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Legislatura XI - Commissione II - Resoconto del 24/07/2023 pomeridiano

    Resoconto integrale n. 27

    Seduta del 24 luglio 2023

     

    Il giorno 24 luglio 2023 alle ore 14,30 è convocata, con nota prot. n. PG/2023/18368 del 20/07/2023, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Politiche economiche in udienza conoscitiva, che si svolge in modalità “mista”, cioè con la presenza in sede, della Presidente Rontini, della Vicepresidente Costi e dei seguenti membri dei Gruppi assembleari: Matteo Daffadà, Francesca Marchetti, Nadia Rossi, Luca Sabattini (PD); Stefano Bargi, Michele Facci, Massimiliano Pompignoli, Fabio Rainieri (Lega); Luca Cuoghi, Marta Evangelisti (FDI); Silvia Piccinini (M5S); Marco Mastacchi (RCPER); Silvia Zamboni (EV); nonché degli altri partecipanti in via telematica in applicazione dell’art. 124, comma 4 bis del “Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna” e della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022 , n. 26.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    RONTINI Manuela

    Presidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    7

    presente

    COSTI Palma

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    DELMONTE Gabriele

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    3

    assente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    presente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    BULBI Massimo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    2

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    assente

    CATELLANI Maura

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    CUOGHI Luca

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    presente

    DAFFADA’ Matteo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    EVANGELISTI Marta

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    presente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    LIVERANI Andrea

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    3

    presente

    MARCHETTI Francesca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    presente

    MONTEVECCHI Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    MORI Roberta

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    OCCHI Emiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PIGONI Giulia

    Componente

    Bonaccini Presidente

    3

    assente

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    RAINIERI Fabio

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    ROSSI Nadia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    presente

    ZAPPATERRA Marcella

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

     

    È, altresì, presente il consigliere Giancarlo TAGLIAFERRI.

     

    Presiede la seduta: Manuela RONTINI

    Assiste la segretaria: Agata Serio

    Funzionario estensore: Daniela Biondi

     


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    3568 -Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: “Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione dei biodistretti". (15 06 21)

    A firma della Consigliera: Zamboni

     

    UDIENZA CONOSCITIVA

     

    Partecipano

    Michele Sartori  Vicepresidente Biodistretto Alte Valli

    Moreno Basilico  Vicepresidente AssoBio

    Paolo Burani   Consigliere comunale capogruppo - Biodistretto Reggio Emilia

    Gianni Bessi   Presidente Confservizi E-R

    Viola Servi   Presidente di AIAB E-R

    Antonio Lo Fiego  Legale rappresentante Aiab E-R

    Laura Bergonzini  Segretaria distretto biologico Valli del Panaro APS

    Alice Sghedoni  Distretto Biologico Valli del Panaro

    Paolo Galletti   Componente direttivo AIAB E-R

    Lucio Cavazzoni  Presidente Biodistretto Appennino Bolognese

    Riccardo Evangelisti  Resp.le territorio ambiente CIA Emilia-Romagna

    Carlo Bazzocchi  Presidente Agricoltura di confine e ATBio

    Monica Coletta  Vicepresidente di AIAB

    Paolo Santachiara  Socio fondatore Bio Distretto Reggiano e Presidente Slow Food RE

    Claudia Ramiri   Resp.le Agroalimentare CNA Emilia- Romagna

    Andrea Flora   Direttore Confagricoltura Bologna

    Maximiliano Falerni  Presidente UNPLI E-R APS

    Roberto Enrico Guarinoni Responsabile Dipartimento transizione ecologica e digitale Cgil E-R

    Paolo Bono Responsabile settore agroalimentare Confcooperative FedAgriPesca ER

    Riccardo Nascè  Funzionario FedAgriPesca

    Marilì Franzoni  Distretto biologico valli del Panaro

    Loretta Losi   LegaCoop Emiia-Romagna

    Paolo Carnemolla  Segretario generale di Feder Bio

     

    Intervengono:

    Michele Sartori, Vicepresidente Biodistretto Alte Valli

    Paolo Burani, Consigliere comunale capogruppo - Biodistretto Reggio Emilia

    Antonio Lo Fiego, Legale rappresentante Aiab E-R

    Paolo Galletti, Componente direttivo AIAB E-R

    Riccardo Evangelisti, Resp.le territorio ambiente CIA Emilia-Romagna

    Carlo Bazzocchi, Presidente Agricoltura di confine e ATBio

    Lucio Cavazzoni, Presidente Biodistretto Appennino Bolognese

    Monica Coletta, Vicepresidente di AIAB

    Paolo Santachiara, Socio fondatore Bio Distretto Reggiano e Presidente Slow Food RE

    Claudia Ramiri , Resp.le Agroalimentare CNA Emilia- Romagna

    Andrea Flora, Direttore Confagricoltura Bologna

    Maximiliano Falerni, Presidente UNPLI E-R APS

    Loretta Losi, LegaCoop Emiia-Romagna

     

    Presidente RONTINI,

    Ringrazio tutti gli ospiti che hanno raccolto l’invito della Commissione Politiche economiche. Oggi, come sapete, siamo riuniti in udienza conoscitiva sul progetto di legge d’iniziativa della consigliera Zamboni recante “Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione dei biodistretti”. È un progetto datato giugno 2021, su cui abbiamo nominato il relatore della Commissione, la stessa proponente, la consigliera Zamboni in qualità di relatrice e il consigliere Fabio Rainieri in qualità di relatore di minoranza.

    Organizziamo così i nostri lavori. Adesso passo la parola ai relatori per una breve illustrazione della proposta per quanto riguarda la consigliera Zamboni e per le valutazioni da parte del relatore di minoranza. Poi, seguendo l’ordine di arrivo di prenotazione via mail, con cui avete appunto raccolto il nostro invito, vi darò la parola, sia alle persone che qui sono presenti in Polivalente, sia a coloro che sono collegate da remoto.

    Abbiamo fatto un’eccezione perché le udienze conoscitive, solitamente le teniamo in presenza.

    Abbiamo piacere di incontrare anche personalmente le persone che vogliono venirci a raccontare il loro punto di vista per noi prezioso sul progetto di legge. Però, ne ascolteremo alcune che per un motivo o per un altro non l’hanno potuto fare. Quindi, speriamo che i collegamenti funzionino bene. Ci sono molte richieste di intervento. Questo è un buon segnale. Vi chiederei, per il buon fine dei lavori di tutti, di poter stare nei sette-otto minuti, così come chiedo anche ai relatori.

    Lo dico sempre quando presiedo una Commissione convocata in udienza conoscitiva. Questo è praticamente l’unico momento in cui i consiglieri regionali ascoltano, relatori a parte, invece, che intervenire. È un momento prezioso, quindi siamo curiosi di ascoltare le vostre valutazioni, gli spunti che ci consegnerete e con cui poi accompagneremo l’iter del percorso.

    Vi anticipo che ci siamo impegnati, alla ripresa dei lavori, a settembre, a meno che non ci siano imprevisti, dal momento che lo avete visto, l’Emilia-Romagna non ha tregua, quindi, non escludiamo di poterci e doverci convocare anche nel mese di agosto, per altro, però, nel caso in cui questo non succeda, la Commissione riprenderà i propri lavori il 5 settembre.

    Nel frattempo, la Conferenza dei Capigruppo ha fissato le date dell’aula e quindi a fine settembre ci sono due giornate. L’impegno è di portare questa proposta di legge in aula in quelle date per l’approvazione definitiva dopo aver svolto la discussione generale e l’esame dell’articolato in Commissione.

    Ho parlato anche troppo. Grazie nuovamente per l’attenzione. La parola alla relatrice, la consigliera Silvia Zamboni, che, come saprete, ha anche già depositato alcune proposte emendative, perché la materia la conoscete meglio di me, è cambiata anche a seguito di cambiamenti della norma nazionale. L’ho detto in altre sedute e lo ripeto oggi, penso che sia stata una scelta di trasparenza discutere oggi su un testo aggiornato. Nulla vieta che tutte le forze politiche poi abbiano punti di vista diversi e dal dibattito, dal confronto che ne scaturirà potremo portare all’approvazione il testo migliore possibile.

    Prego, consigliera Zamboni.

     

    Relatrice consigliera ZAMBONI.

    Grazie, presidente. Grazie a tutte le persone che o da remoto o in presenza hanno deciso di seguire questa udienza conoscitiva. Ovviamente mi fa piacere che ci sia questo interesse, a conferma che la promozione dei distretti del biologico nella nostra regione incontra interessi anche complementari. Infatti, questa complementarietà l’ho trasferita anche nel progetto di legge, perché, in base a quanto stabilisce il decreto nazionale di dicembre, che ha modificato il quadro legislativo precedente, abbiamo messo tra i soggetti che partecipano alla promozione, alla creazione, all’istituzione dei distretti del biologico, ovviamente gli imprenditori agricoli, gli imprenditori zootecnici, i trasformatori, ma anche altre espressioni della società, quindi anche scuole, gli stessi Comuni, proprio perché in questi distretti del biologico, oltre al livello dei produttori, riteniamo importante anche la presenza, ovviamente con una valenza diversa, di soggetti istituzionali e culturali.

    In poche parole, i distretti del biologico possono diventare dei motori di diffusione della sostenibilità, della cultura della sostenibilità. Questi fenomeni meteo estremi che abbiamo di fronte ci dimostrano quanto noi dobbiamo indirizzare l’azione anche della Regione a sostegno della sostenibilità ambientale. La sostenibilità ambientale è anche garanzia per l’economia. Noi vediamo oggi i danni che sta subendo proprio l’agricoltura. In particolar modo mi segnalano che il settore del biologico è in grande difficoltà.

    Questo progetto di legge depositato a marzo del 2021, come ha già anticipato la Presidente, non poteva ovviamente tener conto del decreto legislativo del dicembre 2022, quindi si sono resi necessari degli emendamenti. Voi, nel Documento di lavoro trovate nella colonna di sinistra il testo originale, in quella di destra gli articoli emendati tenendo conto delle indicazioni del decreto legislativo e del confronto che io ho avuto con l’assessorato e con l’assessore Mammi, che ringrazio anche in questa sede per la collaborazione che mi hanno dato, così come ringrazio il mio collaboratore Davide Mugnaini.

    In questo confronto che c’è stato con l’Assessorato, è nata la necessità di fare degli emendamenti. Gli emendamenti ho preferito depositarli prima di questa udienza conoscitiva, proprio perché potessimo ragionare su un testo attualizzato, perché in fondo questo progetto di legge cosa fa? Adatta al territorio regionale una normativa nazionale, cogliendo lo spirito di questa Regione, che vorrei ricordare, al 30 giugno 2022 vedeva il 19 per cento della SAU agricola totale già convertita al biologico.

    Questa è una regione, quindi, tra le più avanzate, nel biologico. Quindi, alla fine di giugno 2022 eravamo al 19 per cento. Vorrei ricordare anche un altro dato che ha segnato una grande accelerazione della presenza del biologico nella nostra Regione: dal 2014 al 2022 c’è stato un aumento di 109.000 ettari, quindi più del 100 per cento, siamo al 109 per cento di conversione al biologico. È quindi una Regione che ha titolo per intervenire.

    Oggi purtroppo sappiamo da dati nazionali che al di là delle difficoltà contingenti legate all’alluvione, c’è a livello di contesto nazionale, un calo dei consumi del biologico, purtroppo, leggero, ma c’è.

    Quindi, riassumendo, perché siete in tanti e perché per me è importante sentire le osservazioni, perché appunto siete il mondo dell’economia che viene a dirci cosa ne pensa, alcuni punti base: ho già detto, una composizione che su livelli diversi tiene conto di presenze molteplici: i produttori, gli allevatori, i trasformatori. i commercianti. Poi, io ci metto anche, eventualmente, l’agriturismo bio, cioè, creare veramente dei territori che a valenza economica e produttiva differenziata hanno tutti dentro di sé l’elemento biologico, l’elemento della sostenibilità. C’è stato naturalmente in queste settimane un confronto sui parametri da tradurre in cifre. I parametri li stabilisce il decreto legislativo.

    Rispetto alla percentuale di superficie biologica sulla SAU totale, abbiamo trovato un punto di mediazione, con l’assessorato, del 20 per cento. Perché? Perché se la media al 30 giugno era del 19 per cento, una cifra più alta rischiava di essere escludente, mentre questo progetto di legge vuole incentivare la diffusione dei distretti del biologico, quindi utilizzare delle soglie di accesso, non delle soglie di esclusione.

    Poi abbiamo detto che minimo devono essere rappresentati cinque Comuni territorialmente. Il singolo Comune, però, come Istituzione, se nel suo territorio insiste più di un distretto biologico, aderisce al piano di promozione di uno, perché c’è dentro anche una programmazione di interventi, eccetera.

    L’altro punto qual era? Quello degli imprenditori bio. Questo è un altro criterio che stabilisce il decreto legislativo, non ce lo siamo inventati noi. Qui il decreto legislativo parla di percentuale sui produttori agricoli. Io avevo proposto 20 per cento di produttori bio di quel territorio, ma ho recepito anche altri suggerimenti, quindi, non mettere una percentuale, ma quantificare il numero degli imprenditori agricoli riconosciuti iscritti all’albo specifico, e questa cifra potrebbe essere 30. Non trovate questi numeri nel testo emendato, non per una mia dimenticanza, ma perché la discussione è aperta. Io quindi faccio delle proposte, ripeto, mediate con l’assessorato, ed è fondamentale che l’assessorato sia d’accordo. Questa dei 30 imprenditori invece è una novità su cui non mi sono confrontata nemmeno con l’assessorato, però la metto sul tavolo.

    Un’ultima cosa volevo dire: quando è stato depositato questo progetto di legge, non c’erano dei finanziamenti. Nell’assestamento di bilancio che invece andiamo a discutere domani in Aula, quindi con tutta l’Assemblea, c’è una novità: l’assessorato ha stanziato 50.000 euro sul 2023, 100.000 sul 2024, 100.000 sul 2025.

    Considerato che questa legge deve fare in un certo senso da trampolino di lancio dei distretti biologici, io spero che la domanda sia talmente elevata che poi l’assessorato si veda nella necessità di rimpinguare questi primi fondi. Sul 2023 è evidente che è solo la metà di ciascun anno a seguire, perché se andiamo in approvazione della legge a fine settembre, ci vuole il tempo di emanare i bandi, di raccogliere la documentazione per farsi riconoscere come distretto del biologico, perché c’è questo passaggio, è la Giunta, come prevede peraltro il decreto legislativo, che sulla base di quanto fissato dalla legge riconosce i distretti.

    Quindi, i distretti devono mettere insieme la documentazione, farsi riconoscere e rispondere al bando. Ecco perché era più ragionevole 50.000 euro, però negli anni successivi sono 100.000. Ripeto: spero che anche questa legge contribuisca alla crescita dei distretti del biologico, in modo che l’assessorato veda che c’è più richiesta della disponibilità.

    Queste mi sembrano le cose più importanti che volevo dire. Per il resto ascolto, e comunque, lo spirito che vi dicevo è questo: facilitare l’ingresso e non precludere. Grazie.

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie, consigliera Zamboni. Passerei adesso la parola al vicepresidente Rainieri per il suo intervento. La ringrazio anche per essere stata nei tempi che avevo suggerito. Prego.

     

    Relatore di minoranza consigliere RAINIERI

    Grazie, presidente, buongiorno a tutti. Come avevo già detto nell’ultima Commissione, questo testo ha un iter un po’ strano, perché io oggi sono qui e non entro nemmeno nel merito del testo, perché se abbiamo già deciso di fare l’udienza conoscitiva, è perché dovremmo avere suggerimenti per modificare il testo.

    Mi sembra che la mia collega con l’Assessorato avessero già deciso tutto, addirittura hanno già i soldi domani da mettere nel capitolo del bilancio. Non sono stato interpellato come relatore di minoranza, e questo, l’avevo già detto alla presidente, non è il modo corretto per operare.

     

    Presidente RONTINI,

    Non della Presidenza.

     

    Relatore di minoranza consigliere RAINIERI

    Non a lei, ma lo avevo denunciato alla presidente e alla Commissione che questo non è un metodo corretto per iniziare il lavoro su una importante legge come questa. Però, a differenza della mia collega, che ha già tutto stabilito, scritto, emendato e raccordato con l’assessorato, io sono qui ad ascoltare; eventualmente, metterò le vostre richieste in emendamenti in questa legge, sperando che poi la mia collega, insieme all’assessorato, ascoltino anche gli stakeholders, altrimenti l’incontro di oggi sarebbe assolutamente inutile. Grazie.

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie, collega Rainieri. Penso che sia dovuta una specifica. È stato un iter un po’ travagliato. Lo dicevamo prima, è stato un testo depositato nel 2021, poi nel frattempo sono cambiate le norme, è stato emendato, si poteva scegliere la strada del ritiro e del deposito di un altro testo, ma questo avrebbe dovuto far ripartire l’iter dall’inizio e quindi abbiamo trovato una mediazione. Lei, collega Zamboni, è già intervenuta. Adesso ha parlato il consigliere Rainieri. Lei ha fatto le sue valutazioni e lui ha fatto le sue. Io sto ripetendo quello che abbiamo già detto, diciamo così, nelle altre sedute riservate ai consiglieri regionali, che è giusto che sappiano anche gli stakeholder. L’iter del progetto di legge è aperto, nel senso che lei giustamente ha raccontato il lavoro che ha fatto, il confronto che ha fatto con l’assessore Mammi. Qui, tra l’altro, c’è la responsabile della segreteria dell’assessore Mammi, la dottoressa Valeria Montanari, che saluto e ringrazio.

    È un iter aperto, come quello per tutti i progetti di legge, quindi dall’ascolto di oggi, come dicevo anche in premessa, poi capiremo quali ulteriori sollecitazioni raccogliere e le forze politiche in libertà decideranno se trasformarle in proposte emendative o meno.

    Abbiamo cercato, in un iter che poteva essere di vario tipo, una strada della mediazione che, come tutte le mediazioni, hanno dei pro e dei contro. So che chi ci ha lavorato ha fatto del suo meglio. Avremo il mese di settembre per confrontarci e portare in aula un testo e delle proposte emendative.

    Partiamo con l’ascolto dei soggetti che si sono iscritti. Tra l’altro, alcuni stanno alzando la mano anche nell’applicativo. Come dicevo prima, sono state registrate tutte le richieste arrivate nei giorni scorsi via mail. Andiamo con quell’ordine.

    Se ci fosse qualcuno in sala che decide solo all’ultimo di intervenire, perché magari è venuto ad ascoltare e poi, anche stimolato dal dibattito, decide di prendere la parola questo è possibile farlo, perché, appunto, siamo qui per ascoltarvi.

    Partirei da Michele Sartori, che è il vicepresidente del biodistretto Alte Valli, che è collegato da remoto. Si prepari, per l’intervento successivo, Paolo Burani, consigliere comunale e capogruppo referente del biodistretto di Reggio Emilia.

    Cercherò sempre di dire anche qual è l’intervento successivo, così che vi possiate preparare. Vedo che Sartori ha già acceso la telecamera.

    Grazie. Buon pomeriggio. Spero che ci senta. Proviamo a vedere se anche noi sentiamo lei e se si riesce a stare in quei tempi che ho detto. Grazie, intanto, per aver raccolto l’invito. La ascoltiamo.

     

    SARTORI, vicepresidente del biodistretto Alte Valli.

    Grazie, presidente. Ringrazio di cuore tutti gli amici consiglieri che hanno permesso questo confronto. Partirei subito cercando di toccare nell’immediato alcuni punti, in modo tale da stare dentro ai tempi che lei, presidente, ci ha indicato.

    Innanzitutto, bisogna capire che cos’è per noi un biodistretto, cos’è per la gente un biodistretto.

    Il biodistretto è un territorio dove prettamente si fa biologico. Invito chiunque a fare questa ricerca, questo confronto con le persone comuni e riceverà questa risposta: un biodistretto o distretto del biologico è un territorio dove si fa più biologico rispetto ad un territorio convenzionale. Questo è molto importante da capire sin da subito. Sarebbe stato molto interessante se la Regione avesse approfondito quali sono le percezioni del consumatore finale, della popolazione per poter magari tarare al meglio quella che poteva essere la legge. Sono quattro principalmente i punti su cui vorremmo porre l’attenzione di tutti voi, avendo letto il testo del consigliere Zamboni, avendo letto il decreto ministeriale riguardo ai biodistretti. Ripeto, sono quattro i punti importanti su cui porre l’accento dal nostro punto di vista. Visto che oggi interverranno molti amici degli altri biodistretti emiliano-romagnoli, noterete che ognuno di noi ha delle esigenze diverse, perché siamo un territorio straordinariamente eterogeneo.

    Biodistretto delle Alte Valli. Possiamo vantare di essere il biodistretto di montagna più grande d’Europa. All’interno nostro, come comuni emiliani, visto che noi siamo suddivisi su tre Regioni, grazie all’ausilio di AIAB, che è l’associazione nostra di riferimento, noi possiamo contare nei territori comunali di ben ventotto realtà, cioè ventotto sono i Comuni, sono le realtà comunali che noi abbiamo all’interno del nostro biodistretto dalla parte emiliana, quindi ventotto Comuni. Questo è un dato molto importante, in quanto pone la Regione Emilia-Romagna come Regione di riferimento per il nostro biodistretto.

    Vado immediatamente ai quattro punti che per sono fondamentali. Ascoltando gli interventi che mi hanno preceduto, ci sono alcuni punti che, secondo me, vanno discussi. Il primo innanzitutto è quello della non sovrapposizione dei biodistretti. Capite bene che un distretto ha un’identità culturale, ha un’identità politica in un certo senso, non partitica, ovviamente, ma politica. È uno strumento per il nostro territorio di governance e lo sarà sempre di più grazie a una legge che andrà a individuare normativamente quella che è la nostra organizzazione. Noi siamo un consorzio che lavora ormai da tanti anni e quindi sappiamo cosa stiamo dicendo. Con noi collaborano aziende, scuole, Comuni, aziende di trasformazione e tutto quello che il consigliere Zamboni prima poneva all’attenzione.

    Nel 2019 noi ci siamo iscritti, abbiamo fatto un atto notarile, e siamo giuridicamente riconosciuti.

    Il primo punto importante da attenzionare è la non sovrapposizione. Sarebbe un grosso errore se un territorio si potessero sovrapporre fisicamente delle realtà, due biodistretti perché, come dicevo prima, ogni biodistretto ha una sua identità culturale, ha un suo punto di riferimento a livello amministrativo. Si creerebbe, concedetemi il termine dialettale, una grande Babilonia.

    Il secondo punto su cui voglio attenzionare il vostro tempo è la questione della SAU biologica, come verrà individuata la SAU biologica, perché, dal nostro punto di vista, è importante che i territori che entrano a far parte di un biodistretto abbiano una SAU biologica… Noi rimaniamo sempre dell’idea del 30 per cento come soglia importante di ingresso, ma al netto appunto che queste sono cose che riguardano più la politica, le mediazioni, come diceva lei, presidente, prima, che riguardano la politica, però per noi è importante e fondamentale che venga preso il dato su base comunale. Questo per evitare che cosa? Che territori naturalmente vocati al biologico o comunque che abbiano lavorato in tutti questi anni a favore di questa buona pratica, non vengano, per qualche strano accrocco, utilizzati per promuovere i territori che non hanno nulla a che fare con questo metodo produttivo, ma perché non ne hanno l’interesse. Non è solo una questione di sostenibilità ambientale. Spesso e volentieri sono scelte aziendali e su quelle noi non possiamo discutere.

    La montagna, che io ho impropriamente con il biodistretto rappresento in questo momento, ha fatto una scelta, tanti anni fa, di vocarsi a questo tipo di produzione.

    Il terzo e penultimo punto è evitare che nascano dei biodistretti cosiddetti a macchia di leopardo, cioè che vi sia contiguità fra i territori comunali, non che realtà distanti fra loro geograficamente che non comunicano diventino un biodistretto.

    Il quarto punto su cui voglio attenzionarvi tutti è il riconoscimento dei biodistretti di montagna. È importante che l’Assemblea che voterà questa legge riconosca la validità e l’importanza di questo strumento come, mi ripeto, perdonatemi, strumento di governance per il territorio.

    Come dico sempre in modo molto schietto e sincero, il biodistretto come progetto è uno dei pochi progetti su cui si può contare come territorio, su cui possiamo ragionare insieme alle amministrazioni pubbliche per poter coordinare al meglio la vita della nostra terra. Altri territori in Emilia-Romagna hanno tante opportunità. Quindi, quello che dico io è: riconosceteci questo status come montagna, magari come aree interne, ma questo lo deciderete voi, ma riconoscete questo status non solo a livello normativo, ma anche a livello di sostegno dei fondi, visto che siamo un biodistretto di più di 90 realtà, ma soprattutto realtà molto piccole, o medie. Pensate che noi abbiamo dei Comuni, mi viene in mente Zerba, Comuni che non arrivano neanche a 100 abitanti; e ci sono realtà aziendali che sono quasi tutte familiari, un papà, una mamma e dei bambini, non sono realtà con grandi dimensioni, grande personale.

    Quindi, il fatto di non riconoscere i biodistretti di montagna rischia di fare un favore a quelle grandi realtà sostenute dai grandi Gruppi. Quindi vi chiedo di attenzionare questi quattro punti il più possibile, ve lo chiedo a nome mio, a nome del biodistretto delle alte valli che io rappresento.

    Grazie di cuore, Presidente, grazie di cuore a tutti per l’ascolto.

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie a lei. Grazie anche per essere stato nei tempi, nonostante il disguido tecnico che abbiamo avuto. Nel dare la parola a Paolo Burani, sempre collegato da remoto, volevo dirvi che è possibile, dopo la seduta di oggi, approfittando anche del mese di agosto, depositare eventualmente, se lo volete, anche delle osservazioni in forma scritta. Le potete mandare all’indirizzo da cui avete avuto l’invito per la seduta di oggi, poi le faremo avere a tutti i commissari, in modo che poi le possano valutare, così come verrà reso disponibile per le udienze conoscitive il resoconto integrale per iscritto di quello che avete detto, in modo che vi abbiamo ascoltato oggi, ma ci sarà la possibilità poi anche di rileggervi.

    Dovrebbe essere collegato Paolo Burani. Perfetto, lo vediamo. Il prossimo intervento è quello di Gianni Bessi. Proviamo a capire se riusciamo anche a sentirla, Burani.

     

    BURANI, consigliere comunale di Reggio Emilia.

    Spero di avere una connessione un po’ migliore di Sartori. La ringrazio, presidente, per la parola, e ringrazio soprattutto i vari relatori che si susseguiranno, ma in particolare vorrei ringraziare Silvia Zamboni, che secondo me ha eseguito un lavoro non banale. Come dicevate anche voi prima in sede di presentazione, questa legge ha avuto un percorso un po’ difficile, e posso assicurare a tutti voi che sui territori questo percorso non è passato indifferente perché le Istituzioni, moltissimi coltivatori, moltissime persone, comunque ne hanno dato un riscontro positivo.

    Io sono un consigliere comunale del Comune di Reggio Emilia, ma sono soprattutto, e quella è un’esperienza di vita in ambito agricolo, ormai lunga quanto la mia età, perché sono nato in azienda agricola, la prima, forse, in Italia a certificarsi biologico, e poi, dopo poco tempo, biodinamico.

    Rispetto a quello che diceva anche prima il collega Sartori, del Distretto delle Alte Valli noi partiamo da un altro punto di vista. Mi ha colpito la sua frase, quando ha detto “la grande Babilonia”, cioè che si potrebbe creare una grande Babilonia. Per noi vale l’esatto contrario, cioè per noi vale la legge superiore, per noi è importante salvare tutti i territori. Ce ne sono alcuni, nella nostra provincia, talmente depauperati che sono ormai sabbia, e perché si possa camminare insieme, perché senza questi territori non potremmo mai raggiungere – uno – gli obiettivi che l’Europa ci richiede; ma – due, soprattutto – lasciare indietro dei territori così talmente depauperati produrrebbe semplicemente un freno generale.

    Io volevo un attimo specificare. La mia è una lettura abbastanza generale di quella che è questa legge, che noi reputiamo essere, dalla proposta di Silvia Zamboni, molto buona. Perché un biodistretto si sviluppi è necessario che le imprese siano integrate con le persone che vivono nello stesso ambito territoriale, e che le persone a loro volta posseggano le caratteristiche sociali e culturali appropriate per un processo di sviluppo che nasca dal basso, e che per molti versi deve cambiare il paradigma con cui finora abbiamo letto e agito il nostro territorio agricolo.

    Il biodistretto quindi nasce dalle relazioni tra aspetti naturali, sociali, economici e i beni culturali. È per questo che noi abbiamo un punto di vista differente. I nostri 42 Comuni con cui il biodistretto si è già formato a Reggio Emilia hanno questa visione, è questo il nostro faro che ci guida.

    Oltretutto, i biodistretti da un certo punto di vista richiedono un approfondimento degli aspetti di sostenibilità e dei princìpi etici che li caratterizzano, quindi, se volessimo disegnare le linee-guida generali, potremmo dire che: il primo punto è lo sviluppo partecipato dal basso, rapporto proattivo delle comunità locali con i Governi e le Istituzioni locali anche di quei territori che sono ad una percentuale di SAU biologica bassissimo; due, punto principale, come abbiamo visto anche nella proposta della Zamboni, evitare le rigidità nella creazione e la gestione dei biodistretti, quindi Regolamenti troppo stringenti.

    Quindi, sicuramente bene il 20 per cento, vista la media regionale, va benissimo la quantificazione del numero minimo di produttori intorno ai 30. Questo per noi è già un limite, perché comunque abbiamo territori, come dicevo prima, che non ne hanno, o ne hanno pochissimi. Ma è proprio lì che noi dobbiamo andare a lavorare per salvare quei territori e portarli a ragionare in un contesto più logico.

    Oltretutto, voglio far notare che i biodistretti propongono, ancor prima dell’approvazione della normativa europea del 22 giugno sul ripristino della natura, la famosissima “Restoration Law”, le stesse identiche misure previste in questo rivoluzionario atto legislativo della Commissione europea, che mira in maniera esplicita a ripristinare la natura, a riportare la natura alla sua biodiversità, degli ecosistemi, delle foreste e soprattutto degli ecosistemi agricoli.

    Quanto agli obiettivi di questa legge europea che è passata il 22 giugno: tra gli obiettivi, per farla breve e stare nei tempi, abbiamo l’inversione del declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030, e noi, all’interno del nostro distretto, a Reggio Emilia, abbiamo già produttori di miele biologico che è una vita intera che lottano per il ripristino della biodiversità, quindi contro il declino degli impollinatori e tutto quello che sappiamo già. Nessuna perdita netta degli spazi verdi urbani, quindi un aumento del 5 per cento al 2050, e la copertura almeno del 10 per cento con alberature. Già il nostro Comune attraverso dei progetti sta proseguendo, ma soprattutto degli ecosistemi agricoli, la protezione dell’avifauna e soprattutto in maniera principale le norme rigorose per l’uso dei pesticidi chimici e garantire sistemi alimentari più sostenibili entro il 2030.

    Questa roba in quello che ci siamo dati come regola interne di distretto ci sono già tutte, anzi, sono anche di più. Quindi, possiamo dire che in un certo senso i biodistretti che si sono già creati, questo sicuramente anche il biodistretto delle Alte Valli lo sta già facendo, siamo stati premonitore rispetto anche a quelle che sono le richieste che l’Europa si fa. Ricordiamoci che ce le fa entro il 2030, quindi se non ci portiamo dietro quei territori che sono più depauperati e non creiamo quella che secondo me non è la grande Babilonia, ma è un camminare insieme, come dice anche Papa Francesco, non riusciamo a raggiungere questi obiettivi in nessun modo.

    I cittadini europei sono stati chiari, l’hanno detto in Europa, hanno detto che la natura va ripristinata. Gli scienziati lo dicono, e ogni euro speso per il ripristino frutterà almeno altri otto euro.

    Dopodiché, lo sappiamo già. Per chiudere, in brevi, i biodistretti che si sono già associati, hanno già fatto varie iniziative sui territori: ad esempio, Reggio Emilia ha inserito nel suo statuto, nelle linee- guida tutto ciò che è già nella legge europea e abbiamo già inserito nei nostri Statuti ripristino e cura dell’implementazione della natura nelle sue forme originali senza nessun vincolo, cioè con l’obbligo dell’agricoltura biologica, perché, sfido io poi a dire che se non c’è agricoltura come quella biologica che in un certo senso protegge e ripristina le forme naturali.

    Abbiamo territori agricoli, come dicevo prima, nella nostra provincia in cui la terra è talmente depauperata che non ha più sostanza organica ed è sabbia, argilla pura. Abbiamo coltivatori che la stanno dimenticando e se ne stanno venendo via. Abbiamo urgenza, quindi, di stabilire la biodiversità, là dove gli stessi territori sono stati abbandonati agli stessi coltivatori. Coltivatori che, oltretutto, per decenni hanno sviluppato un’agricoltura spinta da Consorzi agrari, a suon di prodotti chimici e di sintesi e anche da associazioni di categoria e tutte quelle aziende che per anni hanno sponsorizzato prodotti chimici e di sintesi, per il loro ripristino, nei tempi che ci comandano i cambiamenti climatici, l’Europa, gli scienziati. C’è bisogno di tutti e che tutti camminino insieme. Per questo motivo fondamentale serve il lavoro di tutti i territori, che vengano messi insieme e che non sia più un giochetto di piccole riserve naturali, dove lì si può fare il biodistretto e nelle altre parti no. Altrimenti continueremo ad avere riserve naturali dove si fa un biodistretto bellissimo, fantastico, dove c’è una SAU per il 70 per cento biologica, mentre continueremo ad avere territori che saranno sempre più depauperati, sempre meno sostanza organica, sempre più invasi dai cambiamenti climatici e dalla distruzione dei cambiamenti climatici che abbiamo già visto nel nostro territorio.

    Per questo, secondo noi, serve fare squadra fin da subito, in modo trasversale, e non la solita politica agricola [...] associazioni di categoria o enti pubblici di qualsiasi livello o, ancora peggio, dal mercato stesso, che richiede comunque prodotti agricoli a bassissimo costo. Sappiamo anche come vengono prodotti.

    I parametri, secondo me, sono essenziali per creare organizzazioni sane, ma ‒ come dicevo inizialmente ‒ non possono strozzare già inizialmente la tanta fatica fatta, ad esempio, dal biodistretto di Reggio Emilia, che si è già creato, come dicevo prima, che è completamente fondato sul volontariato di persone che si sono messe insieme per fare un movimento positivo e fecondare il territorio con le cose che ci siamo detti prima, con il fatto che si voglia riportare il territorio stesso a un’identificazione biologica e a un ripristino della natura. Grazie.

     

    Presidente RONTINI,

    Ringrazio Paolo Burani.  Do la parola, adesso, a Gianni Bessi, che interviene in quest’aula in qualità di presidente Confservizi Emilia-Romagna. Ben tornato e benvenuto all’ex collega Gianni Bessi. (…) Avevo interpretato male l’appunto che mi hanno fatto sull’intervento. Vi chiedo scusa.

    Passo la parola quindi ad Antonio Lo Fiego, delegato dalla presidente di AIAB Emilia-Romagna. È qui insieme a Laura Bergonzini e ad Alice Sghedoni, a cui do il buon pomeriggio.

    Prego.

     

    LO FIEGO, AIAB Emilia-Romagna.

    Grazie, signora presidente. Me lo sono scritto perché ritengo importante la giornata di oggi, l’incontro di oggi. Per noi, come AIAB, questo è un momento topico.

    AIAB è una associazione biologica che si è costituita oltre trent’anni fa, praticamente agli albori del biologico. Collabora attivamente con i costituiti distretti biologici Valli del Panaro, modenese, il distretto biologico dell’Appennino bolognese e il distretto biologico reggiano.

    Come AIAB vorremmo ringraziare sentitamente la consigliera Silvia Zamboni, che ha lavorato e sta lavorando a questa legge, e anche tutti coloro che hanno collaborato con lei per questa legge. È una legge che noi, come AIAB, stiamo attendendo da anni, da parecchi anni, sostanzialmente. Questo perché? È doveroso fare un richiamo storico sul biologico. Negli anni Ottanta a Vignola un gruppo di consumatori supportati da tecnici consumatori e dal movimento ambientalista Verde sottoscrivono una serie di norme, che sono le norme per produrre con un metodo biologico. Praticamente, il biologico nasce a Vignola. Il biologico nasce in Emilia-Romagna. L’Emilia-Romagna non ha ancora una legge sui distretti biologici. Quindi, siamo nella Regione che ha dato i natali al biologico.

    Queste normative, che sono state poi sottoscritte in maniera volontaria da questi primi produttori, sono state poi inserite nelle norme nazionali e nelle norme europee. Ultimo il Regolamento n. 848/2018, che regola tutto il biologico e anche il Green Deal, che, come sapete, ha come obiettivo arrivare al 25 per cento di SAU biologica. La settimana scorsa è stato approvato il primo percorso di questo Green Deal. Nonostante un’opposizione forte, è stato approvato. Quindi, il percorso va avanti, e noi siamo molto contenti per questo.

    Per completezza bisogna anche dire che lo stesso movimento negli stessi anni c’era anche nelle Marche. Voglio ricordare la cooperativa biologica “La terra e il cielo” che fu anche una delle prime cooperative a produrre biologico, anche in assenza di una legge.

    Sono trascorsi quarant’anni da quando è nato il biologico. Penso sia il tempo di avere una legge sui distretti biologici.

    Ieri i produttori biologici emiliano-romagnoli si sono volontariamente dati delle norme in assenza di legge sul biologico. Oggi i produttori emiliano-romagnoli si sono organizzati in biodistretti e distretti biologici in assenza di una normativa regionale in materia. Proprio per questo ‒ lo so, lo sto ripetendo molte volte ‒ abbiamo bisogno di questa legge.

    In particolare, i tre distretti biologici che si sono costituiti in associazione (mi riferisco al distretto dell’Appennino bolognese, delle Valli del Panaro del modenese e quello reggiano) collaborano fattivamente, attuando sinergie e portando a sintesi le azioni da intraprendere. È stata assunta la decisione di creare una rete con una progettualità da declinare in ogni provincia in base alle proprie peculiarità e necessità. Questo per dire che l’intenzione non è lavorare separati, ma lavorare uniti, quindi avere un’idea di regionalità per quanto riguarda i distretti biologici. Questo lo ritengo molto importante. Quindi, una collaborazione tra tutti questi soggetti che stanno lavorando per la costituzione dei distretti biologici.

    Il tutto nasce da un’idea comune di distretto biologico: operare a 360 gradi sul territorio. Come ha detto Paolo Burani, correttamente, noi dobbiamo pensare al territorio, evitando i cosiddetti “distretti francobolli”, che assomigliano più a filiere o a distretti del cibo, che hanno la loro dignità di essere, ma che sono distanti dalla visione sui biodistretti che abbiamo noi. In questa visione trova forte spazio la pianura, in quanto area fragile dal punto di vista biologico e della biodiversità.

    Noi dobbiamo lavorare per aiutare chi è in difficoltà, per portare avanti quelle aree che sono in difficoltà nel biologico. Abbiamo una visione d’insieme. Non abbiamo una visione particolareggiata delle cose. Quindi, è un’area che va aiutata per ritrovare un giusto equilibrio produttivo. È drammatica la fertilità dei suoli, lo ha appena detto Paolo Burani. In alcuni suoli abbiamo un calo di sostanza organica che rasenta la desertificazione. Quindi, c’è da preoccuparsi. È una preoccupazione molto forte. Quindi, va fortemente sostenuta la pianura tramite il distretto biologico, che è un compito importante. Parafrasando una frase biblica, il biodistretto deve portare la buona novella operando su tutto il territorio, affinché possano migliorare dal punto di vista economico tutti i territori ambientali della biodiversità, con l’intento di contrastare i cambiamenti climatici in atto e lo spopolamento delle aree marginali e vulnerabili.

    Adesso vorrei entrare un attimo sulle proposte formulate dalla consigliera Zamboni. La SAU biologica. Il 17 luglio di quest’anno c’è stato il tavolo del biologico, organizzato dalla Regione Emilia-Romagna (vivaddio, dopo tanto tempo, ma l’importante era arrivarci), e ci sono stati forniti dei dati. L’Emilia-Romagna ha una SAU del 18,5 per cento. Quella toscana, invece, è del 35,8. Perché dico quella toscana? Perché voglio prendere ad esempio la Toscana. Nel 2019 la Toscana ha licenziato una legge sui distretti biologici che forse è la più vicina a quella del DM uscito nel dicembre del 2022. In genere, a mia memoria, nessuna delle Regioni che hanno la legge sui distretti biologici parlano di SAU o di produttori.

    Prendo a riferimento la Toscana. La Toscana cosa dice? L’articolo 8, comma 1, recita: per essere riconosciuto un distretto biologico, la superficie condotta con metodo biologico deve essere pari almeno al 30 per cento rispetto alla superficie agricola. La Toscana ha un 34,8 per cento di SAU e quando fa la legge biologica diminuisce. Non chiede 35. Diminuisce. Chiede meno. Noi in Emilia-Romagna abbiamo il 18,5. La consigliera Zamboni dice che siamo arrivati al 19. Chiediamo il 20. Quindi, noi siamo più bravi, perché chiediamo di più rispetto alla SAU che c’è in regione. Questo, secondo me, è molto positivo, molto importante.

    Concordo con la proposta, con l’emendamento della consigliera Zamboni, che dice che il 20 per cento va bene.

    Concordiamo anche sui cinque Comuni. Avremmo preferito dieci per dare un senso. Anche perché nei distretti in cui noi stiamo operando, i tre biodistretti, tutti hanno più di venti Comuni. Comunque, se cinque permette anche a delle zone che hanno difficoltà... Ben venga questa proposta. Anche se noi auspicheremmo dieci. Però va bene. Non siamo qui a discutere.

    Articolo 4. Propone e ha lasciato con le “x” la SAU. Oggi, su invito della Zamboni, la proposta era il 20. Bene. Prendiamo sempre la Toscana. L’articolo 4 recita che, per essere riconosciuto come distretto biologico, devono far parte tre produttori agricoli. Tre, in una regione che ha il 35 per cento di SAU biologica. Tre. Bene. Il DM del 21 dicembre 2022, all’articolo 4, comma 2, dice che è possibile indicare, oltre alla SAU, un altro tipo di misurazione. Ben venga il discorso dei numeri dei produttori, a questo punto. Il DM ci dà l’alternativa. Perché non sfruttare l’alternativa? Lo dice il DM, quindi non andiamo contro una legge nazionale. Perché riteniamo più consono il numero dei produttori e non la SAU che rappresentano? Per un motivo molto semplice: la maggioranza degli agricoltori bio che si associano conducono aziende di piccole e medie dimensioni, e sono quelle che oggi più di tutti sentono la strage del mercato del biologico e, in genere, operano in zone vulnerabili dove la loro presenza è fondamentale affinché non avvenga l’abbandono del territorio, cosa importante. Stiamo parlando delle zone della collina e della montagna, con grave nocumento per tutta la società. Voi sapete che quando viene giù una montagna costa una Finanziaria. Poi i problemi economici sono tanti. Chiaramente sia della collina, della montagna e delle aree marginali. Noi tutti sappiamo che un territorio agricolo spopolato crea grossi problemi.

    Riteniamo un’altra cosa. Perché indicare la SAU, alla fine, è un dato falsante? Perché non tiene conto della PLV, della Produzione lorda vendibile. In genere, chi ha molta SAU... Questi sono i dati che abbiamo a livello regionale, ma non solo nell’Emilia-Romagna. Sono tutti dati regionali che riguardano tutte le Regioni. Sono produttori che conducono prati pascoli, quindi hanno una SAU molto elevata, ma una PLV quasi uguale a zero. Sono produttori che non concorrono nella nostra economia in maniera forte. I produttori piccolini, che sono specializzati, che fanno orticoltura, frutticoltura, hanno un ettaro, due ettari, ma hanno una PLV molto importante. Sono quelli che fanno girare la nostra economia. È questo il motivo per cui noi pensiamo che sia importante avere i produttori e non la SAU, perché la SAU è un falsante. Se io prendo tre produttori della montagna che hanno 70 ettari a prato pascolo e hanno 1.000 euro di PLV all’anno, vado a mettere in difficoltà il produttore che ha due ettari e 30.000 euro di PLV all’anno. Qual è che mi sta lavorando di più per la nostra economia regionale? Quale? Questo. Dobbiamo conoscere queste cose. Sono molto importanti.

    Per ultimo occorre sottolineare un’altra cosa: gli apicoltori. Gli apicoltori sono a tutti gli effetti imprenditori agricoli. Molti apicoltori sono nomadi, cioè non hanno SAU. Quindi, cosa facciamo rispetto alla SAU? Produttori agricoli di serie A, perché hanno la SAU, e produttori agricoli di serie B, perché non hanno la SAU. Gli apicoltori, quindi, non riescono mai a entrare all’interno di questo processo portando della SAU. Allora bisogna tenerne conto. Anche per questo noi chiediamo che venga fatto sui numeri dei produttori, perché noi abbiamo molti apicoltori, e gli apicoltori sono fondamentali. Senza le api non produciamo niente e non abbiamo biodiversità.

    Concludo dicendo che il 30 proposto dalla consigliera Silvia Zamboni noi, come AIAB, lo riteniamo un numero congruo. Vivaddio, 3 è veramente misero. 30 ci dà l’idea che stiamo facendo qualcosa di serio. Vi ringrazio.

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie. Adesso passo la parola, nuovamente da remoto, a Paolo Galletti, anche lui ex consigliere regionale, del comitato promotore Romagna Estense. La vediamo e la sentiamo. Prego.

     

    GALLETTI, comitato promotore Romagna Estense. Buongiorno.

    Grazie per l’invito. Vorrei aggiungere un elemento di drammaticità a questo nostro incontro. Io vivo in Romagna. Qui abbiamo avuto la siccità, poi l’alluvione, adesso le trombe d’aria. Continuare a chiamare questo “maltempo” direi che è nascondere la testa sotto la sabbia, come gli struzzi. Credo che oggi il riscaldamento globale e il cambiamento climatico siano non solo un dato scientifico, ma oramai un’esperienza empirica di troppi di noi.

    Cosa c’entra questo con l’agricoltura biologica? L’agricoltura biologica è una delle misure che da oltre trent’anni vengono proposte per salvaguardare la fertilità dei terreni, che in questa regione è a rischio in molte zone, per utilizzare meno acqua, per utilizzare colture adatte al territorio, quindi che non richiedono irrigazione eccessiva, che non richiedono pesticidi e concimi, e via discorrendo.

    In più, l’agricoltura biologica ha una funzione sociale, veniva detto prima, che riguarda certo le aree di montagna, ma riguarda anche le pianure desertificate, le pianure ormai sottoposte a un eccesso di pesticidi e concimi chimici, che hanno ridotto molto la fertilità, la biodiversità e anche il numero degli insetti impollinatori. Quindi, potenziare l’agricoltura biologica oggi è davvero urgentissimo. Non a caso il mondo del biologico è cresciuto anche un po’ con l’aiuto di qualche legge che è stata proposta negli anni e anche da qualche provvedimento, ma è cresciuto anche perché ci si rende conto della sua importanza.

    In particolare, credo che la piccola e media agricoltura familiare e cooperativa sia fondamentale, anche per il suo ruolo sociale. Come AIAB noi proponiamo anche dei mercati di vendita diretta, i cosiddetti “Bio Marché” a Ravenna, a Faenza, a Lugo, nel bolognese. Anche altre associazioni lo fanno. Questi mercati non ci sono nelle statistiche del consumo del biologico che riguardano la grande distribuzione organizzata. Vi assicuro che questi mercati creano comunque un rapporto diretto tra chi coltiva e chi, invece, va ad acquistare i prodotti. Un rapporto anche di conoscenza e di cultura, non solo di coltura, perché si riscopre anche un modo di alimentarsi che è molto più sano, che è molto importante anche per la salute pubblica.

    Per tutti questi motivi credo che misure di incentivazione dell’agricoltura biologica, come i biodistretti, siano fondamentali. È chiaro che, viste le risorse stanziate, che sono risibili, però meglio di niente, si spera che, com’è successo in altre situazioni, che domani siano talmente tante che poi anche il legislatore si accorga dell’importanza di mettere più risorse. Quello che importa è che ci sia anche uno spirito di una cultura del biologico, che è quella originaria, che quindi ha una funzione sociale, una funzione economica, una funziona ambientale e non solo una funzione di business.

    È ovvio che, essendosi sviluppato questo settore, anche i grandi gruppi sono entrati, e questo va benissimo, purché questo non stravolga il significato che ha l’agricoltura biologica, che vuol dire produrre in questo modo, che rispetto la natura, che tiene conto della salute, che ripristini il paesaggio, la fertilità dei terreni e quindi svolge un ruolo che non è solo economico. Ripeto, non è solo economico. Ridurlo a un ruolo solo economico, che pure è importante, sarebbe sbagliato.

    Credo che i detrattori del biologico che negli anni Ottanta ridicolizzavano quelli che lo proponevano, magari oggi sono tra i professori universitari che lo promuovono, debbano fare una forte autocritica. Avere sviluppato questa agricoltura in Emilia-Romagna oggi è fondamentale anche per il benessere della popolazione e anche per la nostra economia.

    Quindi, bene questa legge, che è un aiuto ulteriore a sviluppare un settore che oggi avrebbe bisogno davvero di un grande salto in avanti, se vogliamo diminuire gli effetti negativi del riscaldamento globale e se vogliamo costruire un’alternativa  vera alla desertificazione del nostro territorio.

    Ho finito. Grazie.

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie molte a Paolo Galletti. Adesso passerei la parola a Lucio Cavazzoni, collegato da remoto, presidente del biodistretto dell’Appennino bolognese. Si prepari Riccardo Evangelisti di CIA Emilia-Romagna.

    La vediamo, ma non la sentiamo. Provi a vedere se ha tutti i microfoni accesi. Non sentiamo. Non so se da remoto sentono i colleghi, perché delle volte c’è un problema di sincrono. Lo dico così magari qualcuno dei colleghi collegato mi manda un WhatsApp. Ringrazio la consigliera Evangelisti, che ha confermato che i colleghi collegati da remoto sentono, mentre qui in Polivalente non la sentiamo.

    Chiederei ai tecnici di provare a risolvere la questione. È capitato altre volte. Chiedo scusa a Lucio Cavazzoni. Proviamo a darci un minuto, altrimenti possiamo andare avanti di un intervento. Non la sentiamo. Lui sta parlando, lo sentono i colleghi collegati da remoto, noi vediamo il labiale, ma qui non sentiamo. Lui sta parlando anche adesso, perché dal labiale è evidente. Magari i tecnici provano a risolvere la questione.

    Intanto anticiperei l’intervento di Riccardo Evangelisti, che è qui in aula, e lo ringrazio, che è il responsabile territorio e ambiente di CIA Emilia-Romagna. Un secondo. Anche da remoto adesso non sentono più. Adesso magari passiamo l’audio di Evangelisti. Grazie.

     

    EVANGELISTI, CIA Emilia-Romagna.

    Buon pomeriggio a tutti. Grazie, presidente. Il mio intervento sarà molto più breve e generale rispetto a quelli che mi hanno preceduto. Poi provvederemo a mandare delle osservazioni con un documento tecnico.

    Come CIA, quindi come associazione agricola, noi consideriamo il biodistretto e i distretti del bio più in generale sicuramente un’opportunità per creare un’alleanza tra cittadini, associazioni, amministrazioni e produttori del territorio, che possa valorizzare non solo i prodotti biologici, ma anche le risorse locali in generale. È un qualcosa in un’ottica molto più ampia, come possono essere le risorse naturali, turistiche e culturali.

    Indubbiamente, una proposta normativa, quindi disposizioni che possano valorizzare e promuovere i biodistretti sono assolutamente fondamentali e opportune perché ovviamente il mondo rurale, per organizzarsi, deve muoversi in un contesto organico e quindi è fondamentale avere dei riferimenti normativi.

    Riteniamo che il biodistretto debba essere caratterizzato da imprese dalla centralità dell’agricoltura biologica, come è ovvio. Oltre a questo, il numero delle imprese biologiche deve avere un certo peso a garanzia del progetto del biodistretto.

    Noi condividiamo la posizione di avere come percentuale di imprenditori agricoli biologici o in conversione, che non debba essere inferiore al 20 per cento dell’area del distretto in generale. Indubbiamente il biodistretto, come ho già detto, e vado in conclusione, rappresenta un’opportunità soprattutto per i territori marginali, quindi per combattere la marginalizzazione, zone svantaggiate, zone montane.

    È chiaro che deve essere una realtà non dispersiva. Dal punto di vista delle dimensioni devono essere coerenti con le dinamiche e le esigenze di un determinato territorio e deve creare una serie di risultati che siano poi tangibili, non solo in termini giustamente economici, ma anche ambientali e sociali, quindi, dei vantaggi in un circolo virtuoso per chi produce e coltiva il biologico.

    Io concludo. Vi ringrazio. Buon lavoro. 

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie. Non appena la nota arriverà, come ho anticipato, verrà trasmessa a tutti i commissari. Ne approfitto per anticiparvi che ne è già arrivata una, che verrà inviata, da parte di Tiberio Rabboni, ex assessore regionale, oggi presidente del GAL Appennino bolognese.

    Proviamo a recuperare il collegamento con Lucio Cavazzoni. Altrimenti, in presenza ci dovrebbe essere anche Bazzocchi Carlo. Mi scuso per lo scarso preavviso. Le chiederei intanto di intervenire. È il presidente di Agricoltura di confine e ATBio.

     

    BAZZOCCHI, presidente Agricoltura di confine e ATBio.

    Grazie, presidente. Grazie ai membri della Commissione. Buon pomeriggio a tutti.

    ATBio è un’associazione di biologico che siede nel tavolo del biologico nazionale e nel tavolo del biologico regionale dal momento, come diceva prima il collega, in cui è stato istituito.

    Siamo, quindi, seduti a questo tavolo.

    Agricoltore di confine, invece, è un’associazione che vive sul territorio. Come sentite dall’accento, sono romagnolo, sono di Cesena, quindi l’accento mi inganna. Del valore del biologico si è detto. Vorrei sempre ricordare, però, che i valori ecologici partecipativi del biologico ormai sono di tutti.

    Si chiama “agricoltura biologica” perché è un fattore produttivo primario, quindi, si produce facendo agricoltura e si produce, si fa reddito facendo agricoltura biologica. Non dimentichiamo, perché molte volte si confonde sempre il biologico con il naturale, che il biologico è un settore produttivo economico estremamente importante per l’Italia, per la nostra regione e per la Romagna.

    Vengo subito all’argomento. Sulle norme che sono state predisposte, nazionali, e conseguentemente quelle regionali, riteniamo che abbiano ben sposato quelle che sono le realtà locali. Se sia il 16, il 18 o il 20 non so. Rimandiamo a chi di dovere la definizione di questi numeri, di queste soglie di accesso, come vengono chiamate. Però, come quadro generale, avendo letto quello che propone il nazionale e come è stato recepito dal regionale penso che sia stato valutato con attenzione e valutato bene. Quindi, il lavoro che è stato fatto sicuramente è stato fatto bene.

    Ci dispiace, ma questo è un dispiacere che viene da noi di pianura, per noi romagnoli, ma credo sia anche una questione emiliana, sotto la via Emilia c’è un’agricoltura, sopra la via Emilia ce n’è un’altra; sotto la via Emilia e sopra la via Emilia.

    Io faccio il tecnico, quindi quando mi chiedono una coltivazione, chiedo sempre: sopra o sotto la via Emilia? Perché cambiano completamente i parametri. Soprattutto, l’agricoltura biologica, se andiamo a vederla nei numeri, abbiamo un’agricoltura biologica sopra la via Emilia e un’agricoltura biologica sotto la via Emilia. Vediamo che sotto la via Emilia, qualcosa è già stato detto prima, oltre ai meriti di Modena, ma sicuramente molti meriti sul biologico vengono anche dai Comuni della Bassa Romagna, Lugo e altre realtà, dove certamente non raggiungono questi numeri medi, che ha il territorio regionale, o il territorio nazionale, mentre hanno nel biologico un rapporto partecipativo con le realtà economiche locali.

    Si è detto prima dei mercatini, delle produzioni locali, le aziende piccole, le aziende medie che hanno trovato nel biologico una possibilità di crescita, una possibilità di raggiungere e di rimanere agricoltore. Ricordo sempre che se andiamo a vedere la media degli agricoltori biologici rispetto alla media degli agricoltori convenzionali, abbiamo una media in età notevolmente più bassa. Soprattutto in pianura anche, come è successo certamente per la montagna, per la collina o, come diciamo noi, sopra la via Emilia, è più facile, è stato sempre aiutato.

    Sono convinto che i territori fragili della montagna abbiano bisogno di essere mantenuti. Una piccola parentesi, perché tanto se ne parla continuamente: aziende, dopo l’alluvione, da noi in montagna hanno venduto tutti gli animali. Se spariscono gli allevamenti dalle montagne, sparisce l’agricoltura dalle montagne. Non avendo possibilità, ci sono diverse aziende che hanno preferito mandare al macello animali piuttosto che continuare a fare il lavoro dell’allevatore o dell’agricoltore.

    Auspico, se non oggi in un futuro immediato, che si possano prendere in considerazione questi territori virtuosi perché, è già stato detto, l’agricoltura biologica è un’agricoltura di partecipazione, con tutto quello che c’è sul territorio. Ricordo che Cesena, solo memoria storica, è stato il primo Comune al mondo che ha deciso di dare nel 1984 da mangiare ai bambini prodotto biologico. Quindi, veniamo da una realtà, però se io prendo Cesena e i Comuni limitrofi, non riesco a raggiungere questa percentuale, quindi tutto questo che è il valore storico.

    Finisco ricordando sempre che in agricoltura biologica parliamo di operatori, non di agricoltori, quindi, all’interno del sistema biologico ci sono gli agricoltori. Dico sempre che gli agricoltori sono divisi in due quote: i coltivatori e gli allevatori; e gli apicoltori sono allevatori che devono rientrare nel conteggio, perché c’è una bellissima realtà di apicoltura biologica estremamente importante per il territorio presente. Ho finito qui. Mi auguro che vengano, non so in che modo, presi in considerazione, perché quando è stata fatta la normativa nazionale e trasportata su quella regionale, i nostri territori di pianura si son visti un minimo limitati nella loro possibilità di percorrere questa strada dei biodistretti, anzi dei distretti biologici. Grazie.

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie. Riproviamo, e mi scuso, con Lucio Cavazzoni, presidente del biodistretto dell’Appennino bolognese. Proviamo prima in maniera ortodossa, con la piattaforma; poi abbiamo un’altra idea, nel caso. Cavazzoni, ci sente?

    Proviamo in questa maniera; anche stamattina la collega Soncini ho visto che ha utilizzato la tecnologia 5.0. Cavazzoni, prego, a lei la parola. Non la vediamo, ma speriamo di sentirla.

     

    CAVAZZONI, presidente biodistretto dell’Appenino bolognese.

    La ringrazio molto, e anzitutto un ringraziamento per il vostro tempo e la vostra pazienza a tutti di Giunta, Consiglio e ovviamente anche alla consigliera Zamboni per tutta l’attività che ha fatto fino ad ora.

    Io sottolineo, rispetto a quanto è già stato detto, tre aspetti.

    Ancora molto velocemente: un ringraziamento per tutto il lavoro e per tutta la pazienza e l’attenzione che state dedicando a questa tematica, come avete capito, molti di noi hanno storia e impegno sul tema del biologico.

    Oggi il tema del biologico non è più un tema di parte. Il nocciolo della questione del biologico è quello della rigenerazione, ed è in questo senso che è stato molto importante anche l’ultimo intervento di Carlo Bazzocchi, quando dice: guardate che è una responsabilità molto grossa che una Regione importante come la nostra non possa aprire nei biodistretti un’energia, una forza che possa andare oltre la via Emilia. Questo è un tema, anticipo, per il quale noi ci batteremo prospetticamente.

    Il territorio, al di là della via Emilia, quello non montano, quello di tutta pianura, è un territorio fondamentale. Per noi che siamo persone della montagna, che storicamente hanno lavorato […] intervenuti, siamo persone che hanno sempre lavorato in montagna, però non esiste montagna e pianura in una cultura di rigenerazione territoriale. Quindi, per noi una battaglia è perché ci possano essere condizioni di praticabilità. Per quanto riguarda supporti, per chi vuole costruire, di riforme di distretti anche deboli, anche fragili, ma iniziare in pianura sono per noi fondamentali. Quindi noi continueremo a batterci sotto questo aspetto.

    Vorrei dire altre due cose molto velocemente. L’articolo 13 della legge sul biologico che ha un anno di vita, e per la quale ci siamo battuti per più di dieci anni, racconta molto bene qual è la finalità dei biodistretti, che non è quella di avere delle isole ecologiche perfette o perfettibili da indicare come parchi da andare a visitare.

    L’idea di biodistretto, il progetto italiano nazionale del biodistretto che ci invidiano all’estero è quello di partire dalla terra ma per una progettualità ambientale e sociale di riconversione, di conversione, di rigenerazione dei territorio. Infatti, nel biodistretto è il territorio che conta, è il valore del territorio che conta, di chi ci vive, di chi può continuare a lavorarci e di chi vuole continuare a lavorarci, non è quello delle filiere. È come indirizzo un’idea di supporto alla piccola e media agricoltura, è stato detto con grande intelligenza: i piccoli e medi allevamenti rischiano oggi di scomparire, ma sono così importanti nella vitalità e rivitalizzazione dei territori.

    Noi nel nostro Statuto prima della parola “biologico”, abbiamo messo quelle “lavoro pulito” come obiettivo, di lavoro pulito, perché un grande obiettivo dei biodistretti è proprio quello di costruire opportunità di lavoro pulito in tutte le direzioni e in tutti gli ambiti dell’economia.

    Quello che sto dicendo è tanto più vero quanto più è consolidato nell’articolo 13, che racconta e spiega che cos’è la legge sul biologico, che cosa sono i biodistretti e a cosa servono, laddove, recita chi deve fare dei biodistretti e chi può fare parte dei biodistretti.

    Delle otto categorie che possono fare parte dei biodistretti, quelli dove si sottolinea la maggiore importanza sono le amministrazioni, sono gli enti pubblici, sono le Università, cioè sono tutti coloro i quali devono integrarsi all’interno di una politica di territorio, di riconversione e rigenerazione dei territori, rigenerazione anche culturale, non soltanto colturale. Questa cosa è stata detta, e per noi è molto importante.

    Concludo per dire tre cose. La prima: noi facciamo fatica, ma accettiamo la proposta presentata nel progetto di legge della consigliera Zamboni, perché si tratta di una battaglia molto importante, del 20 per cento di SAU biologica. La accettiamo con le precisazioni che ho fatto in anticipo: noi ci batteremo e continueremo a batterci per ridurre, o perché vi sia una condizione diversa per la pianura. La nostra legge sui biodistretti escluderà, e questo è un elemento di grave mancanza da parte della nostra Regione, che noi non possiamo accettare, prima cosa.

    Noi siamo disponibili ad accettare il 20 per cento proposto in SAU biologica su una SAU generale, e non è una cosa da poco, tenendo presente che nella montagna ci sono molte foraggere che vanno a contribuire ad alzare il livello biologico, non sono produzioni agricole precise. Non possiamo accettare il punto 4 così com’è stato riportato, dove si parla di includere, come caratteristica qualificante dei distretti una percentuale di produttori biologici sulla percentuale della SAU, noi siamo per togliere questa percentuale e per portare un numero secco minimo di agricoltori biologici, che siano non inferiori a 30. Questa ci pare possa essere una idea intelligente.

    Infine, il tema delle risorse finanziarie. Tutti quelli che sono intervenuti fino ad ora, sono quattro biodistretti apicali, quattro biodistretti tutti hanno più di 30 Comuni, più di 20-25 Comuni; noi siamo 31 Comuni complessivamente e siamo felici di includere anche Bologna e San Lazzaro, ve lo anticipo, anche se abbiamo fatto la nostra sede a Monte Sole per dare il segno che siamo in una montagna e non in una montagna qualsiasi. Raccogliamo tutti, con tutta la loro complessità, i Comuni dell’Appennino bolognese.

    Il motivo per cui abbiamo costituito un biodistretto è che vogliamo sperimentare, provare a costruire innovatività agronomica, anche innovatività negli allevamenti, innovatività nei prodotti che possano premiare la montagna, rendendola diversa come diversa è effettivamente, e togliendola dalla competitività del prodotto nella pianura, perché non ha nessuna possibilità la montagna, di poter competere con la pianura. Del resto, il prodotto di montagna può essere ed è in molti casi completamente differente.

    Per noi è molto importante poter sperimentare, ma poter sperimentare sia sul piano agronomico, di allevamento, sia anche sul piano culturale. Il tema centrale di quei distretti, infatti, è proprio quello di una conversione anche culturale, quindi di poter sviluppare percorsi che avvicinino la città alla campagna e non viceversa: la città alla campagna, non viceversa.

    Ecco che quindi l’elemento economico è un elemento fondamentale. Io mi rendo conto che la nostra Regione, e concludo, sia molto colpita e siamo colpiti anche noi che viviamo in questa Regione, in questo momento. Fra l’altro, la prima azione che ha fatto il nostro biodistretto è stata quella di costruire una grande campagna di solidarietà per le aziende dell’Appennino più colpite, e siamo riusciti a raccogliere con Ecoambiente, con associazioni diverse che partecipano con noi, quasi 100.000 euro per poter intervenire immediatamente sulle aziende più colpite. Ma il punto è questo: perché questi biodistretti possano decollare e possano esprimersi hanno bisogno di una dotazione importante finanziaria, se non nella legge, di priorità: cioè, deve avere priorità chi opera in una direzione comune, perché il biodistretto è operare in una direzione comune e territoriale.

    Concludo dicendo quindi che è molto, molto importante che vi sia uno stimolo, sia finanziario che possa aiutare i biodistretti a cominciare da una parte, dall’altra poter riuscire a sviluppare, anche attraverso le leggi ordinarie, la giusta e necessaria priorità che possono avere.

    Grazie. Ho finito.

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie a lei. Ci scusiamo per non essere riusciti a collegarsi in maniera diversa.

    Grazie anche ad Elettra Piscitelli per l’aiuto.

    Procediamo con Monica Coletta, che dovrebbe essere collegata da remoto, vicepresidente di AIAB nazionale, e sostituisce il presidente, dottor Romano.

    La vediamo. Proviamo col collegamento, sperando di essere più fortunati di prima.

     

    COLETTA, vicepresidente AIAB. Perfetto.

    Io ricomincerei dalla storia di AIAB, ma la farò molto corta e dall’impegno che ha ricordato anche il consigliere Lo Fiego di AIAB, già dagli anni ‘80 per l’agricoltura biologica.

    Lo faccio perché AIAB vede nell’agricoltura biologica un modello di sviluppo sostenibile, e ha basato sempre le sue azioni, e tra queste anche la progettualità sui biodistretti per rafforzare, dare vita a questo modello.

    Qualcosa sui biodistretti come progetto AIAB (vedo che non ho più il video, mi sentite sempre? Okay). Il termine “biodistretto” è un progetto di AIAB che parte negli anni 2009, si consolida nel 2014 con la registrazione di due marchi collettivi ai quali si collegano le linee guida. Da allora abbiamo costituito molti biodistretti in tutte le regioni d’Italia, o meglio, i biodistretti si sono costituiti secondo le linee guida AIAB in diverse regioni d’Italia.

    Dico questo per poi sottolineare gli elementi chiave delle linee-guida AIAB e cercare di andare sui punti discussi oggi e anche argomentarli dal punto di vista AIAB, evidentemente, un punto di vista nazionale ma che non perde di vista anche gli aspetti territoriali.

    Prima cosa, è stato detto da molti, il biodistretto AIAB si costituisce secondo un processo partecipativo dal basso, e va a costituire un patto tra le aziende agricole biologiche del territorio e gli altri attori che sono stati ricordati, quindi soggetti e istituzioni locali, soggetti della società civile. Come ricorderà chi ha seguito i lavori della legge sul biologico e poi il DM, per molto tempo gli enti locali erano presenti all’interno dei partner obbligatori.

    Oggi, con il DM gli enti locali sono partener facoltativo, ma da tutti gli interventi che ho sentito, la necessità di avere anche la parte pubblica e la società civile è assolutamente indispensabile. Secondo punto, rappresentatività del biologico nel biodistretto. Oggi voi avete parlato molto di SAU. Ci ritornerò dopo. Certamente, la SAU deve essere… Ci vuole un’ambizione, questo lo dico per l’esperienza che abbiamo maturato in questi biodistretti. Io sono personalmente coinvolta in un biodistretto, oggi anche distretto biologico toscano, che non ha il 30 per cento di SAU biologica, ha oltre il 45 per cento di SAU biologica, è un biodistretto viticolo e ha il 52,5 per cento della SAU viticola biologica. Questo lo preciso per dire che questi numeri non nascono per caso. Noi abbiamo iniziato a lavorare nel 2012. Siamo arrivati a questi numeri perché ci siamo dati degli obiettivi ambiziosi e ci siamo arrivati nel 2022.

    Dimensioni minime del distretto. È importante fissare degli obiettivi ambiziosi. Quanto ambiziosi lo valuterete voi e io dirò la mia su questo. Le dimensioni minime. Concordo anche io. Nelle linee guida era scritto. Le dimensioni minime le avevamo fissate in due Comuni, ma cinque Comuni può andar bene. Non è tanto il numero quanto l’identificazione territoriale basata su quel patto di cui stavamo dicendo prima. Si riconosce tutto? Questa è la domanda che penso si debba fare chiunque partecipi o chiunque voglia avviare un processo di promozione di un distretto biologico. Si riconosce quel territorio? C’è un’unitarietà di intenti? Si identifica, poi, la dimensione, cioè si risponde alla domanda.

    Attenzione a dare un numero secco. Certamente ‒ mi richiamo al primo intervento che è stato fatto ‒ non ci può essere sovrapposizione di territorio. È stato ricordato molto bene: per noi queste sono esperienze di governance. La governance su un tema come questo la facciamo all’interno di una condivisione di valori territoriali e attori del territorio.

    La rappresentatività dei produttori. Anche qui, un numero secco è abbastanza complicato. Lo discuterà l’aula e forse vi daremo qualche spunto in più quando consegneremo il nostro contributo.

    Quello che voglio sottolineare, ed è quello che chiederemo senz’altro, è che, laddove si identifichino i produttori come elemento discriminante, questi produttori devono essere iscritti nell’elenco dei produttori biologici o essere in conversione. Ritengo non sia accettabile ‒ e non lo è per AIAB ‒ pensare di conteggiare i produttori che sono in regime misto, cioè che non hanno fatto una chiara scelta di campo. So bene che i produttori a regime misto sono inseriti nel DM, ma questo non significa che noi non si debba e non si possa guardare più avanti, presidente. Questo noi lo vogliamo sottolineare con forza.

    Percentuale di SAU, e vado a chiudere. AIAB auspica il raggiungimento dell’obiettivo del 25 per cento di SAU agricola, che è l’obiettivo che la strategia “Farm to Fork” fissa per il 2030. Ha già dichiarato che lo vorrebbe raggiungere nel 2027. Bene. Gli obiettivi si raggiungono se sono ambiziosi. Quindi, che sia il 25, che sia il 30, che sia il 22, penso non si possa ragionare solo in numeri. Se noi diamo ‒ e questo ve lo dico ‒ un segnale vedrete che, poi, le aziende aumenteranno.

    Naturalmente, dobbiamo dare anche le risorse. La Toscana quel 30 per cento l’aveva inserito nel 2019. Scusate, la conosco bene perché è la regione da cui provengo. Nel 2019 non avevamo il 30 per cento di SAU bio, ma grazie a quel 30 per cento inserito lì, grazie a quel segnale i territori si sono mossi e oggi noi abbiamo cinque distretti biologi iscritti nel registro con abbondantemente oltre il 30 per cento di SAU bio. Gli obiettivi ambiziosi sono anche questi.

    Vado a chiudere con i punti che sottolineeremo maggiormente nel nostro contributo. In primo luogo, vi chiediamo, per evitare confusione tra un termine che è un marchio registrato, biodistretti, e una normativa di respiro nazionale e regionale, di modificare l’articolato e al posto di “biodistretti” parlare di “distretti biologici” o del “biologico”.

    Per quanto riguarda la SAU bio, vi ho già detto. Secondo noi, al di là dei numeri, per accelerare la transizione verso il biologico e verso i sistemi di produzione agricola, ci vogliono obiettivi molto ambiziosi. In questo modo, vedrete che i produttori si muoveranno.

    Vi chiediamo, inoltre, di escludere dal conteggio e anche dalla partecipazione obbligatoria, ma certamente dal conteggio, le aziende miste biologiche e convenzionali, perché non hanno fatto una scelta di campo precisa, quella necessaria per modificare un sistema agricolo. Il sistema agricolo non è fatto solo di prodotti. È fatto di mezzi tecnici, di soluzioni, di attività di innovazione calibrate sul biologico e non sul convenzionale. Come dobbiamo evitare la confusione tra biodistretto e distretto del biologico, dobbiamo evitare la confusione ‒ è stato anche detto ‒ tra biologico sostenibile o altro. Se si fa biologico è biologico.

    Sul 30 per cento vi ho spiegato quale è stata la nostra... Anche i tre produttori. Nessuno dei distretti biologici che è stato costituito in Toscana è costituito da tre produttori. Io so che voi avete un servizio statistico fortissimo, che sicuramente vi potrà supportare su questo.

    In questo momento non mi sento di dire... Certamente AIAB ha detto almeno due punti sopra la media regionale. Se partiamo oggi con due punti, facciamo il conto.

    E poi un suggerimento. Effettivamente, è una cosa che sta sperimentando la Toscana, che secondo me è molto interessante per continuare questa discussione anche tra noi distretti biologici e la Regione. Pensare a un tavolo di coordinamento e monitoraggio dei distretti biologici. Questo può sicuramente essere di supporto per comprendere come ci stiamo muovendo.

    La Regione Emilia-Romagna ‒ è stato detto ‒ ha tantissime produzioni e un sistema agroalimentare estremamente complesso e articolato. Penso sia una regione che, se riuscirà a porsi degli obiettivi ambiziosi, proprio per la molteplicità delle sue produzioni, possa veramente giocare un ruolo di primo piano per il settore biologico, sia a livello nazionale che europeo.

    Grazie.

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie. Sempre da remoto dovrebbe esserci collegato Paolo Santachiara, presidente di Slow Food Reggio Emilia.

    Si prepari Claudia Ramiri, di CNA Emilia-Romagna.

    La vediamo e la sentiamo. Provi ad alzare un po’ il tono della voce.

    Vi chiedo, se possibile, di stare nei tempi che avevo indicato in apertura. Grazie.

     

    SANTACHIARA, presidente di Slow Food Reggio Emilia.

    Grazie. Buongiorno a tutti. Vorrei premettere come è nato il biodistretto reggiano, che abbraccia tutta la Provincia e tutti i Comuni. È nato su una proposta di Slow Food di Reggio Emilia e della Comunità Laudato Si’, di Novellara, ma unito ad altre Comunità Laudato si’. È nato proprio con l’obiettivo di cercare di contribuire, come sostiene il Papa, a salvare la casa comune. È nato proprio con l’obiettivo di cercare di trasformare un territorio, che oggi è tra i più inquinati d’Europa e del mondo, in un territorio sano.

    Abbiamo iniziato il nostro cammino prima che ci fosse la legge nazionale. L’onorevole Antonella Incerti è stata tra le prime a sostenerci nel nostro cammino. Tra l’altro, è stata anche una delle relatrici della legge nazionale. Ci ha sostenuto. Noi, però, siamo nati prima. Siamo nati per cercare di lavorare su questa solidarietà tra aziende agricole biologiche e biodinamiche e tutta la società civile.

    Quando andavo in giro a contattare tutte le Amministrazioni comunali ho trovato non solo consenso, ma ho trovato veramente bisogno, ho trovato veramente un desiderio profondo di camminare su questa strada. Le Amministrazioni sono state proprio tra le prime che hanno incentivato a continuare per riuscire a formare questo biodistretto. Per poi, dopo, continuare il nostro coinvolgimento con le scuole, con i ristoranti, con le mense, con tutte le altre articolazioni tra le varie associazioni. Anche le aziende non necessariamente agricole.

    Noi siamo nati poveri e stiamo lavorando tuttora con il solo volontariato, però abbiamo un fuoco dentro. Non abbiamo mai pensato di lavorare per ottenere finanziamenti. Abbiamo lavorato proprio con questa forte spinta ideale.

    La legge nazionale, quando è arrivata, è stata la benvenuta. Questa legge indubbiamente ci ha dato veramente molto conforto, sia sugli obiettivi sia, naturalmente, per la sua stesura, per questo riconoscimento. Quando la legge nazionale ha richiamato l’esigenza di una legge regionale, la cosa ci ha fatto molto piacere. A livello regionale, dove la nostra pianura padana è ben collocata, occorre cercare veramente di lavorare tutti insieme per questa trasformazione. Quindi, è sugli obiettivi, sui risultati, come accennava la collega che è intervenuta precedentemente, che occorre puntare e non creare condizioni di accesso difficili. Lo conosciamo bene, lo hanno già sottolineato in tanti. Noi abbiamo dei territori della pianura padana dove troviamo piccole oasi all’interno di un contesto di agricoltura convenzionale e di allevamenti intensivi, dove il livello di inquinamento è impressionante. Tenete conto che c’è una ripercussione impressionante sulla salute. Io ho degli amici che sono andati ad abitare via, che avevano i figli con tante allergie. Hanno cambiato territorio, hanno superato tutta una serie di allergie. Tenete conto, quindi, che non abbiamo alternative al camminare sul biologico, quindi sul cercare di interrompere completamente quello che è l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, ridando fertilità alla terra, ridando anche dignità alla vita degli animali, quindi, come conseguenza, proprio alla salute di tutti noi.

    Mi ha molto colpito che in Francia esiste una legge che riconosce la malattia professionale degli agricoltori. Sapete quali sono le malattie professionali? Sono le malattie neurodegenerative, il Parkinson e ci sono alcuni tumori. Questo per dire in che condizioni siamo. È chiaro, quindi, che non possiamo puntare su biodistretti che vadano ad accorpare luoghi che sono già stati sanificati, sono già su una buona strada. Occorre cercare veramente di sanificare dove c’è il male, dove c’è bisogno. Questa qui è una prevenzione primaria.

    Tutto quello che è successo in Romagna deve porci grandi interrogativi. Se è vero che il territorio della pianura padana cinquant’anni fa aveva una capacità di assorbimento dell’acqua che era cinque o sei volte superiore a quella di oggi, è chiaro che dei forti interrogativi intervengono su chi, in un modo o nell’altro, ha ridotto questa nostra pianura padana in queste condizioni. Occorre stare molto attenti. Quando ci sono i finanziamenti, c’è l’odore dei soldi, ci sono molti che si aggrappano e cambiano un po’ direzione, pur sentendosi responsabili, in un certo modo, dello stato dell’arte.

    Ringrazio la consigliera Silvia Zamboni per questo disegno di legge, per quello che ha proposto, che indubbiamente cerca di tenere conto di quelle che sono le condizioni di questa nostra pianura. Speriamo che questa legge possa essere approvata. Indubbiamente, non disdegniamo i soldi. Ho voluto sottolineare che noi non siamo partiti per i soldi. Ci sono altri che stanno partendo per i soldi. Noi non siamo partiti per i soldi. Siamo partiti perché ci sentiamo un fuoco dentro, per andare avanti su questa strada, per salvare la pianura padana. Come dice Papa Francesco, per salvare questa casa comune. Lo sottolineava anche ieri. C’è questo bisogno proprio di un mutamento radicale. Nonostante tutti i freni, anche a livello europeo, tante associazioni da una parte sostengono anche il biologico, però di fatto non vogliono interrompere questo livello di inquinamento che sta venendo avanti ancora con forza e con un rallentamento forte anche di una legislazione che dovrebbe impedire questo.

    Grazie.

     

    Presidente RONTINI,

    Ringrazio Paolo Santachiara.

    La parola a Claudia Ramiri, responsabile agroalimentare di CNA Emilia-Romagna, e poi ad Andrea Flora.

     

    RAMIRI, responsabile agroalimentare CNA Emilia-Romagna.

    Buonasera a tutti. Voglio ringraziare il presidente e i consiglieri per la possibilità di essere qui, proprio per portare le nostre osservazioni. Sarò brevissima. Molte cose sono già state dette. Sono di CNA Emilia-Romagna. Noi ci occupiamo di imprese, più che altro, imprese di trasformazione, in questo caso. Io mi occupo dell’alimentare, quindi di parole come “sostenibilità”, “nutrizione”, “recupero degli scarti” e anche “filiera” rispetto al biologico. CNA è in tutti i campi sulla sostenibilità, quindi nell’agroalimentare e sul biologico. Ringraziamo anche noi rispetto alla proposta di legge della consigliera Zamboni.

    Mi sono appuntata due cose. Avevo preparato un discorso, ma adesso lo cambio.

    La consigliera ha detto che questa legge è per la crescita dei biodistretti e anche per aumentare le soglie di accesso e non di esclusione. Ed è quello che ci eravamo già appuntati prima. Per noi è importante aumentare le soglie di accesso e non escludere. Per cui, rispetto allo strumento, lo strumento di questa legge consente la relazione, il coinvolgimento di tanti attori, tra cui anche i soggetti culturali. Prima li ha citati nella legge.

    Volevamo ribadire le posizioni. Noi concordiamo rispetto alla proposta del 20 per cento della SAU e rispetto anche alla proposta del numero delle imprese, perché ci sembra che in questo modo sia più inclusiva come legge.

    Manderemo queste osservazioni sintetiche in forma scritta, come abbiamo detto prima.

    Vi ringrazio davvero della possibilità, a nome di tutto il sistema di CNA Emilia-Romagna. Io parlo anche a nome di CNA Bologna, che fa parte del biodistretto dell’Appennino bolognese, che ci ha aiutato a formalizzare queste considerazioni.

    Grazie mille. Buon lavoro a tutti.

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie. Ricordo che le osservazioni sono da inviare alla e-mail da cui avete ricevuto l’invito di oggi, l’unica ufficiale, perché poi possano essere inoltrate a tutti i colleghi che fanno parte della Commissione.

    La parola ad Andrea Flora, direttore di Confagricoltura Bologna. Dovrebbe essere l’ultimo intervento tra quelli che si erano iscritti a parlare.

    Come ho detto prima, se qualcuno avesse cambiato idea, volentieri.

    Grazie per la pazienza.

    Le passo la parola.

     

    FLORA, direttore Confagricoltura Bologna.

    Grazie, presidente.

    Ringrazio la Commissione per l’invito e la consigliera Zamboni per il lavoro fatto.

    Come Confagricoltura, parlo sia come Bologna che come Emilia-Romagna, avendo una delega specifica, riteniamo che il progetto di legge Zamboni sia condivisibile. In particolare, faccio un breve riferimento a quelle che sono le soglie di ingresso. Condividiamo il fatto che ci siano meno vincoli possibili, quindi il numero delle trenta aziende che devono esplicitamente aderire al biodistretto riteniamo che sia un numero sufficiente.

    Come mondo agricolo, sappiamo che siamo già tutelati dalla norma di legge che prevede un 50 per cento di presenze in Consiglio d’amministrazione.

    Riteniamo che dare un segnale di apertura e quindi non porre dei limiti per la costituzione del biodistretto sia un segnale importante, anche perché abbiamo la presunzione di credere che il biodistretto sarà anche un terreno – confidiamo e speriamo – attivo e attivato anche in un confronto tra mondi che, dagli interventi che ho sentito oggi, sono ancora un po’ distanti.

    Il mondo della produzione non è nemico della società. Ricordo che gli agricoltori non sono dei cattivi demoni con i denti aguzzi e il forcone, ma sono coloro che hanno con la propria fatica e con il proprio lavoro mantenuto il nostro Paese dopo la terribile esperienza della guerra.

    Non siamo buoni contro cattivi, non siamo indiani contro cowboy. A parte che oggi ribalteremmo i ruoli e sarebbero i buoni gli indiani e i cattivi i cowboy. Quindi, credo proprio che il tavolo, il Consiglio e l’Assemblea dei biodistretti siano un momento anche per confrontarci, per scambiarci le idee, perché mi sembra che ci sia un po’, in generale, in tutta la società, una contrapposizione sempre più evidente tra fazioni diverse.

    Ovviamente, non pretendo che la ragione sia dalla parte degli imprenditori agricoli che rappresento, ci piacerebbe confrontarci. L’obiettivo è comune: tutela dell’ambiente, del territorio. Gli agricoltori vivono il territorio, non vivono in città e quindi sono i primi ad avere interesse a utilizzare meno fitofarmaci possibili. Ricordiamoci che l’Emilia-Romagna comunque è la Regione in cui, in assoluto, anche nell’agricoltura tradizionale, ci sono meno fitofarmaci che in tutto il mondo. Chiaramente si possono ancora avere dei vantaggi. Chiaramente il biologico è ancora meglio per l’ambiente del tradizionale, però avremo magari occasione di scambiarci. Quindi, bene la proposta di legge della consigliera Zamboni. Per quanto riguarda l’associazione che rappresento, la soglia d’ingresso del 20 per cento della SAU biologica, conversione […] di trenta imprenditori è sufficiente.

    Grazie. 

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie. Come ho detto prima, non ho altre richieste di intervento. È corretto? Qualcuno in sala vuole intervenire? Prego.

    Maximiliano Falerni? Perché prima aveva detto sì e poi no. Prego. La parola al Presidente UNPLI Emilia-Romagna. Benvenuto, grazie. La ascoltiamo. UNPLI è la rete delle Pro-loco, se non erro.

     

    FALERNI, presidente UNPLI Emilia-Romagna.

    Esattamente. Non avevo chiesto di intervenire in quanto non è un ambito sul quale potremo intervenire direttamente e sul quale io non ho seguito tutti i passaggi puntualmente. Però, poi, essendo qui oggi, ascoltando gli interventi, ritengo di poter portare anche un contributo del nostro mondo.

    Sono Maximiliano Falerni, presidente UNPLI Emilia-Romagna, Pro-loco Emilia-Romagna. Rappresentiamo in Emilia-Romagna quasi 400 associazioni. La nostra organizzazione a livello nazionale ne rappresenta oltre 6.000. È una macchina organizzativa importante di una parte di attività che vengono svolte in tutto il Paese.

    Sicuramente la nostra vocazione, quella più importante, è portata ad essere un po’ quelli animatori, quei promotori o comunque quei soggetti che fanno promozione turistica, valorizzazione turistica, animazione territoriale. Però, in realtà, all’interno di questa definizione che vi ho appena riportato, ci sono molti elementi sui quali noi possiamo interagire, sicuramente, perché comunque noi abbiamo all’interno di queste principali attività abbiamo anche un comparto molto importante di quelle che sono le sagre. Queste sagre a volte vengono anche un po’ terminologicamente abusate, nel senso che a volte questo termine è un po’ anche usato in maniera secondo me impropria. In realtà, c’è un mondo dietro, c’è un racconto, una valorizzazione di un prodotto, c’è la valorizzazione di un territorio. Io sto portando avanti, quando facciamo i nostri convegni, i nostri incontri, tutte le nostre attività anche giornaliere. Quando promuoviamo un prodotto, sicuramente il prodotto agricolo è uno dei principali, ma noi facciamo anche tante altre attività, in realtà noi non stiamo vendendo o promuovendo un prodotto, ma stiamo promuovendo un territorio. Questo è importantissimo. Possiamo avere sicuramente un elemento caratterizzante, sul quale oggi mi faccio un po’ da portavoce. Qui c’è sicuramente da fare anche un lavoro. Qualcuno ha parlato di obiettivi importanti, come chi mi ha preceduto, dalla vicepresidente di AIAB al collega che è intervento più in ambito di associazionismo di Slow Food. Noi possiamo veramente dare un valore aggiunto su quelli che sono un po’ gli aspetti più culturali. Se si vogliono raggiungere degli obiettivi importanti, bisogna lavorare a trecentosessanta gradi.

    Con questo lavoro a trecentosessanta gradi noi possiamo veramente dare un supporto, una mano, sull’aspetto di cultura, di valorizzazione, di conoscenza, di informazione, perché poi noi siamo soggetti che abbiamo rapporti con i consumatori, quei consumatori sui quali, forse, se si valorizza di più tutta la tematica legata a questa legge, a questo riconoscimento, poi, alla fine, quando aumenta la domanda, aumenta l’offerta, aumentano i produttori. Sicuramente c’è maggiore stimolo anche da parte dei produttori a dire: “Forse se mi organizzo e cambio una parte dell’attività produttiva, non tutta, in questo ambito…”. Sicuramente noi abbiamo molti rapporti anche con i produttori, perché noi comunque valorizziamo quelli che sono i prodotti del territorio. Tra l’altro, abbiamo un progetto importante, nazionale, della nostra organizzazione, che si chiama “Sagra di qualità”, all’interno della quale ci sono anche tutti questi elementi qui e potremmo anche ulteriormente valorizzarli.

    Ringrazio chi ha lavorato fino ad oggi per la promozione e la definizione di questa norma, dalla consigliera Zamboni a tutte le attività interne della Regione. Noi potremmo avere sicuramente un ruolo più di valorizzazione, promozione e anche salvaguardia di tutto questo patrimonio. Grazie.

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie. Loretta Losi, Legacoop, prego.

     

    LOSI, Legacoop.

    Chiedo scusa, io non volevo intervenire, ma poi il dibattito è stato davvero interessante e molto stimolante. Non entro nel merito della proposta di legge, perché su questo faremo pervenire poi le osservazioni nel confronto con la nostra cooperazione agricola, che provvederò ovviamente a coinvolgere su questo percorso e avremo tempo di ragionarci.

    Volevo, però, intanto ringraziare anche per la sfida che questa proposta di legge si propone, perché non è così semplice e non è assolutamente mai scontato mettere al centro la dimensione partecipativa trasversale, la più larga possibile, includendo anche settori molto diversi rispetto a quelli agricoli.

    Il collega delle Pro-loco prima parlava dell’aspetto anche culturale. Io vi porto una piccolissima testimonianza, che è legata a come un territorio trova la sua dimensione e anche la sua capacità di vivere o rivivere attraverso alcune dimensioni partecipative. Penso alle nostre cooperative di comunità, banalmente, che hanno dentro anche tanti pezzi di agricoltura, che non sono chiaramente aziende agricole e quindi non rientrano nei circuiti normali così come le cooperative sociali, che hanno anche loro tanta agricoltura sociale. Penso che per loro questa cosa possa essere anche un momento di crescita e di evoluzione di quello che stanno proponendo.

    Nella nostra filiera, poi, non sto a dirvi che cosa sono le cooperative di ristorazione, che dentro alle scuole tanto stanno facendo per proporre e riproporre anche alimenti di qualità e nello specifico il biologico in particolare.

    Grazie davvero. Spero di avere ancora occasione per poter ragionare intorno a questi temi, perché davvero è stata una giornata importante. Grazie.

     

    Presidente RONTINI,

    Grazie a lei. Ci sono altre richieste di intervento? No. In sala ci dovrebbero essere anche Roberto Enrico Guarinoni, responsabile del Dipartimento transizione ecologica e digitale di CGIL. Non era un richiamo. Mi sembrava cortese salutare, diciamo così, le altre persone che erano qui in sala.

    Saluto Riccardo Nascè, funzionario di FedAgriPesca.

    Sono stati qui quasi per tutta la durata della seduta. Vi ringrazio. Vale anche per voi l’invito eventuale a depositare osservazioni.

    Ho dimenticato prima di aggiornare l’elenco dei presenti. Fin dall’inizio ci segue anche – è collegato da remoto – il consigliere Matteo Montevecchi.

    Ringrazio tutti voi che siete intervenuti. Ringrazio la relatrice, la consigliera Zamboni, e il relatore di minoranza, il consigliere Rainieri. Invito a fermarsi due minuti loro due al termine della seduta così proviamo a guardare l’iter delle sedute della Commissione di settembre, così da comunicarlo anche al più presto ai colleghi. È più che altro legato al termine degli emendamenti. Dal momento che qualcuno ci aveva scritto una mail, ne approfitto per dare una comunicazione alle persone che sono qui intervenute, ma che probabilmente lo sanno, magari anche a qualcuno di coloro che ci sta seguendo da remoto. Per essere invitati alle sedute della Commissione Politiche economiche, così come alle sedute delle altre Commissioni, quando ci convochiamo naturalmente in udienza conoscitiva, bisogna fare richiesta di iscriversi all’albo dell’associazione legata Commissione per Commissione, quindi tematica, e poi di default si ricevono gli inviti.

    Come sempre diciamo ai relatori, quando hanno da suggerirci nominativi di persone da invitare, lo facciamo volentieri. Grazie. Ci aggiorniamo.

     

    (interruzione)

     

    Presidente RONTINI,

    No, consigliera Zamboni. La dica a me. Sappiamo come funzionano le udienze conoscitive. Lei è la vicepresidente dell’aula.

     

    Relatrice consigliera ZAMBONI.

    Volevo sapere se avete dato un termine per mandare i contributi scritti.

     

    Presidente RONTINI,

    No. Assolutamente non c’è un termine per mandare i contributi scritti. Ho detto ripetutamente prima che possono sfruttare il mese di agosto anche per scrivere. Riprenderemo il 5 settembre con l’analisi del progetto di legge in Commissione.

    Grazie a tutti. Buon pomeriggio.

     

    La seduta termina alle ore 16,50.

     

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