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Legislatura XI - Commissione III - Resoconto del 15/11/2023 antimeridiano

    Resoconto n. 30

    Seduta del 15 novembre 2023

     

    Il giorno 15 novembre 2023 alle ore 10,00 è convocata, con nota prot. n. PG/2023/27328 del 09/11/2023, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna, viale A. Moro n. 50, la Commissione Territorio, ambiente, mobilità, in udienza conoscitiva, e, al termine, in seduta ordinaria, in modalità “mista”, cioè con la presenza in sede del presidente, dei vicepresidenti e dei seguenti membri per Gruppo assembleare: Bondavalli (BP); Costa, Daffadà, Dalfiume, Fabbri (PD); Evangelisti (FDI); Facci, Marchetti D., Rainieri (Lega); Mastacchi (RCPER); Pigoni (IV); Zamboni (EV); nonché degli altri partecipanti in via telematica, in applicazione dell’art. 124, comma 4 bis del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022, n. 26 (Disposizioni per lo svolgimento in modalità telematica o mista delle sedute delle Commissioni assembleari).

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    CALIANDRO Stefano

    Presidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    7

    presente

    OCCHI Emiliano

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    5

    presente

    ROSSI Nadia

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    5

    presente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    presente

    BONDAVALLI Stefania

    Componente

    Bonaccini Presidente

    1

    presente

    BULBI Massimo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    assente

    COSTA Andrea

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    DAFFADA’ Matteo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    DALFIUME Mirella

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    DELMONTE Gabriele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    EVANGELISTI Marta

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    presente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    3

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    LIVERANI Andrea

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    PELLONI Simone

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PIGONI Giulia

    Componente

    Italia Viva – Il Centro – Renew Europe

    3

    presente

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    RAINIERI Fabio

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    presente

     

    Sono altresì presenti l’assessore alla Programmazione territoriale, edilizia, politiche abitative, parchi e forestazione, pari opportunità, cooperazione internazionale allo sviluppo, Barbara LORI e la Vicepresidente e assessore a Transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile, Irene PRIOLO.

     

    Partecipano alla seduta: BORETTINI Maria Luisa, Presidente del Raggruppamento Guardie Giurate ecologiche volontarie di Reggio Emilia ODV e Vicepresidente FEDERGEV Emilia-Romagna; GUIDI Gabriele, Colonnello del Comando Regione Carabinieri Forestale "Emilia-Romagna”; FERRARI Carlo, Professore di Botanica dell'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna e Società Emiliana Pro Montibus et Sylvia; PUPILLO Paolo, Professore emerito dell'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna e Presidente onorario Federazione Nazionale Pro Natura – Unione Bolognese Naturalisti.

     

    Presiede la seduta: Stefano CALIANDRO

    Assiste la segretaria: Annarita Silvia Di Girolamo

    Funzionario estensore: Giulia Ercolino


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    UDIENZA CONOSCITIVA

    sull’oggetto:

     

    7138 -Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti". (Delibera di Giunta n. 1226 del 17 07 23)

    (Relatrice consigliera Mirella Dalfiume)

    (Relatore di minoranza consigliere Michele Facci)

     

    Presidente Stefano CALIANDRO. Chiedo se Occhi Emiliano è collegato. No.

    Rossi Nadia è collegata? Sì. Mi dite chi ha dichiarato la presenza in chat? Rossi, Bulbi e Piccinini hanno dichiarato la presenza in chat. Chiaramente invito anche gli altri colleghi che non l’avessero fatto a farlo.

    Sono presenti in aula i colleghi Costa, Daffadà, Dalfiume, Fabbri, Facci, Marchetti, Mastacchi.

    Quindi, riprendo l’appello da Amico Federico. È collegato? No.

    Bondavalli Stefania, non è collegata.

    Castaldini Valentina, non è collegata.

    Delmonte Gabriele, no.

    Evangelisti Marta, no.

    Liverani Andrea, no.

    Montalti Lia è collegata? No.

    Pelloni Simone.

    Pigoni Giulia.

    Pompignoli Massimiliano.

    Rainieri Fabio.

    Sabattini Luca.

    Tagliaferri Giancarlo.

    Zamboni Silvia.

    Proviamo con la seconda chiamata.

    Ditemi se abbiamo i numeri. Benissimo.

    Possiamo iniziare i lavori.

     

    Presidente Stefano CALIANDRO. Se non vi sono contrarietà, darei per approvato il verbale n. 30 del 2023.

     

    Presidente Stefano CALIANDRO. Passiamo alla trattazione del progetto di legge di iniziativa di Giunta recante “Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti”.

    I relatori sono, per la maggioranza, la consigliera Dalfiume e, per la minoranza, il consigliere Facci. Darei la parola alla consigliera Dalfiume. Prego.

     

    Relatrice Mirella DALFIUME. Buongiorno. Saluto tutti i colleghi e anche le persone che hanno accolto l’invito ad essere presenti a questa udienza conoscitiva. Ringrazio, come sempre, i collaboratori dell’Assessorato all’Ambiente, alle aree protette e alle aree boschive, mi perdo sempre l’elenco completo, per la loro presenza in aula, ma soprattutto per il lavoro che hanno fatto non solo negli ultimi mesi, ma negli ultimi anni su questo tema.

    Oggi parliamo del progetto di legge sulla tutela degli alberi monumentali e dei boschi vetusti. Senza la presenza degli alberi non esisterebbe neanche la presenza degli esseri umani. Ieri sera mi sono tolta l’ultimo sfizio di fare una ricerca sull’origine degli alberi. La presenza, le prime forme di vita vegetale sul nostro pianeta risalgono a 400 milioni di anni fa. Quindi, gli alberi che oggi proponiamo di andare a tutelare hanno degli antenati molto più vecchi dei nostri.

    Dico questa cosa perché il tema, anche se può apparire un tema di nicchia, lo è di fatto. Non andiamo a proteggere tutta la vegetazione arborea della nostra regione, ma stiamo parlando di tutelare e garantire le migliori cure, mettiamola in questi termini, agli alberi che hanno determinate caratteristiche, che poi andremo a vedere, e ai boschi che sono inutilizzati da un numero elevato di anni, da alcuni decenni.

    Prima di entrare nello specifico della legge, dico due cose di contorno, che però penso siano importanti. Gli alberi monumentali sono una materia di competenza sia statale che regionale e quindi fanno parte delle materie a legislazione concorrente. Questo è previsto dall’articolo 117 della Costituzione, così come è stato modificato anche in anni più recenti; per cui spetta alla potestà legislativa esclusiva dello Stato la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, mentre alle Regioni la valorizzazione dei beni culturali e dei beni ambientali.

    Queste due parole non sono lì per caso. La prima forma di tutela degli alberi è quella che rientrava nella tutela dei beni culturali, al pari dei monumenti o dei palazzi storici o delle statue e delle opere d’arte. Solo in tempi più recenti la legislazione ha riconosciuto uno status specifico per le alberature. Discendono da queste definizioni che sono contenute nella nostra Costituzione le normative, e non sto a ripercorrere tutto l’iter, ma parto direttamente dalla legge n. 10 del 2013, che hanno portato alla definizione giuridica univoca di albero monumentale.

    Successivamente, in attuazione a questa legge, con il decreto ministeriale del 23 ottobre 2014 sono stati definiti più specificatamente i criteri di attribuzione del carattere di monumentalità, che sono legati a elementi sia di pregio naturalistico, parliamo di età e dimensioni degli alberi, parliamo di forma e portamento dell’alberatura, della rarità botanica e dell’architettura vegetale. Tra gli altri elementi che contribuiscono ad attribuire il carattere di monumentalità, il valore ecologico, quindi la particolare specie o il valore ecologico inteso come ambiente, che contribuisce alla diversità della fauna e della flora, il pregio paesaggistico.

    Credo che tutti noi, partendo dalla nostra regione ma anche senza andare tanto lontani da noi, abbiamo in mente le architetture naturali, le sculture naturali costituite dagli ulivi secolari o i cipressi che caratterizzano le colline toscane, alberature che hanno una storia e che caratterizzano il paesaggio, ma che non sono spontanee, che sono frutto dell’intervento umano. Per quanto riguarda il nostro ambiente più regionale, ieri mi è venuta in mente una cosa. Non riesco a trovare un altro esempio. Per me che vengo dalla bassa Romagna e quindi non ho la dimestichezza con l’ambiente collinare e montano, penso che le piantate delle viti, le cosiddette viti maritate, dove il sostegno alla pianta della vite era dato dall’olmo o dall’acero, sono un elemento caratteristico del nostro paesaggio, pur essendo frutto dell’intervento umano per l’agricoltura. Quindi, il pregio paesaggistico e l’ultimo elemento è il pregio che anche le alberature possono costituire dal punto di vista storico, culturale e religioso.

    Attualmente in Emilia-Romagna il patrimonio arboreo monumentale tutelato è costituito dagli alberi monumentali regionali, che sono tutelati ai sensi dell’articolo 6 della legge regionale n. 2 del 1977. Quindi, la tutela dei nostri alberi da parte della Regione Emilia-Romagna discende da questa normativa, che è del 1977, una legge che è intitolata “Provvedimenti per la salvaguardia della flora regionale - Istituzione di un fondo regionale per la conservazione della natura - Disciplina della raccolta dei prodotti del sottobosco”.

    Grazie all’articolo 6, che rimanda a un decreto del presidente della Giunta regionale, sono assoggettati a particolare tutela gli esemplari arborei singoli o in gruppi, in bosco o in filari di notevole pregio scientifico o monumentale, che sono vegetanti nel nostro territorio regionale. Grazie a questa normativa, fino a oggi sono stati emanati quarantasette decreti di tutela a livello regionale per un totale di oltre seicento alberi tutelati a livello regionale. Seicento alberi sono pochi, se noi pensiamo che la nostra regione ha una superficie di 22.500 chilometri quadrati. Sono tanti rispetto al niente e cioè rispetto al fatto che, se non ci fosse stata questa normativa, non avremmo tutelato nemmeno quelli. Attualmente sono, invece, tutelati ai sensi della legge nazionale, quindi con regole più stringenti, la semplifico così, a livello regionale centoventisei alberi che sono stati, con decreto ministeriale, dichiarati alberi monumentali d’Italia.

    Negli ultimi anni, da quando le competenze in materia di alberi monumentali sono tornate completamente in capo alla Regione, è giusto sottolineare il fatto che i contributi per gli interventi di cura e salvaguardia sono stati incrementati anno dopo anno. Attualmente, a legislazione invariata, la Regione ha il compito di coordinare le attività di censimento effettuate dai Comuni e provvede ad effettuare l’istruttoria sugli elenchi ricevuti, a redigere l’elenco regionale degli alberi monumentali d’Italia da trasmettere al Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e forestale, che a sua volta poi redige l’elenco nazionale.

    Ma veniamo al nostro progetto di legge. L’iter di questo progetto di legge è iniziato nel 2021 su iniziativa dell’Assessorato alla Programmazione territoriale, edilizia, politiche abitative, parchi e forestazione. Considerando che in questo progetto di legge si parla anche della tutela dei boschi vetusti e che questa definizione dei boschi vetusti risale al 2018, quindi quattro anni dopo l’approvazione della legge nazionale, direi che non si è perso molto tempo per arrivare a elaborare questo progetto di legge.

    Dicevo su iniziativa dell’Assessorato, che ha costituito uno specifico gruppo di lavoro composto dal Comando regionale dei Carabinieri forestali dell’Emilia-Romagna, dal Segretariato regionale del Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo per l’Emilia-Romagna, dagli enti di gestione delle aree protette, dai Comuni e dai rappresentanti dei settori regionali interessati. Il testo a cui si è giunti è, dunque, la sintesi dei diversi contributi apportati dagli enti e dalle strutture coinvolte.

    Dunque, riassumendo, perché serve questa nuova legge regionale? Innanzitutto, per l’obbligo di recepimento della definizione giuridica di albero monumentale e di bosco vetusto monumentale, previsti dall’articolo 7 della legge n. 10 del 2013. Vi è inoltre la necessità di aggiornare la nuova legge ad un quadro normativo e tecnico che tenga in considerazione le nuove tecniche arboricole e silvi-colturali, proprio a partire dal fatto che l’attuale legge regionale risale al 1977. Quindi, in questi quasi cinquant’anni sono cambiate tante cose, anche dal punto di vista delle conoscenze scientifiche e delle tecniche. Vi è la necessità di disciplinare il patrimonio arboreo monumentale regionale in maniera più puntuale e precisa e la necessità di prevedere una nuova categoria di boschi vetusti a scala regionale. Ultimo ma non ultimo, vi è anche la necessità di adeguare le sanzioni da irrogare nel caso in cui le tutele non siano poi rispettate.

    Due o tre cose perché questa è un’udienza conoscitiva e quindi noi consiglieri, noi della Commissione siamo qui per ascoltare anche le opinioni, i pareri, i contributi che possono derivare dalle persone, dai tecnici, dagli esperti, dai docenti che hanno accettato di essere presenti con noi questa mattina. Dal punto di vista delle procedure, quello che è importante sottolineare è che mantenere un doppio binario, quindi mantenere la tutela di livello nazionale, ma anche una tutela specifica regionale, apre la possibilità, per quanto riguarda le tutele di alberi monumentali e boschi vetusti, di ampliare la platea dei soggetti che possono fare una richiesta di tutela.

    Questo è un passaggio importante per due motivi. Il primo è che non è una tutela che viene imposta. Non sono tutele che vengono imposte dall’alto, al contrario sono delle tutele che sono stabilite per legge a prescindere dalle proprietà pubbliche o private, per esempio degli edifici storici o delle opere d’arte o dei monumenti. Non c’è nessun vincolo che viene calato dall’alto, se non già preesistente, come i vincoli delle aree protette, per esempio, o dei parchi, che vengano imposte e calate dall’alto dalla Regione.

    L’altro aspetto interessante è che anche un singolo cittadino può richiedere, può segnalare un albero, che insiste su una sua proprietà, che lui ritenga abbia le caratteristiche per rientrare tra gli alberi monumentali da tutelare. Anche il singolo cittadino lo può fare o anche una associazione può segnalare al proprio Comune, e il Comune poi alla Regione, un albero o un filare di alberi o un boschetto o quant’altro che si ritenga possa avere dei requisiti interessanti. Quindi, chiunque può segnalare alla Regione nuove candidature, e pare che questo peraltro stia succedendo anche a normativa invariata, però non possiamo tenere la legge vecchia se vogliamo adeguarci alla normativa nazionale.

    Verrà creata una banca dati informatizzata e georeferenziata e un sistema informativo regionale degli alberi monumentali regionali. Oggi esiste già un repertorio, una banca dati degli alberi tutelati, che è accessibile perché è online sul sito della Regione. Quindi, questo facilita la conoscenza di queste tutele. La tutela e la gestione è in capo alla Regione e non ai Comuni. Spetta alla Regione l’autorizzazione per tutti gli interventi sugli alberi monumentali che sono tutelati.

    Non vorrei rubare troppo tempo all’ascolto. Per quanto riguarda i boschi vetusti, questa invece è una novità. Non erano previsti dalla nostra normativa e, come ripeto, non erano previsti nemmeno a livello nazionale fino al 2018, quando è stata integrata aggiungendo un nuovo comma attraverso un emendamento, una modifica. Quando parliamo di boschi vetusti, stiamo parlando di formazioni boschive naturali o artificiali, ovunque ubicate, che per età, forme o dimensioni, ovvero per ragioni storiche, letterarie, toponomastica, paesaggistiche, culturali e spirituali presentino carattere di preminente interesse, tali da richiedere il riconoscimento di una speciale azione di conservazione.

    In sostanza, i boschi vetusti sono boschi che da molti anni non sono stati oggetto di interventi di utilizzo del legname per vari motivi, o perché non erano raggiungibili dalle infrastrutture viarie o perché erano già tutelati da norme che vietavano il taglio, come ad esempio le zone A dei parchi, o per mancato interesse da parte degli stessi proprietari. Anche in questo caso si mantiene il doppio binario della tutela anche dei boschi vetusti regionali, nel qual caso il numero di anni in cui questi boschi non sono stati utilizzati per nessuno scopo è fissato in quarant’anni. Quindi, se un bosco è già inutilizzato da quaranta anni ha già uno dei requisiti per poter essere segnalato e candidato.

    Anche per quanto riguarda i boschi vetusti è prevista la creazione di una banca dati informatizzata e georeferenziata e di un sistema informativo regionale. La tutela e la gestione è in capo alla Regione. Anche in questo caso le comunicazioni per gli interventi di manutenzione e di tutela all’interno di questi boschi spetta alla Regione.

    Chiudo. In chiusura di questa trattazione per quanto riguarda i boschi vetusti, la conservazione e la tutela di questi boschi, a che scopo li dobbiamo tutelare? Per scopi diversi, diversi tra di loro ma tutti importanti. Il primo obiettivo è quello di tutelare la biodiversità, che significa tutelare la flora e la fauna di questi boschi, perché un albero monumentale è da tutelare per se stesso. Poi può darsi anche che su quell’albero ci siano uccelli che nidificano o altri tipi di animali. Nel bosco mantenere la biodiversità della flora e della fauna è un obiettivo importante, così come conservare queste aree di elevato valore naturalistico e paesaggistico, che possono comunque essere fruite da chi desidera visitarle.

    Un’altra cosa interessante, le aree boscate lasciate alla libera evoluzione possono costituire una testimonianza di come i boschi di una determinata specie, che non vengano più tagliati a fini produttivi, possano modificarsi e accrescersi. Quindi è interessante anche da un punto di vista di studio e conoscenza. Io mi fermerei qui perché credo che sia poi interessante ascoltare anche il mio collega per la sua relazione, ma soprattutto le persone che abbiamo invitato. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie. Non si battono le mani in Commissione. Prego, collega Facci.

     

    Relatore di minoranza Michele FACCI. Grazie, buongiorno. Anch’io saluto gli ospiti che abbiamo invitato. Infatti, questa Commissione è finalizzata ad acquisire informazioni, suggerimenti e anche critiche da parte di coloro che vivono il territorio sicuramente molto meglio di noi o quantomeno di me.

    Io sarò telegrafico, anche perché la relatrice di maggioranza ha già indicato ad ampio raggio quello che questa legge vuole fare. Faccio solo una riflessione, che a mio avviso è il punto centrale anche di questa Commissione di oggi. Fondamentalmente dovrebbe essere posta la nostra attenzione su quelle che saranno le ricadute effettive di questo progetto di legge, di questa legge sui territori.

    È stato ricordato che la Regione Emilia-Romagna ha legiferato per la prima volta nel 1977. Poi è intervenuta la legge nazionale nel 2013. Siamo nel 2023. Se vogliamo siamo in ritardo di dieci anni, quantomeno rispetto alla tutela degli alberi monumentali o comunque a una miglior classificazione, anche perché la legge del 2013, e in particolare il decreto ministeriale del 2014 che la specifica, è molto chiaro nell’indicare che cosa si intende, i criteri di monumentalità, tutta una serie di caratteristiche che devono essere osservate. Poi è corretta l’osservazione che solo nel 2018, con una modifica all’articolo 7 della legge del 2013, si è intervenuti anche sui boschi vetusti.

    Il punto è che questo progetto di legge, come avrete visto, chi l’ha letto, gli interessati l’avranno sicuramente colto, non si limita a recepire quello che la legge del 2013, poi modificata dal decreto, ha previsto, ma introduce ulteriori possibilità per la Regione. Non si fa riferimento solo all’articolo 7, si dice anche, richiamo esattamente gli articoli: l’articolo 3 sulle definizioni, per esempio, dice che si “applicano le definizioni di cui all’articolo 7 nonché le seguenti definizioni”. Anche così nel prevedere, alla lettera c), cosa si intenda per bosco vetusto regionale, si dice “formazione boschiva naturale o artificiale che non rientra nell’ambito di applicazione dell’articolo 7” e poi si stabilisce una serie di criteri.

    Quindi, si va oltre. Non sto dicendo che è negativo andare oltre, sto dicendo che non è una mera ripetizione di quello che la legge prevede. Dico che c’è qualcosa in più, che poi si demanda ad atti successivi. Qui, se vogliamo, sono indicati in maniera generale, però poi si rimanda, come fanno tutte le leggi regionali. Si fa la legge cornice e si demanda poi agli atti di Giunta, però questo può comportare degli elementi non dico di incertezza, ma comunque di dubbio, che a mio avviso andrebbero possibilmente chiariti fin da subito. Questo lo dice molto bene l’articolo 6, comma 1: la Giunta regionale, con propria direttiva, individua i criteri eccetera, che non rientrano nell’ambito di applicazione. Si lascia un po’ alla Giunta non dico carta bianca, ma un ampio potere discrezionale su questo aspetto.

    È quello che oggi è da capire a distanza di dieci anni dalla legge nazionale, dove, comunque sia, ritengo che delle ricadute nella nostra precedente legge regionale vi siano state. Poi ha ricordato la collega che noi siamo una regione ricchissima di biodiversità, siamo anche una regione ricchissima in zone di tutela. Per fortuna, non sto dicendo, ma a volte queste zone di tutela portano una serie di vincoli sui territori che vanno valutati, se sono effettivamente ancora meritevoli di essere mantenuti, meritevoli di essere aumentati. Quindi, c’è tutta una riflessione, a mio avviso, che in questo caso, approfittando anche di questo progetto di legge, si può anche aprire.

    La questione che avevo posto la scorsa Commissione è riferita all’articolo 4 e all’impegno della Regione con i comuni, enti forestali ed enti di gestione delle aree protette a condividere le informazioni e i dati utili per attuare la presente legge. Ecco, io avevo evidenziato come mancassero in questo richiamo i soggetti che, anche come consorzi privati, sono comunque proprietari legalmente di spazi di territorio. Quando hanno una dignità giuridica, ovviamente non il singolo privato, hanno una loro importanza sui territori, come per esempio i consorzi utilisti. Penso al mio Appennino, io conosco il consorzio utilisti della mia zona, ma so ovviamente che vi sono, anche in altri territori, situazioni più o meno similari. Quindi credo che questo potrebbe essere un elemento da tenere in considerazione.

    Comunque, io chiudo perché avevo promesso di essere breve e perché oggi la Commissione è incentrata sull’ascolto. Ovviamente ascolterò, prenderò i contributi e, come la collega di maggioranza, siamo a disposizione per qualsiasi interlocuzione. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie. Ci hanno intanto raggiunto i consiglieri Occhi, Pigoni, Evangelisti, Rainieri, Pelloni, Sabattini, Montalti, Zamboni, Tagliaferri e Bondavalli.

    A questo punto, l’elenco degli ospiti che audiremo questa mattina inizia con Carlo Ferrari, docente emerito di botanica all’Università di Bologna. Prego, professor Ferrari.

     

    Carlo FERRARI, docente emerito di botanica - Università di Bologna. Buongiorno. Io fino a poco tempo fa sono stato docente di botanica nelle Università di Bologna e Pavia e sono interessato a questo argomento per quanto riguarda la conservazione della diversità genetica delle piante legnose, chiamiamoli alberi in questo caso.

    Che cosa significa conservare la diversità genetica? Significa fare in modo che gli individui portatori di genomi rari, o comunque di genomi che occorre vagliare in rapporto alla totalità della popolazione di una certa specie, devono essere sottoposti a continue verifiche e monitoraggi. Che cosa accade nella Regione Emilia-Romagna? Accade che la Regione è un luogo di confine tra le specie arboree, che hanno il loro epicentro nell’Europa centrale, con le specie arboree che, invece, hanno il loro centro genetico nell’Italia mediterranea. In questo senso, per esempio, l’Appennino settentrionale regionale non è una terra qualsiasi. È una terra di confine e, come tale, la Regione Emilia-Romagna ne possiede, per così dire, la quasi totalità, cioè il versante padano dell’Appennino settentrionale ha un eccezionale interesse europeo proprio per questo motivo.

    Che cosa è stato fatto finora? Sono stati fatti alcuni studi che hanno mostrato come, per esempio, alberi come il pino silvestre raggiungono, nell’Appennino settentrionale, il loro limite europeo, il limite meridionale europeo. Notare che il pino silvestre è una specie a vastissima distribuzione euro-siberiana, però nella Regione Emilia-Romagna esistono alcune piccole popolazioni che hanno dimostrato all’analisi genetica di essere più simili alle popolazioni delle Prealpi che a ogni altra popolazione europea. Quindi, hanno un eccezionale valore genetico per la conservazione della diversità di questa specie.

    Il pino silvestre è il caso forse più eclatante, ma ci sono altri casi, come per esempio i tassi, taxus baccata, che non sono mai stati studiati e che quindi necessitano di un approfondimento. Io spero che questa legge muova soprattutto una ricerca di questo tipo, una ricerca sulla variabilità genetica degli alberi presenti, delle specie arboree presenti nella regione. Credo che questa legge fornisca una buona occasione. Sono quindi favorevole e ringrazio chi ha stilato la legge stessa per aver creato le premesse per una indagine conoscitiva su quella che è una diversità genetica in gran parte sconosciuta, però di cui esistono, come ho già citato nel caso del pino silvestre, degli esempi che ci sembrano ricchi di promesse scientifiche.

    Badate bene, la conservazione della diversità genetica di queste specie, come il pino silvestre, che hanno nella regione il limite della loro distribuzione, è una priorità scientifica e non soltanto scientifica. È una priorità per la conservazione biologica. In questo senso la Regione Emilia-Romagna, attraverso questa legge, potrebbe essere la regione di avanguardia per numerose ricerche sulla conservazione biologica delle specie arboree interessate.

    Io non ho altro da dire. Ringrazio chi ha stilato la legge per aver creato delle premesse culturali e scientifiche che non vanno abbandonate. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. La ringrazio, professore. Adesso abbiamo l’intervento del Colonnello Guidi del Comando regionale dei Carabinieri forestali. È online, chiaramente. Gabriele Guidi. Chiedo alla regia di dargli la parola. Buongiorno.

     

    Gabriele GUIDI, Comando regionale Carabinieri forestali. Buongiorno a tutti.

     

    Presidente CALIANDRO. Noi la sentiamo. La vediamo. Può intervenire, prego.

     

    Gabriele GUIDI, Comando regionale Carabinieri forestali. Perfetto. Grazie. Buongiorno a tutti. Un saluto alla Commissione e un ringraziamento per questa occasione. Porto il saluto naturalmente dei Carabinieri forestali dell’Emilia-Romagna e del comandante di Regione, Generale Mari, che mi ha incaricato di essere qui oggi.

    Io ho partecipato ai lavori di predisposizione della proposta di legge fin dall’inizio e devo dire che è una proposta di legge che ben sintetizza le esigenze di questo particolare ambito e che abbiamo anche fortemente sostenuto e richiesto, non fosse altro per l’esiguità delle sanzioni amministrative e per la vetustà dell’impianto normativo, risalente, appunto, al 1977. Proprio su questa base, ricordo che nel 2021 ci fu qualche riunione interlocutoria con l’Assessorato e con il servizio competente proprio per riavviare i lavori.

    Con questa norma si completa il quadro delle tutele a livello regionale e si aggiorna sulla base sia della normativa nazionale sia evidentemente di quella regionale. Quindi, di fronte avremo gli alberi monumentali di rango nazionale, i cosiddetti AMI, gli alberi monumentali di rango regionale, AMRER o qualcosa di simile, boschi vetusti monumentali di rango nazionale ai sensi della legge n. 10 del 2013, boschi vetusti ai sensi del decreto legislativo del 2018 e boschi vetusti regionali ai sensi di questa normativa.

    Devo dire che per varie ragioni, purtroppo, anche questo tipo di attività e di collaborazione è stata parzialmente discontinua, da ultimo anche a causa degli eventi alluvionali, per cui io colgo l’occasione ora per segnalare anche alcuni aspetti su cui, a nostro avviso, occorrerebbe fare qualche riflessione aggiuntiva, ovviamente se condivisa. Parto proprio dall’aspetto che, perlomeno nel percepito, ci riguarda in prima istanza, ovvero i dispositivi sanzionatori previsti dalla proposta di legge.

    La prima riflessione che faccio è attorno gli importi delle sanzioni pecuniarie, che, a nostro avviso, appaiono forse eccessivi, soprattutto perché sono in qualche modo analoghi alle sanzioni pecuniarie, parliamo di sanzioni amministrative, previste dalla legge nazionale. Ci troveremmo quindi nella situazione che, nel caso di un illecito per l’abbattimento di un albero monumentale regionale o un albero monumentale nazionale, quindi in ipotesi di rango e di valore superiore, la sanzione amministrativa sarebbe di importo pressoché analogo. Da questo punto di vista, forse, l’ho già suggerita in passato e quindi mi permetto di riproporre la questione. Conviene e più opportuno graduare l’importo della sanzione amministrativa in relazione al diverso rango dell’albero tutelato.

    Qualche perplessità ci rimane rispetto alle sanzioni amministrative non pecuniarie. In particolare, qui forse qualche aggiustamento occorre farlo perché a volte hanno natura riparatoria e altre non sono coerenti con le violazioni. Mi riferisco, ad esempio, ai lavori di ripristino, che, se sono concepibili e ammissibili per, ad esempio, il danneggiamento di un’area di un bosco vetusto sono abbastanza problematici per l’abbattimento senza autorizzazione di un albero monumentale.

    In questo caso occorrerebbe forse fare una riflessione sulle sanzioni amministrative di natura accessoria, ovvero quelle non pecuniarie, siano esse riparatorie o di altro genere, proprio per renderle il più aderenti possibile alle varie fattispecie.

    Ad esempio, piuttosto che parlare ad esempio di ripristino nel caso di abbattimento di un albero monumentale senza autorizzazione, forse sarebbe più opportuno obbligare al reimpianto di un congruo numero di soggetti arborei e quant’altro.

    Ci sono anche problematiche di dettaglio legate alla definizione, nel senso che le sanzioni per gli illeciti nei boschi vetusti sono commisurate al numero di alberi e al numero di arbusti, però non abbiamo la definizione di albero e arbusto. Questo può creare in prospettiva una serie di significative problematiche applicative.

    Da ultimo, forse conviene rendere in maniera più esplicita la competenza del servizio regionale competente (perdonate il gioco di parole) all’irrogazione delle sanzioni amministrative, perché in alcuni casi è esplicitata, in altri casi si rinvia alla norma regionale generale, cioè alla n. 21 del 1984 e così via.

    Se non intendo male l’impianto che è stato prospettato, tutte le competenze in materia, sia autorizzative che inerenti all’irrogazione delle sanzioni amministrative, farebbero capo al servizio regionale competente, per cui anche da questo punto di vista converrebbe forse renderlo più esplicito.

    Relativamente alla definizione, per tornare a questo aspetto, devo dire che condivido la perplessità che ha posto il consigliere di minoranza, perché è una definizione ulteriore di bosco vetusto quella che viene posta in legge regionale. Occorre forse fare una riflessione attorno ai 40 anni, cioè attorno al periodo che è fissato come termine di cessazione di qualsiasi attività selvicolturale all'interno dei boschi, perché 40 anni sono praticamente nulla rispetto al nostro panorama selvicolturale, se non altro per un progressivo allungamento dei turni per questioni interne al comparto forestale regionale.

    Evidenzio che la definizione nazionale pone il limite di 60 anni, che è pur esso non certo riferito a orizzonti secolari, ma sono parametri di tipo diverso.

    C’è un altro aspetto rispetto ai boschi vetusti che francamente mi lascia perplesso, ma anche nella normativa nazionale, perché c’è una sorta di visione anti-umana, nel senso che la nozione di bosco vetusto viene riservata a quelle forme forestali che asseritamente sono naturali o naturaliformi, vietando tra l’altro anche le attività selvicolturali successive.

    Anche rispetto a questo punto sarebbe opportuna una riflessione, perché occorre tenere a mente che tutto il nostro paesaggio forestale, salvo rarissime eccezioni come Sasso Fratino nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, ma forse neanche Sasso Fratino, sono forme sostanzialmente antropiche, per cui nella nozione di bosco vetusto credo che potrebbero rientrare anche forme forestali colturali. Mi riferisco ad esempio ai castagneti da frutto, che sono forme forestali ad elevata colturalità, che dovrebbero e potrebbero rientrare in questa tipologia di tutela.

    Da ultimo, faccio riferimento ovviamente all’Amministrazione a cui appartengo, quindi all'Arma forestale, che è citata in norma in maniera random, nel senso che i Carabinieri forestali sono citati solamente come destinatari di alcuni atti amministrativi, che siano ordinanze o avvisi di avvio di procedimento di tutela.

    Da questo punto di vista occorre fare una scelta coerente, nel senso che o la scelta è quella di rinviare il tutto ad atti successivi, quindi ai vigenti rapporti convenzionali e quant’altro, eliminando in questo caso anche questi aspetti, oppure, cosa che personalmente auspico, anche in virtù degli strettissimi rapporti di collaborazione con il servizio e con i colleghi, perché i Carabinieri forestali da sempre in Regione Emilia-Romagna partecipano a tutte le fasi che riguardano l’individuazione, la gestione, la vigilanza degli alberi monumentali, auspico un riferimento più esplicito alla collaborazione con i Carabinieri forestali con modalità analoghe a quelle che ritrovo nel Regolamento forestale regionale o simili, in cui accorgimenti testuali consentono questa possibilità.

    Qualche considerazione si potrebbe fare attorno alle casistiche autorizzative, alle modalità di scrittura con cui vengono poste alcune questioni, ma sono aspetti che possono essere chiariti anche in una seconda fase. Io mi fermo qui, ringrazio per l’attenzione e rimango ovviamente a disposizione. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, colonnello. Adesso abbiamo la dottoressa Maria Luisa Borettini, presidente delle Guardie giurate ecologiche volontarie, che è collegata con noi.

     

    Maria Luisa BORETTINI, presidente delle Guardie giurate ecologiche volontarie. Grazie, presidente. È grande onore intervenire dopo un Professore universitario e il Colonnello della Forestale.

    Ho chiesto di partecipare, perché, a parte l’interesse personale, sono presidente delle Guardie ecologiche di Reggio Emilia, che sono associazioni formate dalla Regione Emilia-Romagna, da voi, e anche vicepresidente della FederGEV dell’Emilia-Romagna, che comprende la maggior parte delle guardie ecologiche (1.200 in Emilia-Romagna).

    Perché siamo interessati a questa legge? Perché nel 1977 siamo nati con questa legge, cioè è la prima volta in cui si parla di guardie ecologiche, quindi di un volontariato ambientale organizzato dalla Regione Emilia-Romagna, è nel 1977. In questi anni (posso parlare dal 1990 in poi, in cui sono guardia ecologica), abbiamo partecipato al censimento degli alberi monumentali nel 2003, ad attività (posso parlare di Reggio Emilia) insieme con il Corpo forestale dello Stato, in alcuni casi insieme ai Comuni, perché in questa legge del 1977 le delibere affidavano la tutela ai Comuni; quindi, tramite i singoli Comuni siamo riusciti a fare interventi di diverso tipo.

    Intanto vi ringrazio moltissimo, perché è importante aggiornare la legge del 1977, prima di tutto, prendendo atto di quanto è successo nel frattempo, specialmente nella legge n. 10 del 2013, che è importantissima.

    Manca – devo dirlo - una legge nazionale di tutela di tutti gli alberi, come diceva la relatrice della normativa, non esiste una normativa di tutela: piantiamo alberi, ma la protezione è affidata al singolo Comune e pochissimi Comuni proteggono veramente il verde, di cui c'è veramente bisogno.

    Arrivando al punto di vista delle guardie ecologiche, per quello che riguarda la vigilanza, noi vi offriamo la nostra collaborazione, in quanto possiamo essere considerati un supporto sia della Regione, sia dei Carabinieri forestali in particolare, ma anche di altri Enti.

    Sia nella proposta, sia nelle segnalazioni che nel controllo periodico, noi siamo "gli occhi" sul territorio, siamo in grado, se in convenzione, se siamo citati nella normativa, di fare accertamenti e redigere verbali di sanzione amministrativa.

    Credo sia più efficace se l’Ente a cui vengono inviati i verbali, cioè l’Ente di tutela è la Regione, perché laddove è il Comune, almeno per quanto riguarda noi, gruppi di volontariato organizzato di vigilanza ambientale, o abbiamo la convenzione o vediamo abbattere un albero e possiamo al massimo segnalarlo, ma non fare nulla. Penso quindi che con la Regione le cose potrebbero funzionare meglio.

    Per quanto riguarda la pratica dell’attività in questi anni sul territorio, per quanto riguarda le forme di protezione citate, vorrei dare un suggerimento. In alcuni Comuni siamo riusciti a far inserire gli alberi monumentali (legge del 1977, non ancora quella del 2013) nei piani generali comunali. Secondo questa logica, se questo albero è inserito come un bene monumentale, laddove si debbano fare progetti di sviluppo urbanistico, bisogna motivare eventuali scelte e tenerne conto, non perché improvvisamente qualcuno si sveglia ed esistono.

    Altra riflessione. Siamo stati coinvolti da, credo, ARPA di Forlì – ma non mi ricordo bene - in un censimento dei patriarchi fruttiferi. La consigliera relatrice parlava di piantate, io abito in provincia di Reggio Emilia, regione, come Modena e Parma, di Lambrusco, ma vi dico onestamente che di piantate non ce n’è quasi più, cioè la situazione negli ultimi quarant’anni è completamente cambiata, è molto raro.

    Tra l’altro, per mantenere una piantata, come è stato detto, è l’agricoltore che propone la tutela, ma ad imporla diventa molto difficile, perché con i metodi meccanizzati di coltivazione è diventata una cosa veramente molto rara, ma veramente molto rara.

    Ci sono i patriarchi fruttiferi, qualcuno ha fatto ricerche veramente interessanti, perché sono le antiche specie e non solo sono un patrimonio biologico, ma sono un patrimonio per il futuro, perché nelle modificazioni anche genetiche delle specie più produttive richieste dai mercati attuali si perdono dei genomi e quindi mantenere i patriarchi fruttiferi è importante, così come è stato detto prima per i castagneti, è veramente importante, è una forma di coltivazione umana che ha una grande validità anche storica.

    Altre due cose. È molto importante la segnaletica. Come GEV abbiamo partecipato, vent’anni fa o forse meno, ad un censimento in tutta la Regione della situazione degli alberi monumentali della legge del 1977, e, laddove c’è il segnale, che nel 1977 era un segnale fisico, un cartello, oggi potrebbe essere un segnale su Google e potremmo modificarlo come abbiamo fatto in altre situazioni di aree protette. È importante perché, in primo luogo, essendoci un segnale lo sanno tutti e, in secondo luogo, questa visibilità aumenta la protezione.

    Per quanto riguarda le sanzioni, per fortuna non ci è mai capitato di applicare le sanzioni nazionali, ma quando sono di tenore così alto non è così semplice applicare questo tipo di sanzioni. Ci deve essere qualcuno più esperto di noi volontari, ma forse (vi dico una cosa strana) si potrebbero applicare sanzioni progressive, in base alla vetustà o alle dimensioni dell’albero, ma forse diventerebbe complicato, però condivido che una riflessione è importante.

    Infine (spero di non avervi annoiato, ma sono un ex insegnante, abbiate pazienza), per le comunicazioni e l'informazione, la Festa dell’albero sarà a Correggio, con il Comune di Correggio ne andiamo molto orgogliosi, la faremo non piantando alberi, e non perché non ce ne sia bisogno, ma andiamo a salutare con le scuole un albero che è stato dichiarato monumentale a Correggio con la Giunta di Correggio; quindi, andiamo a salutare i nostri vecchi alberi.

    La Festa dell’albero andrebbe fatta forse disgiunta dalle piantumazioni, per andare a vedere come stanno.

    Infine, una proposta che viene da lontano: perché non andiamo a raccogliere i semi, non aiutiamo a riprodurre queste antiche specie? Se sono sopravvissute, forse sono in un luogo particolarmente protetto, ma probabilmente hanno anche delle qualità di resistenza che andrebbero riprodotte. L’Ente più adatto sarebbe l’Università, ovviamente, però raccogliere i semi non è vietato.

    Da ultimo, il coinvolgimento dei CEAS, dei Centri di Educazione Ambientale alla Sostenibilità, quindi un progetto che li coinvolga con regolarità nel portare le scuole a conoscere e a creare un rapporto - perché questa è la forma educativa più importante e più stabile – con questi alberi monumentali.

     

    Presidente CALIANDRO. Dottoressa, le chiederei però di stare sulla legge, perché l’udienza è finalizzata a incrementare la legge. Grazie.

     

    Maria Luisa BORETTINI, presidente delle Guardie giurate ecologiche volontarie. Sì, era per l'informazione e la comunicazione. Ho finito. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. La ringraziamo per il contributo. Adesso abbiamo il professor Pupillo, emerito dell’Università di Bologna e anche presidente onorario della Federazione Nazionale Pro Natura. Chiederei al professore di accomodarsi. Grazie.

     

    Paolo PUPILLO, professore emerito dell’Università di Bologna e presidente onorario della Federazione Nazionale Pro Natura. Grazie. Sono stato professore di Fisiologia vegetale tuttora attivo e sono presidente della sezione dell’Emilia-Romagna della Federazione Pro Natura. Parlo anche informalmente a nome dell’Associazione Italia Nostra, alla quale aderisco.

    Dopo una consultazione, abbiamo considerato le caratteristiche di questa legge, di cui siamo stati informati recentemente. Consideriamo molto lodevole l’intento della Regione di portare a termine l’approvazione di questa legge, che, in termini generali, risponde ad un’effettiva necessità non soltanto di carattere burocratico generazionale, nel senso di sostituire una legge precedente ormai obsoleta per diversi aspetti, ma si propone anche esplicitamente di ampliare la tutela degli alberi e dei boschi, diciamo delle formazioni boschive, ad un complesso di situazioni più ampio rispetto alla legislazione nazionale.

    In questo senso io credo di interpretare anche la presentazione della relatrice di maggioranza, che ho sentito all’inizio, come una sorta di impegno di ampliare la tutela a categorie caratteristiche sia di alberi isolati o monumentali, sia anche di formazioni boschive che presentino caratteristiche comunque meritevoli di questa tutela.

    Capisco che questo discorso può essere avvertito come un discorso piuttosto generico, ma in effetti la distinzione fra il livello identificato dalla legge nazionale, quella del 2013, e la approvanda legge di cui stiamo parlando, la distinzione di applicazione è una distinzione obiettivamente sottile; quindi, può essere interpretata soltanto in termini di ampliamento e quindi di prospettiva positiva nei confronti dei boschi.

    Il momento della distinzione fra la legislazione nazionale e quella regionale è difficile da identificare; quindi, viene demandato per larga misura a determinazioni successive, che sono in capo alla Giunta regionale. Su questo ho già sentito qualche osservazione, ma sarebbe opportuno che qualche ulteriore punto fermo venisse fatto, oltre a determinare una situazione di notevole aggravamento per le strutture regionali, a cui si affida poi la gestione reale di questa legge.

    Credo quindi che una delle raccomandazioni da fare rispetto alla Commissione che ci sta ascoltando sia quella di provvedere anche ad un rafforzamento di queste strutture di gestione e di controllo nell’applicazione di questa legge perché se questa legge sarà presa seriamente, potrà comportare un notevole aggravio delle situazioni dal punto di vista di coloro che dovranno poi applicarla.

    Mi associo anche ad alcune delle considerazioni che ho sentito poco fa dal Colonnello dei Carabinieri forestali Guidi, che ha fatto una serie di osservazioni molto tecniche, che mi auguro che la Commissione terrà in opportuna considerazione, senza sposarle tutte, perché non sarei fra l’altro in grado di farlo.

    Voglio specificamente appoggiare due punti che sono emersi dalla lettura della legge. Uno di essi è la previsione della sostanziale intoccabilità degli esemplari arborei dei boschi che vengono investiti da questo tipo di tutela, ma anche del sottobosco, e questo è un punto molto importante perché ci assicura che la protezione viene ampliata anche alle forme di biodiversità che nel sottobosco vivono, vegetano o comunque crescono.

    La biodiversità del sottobosco è una cosa molto importante. Voglio ricordare un episodio, e mi scuso se perdo un minuto di più in questa esposizione. Anni fa, un collega aveva individuato un bel bosco, una cerreta in un Comune della prima collina bolognese che non nomino e propose al Sindaco una forma di tutela attraverso lo strumento urbanistico comunale. Nel giro di sei mesi tutti i cerri sono stati abbattuti, lasciando una valletta completamente al sole, e capite che all’abbattimento di un bosco che ha una valenza significativa dal punto di vista ecologico significa un dramma anche per ciò che sta sotto, cioè per la valletta intera, perché si cambia drasticamente la condizione di un habitat.

    Anche di questo mi auguro che questa Commissione e la Regione in generale vogliano prendere atto, ampliando i sistemi di tutela dei boschi esistenti. Certo, portare il limite a 40 anni, come abbia fatto, è un passo avanti considerevole, spero che l’applicazione sarà ampia, come prima dicevo.

    Tuttavia, è raccomandabile che questo indirizzo che emerge ora dall’attività regionale sia ampliato ad una serie di situazioni. Mi riferisco ad un’altra situazione, quella dei fiumi soprattutto in area montana, che ultimamente sono stati oggetto di una serie di valutazioni divergenti da parte delle autorità, in qualche misura anche contraddittorie.

    Si pensa che la vegetazione in alveo, ma soprattutto la vegetazione sulle sponde dei fiumi sia responsabile delle alluvioni, cosa che ovviamente è una sciocchezza colossale (scusate il termine). Pensiamo soltanto al fatto che nella recente alluvione di maggio, la seconda, vi è stata una massa incommensurabile di acqua che si è riversata sulle province della Romagna, una massa che è configurabile in 4,5 miliardi di tonnellate di acqua. Capite che la vegetazione in alveo o quello che tutti richiedono tante volte anche nei bar, ossia di pulire i fossi... figurarsi, abbiamo idea di cosa significhi 5 miliardi di tonnellate?

    Questa è una delle conseguenze, come ormai tutti o quasi tutti riconoscono, del cambiamento climatico che è in atto, di cui non sappiamo le conseguenze fra qualche anno. Adesso abbiamo preso atto che esiste, non sappiamo controllarlo, perché non stiamo facendo, come sapete perfettamente, quasi nulla in merito.

    Io spero che la Regione prenda atto che quello che sta succedendo, da molti punti di vista, è un cambiamento epocale, e ad un cambiamento epocale si fa fronte con delle decisioni radicali. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, professore. Adesso darei la parola all’assessore Lori per le conclusioni.

     

    Barbara LORI, assessore. Grazie, presidente. Quelle che proverò a fare oggi non sono vere conclusioni, perché credo che i contributi che nel corso di questa udienza conoscitiva sono emersi e quelli che potranno arrivare anche formalmente nei prossimi giorni andranno veramente considerati con grande attenzione all’interno di un percorso e di un dibattito che ritengo particolarmente ricco e significativo dal punto di vista della partecipazione e anche dei contenuti.

    Per questo motivo voglio ringraziare davvero moltissimo i relatori di maggioranza e di minoranza, che mi pare di poter dire si siano presi a cuore, condividendone profondamente lo spirito e anche approfondendo i moltissimi aspetti che questo progetto di legge, seppur all’apparenza semplice, porta con sé.

    Anche oggi abbiamo avuto la conferma di quanti siano gli aspetti che la tutela degli alberi monumentali può toccare, ne sono stati citati tanti (la dimensione ambientale, quella relativa alla conservazione della natura, alla biodiversità, agli aspetti paesaggistici e culturali).

    Tutto questo accade nella nostra Regione, in un contesto in cui l’attenzione verso gli alberi monumentali non nasce oggi, abbiamo una storia importante, abbiamo lavorato nel tempo anche dedicando risorse, che peraltro negli ultimi anni sono anche significativamente aumentate.

    Dopo le varie modifiche normative, quella del 2013 che è stata richiamata, ma anche alla luce della nuova strategia forestale nazionale, che è decisamente più recente e che ci consegna ulteriori sollecitazioni e attenzioni in termini di opportunità, abbiamo deciso di proporre questo testo di legge, che abbiamo approvato qualche tempo fa come Giunta.

    Ringrazio quindi per aver scelto di portare avanti l’udienza conoscitiva, ne avevamo parlato e non eravamo certissimi che l’udienza conoscitiva avrebbe potuto avere una partecipazione significativa, invece non è stato così, perché i contributi sono stati ricchi e importanti anche ai fini di un arricchimento del testo.

    Noi avevamo fatto come Assessorato alcuni incontri con i portatori di interesse, ma quella di oggi è stata una opportunità che ha ampliato ulteriormente lo sguardo rispetto a quanto è stato indicato finora.

    Da parte mia, piena disponibilità ad andare avanti nell’interlocuzione con i relatori e con tutta la Commissione e i consiglieri, per poter apportare tutte quelle migliorie che questo testo, che credo sia stato comunque apprezzato e utile anche per stimolare un approfondimento e delle valutazioni più ampie, ci potrà consegnare al momento della sua approvazione.

    Nei prossimi giorni vedremo anche i contributi che eventualmente dovessero arrivare e abbiamo ascoltato con molta attenzione quelli che ci sono stati testimoniati questa mattina, quindi sono molto soddisfatta, perché abbiamo avuto conferma di quanto questo nostro lavoro rivesta un interesse ampio e sia significativo rispetto a un tempo in cui dobbiamo fare i conti con dei cambiamenti molto profondi, che sono quelli climatici ma non solo. Abbiamo bisogno di assumere un atteggiamento diverso, certamente più consapevole anche dal punto di vista delle conoscenze, della cura e delle opportunità che la cura dell’ambiente può generare rispetto al territorio, ma anche rispetto a una dimensione più di comunità, partecipata nei vari contesti.

    Bene, quindi, l’udienza conoscitiva, grazie, presidente, e davvero grazie ancora a tutti coloro che oggi hanno scelto di essere qui o collegati da remoto, offrendoci i loro contributi sicuramente preziosi.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie. I lavori dell’udienza conoscitiva si interrompono qui e si continuerà con l’udienza ordinaria. Nel ringraziare gli intervenuti, chiedo a chi di loro avesse piacere di farci pervenire un contributo scritto, se lo ritenete, rispetto agli interventi che avete fatto, di farlo. Non è obbligatorio, ma è gradito.

     

     

     

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