusa, la 59 chiusa, la 325 chiusa, la Idice chiusa. Quindi, tutte le viabilità trasversali, che sono oggetto di discussione anche in “tempi di pace”, sono disastrate, con interi comparti di territorio che attualmente sono isolati, il che obbliga persone che normalmente dovrebbero fare 10, 15 o 20 chilometri per arrivare al lavoro o a scuola adesso magari a farne 60 o 70, magari attraversando anche zone già disastrate.

    La cosa importante, quindi, è percezione della situazione e dare alla cittadinanza la risposta di essere vicini a loro non solo nella fase emergenziale iniziale, ma anche durante il periodo intermedio.

    Mi associo a chi mi ha preceduto ricordando anch’io il problema del sostegno all’agricoltura, perché credo che di tutti i comparti sarà quello più danneggiato, anche in prospettiva. D’altronde, se è vero che una casa – lo dico banalmente, però non è così – la si può demolire e ricostruire rapidamente, un impianto agricolo, un frutteto, un terreno alluvionato richiederà parecchio tempo, con dinamiche anche dal punto di vista psicologico che sono veramente, veramente devastanti. Per cui, anche da questo punto di vista credo che serva un’attenzione particolare per dare una risposta a queste persone.

    A tutto questo, altro argomento che ho citato in aula, si aggiunge il tema dei contributi della PAC, che paradossalmente aggiungeranno danno a danno, perché chi si vede mancato il reddito se si vede anche revocare i contributi credo che dal punto di vista emotivo si troverà in una situazione poco sostenibile.

    Come ultima cosa voglio ricordare, ancora una volta, l’urgenza di rivedere l’assetto istituzionale. Sapete che io sono sempre stato critico rispetto a come sono impostati oggi i livelli istituzionali territoriali. Avevano già dato forti segnali di cattivo funzionamento, in particolare rispetto alla manutenzione del territorio che è il mio tormentone, e anche nella fase di approccio all’emergenza, credo che abbiano dato tutti i segnali del fatto che questa impostazione non può funzionare. Per cui, credo che tutti quanti noi dobbiamo impegnarci, per quanto di competenza ai vari livelli istituzionali, a ricordarci che se non ripristiniamo degli enti territoriali che possano intervenire e dare delle risposte prima di tutto manutentive, ma poi anche in fase di emergenza essere veramente presenti e avere dei gestori, degli enti che ci mettono la faccia, quindi che non siano eletti da un secondo livello e che abbiano anche le dotazioni finanziarie per poterlo fare, perché non è sufficiente avere sul petto la medaglia, ma devono avere anche la dotazione finanziaria per poterlo fare, però ricordo a tutti, per chi lo ha vissuto, come funzionavano le Province quindici anni fa, vent’anni fa, e come funzionano alcune Province e la Città metropolitana oggi che si vede chiaramente che non sono in grado di rispondere alle necessità del territorio.

    Per cui, questa cosa sta venendo fuori in tutta la sua drammaticità, e credo che dobbiamo tenerne conto ed essere conseguenti nelle varie attività che ognuno di noi svolge nei vari livelli istituzionali. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie. Colleghi, io ho ancora la consigliera Zamboni che mi chiede di intervenire da remoto. Prego, se c’è qualcuno… Facci, Bulbi, Piccinini, Montalti, Marchetti. Chiaramente, volevo dare la parola alla vicepresidente perché possa replicare. Collega Zamboni, prego.

    Sa che non la sentiamo? Provi a regolare meglio… Continuiamo a non sentirla, deve andare su “impostazioni” del suo computer. Non la sentiamo. Provi a staccare la spina, perché probabilmente la spina delle cuffie… Adesso in qualche modo la sentiamo; provi ad alzare il volume della sua impostazione delle cuffie.

     

    Consigliera Silvia ZAMBONI. È già al massimo…

     

    Presidente CALIANDRO. Se si avvicina molto, un flatus voci arriva. Provi così.

     

    Consigliera ZAMBONI. Se vuol fare intervenire qualcun altro, intanto vediamo se riesco.

     

    Presidente CALIANDRO. Va bene. Faccio intervenire intanto il collega Facci, poi proviamo a ridarle la parola. Prego, collega Facci.

     

    Consigliere Michele FACCI. Grazie. La materia è vasta, le cose da dire sarebbero effettivamente molte, ma non vorrei uscire dal tema: ci sarà il momento, visto che il presidente ha annunciato che ci troveremo spesso a parlare di questo. Quello che a mio avviso è mancato, però, ripeto, stiamo un attimo all’emergenza, stiamo a vedere quello che oggi deve essere fatto per dare una risposta al meglio ai territori, alle persone danneggiate, alle realtà che hanno bisogno delle istituzioni.

    Vorrei ricordare, come ricordo che il presidente della Regione e commissario di Governo contro il dissesto idrogeologico dal 14, ricordo anche, ma lo ha ricordato anche la stessa vicepresidente, che è commissario delegato per l’emergenza. Se vogliamo, lo è da anni, perché purtroppo abbiamo avuto varie emergenze. Ovviamente poi cessate le emergenze scadeva anche la carica. Però, visto che rispetto a questa emergenza è commissario delegato, è in capo al presidente oggi, in qualità di commissario delegato, fare quelle comunicazioni che in parte sono state fatte e in parte non ancora. Direi quindi che questo è un elemento importante anche rispetto alla questione che si è sviluppata negli ultimi giorni rispetto a chi deve fare cosa. Quindi, il Commissario delegato ha gli impegni, come correttamente ricordava la stessa vicepresidente di cui all’ordinanza 992.

    Alcune cose devono essere fatte entro 30 giorni, altre entro 90 giorni, ma ovviamente il termine è il massimo, non è che va fatta al trentesimo giorno, o al novantesimo giorno. Sono forse banale nel fare questa affermazione, ma ritengo che sia importante, perché entro 30 giorni è stata fatta l’ordinanza che è stata richiamata prima, il decreto 74 con cui sono state elencate le modalità di utilizzo dei primi 10 milioni che sono arrivati. Sono stati richiamati, sono stati indicati correttamente, e attengono tutti alla lettera a) del famoso articolo 25 della legge sulla Protezione civile. Alla lettera a) sono praticamente interventi per dare i buoni-pasto a chi è intervenuto, i buoni benzina, importanti, ma questo non è certamente sufficiente.

    Altri 20 milioni, con l’ultimo decreto, il provvedimento del Consiglio dei Ministri della fine di maggio, abbiamo avuto il 15 giugno, cioè quattro giorni fa: si tratta del secondo provvedimento del commissario Bonaccini rispetto all’utilizzo di questi 20 milioni, se non ho letto male, tutti sulla lettera b) dell’articolo 25.

    Ora, è vero che adesso ci sono i famosi ulteriori interventi, quelli più importanti, ma non sono solo quelli di cui alle lettere c) e d), perché l’articolo 4 che richiamava la vicepresidente, richiama ovviamente che entro 90 giorni identifica ulteriori misure di cui le lettere a) e b), quindi si può anche ulteriormente prevedere interventi rispetto a questa categoria, nonché quelli più urgenti di cui al comma 2, lettere c) e d).

    Va da sé allora che prima vengono fatte queste individuazioni, prima c’è una presa di posizione da parte del Governo. Mi sembra banale, lapalissiana, la cosa. Quindi oggi sostenere in qualche modo che ci sia una scarsa attenzione, che ci sia un atteggiamento di rigidità, che ci sia un muro, credo che chi lo dice… Non l’ha detto lei, vicepresidente. Lei in maniera molto elegante, come è suo solito fare, ha mandato dei messaggi, nel suo intervento, però c’è chi l’ha fatto al suo posto. Io credo che oggi si debba essere molto chiari. La norma dice: diteci in maniera precisa con località, coordinate geografiche, descrizione tecnica, relativa durata, oltre l’indicazione delle singole stime di costo. Forse si era abituati in un certo modo prima; adesso invece si dice “questa è la norma e si rispetto la norma”.

    Io quindi questa polemica la chiuderei qui, se polemica vi è stata, dicendo: faccia il presidente Bonaccini il commissario all’emergenza e non pensi se verrà nominato o no commissario alla ricostruzione; assolva al suo compito fino in fondo come commissario all’emergenza e vedrà che il Governo gli darà le risposte che il territorio chiede. Quindi, non vorrei che si volesse fare il gioco dello scaricabarile, e che alla fine a pagare siano purtroppo i cittadini.

    Ora, per quanto riguarda il merito di quello che lei oggi ci ha rappresentato, quindi gli interventi che verranno fatti, prendiamo atto, oggi abbiamo preso atto del tutto; quindi, non ho osservazioni da fare sulle modalità, sui territori, se questo è un territorio anziché un altro. Certamente, quelle sono state le zone colpite.

    Butto lì una questione: come ho fatto anche con un atto ispettivo, ma ovviamente non ho fretta di avere risposte, c’è l’occasione oggi, e ne parlo oggi, vorrei capire se in qualche modo oggi questo Piano di interventi che si sta approntando e gli ulteriori interventi che arriveranno in che modo questo Piano di interventi va a modificare, se e come il nostro Piano di gestione rischio alluvioni. Torno lì: è vero che sono fenomeni imprevedibili, lo dice la stessa Direttiva alluvioni a cui ci richiamiamo, ma appunto perché sono fenomeni imprevedibili, occorre mettere in campo tutte le misure necessarie e possibili per cercare comunque di prevenire il maggior numero possibile di problematiche.

    Il Piano di gestione rischio alluvioni l’abbiamo approvato nel dicembre del 2021 con delibera di Giunta regionale. Ovviamente il Piano lo ha fatto l’Autorità di bacino sotto il controllo della Regione Emilia-Romagna, con tutti i soggetti competenti per legge a farlo. Noi abbiamo preso atto di quello.

    Rispetto a quello che il Piano di gestione rischio alluvioni indicava con una serie di interventi, alcuni definiti anche con una scala di priorità da priorità bassa a priorità critica, passando per “moderato”, “alto”, “molto alto”, ci sono alcune zone interessate dai fenomeni alluvionali del maggio che erano in quell’elenco. È chiaro che in un qualche modo forse dovremmo capire se si può accelerare, come si può accelerare, come si va oggi, visto che i piani di gestione sul rischio avevano un timing di revisione, sia le mappe della pericolosità… erano tre tipologie, adesso non mi ricordo: la mappa della pericolosità, e l’ultima, il Piano di gestione del rischio alluvioni. Non ricordo a mente quale fosse il secondo step; in ogni caso erano tutte delle misure da rivedere. Eravamo ancora nei termini, certamente, per rivederli (in realtà non le abbiamo attuate, ma comunque eravamo nei termini per rivederle). Credo quindi che forse oggi, oltre a fare gli interventi, occorre anche andare a fare una rivisitazione complessiva di questa attività svolta.

    Io mi fermo qua. Mi sento di dire, e concludo veramente, che prima fa il commissario delegato, presidente Bonaccini, a mandare a Roma quello che chiede la legge sulla protezione, cioè le norme sulla protezione civile; prima il Governo darà risposte ai territori. Diversamente non si può fare.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, collega. Proverei a ristabilire il contatto con la collega Zamboni. È ancora collegata, vero?

     

    Consigliera ZAMBONI. Adesso riuscite a sentire?

     

    Presidente CALIANDRO. Sì, la sentiamo bene. Prego, collega.

     

    Consigliera ZAMBONI. Innanzitutto, ringrazio anch’io per la puntuale illustrazione dei danni.

    È difficile adesso entrare subito nel dettaglio perché la mole di informazioni è stata notevole, quindi nel ringraziare la vicepresidente, mi riservo eventualmente di tornare sul tema.

    Visto che ancora una volta ho sentito questa affermazione, francamente un po’ surreale, che a monte di questi danni, di questa alluvione, ci sarebbero politiche ambientaliste che hanno impedito di fare le cose giuste, vorrei tornare proprio sul tema delle cause. L’analisi delle cause è fondamentale ovviamente per capire poi come, dove e cosa ricostruire.

    Non ho ancora sentito pronunciare le parole “cambiamenti climatici”, immagino che qualcun altro dopo lo farà. Ho sentito però correttamente parlare di fenomeni meteo estremi. Questo ci richiama al dovere di adottare un Piano di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Questa è anche la chiave per reagire in maniera adeguata ai fenomeni meteo estremi. Era la stessa ISPRA a dire che la nostra Regione è una delle regioni a più alto rischio idrogeologico, quindi, nella fase di ricostruzione davvero bisognerà impostare le politiche di tutela del territorio in maniera da renderlo, usando una parola logora, più resiliente, quindi in grado di resistere a questi stress meteo estremi che vediamo che si stanno moltiplicando.

    Gli ambientalisti che contano spesso come il due di coppe quando è briscola a bastoni, che da anni richiamano l’attenzione sul pericolo connesso ai cambiamenti climatici, oggi non possono essere chiamati anche a rispondere delle conseguenze dei cambiamenti climatici, sennò davvero non si imboccherà mai la strada che ci serve per fare fronte a questa, con tutta evidenza, mutata situazione. Venendo su alcuni temi specifici, io sono molto d’accordo con chi ha sottolineato il grande rischio che corre oggi la nostra agricoltura. Pensare a quanto si è andato a depositare sui terreni; quindi, ai lavori di ripristino anche della fertilità di questi suoli è sicuramente un impegno enorme. Ricordo poi anche che c’è il caso specifico dell’agricoltura biologica, che ha necessità di certificazione, che escluda la presenza nei propri terreni e in quanto si produce di sostanze chimiche.

    L’alluvione ha trascinato, ha portato via di tutto, quindi sicuramente questo sarà uno dei settori da seguire con maggiore attenzione. Innanzitutto, perché non possiamo rinunciare alla produzione di frutta e verdura nella nostra regione; e poi perché c’è un tema quindi di economia, da un lato, ma anche proprio un tema di tutela dell’ambiente in senso profondo, della fertilità dei suoli.

    L’altro settore, – ovviamente c’è quello imprenditoriale, – di cui non sento ancora parlare, è quello del turismo montano e collinare, il turismo dei piccoli borghi, il cicloturismo, quello che oggi è molto danneggiato perché le frane, il venir meno di strade hanno interrotto dei circuiti di cicloturismo, di turismo dolce che invece sono straordinariamente importanti per l’economia della collina e della montagna. Il rischio di un ulteriore spopolamento delle montagne, dopo questi eventi così drammatici, ovviamente cresce.

    Infine, ma molto velocemente, sulla questione della polemica con il Governo, devo dirlo con molta franchezza: ho trovato questa frase “il Governo non è un bancomat” un po’ sopra le righe. Che il Governo non sia un bancomat lo diamo per scontato, nel senso che non lo trattiamo da bancomat, in Regione. Però, la necessità di stringere sui tempi della messa a disposizione dei fondi, dell’individuazione del regista, della figura che dovrà fare da regista, ergo il Commissario, e delle procedure, è un tema che è sul tavolo, è inutile nasconderselo. I sindaci stanno già facendo interventi in debito, giustamente, perché per rispondere all’emergenza dei loro territori devono intervenire; quindi, è una preoccupazione che riguarda anche le amministrazioni locali poter disporre di fondi, procedure e di una figura commissariale che faccia da coordinamento per la ricostruzione. Spero quindi che si esca da questa impasse, e che si rinnovi lo spirito di collaborazione che c’era stato subito a seguito della prima alluvione del 2-3 maggio, perché solo da questa collaborazione tra Regione, Comuni e Governo, l’Emilia-Romagna può risollevarsi, come ha già fatto nel caso del terremoto che, ripetiamo, è un altro tipo di disastro, però che si possa risollevare per il bene delle nostre comunità, perché come è già stato detto, passata la fase della solidarietà, bisogna che le persone, le imprese, le istituzioni locali sentano che l’attenzione per risollevarle dallo stato di prostrazione in cui si trovano è ancora […].

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, collega. Collega Bulbi.

     

    Consigliere Massimo BULBI. Grazie.

    Io ho fatto il Sindaco, ho fatto il presidente della Provincia quando le Province, come diceva Mastacchi, contavano, e sono stato anche uno dei pochi che hanno fatto le battaglie perché non venissero tolte.

    Questo, quindi, è un tema che a me in questo momento non interessa, ho fatto la battaglia, voglio essere coerente, se qualcuno le ripropone e io ci sarò, ma non è questo il tema.

    Proprio per questi ruoli che ho sempre avuto, ho avuto e ho un grande rispetto delle istituzioni. Quando si parla di rispetto alle istituzioni, la prima cosa a cui penso è il rispetto di quei Sindaci che si trovano ad operare spesso, soprattutto quelli che vivono nei piccoli comuni, ancora più se questi sono comuni collinari e montani, con dei disagi veramente unici, con una difficoltà a poter gestire anche un ente, magari senza personale. Faccio riferimento a un comune che conosco abbastanza bene: 157 chilometri di strade, fino a dieci giorni fa aveva un cantoniere, purtroppo si è licenziato, quindi adesso è anche senza cantoniere, solo per farvi capire. Non parliamo poi degli uffici lavori pubblici, eccetera.

    Il tema allora dov’è? È che io mi sento dire in questi giorni che nessuno vuole entrare nella polemica, che tutti vorrebbero chiudere la polemica, ma poi si continua a fare polemica, o con messaggi, o con interventi… È un po’ come quando iniziamo, capita anche me, con “sarò breve” e poi alla fine sarai lunghissimo. Io per questo non dico più “sarò breve”, perché se invece sono lungo, nessuno può dire che sono incoerente.

    Noi però ci troviamo spesso a sentire questo, in questi giorni lo abbiamo letto, lo abbiamo sentito, abbiamo letto i messaggi, concluderò con un messaggio che dovrebbe preoccupare anche voi, come ha preoccupato me, che ha ricevuto qualche sindaco. Però il tema è proprio questo: io ho rispetto dei sindaci, e se ho rispetto dei sindaci io nella polemica non ci esco, anzi, nella polemica non ci sono ancora entrato, però la segnalo e la evidenzio. Chi vuole rappresentare le istituzioni, invece di fare gioco di squadra, ripeto, in quell’esperienza professionale di responsabilità a sindaco e presidente di Provincia che ho avuto, anch’io purtroppo ho avuto alcune calamità naturali, anche se non di questa consistenza: il nevone, Corniolo, tutta una serie di sfortune che hanno coinvolto il mio territorio. Poi c’era stata addirittura “Rifiutopoli” ma quella era un’altra cosa.

    Quello che però vi voglio dire è che se veramente qualcuno non vuol fare polemiche, se veramente qualcuno vuole essere coerente con quando dice “noi rispettiamo e abbiamo grande rispetto per le istituzioni e i ruoli delle istituzioni”, l’unica cosa che non si deve fare è sbeffeggiare, prendere veramente in giro, dire anche delle falsità nei confronti dei sindaci, magari aizzando anche la gente contro i sindaci, soprattutto quando uno non l’ha mai fatto il sindaco, anzi, magari si è anche candidato, e probabilmente, conoscendolo non l’hanno mai eletto sindaco. Un conto infatti è prendere i voti come sono le politiche, un conto è quando invece la gente deve scegliere il sindaco. Attenzione, allora: dico questo perché le bugie sono talmente evidenti che quella di due settimane fa, quando addirittura in questa strada del mio paese, tutti isolati non sapevano come fare uscire. È vero, è una strada che ha una frana a metà, però sopra si esce e sotto si esce. Il problema è che forse non sapevano che abitavo a 50 metri da lì, e comunque esco, quindi non era vero che ero isolato come gli altri. Però, l’importante, in quel momento, addirittura era fare azioni che andassero a mettere in difficoltà il lavoro già fatto da tutti i sindaci, ovvero, sopralluoghi con gli organismi competenti, autorizzati e condivisi con i CCS, andando sul territorio a dire: bene, queste sono le cose che devono essere fatte e queste sono le cose che non si possono fare, perché se c’è ancora la frana in atto, o se c’è ancora la terra col fango, bagnata, andare a muovere voleva dire oltre che mettere a rischio la vita umana delle persone che chi ci lavoravano sopra, aiutare la frana a fare ancora più disastri di quelli che avevano già fatto.

    Tant’è vero che sono arrivati eserciti, ma l’esercito è presto andato via perché non poteva fare null’altro che quello che era già stato previsto. Per fortuna abbiamo i vigili del fuoco che veramente stanno facendo un lavoro tale che io non so come potrò mai ringraziarli, in tutta Italia, perché da noi ci sono da tutta Italia, lavoravano anche ieri, di domenica, fino a ieri sera alle 20.

    È questo allora che non posso sopportare, perché se abbiamo rispetto non possiamo immaginare di mandare dei messaggi che di rispetto non hanno niente. Lo leggo: “scrivo per sottolineare che gli importanti riferimenti governativi su cui possiamo contare ci consentono di affrontare concretamente e accelerare le procedure che riguardano le diverse emergenze sul territorio, per cui vi invito a segnalarmi via WhatsApp le vostre priorità nell’emergenza affinché io possa occuparmene personalmente”, esempio pratico: riapertura di una strada che collega una frazione con isolati, eccetera, e vado avanti. Mi fermo qui.

    Se abbiamo il rispetto per le istituzioni, qui non c’è rispetto della Regione, del sindaco, forse neanche del ministro, del ministero o della Presidenza del Consiglio, perché mi sembra che ci sia veramente qualcosa magari per portarsi a casa chissà quale vantaggio, ma poi non sarà alla fine così, perché la gente non è stupida, e vede alla fine chi fa, chi non fa, chi cerca di avere un vantaggio piuttosto che non avere un vantaggio.

    Il lavoro che è stato fatto, quindi, compresa anche la prima stima delle richieste di danni, e io la ringrazio, assessore, stamattina, perché invece è qui, è puntuale, è chiaro, nella prima stima; ma nella richiesta che è arrivata dal Governo, perché è il Governo che ha chiesto di stimare i danni e chiedere ai comuni i danni. Quando si fanno queste cose, adesso non c’è la collega Castaldini, ma se no questo era rivolto al suo intervento, io ho visto quella di tre, quattro comuni, è chiaro che quando ci metti una strada c’è anche la particella catastale, c’è il foglio mappale, sono cose talmente scontate che non capisco neanche perché le andiamo a porre quando è così e deve essere così, perché è la Regione stessa, è la nostra agenzia che ti chiede queste cose per poter venire poi a fare il sopralluogo, per poter venire poi coi geologi, eccetera.

    Adesso, al di là delle chiacchiere, quello che serve oggi ai nostri territori collinari, ripeto, questo disastro, questa calamità naturale ha due aspetti completamente diversi; alluvionati, esondati causa l’esondazione, eccetera, e i franati. Sono già nati dei comitati per gli alluvionati, probabilmente allora devono essere anche dei comitati per i franati, perché la situazione è completamente diversa. Ancora nel mio paese ho 53 persone isolate, oltre alle evacuate, perché ci sono delle realtà che ci vorranno mesi ed anni per poterle ripristinare. Di cosa stiamo parlando? Però oggi c’è bisogno che le ruspe, e non solo quelle dei vigili del fuoco… Ieri sera mi hanno fatto sorridere – gli abbiamo portato qualcosa da mangiare, da bere in compagnia – quando due vigili del fuoco, ovviamente non qui, perché sono di un’altra regione, ci hanno detto: praticamente, non essendo più in periodo emergenziale, stiamo lavorando più delle ore che ci sarebbe consentito, non ci interessa, siamo qui, lo facciamo volentieri, ci avete accolto bene, per noi fare volontariato è importante “spero solo che non ci chiedano il risarcimento del gasolio che stiamo utilizzando per far andare i mezzi delle ruspe”, perché in teoria dovrebbero interrompere il lavoro e riprendere il giorno dopo, quando hanno finito i lavori.

    Di che cosa stiamo parlando veramente? Servono risorse. Io lo dico e lo dirò ancora: una volta c’era una bella canzone di Mina “Parole, parole, parole”; adesso la canzone deve essere “risorse, risorse, risorse”, se no questi continueranno a rimanere isolati per dei mesi, per degli anni. Ci sono interi borghi; il turismo in collina e in montagna non lo vogliamo però solamente nei momenti delle difficoltà, lo vogliamo sempre, tutto l’anno, quando servono degli interventi anche di ripristino di quei territori, di valorizzazione di quei territori.

    Ripeto: sono uno che vive lì, quindi so cosa vogliono dire queste cose che dico, perché le vivo sulla mia pelle. La cosa che chiedo allora è questa: basta dire “non vogliamo, non vogliamo”. Chi lo vuol fare, lo faccia.

    Io chiedo solo di avere rispetto delle Istituzioni e di fare in modo che tutti insieme, come è capitato a me nel mio piccolo, nel nevone, io avevo al mio fianco i parlamentari di destra, di sinistra e di centro, e nessuno mi ha posto il problema “questo è un comune di qua, questo è un comune di là”; abbiamo lavorato tutti insieme. È questo che dobbiamo fare, ma lo facciamo nel momento che però tutti correttamente non andiamo ad aizzare la gente contro un sindaco piuttosto che un altro.

    La chiudo così. Io sono uno a cui di dire sciocchezze, quando mi capita di dirne, ne dico abbastanza. Però, al di là della brutta parola, “bancomat”, che pure ci poteva stare, è chiaro che se fosse stata la Sicilia, anziché di bancomat forse parlavamo di un fondo internazionale. Però, non è questo il tema.

    Il tema è che bisogna fare in modo che quando parliamo di queste cose stiamo sul pezzo. In questo momento serve la tempistica utilizzata. Ecco perché in questo ci dev’essere similitudine fra il terremoto e questa calamità, perché la tempistica ha salvato la metà del tempo per fare la legge 74, come ci ricordavano ieri, che prevedeva la struttura commissariale, le risorse, le procedure, i metodi. Questo serve, non dare la colpa, non dire: tu Governo, tu Regione devi fare questo perché non l’hai ancora fatto, e io Governo…Ma che dibattito inutile è?

    Insieme si devono fare le cose. Perché se no, ripeto, una cosa la stiamo veramente facendo di sicuro: non stiamo facendo il nostro mestiere in modo responsabile come ci hanno chiesto, nel momento che ci hanno mandato qui i nostri cittadini. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, collega Bulbi. Prego, collega Piccinini.

     

    Consigliera Silvia PICCININI. Grazie, presidente.

    Io ringrazio la vicepresidente Priolo per questa informativa particolarmente dettagliata. Provo a dire due cose: l’argomento è naturalmente molto vasto, mi concentrerò solo su alcuni aspetti.

    Io purtroppo, caro Bulbi, credo che in realtà il suo auspicio non verrà concretizzato perché è evidente che qualcuno sta vedendo dei margini per fare della speculazione politica anche su questo territorio. Io non mi nascondo dietro quello che sta succedendo, dietro il dibattito nazionale.

    Io sono francamente abbastanza sconcertata, peraltro da un viceministro che in 24 ore si è preoccupato di fare tre post su Facebook, in 24 ore di polemica politica. Evidentemente, dove le passerelle non bastano più, è necessario attivare pure i social. Questo è francamente abbastanza inquietante da parte una figura istituzionale che ha un certo carico di responsabilità.

    Venendo alle questioni di merito, pongo qui una questione molto pratica che mi è stata evidenziata per quanto riguarda le FAQ della Protezione civile, dove si dice esplicitamente che per chi ha avuto danni alle sole cantine, quindi non all’abitazione principale, per queste persone al momento non sono previsti rimborsi. Chiedevo se ci sono novità da questo punto di vista.

    Ho poi un’altra preoccupazione, che ho già manifestato in diverse occasioni, che è la situazione nel nostro Appennino, dove abbiamo territori che sono più fragili di altri, che fanno più fatica a reagire, che non hanno le strutture, che non hanno il personale, che sono deficitari sotto tanti punti di vista.

    Lo diceva anche in aula: quelli sono territori che già ordinariamente vivono situazioni di disagio, e che con l’alluvione e con le frane davvero hanno bisogno di un sostegno immediato.

    Io ho fatto il question-time e ho citato il caso di Monterenzio, dove c’è una frana che ha diviso in due il paese, e dove oggettivamente la popolazione è in difficoltà. Su questo ci vorrebbe un’attenzione davvero particolare. Senza nulla togliere agli altri territori, davvero l’Appennino sta vivendo una situazione di difficoltà che forse è superiore rispetto ad altri territori.

    C’è poi un’altra questione. Mentre noi guardiamo all’emergenza, giustamente, perché è la nostra priorità, io credo che contemporaneamente, bisogna anche tenere uno sguardo in avanti. È stato detto forse prima che la nostra è una di quelle regioni che hanno una percentuale di popolazione esposta oltre al rischio idraulico e idrogeologico oltre la media nazionale.

    Già oggi allora bisogna iniziare a pensare a che cosa cambiare delle politiche della Regione, e lo faccio pensando a un tema di cui si parla forse abbastanza poco, per quanto riguarda la pulizia dei fiumi, fermo restando che comunque questo è stato sicuramente un evento eccezionale, e qui c’entrano i cambiamenti climatici. Io credo però che non sia più possibile andare avanti con una modalità che la Regione ha adottato da un po’ di tempo, che è quella del taglio a compensazione, perché con questa modalità si provocano a volte anche dei veri e propri disboscamenti da parte delle imprese che fanno cassa con la legna e poi la vera pulizia puntuale non la fanno, e questo è un problema.

    Dopodiché, c’è un altro tema: quello di provare a riprofilare anche i letti dei fiumi che a volte sono molto stretti e serve, dal mio punto di vista, tornare a ridare spazio, quindi re-immaginare anche questi aspetti. Poi ovviamente il tema del consumo di suolo.

    Noi siamo una regione ad elevata antropizzazione. Come si diceva anche nei documenti della Regione, alcuni fenomeni che dovrebbero essere naturali, che oggi ovviamente non lo sono più per gli stravolgimenti climatici, oggi sono diventati delle vere e proprie minacce, proprio perché abbiamo antropizzato qualunque cosa e siamo addirittura forse arrivati ad essere noi la causa di questi stravolgimenti.

    Credo quindi, e torno a ribadirlo, nella necessità di una legge sia a livello nazionale sul clima, ma anche a livello regionale sul contrasto ai cambiamenti climatici. Io ho già un progetto di legge depositato. Vorrei che a un certo punto si partisse con una discussione, proprio perché dobbiamo anche iniziare a guardare avanti.

    È vero che negli anni la Regione si è dotata di un sacco di documenti, di piani, di strategie, di osservatori sui cambiamenti climatici, di presìdi organizzativi sul Climate Change, pagine e pagine di carta e di parole che spesso sono rimaste tali. Questa, quindi deve essere davvero l’occasione per mettere in campo misure che siano concrete.

    Abbiamo già tutta una serie di documenti che dicono delle cose importanti. Adesso dobbiamo provare a concretizzarle anche attraverso una legge.

    Dopodiché, torno al momento che stiamo vivendo, quello dell’emergenza, ma anche quello della ricostruzione. Io condivido quello che diceva Bulbi, cioè che servono risorse e serve un commissario. Serve individuare una persona che abbia la disponibilità finanziaria e che possa andare in deroga alle norme ordinarie, per fare in fretta. Non vorrei che dietro polemiche strumentali ci fosse un disegno che mi ricorda tanto quello sulla sanità, dove il Governo non copre i costi delle Regioni perché probabilmente l’obiettivo è quello di spingere le nostre regioni e i nostri territori verso una sanità privata.

    Non vorrei che si provasse a fare dei giochini di tipo politico, facendolo però sulla pelle degli alluvionati. Questo davvero non è accettabile, e purtroppo le polemiche che vengono sia da Musumeci che dal viceministro Bignami rappresentano proprio questo. Io però vorrei ricordare che purtroppo ci sono persone che vivono condizioni di evidente difficoltà. Bisognerebbe trovare una collaborazione che ad oggi non c’è. Lo dicevo esattamente prima: purtroppo qualcuno pensa in questo momento di speculare anche sulle disgrazie dei nostri territori.

     

    Vice presidente Nadia ROSSI. Consigliera Montalti, prego.

     

    Consigliera Lia MONTALTI. Grazie, presidente.

    Lo dico subito: io sono sconcertata da alcuni degli interventi che i colleghi hanno fatto stamattina. Mi riferisco intanto, in primis, all’intervento della collega Evangelisti, che non vedo in Commissione, e spero che… È uscita adesso. Sono sconcertata perché se il messaggio è “non vi preoccupate, voi fate tutto il lavoro, poi il Governo valuterà”, allora evidentemente c’è una parte di questa Assemblea che non ha capito di fronte a che tragedia ci stiamo trovando.

    Ve lo dico così: provate ad andare dai cittadini, dalle imprese, dagli agricoltori che hanno perso tutto, a dire “valuteremo, vedremo, ci pensiamo”, provate ad andarglielo a dire, in questo momento in cui la disperazione sta prendendo il posto della fase iniziale in cui ci si iniziava a chiedere se veramente la tragedia era successa.

    Provate ad andare veramente nel territorio, non a fare quelle passerelle che sta facendo il viceministro, i vari deputati per fomentare i cittadini, anche spesso contro i Sindaci. Se state nel territorio davvero e se veramente avete a cuore il territorio e i cittadini, non verreste mai in questa Commissione dicendo: c’è tempo, valuteremo, adesso dobbiamo capire il metodo.

    Questi anni di politiche e questi anni dentro le istituzioni mi hanno insegnato una cosa, che quando i rappresentanti dei cittadini si trincerano dietro metodo e tecnicismi, significa che non hanno un’idea per rispondere a dei problemi. Ed è questo che sta emergendo in maniera chiara.

    Noi ci troviamo di fronte ad una tragedia enorme davanti alla quale i Comuni e la Regione sono lasciati soli, sono lasciati soli a fronte di un Governo che se ne sta lavando le mani e che si trincera dietro ai tecnicismi senza prendere le decisioni che gli spettano.

    Perché qua bisogna anche dire in maniera chiara che non stiamo chiedendo nulla che non spetta di diritto ai cittadini romagnoli, ai cittadini emiliano-romagnoli che in questi anni, con le loro tasse, hanno sempre contribuito, come si fa in uno Stato, a quelle che sono state le tragedie, le alluvioni, i terremoti, hanno sempre contribuito per aiutare le popolazioni colpite.

    Perché uno Stato, un Paese funziona così, funziona con una collettività che si prende in carico quelli che sono i problemi, sennò che cosa ci stiamo a fare in un Paese governato collettivamente?

    I cittadini emiliano-romagnoli non stanno chiedendo nulla che non è un loro diritto: essere aiutati di fronte a una tragedia enorme.

    Allora, se non siete sconcertati, come me e come noi, di fronte ai dati puntuali, puntuali, che ci ha dato la vicepresidente Priolo, che tra l’altro ha detto una cosa importante, che quelli sono i danni ma la valutazione degli interventi poi può essere molto più complessa. Perché lo sappiamo bene che in questa situazione non sempre basterà il ripristino ma se vogliamo davvero mettere in sicurezza il territorio e i cittadini in prospettiva e fare degli interventi solidi, dobbiamo anche affrontare con uno sguardo più lungo quello che è successo. Cercare di valutare anche quello che è l’impatto di un cambiamento climatico che ormai è evidente, non è più negabile e che quindi ci deve sfidare anche a ragionare davvero una prospettiva, a chiamare a noi, come ci hanno chiesto i Sindaci e come i Sindaci hanno chiesto al Governo. Perché questa non è una cosa che può stare sulle spalle solo di Comuni e Regione, ma deve essere una responsabilità collettiva. Quindi, deve essere il Governo a prendersi anche sulle spalle questa responsabilità. Dicevo, come i Sindaci hanno chiesto al Governo di mettere in campo le intelligenze e le competenze più alte, nazionali e internazionali per aiutarci a ricostruire bene, nel migliore dei modi.

    Allora noi non ci siamo mai sottratti dalle nostre responsabilità, anzi abbiamo accelerato. Siamo andati a quei Tavoli con i dettagli chiedendo ai Comuni… Parlavo proprio qualche giorno fa con alcuni dei nostri Sindaci, abbiamo chiesto ai Comuni che già stanno facendo degli interventi, ci sono i Comuni piccoli che hanno sulle loro spalle delle responsabilità enormi, gli abbiamo chiesto in fretta di analizzare i danni e di farlo in maniera chiara e responsabile, utilizzando dei metodi riferibili, per esempio, al prezziario regionale, quindi per avere davvero dei dati reali e concreti.

    Di fronte a un sistema regionale che si muove così, noi abbiamo avuto un Ministro che ha utilizzato quella spregevole espressione: il Governo non è un bancomat.

    Io dico, e qui mi appello veramente a voi colleghi di Fratelli d’Italia, della Lega: ribellatevi. Fate capire che abbiamo a cuore tutti insieme quelli che sono i cittadini emiliano-romagnoli, i cittadini colpiti e che abbiamo bisogno davvero di un’azione del Governo. Non piegatevi a quella che è una logica di bassa battaglia politica sulla pelle dei nostri cittadini.

    Perché, se il messaggio che oggi esce dalla nostra discussione è che dobbiamo portare pazienza, allora conoscete poco i romagnoli e gli emiliano-romagnoli. Perché non è una questione di portare pazienza, è una questione che di fronte a una tragedia così grande, ci siamo mossi subito, dal fango siamo usciti da soli, ma adesso abbiamo bisogno che il Governo batta un colpo. Perché i cittadini emiliano-romagnoli hanno il diritto di avere una risposta chiara di tempi certi, hanno il diritto di non essere lasciati abbandonati da soli, solo con dietro i Comuni e la Regione ma hanno il diritto di sapere che tutta l’Italia ha a cuore che questa terra si rialzi.

     

    Vicepresidente ROSSI. Consigliere Marchetti, prego.

     

    Consigliere Daniele MARCHETTI. Grazie, presidente. Sarò velocissimo, perché ho alcune domande puntuali da porre alla vicepresidente e ai tecnici presenti.

    Partirò, me lo consentirete, con un piccolo appunto, o meglio una critica. Perché è sempre bello parlare di leale collaborazione, unità di intenti, di compattezza nel portare avanti l’azione per aiutare i nostri territori e i nostri cittadini, però poi bisognerebbe dare anche seguito a queste parole.

    Io mi permetto di riportare alcuni esempi che mi riguardano direttamente. Qualche settimana fa sono stato contattato da alcuni cittadini che non ricevevano risposte da parte degli Enti locali coinvolti. Stiamo parlando, ad esempio, della rottura dell’argine che ha interessato il torrente Idice al confine tra il Comune di Budrio e quello di Molinella. Io, responsabilmente, in quel momento che cosa ho fatto? Non ho fatto polemica ma ho inoltrato una richiesta di informazioni alla struttura competente regionale. Che cosa è successo? Ho ricevuto una risposta, o meglio una richiesta di proroga, che mi rimanda il tutto al 29 settembre 2023.

    Io capisco l’emergenza, capisco tutto, però se poi dopo due giorni ci vediamo un post pubblicato sui canali ufficiali della Regione dove viene riportato l’elenco con quell’intervento che ho richiesto, se poi vedo che c’è un elenco di interventi, 74 interventi finanziati o che verranno finanziati con 93 milioni di euro già pronti con già il pacchetto fatto, che cosa costava mandarci, dopo non dico un giorno o due ma anche solo dopo due settimane, una risposta da fornire a quei cittadini che chiedono chiarimenti in merito a situazioni preoccupanti?

    Perché non è che il consigliere X quel giorno presenta una richiesta di informazioni per divertimento, è perché evidentemente ci sono dei cittadini che hanno inoltrato una richiesta ben specifica. E qui la chiudo.

    Io ci terrei a fare alcune domande perché credo che ci siano degli aspetti ancora poco chiari, visto che parliamo di interventi messi in campo e che verranno messi in campo. Innanzitutto, sulle condizioni degli argini. Il monitoraggio che annualmente bisognerebbe fare sulle condizioni degli argini con verifiche su eventuali presenze di tane di animali fossori, oppure no, è stato fatto o manca ancora?

    Perché io a inizio maggio ho inoltrato questa richiesta per ricevere un monitoraggio che dovreste avere da marzo, e io ad oggi non ha ancora ricevuto. Quindi, sarebbe interessante comprendere se questo è un documento che esiste, oppure no.

    Perché ci sono degli aspetti che sono preoccupanti non solo legati alle tane degli animali fossori, perché tante volte anche l’operato dell’uomo può causare comunque delle problematiche sulla tenuta degli argini. Perché, sempre per quanto riguarda il torrente Idice che ho riportato poco fa l’esempio, sull’intero argine, dov’è stato corroso per più di un chilometro, sono presenti ogni tre metri delle perforazioni, dei sondaggi fatti evidentemente da un’azienda competente che è da mesi e mesi che ha lasciato dei fori aperti. Non credo che in caso di esondazione questi fori, nel momento in cui si introduce l’acqua all’interno, facciano proprio bene alla tenuta dell’argine stesso. Io non sono un tecnico ma mi aspetto comunque delle risposte in tal senso.

    Così come, non essendo un tecnico, vi pongo anche un’altra domanda. Riportando l’esempio di Spazzate e Sassatelli, frazione di Imola finita sott’acqua due volte nel giro di due settimane per la rottura dell’argine del torrente Sillaro. Ora, al di là delle cause della rottura, passiamo alle eventuali concause. La presenza di vegetazione all’interno del letto del fiume era da eliminare in precedenza, oppure no? Perché tante volte ci sentiamo dire che quella vegetazione fa bene, va mantenuta. Eppure, oggi mi risulta sia in corso una pulizia del letto del fiume, oggi. Allora, quella vegetazione andava tenuta nel letto del fiume, oppure no? Anche queste sono risposte che ci dovreste dare per ragionare insieme anche sul futuro. Perché è importante avere questi elementi.

    L’ultima domanda, e poi chiudo davvero, è sugli interventi ad esempio sulla viabilità messi in campo da soggetti extraregionali, chiamiamoli così, ovvero l’Esercito e i Vigili del fuoco.

    Sul territorio da cui provengo, ad esempio nella Vallata del Santerno, ci sono due strade provinciali che sono state recuperate, o ci sono comunque lavori in corso che hanno visto come responsabile in un caso l’Esercito e in un caso i Vigili del fuoco. Vi domando in che modo vengono coordinati questi interventi.

    Potrà sembrare una richiesta banale ma non lo è. Perché, ad esempio, nel caso dell’Esercito, nelle comunicazioni ufficiali dell’Esercito stesso leggiamo che gli interventi vengono coordinati dalla Protezione civile. Io ho fatto una richiesta di informazioni e la struttura regionale mi dice che non è la Protezione civile che regolamenta questi interventi ma è la Prefettura.

    Ora, se mi potete dire nel dettaglio in che modo vengono coordinati e indirizzati questi interventi, credo che potrebbe essere un ulteriore elemento utile per sviluppare dei ragionamenti utili anche per il futuro ed eventuali altri interventi necessari sul territorio.

     

    Vicepresidente ROSSI. Consigliere Pelloni, prego.

     

    Consigliere Simone PELLONI. Non mi ero prenotato prima, però ci sono ovviamente alcuni interventi che hanno bisogno di una risposta, pensando noi ai lavori di questa Commissione. Perché dopo gli interventi della Zamboni e della Piccinini, dobbiamo fare un po’ più di chiarezza. Adesso non so se ci sono ancora.

    In questa sede, quando c’è stata la rendicontazione dei lavori della Protezione civile, la consigliera Zamboni ha contestato la legittimità di alcuni interventi. La legittimità. In questa sede ci sono le registrazioni e c’è stata la presa di posizione da alcuni membri, per fortuna, della maggioranza che contestavano questa cosa. Si era anche condiviso che maggiormente andavano ascoltati non gli ambientalisti della domenica - cito le testuali parole - ma gli agricoltori e chi il territorio lo vive e grazie al territorio non solo lo cura ma ci campa anche. Diciamo le cose come stanno.

    Anche oggi devo assistere dalla consigliera Piccinini di nuovo quasi alla criminalizzazione di chi va a fare quegli interventi di disboscamento, che lo fanno per fare cassa o non fare cassa.

    Poi nelle immagini di questa slide, quelli che sono stati definiti dall’assessore Priolo detriti, erano praticamente quasi tutte piante, vegetazione, alberi addirittura ad alto fusto, quindi nel pieno dell’alveo, che la piena ha portato attaccati a ponti, strade e quant’altro.

    Poi assistiamo anche all’intervento che parla dell’importanza del cicloturismo. Sono state portate immagini che avete portato voi delle ciclabili che sono franate perché sono state fatte sopra l’argine che, lo dico proprio banalmente, normalmente qualsiasi pratica che si fa in edilizia quando io attacco un portico, una tettoia o qualsiasi cosa a un’abitazione esistente è una pratica comune vedere se può portarla o non può portarla. Probabilmente sono state fatte delle ciclabili, sono stati spesi numerosi i soldi e poi quegli argini o non lo potevano portare, o ci sono state varie problematiche. Questo è un problema che abbiamo.

    Quindi, la preoccupazione non è il cicloturismo, la preoccupazione è che non ricapiti più o non ricapiti più un intervento di questa portata.

    L’ultima polemica che faccio è che è cambiato molto l’approccio dei 5 Stelle e della consigliera Piccinini a questo problema. Perché lei nell’esondazione del Reno, con addirittura la rottura dell’argine e quant’altro, fece un esposto in Procura. Adesso viene ad accusare noi. Ha fatto un esposto in Procura per l’alluvione del 2019 e sappiamo benissimo cosa vuol dire andare in Procura, vuol dire che se poi il PM ritiene, potrebbe anche mettere dei sigilli, fermare dei cantieri, fermare delle cose. Come dire, da un politico ci si aspetta una soluzione politica.

    Quindi, è cambiato approccio. Va bene, lo rileviamo. Però adesso è importante sapere che cosa fa il post del tal politico, piuttosto dell’altro. Quindi l’approccio è completamente politico.

    Chiusa la parentesi sicuramente polemica, ma perché c’è una contraddizione, un corto circuito della maggioranza Bonaccini, che è quello di avere imbarcato tutto e il contrario di tutto. Se diamo seguito e vogliamo essere tra virgolette leali, collaborativi e quant’altro, alle parole risorse, risorse, risorse sì, d’accordo, d’accordissimo, ma su come verranno spesi quei soldi, all’interno della stessa maggioranza c’è una contraddizione. Lo sappiamo, c’è già stata negli ultimi anni e ci sarà ancora, perché l’approccio a dove spendere e come spendere queste risorse, ci sarà sicuramente una visione completamente diversa. C’è stato negli ultimi anni e ci sarà ancora.

    Finanche, addirittura, abbiamo una consigliera che ha finanziato un ricorso contro la costruzione di una seggiovia. È un corto circuito che in una maggioranza normale, chi ha fatto il Sindaco così, quell’assessore gli toglieva le deleghe. È naturale. Se non la si vede nello stesso modo sulle soluzioni, non si può tenere in maggioranza.

    Poi vado al tema emergenza, che è il tema di oggi, e poi eventualmente anche che si è dato alcuni spunti sulla ricostruzione. Perché quando si esalta il modello della ricostruzione terremoto, e chi l’ha detto prima di me deve tenere ben distinti terremoto e alluvione perché sono due cose diverse, e sono due cose diverse, ma se vogliamo fare il paragone di dire risorse, risorse, risorse, benissimo, gli 8 miliardi che sono arrivati per il post sisma del 2012, che pochi giorni fa si sono celebrati 11 anni da quel tragico evento, noi oggi abbiamo ancora dei soldi non spesi per la ricostruzione.

    Chiudo facendo mie alcune parole di associazioni di categoria di imprenditori, piuttosto che Confindustria e quant’altro, che dice qua il modello post sisma che ricostruisce in 10, 11 anni e ancora ci sono delle risorse da spendere soprattutto per gli edifici pubblici, perché, non siamo riusciti a farlo perché è stato rinviato in questa Commissione, ma a me sembra che c’è più del 50 per cento degli edifici pubblici da ricostruire dopo 11 anni.

    Le associazioni di categoria cosa ci dicono? Se in 2-3 mesi non riusciamo a ripartire, forse quelli che sono stati alluvionati non solo hanno perso la casa, hanno perso tutto, probabilmente perderanno anche il lavoro. Perché se ci sono delle imprese che non hanno la certezza di ripartire con dei tempi più veloci del post sisma 2012, in tempi molto più rapidi, probabilmente sceglieranno altri luoghi dove rifare le proprie attività produttiva. Questa è la vera sfida che dobbiamo vincere, che chi ha perso la casa non perda anche il lavoro. Grazie.

     

    Vicepresidente ROSSI. Consigliere Liverani, prego.

     

    Consigliere Andrea LIVERANI. Grazie, presidente. Il mio intervento sarà breve. Quello che ho sentito dalla consigliera Montalti, che magari non si gira il territorio, non è assolutamente vero. Io vengo da una terra che è stata colpita profondamente, che è Faenza e anche ieri ero sul territorio a vedere lo stato, come si trova adesso il territorio non solo a Faenza ma anche i Comuni piccoli che sono stati gravemente colpiti.

    Le criticità in cui si trova Faenza e tutti i territori attorno, tutti i Comuni attorno, è ancora molto, molto triste. Sicuramente i cittadini che vivono in questa città sono preoccupati, assolutamente, e non ho problemi a dirlo perché chi vive in questi territori sa benissimo com’è la situazione.

    Non è mio intento fare polemica, assolutamente, non di alzare la voce ma dico solo che l’impegno di tutti noi, sia qui all’interno nel Consiglio regionale ma non solo, anche con il Governo, che diversamente dall’Emilia-Romagna è di centrodestra, penso che dobbiamo essere compatti per far sì che la Romagna venga riportata a quello che era prima.

    Perché non solo chi è stato colpito gravemente da questa alluvione sta soffrendo ma anche chi non è stato colpito. Perché chiaramente chi ha un’attività nel centro storico, prendo esempio di Faenza, lavora molto meno, perché le persone che abitano nel territorio magari l’ultimo pensiero è di andarsi a prendere una maglietta, o di andarsi a comprare qualcosa.

    Quindi, quello che io dico come rappresentante di centrodestra, è quello di cercare di far sì che nel tempo più breve possibile, ci sia il ripristino della nostra terra.

    Però c’è da dire anche una cosa, questa l’ho detta in Consiglio regionale e la ribadisco. Gli agricoltori che anche loro sono stati gravemente colpiti, gravemente, c’è chi ha perso completamente tutti gli ettari di terra che coltivavano da anni, da generazioni, non sono stati ascoltati da questa Regione. Non sono stati ascoltati. Lo ribadisco, l’ho detto in aula e lo dico adesso.

    Da loro è stato richiesto più di una volta, e lo dico molto serenamente perché so quello che dico, perché tra la prima e la seconda alluvione sono andato da loro ad incontrarli a capire quello che era successo e dato che vivo anch’io vicino a un fiume so benissimo quello che è adesso e quello che era allora, loro hanno richiesto più di una volta la pulizia dei fiumi.

    Lo stato del fiume Marzeno era indegno, uno stato veramente indegno, per non dire schifoso. In passato non era così. C’è stato il caso eccezionale, l’ho detto e lo ribadisco qui, ma se ascoltavamo fino in fondo queste persone che si sporcano le mani ogni giorno per darci il cibo, perché loro fanno questo ma oltre che darci il cibo sono quelli che ci mettono le mani anche quando c’è bisogno, perché sono stati i primi che si sono mossi a dare una mano a chi è stato colpito. Quindi lo ribadisco, se si ascoltavano queste persone, perché avevano fatto anche dei comitati chiedendo la pulizia dei fiumi, chiedendo la pulizia dei fiumi e la risposta che hanno avuto è stato che non si può fare perché c’è la nidificazione dell’uccello, non si possono ammazzare le nutrie. Queste sono risposte che non vanno assolutamente bene.

    Dico che, una volta che si sarà ripristinato tutto, perché io credo che il Governo ci metterà la faccia, come penso anche la Regione Emilia-Romagna per ripristinare tutto nel più breve tempo possibile, ma dopo, dopo, la Regione Emilia-Romagna deve smetterla di chiudersi gli occhi e di ascoltare di più chi sta sul campo tutti i santi giorni. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Ho una richiesta della consigliera Zamboni per secondo intervento. Dico alla collega Zamboni che abbiamo una richiesta da parte del pubblico, dei colleghi, di poter concludere. Prego. Non la sentiamo.

     

    Consigliera ZAMBONI. Ho detto, è evidente che l’intervento del consigliere Pelloni meritava una risposta, però se dovete chiudere i lavori della Commissione...

     

    Presidente CALIANDRO. Faccia una breve replica e poi sentiamo l’assessore Priolo. Prego.

     

    Consigliera ZAMBONI. Francamente trovo assurdo ancora sentirmi rinfacciare l’intervento che ho fatto in Commissione sulla cosiddetta pulizia dei fiumi, visto che adesso è lo stesso consigliere Liverani che sostiene che non è stata fatta.

    Il mio intervento, allora, puntualizzava sul fatto che deve essere fatto un programma pluriennale, periodico, di manutenzione della vegetazione in funzione della sicurezza idraulica. Il fatto che non ci sia questa programmazione porta a interventi estemporanei.

    Quanto poi alla polemica sul cicloturismo e turismo ormai è abitudine sbeffeggiare chi vede anche altri tasselli utili all’economia della montagna.

    Quello che invece non è accettabile, e quindi va ritrattato da parte del consigliere Pelloni è che la consigliera abbia finanziato un ricorso contro un’infrastruttura. La consigliera non ha finanziato.

    Grazie e buon proseguimento dei lavori.

     

    Presidente CALIANDRO. Prego, vicepresidente Priolo.

     

    Vicepresidente PRIOLO. In emergenza bisogna tenere i nervi saldi.

    Vi riconsegno quanto è difficile in questo contesto riuscire a mantenere la lucidità e la capacità di gestire le complessità che un’emergenza come questa restituisce, quando sono 160 i Comuni coinvolti e sono i cittadini e le imprese di questo territorio che sono colpiti.

    Io spero che abbiate imparato a conoscermi, il consigliere Facci da più tempo di altri, ma anche il consigliere Mastacchi perché eravamo Sindaci insieme. Quando si chiede il rispetto istituzionale, ed è questo che ci è stato chiesto all’incontro con il ministro Musumeci, io sono la prima che esercita il rispetto istituzionale.

    Devo dirvi che non sono capace di reagire, sono proprio incapace, non è nelle mie corde reagire quando, di fronte al rispetto istituzionale che si chiede, si pone una questione di fiducia nei confronti degli interventi che la Regione Emilia-Romagna propone.

    Perché le emergenze non si fanno sulla fiducia. Lo dico con tanta trasparenza e molta tranquillità. Perché quando prima raccontavo com’è andato il percorso sul decreto-legge delle Marche, alle Marche non si è chiesta fiducia, si è fatto il decreto-legge.

    Perché questi interventi vanno richiesti a finanziamento, poi una volta che esiste il decreto-legge che le incardina, a quel punto si programmano e si rendicontano.

    Gli interventi che non stanno nell’ambito dell’emergenza e vengono fatti fuori legge, extra legge, sono perseguibili, non stiamo mettendo in campo degli interventi sui quali non si va a fare un percorso puntuale.

    Lo dico perché non è la prima emergenza che affrontiamo, l’ha sottolineato il consigliere Facci prima, e non è il primo percorso che il presidente Bonaccini gestisce come Commissario dell’emergenza.

    Voglio precisare che, ai sensi della norma, quando viene individuato il Commissario, è il Commissario, punto. L’articolo 25 lo individuano non soltanto per l’emergenza ma anche per la ricostruzione.

    Questo bisogna che voi lo sappiate e lo abbiate chiaro. Gli interventi alla lettera d) sul rischio residuo, sono quelli che chiamiamo ricostruzione. Quindi, se noi oggi davvero vogliamo da questo punto di vista dire che questo Governo vuol fare diversamente, a) deve cambiare la legge e deve mandare avanti il decreto sulla ricostruzione che oggi non c’è.

    Io oggi guardo quello che deve fare il presidente come Commissario di Governo e siccome è Commissario di Governo, è di Governo, non è il Commissario della Regione Emilia-Romagna, è il Commissario del Governo e quindi è il Governo che parla a se stesso. Se il Commissario del Governo rappresenta una situazione, io credo che il Governo debba stare attento e prenderla in considerazione.

    Nel momento in cui noi presentiamo un elenco di interventi con una spesa e questi interventi per noi sono urgenti e non dovessero essere finanziati, e lo scrive il Commissario di Governo, e dovesse succedere qualcosa nel territorio perché non è stato preso seriamente in considerazione, io credo che ci sia un problema, molto serio anche, perché da questo punto di vista noi abbiamo bisogno di rappresentare e di non banalizzare o minimizzare la portata dell’evento che abbiamo subito.

    Ne parlavo con la consigliera Montalti. Magari fosse solo un problema di manutenzioni. Non so se possiamo far vedere il filmato, che dura 13 secondi. Noi abbiamo avuto un fenomeno che non è partito dalla pianura. L’ha sottolineato il consigliere Mastacchi. Questo fenomeno è partito in collina, neanche in crinale, in collina. Noi abbiamo avuto la collina che è venuta giù. È letteralmente franata la collina. È da lì che parte la nostra emergenza.

     

    (interruzione)

     

    Vicepresidente PRIOLO. Andrà in onda con i tempi sempre del… Ma intanto io… Non è un problema. Questo video è noto ed è conosciuto ai più.

    Questa frana è a Casalfiumanese. Il consigliere Marchetti probabilmente la conosce. Sotto questa frana c’è il Santerno. Che cosa è successo in questo fenomeno? Che quando ti piovono, in 16.000 chilometri quadrati, 4 miliardi di metri cubi di acqua e si ha l’aspettativa che questa possa essere fermata dalle infrastrutture pianificate prima di questo evento, noi stiamo illudendo la popolazione nel dire che quello che potevamo fare non l’abbiamo fatto.

    Io li sto girando tutti i territori. I fiumi sono sventrati, perché hanno raccolto interi versanti di montagna e di collina che sono venuti giù. A seconda del territorio, abbiamo invasione di fango, che è diventata sabbia; un’invasione di fango che è diventata argilla. È il caso del consigliere Liverani. Il Lamone ha portato con sé argilla. Il Santerno e l’Idice portano con sé sabbia, a seconda del crinale da cui sono venuti giù, e frane. Se uno va a vedere il Montone, io son stata Castrocaro, il Montone ha eroso sponde di argini incise. Ha fatto franare completamente ciò che c’era sopra ed è caduto giù.

    Un evento di questo genere comporta, dal punto di vista del carico e del peso dell’acqua, non soltanto un’esondazione di acqua, perché il peso specifico è aumentato per il fango e per ciò che è finito dentro alle arginature e ai fiumi. Allora, questo fenomeno lo analizzeremo. Io ringrazio il presidente perché avremmo tantissime occasioni per parlarne e ringrazio anche di aver potuto fare qua con voi, il 29 marzo, una Commissione all’interno della quale avevamo già iniziato ad analizzare che cosa sono i cantieri sulla difesa del suolo della Regione Emilia-Romagna, perché non partiamo da zero.

    Ancora oggi non riusciamo forse a capire e a quantificare come questi interventi probabilmente abbiano evitato le morti che noi abbiamo visto in Germania. 150 millimetri di pioggia, 234 morti. Bisogna che, da questo punto di vista, cerchiamo di capire che non siamo all’anno zero in Emilia-Romagna, che però questo evento cancella tutte le statistiche storiche.

    Quindi, il commissario delegato sta facendo quello che deve fare, ma è la prima volta che viene istituito un tavolo, perché non è mai stato istituito. Il commissario agisce secondo l’ordinanza e fa, ma in mezzo a questa organizzazione normativa il Governo ha deciso di istituire un tavolo istituzionale di confronto, all’interno del quale non potevamo non andare con dei dati e siamo andati, li abbiamo raccolti. Quindi, lo dico anche perché il consigliere Facci giustamente sottolinea che il presidente deve fare il commissario, ma lo sta facendo il presidente il commissario.

    Il problema è quello che dicevo prima. Se adesso il commissario rappresenta una situazione, bisogna trovare la modalità per finanziare questa situazione, da una parte per quanto riguarda i cantieri, dall’altra parte per quanto riguarda i cittadini e le imprese. Cosa mi preoccupa dei cantieri? Vi abbiamo detto che sono in corso cantieri per 600 milioni. Li arrotondo perché ci sono anche i cantieri ivati, eccetera. Se non troviamo le coperture finanziarie, sono due i fenomeni. I cantieri si fermano perché le aziende vanno in default perché non hanno la copertura per poter fare questi interventi. Noi abbiamo bisogno di iniziare a garantire il risarcimento di qualche stralcio.

    L’altra cosa che succede, se non c’è una prospettiva, una visione, è che i cantieri in urgenza si fermino, perché chi fino ad oggi ha fatto somme urgenze oggi non si sente più coperto e tutelato. Non mi si può chiedere in un incontro istituzionale, formale: chi vi ha chiesto di far aprire i cantieri? Questo è quello che mi è stato chiesto: chi vi ha detto di far aprire i cantieri? Noi dobbiamo salvare persone. Quindi, i cantieri vanno aperti e le attività vanno fatte e le stiamo facendo in somma urgenza, senza copertura, la Regione, i Comuni, le Province.

    Quindi, noi abbiamo bisogno che, rispetto a questo quadro che stiamo consegnando, si immagini un provvedimento pluriennale. Noi non abbiamo chiesto al Governo “mettici 8 miliardi in agosto”. Abbiamo detto che siamo consapevoli che vanno impostate delle misure di carattere pluriennale. Tutti citiamo il DL n. 74 del terremoto. Io vi cito il DL n. 74 dell’alluvione del Secchia, che fu un DL quadro, cornice, all’interno del quale è stato individuato il commissario, ma sono stati individuati tutti gli interventi per i cittadini, per le imprese e per la ricostruzione e il rischio residuo. È un DL che sta andando avanti e che, da questo punto di vista, sta mettendo in campo gli interventi sul rischio residuo, che sono più complessi da gestire, ma nel frattempo ha svolto le altre attività e le altre azioni.

    Io è questo quello che chiedo dal 4 maggio. Non ho mai chiesto un commissario straordinario per la ricostruzione. Ho chiesto un provvedimento di legge che incardinasse quello che possiamo fare e siamo nelle condizioni di poter fare. Cito sempre le Marche, non perché mi siano antipatiche le Marche, ma le Marche hanno dato i primi provvedimenti dei 5 e 20.000 euro a marzo del 2023; però c’è chi mi ha citato quello che è successo da noi. Se si procede con la via ordinaria dell’ordinanza di Protezione civile, le tempistiche sono più lunghe, ma il confronto a noi era sembrato proficuo e continuo a ritenerlo tale con il Governo, per cui bisogna lavorare a un risarcimento del 100 per cento perché ancora, per esempio, i territori del bolognese stanno aspettando le seconde fasi del 2019. Non possiamo attendere le seconde fasi del 2019 a distanza di cinque anni perché il FEN, di cui parlavamo prima, non è capiente, perché non ha abbastanza risorse. Per quello serve un decreto che possa essere costantemente rifinanziato.

    La collina e la montagna. Io sono d’accordo che bisogna fare un altro lavoro sulla gestione e manutenzione del nostro territorio, a partire dalla regimazione delle acque, che è un tema molto rilevante ed è un tema che deve ritornare probabilmente al centro anche del PSR negli investimenti che si fanno, perché la regimazione delle acque compete al proprietario di quel fondo, nel rispetto dei regolamenti comunali. Quindi, bisogna davvero cambiare l’approccio, sono d’accordo. Il consigliere Mastacchi sa che abbiamo fatto gli interventi in somma urgenza a Monterenzio, dopo la frana di Sasso Nero, durante la quale abbiamo fatto una palancolatura per contenere la frana e abbiamo regimato in urgenza le acque, perché la frana rischiava di chiudere il Sillaro. Noi interveniamo, come Regione, sulla gestione delle frane che possono occludere i fiumi o sulla gestione delle frane sugli abitati consolidati. Quella frana lì ha resistito a tutti gli eventi del 2, del 3, del 15 e del 16 perché è stata fatta la regimazione delle acque.

    Quindi, forse bisogna parlare di un approccio diverso, che dobbiamo mettere in campo. Lo dobbiamo fare, ma tutto questo non ci è sconosciuto. Il consigliere Marchetti chiedeva chi coordina le strade, chi fa cosa. Nella documentazione vi abbiamo trasmesso una ipotesi di governance non solo sui fiumi, ma anche sulle frane. In questa ipotesi di governance, quella sui fiumi la stiamo già mandando avanti, perché non ci possiamo fermare. Quelle sulle strade stanno seguendo le somme urgenze, ma quelle importanti da mettere in campo prevedranno un coordinamento, centrali uniche di committenza, ma anche la possibilità di irrobustire gli enti locali. Noi abbiamo chiesto risorse perché Province e Comuni hanno bisogno, in questa fase, di risorse umane, sia per la fase amministrativa che per la fase dei lavori. L’abbiamo scritto, l’abbiamo chiesto al Governo. Vale per la Regione e vale anche per i Comuni e per il territorio.

    Così come nella governance abbiamo indicato il fatto che noi già adesso stiamo lavorando con l’Autorità di bacino, questo per rispondere al consigliere Facci sul PGRA. Il Piano di gestione rischio alluvioni, che voi sapete ha un valore di 2 miliardi, è il piano che dovrebbe prendere a riferimento il Ministero dell’Ambiente, che, ai sensi dell’articolo 58 del Testo unico dell’ambiente, dovrebbe lavorare secondo una programmazione e pianificazione di carattere triennale, sia dal punto di vista degli interventi che dal punto di vista del finanziamento, perché quelli sono interventi strutturali, quelli soprattutto per 1,9 miliardi, che sono di competenza esclusiva dello Stato, articolo 72.

    Questo non viene fatto perché non c’è capienza, non solo da questo Ministero. Credetemi, è una questione pluriennale. Le schede ReNDiS a noi riconsegnano che in più di vent’anni sono stati dati 518 milioni di euro alla Regione Emilia-Romagna, per una media di 18,8 milioni all’anno. Allora, se il Piano gestione rischio alluvioni vale 2 miliardi, io, con 13 milioni, che sono quelli che mi danno quest’anno, ho già chiesto un appuntamento al Ministro Pichetto Fratin perché alcuni sono sugli ambiti, in base al Piano gestione rischio alluvioni, della Romagna, che è andata sott’acqua. Ma io adesso posso fare questi interventi oppure è ricostruzione e quindi, siccome è un altro soggetto, vado a confliggere con le attività che adesso devo pianificare?

    Questo non è un tema banale, perché sugli stessi corsi d’acqua abbiamo i fondi del PNRR e anche l’attività di carattere ordinario. Per quello che oggi mettere in campo un commissario diverso del presidente diventa confusione e non adeguata gestione e manutenzione.

    Nel gruppo nostro tecnico, comunque, stiamo già lavorando con l’Autorità di bacino, che era presente all’incontro con il Ministro, perché abbiamo bisogno comunque di lavorare con una visione, un approccio che guarda al futuro. Ora, gli interventi del PGRA a questo punto, alla luce delle statistiche, non bastano più, perché, l’ha detto bene il consigliere Facci, guardano le mappe di rischio in base alle statistiche degli eventi precedenti Quindi, sul rischio residuo, noi stimiamo che quanto oggi pianificato non sia più sufficiente rispetto a un evento come quello che noi abbiamo avuto, così importante e così rilevante.

    Due domande tecniche puntuali che mi han fatto sia la consigliera Piccinini che il consigliere Pompignoli sui rimborsi, 5.000 euro e quant’altro, che lo stesso consigliere Facci ha fatto sull’ordinanza n. 999. L’ordinanza n. 999 è fatta dal capo Dipartimento, perché è un’ordinanza di Curcio, che finanzia le misure di 5.000 euro e le modalità le abbiamo individuate insieme, quindi, sì, insieme al Governo, perché le ordinanze che emette Curcio sono in nome e per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri.

    Quindi, assolutamente sono condivise a livello nazionale e la modalità che abbiamo messo in campo è innovativa, proprio per evitare quello che è successo nelle Marche, che a distanza di sei mesi hanno potuto risarcire delle prime misure soltanto a marzo, da settembre del 2022. Quindi, abbiamo provato a mettere in campo questa misura speditiva, che è assolutamente condivisa, al punto tale che il capo Dipartimento non soltanto ha fatto l’ordinanza, ma all’ordinanza sono allegate due modulistiche: la modulistica per richiesta del contributo e la modulistica per la perizia asseverata. Sono otto i moduli, però due intercettano i contributi e la perizia.

    I contributi noi li abbiamo pensati per consentire ai cittadini, e credo che sia giusto, di tornare il prima possibile nelle loro abitazioni. Quindi, se un cittadino ha avuto allagata soltanto la pertinenza, non può percepire in questo momento i 5.000 euro, ma può fare la perizia asseverata per ottenere il danneggiamento. Continuiamo a rivendicare la validità di questa scelta, con un’eccezione. Se nella pertinenza sono contenuti gli impianti tecnologici che ti consentono di tornare a vivere a casa tua, ergo, il riscaldamento con la caldaia oppure il tuo quadro elettrico, che hai posizionato in cantina e senza il quale tu non puoi tornare a vivere nell’abitazione, quelle le puoi presentare e puoi utilizzare i 5.000 euro.

    È spiegato nelle FAQ, lo dico al consigliere Pompignoli, che sono sul sito della Regione, ma che io personalmente ho mandato ai Comuni e di cui personalmente ho parlato con l’assessore Petetta per spiegare puntualmente questo aspetto. Noi lo finalizziamo a questo scopo. Quindi, da questo punto di vista, ci facciamo carico subito per dire ai cittadini fate tutto quello che potete con 5.000 euro, ovviamente, per tornare nelle abitazioni. Dopodiché ovviamente le pertinenze per noi rientrano nel danneggiamento, che va riconosciuto e abbiamo chiesto di stimare anche i beni mobili registrati, cioè le auto.

    Quindi, è un’emergenza difficile. Dire che si mantiene l’approccio istituzionale e il rispetto istituzionale, quando un commissario per l’emergenza ti pone un dato puntuale, che abbiamo fatto con molta attenzione, e si pone il dubbio sulla credibilità di questo dato, è difficile. Lo dico molto onestamente. Mi dispiace che sia andata via la consigliera Castaldini, quando dice che la Commissione non è messa a parte delle decisioni della Giunta. La Commissione del 29 marzo è nata a prescindere dalle decisioni della Giunta, ed era una Commissione all’interno della quale non soltanto abbiamo spiegato la complessità dei 4.557 interventi, ma ci siamo anche ripromessi di fare tutti gli approfondimenti che erano necessari, poi però è arrivata l’emergenza.

    La sottoscritta non ha mai evitato di venire prima in Commissione che andare in Giunta per tutte le decisioni strategiche del mio Assessorato. Vale per il Piano dei rifiuti, vale per il Piano dell’aria. Varrà per quello delle acque, quando avrò il tempo di farlo. Sono sempre passata dalla Commissione prima ancora di andare in Giunta e l’ho fatto prima delle linee strategiche e prima delle delibere di Giunta di adozione dei piani. Lo dico perché io credo moltissimo e io invito anche i consiglieri a prendere in considerazione la serietà di questo luogo. Viene sottovalutata l’importanza di questa Commissione dai commissari stessi.

    Questa Commissione ha la possibilità e la facoltà di audire chi volete, di lavorare tecnicamente sugli argomenti, di trovarsi periodicamente per fare tutte le analisi che chiedete. Quindi, alle volte vi ammorbo anche. Quando abbiamo fatto la Commissione sul Piano dell’aria, prima di andare in Giunta, siamo stati in Commissione quattro ore, in cui ho spiegato come si componeva il Piano dell’aria. Io non ho paura del confronto, perché la serietà con cui lavoriamo provo a metterla e a rappresentarla tutte le volte. Non sottovalutatela anche voi.

    Mi scuso io se gli uffici, in questo momento, non riescono a rispondervi repentinamente. Ho sempre gestito, nel corso di questi tre anni, le risposte alle interrogazioni e ho guardato sempre anche l’accesso agli atti, sempre. Non abbiamo mai tardato nelle scadenze. Penso che questo possa essere riconosciuto. Oggi quegli uffici, a cui voi state chiedendo questi atti e approfondimenti, sono quelli che stanno lavorando intanto a quei file che vi ho rappresentato prima, ma che stanno lavorando ai cantieri di somma urgenza, che stanno lavorando agli atti per le somme urgenze, alle pianificazioni degli interventi che noi stiamo facendo con il volontariato. Abbiamo una organizzazione di 500 persone su tutta la regione che in questo momento, da 45 giorni, lavora giorno e notte, ma sul serio, da 45 giorni continuativamente. Quindi, non è volontà di voler nascondere nulla. È soltanto il tempo di lasciare a loro di lavorare sull’emergenza.

    Quando c’è stata tutta l’emergenza Covid, io dico sempre che avevamo un esercito di 62.000 addetti, perché sono i nostri addetti della sanità, di fronte a un impatto così importante e rilevante, più la nostra struttura regionale. Qua siamo in 500. Con la nostra Agenzia stiamo provando a far fronte a questa enormità, sulla quale non stiamo lesinando. Io ringrazio per il complimento il consigliere Facci. Non so se con eleganza o meno, ma io ho rispetto degli altri da sempre, da sempre, e questa Commissione credo che lo possa testimoniare. Mi aspetto che quando presentiamo un lavoro venga preso in considerazione seriamente e non mettendo in dubbio le cose che presentiamo, perché questo non è rispetto istituzionale.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, colleghi. Avremo occasione di rivederci anche venerdì prossimo con una Commissione dedicata, una relazione dell’assessore Taruffi, appunto, in merito alle zone interne, e una discussione sull’aeroporto di Bologna, così come richiesto da alcuni colleghi.

    Buon lavoro.

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