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Legislatura XI - Commissione III - Resoconto del 18/07/2023 antimeridiano

    Resoconto integrale n. 22

    Seduta del 18 luglio 2023

     

    Il giorno 18 luglio 2023 alle ore 9,30 è convocata, con nota prot. n. PG.2023.17730 del 12/07/2023, presso cinema Senio, via Roma 46, Casola Valsenio (RA), la Commissione Territorio, ambiente, mobilità, in seduta congiunta con la Commissione Politiche economiche, in modalità “mista”, cioè con la presenza in loco del presidente, dei vicepresidenti e dei seguenti membri per Gruppo assembleare: Amico (ERCEP); Costa, Dalfiume, Montalti, Sabattini (PD); Evangelisti (FDI); Marchetti D., Pelloni (Lega); Mastacchi (RCPER); Pigoni (BP); Zamboni (EV), nonché degli altri partecipanti in via telematica, in applicazione dell’art. 124, comma 4 bis del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022, n. 26 (Disposizioni per lo svolgimento in modalità telematica o mista delle sedute delle Commissioni assembleari).

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    CALIANDRO Stefano

    Presidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    7

    Presente

    OCCHI Emiliano

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    6

    Presente

    ROSSI Nadia

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    6

    Presente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    Presente

    BULBI Massimo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    Presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    Presente

    COSTA Andrea

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    Presente

    DAFFADA’ Matteo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    Presente

    DALFIUME Mirella

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    Presente

    DELMONTE Gabriele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    Assente

    EVANGELISTI Marta

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    Presente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    Presente

    FACCI Michele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    3

    Presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    Assente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    Presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    Presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    Presente

    PELLONI Simone

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    Presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    Presente

    PIGONI Giulia

    Componente

    Bonaccini Presidente

    3

    Presente

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    Assente

    RAINIERI Fabio

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    Assente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    Presente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    Presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    Presente

     

    È altresì presente la vicepresidente e assessore a Transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, Ambiente, Difesa del suolo e della costa, Protezione civile Irene PRIOLO.

     

    Partecipano alla seduta: Anna Rita Bernardi (Settore sicurezza territoriale e protezione civile distretto Reno), Michele De Pascale (Sindaco di Ravenna e Presidente della Provincia di Ravenna), Massimo Isola (Sindaco di Faenza e Presidente dell’Unione della Romagna faentina), Maurizio Nati (Vicesindaco di Casola Valsenio), Massimiliano Pederzoli (Sindaco di Brisighella), Giorgio Sagrini (Sindaco di Casola Valsenio).

     

    Presiede la seduta: Stefano CALIANDRO

    Assiste la segretaria: Silvia Fanti

     


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

     

    -          Audizione del presidente della provincia di Ravenna, del presidente dell'Unione Romagna Faentina, del sindaco del Comune di Casola Valsenio e del sindaco del Comune di Brisighella sull'emergenza alluvione. Al termine, visita presso alcune zone colpite dall'emergenza.

     

    Presidente Stefano CALIANDRO. Vi ringrazio per questa occasione. Ringrazio il sindaco di Casola che ci ospita in questa struttura insieme alla sua Giunta.

    Abbiamo voluto intraprendere, come Commissione, come scelta quella di proporci all’interno di una ricostruzione di quello che accade, di quello che sta accadendo per i fatti legati all’alluvione.

    In questa operazione, ovviamente, le Commissioni ‒ quella che presiedo, Ambiente e territorio, e quella della collega Rontini ‒ cercano di raccogliere il massimo delle sollecitazioni che dai territori provengono, utili anche al lavoro che deve essere fatto tanto dalla Giunta quanto dal commissario Figliuolo.

    L’obiettivo, quindi, è quello di mettere a fuoco le prime problematiche che abbiamo di fronte e cercare di essere disponibili anche in un’interazione con il territorio che dia la possibilità di intervenire per tempo. Se la collega Rontini vuole intervenire le do un attimo la parola.

     

    Presidente Manuela RONTINI. Grazie.

    Nel frattempo ne approfitto anche per aggiornare la lista dei consiglieri presenti. Hanno comunicato la presenza in chat la consigliera Costi, il consigliere Daffadà e il consigliere Fabbri Marco. So che ce ne sono altri collegati, che ci hanno scritto anche personalmente, ma bisogna che lo facciano per il tramite dell’applicativo. Li faremo assistere dal collaboratore Davide Di Luzio, che ringrazio, insieme alle strutture tecniche delle Commissioni Politiche economiche e Territorio, ambiente e mobilità, anche per la disponibilità alla trasferta.

    Come si diceva, abbiamo ritenuto, per avere maggiore consapevolezza di quello che è successo, di venire in presenza nei luoghi dove lo scorso maggio, prima all’inizio, poi in una seconda fase si sono verificati quei fenomeni che conosciamo e che i sindaci e gli amministratori poi vi racconteranno meglio nel corso della seduta. Lo faranno anche le altre Commissioni. C’è qui la presidente Marchetti, che ha convocato la Commissione V per giovedì mattina a Castel Bolognese, per fare il punto sugli edifici scolastici e la ripartenza delle attività a settembre. Lo faremo per quanto riguarda i luoghi della cultura. Lo faremo con un approfondimento più specifico anche sui temi e sulle ricadute economiche, che saranno comunque oggetto anche della comunicazione di oggi.

    Ringrazio e saluto il sindaco di Casola Valsenio, il vicesindaco Maurizio Nati, l’assessore Dario Laghi di Brisighella, che sono qui, l’assessore Iacopo Battilani del Comune di Riolo Terme, l’assessore Flavio Sartoni, sempre di Casola Valsenio, il presidente della Provincia, Michele De Pascale. Sta arrivando anche il presidente dell’Unione della Romagna Faentina, nonché sindaco di Faenza, Massimo Isola.

    Come diceva il presidente Caliandro, vi daremo la parola per raccontarci dal vostro punto di vista quello che è stato, cosa serve, a che punto siamo. Ci siamo detti più volte che l’obiettivo è quello di fare squadra insieme, anche indipendentemente dai colori politici che ci hanno portato ad essere in Consiglio regionale, se vogliamo dare le risposte il più tempestive possibile ai territori.

    Poi lasceremo le conclusioni alla vicepresidente, nonché assessora con delega alla Protezione civile, Irene Priolo, per chiudere.

    Come sapete, nel rientrare in regione ‒ perché oggi pomeriggio alle 15,30, sempre come Commissione II, ci riuniamo per chiudere il programma delle attività produttive e della ricerca industriale, del trasferimento tecnologico ‒ faremo, guidati e insieme agli amministratori di Casola prima e di Brisighella poi, alcuni sopralluoghi in alcuni dei punti più critici che hanno interessato le montagne, la viabilità, le comunicazioni.

    Come sempre, quando si citano le persone, si rischia di fare delle gaffe. Ho visto che c’è la Protezione civile di questo territorio, a cui va il nostro saluto, il nostro ringraziamento e penso anche un applauso per il lavoro incessante che hanno fatto insieme agli amministratori dal 2-3 maggio in poi in questo territorio. Come sapete, sono di Faenza. Quindi, le abbiamo vissute insieme a loro. Stefano, ti ridò la parola.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie. Il collega Pelloni ci sta raggiungendo.

    Chiaramente, mi unisco a questi ringraziamenti che la collega Rontini ha voluto evidenziare.

    Penso sia il momento di partire con i lavori di questa mattinata.

    Lo schema è quello di un’illustrazione delle slide intanto della Protezione civile che riassumerà l’assessore Priolo, salvo poi  dopo trarre le conclusioni, e le slide per il Comune di Casola. Successivamente ci saranno gli interventi del presidente della Provincia, Michele De Pascale, e del presidente dell’Unione Faentina e anche del sindaco di Brisighella, che ci dovrebbe seguire da remoto. Non so se è riuscito a collegarsi nel frattempo. Se non lo avesse fatto, chiederei agli uffici tecnici...

     

    Presidente RONTINI. C’è l’assessore Laghi.

     

    Presidente CALIANDRO. Interviene, eventualmente, lei al suo posto. Benissimo. A questo punto, do la parola alla vicepresidente Priolo per il primo intervento.

     

    Irene PRIOLO, vicepresidente della Giunta. È semplicemente un’anticipazione, perché Anna Rita Bernardi, dell’agenzia, dopo vi farà l’illustrazione delle slide.

    Io sono già stata, ovviamente, in questi luoghi. Abbiamo ritenuto significativo, nel percorso itinerante che faremo sul territorio, partire da dove sono partiti gli eventi. Ieri sera eravamo in un’Assemblea piuttosto ricca e partecipata a Ravenna. In quella sede ho potuto spiegare che, se abbiamo bisogno e dobbiamo capire il fenomeno che abbiamo avuto a maggio, è da qua che bisogna partire. Un po’ come quando Calamandrei diceva: se volete sapere dove è stata scritta la Costituzione... La stessa cosa da questo punto di vista. Vedrete, dall’illustrazione che Anna Rita vi farà, come anche l’evoluzione dei fenomeni abbia cambiato la morfologia dei luoghi, per la diversità di comportamento tra il fenomeno del 2-3 maggio e, successivamente, il fenomeno del 16-17 maggio. Questo è molto interessante.

    Nel sopralluogo che faremo successivamente potrete comprendere come, a seconda della morfologia dei nostri territori, ci sia stato anche un comportamento diverso dei siti che andremo a vedere in sopralluogo.

    Ho ritenuto personalmente di partire dalla collina di Ravenna. Recentemente sono stata a Brisighella. Era presente con me l’assessore. I fenomeni che abbiamo riscontrato e che vedrete illustrati anche nella presentazione sono molto particolari. Per cui, è interessante guardare attentamente questa illustrazione per capire anche quelli che dovranno essere gli interventi che dobbiamo mettere in campo dal punto di vista della ricostruzione successiva. Mi fermo qua. Intervengo alla fine, dopo il dibattito generale.

     

    Presidente CALIANDRO. Benissimo. Grazie, vicepresidente.

    A questo punto, chiederei alla dottoressa Bernardi, della Protezione civile, di presentarci le sue slide.

     

    Anna Rita BERNARDI, Sicurezza territoriale e Protezione civile di Ravenna. Buongiorno a tutti.

    Mi ha già presentato l’assessora. Faccio parte dell’ufficio Sicurezza territoriale e Protezione civile di Ravenna, una struttura dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile. Devo ringraziare l’assessora perché mi ha chiesto di mettere un po’ in fila le cose e mi ha dato l’opportunità di fare un piccolo riordino delle attività che abbiamo svolto. Sono stati due mesi veramente molto intensi. È stata molto utile questa richiesta, perché ha visto come siamo organizzati e quello che abbiamo fatto.

    Intanto, come ufficio territoriale, abbiamo una particolarità, noi dell’ufficio di Ravenna, di competenza, per quanto riguarda gli aspetti…

     

    (interruzioni)

     

    BERNARDI. In questa slide ho messo un territorio di competenza dell’ufficio di Ravenna. In realtà, non corrisponde ai confini amministrativi della Provincia per quanto riguarda l’assetto idraulico e l’assetto idrogeologico. Quindi, ci occupiamo dei fiumi, del Santerno e del Senio e del bacino del Lamone, che quindi comprende anche una parte del territorio in provincia di Forlì-Cesena. Tutta la valle del Santerno è provincia di Bologna.

    Questo è importante: significa che la nostra attività non è stata soltanto di rapporto e supporto alle amministrazioni della provincia di Ravenna, ma abbiamo dovuto collegarci anche con le Prefetture di Bologna e di Forlì per gestire tutta la parte relativa nello specifico alla Protezione civile.

    Questa slide fa vedere in maniera abbastanza pittoresca qual è il territorio della provincia di Ravenna e di competenza dell’ufficio. Potete notare come gli aggregati dei puntini rossi siano estremamente importanti. Questo è l’aggiornamento dei dati fatto fino al 6 luglio, perché l’attività non è finita.

    Com’è la struttura regionale che si attiva in caso di evento cruciale? Innanzitutto, c’è l’Agenzia regionale, che con la propria Area tecnica, che si occupa del rischio idraulico e servizio di piena. L’Agenzia fa tutta l’attività di coordinamento tra gli uffici territoriali: ci può essere il territoriale della Protezione civile […] (l’acronimo che è su citato).

    Poi, come strutture regionali abbiamo sempre il supporto del Servizio geologico regionale, […]; il Servizio cartografico, che ha avuto una funzione molto importante, poi vi farò capire bene come e perché; l’Università di Bologna e di Modena e Reggio Emilia. Queste sono il supporto di cui l’Agenzia si è dotata in forza di convenzioni e di collaborazioni. È una collaborazione continuativa nel tempo, di supporto scientifico e funzionale per tutti gli utenti e per l’Agenzia stessa.

    Entrando più nello specifico dell’evento, abbiamo cominciato con attività di ricognizione dei dissesti: il 3 maggio ci aveva già chiamato il Comune di Casola, dicendo che c’erano tanti problemi. Siamo arrivati e abbiamo visto, nella figura che ho messo, la foto della cartina trattata in blu da un tecnico del Comune di Casola Valsenio: già vi fa vedere, il 3 maggio, qual era la distribuzione spaziale di tutti i problemi che ci sono stati.

    Questi sono sulle strade comunali; uno dei temi, uno dei problemi era il fatto che non si riusciva neanche ad avere la percezione di quanti fossero i punti colpiti, perché la percorrenza delle strade si fermava nella prima frana, e non era possibile capire quante ce ne fossero dopo.

    Quindi, la prima attività è stata quella, che assegno ai Comuni, di cercare di capire qual è la situazione e come si poteva intervenire. Quindi, il 3 maggio siamo stati a Casola; il 4 maggio siamo andati a Tossignano, dove c’è stato il COC di valle: all’interno i quattro Comuni si sono coordinati, hanno sempre fatto questa attività molto funzionale, in questo modo. Il 5 maggio noi eravamo a Brisighella; il 7 maggio a Modigliana, quindi, praticamente, ogni giorno una vallata per capire qual era lo stato dei luoghi.

    La prima indicazione che abbiamo dato ai Comuni è stata quella comunque di cominciare già a mettere in fila da subito tutte le situazioni che avevano riscontrato, perché questa attività di ricognizione è quella preliminare a tutti i ragionamenti successivi: ci fa capire quanti sono i punti colpiti, di che dimensioni, di che tipologia. Questa slide che vi ho messo è riferita alla ricognizione fatta nel Comune di Casola intorno all’11-12 maggio: ci faceva già capire che la situazione era veramente complessa.

    C’è da dire che il primo evento ha colpito un areale molto particolare, che andava dalla Valle del Santerno fino a Modigliana e Dovadola, questo proprio per la specificità non solo dell’evento meteorologico, ma anche delle caratteristiche del territorio. Dal punto di vista geologico ha una conformazione che ha reso possibile questo evento; capiremo poi, studiando, ci sarà chi per anni, probabilmente, ragionerà sul perché e come un evento di questo tipo, di due giorni, dopo due anni di siccità, abbia potuto produrre una situazione così.

    Poi abbiamo avuto un supporto, già dai primi giorni, anche degli uffici territoriali delle altre Province, che sono venuti a darci man forte, perché ovviamente le forze in gioco erano minime rispetto alla situazione che si stava verificando. Quindi in accordo con gli enti locali, i Comuni sul posto, l’Unione Faentina, che ha dato supporto anche ai propri tecnici. La ricognizione ha permesso di capire la complessità della situazione, valutando la diffusione e l’estensione dei dissesti.

    La frase che ho messo in rosso è perché alla fine di queste due settimane è arrivata l’allerta meteo dell’evento successivo. Quindi, su un territorio già così colpito, una delle azioni fondamentali che abbiamo fatto è stata quella di cercare di individuare le situazioni più critiche e più pericolose e di evacuare tutti quelli che potevano essere esposti al rischio.

    In questa situazione c’è stata molta collaborazione da parte anche proprio della cittadinanza e ha permesso probabilmente di parlare, adesso, soltanto in termini di danni, e non di perdite di vite umane. L’unica persona che purtroppo è morta, in questo evento di frane, è morta il 3 maggio, quindi il primo giorno, per la frana di Casamento in Comune di Fontanelice. Dopo non ci sono state altre persone che abbiano perso la vita. Questa è stata da un lato forse una fortuna, ma sicuramente la fortuna è stata aiutata ovviamente da quello che i Comuni hanno fatto, con uno sforzo che è stato veramente encomiabile.

    Quindi, dal 17 maggio in poi siamo partiti con una nuova fase, quasi non dico azzerando quello che avevamo fatto prima, ma ci siamo trovati di fronte uno scenario completamente cambiato, molto complesso.

    Abbiamo capito che non ce l’avremmo potuta fare solo con le nostre forze. L’Agenzia ha chiamato la colonna mobile nazionale, tutte le colonne mobili del […]; sono arrivati i vigili del fuoco, sono arrivate le colonne mobili dei militari, quindi si è mosso tutto un sistema, a livello direi quasi nazionale, che ha risposto in maniera molto efficace.

    Come sempre, in queste situazioni di grande complessità è normale che ci sia anche un po’ di confusione, di sovrapposizioni. Però abbiamo cercato di mantenere la barra dritta, per cercare di trovare un’azione ordinata e coordinata. Quindi, per l’attività di ricognizione delle frane, l’Agenzia ha chiesto dei supporti esterni alla stessa amministrazione e a soggetti che erano in grado di fornire personale qualificato, e in maniera volontaria e totalmente gratuita, tra l’altro.

    A livello locale abbiamo chiesto il supporto dell’Ordine regionale dei geologi, che ha risposto […] che sono stati diffusi sul territorio, e hanno fatto una ricognizione puntuale di tutte le situazioni critiche, quindi i Comuni per le squadre che erano composte da più persone davano indicazioni su una strada, e quella strada veniva percorsa tutta, con una individuazione di tutti i punti critici e una restituzione, che sta ancora arrivando, quindi non è completato del tutto il recupero del materiale, con tutta una schedatura, con una scheda che è stata fornita dal Dipartimento nazionale di Protezione civile, che l’aveva già usata in altre situazioni, ad Ischia, ma poi è stata ovviamente cambiata, perché questa restituzione è completamente differente. A livello nazionale, poi, abbiamo avuto il supporto proprio del Dipartimento che ci ha fornito la possibilità di avere tecnici di altissima specializzazione, che sono le strutture di riferimento ai centri di competenza: Università di Firenze, CNR, CNR Irpi di Perugia e di Padova, CNR…questo si chiama IGAG, on un acronimo che non so cosa vuol dire, ed ISPRA, il vecchio MITE, il Ministero dell’ambiente, col suo braccio operativo.

    Quindi, si è creata una struttura che ha dato la possibilità da un lato, con i geologi professionisti, di fare una valutazione a tappeto di tutte le situazioni che erano critiche e che hanno avuto necessità di una verifica di professionisti per poter individuare l’entità del problema, e in certe situazioni anche la possibilità di capire come orientare gli interventi, anche quelli di somma urgenza.

    In questo caso sono stati impiegati una ventina di geologi, che si sono alternati nei vari Comuni e per le varie fasi, e che hanno svolto circa… io ho valutato, non ho qua i riscontri di tutti quanti, ma i sopralluoghi sono stati almeno 300 in tutto.

    Altra cosa importante è che nel frattempo, però, i Comuni non sono stati fermi. Ovviamente, hanno cominciato da subito a lavorare, proprio per riuscire a recuperare tutte le situazioni impossibili da seguire […]. Moltissime case sono state colpite; molte però erano isolate, magari per frane che non colpivano la casa, ma avevano interrotto la viabilità in vari punti. Ma questo forse lo raccontano più estesamente il Comune, perché il loro lavoro è stato pazzesco.

    Il Dipartimento nazionale, invece, si è occupato […] dell’Agenzia dei punti più critici, più selezionati. Su questi sono stati fatti degli approfondimenti da parte del Dipartimento, con una schedatura che c’è stata già riconsegnata. Sono stati resi disponibili anche dei voli con droni professionistici, con l’istituzione di file ottici ma anche di […] che sono utilissimi poi per le progettazioni successive.

    In questo caso sono stati fatti […]. Questa è una lista dei sopralluoghi che sono stati fatti dal Dipartimento, in tutte le posizioni, sia da […] , rilevamento tecnico, che rilievo con una […].

    Noi cosa abbiamo fatto? Noi come Agenzia abbiamo cercato di finalizzare tutte queste attività con la ricognizione di un danno che è indispensabile, come primo passaggio, per le successive fasi che sono previste nel codice di Protezione civile. Quindi, la prima ricognizione del danno è la prima fase in cui si ha la percezione di tutto quello che è stato interessato dall’evento.

    L’Agenzia ha svolto attività di coordinamento generale e il Settore frane ha coordinato tutti gli uffici territoriali, perché l’evento del 2-3 maggio è stato più specifico nella Romagna; quello successivo, del 17 ha esteso anche alle altre parti della regione i danni, quindi tutti gli uffici territoriali sono stati impegnati sui loro territori.

    Poi abbiamo avuto sempre il coordinamento delle strutture regionali di supporto, il servizio cartografico e il servizio geologico, e il raccordo con le Università. Noi, come Ufficio tecnico di Ravenna, abbiamo dato il supporto […] girando in tutte le amministrazioni, andando quando e dove eravamo richiesti, non solo per verifiche su strutture comunali, ma anche nel rapporto con le Province, perché molti danni, molti problemi sono stati legati all’interruzione della viabilità provinciale, quindi magari si poteva riuscire anche ad entrare in una valle, ma poi non si riusciva ad andare a scavare da una valle all’altra, quindi, con tempi di percorrenza molto più elevati, con problemi di tutti i tipi e interruzioni anche complete di vallate, tipo la Valle del Senio è stata ininterrotta completamente sulla 306, la Valle del Lamone è stata interrotta completamente sulla 302.

    Il raccordo è stato con le Prefetture e anche con RFI per quanto riguarda la linea ferroviaria Faenza-Firenze, che è stata interrotta, e lo è tutt’ora. Abbiamo fatto un’attività di raccordo tra Agenzia, Università, Servizio geologico e amministrazioni locali per tutti questi sopralluoghi, per tutto questo rilevamento di questo danno.

    Poi abbiamo fatto un coordinamento tra i professionisti con l’Ordine e le amministrazioni, collegandoli, e il coordinamento con il DPC, col supporto dei rilevatori dei centri funzionali, in raccordo sempre con le Amministrazioni, perché, ovviamente, chi arriva da Roma e chi arriva da Firenze, non conoscendo le realtà locali, ha bisogno di essere supportato e spesso accompagnato per i propri sopralluoghi.

    È stata fatta anche un’altra attività di ricognizione, che è stata veramente molto interessante [...] della stima dei danni causati dalle frane sull’edilizia privata. Questa stima è stata fatta grazie al fatto che il servizio cartografico regionale dal 25 maggio ha potuto avere a disposizione [...] sul territorio colpito, ovviamente in accordo con l’agenzia che dà comunicazione sui territori più interessanti. È stato possibile un raffronto tra le immagini satellitari precedenti con le foto ad alta risoluzione che sono state fatte in queste occasioni. In questo modo è stato possibile identificare tutte le frane e tutti i punti di impatto che hanno colpito case singole, punti di accesso, strade, fiumi e anche i laghetti. Praticamente, è stato possibile contare una per una le abitazioni colpite.

    Con la prossima slide vi faccio vedere [...]. Questi sono due pezzettini delle carte degli impatti di Brisighella. Questo ci sembra sia molto interessante, perché fa vedere visivamente... In un attimo ci si rende conto di qual è stata [...].

    Passiamo alla slide successiva. [...] restituisce un quadro, direi, molto efficace, anche dal punto di vista visivo. Questo è Modigliana, che è stato uno dei Comuni più colpiti. Non è il caso di fare la gara tra chi è stato più colpito. Mi sembra che tutti quanti abbiamo avuto tantissimi problemi.

    Qui ho messo un riepilogo delle attività che abbiamo fatto, questo è il mio diario delle giornate del 2-3 maggio, senza tregua e cercando di riuscire a rispondere a tutte le necessità del territorio.

    Per le slide seguenti possiamo fare una carrellata. Questa è Casola il 3 di maggio. Lì c’è una frana di fronte all’Idice, che ha una caratteristica molto particolare. Si chiama “frana di scivolamento planare”, ed avvengono nella formazione geologica tipica di queste zone qua. Quindi, l’evento del 2-3 maggio si può sovrapporre con la frana di scivolamento di questa formazione geologica. Le abbiamo già viste nel 2005. Nel 2005 ne abbiamo viste quattro e già ci sembrava una cosa esagerata, poi sono arrivate queste… Questa qui è Modigliana. Questa qui è una foto dall’elicottero fatta il 9 maggio, quindi ancora prima del 17. Fa vedere molto chiaramente com’è la dinamica di questi dissesti: c’è uno scollamento strato su strato e uno scivolamento verso valle. Ovviamente tutto quello che c’è nel contesto avviene [...].

    Questo, invece, è l’evento del 17. Questo è il segno che ha praticamente asportato una parte del rilevato della SP 306 vicino ad Imola. Questo, invece, è Brisighella. [...] sono scese tutte contemporaneamente. Questa, invece, la andremo a vedere anche dopo, sulla 306, che ha interrotto completamente la strada provinciale, isolando tutta la parte a monte della vallata del Senio, una frana di dimensioni molto, molto importanti.

    Questo, invece, è Fognano. Sopra a Fognano c’è stata una serie di smottamenti di scarpate che hanno portato giù una serie di flussi di acque e detriti che sono andati dietro alla… se si va alla successiva, questa è la ferrovia Faenza-Firenze che è stata presa in vari punti da queste colate. Da quel momento la ferrovia è stata chiusa ed è in corso uno studio per un sistema di adattamento che consenta di aprire la ferrovia [...] rispetto agli eventi meteo che possono verificarsi.

    Questo ponte è crollato, tra Tredozio e Modigliana.

    Questo, invece, è sempre sul Senio, Comune di Riolo, dove la strada è andata completamente distrutta.

    Questo è il ponte di Crivellari, che non c’è più, sempre sul Senio.

    Questa, invece, è una turbina che si è infilata sotto il ponte sul Senio. Adesso non c’è più, è stata tolta perché è stata [...] Durante il primo evento era scivolata, si era spostata [...] , ha praticamente navigato sul Senio e si è infilata sotto il ponte.

     

    Presidente CALIANDRO. La ringrazio.

     

    Presidente RONTINI. Ne approfitto per aggiornare la lista dei presenti. È un compito ingrato, ma va fatto. Si sono collegati, anzi sono riusciti a comunicarci che erano collegati, perché lo erano fin dall’inizio, il collega Michele Facci, la collega Piccinini, la collega Mori, il collega Montevecchi e la collega Castaldini, oltre al consigliere Bulbi, che non ricordo se avevo già citato prima.

     

    Maurizio NATI, Vice Sindaco di Casola Valsenio. Buongiorno a tutti. Ringrazio i due presidenti delle Commissioni II e III per aver scelto il nostro Comune per fare questo incontro di oggi.

    Ringrazio la vicepresidente della Regione, Irene Priolo, che mi ha fatto molto piacere vedere oggi a Casola. Non mi era stata preannunciata. Per cui, è stata un’ottima sorpresa, questa qui.

    Come una grande sorpresa, e lo saluto, è stato l’amico Marco Bacchini e la dottoressa Bernardi della Regione, della Protezione civile. Insieme alla direttrice Rita Nicolini, sono stati presenti e hanno fatto con noi squadra. È stato determinante questo spirito di squadra che si è generato subito il 2 e il 3 maggio. È stato importante per la nostra realtà locale. Tutte le associazioni casolane si sono subito messe a disposizione dell’Amministrazione comunale, hanno collaborato con noi. Da oltre 70 giorni queste associazioni si occupano della logistica, in particolare per il grande lavoro che hanno fatto i vigili del fuoco e l’esercito qui a Casola. Sono stati molto attivi, molto presenti. Le associazioni di Casola hanno lavorato tutte insieme per poter creare ospitalità. È diventato uno spirito di amicizia e una squadra unica con i vigili del fuoco, anche se ogni settimana si cambiavano. Alcuni hanno chiesto di ritornare perché si erano trovati molto bene qui a Casola. Abbiamo avuto un rapporto importantissimo.

    Ringrazio, poi, i dirigenti dei vigili del fuoco e dell’esercito, perché anche alla nostra seconda chiamata... Il loro lavoro doveva finire il 28 giugno. Per fortuna hanno concesso un altro mese, fino al 28 luglio. Poi li saluteremo. Questo ci ha permesso di essere, proprio nella fase di somma urgenza, un attimino più presenti. Anche la popolazione è stata sufficientemente tranquilla nel sentirsi qualcuno vicino, qualcuno che apriva la strada. Quello che diceva prima la dottoressa Bernardi, che io condivido: quando la prima sera, tra le 2 e le 3, entravamo in Comune sentivano le frane sul fiume che cadevano. Era già un segnale che avremmo visto il nostro territorio modificato. Poi il 2 e il 3 c’era stato un certo numero di frane, ma non così consistenti. Invece il 16 e il 17 veramente c’è stata la mazzata finale, molto più grave e molto più intensa della prima, quindi con eventi che hanno segnato profondamente, come diceva la dottoressa Bernardi prima, il territorio, cambiandone la morfologia.

    Io ho fatto un sopralluogo di lì a qualche giorno, con l’elicottero dei vigili del fuoco, e per due notti non ho dormito ripensando al territorio di Casola così martoriato, quando io l’ho visto fin da bambino, fin da ragazzo, conoscendo il nostro territorio, 44 chilometri quadrati... Ormai è un paese che conosciamo tutti, ma conosciamo anche benissimo il territorio. L’avevo visto profondamente modificato. E la cosa mi dava angoscia e me ne dà ancora adesso. Il problema è che noi siamo in somma urgenza e stiamo finendo i lavori di somma urgenza. Purtroppo abbiamo perso due mesi -  Irene, lo debbo dire, ma non per colpa della Regione, per colpa di qualcun altro – che, sostanzialmente, erano fondamentali per mettere un minimo di sicurezza in vista del prossimo inverno. Qua a ottobre cominceranno le piogge serie. Già lo abbiamo visto con queste ultime due bombe d’acqua, quella di giovedì scorso e quella dell’ultimo giovedì, che effettivamente ci hanno già rimesso in crisi. Con i vigili del fuoco e con tredici ditte private che hanno lavorato in somma urgenza, incaricate dal Comune, anzi dell’Unione dei Comuni, abbiamo, sostanzialmente, aperto le strade. Adesso stiamo lavorando per fare i fossi. I fossi sono distrutti in alcuni casi. Gli attraversamenti intubati delle strade si sono ostruiti con il fango.

    Quindi, c’è una situazione molto difficile. Poi, come diceva prima la Bernardi, quando ci siamo svegliati il 17 mattina e il 18 non sapevamo quello che era successo. Per cui, era difficile anche raggiungere le varie case di campagna. Noi, nel dare l’allerta ai cittadini, non potevamo giocare sui messaggini o sulle telefonate anche prima, perché le linee in alcuni casi non arrivano, specialmente quelle dei cellulari. Per cui, meno male che abbiamo pensato di avvertire tutti i cittadini del territorio, quindi delle case sparse, portando a mano un avviso con i numeri di riferimento ai cittadini attraverso le guardie forestali, che conoscono benissimo il territorio. Questa è una criticità. Il fatto che chi viene sul territorio anche a portare soccorso non ha la conoscenza del territorio. Per cui, le forze che sono del territorio, i carabinieri, la polizia municipale, le guardie forestali che noi abbiamo allertato subito sono state preziosissime, perché conoscevano benissimo ‒ come dicevo prima ‒ il territorio, ci hanno dato una mano incredibile nell’informare la gente prima e andare a capire cosa era successo dopo.

    Quindi, il primo [...] avevamo nella prima frana, non sapevamo nei 5-7 chilometri successivi di quella strada... Noi abbiamo 90 chilometri di strade asfaltate comunali e 13 chilometri di strade bianche: non sapevano che cosa era successo, quindi neanche avevamo la possibilità…

    Dopo l’evento del 17 siamo stati tre giorni senza comunicazioni, perché erano saltate molte linee elettriche; saltando le linee elettriche erano saltati i ponti-radio, della TIM, della Telecom, eccetera, per cui eravamo isolati. Noi stessi della COC parlavamo con WhatsApp, o con le chiamate con WhatsApp, quindi, molte volte, anche chi ci doveva rispondere diceva “ma questo mi chiama con WhatsApp, ma cosa fa?” Quindi, c’era anche questo problema, che può essere ridicolo, però era l’unico modo per comunicare tra di noi.

    Un fatto per rendervi un po’ conto: la sera del 16, sostanzialmente, mi telefonano due di cui vedremo la casa dopo, nelle slide. Per esempio, a mezzanotte e mezzo dicono “siamo due persone di 80 e passa anni, siamo qua, in mezzo a una frana, il fango ci arriva alla gamba”; io gli ho detto: “badate, non vi spostate, riparatevi sotto qualcosa”, “la nostra casa stanotte è stata sfondata da una frana” (che dopo vedrete). All’una e mezza si perdono le comunicazioni. Vi dico che erano momenti duri, tanto è vero che alle 4,30 ho disturbato anche il sindaco di Ravenna, l’amico Michele De Pascale, per vedere se riusciva attraverso un CGS della Prefettura con cui aveva già fatto il collegamento, ed era collegato in presenza, per fare in modo di avere un elicottero per andare a prendere queste due persone.

    Nel frattempo, mi avevano chiamato anche tre persone, di cui una bambina e i due genitori, vicino a questa stessa casa, dicendo che anche la loro casa era minacciata dalla frana. La mattina, siccome non avevamo ancora ricevuto l’elicottero, perché era impegnato a Faenza e in altre zone per portar via chi aveva la casa inondata dall’acqua, noi abbiamo detto “andiamo a piedi”. Con un vigile del fuoco casolano e il soccorso alpino, siamo partiti da […] a piedi, con le radio perché non andavano le comunicazioni. Siamo arrivati dopo due ore e mezzo di cammino e ci hanno comunicato che avevano trovato tutte le cinque persone che stavano bene, le avevano georeferenziate; quindi alle 11 un elicottero il giorno dopo è andato a prenderli: è stata per me un’emozione fortissima vederli rientrare a Casola, perché dall’una e mezza di notte non avevamo più notizie, quindi era una preoccupazione.

    Ma la preoccupazione riguardava il nostro territorio, perché nostro primo compito è stato quello di capire come stavano le persone. Poi, la frana tra Casola e Palazzuolo, sulla 306, di cui diceva prima Bernardi, aveva spaccato in due il paese: avevamo più di 300 persone dall’altra parte della frana; portando quattro vigili del fuoco in quella zona, erano riusciti a far arrivare all’agriturismo le persone che avevano più problemi, quindi c’erano 70-80 persone in questo agriturismo.

    Hanno continuato così per 15-20 giorni finché non abbiamo controllato la frana. Avevamo creato dei COC, eravamo in contatto grazie ai satellitari messi a disposizione dall’Unipol. Quindi, sono momenti difficili, momenti che vanno vissuti, si potrebbe scrivere anche un libro, dico io; però, se non ci fosse stato uno spirito di squadra e guida alla Protezione civile o alla Regione, ai Vigili del fuoco, all’esercito, a tutti i casolani e a tutte le associazioni casolane, sarebbe stato difficile superare questo momento. Anche perché nessuno ha esperienza di queste cose, tantomeno noi amministratori, che speravamo veramente di mai vivere, e le abbiamo dovute vivere.

    Per fare velocemente, alcune slide che vi danno la visione di quello che è successo a Casola e che già Bernardi vi ha illustrato. Credo che delle volte facciamo fatica a far capire alla gente fuori quando andiamo a parlare di queste cose, facciamo fatica a far capire quello che è successo. Quindi, voi oggi, facendo anche un piccolo giro in una piccola parte del nostro territorio e di quello di Brisighella, vi renderete conto visivamente, ma quella è una piccola parte, perché noi abbiamo censito, con l’aiuto degli operatori del Comune di Torino, che sono stati qui con noi diverse settimane, abbiamo georeferenziato tutte le frane, le abbiamo fotografate e le abbiamo messe su un documento molto interessante, secondo me. Sono oltre 300 le frane sulle nostre strade. Alcune sono importantissime, grandissime, quelle soprattutto sotto strada sono veramente le più difficili da sistemare. Qui vedete l’abitato di Casola, nella parte alta, dove c’è questo cerchio: è stato preso da diverse frane, tant’è vero che se andiamo avanti con l’altra slide vedete com’era prima questo pezzo di territorio, quindi vi rendete conto di come la cosa si è modificata: dall’essere così, con tutte queste frane (possiamo andare avanti): qui vedete com’era verde e come quelle lingue di frane che sono sopra, subito all’abitato di Casola, hanno colpito anche un’abitazione, che per fortuna non era abitata, perché è gente che viene solo saltuariamente a Casola, quella casa è crollata.

    Anche nella zona del fiume, più nell’alveo del fiume, anche lì adesso non si vedono perché non ho preso la slide relativa, è dove diceva prima la Bernardi: si hanno questi sforamenti di roccia, che cadono sul fiume e che è una caratteristica dell’Appennino. Possiamo andare avanti, velocemente.

    Anche questa è una casa che è stata colpita da una frana. Questa è ancora riferita al primo evento, nel secondo evento è stata ancora più martoriata. In questa casa c’era anche una crepa molto larga sulla parete a nord. Sostanzialmente, si è girata, questa casa, cioè, si è spostata, ha ruotato e vedete che l’abbiamo dovuta demolire perché era un pericolo anche per la strada provinciale. Se andiamo avanti con l’altra slide, vediamo la demolizione che è stata fatta la settimana scorsa. Questa è una casa che è stata demolita. Andiamo avanti.

    Questa è la grande frana. Sostanzialmente, la frana più importante, a cui abbiamo lavorato per 15-20 giorni. Anche grazie ai tecnici del Comune, che si sono presi la responsabilità di cominciare i lavori, perché era isolato anche Palazzuolo sul Senio, oltre mille abitanti, anche delle imprese artigianali importanti, dove lavorano anche dei casolani, quindi dovevamo ripristinare quanto più possibile il territorio. La frana ha colpito, lo vedrete dopo, nella prossima slide, quella casa che vedete in fondo, dove c’è quell’altra più grande: è stata presa completamente dalla frana.

    Il giorno dopo volevamo andare a vedere cos’era successo, perché la persona che storicamente abitava lì, non l’avevamo più vista. Poi a mezzogiorno si è presentato allo stand. Quando l’abbiamo visto abbiamo fatto tutti un sobbalzo, perché volevamo andare già là con gli escavatori e vedere quello che era successo. Si è presentata dicendo che la sera prima non si sentiva sicuro a stare in quella casa, per cui si era spostato in una casa più verso il paese. sempre di sua proprietà: per fortuna, così abbiamo registrato praticamente nessun decesso dovuto a questo evento, quindi siamo stati molto fortunati.

    Come vedete, sulla provinciale, l’accumulo di terreno che è venuto giù dalla montagna, vedete la montagna sopra, praticamente era alto 18 metri, l’abbiamo misurato, quindi, come una casa di sei piani, alto 18 metri. Quella frana è stata spostata tutta.

    Vi dico che cosa fanno i nostri agricoltori. Vedete quel campo vicino alla casa bianca e vicino alla provinciale? È un ettaro circa di kiwi. Se noi dovevamo spostare tutto quel terreno coi mezzi di emergenza, forse ci eravamo ancora dietro.

    Invece, il proprietario, sapete cosa ci ha detto? Ha detto “aprite la strada, buttate il terreno sopra i kiwi, non mi interessa, l’importante è che si riattivi il mondo”. Quindi, sostanzialmente è stato lui che ci ha concesso di abbattere quei kiwi e di portare quella terra sul campo vicino. Poi una gran parte l’abbiamo portata via anche coi mezzi dell’esercito, quindi, sono stati tutti splendidi, effettivamente devo dire grazie al grande contributo.

    I nostri agricoltori il giorno dopo sono venuti in Comune: “cosa dobbiamo fare, dobbiamo tagliare anche gli alberi? Abbiamo un piccolo escavatore, possiamo cominciare ad aprire una strada?” “Ma certo che sì”. Quindi, sostanzialmente è stato un paese che si è mosso e secondo me è stato emozionante, questo momento, dei cittadini che non si sono persi d’animo, e hanno cominciato veramente a rimboccarsi le maniche e a cercare di ritornare nelle loro case nel minor tempo possibile.

    Andiamo avanti. Vi sono altre due slide: viene fatto dall’elicottero dei Vigili del fuoco. Hanno fatto il sorvolo, si vede benissimo la frana; lì vedete che tra l’altro la frana non è ferma. Io sono preoccupato del mese di ottobre, perché non abbiamo liberato la strada, l’abbiamo liberata in questo momento, ma potrebbe ancora riattivarsi la frana. Quindi, con altre piogge, quelle crepe che voi vedete se non vengono chiuse potrebbero di nuovo scendere a valle, quindi creare dei problemi. È per quello che abbiamo perso due mesi: perché sono interventi importanti, questi, non sono interventi in somma urgenza. Sono interventi che devono essere in qualche modo progettati, ed è per questo che io ho chiesto da subito… Quando ci dicevano “cosa vi serve?” A noi servono dei geologi e degli ingegneri idraulici, perché dobbiamo capire certe frane come le dobbiamo trattare, se vale la pena intervenire su quella frana, o se vale la pena cambiare o pensare un percorso alternativo.

    Noi abbiamo chilometri di strade che io non so se rifaremo nella stessa posizione, perché i soldi vanno spesi bene. Questo è l’obiettivo. L’obiettivo è che questi eventi possano ricapitare e noi non possiamo rischiare assolutamente di non essere pronti, e tutto quello che facciamo non deve assolutamente entrare in crisi, ma deve vedere nuovi eventi climatici che vengano fuori, e riuscire, anche qui, in Appennino, ad avere la sicurezza necessaria.

    Andiamo avanti. Questa è una fotografia sempre di quella frana. Possiamo andare avanti ancora. Questa è una fase intermedia: hanno costruito una pista, questa è la pista che stavano costruendo in quel momento per poter raggiungere Palazzolo sul Senio, la parte sud del paese, e nella strada di qua, quella tradizionale, dopo aver tolto tutti quei metri cubi di terra, vi rendete conto di quanto era, sostanzialmente, veniva utilizzata come pista per fare i gradoni e per mettere in sicurezza la strada. Poi, grazie all’iniziativa anche dell’assessore Sartoni, che è qui con me stamattina, grandissimo attivo sulla logistica, ma anche sulle cose importanti, per dirvi due cose, pochi giorni dopo, attraverso un sentiero pedonale, eravamo riusciti a collegare Palazzuolo e Casola con due pulmini che vengono giù da Palazzuolo. I ragazzi che dovevano andare a scuola a Faenza percorrevano a piedi la frana coi vigili del fuoco; prendevano l’altro pulmino e venivano a prendere il pullman grande a Casola, che li portava a Faenza, a scuola, quindi, con un quarto d’ora, venti minuti di tempo in più avevano la possibilità di finire l’anno scolastico. Ci siamo preoccupati anche di queste cose.

    Poi, può essere una battuta anche questa: quando la gente doveva lasciare le case, e abbiamo evacuato 260 persone con l’elicottero dei Vigili del fuoco, c’erano alcune persone, specialmente gli anziani: “io non lascio qui il mio cane, non lo lascio qui questo, non lascio qui quell’altro”.

    L’assessore Sartoni ha fatto anche un canile, insieme al Gruppo della Regione, quindi la gente si è portata dietro anche il cane. Dovevamo fare anche un’opera di convincimento, per la gente, per farla venir via da casa.

    È stato tutto un lavoro non semplice, che abbiamo cercato di agevolare quanto più possibile perché la gente era colpita.

    Andiamo avanti. Questa è la casa di cui vi dicevo prima, questa è la grande frana sopra quella casa, che l'ha colpita in un muro laterale, che però non ho fatto la fotografia di sopra perché non si riusciva a vedere tanto bene, comunque era penetrata nella camera da letto di fianco (sono andati bene i signori…).

    Andiamo avanti. Qui ancora frane. Ancora avanti. Qui, dove c'è l’umidità, c'era tutta terra, che è stata tolta dai Vigili del fuoco, abbiamo scaricato la frana intorno alla casa per metterla meglio in sicurezza in modo che possa essere eventualmente ripristinata grazie anche al lavoro dei Vigili del fuoco.

    Andiamo avanti.  Questa è la strada che vedete in alto, di crinale, che corre verso Monte Battaglia, che voi conoscerete, luogo storico della Resistenza. Quella strada lassù non è più percorribile, perché ci sono delle frane che vengono nella strada di sotto, vedete tutte le lingue di frane che hanno invaso la strada sotto a quella di crinale, che è sopra.

    Qui potevamo contare 10-12 frane a chilometro grosso modo, alcune anche molto importanti che vi farà vedere dopo.

    Andiamo avanti. Questa è la zona come era prima. Se andiamo avanti con l’altra slide, vedete che si è aperto un varco di quella frana, si è spostata la montagna, per cui, se andiamo avanti, c'erano una casa sopra e una sotto e lì c’era la strada verso le case di agricoltori su a monte.

    Guardate, questa è la crepa, come si è aperta. Come diceva la geologa che ne sa più di me, sotto c’è la parte liscia della roccia, qui si è aperto in questo modo il monte ed è scivolato via, perché quella parte là era attaccata alla parte a sinistra, quindi ci è entrata l’acqua, ha cominciato a fare pressione, alla fine si è insinuata sotto e ha fatto scivolare la roccia.

    Questa è la stessa. Andiamo avanti. Questo è un lavoro di ripristino che stanno facendo, questa parte qua verrà ributtata giù per ricreare la strada (adesso abbiamo fatto un piccolo percorso alternativo).

    Questo per darvi l’ordine di grandezza della tipologia di frane, perché non sono frane in cui vengano giù 2-3 metri di terra, che si leva e siamo a posto, sono frane importanti, e di queste ce ne sono tante.

    Torniamo indietro un momento. Noi ci siamo attivati subito il 2 e il 3, ancora avanti, questa è un'altra frana, questa strada di 7 chilometri sopra ai laghetti idraulici che danno l’acqua a Casola, che vedremo dopo. Anche qui ci sono delle frane importantissime, i Vigili del fuoco prima hanno salvato le persone, poi abbiamo pensato agli animali. Ci sono infatti aziende agricole importanti dal punto di vista degli allevamenti, 120.000 polli da una parte, 70.000 da un’altra, 25.000 tacchini da altre parti, che dovevamo rifornire intanto con il problema del mangime, e dopo 15-20 giorni questi animali erano da portare via perché, avendo raggiunto il loro ciclo di maturazione, dovevano essere portati al macello o ad altre attività.

    Sono stato anche preso in giro con il CCS della Prefettura, perché ho detto la parola “pollastre”, però è vero che si chiamano pollastre e sono galline ovaiole, che quando finiscono il loro ciclo qui vengono portate in altri allevamenti per produrre le uova.

    Grazie ai Vigili del fuoco, quindi, abbiamo portato i balloni di fieno e il mangime in zone dove non si poteva arrivare anche con l'Eriksson, un grosso elicottero da trasporto che portava 6-7 balloni di fieno e fino a 60 quintali di mangime; quindi li abbiamo portati nelle varie zone.

    Qui c’è stato un contributo molto importante degli agricoltori, che si sono messi tutti a servizio per caricare e scaricare gli elicotteri.

    Questo è l'allevamento da 120.000 polli, che in quel momento non era raggiungibile se non a piedi, perché le strade non erano praticabili.

    Questo è quando abbiamo cominciato a fare la strada per andare in quell'allevamento, perché dopo 20-25 giorni dovevano portare via i polli. Quando siamo arrivati alla prima curva, questa era la situazione del legname che era sceso dal Monte Battaglia, e i Vigili del fuoco che cominciano a creare una prima pista.

    Andiamo avanti ancora. Questa è la frana. Io avevo dato la strada per persa, poi il gruppo dei Vigili del fuoco che ha le macchine di movimento terra ha detto che sarebbero riusciti a fare la strada, ho detto loro che quindi erano molto bravi, “quanti giorni ci dà?” mi hanno chiesto, “quelli che volete, anche dieci” ho risposto, loro hanno detto che ci avrebbero impiegato 7 giorni, poi l’hanno fatta in 5.

    Guardate come si è modificata: hanno frantumato quelle pietre, hanno fatto la strada, e guardate il risultato finale nella prossima slide. Quella è la strada che hanno fatto, questo è il primo, dopo 10 giorni dall’evento, che è entrato nell’azienda agricola e ha portato il mangime, sono stati portati via 120.000 polli passando qui sopra con quasi 300 quintali, quindi ottimo lavoro dei Vigili del fuoco veramente encomiabili.

    Qui vedete la stessa strada che è stata ricostruita. Non abbiamo risolto niente, non è che abbiamo una strada per andare in quell’allevamento, tant’è vero che l’agricoltore ha detto “io tra un po’ devo ricominciare il mio ciclo periodico”, ma gli abbiamo detto “assolutamente no, perché non vogliamo riportarti il mangime con l'elicottero, non possiamo assolutamente farlo”, però lui dice che ha la sua attività in piedi, però chi è che mette dentro i pulcini adesso, per rischiare ad ottobre di non riuscire ad avere il mangime e la strada per poter accedere alla sua attività? Questi sono i problemi, e non so darmi una giustificazione per cui abbiamo perso due mesi, perché noi siamo stati operativi da subito, tutti si sono fatti in quattro, poi qualcuno non ha capito cosa fosse successo e continua a non capirlo!

    Io spero che voi stamattina capiate cosa è successo nelle nostre aree, perché rischiamo che la gente prenda armi e bagagli e se ne vada! Quando poi avremo spopolato l'Appennino, ci divertiremo con l'acqua, con le frane, con tutto quello che volete! Quindi dobbiamo presidiare questi territori, dobbiamo premiare e sostenere chi è qui, quindi io dico grazie alla Regione, alla Protezione civile nazionale, ai Vigili del fuoco e all’Esercito, che ci hanno concesso un mese in più, ci hanno dato una boccata di ossigeno, perché se questi agricoltori avessero visto la gente andar via il 28 giugno, non avremmo aperto le strade per andare a mietere il grano, per andare a raccogliere le pesche e le albicocche... perché diventano dolori. Se uno dice: “un ettaro di prato non costa niente, mettere un escavatore costa di più”, ma loro vogliono il loro prodotto, dei ristori non gli interessa niente, hanno lavorato per mesi per arrivare a quel risultato e quello che vogliono è questo, quindi, se vogliamo farli rimanere qui, bisogna che siamo consapevoli, e mi auguro che anche il generale Figliuolo che è stato nominato Commissario dia delle indicazioni il prima possibile (sono già passate settimane) su come dobbiamo comportarci per cominciare a rendicontare, che non significa appaltare i lavori né tantomeno per i lavori fatti, perché qui c’è una situazione ben chiara da vedere prima di cominciare a progettare e a fare i lavori, altrimenti rischiamo di farli due volte e buttar via dei soldi, cosa che noi non vogliamo assolutamente.

    Mi auguro quindi che si faccia presto a decidere queste cose, anche perché – diciamocelo sinceramente – la somma urgenza l’abbiamo fatta, ma noi siamo fuori come Comuni, nel senso che se non arrivano fisicamente i soldi, tutte queste ditte che hanno lavorato per settimane andranno in crisi. Molte ditte fortunatamente le abbiamo tenute incollate in qualche modo, […] quindi paghiamogliene una parte, facciamoci vedere conseguenti, teniamoci il 15 o il 20 per cento a garanzia finché i lavori non sono finiti, ma dobbiamo alimentarli, quindi non possiamo rischiare che i cantieri si fermino perché non arriva la benzina, bisogna che tutti i lavori vengano finanziati, ci sia l’impegno di spesa, ci sia tutto quello che serve per arrivare a concludere un ciclo che dia la dovuta serenità agli amministratori, alla Presidenza della Provincia e dell’Unione dei Comuni di poter affrontare le spese necessarie senza stravolgere il mondo.

    Andiamo avanti. Qui vedete quante lingue ci sono a fronte di Monte Battaglia, quante frane. Questi sono i laghetti che danno l’acqua a Casola, per qualche giorno l’abbiamo attinta dal fiume, i Vigili del fuoco hanno ripristinato la via d’accesso ai laghetti che vengono gestiti da Hera, abbiamo ricreato una pista che arriva fino ai laghetti per fare le manutenzioni necessarie all’impianto da cui attingiamo l’acqua, anche 300 metri cubi al giorno di acqua.

    Andiamo avanti. Questa è la situazione delle strade che ci ha fatto fare la Prefettura, sono colorate diversamente, in giallo, arancione rosso, a seconda del grado di pericolosità delle strade nel reagire agli eventi; quindi, le gialle sono quelle più in sicurezza, le arancioni un po’ meno, mentre le rosse sono quelle che quando succedono eventi come l’altro giorno bisogna bloccare e fare sopralluoghi per vedere cosa è successo, se c'è qualcosa da ripristinare.

    Teniamo conto che i nostri 90 chilometri di strade oggi sono percorribili dai residenti e dai mezzi di soccorso, quindi non abbiamo risolto niente, abbiamo gestito l'emergenza e siamo fermi lì; quindi, mi auguro che ci sia uno sviluppo in questa situazione.

    Qui c’è l’elenco delle strade, la lunghezza in chilometri, da dove partono e dove arrivano.

    Io vi ringrazio molto, scusatemi se è stato un po’ lungo, ma quando uno vive queste esperienze vuole condividerle con gli altri per farsi capire. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie, Maurizio. Grazie al Sindaco Sagrini, grazie all'assessore Sartoni. Penso che più di ogni altra cosa la passione con cui ci hai raccontato quelle giornate ci dia il polso di quello che è successo.

    Vi posso testimoniare che sabato 20, a quattro giorni dal 15-16, con il sottosegretario Baruffi siamo venuti alla sede del COC e dei Vigili del fuoco, Nati, che è ingegnere, stava facendo i conti per dividere i viaggi che l’elicottero avrebbe dovuto fare per poter portare i tacchini, cioè, messe in sicurezza le persone, erano già al lavoro per garantire la sopravvivenza anche degli animali e delle attività economiche, che danno sostegno e rendono vitali questi territori.

    Adesso diamo la parola al Sindaco di Brisighella, Massimiliano Pederzoli, a cui facciamo un abbraccio, perché era convalescente, ma anche lui in quelle giornate, come sentiremo dalla sua voce, insieme all’assessore Dario Laghi, insieme alla Giunta ha lavorato con la stessa passione e la stessa tenacia nell’altra vallata dell’Unione della Romagna Faentina.

    Datemi un segnale che il Sindaco possa parlare.

     

    Massimiliano PEDERZOLI, Sindaco di Brisighella. Mi sentite?

     

    Presidente RONTINI. Sì, ti sentiamo.

     

    PEDERZOLI, Sindaco di Brisighella. Siamo riusciti con una telefonata...

     

    Presidente RONTINI. È un collegamento un po' precario, come sono i collegamenti di questi tempi. Grazie per la pazienza, ti ascoltiamo.

     

    PEDERZOLI, Sindaco di Brisighella. Non avendo slide da farvi vedere (non so se Dario le abbia portate, ma non credo), intanto ora saluto la presidente Rontini, Manuela perché ci conosciamo per nome, saluto la vicepresidente della Regione, assessore alla Protezione civile, Priolo, l’amico Maurizio Nati e tutti i commissari, consiglieri regionali presenti.

    La presidente Rontini ha già spiegato perché non sono presente, ho avuto un intervento (…).

    Io vi faccio un breve quadro del Comune di Brisighella. Cercherò di spiegare al meglio cosa è successo, anche se è molto simile a Casola Valsenio, ma di dimensioni maggiori, e mi permetterò di fare due o tre considerazioni e di dare anche qualche suggerimento, esattamente come ho fatto nell’incontro in videoconferenza con il generale Figliuolo.

    Il Comune di Brisighella è il secondo comune più grande della provincia dopo Ravenna. Ravenna è il secondo comune più grande d’Italia dopo Roma e comunque Brisighella è uno dei Comuni più grandi d’Italia, sono quasi 200 chilometri quadrati con 300 chilometri di strade comunali.

    Sto parlando di strade comunali, quindi non di eventi privati, e in queste strade comunali abbiamo quasi 500 frane, tra grosse che hanno interrotto delle strade che ovviamente sono ancora interrotte, perché probabilmente, come è successo a Casola, bisognerà cambiare il percorso, dove abbiamo potuto siamo intervenuti noi con i contoterzisti.

    Devo dire, per vostra informazione, che, parlando di somme urgenze, di soldi che devono arrivare, noi siamo fuori per circa un milione di euro con questi signori che ci hanno dato una mano, e forse anche di più adesso, anche perché gli aiuti esterni sotto l’aspetto operativo, che vuol dire ruspe ed escavatori, dai Vigili del fuoco e dall’Esercito di fatto non ci sono stati, se non in piccolissima misura, con una piccola colonna di Vigili del fuoco che ci ha liberato una strada di minore importanza con mezzi probabilmente inadeguati, poi dopo sono andati via e non si è visto più nessuno.

    Il grosso aiuto l’abbiamo avuto dalla Protezione civile del Veneto, che ho già ringraziato anche con il loro assessore regionale Gianpaolo Bottacin che è venuto a Brisighella, con il quale abbiamo avuto una lunga chiacchierata, li ho trovati molto organizzati e molto attrezzati e sono rimasti con noi a lungo.

    Abbiamo strade ovviamente ancora interrotte, laddove era sufficiente aprire abbiamo aperto, e, bene o male, anche con delle limitazioni, si circola.

    Nel nostro territorio, poi, abbiamo diverse strade provinciali, tra cui quella di fondovalle, che collega Ravenna e Faenza con Firenze, l’ex statale 302 ora provinciale, che è stata interrotta per un mesetto causa frane nella zona di san Casciano e adesso è stata riaperta dalla Provincia con un senso unico alternato, ma di fatto le provinciali che collegano le vallate le abbiamo avute tutte interrotte, tranne la strada della Carla, che Manuela conoscerà sicuramente e che ci permetteva ad andare nella vallata del Marteno, quindi anche verso Modigliana, fatto salvo che Modigliana era messa come noi o anche peggio. Tutte le altre interrotte sono state aperte, anche qui con delle limitazioni, tranne quella della Valletta, che nel falso piano sulla sommità della montagna non esiste più, c’è una voragine e chissà mai se si potrà ricostruire qualcosa, si sta pensando a dei percorsi alternativi, ma parliamo di anni.

    La Valletta è quella che unisce Brisighella all’abitato di Zattaglia (per andare a Zattaglia adesso bisogna passare per Riolo Terme) e prosegue con Montalbano e viene fino a Casola (l’amico Nati conoscerà sicuramente).

    Abbiamo avuto anche danni, soprattutto nella zona sportiva, ad alcuni tetti degli edifici pubblici (dopo manderemo tutto l’elenco), e stimiamo, tra frane alle strade e danni agli edifici pubblici, zone sportive e compagnia bella, 90-100 milioni di euro di danni a voler ripristinare tutto bene com’era prima, ma io credo che nulla sarà definitivamente come prima, qualcosa cambierà, il territorio è cambiato e comunque ci vorranno anni.

    Dico questo perché è inutile farsi tante illusioni, anche se mi associo totalmente e condivido l’appello del vicesindaco di Casola, Nati, sulla sopravvivenza delle imprese, delle aziende agricole, delle attività sulle nostre colline e montagne, perché perdurando l’impossibilità di svolgere attività economiche prevalentemente agricole (siamo Comuni agricoli, Brisighella è anche turistico, ma l'attività principale è agricola) si corrono grossi rischi.

    Diverse aziende sono ancora isolate, diversi hanno ancora il decreto di sgombero, perché non c’è più la strada, in taluni casi l’Enel non ha ancora ripristinato le linee elettriche e chi più ne ha, più ne metta.

    Vorrei dirvi due-tre cose a livello di considerazione e poi dare alcuni suggerimenti, alla stregua di quello che ho fatto con il generale Figliuolo, perché ovviamente le vostre Commissioni sono molto vicine al territorio, conoscono il territorio; quindi, vi dico quello che penso anche in base alla mia trentennale esperienza nelle bonifiche, che Manuela Rontini e l’assessore Priolo conoscono bene.

    Le aziende agricole, soprattutto quelle di fondovalle, hanno un altro grave problema: gli invasi costruiti con i PSR in diversi casi sono inutilizzabili; quindi, c’è un grosso problema di approvvigionamento idrico per quelle colture che sono in particolare vicino al fiume Lamone. Brisighella si staglia su quattro vallate, la Valle del Samoggia, la Valle del Marteno, la Valle del Lamone, la Valle del Sintria, il fiume più grosso è il Lamone.

    Ci sono questi invasi danneggiati che, ammesso che ci arrivi qualche finanziamento domattina, prima di un anno, un anno e mezzo o due anni non possono essere ripristinati per ragioni meramente tecniche, perché a fare i lavori ci vuole tempo.

    Per tutte queste aziende agricole, che hanno la fortuna di essere nel fondovalle, l’unica alternativa è attingere dai fiumi. Mi auguro che, anche se siamo in un momento di grande caldo, non vengano imposte chiusure da parte di ARPAE, perché vuol dire buttare via centinaia di ettari di frutteti, far chiudere decine e decine di aziende agricole e mandare a casa migliaia di maestranze, che lavorano nelle vallate che vi ho poc’anzi elencato, prima considerazione.

    Seconda considerazione. Io non conosco il motivo, che potrebbe essere anche molto valido, ma, durante il periodo dell’emergenza e, per la verità, anche prima, da quando sono Sindaco l’STB, che adesso si chiama agenzia, se non sbaglio, non l’ho visto, zero. Mi avete sentito?

     

    Presidente RONTINI. Sì, sentiamo.

     

    PEDERZOLI, Sindaco di Brisighella. Il Servizio Tecnico di Bacino io non l’ho visto, non durante l’emergenza, ma neanche prima.

    Mi spiego. L’alluvione, come ben sapete, è venuta dalle montagne. Oltre ad occuparsi dei fiumi sotto la via Emilia, il Servizio Tecnico di Bacino, in quanto il bacino idrografico tra l’altro non ha neanche i confini regionali, perché ci saranno degli accordi, certamente con le bonifiche ci sono con la parte toscana, e l’asta del fiume deve essere monitorata e seguita, perché buona parte degli allagamenti è avvenuta perché con tutto il legname che è venuto giù dalle montagne si sono occluse le luci dei ponti, in molti casi hanno fatto da diga e hanno fatto esondare i fiumi.

    Altra considerazione. Al quarto o quinto giorno di alluvione si è presentato da noi per la prima volta un volontario della Protezione civile, si è affacciato nel mio ufficio e m’ha detto: “avete bisogno?”, io ironicamente gli ho risposto: “lei cosa dice?”.

    Allora, polemiche non ne voglio fare più di tanto, ma, come ho già detto al Presidente della Provincia in un lungo colloquio telefonico, quantomeno i volontari della Protezione civile della Provincia di Ravenna (quelli delle altre Province non li conosco) vanno riorganizzati con metodi di chiamata meno burocratici, perché ad eventi straordinari non si può rispondere con metodologie ordinarie. Chiudo qui questa faccenda.

    Mi permetto di dare tre suggerimenti (uso lo stesso termine che ho usato con il generale Figliuolo). La pulizia degli alvei dei fiumi partendo dalla montagna, senza “se” e senza “ma”, perché non può essere che certo ambientalismo radical chic da salotto preferisca far crescere le pioppe in mezzo all’alveo del fiume, tra l’altro specie arborea poco interessante a detta dei forestali, e magari rimetterci delle vite umane, come è accaduto alle quindici – mi sembra - vittime di questa alluvione. Devo specificare che a Brisighella non abbiamo avuto né morti, né feriti.

    La questione degli animali fossori, in particolare quelli non autoctoni, nutrie e istrici. In quel video che gira sul Sillaro, in cui prima si vede la fontana a metà dell’argine che salta fuori e poi si spacca l’argine, quello è evidentemente un buco fatto da un animale, ma diciamo che una corretta pulizia dei fiumi aiuta a far sì che questi animali non si radichino, quindi le due cose, se vogliamo, sono strettamente connesse.

    L’altro giorno, nell’incontro con il generale Figliuolo, il sindaco di Faenza ha giustamente fatto presente che, in particolare nella zona delle argille plioceniche, in mezzo alle acque è venuto giù un sacco di terra, cioè di argilla, che poi si è solidificata, e credo, anche se non sono andato personalmente a fare delle verifiche, che la chiusura delle fognature di Faenza piuttosto che di qualche altra realtà dipenda non solo, ma certamente anche da questo fatto.

    Settanta o ottant’anni fa e anche prima della guerra, ma soprattutto con i piani verdi nn. 1 e 2 (anni '50 - inizio anni '60), sono state realizzate centinaia di briglie - in particolare nella zona delle argille plioceniche, ma anche più su - che hanno svolto egregiamente la loro funzione di contenere i terreni che slittavano a valle con le piogge che ci sono state anche in passato, ma certamente non di questa portata.

    Tutte queste opere di contenimento nei decenni si sono chiuse, cioè riempite di terra. Se paradossalmente d’emblée avessimo potute pulirle il giorno prima, probabilmente avrebbero frenato di più le acque e contenuto quell’argilla che il sindaco di Faenza lamenta aver invaso le fognature e aver murato un patrimonio pubblico che, per ripristinarlo, ci vorrà un sacco di soldi.

    Non poteva certamente essere risolutivo della questione, ma questo, per quella che è la mia esperienza, avrebbe aiutato a frenare le acque e a contenere i deflussi di terra, in particolare quella argillosa. È una cosa che non si fa dalla mattina alla sera, ma pensare, come si fece settant’anni fa, di ripulire queste strutture...

    Faccio un esempio che il consigliere regionale di Faenza, oggi presidente Rontini conosce certamente: se ti infili per Rio Chiè hai l’argilla di qua e di là, vai verso Villa Vezzano, in tutte le vallette a destra e a sinistra c’è una briglia, in tutte, e sono tutte chiuse, tanto per fare un esempio di una strada che probabilmente molti di noi hanno percorso e percorrono tuttora. Faccio presente che abbiamo avuto anche due ponti saltati, uno lo abbiamo ripristinato con le nostre forze e per l’altro, quello di San Giorgio in Ceparano, con le nostre forze abbiamo fatto un guado, e, visto che è tra le somme urgenze segnalate al MIT, mi piacerebbe che ci arrivasse il finanziamento per rifarlo nuovo, mentre per quello di Rio Chiè ci siamo arrangiati.

    Mi sovviene di fare un ringraziamento. Oltre alla Protezione civile veneta, ringrazio i nostri tecnici, e aggiungo, come ho fatto nell’incontro con il Commissario, una necessità, perché noi abbiamo 3 persone all’ufficio tecnico, con 500 frane saremmo pronti tra 1.000 anni; quindi, abbiamo bisogno di supporto tecnico progettistico e geologico, come ha detto Nati, cui mi associo completamente.

    Devo ringraziare, ma sto preparando una lettera apposita al Comando Legione, le tre stazioni dei Carabinieri di Brisighella, le due Carabinieri e la stazione dei Carabinieri forestali, che hanno salvato della gente con più di un metro d’acqua alla cintola, nel fondovalle qui alle terme, sotto il paese, rischiando di essere portati via dalla corrente e caricandoseli sulle spalle, atto fatto con sprezzo del pericolo, ma con un servizio 24 ore su 24, senza “se”, senza “ma” e senza orario.

    Li ringrazio di cuore a nome di tutta la cittadinanza, anche perché i primi giorni oltre ai nostri operai e ai nostri tecnici avevo solo loro, che non sono neanche tanti, perché sono una dozzina di Carabinieri. Devo assolutamente ringraziarli e lo farò nei modi e nei termini dovuti, ufficiali.

    Infine, concludo ringraziandovi perché mi avete ascoltato, seppur in maniera precaria, vista la situazione, vi ringrazio di questa audizione e di essere venuti fin qua.

    I suggerimenti che vi ho dato, poiché il nostro compito di amministratori pubblici è quello di andare incontro alle esigenze dei cittadini, non sono per fare polemiche ma sono per ricostruire un futuro migliore nei nostri territori, nelle nostre vallate.

    Mi raccomando, perché il Governo deve fare la sua parte, la Regione, i Comuni, tutti noi che in qualche modo abbiamo responsabilità, ognuno deve fare la sua parte, è una cosa che dobbiamo fare assolutamente, è una di quelle partite che bisogna solo vincere, la sconfitta non è ammessa, perché sarebbe una sconfitta per la vostra società, per il nostro Paese, perché la Romagna rappresenta una parte importante del PIL dell’Italia.

    Vi ringrazio di nuovo, ringrazio l’assessore regionale, la presidente Rontini, saluto l’amico Nati, ringrazio gli assessori, tra l’altro l’assessore Laghi vi consegnerà la stessa relazione che abbiamo consegnato al generale Figliuolo (cartacea, ma ovviamente possiamo mandarvela anche via PEC).

    Ringrazio soprattutto tutti voi commissari, che avete avuto la pazienza di ascoltarmi e la buona volontà di venire a vedere queste terre veramente disastrate, veramente in grande difficoltà.

    Al ministro Salvini che è venuto qui da me ho detto: "Caro Matteo, noi romagnoli ci rimbocchiamo le maniche sempre e comunque e cercheremo di rialzare la testa, però questa volta la botta è stata grande e abbiamo bisogno di aiuto". Grazie a tutti e buon lavoro, buona visita della Commissione.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, sindaco Pederzoli, e grazie anche al vice sindaco di Casola, per aver illustrato le ferite aperte di questo territorio, rispetto alle quali abbiamo voluto avere un atteggiamento di pronta risposta come Commissioni congiunte e cercheremo di dare il nostro contributo a 360 gradi.

    Adesso, cercando di accelerare i lavori perché abbiamo ancora da fare la visita in loco e poi il secondo passaggio a Brisighella, darei la parola al presidente dell’Unione della Romagna Faentina e sindaco di Faenza, Massimo Isola.

     

    Massimo ISOLA, Sindaco di Faenza. Grazie di cuore, ringrazio i Presidenti delle Commissioni, un saluto particolare ai nostri consiglieri dei nostri territori, Rontini e Liverani che sono qui insieme a noi.

    Un ringraziamento particolare all'assessore Priolo, per il lavoro che ha fatto insieme alla Protezione civile della Regione Emilia-Romagna, sono stati un riferimento straordinario per noi Unione della Romagna faentina, dove la formazione di tutti noi non è stata costruita su questo tipo di attività amministrativa, quindi la saggezza e l'operatività di Irene e della Protezione civile regionale è stata per noi fondamentale anzi, illuminante in momenti in cui, come avete visto, l'Unione della Romagna faentina si è trovata ad essere una sorta di epicentro del dramma nel quale siamo stati coinvolti.

    Considerando anche che Modigliana, che è un Comune che non fa parte dell’Unione della Romagna faentina dal punto di vista amministrativo e legale, fa parte dell’Unione della Romagna faentina da un punto di vista reale, perché tutti i ragazzi di Modigliana che frequentano le superiori vengono a Faenza, tutte le persone che necessitano di un ospedale da Modigliana vengono a Faenza, la vita scorre sull’asse, quindi come Unione della Romagna faentina più Modigliana siamo stati al centro di un dramma estremamente importante.

    Insieme alla Regione e alla Protezione civile nazionale, siamo riusciti ad affrontare una fase di emergenza e oggi siamo qui ad attendere, come veniva detto, l’aiuto fondamentale dello Stato per il salto di qualità di cui abbiamo bisogno, per cui sul tema di accelerare, benché ovviamente i nostri due sindaci siano entrati nel merito, faccio una riflessione.

    L'Unione della Romagna faentina è formata da sei Comuni, tre di collina (Riolo Terme, Brisighella, Casola Valsenio) e tre di pianura (Faenza, Castel Bolognese, Solarolo), nasce dieci anni fa, nel 2012, per provare a tenere insieme un territorio, razionalizzare i costi, migliorare l’efficienza amministrativa, ma soprattutto per ridurre le disuguaglianze, perché la collina, l’Appennino che sta a sud della via Emilia oggi ha una qualità della vita che, se non supportate da innovazioni anche amministrative, non ha le stesse caratteristiche di chi vive sulla via Emilia.

    Questo evento rischia di avere effetti drammatici sulle diseguaglianze, la forbice tra collina e Appennino, i diritti, i servizi che hanno i cittadini di colline e Appennino e quelli che hanno i cittadini della via Emilia rischiano di diventare terribilmente diversi, e già il PNRR rischia di diventare drammatico, perché il 90 per cento dei fondi del PNRR dell’Unione della Romagna faentina è su Faenza, il 10 sugli altri Comuni. Fra sei anni i Comuni dalle nostre parti della via Emilia avranno x servizi in più, milioni di euro investiti dal PNRR e la collina nessuno.

    Questo divario rischia, unito al PNRR, quindi di creare una lontananza imbarazzante, perché qui l’alluvione ci ha allontanato, l’alluvione sulla collina, sulla Romagna ha prodotto lontananze che, se non vengono affrontate con equilibrio e attenzione, coinvolgendo tanti temi (il tema del welfare, il tema della redistribuzione dello sviluppo, il tema della scuola, il tema dell’economia) rischiano di essere drammatiche.

    Nati diceva prima, credo, cosa può significare anche per la pianura l’abbandono delle colline, i graffi che si vedono salendo nella statale 306 sulla collina, che danno inquietudine, il suono che diceva prima Maurizio delle frane che cadevano sul fiume Senio, dietro quei tonfi c'è stato anche l’allagamento di Castel Bolognese, Solarolo, Riolo, ma dietro quei tonfi c'è una collina che rischia di essere spopolata, una realtà che rischia di avere nel giro di un paio d’anni solo delle multi classi per i bambini, non ci sono più classi normali, quindi non c’è più lavoro negli allevamenti, si rischia veramente di perdere un pezzo di identità della Romagna.

    Come diceva giustamente Maurizio Nati, qui c'è un cambiamento della geografia, ma tutte le volte che cambia la geografia cambia anche la storia, perché è la geografia che fa la storia e, se non riusciamo a capire che questi graffi, queste frane avranno un impatto devastante se non verranno affrontati a 360 gradi, rischiamo su tutto il sistema della Romagna. Io credo che vada detto in questo modo. Credo che noi dobbiamo provare ad affrontare questa situazione soprattutto non solo da un punto di vista di Protezione civile ed emergenza ambientale. Qui c’è un’emergenza socio-economica importantissima.

    Tra Brisighella e Casola Valsenio noi, come URF abbiamo censito oltre 700 frane, 450 su Brisighella, 380 su Casola Valsenio e qualche decina su Riolo Terme. Nella relazione che abbiamo consegnato alla Regione parliamo, come URF, di 360 milioni di danni per la situazione pubblica, 100 milioni nella pianura su tre comuni e 260 sulla collina. Questi sono numeri che credo parlino in modo chiaro.

    L’Unione della Romagna faentina non nasce per gestire emergenze. Nasce per provare, in tempo di pace, a costruire sviluppo, soprattutto sulla via Emilia, e ridistribuzione in un territorio di 90.000 abitanti. La Regione Emilia-Romagna ha creduto in noi come nessun’altra istituzione, mentre siamo stati esclusi dal PNRR, da qualsiasi tipo di dibattito nazionale come Unione di Comuni. Come individualità amministrativa, la Regione Emilia-Romagna, unica Regione d’Italia, ha investito su di noi. Ha investito sulla lotta contro la diseguaglianza tra territori che hanno caratteristiche diverse. Ha investito e credo che, nonostante l’URF sia nata per governare in tempi di pace, oggi sia stata una opportunità.

    Certo, siamo stati messi a dura prova, ma credo che anche per i Comuni più piccoli aver avuto un contesto amministrativo più robusto abbia fatto la differenza. La sfida era assolutamente altissima, perché l’impatto sulla nostra Unione dei Comuni, come avete visto, è stato drammatico. Dico per chi non lo sa che nei nostri sei Comuni abbiamo oltre 530 dipendenti, che sono dipendenti dell’Unione dei Comuni. Nessuno dei nostri sei Comuni ha… Neanche il collaboratore dell’ufficio stampa del sindaco ha un contratto con il Comune di Faenza. Tutti i 530 sono dell’Unione dei Comuni. Significa avere anche un Ufficio tecnico, Ufficio dei Lavori pubblici con delle sapienze che, quindi, nessun piccolo Comune può permettersi.

    L’impatto, come ho detto, era devastante e alla fine siamo stati tutti in difficoltà, ma credo che, grazie a due grandi collaborazioni, quella dei sei Comuni, da un lato, e quella di noi sei con la Regione, abbiamo non solo limitato i danni, ma credo dato una risposta forte al tema dell’emergenza, e chiudo su questo. Una risposta, credo, che è stata utile, necessaria e ci ha permesso di raggiungere un obiettivo che era quasi inimmaginabile quella notte che ci sentivamo con Irene e con la Nicolini. L’impatto sull’Unione dei Comuni è stato veramente grande e forse non avremmo pensato in queste settimane di essere arrivati qui, ma non è sufficiente per fare un passo avanti io credo che anche il nostro orgoglio, la nostra identità romagnola, il fai da te sia importante, però tutti insieme dobbiamo chiedere che lo Stato oggi racconti di un cambio di passo che non abbiamo visto. Se non arrivano le risorse all’Unione della Romagna faentina, le aziende che stanno dando una mano a rigenerare, a mettere delle toppe, a fare in modo che qua ci fosse vita, non lavorano più. Fra un mese rischierà di essere tardi, perché quelle ferite saranno sempre più aperte, perché la gestione delle sofferenze dei centri urbani, soprattutto della pianura, creerà tensione sociale.

    Abbiamo bisogno delle risorse oggi. I nostri enti locali non possono da soli, e solo nel dialogo, sia pure virtuoso ed estremamente fertile, con la Regione, farsi carico della ricostruzione di un territorio di sei Comuni che ha avuto 700 frane […], 360 milioni di danni pubblici, 10.000 nuclei familiari su Faenza coinvolti, migliaia a Castel Bolognese, migliaia a Solarolo.

    La nostra Unione credo che esca ferita, da un punto di vista fisico, in modo molto forte da questo mese di maggio. Non ci siamo sentiti soli, visto che è un tema che spesso […] grazie alla Regione Emilia-Romagna, e lo dico forte, però oggi abbiamo bisogno insieme di sentire, come ha detto il buon Mattarella, quello spirito, quel soffio repubblicano che non sempre abbiamo sentito. E lo dico in un luogo che ha dato un suo contributo e ha messo a segno tante battaglie per costruirla questa Repubblica.

    Grazie per avere scelto di fare questo lavoro sulla collina, perché credo che vedere direttamente queste immagini possa fare la differenza. Ci avete dato una grande mano, quindi noi non possiamo che dimostrare gratitudine verso la Regione, perché la sfida è stata veramente grande e, se non ci fosse stata questa collaborazione così stretta, non so come saremmo messi. Faccio veramente fatica a pensarlo.

    Grazie e buon lavoro.

     

    Presidente RONTINI. Grazie davvero anche al sindaco Isola. Intanto chiamo il presidente della Provincia, Michele De Pascale, nonché sindaco di Ravenna.

    Qualche comunicazione più burocratica di servizio, ma è necessaria anche questa. Non avevo aggiornato, ma ci aveva raggiunti prima in sala anche il consigliere Pelloni.

    Il sindaco Pederzoli ha citato la lettera che questa mattina, subito arrivato, l’assessore Laghi ci ha consegnato. Verrà protocollata, scansionata e inviata a tutti i commissari, insieme alle slide del Comune di Casola, che ha illustrato il vicesindaco Nati, e al materiale utilizzato dalla dottoressa Bernardi per l’illustrazione della Protezione civile.

    Dico anche ai sindaci che, qualora volessero inviare altro materiale, video, volentieri. Lo fate avere alle Segreterie delle Commissioni, alla e-mail da cui avete ricevuto l’invito di oggi, SegrCommIII o SegrCommII, Silvia Fanti e Agata Serio, che colgo l’occasione per ringraziare. Poi lo faremo avere a tutti i commissari in modo che abbiano il materiale, perché, e chiudo, uno dei motivi per cui abbiamo deciso di convocarci stamattina e di svolgere una serie di sedute sul territorio è per cercare di tenere alta l’attenzione su quello che è successo.

    Oggi che i media nazionali sono meno attenti, penso che sia un lavoro che ciascuno di noi, con gli strumenti che ha a disposizione, può contribuire a fare, perché da quello che avete sentito non solo è necessario, ma è fondamentale.

    Prego, Michele.

     

    Michele DE PASCALE, presidente della Provincia e Sindaco di Ravenna. Molto brevemente, perché rischierei di ripetere tanti concetti che hanno già molto bene espresso, peraltro con parole che suonavano molto bene insieme, nel senso che sia l’intervento del vicesindaco di Casola, che quello del sindaco di Brisighella e del sindaco di Faenza credo che avessero tratti comuni molto forti, che peraltro sono le cose che insieme, come amministratori locali, abbiamo cercato di esprimere fin dai primi giorni.

    Serve un solo dato, e lo dico da uomo di pianura, che è importante realizzare. È impossibile comprendere questo fenomeno senza visitare la collina. Questo è un dato oggettivo. In pianura moltissime persone non si sono rese conto di cosa stava succedendo, perché si sono visti un evento meteorologico importante, ma tutto sommato già capitato, e si sono visti, a fronte di questo evento, quantitativi di acqua e danni assolutamente sproporzionati rispetto a ciò che stava avvenendo nel loro territorio.

    Solo una lettura complessiva di ciò che è avvenuto dal territorio di collina fino alla pianura ci consente di avere quantomeno una lettura reale di ciò che è accaduto. Avete visto le immagini, questo è un territorio che, come la pianura ha una storia alluvionale con una serie lunghissima, che affonda le radici nella storia antichissima del nostro territorio, questo è un territorio che ha una storia e una continuità di eventi franosi. È un territorio abituato a confrontarsi e a dover gestire eventi franosi, ma mai si era verificata una quantità di frane di questa dimensione e di questa portata.

    Questo è un elemento centrale nelle analisi. L’attenzione ovviamente va data a tutti i territori alluvionati, ma ci sono molte ragioni per cui l’attenzione va data in maniera più forte a questa parte del territorio, sia perché qui la terra e le frane hanno un impatto molto diverso e molto più pesante di quello dell’acqua, sia perché i fenomeni sono assolutamente in corso – non stiamo parlando di un fenomeno che si è concluso, stiamo parlando di un fenomeno che è in corso –, sia perché  le azioni da mettere in campo che si fanno qui in realtà hanno un beneficio su tutto il territorio romagnolo, emiliano-romagnolo. Quello che viene fatto qui produce effetti positivi qui, ma produce effetti positivi anche ovviamente a valle.

    Questo ci porta qui, a nome di tutti i sindaci della pianura, di tutti quelli che vivono spesso sotto il livello del mare, a chiedere con forza che su questi territori rimanga altissima l’attenzione e rimanga fortissimo l’impegno. Ripeto, qui sono state ripristinate alcune viabilità fondamentali. Le strade sono tutte importanti, però hanno una gerarchia. Ci sono due grandi strade di fondovalle, che sono due ex strade statali, senza le quali tutte le altre strade sono inutili e tutte e due le strade sono state colpite in maniera devastante. Sono la 302 sulla valle del Lamone e la 306 sulla valle del Senio. Queste due strade, che sono in parte riaperte a senso unico alternato, hanno dei punti di fortissima criticità. Hanno dei punti, non so se avete avuto modo di vedere dal sopralluogo, dove non solo c’è la frana da sopra, ma c’è anche la frana da sotto, a distanza di pochissimi chilometri l’una dall’altra.

    Quindi, quello che dicevano, credo con trasporto, i sindaci è veramente che ora si sono fatti interventi col principio della somma urgenza... Qui lo debbo dire: finora nessun intervento è stato ritardato per aspetti finanziari. Questa era la nostra preoccupazione più grande, quello che abbiamo chiesto dal primo giorno. I tempi, lo diceva prima Max Pederzoli nel suo intervento… Ci sono delle opere che ci vuole del tempo per farle. Ci sono delle opere per cui servono ditte specializzate per farle e tutte le ditte specializzate in lavori di questo tipo d’Italia stanno lavorando nei bacini colpiti.

    Quindi, è comprensibile che, se per un lavoro servono sei mesi, ci si mettano sei mesi. È comprensibile che fare contemporaneamente mille cantieri non sia possibile perché non esistono mille ditte. Non è accettabile che un cantiere stia fermo perché mancano i soldi. Questo non è accettabile in nessun modo e finora non è successo. Finora, tra Regione, Provincia, Comuni, consorzi si è data copertura alle opere e si è proceduto a portarle avanti con gli ordinativi, con i lavori.

    Questa cosa era uno dei temi caldi. Nell’incontro che abbiamo avuto col generale Figliuolo ci è stato detto che è intenzione del commissario costruire il meccanismo perché questa cosa vada avanti esattamente così, cioè che si continui a lavorare senza sosta e che ciò che ci frena è il tempo per fare le cose e la capacità di trovare ditte per farle, non la ditta pronta a partire che non parte perché non c’è la copertura finanziaria per poterlo fare. Questo capite che scatenerebbe comprensibilmente la rabbia e la disperazione da parte dei cittadini.

    Quindi, finora abbiamo proceduto così. Siamo ormai nella fase in cui le opere di somma urgenza vanno verso la fine e rimangono, invece, gli interventi che, come diceva Nati, necessitano di una visione, perché, se tu sposti la terra da una strada e dopo una settimana gliene casca sopra dell’altra, hai aumentato il pericolo di quella strada, non lo hai ridotto. La strada, finché è chiusa, non rischia la vita nessuno che gli caschi sopra la terra. Se la riapri e non la devi riaprire perché il fenomeno franoso è in atto, rischi di creare un pericolo alle persone.

    Ci sono dei casi dove la scelta dell’intervento da fare va fatta sulla base di una progettazione e di uno studio più evoluto di quello che stiamo facendo per aprire e ripristinare in somma urgenza. Per fare questo il commissario ci ha detto che si vuole avvalere di consulenze tecniche di alto profilo. Noi ne abbiamo bisogno, perché come Provincia, da soli, non siamo in grado di fronteggiare una quantità di scelte e di opere di questo tipo, però, anche lì, finché non vengono nominati questi esperti che sono previsti dal decreto per il commissario, finché non si mettono al lavoro, non possiamo andare avanti. Quindi, se è vera questa cosa, che venga fatta nel tempo più breve possibile.

    L’ultima cosa, travalico un pochino, però penso sia utile perché questa è una sede politica importante, l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. Noi abbiamo avuto una prima fase, quella proprio dell’emergenza, dei Vigili del fuoco, della Protezione civile, delle altre Regioni che venivano ad aiutarci, di grande coesione, istituzionale ma anche territoriale. Nei COC dei Comuni piccoli maggioranza e minoranza si alternavano a gestire il COC. C’è stato un sentimento di coesione molto, molto forte, cosa che poi a un certo punto oggettivamente si è persa.

    Adesso questa non è la sede per attribuire meriti e colpe, però, oggettivamente, a un certo punto questa cosa si è persa ed è entrata e sta entrando in una dinamica molto parlamentare. C’è un decreto, la maggioranza dice che il decreto è perfetto e la minoranza dice che il decreto fa schifo e non ha niente di buono. È una dinamica… [interruzione audiovideo]

    Noi sindaci fin dal primo minuto abbiamo sempre cercato di fare documenti comuni inter-provinciali. I sindaci portano la fascia tricolore, ma hanno anche delle idee politiche. C’è stata sempre grande attenzione a cercare che nei documenti, nelle uscite ci fossero sempre firme di sindaci di tutte le Province, sindaci di tutti gli orientamenti politici, perché abbiamo chiarissimo il fatto che una cosa detta tutti insieme ha una forza e una credibilità molto diversa rispetto a una cosa detta solo da una Provincia o solo dalla pianura, solo dalla montagna, solo da chi ha sensibilità più di centrosinistra, solo da chi ha sensibilità più di centrodestra. Finora ci siamo praticamente sempre riusciti. I documenti che sono usciti dagli amministratori locali hanno sempre avuto firme assolutamente trasversali.

    L’auspicio, il mio auspicio da romagnolo, da emiliano-romagnolo è che questa cosa riesca ad avvenire anche nell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. La dico così. Se l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna analizza un decreto, esprime un orientamento e dice che una parte va bene e una parte va male – adesso la sto proprio dicendo come lo spiegherei al bar – ha una forza e una credibilità che azzera le polemiche. Azzera le polemiche politiche perché tanto in un decreto, in una vicenda così complessa, ci sono sempre delle parti che vanno molto bene e delle parti che vanno molto male.

    I decreti che sono stati fatti finora… Faccio per dire, nelle risorse stanziate la parte investimenti c’è ed è positivo che ci sia. Sembra che riesca a coprirci tutte le spese di somma urgenza. La parte indennizzi di fatto ancora non c’è. Non c’è e, se non c’è, uno può fare della polemica, un altro può fare della polemica, si può fare della propaganda, però poi alla fine alla gente o arriva il bonifico o il bonifico non arriva. Ieri sera io e la vicepresidente abbiamo fatto le due di notte in un’assemblea e i temi sono questi. Può passare una settimana, ne possono passare due, ma poi il nodo arriva al pettine e la disperazione cresce e monta.

    La stessa cosa sui temi che riguardano più direttamente la Regione: il tema delle casse di espansione da fare, ne abbiamo parlato ieri sera, il tema della manutenzione che richiamava Massimiliano, i temi complicati di relazione fra la fauna e l’uomo, tutti temi complessi che però, se un luogo autorevole e prestigioso, come quello dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, assumesse degli orientamenti condivisi, avrebbero una forza incredibile sia sul territorio che, credo, come potere di incidere sulle scelte nazionali.

    Quindi, da sindaco, da presidente di Provincia, l’auspicio e l’invito che vi faccio è di ricercarla questa sintesi, praticarla e insieme lavorare per i romagnoli e per gli emiliano-romagnoli colpiti, perché poi il nostro obiettivo deve essere solo questo. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, presidente, anche per l’appello all’unità di intenti, oltre che alla modalità d’azione, che in parte la Commissione ha già recepito, perché i dibattiti che hanno anteceduto le convocazioni stesse e l’invito anche al generale Figliuolo a partecipare ai nostri lavori hanno avuto l’unanimità dei consensi rispetto a questo senso di responsabilità. Ferme restando chiaramente le diversità di vedute, però l’obiettivo mi pare che sia quello che si respirava questa mattina dalle dichiarazioni dei due sindaci che sono intervenuti, di amministrazioni evidentemente diverse l’una dall’altra, col primo obiettivo di cercare di far rimarginare questa grande ferita che questo territorio ha.

    Darei la parola, a questo punto, alla vicepresidente Priolo.

     

    Vicepresidente PRIOLO. La Commissione di questa mattina, ha ragione il sindaco De Pascale, è importante per capire quello che io definisco l’innesco d’evento. È proprio l’innesco. Oggi voi avete potuto vedere dalle immagini importanti che il vicesindaco di Casola, e lo ringrazio, ci ha fatto vedere, perché noi abbiamo visto quel fenomeno che, con il sorvolo del generale Figliuolo, abbiamo definito le colate di fango, che hanno portato sovralluvionamenti all’interno dei nostri fiumi e hanno determinato il fenomeno che poi a valle abbiamo potuto riscontrare.

    Questo è un fenomeno che la dottoressa Bernardi ha potuto fare comprendere. Noi siamo il territorio, dopo la Toscana, più franoso d’Italia. Questo noi lo sapevamo. Abbiamo 78.000 frane censite. Di queste, quasi il 50 per cento quiescenti e il 50 per cento attive, con picchi che si spostano a seconda delle situazioni e delle province. Peraltro, questa non è neanche la provincia più franosa, perché la provincia più franosa è Parma.

    È successo che, da questo punto di vista, noi abbiamo avuto inneschi di fenomeni mai censiti, mai registrati e di vere e proprie liquefazioni. Questo ovviamente ci deve far riflettere su quello che sarà l’approccio della ricostruzione del nostro territorio. Noi abbiamo avuto, e la dottoressa Bernardi l’ha fatto capire, un’evoluzione di fenomeno, il 2 e il 3, rispetto, invece, al fenomeno del 16 e 17. Alcuni fenomeni non erano stati registrati. L’evoluzione d’evento ha necessariamente colpito i nostri territori.

    Le immagini facevano vedere versanti venuti giù con uliveti sopra. L’avete visto. A un certo punto, c’è un uliveto che è completamente scivolato giù. Quindi, sono ambiti territoriali che poi sono anche particolarmente curati. Gli uliveti… Brisighella è nota in tutta Italia per l’olio di Brisighella. Quindi, noi abbiamo qua un’attenzione e una cura del territorio che è sempre molto alta e attenta. Nonostante questo, abbiamo avuto questi fenomeni, come ha sottolineato anche il sindaco Isola, che ringrazio per le parole. Me le sono anche appuntate. Ha una licenza anche poetica nella modalità con cui racconta le cose che è commovente. Lo devo dire. Quando dice: quando la geografia cambia dei territori, cambia anche la storia. Noi dobbiamo riscrivere la storia dei nostri territori.

    Nel frattempo alcune precisazioni sulla gestione dell’emergenza. Un po’ Annarita vi ha spiegato come noi abbiamo lavorato e come, all’indomani già del 2 e del 3, il 4 avevamo i tecnici con le convenzioni chiamati che sono venuti a fare i rilievi LiDAR del nostro territorio. Faccio questa specifica perché i rilievi LiDAR sono quelli che non soltanto ci restituiscono lo stato del danneggiamento dei luoghi, ma anche la possibilità di costruire un’anagrafica del danneggiamento più precisa e puntuale possibile.

    Nell’ambito dei fiumi, l’ho detto mi pare recentemente, in una risposta a una domanda di attualità, siamo passati dal DTM, che ha la possibilità di visionare con una distanza di 5 per 5 metri al LiDAR, che ha un’approssimazione di 1 per 1 metro.

    (Questa è la mia cena di ieri sera, che mi aveva dato Bacchini in Agenzia, ma poi non ho cenato perché, appunto, con De Pascale abbiamo fatto le due).

    Questa precisione per noi è molto importante, perché adesso la ricostruzione ne dovrà tenere conto. Lo dico perché qua è presente l’assessore del Comune di Brisighella. Dopo gli eventi del 2 e del 3, e quindi prima di quelli del 16 e 17, già in questi luoghi c’erano le colonne mobili delle altre Regioni, ma non perché si sono svegliate e han detto “aspetta che andiamo in Emilia-Romagna ad aiutare la Regione”. No, perché noi, in accordo con il Dipartimento nazionale, dopo la mobilitazione nazionale, abbiamo attivato quello che abbiamo definito “il gemellaggio delle Regioni”.

    Scientificamente abbiamo gemellato, territorio per territorio, le colonne mobili delle altre Regioni, individuando in molti casi le colonne mobili che avevano e hanno un’esperienza specifica che potesse accompagnare i COC comunali. La nostra colonna mobile regionale non riusciva a coprire l’estensione del territorio, la vastità del territorio che avevamo avuto e quindi abbiamo gemellato dodici Regioni d’Italia. A Lugo abbiamo mandato Trento; qua, già dopo il 2 e il 3, avevamo prima la Liguria, poi è venuto il Veneto, ma nel frattempo avevamo la Toscana, che non soltanto aveva supportato con i tecnici i COC, ma era per esempio presente a Conselice. Li abbiamo sparsi ovunque.

    Questo è parte del sistema di Protezione civile. È l’organizzazione del sistema che la Regione ha attivato per supportare i territori. Non era sufficiente. Abbiamo attivato il meccanismo internazionale. L’Emilia-Romagna è la prima Regione che l’ha attivato in Italia. Non l’aveva mai attivato nessuno, ma questo proprio perché abbiamo capito che eravamo di fronte a un evento assolutamente fuori scala e che dovevamo gestire quegli sforzi massimi. Quando il vicesindaco dice che abbiamo salvato con gli elicotteri 200 persone soltanto in questo ambito, noi con gli elicotteri ne abbiamo salvate 800 di persone come Regione.

    Quindi, è tutto perfettibile, ma ha ragione anche il sindaco Isola. Abbiamo tutti i piani di Protezione civile, ma la gestione dell’emergenza, quando si è di fronte a un evento come questo, è anche più complessa. Abbiamo avuto sindaci alluvionati, tecnici alluvionati. Quindi, mentre eravamo impegnati tutti nella gestione di questa emergenza, in quel momento avevamo in alcuni casi… Bacchini ha avuto la casa alluvionata, il sindaco di Solarolo ha avuto la casa alluvionata, il sindaco di Sant’Agata sul Santerno era alluvionato all’interno del Comune ed era isolato, la sindaca di Pianoro, dove sono stata l’altra sera, è stata isolata per due giorni interi. I sindaci, che sono l’autorità di Protezione civile che deve coordinare, insieme alle Prefetture, le azioni di supporto alla popolazione, perché sono responsabili in solido, erano a loro volta alluvionati.

    Quindi, la gestione di questo evento è stata estremamente complessa e abbiamo forse fatto i miracoli. Queste immagini ce lo fanno vedere. Quando abbiamo fatto le evacuazioni preventive prima del 16 e del 17… Qua siamo in provincia di Ravenna, dove il vostro prefetto forse ha avuto anche… Non voglio definirlo eccesso di zelo, ma con voi ha attivato il CCS h24, sempre. H24 vuol dire che era sempre operativo, la videoconferenza era sempre aperta. Ogni tanto c’era la Prefettura che diceva “c’è Bacchini, c’è la Nicolini”. Per dire che provavamo a coordinare tutto costantemente.

    In provincia di Forlì-Cesena è stato un po’ differente e io ho dovuto discutere con il signor prefetto perché io andai a Modigliana dopo gli eventi del 2 e del 3 e capii che era necessario, assolutamente necessario, attivare il COAU, che è il supporto dell’Aeronautica militare, per poter evacuare delle altre persone su Modigliana. Voi avete visto, Modigliana…Noi abbiamo due Comuni che io definirei un po’ simbolo di questa alluvione: Modigliana per quanto riguarda le frane, semplicemente perché ne ha di più, ma in tutti questi territori avete visto che cosa significa, e probabilmente Conselice, perché è il comune che non è riuscito per più tempo a smaltire l’acqua.

    Abbiamo due simboli, uno di montagna e uno di pianura. La diversità dei fenomeni è stata legata anche alla diversità della morfologia dei luoghi.

    Io adesso non so se con le briglie posizionate sui rii noi riuscivamo a fermare le argille che poi sono arrivate a Faenza. Mi sembra un po’ complicato, perché a Faenza è uscito il Lamone, ma da questo punto di vista il Lamone, per il tramite del Marzeno, prende le acque da Modigliana, perché il Marzeno nasce a Modigliana, ed esattamente quello che è successo qua è successo là. Per quello che voglio dirvi comprendiamo l’innesco. Questa è un po’ la relazione dell’evento e per noi è stato estremamente importante.

    Volevo aggiornare le due Commissioni congiunte sull’evoluzione del lavoro con la struttura commissariale. Il generale Figliuolo sarà presente domani. Saremo in provincia di Forlì-Cesena e poi successivamente saremo anche nel bolognese, ma queste sono le presenze che il commissario fa sul nostro territorio. Parallelamente, noi stiamo lavorando con la struttura commissariale e con il direttore operativo della struttura commissariale. Abbiamo fatto venerdì una riunione di più di quattro ore, perché stiamo cercando di comprendere il confine per la chiusura della contabilità speciale del commissario per l’emergenza, che se vi ricordate aveva la dotazione finanziaria di 230 milioni e nei 200 milioni – perché i primi 30 sono stati in parte assistenza alla popolazione e in parte di copertura degli eventi del 2 del 3 – stiamo facendo una stima delle somme che sono attribuite al CAS, quindi al Contributo di Autonoma Sistemazione, e al CIS, il Contributo per l’Immediato Sostegno.

    Che stima stiamo facendo? Entro il 30 giugno i Comuni hanno raccolto tutte le domande per il CAS, quindi noi abbiamo una stima di quello che potrebbe essere l’importo significativo, perché il CAS viene erogato ogni tre mesi, per cui abbiamo una vista che non si ferma al 30 giugno ma deve prevedere una copertura che va oltre.

    Questa prima tranche dovrà essere coperta dal Commissario per l’emergenza, ma noi stimiamo che siano in questa prima tranche 6 milioni, ma non è una tranche esaustiva. La stima sul CAS è da 25 a 30 milioni di euro soltanto per il Contributo di Autonoma Sistemazione.

    Quella per il Contributo di Immediato Sostegno… Avete visto che sono già arrivati a casa dei cittadini alcuni bonifici. I Comuni avevano la facoltà di raccogliere – dico facoltà e non obbligatorietà perché i cittadini possono presentare domanda fino alla fine di agosto – avevano la facoltà di iniziare a raccogliere, quindi vi era la possibilità delle domande da parte dei cittadini per l’Immediato Sostegno dal 30 giugno in poi. Perché questo? Perché nell’analisi delle pratiche i Comuni avrebbero dovuto valutare la conformità tra la domanda presentata, e quindi la possibilità dell’accesso al credito dei 3.000 euro, successivamente caricare il dato nella piattaforma del Dipartimento affinché a partire dai primi giorni di luglio ci fossero i primi accrediti.

    Noi abbiamo stimato essere arrivate, o in elaborazione, tra le 16.000 e le 18/20.000 domande per il CIS. I primi versamenti corrispondono a 2700 domande, ma ce ne saranno altre, per cui il primo versamento sono già 8 milioni di euro che sono arrivati a casa dei cittadini, e il secondo versamento noi stimiamo che possa raggiungere i 100 milioni.

    Perché vi sto dando questi numeri? Perché 100 milioni più 130, che sono quelli di cui vi parlavo prima, rispetto ai 200 milioni di alimentazione del FEN, Fondo Nazionale per l’Emergenza, potrebbero iniziare ad erodere la disponibilità di quel conto.

    Qua dentro ci vanno tutte le spese che avete visto. È stata fondamentale l’illustrazione del vicesindaco, perché le spese dei Vigili del fuoco non sono a carico dello Stato, sono a carico di questo intervento della somma urgenza che loro hanno fatto in nome e per conto dell’attivazione dell’emergenza nazionale. Quindi, le spese per l’assistenza alla popolazione, le spese che hanno fatto per questi cantieri provvisionali, le spese che ha fatto l’esercito, sono tutte all’interno di questi 200 milioni che noi dobbiamo coprire.

    Questi soldi li tratterrà direttamente a monte il Dipartimento, quindi noi non li vedremo neanche, ci sarà una rendicontazione e il Dipartimento che li darà alle diverse divisioni.

    Stiamo cercando di capire qual è la fetta residuale di questo importo di 200 milioni, viste tutte queste esigenze, per poi fare in modo che questa differenza transiti all’interno della contabilità speciale del Commissario Figliuolo.

    Il Commissario Figliuolo è stato nominato, il DPR dal Presidente Mattarella è stato firmato, ma fino a ieri sera non era ancora pubblicato. Do questi elementi perché noi stiamo facendo un lavoro in progress insieme, ma ancora non ci sarebbe l’esecutività degli atti.

    Una volta che il Commissario ha l’atto formale pubblicato e quindi può essere operativo, avrà a quel punto la facoltà di poter aprire la contabilità speciale, che in questo momento non può aprire, e nel momento in cui apre la contabilità speciale non è che domani mattina è come un conto corrente e immediatamente lo aprono e lì dentro vanno a finire i soldi.

    Questa operazione richiederà, da quello che ci ha detto la struttura commissariale, un mese di tempo. È per questo che in questo mese noi dobbiamo fare operazioni per utilizzare la contabilità speciale del Commissario per l’emergenza.

    Fatta la nomina del Commissario, il Commissario deve nominare il subcommissario, i subcommissari, perché sono tre, per noi ovviamente il Presidente Bonaccini e, a seguito della nomina del subcommissario, dobbiamo individuare gli Enti attuatori degli interventi.

    In questo dialogo stiamo cercando, e con la struttura commissariale abbiamo da questo punto di vista avviato un dialogo di analisi di tutti i cantieri dei 1,9 miliardi che avevamo fornito al Dipartimento di Protezione civile, perché abbiamo bisogno di chiudere contabilmente la partita delle somme urgenze, per cui la struttura commissariale ci sta chiedendo di stilare l’elenco dei cantieri. Per la Regione siamo passati da 93 milioni, per intenderci, a 116. Perché noi, ovviamente, i cantieri sui fiumi non li possiamo fermare, quindi abbiamo per ogni attività il verbale di somma urgenza e la struttura commissariale ci dice di fare la cernita di tutti gli interventi che a monte hanno un verbale di somma urgenza.

    Questo è il lavoro che stiamo facendo. Parallelamente a questo abbiamo spiegato che gli interventi di cui hanno parlato il sindaco di Brisighella, il vicesindaco di Casola, non li possiamo neanche più definire di somma urgenza, perché gli interventi di somma urgenza sono quelli indifferibili che tu devi fare nell’immediatezza perché o devi salvare qualcuno o devi preservare l’incolumità. Hanno fatto vedere la casa inondata, la strada da liberare, eccetera. Questi sono quelli di somma urgenza.

    Dopodiché, abbiamo altri interventi che abbiamo provato a spiegare, perché trasmettere a un nuovo Commissario come si compone il codice di Protezione civile non è banale, perché sono abituati a lavorare in un’altra logica. Quindi, abbiamo dovuto spiegare che gli interventi sotto la lettera B sono quelli considerati fondamentali e urgenti per le infrastrutture strategiche, infrastrutture o patrimonio strategico, quindi scuole o, come nel caso che ci è stato illustrato, anche le strade.

    Su questo dobbiamo capire quelle che dobbiamo fare velocemente. Sono quelli che noi consideriamo cantieri in corso che hanno da una parte la somma urgenza, dall’altra parte la necessità di mandare avanti delle opere, e infine quelli che noi dobbiamo fare questo autunno.

    Nel decreto avete visto che c’è una vista economica su quest’anno di 800 milioni di spesa corrente, dei 2,5 miliardi, 800 milioni sono sul 2023. Poi sono splittati gli altri nell’annualità del 2024 e del 2025.

    Complessivamente parliamo di 2,5 miliardi che hanno un vincolo, perché sono per la maggior parte in conto capitale e vuol dire che dobbiamo fare interventi, opere.

    Qual è il limite che proveremo a comporre. Astrattamente, per gli interventi che noi dobbiamo fare quest’anno, gli 800 milioni possono essere forse sufficienti per quelli urgenti dell’autunno. Ma gli interventi che avevamo classificato nei 1,9 miliardi, in alcuni casi… Vi faccio proprio l’esempio del ponte di Riolo, quello che ha fatto vedere Annarita che è crollato. Il ponte di Riolo, che consentirebbe di collegare i versanti, è un ponte che non puoi fare in somma urgenza, è un’opera urgente ma se tu vuoi che venga realizzato il prima possibile, tu devi fare la progettazione del nuovo ponte, l’individuazione del soggetto attuatore, quindi la gara, quest’anno, perché altrimenti il tuo ponte forse lo vedrai nel 2025.

    Quindi, quello che stiamo provando a spiegare è che la copertura di 1,9 miliardi era necessaria quest’anno per consentire di avviare tutte queste opere dandone la copertura finanziaria, sapete benissimo come funzionano i cantieri, per poi porre il vincolo come fondo vincolato pluriennale.

    Se quest’opera costa – sparo una cifra a caso – 3 milioni, il ponte, io devo fare la gara per 3 milioni, appalto i lavori, quest’anno riesco a spenderne 500.000 euro, 500.000 euro vengono segnati, 2,5 milioni vanno nel fondo vincolato pluriennale. In genere funziona così quando si fanno le gare.

    Qua non stiamo parlando della ricostruzione, stiamo parlando di quegli interventi urgenti che avevano questa necessità. È ovvio che data la disponibilità e la dotazione finanziaria dovremmo fare delle scelte e quindi su queste scelte sarà molto importante lavorare tra struttura del subcommissario, territori, intanto per comprendere la catena di comando degli enti attuatori. Lo dico già ai Comuni qua, la discussione che faremo l’ha anticipata Ravenna, per ricostruire le strade i Comuni piccoli sono stati bravissimi in emergenza, ma non hanno il fisico per fare le gare: o le fa la Provincia, o forse le fa l’Unione.

    Però, dovremmo scegliere una scala più grande come soggetti attuatori, non possiamo pensare che il soggetto attuatore sia il Comune di Brisighella in quanto tale, il Comune di Riolo. Anche perché poi si fanno appalti differenziati, durate differenziate, un appalto differenziato perché le strade comunali non hanno un confine e su questo sarà necessario fare una lista di priorità a partire dalle infrastrutture strategiche principali che, insieme ai territori, discuteremo, perché dobbiamo fare quello che il Commissario ha definito il Piano che è previsto all’interno del decreto.

    Il decreto prevede che entro due mesi noi dobbiamo fare il Piano di questi interventi, di queste opere, quindi il subcommissario insieme ai territori deve fare il Piano per poi sottoporlo alla struttura del Commissario per la validazione. Questa non è la ricostruzione, questi sono gli interventi urgenti.

    Per la ricostruzione la struttura commissariale ci ha detto che vuole individuare, come ha detto anche il sindaco De Pascale, dei gruppi di lavoro che ci consentano di pensare e ripensare al nostro territorio alla luce degli eventi, tanto dal punto di vista idrogeologico che dal punto di vista idraulico, perché sono due facce della stessa medaglia. Con i gruppi di lavoro, all’interno dei quali ci sarà sicuramente l’Autorità di bacino, perché noi siamo all’interno del bacino ed è l’Autorità di bacino che può consegnarci la pianificazione alla lettura di questo evento, quindi Autorità di bacino, la Regione, l’Università, perché il Commissario ci ha detto che sta intrattenendo rapporti con l’Università e, guarda caso, stanno individuando quelle stesse Università che noi, come Giunta regionale, avevamo già scelto per il gruppo tecnico scientifico. Ve lo riconsegno, perché ovviamente vanno dove già noi stiamo andando perché ci sono le competenze di settore verticale specifiche.

    L’Università di Firenze tipicamente è quella che ha una conoscenza maggiore dal punto di vista del know how sulle frane, quindi dal punto di vista morfologico delle frane, magari quella di Padova ha una competenza idraulica molto forte eccetera eccetera.

    Già noi ce ne stiamo avvalendo perché il gruppo tecnico scientifico che abbiamo individuato di cinque componenti ha queste caratteristiche e questa natura.

    Scusatemi se vi ho restituito tutti questi elementi, però noi abbiamo sempre detto che vi devo aggiornare su come stanno andando avanti le attività con il Commissario. Ci rivedremo la prossima settimana con la struttura commissariale, quindi il Commissario viene in visita sul territorio, ma io faccio un lavoro sia con il Commissario da una parte, che con la struttura commissariale dall’altra.

    La considerazione che vi faccio è che il decreto, che non ha i soldi per i danneggiamenti dei privati, dentro i privati metto tutti, cittadini e imprese, sono 120 milioni di spesa corrente, ma abbiamo una stima di 4 miliardi di danneggiamento, però al netto della copertura del danneggiamento, il decreto oggi prevede che le pratiche vengano fatte dai Comuni. Questa è una cosa che dobbiamo gestire insieme e capire come fare.

    Io già mi ricordo la difficoltà del Comune di Nonantola, a cui abbiamo dato un contributo per assumere degli interinali e vi posso garantire che non ci sono questi numeri e non c’è questa complessità (frane e tutto il resto). Quindi, stiamo cercando di capire con il Commissario come fare in modo che le società in house, di cui il Commissario si può avvalere, come è previsto nel decreto, possano entrare in supporto ai Comuni. I Comuni soccombono, non ce la possono fare i Comuni piccoli a gestire queste pratiche, per la complessità, il numero e per il personale. Quindi, abbiamo bisogno di irrobustire i Comuni e la progettazione degli enti attuatori.

    Noi siamo ragionando in questo modo, il lavoro è serrato, è continuativo, dobbiamo continuare su più versanti.

    Il rifinanziamento ovviamente è importante per quello che vi ho detto. L’ho detto ieri sera a Ravenna e lo dico anche a voi, se non c’è la copertura finanziaria per il danneggiamento dei cittadini, facciamo come per il terremoto, cessione del credito. Facciamo in modo che entri in pista il sistema delle banche, che abbia la copertura degli interessi affinché da questo punto di vista non ci sia una difficoltà da parte dei cittadini di mandare avanti il recupero delle loro case.

    Questo ritorna anche nel Piano di ammortamento delle spese del Governo in un periodo più lungo e c’è minore esposizione finanziaria. Quello che noi vorremmo fare con la struttura commissariale è provare ad anticipare i provvedimenti, cosa che fino ad oggi non è successa.

    Noi i decreti li abbiamo visti dopo che sono stati pubblicati, eravamo abituati a discuterli prima per evitare di dover fare degli emendamenti dopo, quindi di dover rincorrere e dilazionare i tempi di gestione degli eventi.

    Ti faccio una precisazione, Michele, questo decreto è molto dibattuto, quando però c’è stato il decreto delle Marche, nessuno ha fiatato, perché si è capita l’emergenza e nessuno si è permesso di criticare il decreto delle Marche. Io questa cosa la vorrei sottolineare, perché da questo punto di vista è stato fatto un decreto – questo la Commissione lo sa – che ha stanziato 400 milioni per l’evento del 15 settembre 2022 e senza colpo ferire sono andate avanti, com’è giusto.

    Quando c’è un evento di questo genere i territori hanno bisogno di risposte rapide e senza una discussione in cui in Parlamento qualcuno ha messo in discussione il decreto delle Marche che, ovviamente, in quanto decreto è stato convertito, quindi è passato in Parlamento, ed è passato in questo Parlamento.

    Questo per dire che sono d’accordo con l’approccio che deve vedere propositiva anche l’Assemblea, perché ognuno di voi rappresenta non soltanto un segmento di territorio ma anche una componente politica. Per cui più da questo consesso possono venire suggerimenti propositivi che ci aiutano nella relazione con il Commissario ad avere una costruzione anticipata delle ordinanze che il Commissario dovrà fare, perché adesso il Commissario ogni aspetto lo dovrà gestire con l’ordinanza, e secondo noi più la gestione di questa emergenza troverà una risposta concreta.

    Io ho finito, presidente. Scusatemi, ma c’era una serie di elementi su cui abbiamo lavorato questa settimana che ho provato a restituirvi.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, vicepresidente. Darei la parola…

     

    Vicepresidente PRIOLO.. Qua dentro c’è un caldo… Non c’è l’aria condizionata? È il cambiamento climatico […] io sto morendo.

     

    Presidente CALIANDRO. Darei la parola al sindaco di Casola, Sagrini, […] in questa importante Commissione […] impegni e necessità. Prego, sindaco.

     

    Giorgio SAGRINI, Sindaco di Casola Valsenio. Grazie per essere qui a Casola, per essere venuti a tenere questa riunione qui nella Romagna Faentina.

    Esprimo un sincero apprezzamento e condivisione per le parole espresse dal vicesindaco Nati, dal sindaco Isola, dal sindaco De Pascale e dall’assessore Priolo.

    Aggiungo solo due brevi considerazioni.

    Intanto, per quanto riguarda quello che è successo, quello che è l’evento che ha stravolto, sconvolto il nostro territorio, avete prima citato e descritto la fragilità di questo assetto idrogeologico che è caratterizzato dallo stato marnoso arenaceo, che è la struttura geologica dell’Appennino romagnolo.

    Quello che mi ha segnalato un geologo è che le spaccature, le verticali, le frane verticali che hanno spezzato verticalmente un intero versante montuoso, come magari dopo potrete vedere se salite oltre Casola in direzione di Palazzuolo a vedere la frana che Maurizio Nati prima ci aveva illustrato con le immagini che avete visto, quelle fratture sono state provocate da crepe prodotte da eventi sismici, quindi spaccature provocate da terremoti che ci sono stati nel passato.

    Basti dire che, se è vero che questo territorio è fragile, è pur vero che un evento paragonabile per dimensione e per portata a quello del 2023 si era verificato nel ’39, quindi 84 anni fa.

    Questo è solo per considerare che in questo territorio, per prevenire il dissesto idrogeologico, negli anni, grazie agli investimenti fondamentali fatti dalla Regione negli anni ’70, dopo l’istituzione della Regione, si erano fatti ettari e ettari di rimboschimento che hanno in qualche modo prevenuto le frane.

    Il dissesto franoso si è verificato soprattutto nei boschi autoctoni. Proprio perché l’acqua, che è precipitata nella quantità che abbiamo visto, ha reso instabile il terreno che poggia sullo strato di marnoso arenaceo, il peso degli alberi, la terra è scivolata verso il basso. È scivolata verso il basso così come sono scivolati verso il basso non solo gli uliveti di Fognano, ma anche i castagneti di Casola.

    Considerate che Casola Valsenio ha il 10 per cento della superficie castanicola di tutta la Regione Emilia-Romagna: su 4000 ettari, 400 ettari sono qui a Casola.

    Ultima considerazione che vorrei fare. Questa emergenza, che è emergenza idrogeologica, non può diventare emergenza sociale ed economica. Questa va prevenuta, con gli indennizzi, con quel che si dovrà fare, così com’è stato richiamato e detto negli interventi che ho citato prima.

    Io aggiungo che agli indennizzi per fronteggiare questa emergenza è importante e fondamentale, ancora di più di quanto se fosse soltanto poco tempo fa, rimettere in campo l’esigenza di realizzare, dar vita a una nuova strategia nazionale a supporto delle aree interne. Una strategia nazionale che prevenga l’abbandono, che prevenga lo spopolamento di queste aree territoriali. Questo evento meteo ha colpito la Romagna, ma potrà coprire altre aree territoriali delle aree interne e sono le aree di tutta Italia che vanno protette e che vanno salvaguardate.

    Quindi, una strategia nazionale per le aree interne che, per esempio, deve prevedere delle agevolazioni fiscali, dei vantaggi, delle condizioni tali da compensare lo svantaggio che c’è per le famiglie, per i lavoratori, per le imprese delle aree montane.

    A maggior ragione, di fronte a questo dissesto, di fronte a questa emergenza, di fronte a questo dramma che ha sconvolto il nostro territorio, mi permetto di segnalare alle due Commissioni il tema della prosecuzione dell’attività estrattiva della cava di Monte Tondo per preservare i 150 posti di lavoro. Noi non possiamo rinunciare al lavoro, dobbiamo rendere compatibile il lavoro con l’ambiente e non c’è tutela dell’ambiente senza il lavoro, senza che il territorio sia presidiato.

    Per cui dobbiamo metterci nella condizione di rendere possibile una prosecuzione dell’attività estrattiva tale da dare futuro al lavoro di 150 occupati direttamente nell’azienda e nei settori dell’indotto.

    Quindi, ve lo segnalo perché l’argomento è di assoluta attualità e di prossima urgenza e in qualche modo dovrà essere affrontato anche da voi.

    Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Siamo un po’ lunghi con i tempi, ma penso che la mattinata di oggi sia stata interessante.

    Non vogliamo naturalmente togliere la possibilità anche ai consiglieri di fare degli interventi.

    Ditemi voi, nel caso io suggerirei qualche battuta di qualche minuto ed eventualmente, se si riesce a fare uno per Gruppo, posto che naturalmente, lo sapete, in Commissione non ci sono limiti di tempo per gli interventi, eccetera. Valutate voi.

    Altrimenti, se rinunciate ai vostri interventi noi siamo pronti, rifiatando un attimo fuori, a partire con il programma che la Protezione civile del territorio ha preparato per andare a vedere sia nella vallata di Casola Valsenio, quindi del Senio, che in quella di Brisighella e del Lamone, alcuni dei punti franosi più importanti che hanno riguardato sia le strade, la viabilità, il territorio.

    Riguardo al PD… Insomma ho capito che la maggioranza sarebbe disponibile anche a procedere.

    Prego.

     

    Consigliere Emiliano OCCHI. Buongiorno a tutti.

    Molto rapidamente. In questo periodo abbiamo fatto diverse Commissioni, abbiamo fatto diversi livelli di approfondimento e anche oggi siamo qui.

    Credo che, fondamentalmente, ci sia da ripensare in questo Paese totalmente alla gestione di quello che è il dissesto idrogeologico.

    Se noi andiamo ad analizzare qual è stata la storia del dissesto idrogeologico e dei finanziamenti, sono nettamente inferiori a quelli che sono i costi della ricostruzione.

    Se noi andiamo a vedere il miliardo di euro che magari investiamo nel quinquennio, e in più i 2 miliardi che servivano per il Piano gestione rischio alluvioni, e lo andiamo a parametrare con i 9-10 miliardi delle prime stime, vediamo subito che c’è una notevole diversità di entità. Questo è avvenuto […] uno dei disastri che ha coinvolto in questo Paese.

    È sempre stato un Paese coinvolto da eventi idrogeologici, ma adesso è un Paese molto più strutturato, molto più abitato e anche molto più industrializzato.

    Noi però dobbiamo cercare anche di capire, visto che il tema è quello dei finanziamenti, come utilizzare al meglio questi finanziamenti. Quindi, secondo noi, è necessario, e credo che i lavori della Commissione proseguiranno anche in questo senso nelle prossime sessioni ormai a settembre, per cercare di vedere quali sarebbero state quelle opere che avrebbero potuto, magari non parliamo di evitare totalmente il disastro ma di poterlo mitigare e contenere.

    È questo il tema fondamentale di cui tutti parlano, ne hanno parlato anche i sindaci che sono intervenuti oggi: capire cosa fare in futuro, a questo punto; quello che è passato non ci interessa saperlo, sia per attribuire eventuali responsabilità, nel caso ci siano, questo è chiaro, eventuali inerzie o eventuali problematiche, ma anche per capire come spendere i soldi che tutti auspichiamo arrivino, ma devono essere spesi nel migliore dei modi, destinandoli alle opere più utili per cercare di evitare questi eventi.

    Poi sapete benissimo, da quello che avete visto oggi e da queste slide, come il nostro Appennino sia estremamente fragile, come anche il fatto dell’abbandono del territorio sia un tema importante, ma non è scontato, perché nel mondo molto complesso della geologia nulla è scontato. Nel senso che la sistemazione degli alberi va fatta in un certo modo, la sistemazione dei versanti va fatta in un certo modo, quindi bisogna sempre stare attenti che il territorio, l’ambiente è vivo, si muove e si manifesta, si modifica anche in base agli input che noi gli andiamo a dare.

    Quindi, credo che sia fondamentale approfondire in futuro […]. Lo faremo, lo faremo insieme anche all’assessore, vicepresidente, che è sempre disponibile.

    Chiudo facendo una riflessione su quella che è comunque, secondo noi, la necessità di far parlare tutti gli attori, anche i principali, ingegneri, idraulici che abbiamo sul territorio, le università. Sarà necessario ascoltarli, c’è questa Commissione tecnica e noi richiederemo che vengano ascoltati, anche perché vogliamo veramente andare a indagare, a investigare cosa è utile, cosa non è utile, cosa si poteva fare, cosa eventualmente non è stato fatto ma per spendere al meglio i fondi, e io credo sicuramente a livello Paese dovremmo fare una riflessione di questo tipo, spendere i soldi in prevenzione e non solamente in ricostruzione.

    Io lo vedo dagli anni ’80, da quando ho coscienza di quello che è avvenuto ed è anche per questo motivo che fin dagli anni ‘80, purtroppo o per fortuna, mi sono appassionato di questo tema, e l’ho fatto anche tema di lavoro. Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie, consigliere Occhi.  Zamboni. Altri? Fateci sapere perché…

    Evangelisti? Raccolgo le prenotazioni adesso e poi le chiudo.

     

    Consigliera Silvia ZAMBONI. Solo veramente un minuto perché ci tengo anch’io a fare il sopralluogo.

    Mi ha fatto molto piacere ascoltare i sindaci, tutta la mia solidarietà e anche di Europa Verde per il lavoro che hanno fatto e anche le emozioni che hanno messo in questo lavoro.

    Provo a sollevare un tema che stranamente non è uscito dall’intervento di nessuno, cioè la straordinarietà delle precipitazioni, la straordinarietà che sta diventando invece una normalità.

    Se noi non partiamo da questa percezione e da questa consapevolezza, che quello che è il fenomeno meteo estremo è fenomeno meteo che sarà sempre più ordinario, la famosa ricostruzione non la faremo in chiave di resilienza e di capacità dei territori di tener botta, com’è venuta a dirci la presidente della Commissione. Tener botta senza tener conto dei cambiamenti climatici è impossibile, e veramente rischia di farci spendere risorse per una costruzione che poi non è resiliente.

    Io stranamente non ho sentito nessuno citare la questione dei cambiamenti climatici e devo dire che mi preoccupa. Mi preoccupa che gli amministratori locali non abbiano tenuto conto di questo fattore, mentre ho risentito tirar fuori le nutrie.

    Ragazzi, benissimo fare il monitoraggio degli argini dei fiumi, andare a vedere se ci sono nutrie o mica nutrie ma non mi spiegate mica 79.000 frane nella nostra Regione, delle quali il 50 per cento attive, per colpa delle nutrie.

    Allora, o mettiamo a fuoco i veri problemi, o noi di questi incontri, purtroppo, ne faremo ancora.

    Comunque, buon lavoro ai sindaci che sono sul territorio e che adesso hanno veramente moltissimo da fare.

     

    Presidente RONTINI. Grazie. Consigliera Evangelisti e poi chiudiamo.

     

    Consigliera Marta EVANGELISTI. Grazie, presidente.

    Un ringraziamento ai sindaci che ci hanno portato la loro testimonianza, ai vicesindaci, agli amministratori tutti, ma anche alle forze di Protezione civile, alle stazioni dei Carabinieri, a tutti i volontari e a tutte le associazioni.

    Da amministratori, siamo più o meno tutti oltre che consiglieri regionali anche ex amministratori nei Comuni di appartenenza, possiamo soltanto immaginare che cosa voglia dire gestire una situazione di quel tipo se appunto ne abbiamo provate di simili sulla nostra pelle e in esperienze amministrative.

    Quindi, il ringraziamento è davvero sentito. Come anche l’attenzione che questo Gruppo – io sono il Capogruppo di Fratelli d’Italia – ha riversato e riverserà nella gestione di questa situazione.

    Ovviamente, noi abbiamo un punto di vista che è parzialmente diverso, ci stiamo adoperando e cominciamo ad avere le prime risposte oggi dalla Regione, perché ci piacerebbe fare una disamina anche antecedente all’alluvione. Non si tratta di cercare colpe o colpevoli, ma si tratta di avere un punto preciso della situazione preesistente.

    È evidente che debbano emergere da questi confronti le posizioni diverse, per noi è assolutamente fondamentale in questa visione, in questa riprogrammazione futura rivedere anche l’utilizzo del territorio in termini di prevenzione, in termini di regimazione degli ambiti fluviali, in termini di utilizzo del bosco e del sottobosco. Per noi questo è fondamentale.

    Non lo diciamo da oggi, è un punto di vista diverso rispetto a quello degli altri Gruppi, è una un’attenzione che rivolgiamo anche nei confronti dell’attenzione della fauna selvatica che per noi ha un rilievo sempre nell’ambito della gestione del territorio.

    Quindi è giusto anche che facciamo presente che a nostro avviso qualcosa non ha funzionato. Certamente, nessuno lo nega, l’evento è stato eccezionale, nessuno nega che ci sia in atto un cambiamento climatico, però riteniamo che, a partire da questa Regione, con la collaborazione ovviamente di chi oggi governa questa Nazione, ci debba essere un ripensamento.

    Ben vengano le collaborazioni con l’Università, c’è un’attenzione anche da parte nostra, com’è stato correttamente detto dalla vicepresidente, il generale Figliuolo si sta spendendo a nostro avviso da subito. Noi abbiamo un’opinione diversa anche nella gestione dell’immediatezza dell’urgenza. Siamo a due mesi dagli accadimenti, si parla di ritardi e facciamo fatica in qualche modo a capire questo addebito e questa “colpa” che per noi non c’è.

    Quindi, mi sento di garantire, come hanno fatto anche i rappresentanti del partito delle forze di maggioranza di questo Governo più autorevoli della sottoscritta, che l’attenzione c’è, che c’è un modello operativo diverso, che può essere condiviso o meno, ma c’è sicuramente la volontà di collaborare e di andare sia nelle sedi istituzionali più elevate, ma anche all’interno dell’Assemblea legislativa a trovare punti di confronto, punti di condivisione. Ovviamente, tenuto conto che chi vi parla oggi siede al Governo e può avere un punto di vista legittimamente diverso, ma non per questo credo ci debba essere un pregiudizio di fondo su quelli che saranno gli esiti della gestione.

    Per cui, raccolgo volentieri l’invito alla collaborazione, che però auspico ci sia da entrambe le parti politiche e da tutte le parti politiche.

    Grazie.

     

    Presidente RONTINI. Grazie, consigliera Evangelisti.

    Avevo detto ai colleghi di prenotarsi, quindi ci accingiamo a chiudere.

    Li ringrazio per la generosità con cui fanno spazio alla visita.

    Io mi sento di fare mio, nostro, l’appello che ha fatto il presidente della Provincia De Pascale, che parlava a nome di 18 sindaci di questo territorio. [Interruzione audiovideo] che penso che siano l’obiettivo finale di tutto, al netto dei giudizi e delle valutazioni, tutte legittime, che ciascuno di noi dà su quello che è successo. Fanno parte del confronto politico e del fatto che ci approcciamo all’Assemblea legislativa provenendo da forze politiche diverse.

    Io ancora per una volta mi voglio fidare di quanto dice la collega Evangelisti rispetto al fatto che l’attenzione del Governo c’è e ci sarà. È un’apertura di credito che abbiamo fatto rispetto alla presidente del Consiglio in questi mesi.

    Voglio rassicurare tutti gli amministratori di questi territori, che ringrazio per quello che hanno fatto in questi due mesi e mezzo – perché io vengo da Faenza e il primo evento alluvionale lì, come in qualche altro Comune, risale a due mesi e mezzo fa – che se non ci sarà l’attenzione del Governo, continuerà ad esserci incessante l’attenzione di questa Assemblea legislativa, dei tanti colleghi che non vi abbandoneranno, non vi lasceranno soli, perché l’obiettivo è ricostruire, farlo meglio di prima e mettere questi territori tutti in condizioni di ripartire e di assicurare sicurezza alle famiglie, alle imprese, ai cittadini che possano continuare ad abitarli, a vivere, a lavorarci, a portarvi a scuola i propri figli, a crescere le loro famiglie, perché possano crescere queste comunità. Grazie.

    Non so se il presidente Caliandro vuol dire anche lui qualcosa.

    Poi ci diamo cinque minuti di pausa e partiamo al seguito della Protezione civile.

     

    Presidente CALIANDRO. Mi accodo anch’io ai ringraziamenti per l’utile riunione di confronto. È la prima con la quale abbiamo voluto inaugurare questo percorso.

    Proseguirà nel mese di settembre, mese nel quale penso che in Commissione sarà opportuno invitare il Commissario Figliuolo, anche perché sarà entrato nei pieni poteri e avrà potuto già costituire il suo staff per avviare le attività di ricostruzione, ma questo è un lavoro che faremo tutti quanti insieme, sempre a presidio solo degli interessi dei cittadini e non degli interessi di parte.

    Chi segue da remoto può scollegarsi perché la riunione è conclusa.

     

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