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Legislatura XI - Commissione III - Resoconto del 19/01/2024 antimeridiano

     

    Resoconto integrale n. 3

    Seduta del 19 gennaio 2024

     

    Il giorno 19 gennaio 2024 alle ore 10,00 è convocata, con nota prot. n. PG.2024.612 dell’11/1/2024, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna, viale A. Moro n. 50, la Commissione Territorio, ambiente, mobilità, in udienza conoscitiva, in modalità “mista”, cioè con la presenza in sede del presidente, dei vicepresidenti e dei seguenti membri per Gruppo assembleare: Castaldini (FI); Costa, Dalfiume, Sabattini (PD); Marchetti D. (Lega); Mastacchi (RCPER); nonché degli altri partecipanti in via telematica, in applicazione dell’art. 124, comma 4 bis del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022, n. 26 (Disposizioni per lo svolgimento in modalità telematica o mista delle sedute delle Commissioni assembleari).

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    CALIANDRO Stefano

    Presidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    7

    presente

    OCCHI Emiliano

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    6

    presente

    ROSSI Nadia

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    5

    presente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    presente

    BONDAVALLI Stefania

    Componente

    Bonaccini Presidente

    1

    presente

    BULBI Massimo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    presente

    COSTA Andrea

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    DAFFADA’ Matteo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    DALFIUME Mirella

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    EVANGELISTI Marta

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    presente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    3

    assente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    LIVERANI Andrea

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    assente

    PELLONI Simone

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    assente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PIGONI Giulia

    Componente

    Italia Viva – Il Centro – Renew Europe

    3

    assente

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    RAINIERI Fabio

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    presente

     

     

    È presente il consigliere GERACE Pasquale (IV) in sostituzione della consigliera PIGONI Giulia (IV). 

     

    Sono altresì presenti i consiglieri: Maura CATELLANI (Lega); Luca CUOGHI (FDI); e la vicepresidente e assessore a Transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, Ambiente, Difesa del suolo e della costa, Protezione civile, Irene PRIOLO.

     

     

    Partecipano alla seduta: Leonardo BENEDUSI, Medea BERTOLANI, Gianni BESSI, Paola FAGIOLI, Sarah MAGRINI, Barbara ZANETTI.

     

    Presiede la seduta: Stefano CALIANDRO

    Assiste la segretaria: Silvia Fanti

    Funzionario estensore: Giulia Ercolino


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    UDIENZA CONOSCITIVA

    sull’oggetto:

     

    7675 -Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Decisione sulle osservazioni pervenute e approvazione del Piano Aria Integrato Regionale (PAIR 2030)". (Delibera di Giunta n. 2005 del 20 11 23)

    (Relatore Consigliere Costa Andrea)

    (Relatore di minoranza Consigliere Occhi Emiliano)

    partecipano:

     

    BENEDUSI Leonardo

    Consigliere del Comune di Monticelli D'Ongina

    BERTOLANI Medea

    Confindustria Emilia-Romagna

    BESSI Gianni

    Presidente Confservizi Emilia-Romagna

    EVANGELISTI Riccardo

    Responsabile Territorio e Ambiente CIA Emilia-Romagna

    FAGIOLI Paola

    Membro consiglio direttivo e segreteria di Legambiente Emilia-Romagna APS

    FAZIO Eugenia

    Coldiretti Emilia-Romagna - Area Relazioni istituzionali, sindacale, ambiente e territorio

    GUARINONI Roberto

    CGIL – Dipartimento transizione ecologica

    GURRIERI Antonio

    Confcommercio Emilia-Romagna

    LOSI Loretta

    Legacoop

    MACCATO Barbara

    Confartigianato Emilia-Romagna – Responsabile relazioni sindacali

    MAGRINI Sarah

    Coldiretti Emilia-Romagna - Area Relazioni istituzionali, sindacale, ambiente e territorio

    MICHELACCI Manuel

    UIL Emilia-Romagna

    ROSSI Luca

    Direttore generale di Confindustria Emilia-Romagna

    RUSCONI Gianluca

    Vicedirettore e responsabile dell’Area relazioni istituzionali e affari Legislativi di Confindustria Emilia-Romagna

    ZAMA Guido

    Direttore Confagricoltura Emilia-Romagna

    ZANETTI Barbara

    Responsabile Area ambiente Confcooperative Emilia-Romagna in rappresentanza anche del Tavolo dell’imprenditoria regionale

    ZANONI Francesco

    Confcooperative Emilia-Romagna – Ufficio attività produttive

     

     

    Presidente Stefano CALIANDRO. Buongiorno a tutti. Iniziamo con l’appello. Sono presenti, oltre al sottoscritto, i vicepresidenti Occhi e Rossi. Da remoto il collega Bulbi. Costa Andrea. Evangelisti.

    Marchetti Daniele. Piccinini Silvia. La collega Pigoni è sostituita dal collega Gerace, che chiederei di chiamare. Gerace Pasquale.

     

    Consiglier Pasquale GERACE. Buongiorno, presidente.

     

    Presidente CALIANDRO. È presente anche la collega Catellani. Proseguo con l’appello.

     

    (interruzione)

     

    Presidente CALIANDRO. Anche Cuoghi? Anche Cuoghi. Amico Federico.

     

    Consigliere Federico Alessandro AMICO. Presente. Buongiorno.

     

    Presidente CALIANDRO. Bondavalli Stefania. Non è collegata? Castaldini Valentina. Non c’è.

    Daffadà Matteo.

    Dalfiume è in aula.

    Evangelisti è collegata.

    Fabbri Marco. Non è ancora collegato.

    Facci Michele.

    Gibertoni Giulia.

    Liverani Andrea.

    Mastacchi Marco. È appena entrato in aula.

    Montalti Lia.

    Pelloni Simone.

    Pompignoli Massimiliano.

    Rainieri Fabio.

    Sabattini Luca.

    Tagliaferri Giancarlo.

    Zamboni Silvia.

     

    Consigliera Silvia ZAMBONI. Buongiorno. Sono collegata.

     

    Presidente CALIANDRO. Buongiorno. Secondo appello per Bondavalli Stefania.

    Castaldini Valentina.

    Fabbri Marco.

    Facci Michele.

    Gibertoni Giulia.

    Liverani Andrea.

    Montalti Lia.

    Pelloni Simone.

    Pompignoli Massimiliano.

    Rainieri Fabio.

    Sabattini Luca.

    Tagliaferri Giancarlo.

    Abbiamo il numero legale.

     

    OGGETTO 7675 - Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Decisione sulle osservazioni pervenute e approvazione del Piano Aria Integrato Regionale (PAIR 2030)". (Delibera di Giunta n. 2005 del 20 11 23)

    (Relatore Consigliere Costa Andrea)

    (Relatore di minoranza Consigliere Occhi Emiliano)

     

    Presidente CALIANDRO. Sull’ordine dei lavori. Sono pervenute le comunicazioni di Confesercenti, che sono allegate nella carpetta odierna, quindi i colleghi possono verificarle.

    L’associazione di categoria ha comunicato che non interverrà oggi, se capisco bene.

    Ci raggiungerà a breve anche la vicepresidente Priolo, però possiamo iniziare i lavori della mattinata con i due relatori.

    In questo momento vedo in aula il collega Occhi. Chiedo alla Segreteria di sollecitare il collega Costa, che era qui fuori. Non so se volete intervenire prima o dopo, come vi eravate accordati?

    Chiederei di sollecitare alla Segreteria il collega Costa. Eccolo. Relatore Costa, le chiederei se ha intenzione di fare un intervento di apertura. No. Quindi posso iniziare con la trattazione. Anche per lei va bene, collega Occhi? Va bene.

    Il primo intervento, perché è anche poi l’unico che si tiene da remoto, lo farei fare al signor Benedusi Leonardo, consigliere comunale con delega all’Ambiente del Comune di Monticelli. Riusciamo dalla Segreteria a sentire Benedusi Leonardo? Buongiorno, ci sente?

     

    Leonardo BENEDUSI, consigliere con delega all’Ambiente del Comune di Monticelli. Buongiorno a tutti e grazie per l’attenzione. Sono Leonardo Benedusi.

     

    Presidente CALIANDRO. Le assegniamo 10 minuti per l’intervento. Prego.

     

    Leonardo BENEDUSI, consigliere con delega all’Ambiente del Comune di Monticelli. Sì, me ne serviranno meno. Come Amministrazione comunale avevamo fatto anche alcune osservazioni al PAIR che ho visto che sono state respinte. In realtà alcune sono respinte in quanto viene spiegato come va inteso l’articolo che avevamo valutato, su altri invece ho un po’ di perplessità.

    L’aspetto più importante riguarda l’articolo relativo ai monitoraggi per quanto riguarda la combustione di biomasse. Un minimo di storia. L’articolo in questione intanto è l’articolo 22. Il DPR 412 del 1993 attribuiva le funzioni ispettive sugli impianti di riscaldamento ai Comuni di popolazione superiore ai 30.000 abitanti e per il resto del territorio alle Province, quindi Enti tutto sommato strutturati. La risposta invece è stata data alla nostra osservazione dicendo che ci sarà la revisione e quindi potrebbero esserci anche dopo delle funzioni specifiche ai Comuni.

    Mettetevi nei nostri panni. Il mio non è neanche un Comune piccolissimo, perché ha 5.300 abitanti, ne abbiamo di ben più piccoli dove la dotazione organica è ridotta ai minimi termini.

    Noi abbiamo due Vigili urbani che, anche in base al PAIR, debbono intensificare i controlli sui veicoli circolanti. Ma non hanno solo quello da fare, devono occuparsi dei mercati, devono occuparsi dell’ordine, eccetera.

    Quindi, noi avevamo chiesto che non venissero trasferite funzioni ai Comuni riguardanti questi impianti.

    Esiste ad oggi un’agenzia regionale e questa potrebbe essere quella deputata a fare questi monitoraggi, tanto più che è quella a cui devono essere inviate le informazioni sulle caldaie.

    Noi non abbiamo il personale ma soprattutto, quel poco personale che abbiamo non è formato in tal senso. Capite bene che comprendere se una caldaia ha X stelle, eccetera, poi comprendere se viene gestita in un certo modo, verificare se il combustibile è un combustibile ammesso, comporta anche competenze in tema ambientale. Su questo aspetto torno a ribadire l’osservazione che avevamo già formulato in sede opportuna.

    Un altro aspetto importante che dovrebbe essere chiarito riguarda i divieti di circolazione. Storicamente i divieti hanno sempre riguardato il centro abitato e non le strade provinciali, se non anche le autostrade, che attraversano i centri abitati. Dico anche autostrade perché il Comune confinante ha l’autostrada che passa a 70-80 metri dalle abitazioni.

    Come ci si comporta in questi casi? La Regione ha la forza, il potere, o anche la volontà di agire su queste arterie che impattano sicuramente più di una strada che collega una mia frazione al capoluogo del mio Comune? Perché capite bene che se noi vietiamo la circolazione a chi peraltro non è neanche servito dai mezzi pubblici, con che faccia poi gli andiamo a dire passano dei camion con 20.000 veicoli al giorno sulla Padana inferiore? Questo è un aspetto importantissimo da analizzare. Poi avevamo chiesto anche una limitazione sui barbecue, perché ci sembrava un po’ limitata la limitazione solamente dei falò tradizionali. Noi non ne abbiamo, però comunque un falò magari ha una durata minima, un’oretta, due orette. I barbecue in certi periodi dell’anno possono diventare un problema.

    La risposta è stata data dicendo che si possono fare dei Regolamenti. Certo, si possono fare dei Regolamenti, però forse sarebbe più opportuno utilizzare uno strumento più forte, quale il PAIR. Il PAIR ha la finalità di migliorare la qualità dell’aria limitatamente ad alcuni inquinanti. Ha delle azioni importanti anche in tema di emissioni di ammoniaca, in quanto è un precursore del PM10.

    Tra queste misure, non l’avevamo fatto come osservazione perché ci sentivamo forti di un nostro Regolamento, avevamo comunque, nell’incontro che era stato fatto con l’assessore Priolo che aveva positivamente recepito l’idea, avevamo chiesto di intervenire per gestire le problematiche di emissioni, peraltro anche odorigene, derivanti dallo spandimento dei gessi di defecazione.

    Questi gessi in Emilia-Romagna non sono prodotti in grandi quantità, perché si privilegiano altre modalità di riutilizzo/smaltimento. Però, noi che siamo un Comune rivierasco e quindi confinante con altre Province, in particolare con la Provincia di Lodi alla quale siamo collegati attraverso il ponte di San Nazzaro abbiamo il problema, parecchi mesi estivi e primi autunnali, settembre e ottobre, abbiamo il problema dello spandimento di questi gessi di defecazione che non sono nient’altro che i fanghi degli impianti di depurazione trattati minimamente per poter essere portati sui terreni.

    Abbiamo quindi forti problemi di emissioni di ammoniaca e di odori.

    Il nostro Regolamento pensavamo che ci coprisse adeguatamente, senonché una recente pronuncia del Consiglio di Stato arriva a confermare che queste funzioni in tema ambientale, proprio in tema soprattutto di fanghi, possono essere governate dalla Regione.

    Quindi, qual è lo strumento migliore per farlo dal momento che abbiamo un Piano da approvare? Io credo che sia questo, perché almeno diventa una misura strutturale, altrimenti mettere in piedi una legge regionale, una delibera, magari comporta tempi troppo protratti nel tempo, perché comunque il problema si riproporrà a breve. Noi corriamo il rischio, alla luce di questa recente pronuncia, che venga impugnato il Regolamento nel momento in cui determina degli effetti negativi nei confronti dei soggetti che fanno lo smaltimento.

    Concludo il mio intervento. In sostanza sono tre i punti chiave: uno, la regolamentazione del traffico sulle arterie di attraversamento, quindi le limitazioni andrebbero estese anche a queste strade in modo che ci sia parità di trattamento tra chi attraversa e chi invece entra in paese perché ha bisogno di un servizio e non ha un servizio di trasporto pubblico.

    Due, il tema del governo, del controllo della combustione da biomasse, che è un tema sicuramente fondamentale perché comunque è già stato accertato più volte da ARPAE che la combustione di biomasse è una delle principali fonti di particolato fine. Io aggiungo anche di emissioni di benzopirene, sostanza cancerogena, di diossine, sostanze cancerogene. Quindi, bisogna sicuramente controllarle e cercare di contenerle il più possibile. Terzo, inserire una procedura di gestione dello spandimento dei gessi di defecazione introducendo distanze, periodi, eccetera. Io vi ringrazio per l’attenzione e vi saluto.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie. Adesso abbiamo Medea Bertolani, di Confindustria Emilia-Romagna. Le chiedo di intervenire qui dal pulpito.

     

    Medea BERTOLANI, Confindustria Emilia-Romagna. Buongiorno a tutte e a tutti, presidente e consiglieri.

    Vi ringraziamo per avere concesso a tutti i soggetti interessati, quindi anche a Confindustria Emilia-Romagna, la possibilità di condividere con voi queste osservazioni rispetto ad un Piano, come il PAIR, così rilevante.

    Questi ringraziamenti non sono un atto dovuto ma un passaggio sentito, perché Confindustria Emilia-Romagna ritiene, ed è convinta, che una promozione ampia della partecipazione delle imprese sia necessaria ed essenziale per garantire che le decisioni riflettano una prospettiva diversificata e tengano conto degli impatti sul settore privato.

    Ciò posto, entriamo nel merito. Oggi discutiamo di norme e di strategie del Piano Aria Integrato Regionale 2030. Questa proposta di PAIR è certamente una buona base di partenza, frutto anche di un percorso partecipativo che ha consentito uno scambio di idee all’interno di una fase importante, come quella preliminare, di definizione delle politiche ambientali, fermo restando ovviamente le prerogative dell’Assemblea che ancora si deve esprimere sul Piano.

    Come più volte ribadito in diverse sedi, l’importanza strategica del PAIR è evidente. Il Piano rappresenta un documento fondamentale mediante cui veicolare la definizione delle politiche ambientali nei prossimi anni, in grado di garantire non solo una maggiore tutela della qualità e della salubrità dell’aria, ma anche il potenziamento e il consolidamento di un sistema economico regionale come il nostro.

    È da questo rapporto tra i duplici interessi che ho appena citato, quindi la salubrità dell’aria, la qualità della vita e le emissioni industriali, e non dalla loro contrapposizione, che inizia la nostra riflessione di oggi. L’industria oggi è sempre più consapevole non solo degli obiettivi vincolanti dettati dall’Unione Europea sul tema, e ovviamente anche della procedura di infrazione in corso, ma anche del fatto che contribuire al miglioramento della qualità dell’aria e alla conseguente tutela della qualità della vita sia una questione da trattare in modo urgente e serio.

    Una precisazione. In questa sede non si intende chiedere alla Regione deroghe alle normative in materia di emissione. Al contrario, si evidenzia invece la necessità di allineare le norme del Piano alle normative vigenti in materia di emissioni e, soprattutto, si propone un cambiamento di approccio nel rapportarsi ai concetti di qualità dell’aria ed emissioni industriali, soprattutto su tematiche che ne richiedono un delicato bilanciamento, come quelle contenute nel PAIR.

    Ciò in che modo? Partendo da questa considerazione fondamentale, cioè che oggi più che mai è possibile fare in modo che la tutela della qualità della vita si realizzi anche grazie al progresso industriale. Ciò in quanto ogni investimento è destinato al miglioramento dell’impatto dell’industria sull’ambiente in quanto genera auspicabilmente sempre nuove e più performanti tecnologie green, che a loro volta consentono all’industria di generare emissioni sempre meno impattanti sull’ambiente, come dimostrano i dati recentissimi diffusi da ARPAE e dalla Regione sulla qualità dell’aria dell’anno 2023. Quindi, impiego di tecnologie all’avanguardia, utilizzo di strumentazione moderna, infrastrutture a ridotto impatto ambientale e installazioni volte alla produzione di energia alternativa. Sono tutte scelte di politica industriale che oggi più che mai l’industria è pronta ad adottare, anche grazie al giusto supporto da parte della Regione.

    Del resto, i citati dati sulla qualità dell’aria dell’anno 2023 di ARPAE consentono di aprire e non chiudere una riflessione su come mantenere positivi questi traguardi in materia di mancato sforamento dei limiti emissivi e la convivenza, al contempo, di una concentrazione, di un tessuto virtuoso imprenditoriale che è un vero e proprio vanto per la nostra Regione.

    Occorre quindi interrompere la logica di contrapposizione, salubrità dell’aria ed emissioni industriali e di inaugurare una nuova stagione di politiche dove la qualità dell’aria e quell’impresa, immaginata dal Patto per il lavoro e per il clima, rappresentino valori alleati in grado di indirizzare il decisore politico verso scelte di politica ambientale delicate dei prossimi anni.

    Su queste fondamentali considerazioni Confindustria Emilia-Romagna è convinta che il PAIR 2030 debba costruire le proprie politiche ambientali dei prossimi anni. Pertanto, il nostro invito è molto chiaro: incrementare gli investimenti alle imprese capaci di veicolare in maniera efficace le politiche industriali verso l’adozione di tecnologie sempre più performanti, sempre più green, in grado di migliorare efficacemente la qualità dell’aria. Le scelte hanno costi ed effetti che non si possono sottovalutare. La transizione energetica richiede impianti per la produzione di energie rinnovabili. Una Regione digitale comporta necessariamente una ingente quantità di energia, al netto dell’efficientamento energetico, dove certamente la Regione Emilia-Romagna è leader in Europa.

    Persone e merci che si spostano richiedono una logistica efficiente e infrastrutture nuove e moderne. Un’economia in crescita in grado di attrarre persone e produzione di alto valore per competere nel mondo, richiedono luoghi di lavori ad alta efficienza e luoghi di lavori moderni.

    Ne consegue che siamo convinti che le misure contenute nel PAIR 2030 rappresentano una preziosa occasione per la Regione Emilia-Romagna di incidere nelle politiche finalizzate al miglioramento della qualità dell’aria. Per tale motivo siamo altresì convinti che questo Piano dovrebbe contenere: maggiori strumenti di premialità alle imprese; sconti su tariffe, ovviamente per quanto di competenza della Regione; alleggerimento degli oneri amministrativi, ad esempio per tutti gli operatori che approfittassero delle ore notturne per le operazioni di carico e scarico; semplificazioni amministrative. Ricordiamoci, abbiamo pur sempre firmato un patto per la semplificazione e il principio di semplificazione amministrativa non si rinviene all’interno delle norme tecniche di attuazione ma la semplificazione passa anche da queste disposizioni fondamentali, come appunto le NTA. Infine, bandi strutturati, ben strutturati, dedicati alla transizione ecologica anche alla luce delle risorse europee. Su quest’ultimo punto sia consentita una brevissima riflessione sempre costruttiva. Un concreto esempio di efficace accompagnamento delle imprese nel processo della transizione ecologica è certamente rappresentato dalla programmazione dei bandi con i fondi POR-FESR. Nel corso del 2023, come noto, la Regione Emilia-Romagna ha dato piena attuazione alla programmazione 2021-2027, implementando una serie di misure molto rilevanti per le imprese e allocando circa il 50 per cento le risorse a valere sui fondi programmatici regionali FESR.

    Tuttavia, per quanto riguarda i fondi dedicati alla transizione verde, è utile notare che la quasi totalità delle risorse, e il riferimento è a più di 55 milioni di euro, è stato legato a strumenti finanziari, fondo energia e Basket Bond, e non a contributi diretti alle imprese. Inoltre, fino ad ora l’unico bando sull’efficientamento energetico pubblicato alla Regione, non ha esaurito le proprie risorse e ha riscontrato poco interesse da parte delle imprese. Infine, ancora pochi sono i finanziamenti di edilizia destinati a fondo perduto nei vari bandi e strumenti di accompagnamento alle imprese nella transizione ecologica, ad esempio sul fondo energia.

    Occorre incrementare tale quota in modo da indirizzare in maniera decisa gli investimenti delle imprese a partire dalla neutralità carbonica. Torniamo nel merito delle misure contenute nel Piano. A riguardo Confindustria Emilia-Romagna in particolare evidenzia che l’applicazione dell’articolo 25 delle norme tecniche di attuazione risulta particolarmente gravosa per quel settore industriale, soprattutto fa riferimento a quelle aziende in regime di AIA e di AUA che rappresentano un settore strategico per l’economia regionale. Sottoporle quindi a misure ancora più restrittive di quelle vigenti rischia di esporle ad un vero e proprio squilibrio competitivo nel mercato, a fenomeni di squilibri competitivi nel mercato.

    Del resto, proprio alla luce dei dati che ho citato prima, quelli di ARPAE sulla qualità dell’aria del 2023, che quindi confermano un trend positivo della Regione Emilia-Romagna sul tema delle emissioni, non si comprende l’adozione o la conferma di misure così nette rispetto ad un comparto che sta dimostrando l’impegno e la responsabilità necessarie su questi delicati temi, mentre altri settori, invece, avrebbero ampi margini di miglioramento.

    Di nuovo, occorre cambiare approccio al tema e perseverare un dialogo costruttivo tra le parti interessate. Agire sul singolo limite di emissione imponendo il rispetto tra quello più basso fra quelli previsti nel documento delle BAT, non risolve il problema se tutti i settori coinvolti non garantiscono il medesimo sforzo.

    Tra l’altro, si ricorda velocemente, le BAT rappresentano già di per sé le soluzioni tecniche, impiantistiche e gestionali di controllo individuate a livello europeo. Ad ogni modo la stessa giurisprudenza amministrativa nazionale precisa che i documenti che fanno riferimento alle BAT non vanno eseguiti tout-court, ma devono essere applicati in modo calibrato al tipo e alla particolarità dell’impatto, dell’impianto e del sito in cui si colloca, negli ovvi limiti delle conoscenze tecniche e della sostenibile realizzabilità tecnica ed economica nel singolo contesto, in modo da ottenere il miglioramento sperato in termini di valori di emissione. Prendiamo certamente atto, e lo prendiamo in maniera positiva, della recente modifica dell’articolo 25 dell’NTA, che introduce il concetto dei costi sproporzionati quale limite alla realizzazione degli interventi e rappresenta questo concetto certamente un passo avanti. Il riconoscimento però della fattibilità sia tecnica, sia economica, dovrebbe essere garantito e riconosciuto alle aziende in AUA. Inoltre, rimane un aspetto da chiarire. Come detto la norma richiama il limite dei costi sproporzionati ma sproporzionati rispetto a cosa? In riferimento a questo limite si rinviene…

     

    Presidente CALIANDRO. Dottoressa, la invito a concludere.

     

    Medea BERTOLANI, Confindustria Emilia-Romagna. Vado velocissima. In riferimento a questo limite si rinviene la direttiva del 2010 delle BAT, che però a differenza delle NTA completano il concetto e lo rapportano ai benefici ambientali. Questa precisazione è fondamentale, il rapportare i costi sproporzionati al beneficio ambientale, perché chiarisce la portata dello stesso termine costi sproporzionati e garantisce omogeneità di trattamento in sede di valutazione della sproporzionalità dei costi. Quest’ultimo aspetto consente quindi di perimetrare la discrezionalità dell’autorità competente. Non ci dimentichiamo che, ai sensi dell’articolo 15 della legge regionale 13 del 2015, le funzioni autorizzatorie sono sì attribuite alle autorità amministrative nel caso di specie ARPAE, ma sono forniti sulla base di indirizzi forniti dalla Regione.

    Quindi, in coerenza con questo riparto di competenze, si invita la Regione ad integrare il punto sul Piano. Conclusioni, riepilogando. Inserimento dei principi di fattibilità tecnica ed economica alla realizzazione degli interventi in aziende in AIA e AUA e principio della semplificazione amministrativa da inserire all’interno del Piano, in modo tale da indirizzare le strategie di sviluppo sostenibili contenute nel Piano.

    Legare il concetto di costi sproporzionati al beneficio ambientale. Incrementare gli investimenti e la premialità delle imprese in favore appunto delle imprese, in modo da sostenere efficacemente le politiche industriali nella transizione ecologica. Un utilizzo di una tecnica legislativa che sia ponderata e che abbia valutazioni approfondite, evitando interventi normativi affrettati o di principio. Soprattutto, superamento della logica meramente oppositiva, qualità dell’aria e progresso industriale, in favore di un approccio che riconosca il costante impegno delle imprese nella politica industriale.

    Concludo davvero. Siamo consapevoli che le questioni legate alla qualità dell’aria sono da considerarsi come urgenti. L’industria sta dimostrando di avere colto la delicatezza del tema e sta agendo in questa direzione sia per una maggiore e riscontrata sensibilità alle questioni ambientali, ma anche grazie ad un mercato che ormai chiede sempre di più alle imprese che intendono mantenere una certa competitività, il rispetto di requisiti di sostenibilità di un certo livello.

    È per questo che l’incremento degli investimenti come supporto da portare a quei cambiamenti individuati come al PAIR come importanti e prioritari deve rappresentare, secondo noi, un punto fondamentale per le politiche economiche e di sviluppo e rispetto ai quali si invita la Regione ad aprire una seria riflessione perseverando un confronto costruttivo tra le parti coinvolte. Grazie, presidente.

     

    Presidente CALIANDRO. Apprezziamo anche lo scatto finale. Per Legambiente abbiamo Paola Faggioli.

     

    Paola FAGGIOLI, Legambiente. Buongiorno a tutti. Ringraziamo ovviamente consigliere e consiglieri per l’invito a partecipare a questa udienza conoscitiva. Io leggerò l’intervento in modo da cercare di restare nei tempi previsti.

    Noi, ovviamente, abbiamo mandato le osservazioni come Legambiente, sono arrivate le controdeduzioni e diciamo che speravamo in un maggiore accoglimento. Però, siamo qua a sottoporre di nuovo alcuni aspetti perché li prendiate in considerazione.

    Sottolineiamo, come appunto già fatto, la necessità di procedere alla discussione del Piano in esame tenendo conto delle indicazioni fornite nel 2021 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tali indicazioni evidenziano l’importanza di abbattere sostanzialmente i valori di concentrazione delle sostanze inquinanti per il territorio del bacino padano. Per quanto tale processo sia responsabilità condivisa di tutte le Regioni in esso comprese, ribadiamo la nostra convinzione che la Regione Emilia-Romagna debba dimostrare la massima ambizione nel promuovere politiche di abbattimento delle emissioni inquinanti, tenendo conto delle priorità che emergono dai contenuti del quadro conoscitivo del Piano in questione.

    Rispetto ai contenuti delle osservazioni da noi presentate e controdedotte riteniamo utile, per la discussione che si svolgerà nella Commissione, sottolineare alcuni punti.

    Rispetto alla proposta di valutare separatamente l’impatto delle infrastrutture stradali sulla qualità dell’aria, per quanto non di diretta competenza del Piano in esame, riteniamo utile un’integrazione al quadro conoscitivo e alla relazione in cui tali dati già disponibili vengono esplicitati, facendo riferimento all’ultimo inventario delle emissioni disponibile.

    Rispetto alla proposta di creazione di un meccanismo che consenta di evitare l’incremento complessivo delle emissioni, unitamente alla proposta di non incremento delle emissioni autorizzate per progetti sottoposti a VIA, vogliamo sottolineare come tale meccanismo si basi esclusivamente sulle autorizzazioni concesse e non sul monitoraggio in tempo reale, come interpretato nelle controdeduzioni.

    Inoltre, per quanto le valutazioni complessive debbano essere compiute su base regionale, occorre tener conto del contesto territoriale in cui le emissioni vengono prodotte.

    Riteniamo sia fondamentale evitare il peggioramento del quadro emissivo anche su base provinciale. Riterremo utile a tal proposito un impegno della Regione a valutare più approfonditamente la proposta.

    Relativamente alle eccezioni e ai divieti di spandimento, si ritiene opportuno valutare un rafforzamento ai divieti previsti in caso di attivazione delle misure emergenziali, tenuto conto della particolare incidenza delle emissioni associate alle operazioni di spandimento.

    Relativamente alla sostituzione dei mezzi di trasporto pubblico locale con mezzi a basse o nulle emissioni, riteniamo utile che si rafforzi in modo esplicito la priorità all’acquisto di mezzi elettrici.

    Tenuto conto della controdeduzione, riteniamo opportuno prevedere l’obbligo di sostituzione con mezzi elettrici per tutte le tratte urbane e per le tratte extraurbane che consentano la possibilità di ricariche veloci parziali ai capolinea delle stesse.

    Relativamente ai dispositivi alternativi alle porte d’accesso per l’isolamento termico degli esercizi commerciali ed edifici, ribadiamo quanto osservato e chiediamo che si modifichi l’articolo 42 della legge regionale 16/2017, in modo da eliminare deroghe all’obbligo di chiusura delle porte e ridurre i consumi energetici associati a tali dispositivi alternativi.

    Rispetto alla richiesta di vietare in via strutturale l’utilizzo di impianti di riscaldamento domestico a biomassa, ovviamente per i Comuni di pianura Est, Pianura Ovest e i Comuni dell’agglomerato di Bologna, riteniamo comunque necessaria l’individuazione di termini vincolanti. Accogliendo la finalità della controdeduzione suggeriamo l’opportunità di fissare un divieto congruo con la tempistica evidenziata.

    Rispetto al nuovo bando stufe in corso di elaborazione, riteniamo tale misura incongrua con gli obiettivi di riduzione delle emissioni alla luce della disponibilità di tecnologie meno inquinanti come le pompe di calore. Suggeriamo in tal senso di stabilire una differente percentuale o soglia di finanziamento che attribuisca un maggior favore a chi sostituisce un impianto obsoleto con una pompa di calore, e rispetto a chi effettua una sostituzione con impianti a biomassa.

    Per quanto riguarda la proposta di vincolare l’autorizzazione a nuovi allevamenti all’adozione di misure più stringenti per la riduzione delle emissioni di ammoniaca, riteniamo utile che sia valutata una diversa formulazione che consenta di assumere tale approccio al netto dei fattori di applicabilità che inevitabilmente pongono limiti a tale principio. Grazie per l’attenzione.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie a lei. La parola a Barbara Zanetti, per Confcooperative Emilia-Romagna.

     

    Barbara ZANETTI, Confcooperative Emilia-Romagna. Grazie alla Commissione, grazie a tutti i consiglieri di averci dato di nuovo l’opportunità di portare il nostro contributo riguardo al PAIR 2030.

    Noi parliamo a nome del Tavolo regionale dell’imprenditoria che, come sapete, tiene assieme diverse categorie economiche, dall’agricoltura all’artigianato, alla cooperazione, fino al commercio.

    Farò un discorso di tipo generale. Vorrei alzare lo sguardo e vorrei farvi riflettere soprattutto su quello che è il settore, secondo noi, che dal PAIR esce sicuramente peggio di tutti gli altri, che è quello dell’agricoltura.

    Alzare lo sguardo, perché noi dobbiamo guardare l’agricoltura in una visione più complessiva. L’agricoltura è l’inizio di una delle nostre maggiori filiere produttive, quindi è la spina dorsale di quella che è l’economia regionale. É per questo che questo Piano la pone al centro ma noi dobbiamo avere consapevolezza che tutte le misure che vanno a toccare l’agricoltura hanno dei riflessi su tutto l’indotto, sulla trasformazione alimentare, su tutta quella che è la meccanica, la produzione di macchine agricole, su tutta la parte del commercio fino anche al turismo.

    Quindi, attenzione. Vorrei solo che ci fosse una visione più olistica, complessiva, inclusiva. Quando si pensano le misure sull’agricoltura, bisogna avere questa visione.

    Noi abbiamo guardato, non sono dati che ci siamo inventati noi, dell’Università dei Paesi Bassi e ancora prima del Ministero dell’agricoltura degli Stati Uniti del 2020, che lanciano un allarme molto forte riguardo alle strategie del Green Deal applicate all’agricoltura.

    Fanno degli scenari che vi riassumo. Diminuzione della produzione in applicazione delle misure del Green Deal sull’agricoltura dal 10 al 20 per cento in media sulle produzioni, fino al 30 per cento di talune altre produzioni.

    Questo che cosa genera? Questo genera che noi produrremo di meno, come Unione europea, produrremo di meno localmente, faremmo sicuramente meno emissioni localmente. Aumenteranno le importazioni e il volume delle importazioni potrà anche raddoppiare, dicono questi studi.

    Quindi, alzare lo sguardo significa che se l’export cala, aumentano le importazioni, aumenta anche l’insicurezza alimentare globale. Questo studio dice che il declino della produzione agricola restringerebbe l’offerta alimentare dell’UE, con un enorme impatto sui consumatori; quindi, ridurrebbe significativamente anche il prodotto interno lordo del PIL fino a un calo del 76 per cento rispetto al PIL mondiale. Sono dati enormi.

    Di nuovo dicono questi due studi, che sono stati totalmente ignorati da Bruxelles, che entro il 2030 il numero di persone con insicurezza alimentare, nel caso di adozione nella solo UE di queste misure previste dal Green Deal, aumenterebbe di altri 22 milioni rispetto a quanto previsto senza queste strategie del Green Deal.

    Le politiche UE sull’agricoltura, secondo le nostre fonti, quasi tutti noi abbiamo gli uffici a Bruxelles, permetteteci di dirlo, riflettono solo in parte l’effettivo e oggettivo contributo dell’inquinamento, poiché le strategie europee possono, consentiteci, risentire della sostanziale residualità del settore agricolo nella produzione del valore dell’economia europea rispetto a lobby ben più potenti di quella agricola, come quella farmaceutica, quella petrolchimica ed energetica.

    Quindi, noi dobbiamo avere un approccio critico, abbiamo le competenze e gli strumenti per guardare anche con un approccio più dettagliato quello che ci viene imposto.

    L’agricoltura, come detto, è la base della nostra filiera alimentare. Pensate che secondo un rapporto dell’Unioncamere, 9,3 miliardi di euro è il valore dei prodotti agroalimentari esportati dall’Emilia-Romagna, che è il 15,8 per cento dell’Italia. 4,6 euro su 1.000 euro esportati nel mondo sono made in Emilia-Romagna.

    Quindi la produzione agricola e la perdita della produzione e della produttività agricola va evitata perché già la nostra produzione agricola diminuirà per cambiamenti climatici, e l’avete visto; per gli insetti; per lo scarso ricambio generazionale, abbiamo un’età media degli agricoltori altissima; infine da strategie che ne riducono già la scarsa produttività.

    Un dirigente di una cooperativa di recente mi diceva una cosa che mi ha colpito, una cooperativa agricola, noi i prodotti agricoli li utilizziamo nella trasformazione agroalimentare: non vedi i nostri frutteti? Sono in terapia intensiva. Reti antigrandine, anti-cimice, fornelli, bruciatore antigelo. Quindi, stiamo già combattendo sul campo per tenere quello che è un nostro made in Italy, che è un patrimonio da difendere.

    Poi bisogna dire un’altra cosa. Il bilancio complessivo dell’agricoltura, a differenza di altri settori, per fortuna, non è solo passivo, perché l’agricoltura assorbe; quindi, l’agricoltura è attiva nel bilancio delle emissioni. Di questo bisogna assolutamente tenerne conto.

    A noi piacerebbe che negli scaffali andassero solo prodotti locali, ma se le importazioni aumentano, diminuisce la produttività e nei nostri scaffali arriveranno prodotti da altri Paesi e avremo un impatto sulla salute, sui prezzi, sui consumatori. E le emissioni non diminuiranno nello scenario globale. Sì, non verranno fatte qui, ma verranno fatte in Paesi dove non c’è controllo: non c’è controllo su ciò che viene usato per allevare un animale, piuttosto che sui nostri prodotti agricoli.

    Pertanto, anche le misure sui reflui zootecnici, che sono una conseguenza del PAIR. Sì, dovremo utilizzare tutte le migliori tecniche, però l’utilizzo dei nostri reflui zootecnici, quelli fatti a partire dal foraggio prodotto qui, da animali allevati qui, quindi con un refluo zootecnico di cui conosciamo il contenuto devono essere privilegiati rispetto a quelle polverine – passatemi il termine – che arrivano da Paesi in guerra come l’Ucraina, per cui c’è il blocco dei fertilizzanti, e noi tremiamo per il blocco dei fertilizzanti, quando per produrre dei fertilizzanti, a partire dall’ammoniaca di sintesi, che sono dei processi industriali, impieghiamo dall’1 al 2 per cento di tutta l’energia generata dal pianeta. Quindi, importare fertilizzanti significa questo.

    Do un altro accenno sull’agricoltura: abbiamo capito che il 100 per cento dell’NH3, quindi dell’ammoniaca, deriva dall’agricoltura, ce l’avete detto in mille salse, va bene. L’NH3 è un precursore delle polveri sottili, e anche questo lo abbiamo perfettamente capito.

    Ma sul totale delle polveri sottili, comprese quelle delle infrastrutture stradali, di cui non c’è il dato, quanto produce il 100 per cento dell’ammoniaca? Un 1 per cento, un 2 per cento? Quant’è? Perché si rischia di applicare delle politiche che oltre a non essere completamente efficaci, probabilmente creano anche dei danni alla produttività.

    Cambio argomento – quindi, via l’agricoltura –: i colleghi delle organizzazioni del commercio e dell’artigianato hanno poi prodotto un documento a parte. Invece, sono un po’ più scettici su quelle misure che sono state previste soprattutto in ambito urbano e di pianura. Ci fanno notare che ci sono degli operatori che avrebbero necessità di accedere ai centri urbani, e ci sono anche degli operatori che per incapacità finanziaria fanno fatica a cambiare i loro mezzi, proprio perché è un momento anche abbastanza critico. Così come ci sono dei cittadini di 65-70 anni che statisticamente usano poco l’auto e che forse potrebbero avere delle deroghe per circolare più liberamente.

    Abbiamo agenti di commercio, scuole-guida, veicoli degli istituti di vigilanza, piuttosto che quelli che trasportano la stampa che, abbiamo visto, non hanno più quelle agevolazioni che avevano prima; quindi, chiediamo che vengano riconsiderati ed esclusi dalle limitazioni al traffico.

    L’obiettivo, poi, di ridurre la mobilità privata del 40 per cento in ambito dei Comuni capoluogo e del 50 per cento nei Comuni con più di 30.000 abitanti sicuramente sconta il fatto che bisogna avere dei servizi pubblici appetibili, efficienti e funzionali, e dall’altra parte una mobilità ciclistica sicura. Così come l’estensione delle aree pedonali, il traffico limitato a 30 chilometri all’ora andrebbe concertato con le organizzazioni, soprattutto territoriali e locali, anche per evitare la desertificazione commerciale – abbiamo visto – dei centri urbani a cui segue la mancanza di servizi, la scarsa vivibilità e la sicurezza. Quindi, di nuovo, l’invito è a vedere le misure in maniera complessiva, circolare.

    Vado velocissima, perché già la collega di Confindustria li ha già citati: anche a noi preoccupa quella scelta legata alla prescrizione secondo la quale dovremo utilizzare per le emissioni industriali il valore più basso ricompreso in un range indicato dalle migliori tecniche disponibili. Questo ci preoccupa perché sono tutti i limiti legali e quindi significa che se dobbiamo raggiungere il limite più basso, dobbiamo comunque fare degli investimenti che forse, ci viene da dire, le altre imprese degli stessi settori e i nostri stessi competitori non devono applicare, Questo quindi ci preoccupa, così come per quanto riguarda i procedimenti di valutazione di impatto ambientale nelle NTA leggiamo che verranno conclusi in maniera positiva solo se verranno previste delle riduzioni delle emissioni. Anche questo ci preoccupa sempre sul piano dell’omogeneità dei comportamenti.

    Chiudo. Anche noi volevamo far capire che le imprese hanno a cuore l’ambiente e la salute. Le imprese non sono su un terreno opposto rispetto a quello dei cittadini, delle comunità e della pubblica amministrazione. Noi invitiamo la pubblica amministrazione, soprattutto quella che è deputata a guardare i nostri progetti, quindi le SAC, le ARPA e tutti i loro funzionari a guardare nell’ottica del Patto per il lavoro e per il clima, cioè a lavorare assieme con quegli stessi obiettivi, perché noi ci teniamo ad avere un dialogo costruttivo, un approccio olistico, inclusivo a tutti i nostri progetti imprenditoriali. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie. Ci hanno raggiunto anche i colleghi Daffadà, Fabbri, Piccinini, Sabattini e Tagliaferri. A questo punto abbiamo l’intervento di Gianni Bessi, per Confservizi Emilia-Romagna da remoto. Chiederei di mettere in contatto Bessi Gianni. Buongiorno, ci sente? Deve accendere il microfono. Vedo che ha il microfono spento, ancora. Anche per lei dieci minuti.

     

    Gianni BESSI, Confservizi Emilia-Romagna. Buongiorno. Il Patto per il lavoro e per il clima, i precedenti strumenti pianificatori, in cui sono compresi anche la discussione e la presentazione che stiamo svolgendo oggi, che ringrazio non solo per la forma, ma anche per la sostanza non solo del percorso, ma anche del dialogo costruttivo che si è verificato in ogni passaggio, come Confservizi ribadiamo che abbiamo presentato entro il 1° giugno una serie di osservazioni, costituite sostanzialmente da un’osservazione generale che sottolinea ed è d’accordo con le finalità non solo del Piano ma anche della programmazione e degli obiettivi generali.

    Viste le premesse, il collegamento di molti di quelli che mi hanno preceduto, quindi non vado a ripetere, sulla strategicità di questo strumento, credo che sia opportuno evidenziare e sottolineare che le osservazioni… Non vado nello specifico delle osservazioni puntuali perché abbiamo inviato in maniera formale, quindi ci sono state le controdeduzioni che abbiamo analizzato, sia per quelle accolte, sia per quelle accolte in parte, sia per quelle una respinta e una non pertinente che abbiamo valutato, ovviamente, nell’ottica del documento. Quindi, non aggiungerei altro sul piano sia del metodo, sia dei contenuti.

    Credo che sia opportuno lasciare una brevissima riflessione sul fatto che ci troviamo anche qui in un una sorta di work in progress, non possiamo pretendere né la parte ovviamente istituzionale, amministrativa-politica, né il resto della società, che questo sia derubricato nella definizione di un piano che non sia sempre in progress, valutando chiaramente le variabili che sono soggette non solo purtroppo di carattere emergenziale, o naturali che si sono verificate, ma anche quelle dove l’innovazione, lo sviluppo e la ricerca possono incidere, e che alcune volte, fortunatamente per la storia dell’umanità sono state dei motori di accelerazione tali e quindi dobbiamo avere anche la consapevolezza che solo attraverso l’innovazione, la ricerca, lo sviluppo e il carattere industriale di modernità non solo degli strumenti e delle tecnologie, ma anche della formazione e della cultura di una comunità si gioca la grande sfida non solo della qualità dell’aria, ma più in generale, di quello che sta vivendo la contemporaneità, che è la sfida ai cambiamenti climatici. Confservizi, le aziende, i gestori e i servizi sono su questa linea. Non solo hanno caratteristiche, e investono in innovazione, ricerca e sviluppo, ma anche in formazione e ricerca di creare una cultura di sostenibilità nei servizi e nella stessa cultura aziendale che ho il piacere di rappresentare in questa sede.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie. Si è collegata anche la collega Bondavalli. Adesso abbiamo l’intervento di Sarah Magrini, per Coldiretti Emilia-Romagna.

     

    Sarah MAGRINI, Coldiretti Emilia-Romagna. Buongiorno, presidente, buongiorno alla Commissione, ai consiglieri, ai colleghi e ai presenti tutti, in presenza o da remoto.

    È a nome di Coldiretti Emilia-Romagna che ringrazio per questa opportunità di confronto. Arrivo subito al punto e inizio dicendo che il nuovo Piano dell’aria integrato regionale rischia fortemente di avere un impatto negativo sulle imprese agricole, in particolare, secondo le attuali regole su quelle zootecniche della nostra regione, che si troverebbero a dover sostenere degli investimenti economici molto rilevanti.

    Durante gli incontri di partecipazione al piano abbiamo più volte discusso, palesato e rappresentato anche a mezzo di osservazioni scritte le nostre perplessità. Le prescrizioni che verrebbero applicate alle imprese agricole e zootecniche in base all’attuale piano non sono oggettivamente sostenibili per le nostre imprese, dal punto di vista economico e gestionale.

    Per questo al momento la Regione dovrebbe tener conto dello stato reale in cui versano tutte le aziende zootecniche, adottando le misure ed i provvedimenti che siano più reali e concreti possibili. Va sfatato il concetto che sia l’agricoltura ad avere il più forte impatto sulla qualità dell’aria. Lo sappiamo, lo abbiamo capito: la zootecnia produce il 97 per cento dell’ammoniaca, l’ammoniaca è precursore del PM 2,5. Ma il Rapporto sulla qualità dell’aria 2023 di ARPAE ci dice che la concentrazione di PM 2,5 di quest’anno, di questo rapporto, è inferiore alle ultime concentrazioni dei cinque anni ed è ampiamente al di sotto del livello soglia di 25 microgrammi/metro cubo che è il limite oltre il quale scattano gli allarmi.

    Di che cosa stiamo parlando? Visto che in tutto il Rapporto e in tutto il piano dell’aria è scritto che la Regione Emilia-Romagna produce il 18 per cento dell’ammoniaca totale, e vediamo il minimo impatto che ha sul PM 2,5, cerchiamo di sfatare veramente che sia l’agricoltura ad avere un forte impatto sulla qualità dell’aria, perché anche altri settori ne hanno.

    Per questo avendo comunque l’obiettivo condiviso e avendo comunque già adottato tante misure, a nostro avviso occorre attivare interventi congiunti appropriati e proporzionali ai settori ai quali si riferiscono, in modo da avere un effetto combinato in termini di miglioramento dell’aria.

    Invece, il piano è molto sbilanciato sull’agricoltura. In questo momento le aziende agricole, come sapete, in particolare quelle zootecniche, stanno già attraversando un difficile momento economico, ed è impensabile quindi gravare ulteriormente su di loro con ulteriori prescrizioni. Se facciamo una disamina molto veloce delle norme tecniche e andiamo a guardare l’articolato, su 37 articoli ben sei coinvolgono l’agricoltura, e nello specifico abbiamo: l’articolo 29, che impone la copertura degli stoccaggi al 2030, senza stabilire nessuna soglia sulle quantità di azoto prodotte, cioè tout-court, anche le aziende più piccole.

    Ancora: l’articolo 30 impone, nell’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici l’interramento entro 12 ore nelle zone di pianura est, ovest e agglomerato, aggiungendo gravami gestionali alle nostre imprese. L’articolo 31 è ancora molto più impattante e molto più pericoloso perché accorpa le aziende che sono AIA, quindi in autorizzazione integrata ambientale, alle aziende AUA, che sono in autorizzazione unica ambientale. L’AUA è nata per accorpare delle autorizzazioni, in ottica di semplificazione burocratica, per accorparne 15, e non è assolutamente paragonabile la dimensione di queste aziende a quelle delle AIA. In più, in questo articolo, cosa ancora più impattante, è che non coinvolgerà soltanto i nuovi allevamenti, ma anche gli esistenti, perché nel momento in cui si aggiungesse una modifica sostanziale, anche questi nuovi allevamenti esistenti che rientrano in questa casistica, dovranno applicare tutta una serie di BAT e di prescrizioni per le quali non sono strutturalmente preparate.

    Ancora, l’articolo 32, utilizzo di fertilizzanti a base di urea, che devono essere interrati entro 24 ore, o pratiche alternative, che però sono molto costose, perché sia i formulati a lento rilascio che le macchine per distribuirli hanno un costo non indifferente.

    Ancora: il divieto degli abbruciamenti, che mette in crisi già da un po’ il nostro settore frutticolo con i residui di ramaglie di potatura, ma soprattutto, è un problema per le risaie del ferrarese. Nel ferrarese ci sono dei terreni che sono assolutamente torbosi e quindi è impossibile entrare in campo e togliere le paglie dopo che il riso è stato raccolto. L’unico modo per mandarlo, cioè togliendo le malerbe, non è impattando ancora di più con prodotti fitosanitari, ma è la naturale bruciatura delle stoppie all’interno della risaia stessa. Quindi, anche questo articolo 33 va a impattare.

    Ovviamente, le norme di natura nazionale – mi riferisco agli articoli 32 e 33 – si possono mitigare ma c’è poco da fare. Ma per quanto riguarda le altre, è solo una scelta che fa la nostra Regione.

    Al momento, segnalo che nelle altre Regioni del bacino padano ci sono obblighi molto meno impattanti per le aziende agricole. Auspichiamo quindi, restando sempre aperti al dialogo e al confronto, che la nostra Regione possa applicare anche in queste ultime fasi di approvazione definitiva del piano efficaci modifiche alle misure introdotte, a partire dalle norme tecniche e loro conseguente applicazione, pena l’improbabile fattività delle stesse e ripercussioni sul settore agro-zootecnico e sull’indotto. Vi ringrazio.

     

    Presidente CALIANDRO. Intanto, ringraziamo gli intervenuti. Ci sono altre associazioni di categoria che hanno partecipato ai lavori di questa mattinata e che non sono intervenute, di cui possiamo tranquillamente dare conto. Oltre quindi a Confindustria, Coldiretti e Confcooperative, c’erano Confartigianato, CIA, Confcommercio, CGIL, Confagricoltura, UIL e Legacoop. Sono pervenute in carpetta ai colleghi anche le osservazioni del Comune di Sassuolo. Le trovate nella carpetta informatica.

    A questo punto – lo dico ai nostri ospiti – la modalità della trattazione della mattinata prevede due brevi interventi dei due relatori di minoranza e di maggioranza del provvedimento e un rinvio, nostro, tecnico, alla giornata di lunedì 22 per acquisire gli eventuali emendamenti che emergeranno o potessero emergere, anche in considerazione delle osservazioni che avete contribuito a dare a questo Piano tecnico. Successivamente, ci sarà l’approvazione, nella prossima settimana, il giorno 24, della proposta di modifica del Piano Aria, che raggiungerà l’aula nella prima data utile, che dovrebbe essere il 30 gennaio. Questo per informarvi. Darei la parola, adesso, al collega Occhi. Prego.

     

    Relatore di minoranza consigliere Emiliano OCCHI. Grazie, presidente. La giornata di oggi ha confermato un po’ tutte le valutazioni che sono state fatte anche durante le sedute precedenti, in particolare quella sulle osservazioni, sulle controdeduzioni della Giunta alle osservazioni pervenute. Quello che noi abbiamo ribadito è stata la necessità ‒ che abbiamo sentito, peraltro, in gran parte anche stamane ‒ di contemperare le diverse esigenze. Noi, come Paese, siamo la seconda manifattura europea. Abbiamo una grandissima capacità industriale, che, però, vive una fase di cambiamenti, una fase di elevata concorrenza, anche internazionale, sulle materie prime, sulle fonti energetiche, sulle catene del valore. Quindi, recepire norme che diverranno ancora più stringenti... Sappiamo benissimo cosa sta partorendo in questo momento la Commissione europea con la nuova direttiva IED. Sappiamo benissimo che c’è un diretto attacco al mondo produttivo, tra cui sicuramente si inserisce, oltre all’industria, anche l’agricoltura. Un’agricoltura di eccezionale qualità, che, però, sta cercando, con sempre maggiore difficoltà, di mantenere una competitività in un mondo che sta cambiando. Si faceva riferimento anche al cambio generazionale, alla difficoltà anche di competere in mercati sempre più aperti. Dal punto di vista delle materie prime e dell’energia, colpisce anche l’agricoltura.

    Nessuno nega l’importanza di lavorare sulla qualità dell’aria, specie in un bacino come il nostro, peculiare. Anche qua vediamo come, a livello di direttive, si faccia un po’ fatica a discriminare tra territori in cui, a parità di impegno e di investimenti sulla qualità dell’aria, gli effetti, poi, sono limitati da componenti morfologiche meteo-climatiche. Anche di questo si vuol tenere poco conto.

    Rimane anche il fatto che ci dovrebbe essere una uniformità, all’interno del bacino padano, nelle misure. Pare che questa uniformità non sia completa, specialmente in alcune misure che riguardano l’agricoltura.

    Come più volte sottolineato, noi prendiamo atto sia delle osservazioni sia degli ulteriori contributi che sono stati forniti dai portatori di interesse. Riteniamo fondamentale, in questa fase difficile di cambiamenti, sostenere il mondo produttivo, che poi è quello che produce lavoro, produce sviluppo. Crediamo che un’attività unidirezionale… Peraltro, nessuno nega gli aspetti tecnico-scientifici alla base del quadro conoscitivo. La questione è un po’ sempre quella: la politica dovrebbe riuscire a contemperare i diversi interessi. Questo è stato detto anche nella fase della discussione generale. Questo Piano, dal punto di vista tecnico, individua degli obiettivi chiari. Io ho definito un “nemico” l’inquinamento atmosferico. Prende i quattro pilastri: il riscaldamento, l’industria, l’agricoltura e la mobilità e il trasporto. Su questi va in un’azione diretta, direi dura, pesante, senza tenere conto di tutti gli altri aspetti, che sono stati ribaditi anche questa mattina.

    Noi prendiamo atto di tutto questo. Presenteremo i nostri emendamenti, faremo le nostre valutazioni e, rapportandoci anche con la maggioranza, cercheremo di migliorare questo testo. Sappiamo benissimo ‒ non lo neghiamo ‒ che questo testo è praticamente blindato. Se vedete le controdeduzioni alle osservazioni e vedete le osservazioni accolte, capite benissimo che questo è l’imprinting, questa è l’impostazione che verrà data anche dalla nostra maggioranza.

    Comunque, noi non ci sottraiamo ai nostri doveri di minoranza, di controllo. Faremo il nostro lavoro e cercheremo, anche nelle varie fasi che rimangono nella discussione, di portare avanti anche gli interessi del mondo produttivo, quindi agricoltura, industria, e non solo, anche della mobilità e delle persone che utilizzano il riscaldamento domestico in una fase complessa.

    Sentivo prima ‒ è anche nelle osservazioni ‒ il riferimento alle pompe di calore. Fatevi fare un preventivo di una pompa di calore per una casa, un’abitazione media: siamo oltre i 10.000 euro. Sfido una famiglia normale, in questo momento, a dirottare completamente sulla tecnologia fotovoltaica più pompa di calore. In questo caso, con il fotovoltaico i costi superano i 30.000-40.000 euro. Le caldaie a gas costano ancora 1.500-2.000-3.000 euro, quelle a biomassa ancora meno. Le biomasse costano meno. Immaginiamo una famiglia normale come si potrebbe orientare in questo momento. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, collega Occhi. Collega Costa, prego.

     

    Relatore consigliere Andrea COSTA. Buongiorno. Ben ritrovati. Grazie a tutti per la partecipazione.

    Ringrazio l’assessore Priolo per la presenza in Commissione, a testimonianza della volontà di proseguire un lavoro che, da più di un anno a questa parte, ci sta impegnando, insieme a tutte le altre questioni di cui la Regione si occupa, sul Piano Aria, che è stato anche anticipato, in parte, nella sua applicazione, dagli atti di Giunta, assunti in via emergenziale, ed è stato anticipato, in quella che è la sua elaborazione, dall’adozione delle linee strategiche da parte dell’Assemblea legislativa.

    Vi assicuro che il lavoro di confronto proseguirà fino all’ultimo secondo utile, cioè, per capirci, fino a quando saremo in aula in discussione generale aperta, in maniera tale da trovare la maggiore condivisione possibile sul documento, così da renderlo realmente efficace.

    Siamo molto consapevoli che il Piano Aria raggiungerà i suoi obiettivi se sarà un documento vissuto realmente da cittadini, imprese, Enti locali, cioè da coloro i quali dovranno, poi, sulla scorta di quello che il Piano definisce, cambiare abitudini, comportamenti, attività di produzione, cicli produttivi e quant’altro. Lo sappiamo benissimo. Per quello il confronto, al di là di essere la cifra stilistica di cui siamo convinti, a maggior ragione sul Piano Aria è elemento essenziale per raggiungere il risultato auspicato.

    Però “confronto” non significa, da una parte, restare fermi e, dall’altra, stralciare alcuni obiettivi. Questo non ce lo possiamo permettere. E non è una scelta politica. O meglio: è una scelta politica nel momento in cui ci assumiamo di conseguire quegli obiettivi. Ma il fatto che sia essenziale raggiungerli sta al buonsenso e allo stato delle cose. Credo che a tutti coloro i quali sono presenti in questa sala questa mattina, così come a quelli che hanno lavorato al Piano, così come ai nostri cittadini e alle nostre imprese là fuori interessi vivere in un ambiente più salubre possibile.

    Non possiamo, quindi, stralciare dalla discussione né lo stato dell’arte né la necessità di alcuni obiettivi da conseguire. Se il punto di partenza e il punto di approdo sono non modificabili, dobbiamo capire come costruire la strada migliore possibile per arrivare dal punto A al punto B. Ed è lì dentro che si agisce il confronto, che dicevo prima, fino all’ultimo minuto possibile. Lo dico perché non tutti gli interventi hanno avuto ‒ probabilmente per errore di percezione mia ‒ lo stesso colore. Mi è parso di capire che ci sono soggetti che dicono “capiamo, ci stiamo, ma ci stiamo nella misura in cui ci stanno tutti” e altri che dicono “nel mio ambito è un po’ troppo”. Punto. Io questo non lo posso accettare. Nel momento in cui do disponibilità, credo che il principio della reciprocità sia quantomeno auspicabile, se non dovuto. Per cui, ci deve essere altrettanta disponibilità al confronto e sapere che un metro avanti lo dobbiamo fare tutti quanti.

    Per questo, massima disponibilità a lavorare con tutti quanti voi, oltre che con il collega di minoranza Occhi, ma tenendo fermi ‒ quello che dicevo prima ‒ punto di partenza e punto di approdo.

    Ci sono alcune osservazioni che avete sollevato rispetto al Piano, che magari non possono essere accolte in questo documento di programmazione, ma che sono ugualmente importanti. Faccio riferimento, ad esempio, al tema della scontistica, del sollevamento da alcuni oneri per le imprese allorquando mettono in campo determinati investimenti importanti dal punto di vista della sostenibilità ambientale, che non possono essere inseriti, tradotti dentro il Piano perché esulano dalle prerogative del Piano stesso e dalle competenze della Regione, ma che sono ugualmente importanti, che credo debbano essere raccolti in un documento di accompagnamento all’approvazione del Piano che abbia un indirizzo politico e che impegni la Regione a chiamare in causa quei soggetti che, poi, fisicamente devono raccogliere quelle sollecitazioni e tradurle in regolamenti propri.

    Ci sono alcune questioni o, meglio, ci sono alcuni ambiti di inquinamento, lo diceva l’assessore di Monticelli, sui quali la Regione non ha una competenza diretta, che, però, sono elementi di inquinamento di grandi arterie viabilistiche importanti. Nel Piano c’è scritto chiaramente, all’articolo 3, comma 1, lettera b), che, attraverso il Piano e di concerto con le altre Regioni del bacino padano, chiediamo allo Stato di farsi soggetto protagonista di interventi e misure utili ad abbattere l’inquinamento sugli ambiti di propria competenza, ad esempio le grandi arterie viabilistiche. Come dire, non è che chiediamo al piccolo Comune di bloccare il traffico e facciamo finta di non vedere che di fianco c’è un’autostrada.

    Ci sono alcune norme, che entrano qui dentro, che derivano da norme sovraordinate, rispetto alle quali, è vero, non possiamo fare niente. Cionondimeno, c’è la sensibilità da parte della Regione, per tutti quelli che saranno gli atti a valle dell’approvazione del Piano, a tenere aperto un confronto, in fase di applicazione di quelle norme, di costruzione degli atti propedeutici all’applicazione di quelle norme, utile e sostenibile. L’articolo 34 richiama anche la necessità di stipulare accordi di programma e protocolli d’intesa tra gli Enti pubblici, compresa la Regione e tutti quelli sottostanti, imprese e associazioni di categoria, nel momento della concretizzazione del Piano stesso.

    Guardate, c’è un altro sforzo, che però dobbiamo provare a fare insieme. Agita ogni forma di confronto possibile, raccolta insieme la sfida del raggiungimento di determinati obiettivi, costruita la strada che insieme giudicheremo più facilmente percorribile da qui a quegli obiettivi, c’è anche un altro pezzo che dobbiamo fare, che è una battaglia di territorio, trasversale, che unisca Regione, imprese, associazioni di categoria, per chiedere la definizione di strumenti peculiari cuciti su questo territorio e, più in area vasta, sul bacino padano. Altrimenti continuiamo a rimpallarcela qua, ma ci viene a mancare una potenza di fuoco sufficientemente utile e importante per agire quel sostegno vero e pieno che le nostre imprese meritano, che le nostre famiglie e cittadini meritano.

    Perché è assolutamente vero: c’è una composizione morfologica del tutto particolare. Se è vero che c’è questa conformazione morfologica del tutto particolare, è utile che gli Enti sovraordinati, Stato e Europa, definiscano strumenti peculiari per il bacino padano e per l’Emilia-Romagna.

    Chiudo su questo. Non credo che questo Piano agisca la criminalizzazione di un settore piuttosto che di un altro. Da qui a mercoledì prossimo e poi all’aula mi prenderò anche la briga di contare alcune parole contenute nei documenti. Credo che le parole “incentivo”, “accompagnamento”, “incentivazione” e “premialità” siano tra le più declinate all’interno del documento. A significare che cosa? Lo spirito di fondo. C’è l’introduzione di una norma, di un potenziale disagio? Non ti lasciamo da solo. Proviamo a far convergere sulla tua impresa, sulla tua famiglia, su quel Comune, su quel territorio tutte le risorse possibili perché quella norma possa essere attuata senza lasciare morti e feriti sul campo.

    Non è un caso che proprio all’articolo 1 il Piano richiami gli altri strumenti di programmazione che interferiscono in maniera positiva, soprattutto dal punto di vista delle disponibilità economiche, con il Piano Aria: Piano energetico, completamento della programmazione di sviluppo rurale, Piano trasporti e quant’altro. Quindi, non leggiamolo da solo questo Piano, ma leggiamolo con una lente molto larga, perché, in realtà, fissa alcuni princìpi, ma attinge a risorse che non sono contenute qui, ma che la Regione, con tutti gli Assessorati coinvolti, sta facendo convergere su cittadini, imprese, Enti locali, perché le norme contenute in questo Piano possano essere realizzate senza aggravi insostenibili su alcuno. Questo è l’approccio che abbiamo tenuto da quando abbiamo iniziato a scrivere questo Piano ad oggi. Il confronto è assolutamente aperto. Non è vero che è un testo blindato. È un testo sul quale vogliamo ancora lavorare, ma concedeteci, intanto, il principio della reciprocità, la disponibilità e, soprattutto, di tenere fermi punto di partenza e punto di approdo.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie, collega Costa. Prima di concludere, avevo visto che era entrata la collega Castaldini, alla fine. C’è ancora? No. Ha firmato la presenza, però. Bene.

    Chiaramente la vicepresidente è presente, ma credo vi siate già confrontati. Ferrecchi è stato presente dall’inizio, quindi siete informati su tutto. Vi ringrazio per essere intervenuti. Buona giornata.

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