Espandi Indice
Legislatura XI - Commissione I - Resoconto del 19/04/2024 antimeridiano

    Resoconto integrale n. 8

    Seduta del 19 aprile 2024

     

    Il giorno 19 aprile 2024, alle ore 09,30, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali è convocata in modalità mista, in applicazione dell’art. 124, comma 4 bis del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022, n. 26, con nota prot. n. PG/2024/9372 del 10/04/2024, presso Sala Polivalente, Assemblea legislativa - Viale Aldo Moro 50, Bologna.

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    LEGA SALVINI EMILIA-ROMAGNA

    5

    Presente

    BARGI Stefano

    Vicepresidente

    LEGA SALVINI EMILIA-ROMAGNA

    3

    Assente

    SABATTINI Luca

    Vicepresidente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    11

    Presente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    EMILIA-ROMAGNA CORAGGIOSA, ECOLOGISTA, PROGRESSISTA

    2

    Presente

    BONDAVALLI Stefania

    Componente

    BONACCINI PRESIDENTE

    1

    Presente

    BULBI Massimo

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    1

    Presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    FORZA ITALIA

    1

    Assente

    CATELLANI Maura

    Componente

    LEGA SALVINI EMILIA-ROMAGNA

    1

    Presente

    COSTI Palma

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    4

    Presente

    DALFIUME Mirella

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    2

    Presente

    EVANGELISTI Marta

    Componente

    FRATELLI D'ITALIA-GIORGIA MELONI

    1

    Presente

    FABBRI Marco

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    2

    Presente

    FACCI Michele

    Componente

    GRUPPO MISTO

    1

    Presente

    GERACE Pasquale

    Componente

    ITALIA VIVA - IL CENTRO - RENEW EUROPE

    3

    Presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    GRUPPO MISTO

    1

    Assente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    LEGA SALVINI EMILIA-ROMAGNA

    1

    Presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    1

    Presente

    OCCHI Emiliano

    Componente

    LEGA SALVINI EMILIA-ROMAGNA

    1

    Assente

    PELLONI Simone

    Componente

    RETE CIVICA PROGETTO EMILIA-ROMAGNA

    2

    Presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    MOVIMENTO 5 STELLE

    1

    Assente

    PILLATI Marilena

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    1

    Presente

    RANCAN Matteo

    Componente

    LEGA SALVINI EMILIA-ROMAGNA

    1

    Assente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    FRATELLI D'ITALIA-GIORGIA MELONI

    2

    Presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    EUROPA VERDE

    1

    Assente

     

     

     


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    COMMISSIONE I

    venerdì 19 aprile 2024

     

    8075 -Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2, della Costituzione, recante: "Fiscalità Incentivante per le Aree Montane Appenniniche Svantaggiate". (16 02 24)

    A firma dei Consiglieri: Costi, Bulbi, Daffadà, Molinari, Sabattini, Zappaterra, Pigoni, Bondavalli, Amico, Mumolo, Dalfiume, Rossi, Costa, Maletti, Gerace, Caliandro, Mori, Rontini, Fabbri, Soncini, Pillati, Montalti, Marchetti Francesca

     

    6953 -Progetto di legge d'iniziativa consiglieri recante: "Istituzione di zone economiche speciali regionali denominate Z.A.M.A. (Zona Area Montana Autonoma) nelle aree svantaggiate del territorio emiliano-romagnolo". (08 06 23)

    A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Catellani, Pelloni, Rainieri, Bargi, Occhi, Facci, Bergamini, Montevecchi, Marchetti Daniele, Liverani, Rancan, Stragliati, Delmonte

     

     

    Presidente Luca SABATTINI. Buongiorno a tutti.

    Invito i relatori a venire qui, vicino alla Presidenza.

    Partiamo con l’appello.

    Pompignoli Massimiliano, presente in aula.

    Bargi Stefano.

    Federico Amico, collegato da remoto.

    Bondavalli Stefania, presente.

    Castaldini Valentina, collegata da remoto.

    Catellani Maura, collegata da remoto.

    Costi Palma, presente in aula.

    Dalfiume Mirella, presente in aula.

    Evangelisti Marta, presente in aula.

    Fabbri Marco, presente in aula.

    Facci Michele, collegato da remoto.

    Gerace Pasquale.

    Gibertoni Giulia.

    Marchetti Daniele, collegato da remoto.

    Montalti Lia.

    Occhi Emiliano.

    Pelloni Simone.

    Piccinini Silvia.

    Pillati Marilena.

    Rancan Matteo.

    Tagliaferri Giancarlo, collegato da remoto.

    Zamboni Silvia.

    A mano a mano che i colleghi si collegheranno da remoto o arriveranno in presenza ne darò notizia.

    È collegato il collega Daffadà Matteo.

    Abbiamo i numeri, quindi la Commissione è regolarmente costituita.

     

    SABATTINI. Questa mattina siamo riuniti per l’udienza conoscitiva relativa al progetto di legge alle Camere, ai sensi dell’articolo 121, comma 2, della Costituzione, recante: “Fiscalità Incentivante per le Aree Montane Appenniniche Svantaggiate”.

    Ringrazio tutti i soggetti appartenenti all’elenco della Commissione I, Commissione referente per questa iniziativa da parte dei consiglieri, che raccoglie un progetto organico per l’incentivazione delle attività in aree montane appenniniche.

    È un progetto di legge su cui oggi abbiamo convocato una serie di soggetti che hanno dato alla Commissione la disponibilità a portare il proprio contributo, che presenterò a seguito degli interventi del relatore di maggioranza, collega Massimo Bulbi, e del relatore di minoranza, collega Massimiliano Pompignoli.

    Lascerei, per iniziare, come da prassi, la parola al collega Massimo Bulbi, relatore di maggioranza. Prego.

     

    Consigliere Massimo BULBI. Grazie, presidente. Do il benvenuto a tutte le parti sociali intervenute e anche a quelle che mi risulta siano collegate a questa udienza conoscitiva, sintomo dell’attenzione nei confronti di un tema che ci mette tutti d’accordo nel ritenere che il benessere sia veramente tale quando si occupa di tutti e garantisce a tutti pari opportunità.

    Mi limiterò oggi a una sintetica esposizione del progetto di legge, mettendomi poi in ascolto di tutte le proposte, consapevole che soltanto da un lavoro sinergico e condiviso possa nascere un provvedimento efficace.

    In merito mi preme sottolineare che, nel percorso di costruzione del testo del progetto di legge, c’è stata un’interlocuzione con vari attori, in primis l’UNCEM, e rispetto a quest’ultimo non possiamo non rilevare che è uno dei soggetti che da anni propone la fiscalità di contrasto allo svantaggio dei territori montani.

    Desidero sottolineare che il nostro progetto di legge è il testo base associato al progetto di legge del consigliere Pompignoli, che voglio ringraziare per avere, anche lui, posto questo tema presentando un PDL e per la sua disponibilità a lavorare su questo testo insieme, dando anche la massima collaborazione per l’iter legislativo del progetto. Penso, anzi sono sicuro che questa collaborazione ci sarà anche da parte di tutti i nostri consiglieri commissari. Permettetemi, però, anche qui, di ringraziare in modo particolare la prima firmataria di questo testo, che è la collega Palma Costi, perché veramente ci ha lavorato tanto, insieme alla struttura tecnica del gruppo, mi riferisco in modo particolare a Lauria Pietro, a Eva e a Ilaria Bernacci.

    Abbiamo notato, però, relativamente al progetto di legge presentato dal collega Pompignoli, una questione legata alle competenze legislative. La Regione non ha competenze in materia di tributi, se non residuali. La competenza principale è dello Stato. Per questa ragione, abbiamo ritenuto opportuno redigere una proposta per le Camere, affinché sia il Parlamento a legiferare su nostro impulso. Attualmente le Regioni dispongono di un numero limitato di tributi, che possono essere definiti come propri, il che riduce significativamente la loro capacità di esercitare autonomamente la potestà impositiva. Questo contesto implica che i tributi regionali non siano frutto di una potestà impositiva autonoma, ma derivino in larga misura dal bilancio statale. Anche nei casi in cui allo Stato spetti il potere di stabilire la norma tributaria e alle Regioni sia concesso un margine limitato di variazione delle aliquote, tali tributi non possono essere considerati automaticamente come propri della Regione. Di conseguenza, l’intervento delle Regioni attraverso misure fiscali basate sulla modulazione dei tributi propri non sarebbe adeguato a raggiungere obiettivi ambiziosi, come il ripopolamento delle aree montane appenniniche svantaggiate. Le limitazioni nella loro capacità fiscale autonoma rendono i benefìci derivanti da tali misure regionali insufficienti rispetto a quelli ottenibili con un intervento statale. Infatti, le Regioni hanno un potere fiscale limitato rispetto allo Stato e, di conseguenza, possono attribuire un vantaggio derivante dalla propria fiscalità contenuto e, per alcuni versi, poco significativo.

    Potrei citare come esempio la nostra richiesta allo Stato di attuare le misure per sgravare i Comuni in relazione all’IRAP. Ma credo sia ancora più calzante citare la stessa risoluzione del 2021, presentata dai colleghi dell’opposizione e votata all’unanimità, sull’introduzione delle zone franche, che impegnava la Giunta regionale a intervenire nei competenti contesti istituzionali, chiedendo cioè di interloquire con il Parlamento.

    Mi permetta di dire, collega e amico Pompignoli, che ho apprezzato la misura da lei proposta sull’esenzione del pagamento della licenza di pesca professionale, che sarei stato favorevole a estendere anche alla caccia. Tuttavia, mi rendo conto che non si cambiano le sorti dei territori montani svantaggiati con questo tipo di misure. Un siparietto fra me e il mio collega.

    Voglio, però, soffermarmi su alcuni aspetti che caratterizzano il nostro progetto di legge. Innanzitutto, per la sua struttura. Si tratta, infatti, di una proposta di legge alle Camere e non di un progetto di legge ordinario. È stata una scelta precisa. Non vogliamo soltanto occuparci dei nostri territori, ma di quelli dell’intera area appenninica, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, Molise, Campania, Basilicata, Puglia e Calabria, volendo compiere un lavoro corale che ci veda protagonisti insieme alle altre realtà interessate.

    Per questo motivo speriamo che, sulla scorta di quanto stiamo realizzando, anche gli altri territori possano legiferare in armonia, in modo da dare maggiore vigore a un progetto trasversale lungimirante.

    Un altro aspetto peculiare riguarda i criteri per l’identificazione delle aree svantaggiate. Abbiamo voluto optare per un approccio decentrato, assegnandone la competenza alle Regioni, attraverso la propria legislazione. Questo per consentire una valutazione più puntuale delle particolarità di ciascuna area, permettendo di adottare misure che tengano conto non solo delle difficoltà economiche, ma anche delle sfide sociali, culturali e infrastrutturali che queste aree affrontano. Al contempo, si tratta di criteri oggettivi e valutabili, il cui riferimento è l’indice di fragilità comunale, elaborato dall’Istituto nazionale di statistica, che fornisce una misura attendibile e dettagliata delle varie forme di svantaggio territoriale, ben consapevoli del fatto che dare benefìci ad una zona svantaggiata comporta vantaggi anche per le zone limitrofe.

    Ritengo opportuna, infine, una breve panoramica, come dicevo prima, sul testo, in modo da chiarire alcuni aspetti, prima di lasciare spazio ai vostri contributi.

    Questo PDL è suddiviso in sei capi. Il Capo I stabilisce i princìpi generali, il Capo II si concentra sui benefìci fiscali e le attività economiche, il Capo III sui benefìci fiscali per favorire la residenzialità, il Capo IV sull’incremento dei finanziamenti ai Comuni a rischio idrogeologico, il Capo V riguarda ulteriori sostegni finanziari e il Capo VI contiene le disposizioni finali.

    Il Capo I (Princìpi generali) è formato da due articoli. L’articolo 1 definisce le fiscalità incentivanti per le aree montane appenniniche svantaggiate ed evidenzia tre punti. Il primo, che è basato sugli articoli della Costituzione italiana e del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Li voglio citare, ma brevemente, giusto per ricordarci a cosa facciamo riferimento: l’articolo 2 sul principio di solidarietà, l’articolo 3 sul principio di uguaglianza e l’articolo 44, che prevede provvedimenti per le zone montane. Mentre, l’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea mira a ridurre le distanze fra le regioni dell’Unione europea. Questa iniziativa mira, quindi, a promuovere lo sviluppo economico delle aree montane appenniniche svantaggiate, garantendo equità e salvaguardia del territorio. Come obiettivi, c’è la stimolazione dello sviluppo economico, la riduzione delle disuguaglianze, il perseguimento di un equilibrio economico armonico, la valorizzazione del territorio e delle sue risorse, con misure, ovviamente, di sostegno, che sono l’introduzione di misure di sostegno fiscale e contributive, oltre all’incentivazione degli investimenti, in conformità con le normative nazionali ed europee.

    L’articolo 2 identifica le aree montane svantaggiate tramite una legge regionale, basandosi, quindi, su criteri oggettivi e trasparenti, includendo demografia, economia e difficoltà sociali, oltre alle potenzialità di sviluppo. Questo è uno degli aspetti più importanti, perché si va a superare quei criteri attuali, che ormai sono arcaici, che si basano principalmente sull’altimetria. È un po’ la cosiddetta “media del pollo”: uno che ha una zona a 800 metri e ha anche una zona a 100 metri, la media lo porta a essere basso, ma abitando a 800 metri ha gli stessi svantaggi di chi ha un’altimetria diversa. I criteri attuali – io vivo in uno di quei comuni, che sono residuali rispetto ad altri problemi – sono quei criteri che rischiano di creare disagi ai territori omogenei. L’abbiamo citato prima, nella relazione introduttiva, quando si diceva: attenzione, perché un vantaggio di un Comune può essere positivo anche per i Comuni limitrofi, ma questo vale anche al contrario. Infatti, come abbiamo visto anche per l’alluvione, chi non era dentro le STAMI, chi non era dentro le ATO si è trovato ad avere meno aiuti, magari avendo avuto anche più problemi. Io conosco bene la provincia di Forlì-Cesena e posso dirvi che ci sono dei Comuni che non rientrano in questo, ma sono stati molto più colpiti di Comuni, soprattutto per quanto riguarda l’agricoltura, le frane e quant’altro. All’articolo 2, comma 2, troviamo l’indice di fragilità. Come abbiamo detto, utilizziamo l’indice di fragilità comunale dell’ISTAT per corrispondere a criteri oggettivi che considerano le difficoltà demografiche, economiche e sociali per identificare le aree svantaggiate, e non, come dicevo prima, solo il criterio della montanità. Fra l’altro, questo è interessante perché stiamo vedendo che già altri iniziano a ragionare utilizzando questo indice di fragilità. Ripeto, questo indice di fragilità, che ha dodici criteri, è definito dall’ISTAT. All’articolo 2, comma 3, si precisa che per l’individuazione delle aree territoriali si considera una valutazione complessiva che contempla la coesistenza di vari fattori di rischio e vulnerabilità socioeconomica per l’identificazione delle aree stesse.

    Il Capo II è formato da tre articoli, che determinano i benefìci fiscali diretti e indiretti. L’articolo 3, comma 1, definisce i criteri per poter beneficiare delle incentivazioni e stabilisce che le imprese devono rispettare le definizioni dell’Unione europea di piccole e microimprese, devono svolgere attività all’interno delle aree montane appenniniche, in pieno esercizio dei diritti civili, non devono essere in liquidazione o avere delle procedure concorsuali. Nel comma 2 vengono evidenziati l’esenzione dalle imposte sui redditi, l’esenzione dall’imposta regionale sulle attività produttive e l’esonero dai contributi previdenziali, con criteri specifici per i lavoratori residenti. Al comma 3 si stabilisce il periodo temporale delle esenzioni, che va dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2034, con una graduale riduzione dell’esonero dopo il quinto anno. Il comma 4 è importante perché include anche le imprese già attive prima dell’entrata in vigore di questo PDL. Per capirci e per renderlo ancora più chiaro, la lettera a), comma 1, dell’articolo 3 definisce il beneficio alle piccole e microimprese, rimandando ai criteri della raccomandazione della Comunità europea. Sono, di fatto, questi due che leggete: le piccole imprese sono quelle con meno di 50 occupati e con un fatturato o un bilancio annuo non superiore a 10 milioni di euro; le microimprese sono quelle con meno di 10 occupati e con un fatturato o un bilancio annuo non superiore a 2 milioni di euro. La direttiva delegata stabilisce nuovi limiti dimensionali, aumentati del 25 per cento rispetto ai precedenti, influenzando sia lo stato patrimoniale che i ricavi netti.

    L’articolo 4 prevede l’esenzione IVA sui prodotti a marchio “Prodotti di montagna”. Penso che questo sia un altro aspetto molto importante. Vi è un riconoscimento dell’esenzione IVA sui prodotti a marchio “Prodotti di montagna”, come definiti, anche qui, ovviamente da regolamenti europei e decreti nazionali. È applicabile ai prodotti destinati al consumo umano con materie prime e alimenti degli animali provenienti da zone di montagna. Gli operatori interessati devono adeguarsi alle disposizioni del decreto ministeriale per beneficiare dell’esenzione. Anche qui, il periodo di validità va dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2034.

    All’articolo 5 abbiamo altri benefìci fiscali. È importante ricordare anche questi: le deduzioni fiscali, ovvero la possibilità di ridurre i costi, quali il diritto camerale, la tassa sui rifiuti, il canone di occupazione, l’imposta sulla pubblicità, l’imposta bollo, le tasse sulle concessioni governative; le deduzioni dalle dichiarazioni reddituali per le imprese nelle aree montane; le agevolazioni per i piccoli imprenditori commerciali, estendendo le agevolazioni previste dalla legge n. 97/1994 ai piccoli imprenditori commerciali operanti nelle aree montane, senza limite di popolazione. Poi, vengono estese le agevolazioni già previste dal DPR n. 601/1973 e le agevolazioni fiscali per i territori montani in zona ZES Unica Sud, tra cui – e sono importanti – gli investimenti e la semplificazione amministrativa.

    Il Capo III è costituito da cinque articoli, che prevedono benefìci fiscali per la residenzialità. L’articolo 6 prevede in modo particolare il credito d’imposta del 75 per cento sul canone di locazione per i contribuenti che trasferiscono la residenza nelle aree definite, fino a 10.000 euro annui. La piena misura è applicabile per i primi cinque anni, poi ridotta nei successivi. Inoltre, un incremento del 10 per cento del credito d’imposta è riservato al personale sanitario e docente in ambito pubblico. Penso che questo sia molto importante, perché chi, come me, ha fatto il sindaco in un piccolo Comune conosce benissimo le difficoltà a reperire medici che diano la propria disponibilità a svolgere la loro attività di medico di base nei piccoli comuni. Questo vale anche per i docenti delle scuole. I benefìci non sono disponibili per soggetti con reddito IRPEF superiore a 100.000 euro, eccetto il personale specificato dall’articolo 8, che – lo anticipo – è costituito da medici e docenti delle scuole. Il beneficiario non deve possedere immobili nello stesso comune di nuova residenza, a meno che non siano inutilizzabili per legge o distanti almeno cinquanta chilometri.

    L’articolo 7 riguarda il credito d’imposta per l’acquisto dell’abitazione principale. È un credito d’imposta del 75 per cento sui costi di acquisto dell’abitazione principale, inclusi mutuo e tasse, fino a 20.000 euro annui. È previsto l’incremento di un ulteriore 10 per cento del credito di imposta per il personale sanitario e docente in ambito pubblico. I benefìci non sono cumulabili, mi richiamo all’articolo precedente, nel senso che uno può avere benefìci per l’acquisto di un’abitazione oppure per un affitto.

    L’articolo 8, che accennavo poc’anzi, prevede i benefìci fiscali per il personale sanitario e docente, la riduzione del reddito imponibile e la riduzione del reddito imponibile del 65, 55 o 45 per cento per i percettori di redditi lordi, entro ovviamente specifici limiti, per il personale sanitario e docente nelle aree territoriali, fino al 2033. Il personale sanitario e docente con contratto pubblico deve impegnarsi a non trasferirsi da queste aree per l’arco temporale, garantendo continuità di servizio per almeno dieci anni, quindi fino, appunto, al 2033. Il beneficio è esteso ai docenti delle scuole pubbliche che sottoscrivono un impegno simile, a non trasferirsi per dieci anni. Per ultimo, entro centottanta giorni dall’entrata in vigore della legge, con decreto ministeriale saranno definiti i criteri per riconoscere e valorizzare l’attività del personale in queste aree, promuovendo avanzamenti di carriera e partecipazione ai concorsi.

    L’articolo 9 specifica che ci sono deduzioni fiscali per tasse scolastiche e abbonamenti di trasporto pubblico locale, con periodo di validità 1° gennaio 2025 - 31 dicembre 2034, precisamente il 100 per cento di deduzione delle tasse scolastiche di ogni genere e grado, comprese le tasse universitarie e gli abbonamenti al trasporto pubblico locale. Sapete che anche questa è una richiesta che i sindaci da sempre avanzano, perché la distanza ovviamente incide sul costo dell’abbonamento. Questa è una cosa sicuramente molto utile e importante. Il contribuente deve mantenere la residenza nelle aree territoriali per tutto il periodo di vigenza dei benefìci e i benefìci non spettano a soggetti con un reddito imponibile ai fini IRPEF superiore a 100.000 euro, salvo che per il personale sanitario e docente.

    L’articolo 10 sulla cessione dei crediti d’imposta è, anch’esso, molto importante, perché dà la possibilità di cedere a banche e a società i crediti d’imposta. Abbiamo visto che questa è una cosa che funziona in tanti campi e funzionerà sicuramente anche in questo. Gli intermediari finanziari autorizzati sono banche, intermediari finanziari, società di gruppi bancari, imprese di assicurazione, che in Italia possono acquisire o utilizzare questi crediti d’imposta. È consentita una trattenuta sui crediti d’imposta per acquisiti non superiore al 5 per cento.

    Il Capo IV “Finanziamento ai Comuni e rischio idrogeologico” è, anch’esso, molto importante. Viene previsto che i proventi da IMU rimangano esclusivamente a capo degli Enti locali. Questa è un’altra cosa importante. Voi sapete che con queste risorse i Comuni possono continuare a garantire i servizi essenziali, che spesso per carenza di spesa corrente sono a rischio. Quindi, dal 2025 al 2034 i Comuni nelle aree definite possono trattenere l’intero importo IMU, rafforzando quindi le proprie finanze locali.

    All’articolo 12 si prevedono interventi sull’IVA e interventi inerenti al rischio idrogeologico. Si introduce un’aliquota IVA agevolata del 5 per cento per interventi di tutela del territorio e prevenzione del rischio idrogeologico, con obbligo di documentazione e conservazione per i Comuni. Voi sapete che questo è un altro aspetto molto importante soprattutto per i piccoli Comuni, che spesso non possono fare interventi, in questo caso anche di manutenzione o di prevenzione, non possono partecipare a quei bandi quando la parte che deve metterci il Comune è molto importante, perché non ne hanno. Quindi, questa cosa dell’agevolazione IVA è molto importante. In questa slide vedete quello che ho detto prima, a cui aggiungo soltanto che, oltre ai Comuni, ne possono beneficiare anche le Unioni dei Comuni delle aree specificate. Il periodo è sempre quello: 2025-2033. Come dicevo, l’articolo 12 prevede un’aliquota IVA del 5 per cento per interventi di tutela e prevenzione del rischio idrogeologico effettuati dai Comuni e dalle Unioni. L’agevolazione si estende all’acquisto di beni e servizi legati alla prevenzione del rischio idrogeologico. I Comuni e le Unioni dei Comuni devono documentare, giustamente, e conservare la documentazione e gli interventi per almeno dieci anni. L’emissione di un decreto attuativo entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge definirà le modalità di attuazione.

    Il Capo V è formato da un solo articolo, l’articolo 13, che prevede che le Regioni e i Comuni possano introdurre ulteriori misure di sostegno, quali agevolazioni, riduzioni, esenzioni fiscali specifiche, con la finalità di incrementare il sostegno locale attraverso politiche fiscali mirate a stimolare lo sviluppo e l’assistenza nelle aree designate.

    Infine, arriviamo al Capo VI “Disposizioni finali”. L’articolo 14 stabilisce la copertura finanziaria delle misure tramite bilancio annuale, ridistribuzione di risorse, lotta all’evasione fiscale e uso del Fondo per lo sviluppo e la coesione.

    L’articolo 15 assicura che le agevolazioni rispettino i limiti degli aiuti de minimis dell’Unione europea.

    L’articolo 16 richiede l’emanazione dei decreti attuativi.

    L’articolo 18 stabilisce che la legge entra in vigore il giorno dopo la sua pubblicazione ufficiale.

    Avrete notato che manca l’articolo 17. È stato un errore. Siccome questo è un PDL che auspichiamo che le Camere approvino, perché interessa tutto l’arco alpino, dalla Calabria fino alla Liguria, passando ovviamente dall’Emilia-Romagna, poiché, come sapete, quando si va in aereo il posto 17 non c’è, non l’abbiamo volutamente inserito. Ovviamente lo metteremo a posto: o lo chiameremo articolo 16-bis, o vedremo come poterlo chiamare.

    Io ho finito. Ringrazio tutti per l’attenzione. Vi ringrazio ancora una volta per la partecipazione, che fra le presenze e chi è collegato è veramente importante. Resto a disposizione per i chiarimenti e i contributi che darete oggi, ma che potranno arrivare anche tramite e-mail. Vi anticipo che risponderò e risponderemo a tutte queste richieste e a tutti gli appunti che ci verranno sollecitati, in modo che nel breve periodo di tempo dell’iter potremo condividere anche la bozza finale, che verrà approvata in Consiglio entro il mese di maggio.

    Grazie.

     

    SABATTINI. Grazie a lei, consigliere Bulbi.

    La parola al relatore di minoranza, consigliere Pompignoli.

     

    Consigliere Massimiliano POMPIGNOLI. Buongiorno a tutti. Grazie della presenza.

    È importante oggi cercare di capire esattamente quali siano le necessità da parte di tutti gli attori protagonisti di questo PDL, proprio in ragione del fatto che la sensibilità e la sensibilizzazione rispetto a un tema legato alla montagna per noi sono fondamentali.

    Io sono partito da un presupposto, e il presupposto essenziale era quello di ragionare da un punto di vista regionale. La mia proposta di legge, infatti, era basata su una incentivazione fiscale da parte delle zone montane derivante dalla fiscalità regionale. Ovviamente, non avevo ragionato a livello nazionale anche perché, come tutti sappiamo, sono in essere, all’interno della Camera dei deputati, diversi progetti di legge, tra cui il principale è il DL Calderoli proprio sulla montagna, che avrà delle sue finalità.

    È chiaro che in una regione che per il tramite del suo presidente si professa essere Regione all’avanguardia tra tutte, avrei auspicato una certa possibilità di ragionare sulla montagna della regione Emilia-Romagna. Ovviamente, come spesso accade, purtroppo, i progetti di legge avanzati dalle opposizioni vengono di fatto bocciati dalla maggioranza e poi vengono fatti i progetti di legge alle Camere, spostando l’attenzione, ovviamente, rispetto al tema.

    Non vorrei essere polemico oggi su questo PDL, perché oggi è la vostra giornata, e non è certamente la giornata dei consiglieri che hanno e introducono un tema, a nostro avviso e a mio avviso, importante.

    Evidentemente, sullo spopolamento della montagna occorre fare delle puntualizzazioni e delle precisazioni. L’idea mia era venuta soprattutto anche dopo quello che è accaduto con l’alluvione. Noi sappiamo che, come romagnolo, che in una zona particolarmente colpita qual è quella della provincia di Forlì-Cesena l’errata o la mancata manutenzione da parte di tutta una serie di attività legate alla montagna ha prodotto come causa, o concausa, un disastro epocale, e tutti lo abbiamo visto.

    Il tema, quindi, è capire come riportare in montagna e nelle zone particolarmente svantaggiate persone che siano in grado anche di mantenere il presidio sul territorio a rischio idrogeologico Se uno non li incentiva fiscalmente, è necessario prendere posizione e trovare una soluzione al problema.

    Gli incentivi fiscali ovviamente devono essere dati proprio in ragione del fatto che oggi difficilmente uno che vive in pianura va in montagna, o va in una zona particolarmente svantaggiata. Purtroppo, i servizi essenziali che devono essere allocati in quelle zone oggi sono stati tolti, o sono venuti meno. Per cui, è naturale il pensiero di dire: preferisco vivere coi miei figli e con la mia famiglia in pianura, dove ci sono tutti i servizi, piuttosto che in una zona dove mi devo trasferire, devo spostarmi con la macchina per avere tutti i servizi, devo fare determinate scelte e non ho neanche un vantaggio.

    Questo è il tema che ha mosso, che ha spinto il sottoscritto e il Gruppo della Lega a presentare un progetto di legge proprio legato a queste necessità, poi ovviamente abbinato a un progetto di legge alle Camere, fatto dal Partito democratico, sul quale oggi noi discutiamo.

    Non vado ad elencare… Li ha elencati il consigliere, relatore Bulbi, che ringrazio, come ringrazio anche la consigliera Costi, che ha costruito questo progetto di legge alle Camere proprio dietro la spinta che noi abbiamo dato sulla tematica montagna o aree svantaggiate.

    Questo è il tema per noi essenziale. L’importante è che se ne parli, perché non dobbiamo far sentire abbandonati quei territori, ma dobbiamo essere presenti come istituzioni locali, regionali rispetto alle necessità che quei territori hanno, e che avanzano tutti i giorni quotidianamente alle amministrazioni. L’importante è che se ne parli perché che sia alle Camere, piuttosto che in Regione Emilia-Romagna, il tema deve essere sviluppato, deve essere sistemato e devono essere date delle risposte in qualche modo a quei territori che effettivamente sono in difficoltà.

    Da qui nasce questo percorso, che si chiuderà certamente a maggio, anche nella consapevolezza e nella speranza che più andiamo avanti, più si rischierà di non poterlo approvare in ragione di quello che accadrà con la nomina del presidente Bonaccini alle europee, quindi rischieremo ovviamente di arrivare lunghi. Stiamo cercando quindi di accorciare i tempi, proprio in ragione del fatto che su questi temi occorre dare delle risposte.

    Io le avrei volute dare a livello regionale, proprio per avere maggiore forza, anche a livello nazionale, dicendo che la Regione Emilia-Romagna ha fatto, e pensa anche alle aree particolarmente svantaggiate, per cui, caro Governo, cerchiamo di riuscire a trovare una sintesi rispetto a queste tematiche.

    Oggi ci troviamo effettivamente a dover affrontare un tema che andrà alle Camere; quindi, noi sappiamo benissimo quello che potrà accadere: è cioè un progetto che andrà al Governo nazionale, che ha già comunque un’idea di quello che sono i vari interventi che devono essere fatti sulla montagna, per cui, a mio modo di vedere, perderà il senso rispetto a quello che avremmo potuto e dovuto fare come Regione Emilia-Romagna.

    Questo è. Oggi però ovviamente cercheremo di capire quali sono i suggerimenti ulteriori rispetto ai quali questo progetto di legge deve andare avanti. Io ne dico uno su tutti: ovviamente, è un progetto di legge che ha una fiscalità che andrà ad essere incentivata dal punto di vista nazionale. Questo si riferisce per quanto riguarda le imprese, alle piccole e alle microimprese.

    Io credo che questo debba essere esteso, e guardo anche il consigliere Bulbi, a tutte le imprese, a prescindere dalle dimensioni, anche perché oggi ci troviamo in territori montani dove ci sono grandissime imprese che hanno occupato con i propri dipendenti i territori.

    Se noi non incentiviamo anche queste grandi imprese, queste delocalizzeranno, quindi se ne andranno. Penso ad esempio alla “Pollo del Campo” a Santa Sofia, che dà lavoro a centinaia di dipendenti che abitano in quelle zone. Se noi non incentiviamo a restare lì, queste se ne vanno e spopoliamo di fatto l’intera vallata. Quindi, parlare solo di piccole e microimprese non va bene in questo testo. Dovrà essere comunque necessario affrontare una tematica legata alle imprese in maniera molto più importante.

    Vi ringrazio, e vi ringrazierò anche per le osservazioni che vorrete dare.

    Lascio la parola a voi per ogni tipo di osservazione che noi ovviamente recepiremo. Grazie.

     

    SABATTINI. Grazie, consigliere Pompignoli.

    Prima di partire con gli interventi, do contezza della presenza anche delle colleghe Pillati, Montalti, Bondavalli e dei colleghi Gerace e Tagliaferri che si sono uniti ai lavori della Commissione.

    Partiamo con le richieste di intervento pervenute alla Commissione, che elencherò: sono sette richieste di intervento pervenute fino ad ora. Ovviamente, come sempre, per le udienze conoscitive vi invitiamo, anche a seguito degli interventi, o per chi decide di non prendere la parola oggi, invitiamo a mandare un contributo direttamente alla mail classica della segreteria della Commissione, che poi verrà inoltrata a tutti i commissari e ai colleghi relatori.

    Oltre alle persone che interverranno, che dirò volta per volta, sono presenti come uditori Gianni Bessi per Confservizi Emilia-Romagna, Loretta Alosi per Legacoop e Villiam Ballotta, segretario regionale della Cisl Emilia-Romagna.

    L’iter della Commissione, come accennava il collega Bulbi, prevederà una discussione generale in Commissione per il 24 aprile, per poi andare alla discussione e all’approvazione in Commissione dell’articolato per mercoledì 8 maggio, con un limite per la presentazione degli emendamenti fissato per lunedì 6 maggio.

    Fatta la parte illustrativa e istituzionale, cominciamo con i contributi.

    Do la parola a Giovanni Battista Pasini, presidente UNCEM Emilia-Romagna.

     

    PASINI, presidente Uncem Emilia-Romagna. Di nuovo grazie a tutti, grazie per questa opportunità che, come UNCEM, riteniamo molto importante da tempo, essendo impegnati com’è ovvio che sia per un’associazione che rappresenti i territori montani impegnati per una riforma complessiva della legge sulla montagna, e le tematiche che più propriamente incidono su questa vicenda.

    Ringrazio quindi la Regione Emilia-Romagna e i consiglieri promotori di queste due proposte di legge, che, come diceva prima il consigliere Pompignoli, stimolano comunque l’interesse, discussioni e approfondimenti sui temi della montagna. Mi fa quindi estremamente piacere, questo, perché ce n’è assolutamente bisogno e credo che questo sia importante per quanto riguarda il dibattito che si può sviluppare e che si deve sviluppare, ed esprimo anche un auspicio che si trovi una forte convergenza fra tutti i Gruppi consiliari presso l’Assemblea legislativa, perché credo che c’è bisogno di una spinta in questa direzione, perché i problemi che riguardano lo sviluppo della montagna non hanno un colore politico, probabilmente sono di carattere generale e attengono al complesso della nostra società emiliano-romagnola.

    Credo che questo sia importante anche perché ciò che uscirà dal dibattito dell’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna può derivare anche un contributo importante rispetto al dibattito che si aprirà a livello nazionale.

    Noi tutti sappiamo che è stata licenziata dal Consiglio dei ministri la proposta di legge di Calderoli sulla montagna, sulla quale non entro, sicuramente. Vi sono altri 24 disegni di legge, presentati e recuperati dal passato, presentati ex novo. Questo si può leggere in due modi: come un grande interesse e sensibilità verso la montagna, ma anche come un modo per creare alla fine una discussione che non porta a nessuna conclusione. Questa, quindi, è una preoccupazione che esprimo. Penso – spero – che dobbiamo lavorare tutti affinché anche dal dibattito, che spero il più unitario possibile, che uscirà dal Consiglio regionale di questa Regione, possa dare un contributo anche in quel contesto e che possa anche rappresentare un punto di riferimento per altre Regioni, agire nello stesso modo anche in questa logica.

    Quindi esprimo grande apprezzamento per questa iniziativa che è stata adottata. È evidente che ci sarebbe bisogno, ma questo è un tema che vale a livello nazionale, un tema più complessivo che riguarda un punto fondamentale. Mi piace quello che diceva prima il consigliere Bulbi, più che un’azione di incentivazione fiscale, di contrasto allo svantaggio fiscale di chi opera in montagna. Lo dirò più precisamente dopo, ma questo comunque è il senso. Speriamo che a livello nazionale si vada a definire una legge complessiva che riguarda non solo gli aspetti più direttamente di cui trattiamo oggi, che sono gli incentivi, o comunque tutte le attività a supporto, attività commerciali, artigianali di chi vive in montagna, ma anche più complessivamente, perché questo sia un bene che attiene all’aspetto più complessivo della riforma degli enti locali, perché attiene anche alla governance, ovviamente, di chi agisce, di chi fa programmazione, di chi fa sviluppo sul territorio. Sono i Comuni, e penso soprattutto all’esperienza particolarmente positiva delle Unioni di Comuni che hanno il compito, in applicazione dell’articolo 44 della Costituzione, di promuovere azioni di sviluppo e di coordinamento per la montagna. Ma questo confidiamo che trovi un’allocazione nel quadro nazionale.

    È evidente che il tema numero 1 che abbiamo di fronte è questo: come contrastare lo spopolamento in montagna. Negli ultimi 15 anni la montagna ha subìto in Emilia-Romagna un calo demografico, nei Comuni montani, di 12.600 cittadini, di abitanti, con una varietà diversa, ovviamente, per le zone più decentrate e più periferiche, maggiore, e in parte, in misura inferiore, nei Comuni più grossi, meno periferici. Questo calo demografico si è rallentato, e questo è un aspetto molto positivo, negli ultimi anni. Non perché il saldo fra nati e deceduti sia ancora a pari, o sia diventato positivo; ma questa riduzione del calo, che porta quasi in qualche Comune, in qualche caso ad un aumento della popolazione, o comunque si è rallentato in modo significativo questo calo, è derivato da due fenomeni. Intanto, per la gente che sicuramente è rimasta, ma soprattutto, territori che hanno tratto nuovi residenti. Questo è avvenuto anche dopo il Covid, perché molta gente ha conosciuto più direttamente le maggiori qualità della vita, almeno da un punto di vista salutistico, del vivere in montagna, e questo è un fatto molto positivo, che dobbiamo continuare a incentivare, lavorando su questo.

    È evidente infatti che il saldo fra nati e deceduti, sicuramente – purtroppo, visto anche l’andamento dell’età delle persone – continui… Dobbiamo lavorare per fare in modo che intanto i giovani che sono in montagna trovino le condizioni per rimanere in montagna, primo obiettivo; il secondo, creare le condizioni affinché chi sceglie per diverse ragioni che dobbiamo comunque costruire affinché tali siano le opportunità, possano vedere nella montagna un luogo dove poter venire a vivere, stare, quindi richiamare nuove persone.

    Io credo che, ad esempio, questo che abbiamo imparato tutti ad utilizzare, che non sapevamo, siamo stati costretti, ma è stato positivo, forse è l’unico esempio positivo che abbiamo avuto col Covid è stato usare il lavoro a distanza, lo smart working, Vediamo che ci sono figure, persone, che pur lavorando in aziende che magari sono collocate non in montagna, a cui l’azienda permette, con un’organizzazione del lavoro, di lavorare in montagna. Questo è un esempio. Quindi, dobbiamo lavorare assolutamente in questa direzione.

    Mi piace molto che il progetto di legge sul quale mi concentro più direttamente, che è quello presentato dal consigliere Bulbi, ma senza con questo sottacere il contributo che comunque viene anche dall’altro, spesso dall’altro progetto di legge che ha presentato Pompignoli, però io credo che sia molto importante questo di agire sulla leva fiscale. Questo è veramente ciò che consente di contrastare quel disagio che prima richiamavo.

    Da dati che ho raccolto un po’ di tempo fa, sostanzialmente il quadro, l’insieme di quanto pesa sulle attività commerciali e artigianali nelle aziende è intorno al 12-13 per cento, in alcuni casi il 15 per cento determinato da incidenza delle tasse comunali e quelle regionali; tutta la restante quota sono tassazioni nazionali.

    Il primo aspetto sul quale agire allora credo sia questo per ridurre quelle. Io non so lo strumento più efficace quale possa essere. Sicuramente, questo del credito d’imposta, anche per come è applicato adesso, ha dei tempi a volte molto lunghi, che non sempre incentivano ad utilizzarlo. Ce ne sono altri, e va bene, però sicuramente uno degli elementi che abbiamo e incide particolarmente in modo negativo sulle attività commerciali e gli esercizi di vicinato, che abbiamo visto anche da una recente pubblicazione, un report che ha presentato, mi pare, la Confcommercio, abbiamo visto negli ultimi dieci anni dei cali significativi di questi esercizi, che rasenta anche oltre il 20 per cento, ma che sono ancora particolarmente concentrati in montagna, dove questa percentuale è ancora maggiore. È evidente infatti che in montagna, dove ci sono piccoli esercizi nei centri storici, o anche nelle zone più periferiche, quando la tassazione a cui sono costretti è tale da superare il guadagno che ne può derivare, questi chiudono, ed è quello che è avvenuto, con degli effetti però molto negativi, nel senso che quando chiude un esercizio commerciale in montagna, in un centro storico, sia un Comune o meno, perde la vitalità, quel centro: la perde come elemento di aggregazione e di attrazione chi vive in montagna, ma lo perde anche da un punto di vista delle funzioni e dei servizi di carattere turistico, e sappiamo quanto sono importanti ad esempio, i piccoli negozi, la vendita di prodotti tipici e quant’altro. Qui è positivo anche il richiamo nella legge della detassazione per chi vende prodotti tipici della montagna, ma è importante mantenere e fare in modo che queste attività siano presenti anche per il turista. Il turista che viene fa differenza se entra in un centro abitato spopolato, dove ci sono le serrande chiuse, o se invece vi sono attività aperte.

    Credo che la condizione per fare questo è che assolutamente la tassazione non superi i loro guadagni. Il ragionamento è questo: proprio per la funzione sociale che svolgono questi esercizi, dovrebbero essere detassati, assolutamente. Anche perché se chiudono non portano nessun beneficio all’erario. Producono invece un grande danno perché manca il servizio: questa è la riflessione.

    Come tradurlo in atto vero? In rapporto anche con l’incidenza che richiamavo prima, credo che ci sia spazio sul quale agire, e questo è un aspetto particolarmente importante.

    Darò alcuni flash perché ne condivido totalmente l’impostazione. Lo cito perché può essere pericoloso per come è scritto, e credo che anche da questa proposta di legge ne possa venire un contributo positivo: è pericoloso come è scritto nella legge nazionale Calderoli, i caratteri, come vai a determinare la montanità. Se andasse avanti la proposta che è scritta nel progetto di legge Calderoli, probabilmente ci sarebbero le Alpi e poco altro: non può essere la pendenza, o solo l’altitudine. Credo che per come sono conformate le Alpi rispetto agli Appennini, dove abbiamo minore altimetria, e sicuramente minore pendenza, abbiamo però una distribuzione molto più ampia e molto più diffusa di centri, di case, case sparse, perché la morfologia del terreno lo consente.

    Sono quindi tutti questi elementi che vanno considerati; sicuramente la pendenza, questo è uno degli elementi, però è bene considerarne tanti altri come quelli che sono indicati della marginalità, della diffusione del sistema insediativo, della distanza dai centri maggiori, che fra l’altro è uno degli elementi che era entrato a far parte dei criteri per l’individuazione delle aree interne, anche nell’ultima generazione che ha visto l’aumento delle aree interne considerate tali in Emilia-Romagna, quindi non solo più quelle della zona parmense-reggiana, ma anche altre. Questo è stato molto positivo.

    Non sarà un caso se il tema della classificazione su come individuare criteri per classificare zone montane, dalla promulgazione della legge 991 del ‘52, in tutte le legislature è un problema che si è posto, ma non è mai stato modificato assolutamente niente, perché oggettivamente è complesso, però credo che le indicazioni che sono contenute nella legge, che prendono anche a riferimento la fragilità comunale, siano un elemento particolarmente importante. Questo è un aspetto che sottolineiamo assolutamente con grande interesse.

    Cito alcuni aspetti, ma come contributo. Noi abbiamo fatto come Uncem anche recentemente una sorta di seminario per raccogliere ulteriori idee e contributi anche rispetto alla discussione di questa legge, e in questa direzione siamo andati. Credo che anche dopo l’udienza di oggi siamo in grado di formulare un ulteriore contributo, ma che credo sia limitato, perché crediamo che la proposta di legge sia assolutamente condivisibile.

    Alcune puntualizzazioni che sono qui indicate: all’articolo 5 della legge, dove si dice che si possano dedurre dalle dichiarazioni dei redditi tassa dei rifiuti e canone per l’occupazione di aree pubbliche. È evidente che se questo viene è positivo, però sarebbe totalmente a carico del Comune; quindi, bisogna che si trovino delle compensazioni, altrimenti rischiamo di andare in cortocircuito, è importante.

    Quanto al credito d’imposta per l’acquisto dell’abitazione principale, va benissimo, ottimo. Su questo una riflessione che pongo è anche quella di come incentivare il recupero del patrimonio edilizio nei centri principali dei Comuni, ma anche quello distribuito sul territorio.

    Lo dico perché questo è un elemento di coerenza anche con la legge 24/2017, che pone giustamente, dal nostro punto di vista, una limitazione all’utilizzo del suolo, oltre il limite del 3 per cento, ma incentiva fortemente, e dobbiamo incentivare fortemente, il recupero di un patrimonio edilizio molto diffuso, molto distribuito, spesso decadente, che però può essere un elemento di arricchimento del paesaggio e del territorio, quindi un elemento di richiamo anche turistico, e recuperare un valore certo.

    Vedere la possibilità di stimolare in forme anche diverse rispetto all’acquisto questo aspetto, credo che sia particolarmente importante.

    Articolo 9: va benissimo questo della gratuità del contributo per il trasporto scolastico, ma c’è un tema generale, quello del TPL, che ancora una volta penalizza la montagna, e penalizza la montagna per ovvie ragioni: perché la frequenza delle corse, del servizio è notevolmente inferiore rispetto al resto del territorio, e se è inferiore significa meno opportunità per la mobilità. Spesso queste gabbie tariffarie che vi sono fra le diverse zone nell’ambito provinciale, ovviamente – cito sempre la signora Maria che abita a Frassinoro – comportano diversi passaggi tariffari, tali che per arrivare a Modena si paga molto di più. Questo è un aspetto che va superato. L’altro, che ancora una volta penalizza i Comuni montani, è quello che per il trasporto scolastico, che spesso è garantito dai Comuni perché non viene adeguato il trasporto pubblico, è evidente che rischia di essere fuori da questo tipo di incentivazione.

    Un altro elemento per incentivare l’utilizzo pubblico e favorire la mobilità delle persone sia all’interno della montagna che dalla montagna verso la pianura, credo che sia particolarmente importante. Un elemento, articolo 11, che forse va precisato è laddove si parla di IMU. Questo mi sembra lo sceriffo di Nottingham, che prende ai più poveri per darei ai più ricchi, questo metodo dell’IMU: nel senso che vi sono i Comuni che hanno una maggiore presenza di seconde case, siano esse di natura turistica, essendo nate come tali, ma la maggior parte adesso sono diventate seconde case, per eredità, spesso anche gran parte di quel patrimonio abbandonato. Pagano IMU in misura ordinaria, e paradossalmente una parte consistente di questa viene trattenuta – ecco qui il punto – e diventa dello Stato, cioè viene pagata allo Stato, e lo Stato la trattiene. Quindi, non sono i Comuni che possono trattenersela, perché non passa, arrivano solo a quei Comuni. Questo va assolutamente precisato.

    Questo è un aspetto che abbiamo posto come Uncem ripetute volte negli incontri con parlamentari, con tutti quanti: deve essere corretta questa situazione. Da un’indagine che avevano già fatto, ormai datata alcuni anni fa, ma non credo che sia diminuita in questo senso, fra i 119 Comuni montani dell’Emilia-Romagna, sostanzialmente più di 70 milioni di euro vengono trattenuti direttamente dallo Stato. Sono quei Comuni che devono sopportare maggiori costi per garantire i servizi, anche a quel territorio dove sono ubicate queste case.

    La questione che poniamo con forza è quella che l’IMU pagata venga integralmente lasciata o trasferita ai Comuni. Questo è particolarmente importante: perché questo? Se ogni Comune ha a disposizione 500.000 euro… Se sono 500.000 euro che vengono trattenuti… Nel mio Comune sono 500.000 euro che vengono trattenuti, se avessi 500.000 euro potrei fare delle manovre tariffarie nei confronti dei cittadini, potrei anche fare delle manovre incentivanti rispetto, ad esempio, agli oneri di urbanizzazione, rispetto a tutta una serie di politiche. Se li avessi a disposizione, poterli spendere come sarebbe stato nella logica.

    Posso citare altri Comuni che hanno un taglio ben superiore anche a 1 milione di euro. Molto positivo, sempre all’articolo 12, è l’aspetto dell’IVA su interventi di carattere di sistemazione idrogeologica, che non riguarda solo i Comuni, anzi, riguarda i Comuni, ma riguarda complessivamente tutti gli interventi che vanno a svilupparsi, spesso finanziati integralmente dallo Stato, che sono utilizzati per interventi di risanamento, di manutenzione, di prevenzione, che siano i Comuni, che siano le Unioni dei Comuni, che sia la stessa Regione, che siano i Consorzi di bonifica. Non è possibile adesso che tutte queste risorse – cito i Consorzi di bonifica – incassino 15 milioni di euro dai contribuenti proprietari di immobili in montagna e devono pagare gli interventi che fanno mediamente il 22 per cento di IVA.

    Così come altri interventi che vengono finanziati dallo Stato. Un quinto di queste risorse cioè devono essere ridate allo Stato. Sappiamo quanto è importante avere risorse da destinare per la prevenzione. È quello che è avvenuto in Romagna, e non solo in Romagna, anche in parte del nostro Appennino emiliano-romagnolo, ma tutto. Per la sensibilità idrogeologica che ha, questo è un elemento fondamentale. Quindi, sarebbe logico aspettarsi l’azzeramento, ma il 5 per cento credo che sia una proposta di equilibrio che possa andare assolutamente in questa direzione.

    Non ho altre osservazioni da fare. Magari le renderemo anche in modo più preciso di quanto sto raccontandovi adesso. Quindi, ribadisco l’importanza di questa discussione per la Regione Emilia-Romagna, in quanto tale, e spero che si trovi una convergenza unitaria su questa impostazione, ma il tipo di dibattito che si aprirà in Regione Emilia-Romagna può essere da esempio emulativo anche nei confronti delle altre Regioni, e soprattutto dare un contributo importante a livello nazionale perché mi preoccupa la proposta di legge Calderoli, per i suoi contenuti, ma anche perché siamo in presenza di 25 progetti di legge. Credo che questo sia un po’ il quadro; tutti manifestano sensibilità verso la montagna, ma poi alla fine non portano a nessun tipo di risultato.

    Grazie per questa giornata.

     

    SABATTINI. Grazie.

    Adesso si è unito ai lavori della Commissione anche il collega Pelloni.

    Per il secondo intervento, la parola a Vitali, CGIL Emilia-Romagna.

     

    VITALI, CGIL Emilia-Romagna. Presidente, consigliere, consiglieri, grazie. Partecipare, visti i tempi, appare sempre più importante, quindi ringrazio per questo momento.

    Sicuramente, entrambe le proposte di legge si pongono un obiettivo importante e necessario: favorire il ripopolamento delle aree montane nella zona appenninica regionale, parto dall’Emilia-Romagna. L’Appennino è patrimonio inestimabile, che allo stato attuale e senza una forte inversione di tendenza rischia seriamente l’abbandono, con conseguenze sul piano della sicurezza del territorio e degli insediamenti.

    Nel pieno rispetto delle direttive europee, della legislazione nazionale e di quella regionale, riteniamo utile proporre alcune riflessioni. Nell’ottica solidaristica che da sempre caratterizza l’operato della nostra Regione, è a nostro avviso indispensabile indicare con chiarezza le fonti di questo finanziamento, specificando chiaramente come non saranno toccate le risorse destinate ad altri capitoli di spesa del bilancio regionale, primi fra tutti quelli destinati a sanità, istruzione, trasporto pubblico locale. Va infatti evitato il rischio di frantumazione del tessuto sociale, così come vanno evitate discriminazioni, così come indicato dall’articolo 3, comma 3, punto b) del progetto di legge 69/53. Un piano di investimenti straordinario così formulato va strettamente legato alla occupazione che esso stesso crea.

    Nel solco del Patto per il lavoro e per il clima regionale, gli incentivi andrebbero condizionati alla creazione di buona occupazione, all’applicazione corretta dei contratti collettivi nazionali firmati dai sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale, con una ulteriore attenzione a quelle realtà imprenditoriali che praticano una contrattazione di secondo livello massimamente inclusiva con particolare riferimento alla contrattazione di genere.

    Negli ultimi anni abbiamo assistito a troppi casi di imprese che hanno deciso unilateralmente di chiudere sedi e attività nell’area appenninica. Solo grazie all’impegno delle lavoratrici e dei lavoratori, con il supporto della Regione e delle istituzioni locali, è stato possibile in alcuni casi salvaguardare l’occupazione e le attività produttive.

    Si tratta di processi che devono interrogare tutti. Se abbiamo l’obiettivo di ripopolare e rilanciare l’Appennino, la salvaguardia dell’occupazione è la priorità assoluta. È per questo che riteniamo strategico condizionare l’erogazione di finanziamenti ed incentivi all’impegno a non chiudere e a delocalizzare le attività produttive.

    Sarebbe oltremodo necessario collegare queste proposte di legge ad un più generale piano di investimento in quelle zone. Le aziende investono, come diceva prima chi mi ha preceduto, in presenza di infrastrutture per consentire le indispensabili comunicazioni telematiche, il transito delle persone e delle merci, se ci sono servizi pubblici e uffici comunali con strutture tecnico-amministrative in grado di rispondere con efficacia ed efficienza alla necessità dei datori di lavoro.

    Le famiglie arrivano e restano se ci sono i servizi sanitari, i servizi sociosanitari, educativi e culturali, e in grado di rispondere con la medesima efficacia ed efficienza ai propri bisogni.

    In assenza di ciò, un intervento di pura incentivazione fiscale rischia di avere, nel migliore dei casi, effetti limitati, nel peggiore addirittura distorsivi.

    Per questo occorre, accanto a queste proposte di legge, prevedere piani di intervento multifattoriali che rendano complessivamente attrattive le nostre aree montane della zona appenninica, anche attraverso finanziamenti nazionali delicati. Grazie.

     

    SABATTINI. Grazie.

    La parola al dottor Zanoni, responsabile sviluppo economico e territorio di Confcooperative Emilia-Romagna.

     

    ZANONI, Confcooperative Emilia-Romagna. Grazie, presidente. Grazie, consiglieri. Intervengo per Confcooperative e Alleanza delle Cooperative, quindi anche Legacoop e AGCI.

    Alcune riflessioni sul progetto di legge. Innanzitutto, esprimiamo in generale un apprezzamento per l’iniziativa legislativa dell’Assemblea, dei consiglieri firmatari. Assolutamente auspichiamo che il dibattito sia fruttuoso, in Regione Emilia-Romagna e che questa iniziativa sia un’iniziativa bipartisan. Abbiamo colto forse dall’intervento del consigliere Pompignoli la volontà che si vada in questa direzione. Credo che sia assolutamente importante, rilevante per i motivi che prima erano stati indicati da chi mi ha preceduto. Questo, quindi, è il nostro auspicio.

    Come cooperazione, siamo molto sensibili al tema della montagna e delle aree appenniniche svantaggiate, delle zone interne e più svantaggiate della Regione. Sappiamo e abbiamo una storia, da questo punto di vista. Oggi non potevamo esimerci dall’intervenire, anche soltanto per marcare una nostra presenza, per dare voce alle tante piccole cooperative, alle tante iniziative cooperative che storicamente sono insediate in Appennino e che chiedono di avere maggiore visibilità, chiedono strumenti per far sì che in quelle zone possano restare ad operare e a sviluppare le proprie attività.

    Sicuramente la cooperazione riteniamo sia uno strumento ed un agente di sviluppo locale formidabile, questo ancor prima che si parlasse di sviluppo locale, storicamente, ancora quando questo termine non era entrato nell’uso comune, a cominciare dal settore dell’agricoltura, sino ad arrivare al settore dei servizi sociali. La storia lo dimostra. Da tanti anni, da sempre, le associazioni cooperative stesse incentivano e investono energie per sviluppare la cooperazione nelle zone appenniniche. Per questo il progetto di legge ci tocca particolarmente.

    Senza contare che più di recente anche la stessa Regione Emilia-Romagna ha colto l’esigenza di rivolgere un’attenzione particolare alle zone appenniniche e alle zone interne con la promulgazione della legge sulle cooperative di comunità che sicuramente dà dei contributi che in valore assoluto sono minimali, ma danno un segno anche della direzione politica e delle politiche pubbliche e di incentivo a far sì che anche in quelle comunità potessero svilupparsi strumenti innovativi. Le cooperative di comunità sono una testimonianza del principio di sussidiarietà. Nel momento in cui mancano servizi e ci sono bisogni da soddisfare localmente, le cooperative di comunità intervengono. Anche se sono piccole realtà, hanno la possibilità di fornire una risposta a dei bisogni che, altrimenti, sarebbero insoddisfatti. Anche questo è uno strumento in più, che si colloca nel solco dell’impegno delle associazioni cooperative.

    Andando più nel merito ‒ scusatemi per questa premessa, ma era assolutamente necessaria ‒ e guardando in prospettiva, sicuramente la legge, dal nostro punto di vista, ha un approccio condivisibile, proprio perché va a cogliere quei princìpi che anche come cooperazione noi sosteniamo. Pertanto, ci rivediamo molto nell’approccio che ha adottato la legge.

    Il punto fondamentale è che finalmente si supera, ormai dopo tanti anni, quell’approccio che va a individuare le aree dell’Appennino svantaggiate soltanto sul criterio altimetrico e statistico-altimetrico. Questo poteva valere un tempo. Sicuramente, alla luce della storia che ha non soltanto l’Emilia-Romagna, ma tutto il territorio nazionale, di politiche pubbliche, di incentivi, che comunque sono stati nel tempo utilizzati, basandosi su quel criterio, abbiamo anche dei risultati. Ad oggi, occorre fare i conti con quei risultati. Abbiamo ottenuto, a volte con incentivi a pioggia, pochi risultati. In altri casi, abbiamo aumentato il gap tra quei territori più vicini alle vie di comunicazione, pur stando in montagna, rispetto ad altri Comuni che, invece, sono leggermente decentrati. Quindi, si è creato quasi un aumento del gap, una discrepanza e una iniquità dei risultati nell’utilizzare il criterio altimetrico-statistico, storicamente preso in considerazione.

    Per cui, aver individuato l’indice di fragilità comunale come uno dei criteri, il criterio base sul quale, poi, intervenire per andare a individuare i territori da incentivare, secondo noi, è un passaggio fondamentale. Questo bisogna riconoscerlo. Teniamo conto che, considerando l’arco della storia, oggi ci troviamo di fronte a uno scenario completamente diverso anche per l’Appennino. La crisi demografica, da un lato, e la crisi climatica, dall’altro. Sicuramente, ripeto, vedere l’Appennino, come le valli, le zone e i territori più in chiave sistemica che non puntuale, secondo noi, è importante. Il criterio dell’indice di fragilità comunale è sicuramente un criterio innovativo, che ci trova assolutamente d’accordo.

    Detto ciò, è chiaro che dobbiamo anche considerare il fatto che le Regioni avranno un enorme potere ‒ o, comunque, ci auguriamo ‒ per andare a individuare, sulla base di quel criterio, le zone da incentivare o meno. Qui crediamo debba essere fatto un lavoro molto importante da parte delle Regioni. Crediamo nella possibilità di arrivare a lavorare nel fino... Nel senso che occorre, da un lato, sicuramente estendere il criterio, ormai superato, altimetrico-statistico e, dall’altro lato, attraverso l’indice di fragilità comunale, sicuramente occorre anche che questo criterio sia selettivo, da un certo punto di vista. Selettivo nel momento in cui si vanno a definire con precisione quelle aree. Avendo delegato la Regione a fare questo, crediamo che questo lavoro sarà molto importante. È un passaggio fondamentale.

    Altre considerazioni, e vado verso il termine. Mi trova d’accordo l’obiezione che è stata fatta all’inizio, rispetto all’individuare soltanto le micro e piccole imprese come meritevoli di incentivi. Dal nostro punto di vista, sarebbe quantomeno importante prendere in considerazione almeno le medie imprese, per stare nell’arco, ad esempio, dell’approccio dei fondi strutturali europei, che individuano le piccole e medie imprese come il perno dello sviluppo. Tagliare fuori a priori le medie imprese, dal nostro punto di vista, merita comunque una riflessione.

    Il credito d’imposta è uno strumento importante, che spesso viene utilizzato e che di recente abbiamo imparato a conoscere (anche nel male, alcune volte; faccio riferimento al 110%; scusate la polemica). Sicuramente, in questo caso, è uno strumento molto utile. Andrebbe, dal nostro punto di vista, pensato, magari, in fase applicativa, uno strumento di “incentivo”, di moral suasion o quantomeno di spinta politica da parte della Regione nei confronti degli istituti bancari, attraverso convenzioni, protocolli che diano una spinta all’istituto bancario nell’arrivare ad acquisire quei crediti d’imposta, nel momento in cui si vanno a cedere, da parte di cittadini e imprese. È chiaro che non sempre, la storia recente ce lo ha detto, questo avviene. Pensare, quindi, anche ad un ruolo della Regione che possa aiutare e agevolare questo tipo di operazione, secondo noi, è importante.

    Queste sono le nostre osservazioni. Ci auguriamo che il progetto di legge sia approvato in tempi celeri. Nel momento in cui dovesse arrivare in porto, ci faremo, come cooperazione e anche come associazioni cooperative, portatrici delle istanze nei confronti delle nostre associazioni nazionali. Anzi, lo stiamo già facendo. È importante che anche la Conferenza delle Regioni ‒ perché no? ‒ spinga il progetto di legge. Faremo il possibile per sostenerlo, anche, per quanto ci riguarda, a livello nazionale.

    Grazie.

     

    SABATTINI. Grazie mille.

    Ricordo a tutti la possibilità di portare anche direttamente i contributi scritti alla segreteria delle Commissioni, sia a quelli che interverranno stamattina sia ai diversi soggetti che sono collegati online interessati a questo progetto di legge.

    Passiamo al quarto intervento. Per UIL Emilia-Romagna, la parola al dottor Michelacci.

     

    MICHELACCI, UIL Emilia-Romagna. Buongiorno a tutti e a tutte. Grazie per la possibilità di prendere parte a questa discussione, sicuramente molto importante.

    Io mi riserverò la possibilità di parlare in maniera congiunta dei due DDL, anche se sono consapevole che hanno una natura legislativa diversa, dato che uno è rivolto alle Camere l’altro è rivolto più internamente, per una iniziativa legislativa da parte della Regione.

    Innanzitutto, la discussione di questa mattina mi ha fatto fare ulteriori ragionamenti su due questioni sulle quali ero più titubante, anche titubante, fino a ieri pomeriggio. Mi riferisco, innanzitutto, al fatto se sia più doveroso mandare questa proposta di legge alle Camere o se fare un ragionamento più interno. Innanzitutto, io non ero a conoscenza dell’esistenza dei 25 progetti di legge che, a livello nazionale, stanno tenendo banco. Perciò, sì, ritengo doveroso cercare di condizionare l’ambito nazionale per far sì che questa discussione acquisisca la centralità che merita. Tuttavia, qualora non divenisse un patrimonio condiviso, sarà sicuramente importante riprendere la discussione in ambito regionale, per far sì che non perda il campo.

    L’altra questione sulla quale ho riflettuto molto mentre ascoltavo gli interventi precedenti fa riferimento al destinare gli incentivi fiscali solo alle micro e piccole imprese, medie imprese, adesso, grazie anche all’ulteriore intervento di Confcooperative, quindi “tagliare fuori” le grandi imprese. Ritengo che le medie imprese possano essere riprese all’interno del discorso. Le grandi imprese sicuramente non soffrono di una difficoltà di reperimento del personale o di difficoltà economico-finanziarie, che legittimerebbero un ricorso a questa incentivazione, che comunque è molto sostanziosa. Anzi. Questi progetti di legge, forse, un pochino tacciono il discorso relativo a un incremento delle infrastrutture, che, invece, rappresentano ciò che è maggiormente importante per le grandi imprese. Le grandi imprese, se sono nelle aree appenniniche, probabilmente hanno fatto anzitempo le loro motivazioni e difficilmente decideranno di delocalizzare, se non ottengono degli incentivi fiscali. Però potrebbero farlo se non si lavora congiuntamente e con forza sul rinvigorimento delle infrastrutture del territorio.

    Quindi, la finalità sicuramente è di una importanza e di una rilevanza cruciale. Oggi lo avete ripetuto. Stiamo vivendo, nelle aree montane, delle situazioni di spopolamento, che, unite a un progressivo invecchiamento della popolazione, stanno creando un vero e proprio depauperamento di interi territori, che si porta con sé tutta una serie di fragilità e marginalità crescenti, una rarefazione insediativa e una difficoltà sempre più crescente di erogare tutti quei servizi a cui facevano riferimento anche i colleghi in precedenza, che sono l’ago della bilancia nella scelta se abbandonare un territorio o se rimanere a viverci. Anche perché si tratta di territori che hanno una storicità, una unicità da difendere e, soprattutto, un non trascurabile diritto a esistere, che non deve essere messo in secondo piano. Da qui, l’obbligo doveroso di andare a lavorare su quelli che sono i diritti e i doveri della “restanza”. E anche, ovviamente, cercare di aumentare e favorire le nuove residenzialità, come, comunque, è stato fatto all’interno di questa legge.

    Proseguendo, mi trovo molto d’accordo con la volontà di non limitare al solo criterio altimetrico l’identificazione dei Comuni oggetto di incentivazione fiscale. Noi riteniamo che il principio del bisogno debba essere messo al centro, non una mera e fredda logica definitoria e requisitoria dei requisiti per poter ottenere questi incentivi. Tuttavia, riteniamo un aggravio burocratico troppo penalizzante andare a lavorare su quelle che possono essere delle zone economiche speciali, forse, dal nostro punto di vista, perché creerebbero, in alcuni casi, dei ritardi di accesso preannunciati. Vi invito a riflettere su questa cosa. Identificare la logica del bisogno all’accesso di questa incentivazione fiscale per ogni singolo Comune renderebbe il processo, a nostro avviso, più snello.

    Tuttavia, un discorso che mi preme introdurre è sicuramente una tematica che è stata taciuta all’interno dei due progetti di legge: la doverosa introduzione di una condizionalità alle imprese per poter ottenere gli incentivi fiscali. È patrimonio condiviso, penso da tutti, ritenuto dalle organizzazioni sindacali di primaria importanza, non elargire contributi a pioggia alle imprese, ma destinarli solamente alle aziende che rispettano determinati requisiti, dal nostro punto di vista, centrali, cruciali e non trascurabili. Mi riferisco, ad esempio, al rispetto delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Faccio riferimento al decreto legislativo n. 81/2008. Chi oggi gioca con la vita delle persone, che sia in pianura che sia in Appennino che sia vicino alle aree costiere che sia dovunque, non può, dal nostro punto di vista, assolutamente essere destinatario di incentivi fiscali.

    Secondariamente, e veniva ripetuto anche dal collega, l’applicazione di contratti collettivi nazionali di lavoro firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, per evitare quel dumping contrattuale da più parti criticato. E poi l’introduzione di una responsabilità anche sociale e ambientale, che deve essere messa al centro anche di una politica industriale, che deve introdurre anche questa tematica. Ad esempio, è stata anche fatta una modifica della legge costituzionale nel 2022, che ha arrecato modifiche agli articoli 9 e 41, che oggi prevede che l’iniziativa economica non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente. Queste sono tematiche che, secondo noi, devono entrare all’interno della condizionalità per ottenere i benefici fiscali.

    Concludo questo discorso relativamente anche al rispetto del DURC, il documento unico di regolarità contributiva. È impensabile introdurre delle decontribuzioni contributive a delle aziende che, magari, non pagano i contributi alle proprie lavoratrici e ai propri lavoratori. Se non si introduce questa condizionalità, la possibilità c’è.

    Cionondimeno, appurate queste precisazioni riguardo alla condizionalità, dal nostro punto di vista ci sono comunque degli aspetti sicuramente degni di nota, ad esempio per quanto riguarda l’estensione dell’esenzione alle imposte sui redditi, all’IRAP. Riteniamo importante prevedere la possibilità di aumentare la percentuale di esenzione per tutte le nuove stipule di contratti a tempo indeterminato. Da questo punto di vista, siamo molto d’accordo. Tuttavia, pensiamo che ciò debba essere limitato ai tempi indeterminati e non ai tempi determinati, anche se hanno durata inferiore ai dodici mesi. Questo perché è patrimonio condiviso da parte di tutti, credo, in questa stanza, che ci siano, purtroppo, alcune aziende che basano la propria attività economica su delle forme di turnover indiscriminato dei lavoratori. Noi siamo per il modello spagnolo, per la riforma del lavoro che ha introdotto la Spagna a fine 2022. Perciò ogni tentativo di andare a disincentivare il ricorso al turnover indiscriminato dei lavoratori per noi deve essere centrale.

    Reputiamo, poi, forse troppo stringente andare, per quanto riguarda i nuovi insediamenti produttivi, a introdurre un limite del 30 per cento dei lavoratori residenti, cioè almeno avere il 30 per cento dei lavoratori residenti per poter avere questi incentivi fiscali. Questo perché non è detto, secondo noi, che alcuni territori riescano a esprimere le professionalità adeguate alla ricerca di personale da parte di un’azienda. Soprattutto, se un lavoratore che non risiede all’interno di un Comune montano decide, nonostante la distanza, di andare a lavorarci, dal nostro punto di vista dovrebbe essere incentivato, non dovrebbe essere un disincentivo, invece, da parte dell’azienda per raggiungere l’incentivo fiscale.

    Cerco di andare rapidamente verso la fine.

    Per quanto riguarda l’esenzione dell’IVA per tutti i beni con il marchio “Prodotto di montagna”, siamo d’accordo. È molto importante per evitare che l’esborso erariale che devono sostenere queste attività sia quasi superiore al guadagno. Lo si ripeteva in precedenza. Tuttavia, l’esenzione dall’IVA bisogna essere attenti a monitorare che non vada solamente a guadagno del produttore e a discapito del consumatore, cosa che abbiamo osservato, ad esempio, quando è stata diminuita l’IVA in ambito nazionale sui prodotti per la donna e per l’infanzia. Non c’è stato nessun guadagno per il consumatore e, alla fine, è stata tolta la diminuzione dell’IVA, perché, a quanto pare, non cambiava niente da parte del consumatore. Da questo punto di vista, pensiamo sia necessario introdurre meccanismi di monitoraggio e di tutela dei prezzi per quelli che saranno i prodotti della montagna, per far sì che l’esenzione dall’IVA sia a vantaggio del produttore, importante, ma anche a vantaggio del consumatore.

    Per quanto riguarda i benefici fiscali per favorire la residenzialità, e mi riferisco al credito d’imposta, siamo assolutamente d’accordo. Anzi, anche i commi successivi, riguardo all’aumento percentuale dei dipendenti pubblici relativi al settore sanitario e scolastico. Lo riteniamo molto importante, come anche la possibilità di introdurre un limite sulla base del reddito annuo percepito, quindi sulla base del bisogno in base al proprio reddito. Lo riteniamo importante e quindi anche i commi di questo articolo, secondo noi, hanno una rilevanza.

    Tuttavia, all’articolo successivo, l’articolo 8, se non ricordo male, quando si parla delle misure rivolte al personale sanitario, viene introdotta una limitazione sulla base del RAL, quindi del reddito annuo lordo percepito.

    Dal nostro punto di vista, bisognerebbe qui introdurre e ampliare il ragionamento anche a quello che è il vero e proprio strumento di puntualizzazione e certificazione della capacità reddituale e patrimoniale di un nucleo familiare, ovvero l’ISEE. Quindi, chiedo di introdurre in questo comma, mi riferisco al comma 1 dell’articolo 8, anche una limitazione legata all’ISEE e non solo al RAL.

    Da un punto di vista sindacale, l’impegno che il personale sanitario e i docenti scolastici dovrebbero stipulare con le proprie aziende per non trasferirsi per l’ambito di durata della legge, quindi decennale, da un punto di vista sindacale, potrebbe rischiare di mettere nelle condizioni queste lavoratrici e questi lavoratori di non poter godere del diritto al trasferimento qualora abbiano reali motivazioni di bisogno, come magari può essere l’insorgere di una malattia grave da parte di un familiare e il bisogno di stargli vicino.

    Questa stipula, questo impegno al rimanere all’interno dell’area montana per dieci anni, da un punto di vista sindacale, potrebbe mettere il lavoratore o la lavoratrice davanti a delle situazioni di criticità che possono insorgere. Da questo punto di vista, siamo per sostituire il comma 2 e il comma 3 dell’articolo 8, con un’immediata interruzione dell’incentivo fiscale.

    Concludo molto rapidamente con due tematiche. La prima riguarda il reperimento dei fondi, che viene introdotto. Sicuramente è fondamentale che non venga posto in una situazione di criticità l’insieme del Welfare State a livello regionale, quindi la sanità, l’istruzione e il trasporto pubblico locale, come ripeteva il collega.

    Tuttavia, è ormai decantata da più parti la tanto dibattuta coperta corta che, in ambito nazionale, non ha nemmeno potuto, dal nostro punto di vista, attuare alcuni interventi urgenti, come il rilancio della sanità pubblica, come un sistema di trasporto pubblico più diffuso ed infrastrutture più centrali in tutto il territorio. Quindi, se la coperta è corta, dal nostro punto di vista, bisogna iniziare a ragionare ad un modo per allargarla, allungarla.

    Quest’anno ha tenuto banco il discorso sulla tassazione degli extraprofitti del sistema bancario e assicurativo. In passato, soprattutto durante il Covid, si è parlato delle compagnie farmaceutiche, si è parlato delle compagnie energetiche.

    Il discorso degli extraprofitti deve essere messo al centro. Pensate a questa legge, a questo ambito in cui si cerca di migliorare la situazione delle aree montane, aree montane che vivono dei disservizi molto gravi a causa della desertificazione bancaria. Ci sono dati denunciati dalle categorie dei bancari di CGIL, CISL e UIL che indicano una situazione davvero critica, in cui si tratta di servizi che facevano parte del quotidiano vivere delle popolazioni residenti, il potersi recare dal proprio sportellista che ormai si conosceva da una vita per parlare di quelle che potevano essere le proprie prospettive finanziarie. Questo sta venendo meno.

    Pensate alla possibilità, anche simbolica, di legare una extra tassa sugli extraprofitti sulle banche per migliorare la situazione di quelle aree montane.

    In ultimo, come aveva ripetuto il collega, bisogna lavorare tanto sulle infrastrutture, e questa legge può prevederlo.

    Si tratta di infrastrutture legate alla logistica, sicuramente. Facevo riferimento prima alle grandi imprese, all’importanza che ha per le grandi imprese un apparato infrastrutturale forte che lavori sulla connettività dei territori, ma anche infrastrutture digitali per lo smart working.

    Oggi dobbiamo ragionare in termini futuri e lungimiranti e capire che creare dei villaggi montani, che possono essere luoghi di residenza per lavoratori che svolgono il proprio impiego, anche per multinazionali che hanno sede a Londra, hanno sede a Berlino, hanno sede in Asia, ci sono tanti lavoratori che oggi lavorano in questo modo, vuol dire predisporre dei centri di aggregazione, dei luoghi di scambio con delle importanti infrastrutture digitali per dare anche un nuovo sguardo a questi territori montani.

    Vi ringrazio per l’attenzione.

     

    SABATTINI. Grazie.

    Do la parola alla dottoressa Fazio, Coldiretti Emilia-Romagna.

     

    FAZIO, Coldiretti Emilia-Romagna. Buongiorno, presidente. Buongiorno, consiglieri.

    Farò un intervento molto breve rimandando a delle note scritte le richieste di emendamento che poi sono e saranno molto sintetiche.

    Ringraziamo per la proposta legislativa, ovviamente. Siamo d’accordo con quanto proposto e forse leggermente in disaccordo, vado un po’ controcorrente, rispetto ad alcuni degli interventi fatti. Mi spiego.

    Stiamo ragionando molto come montagna. Ovviamente, dobbiamo pensarla un pochino più in grande e ragionare come Emilia-Romagna. In Emilia-Romagna abbiamo diverse realtà e abbiamo oggi la montagna, che è quella della quale ci stiamo preoccupando.

    Il progetto di legge è ricco di spunti. Ha qualche difficoltà, qualche criticità. Abbiamo parlato anche di soggetti. Probabilmente, in futuro, quando il progetto verrà assunto e quindi non rimarrà solamente sul piano formale, potremo anche parlare di un allargamento.

    Era giusto, però, dal nostro punto di vista, incominciare a proporlo con le micro e le piccole imprese che forse più difficilmente riescono ad inserirsi in un processo di crescita. Quindi, è come se stessimo proponendo una cura. Proviamo, vediamo come va. Quello che ci aspettiamo dalla Regione come interlocuzione è di ascoltare. Portiamolo avanti, portiamocelo a casa, speriamo di trovare risorse per riempire tutte quelle che sono le proposte di fiscalità incentivante, ma poi diamo una risposta, noi per primi, dal territorio se sta funzionando o non sta funzionando, in modo tale che la medicina possa diventare un po’ alla volta, nel corso degli anni, cura per la crescita e il riporto dello sviluppo di tutto il comparto della montagna.

    Noi per primi, come aziende agricole, non solo socie, abbiamo circa il 40 per cento delle imprese agricole che lavorano in zone di montagna. Ci troviamo, fra l’altro, molto d’accordo sul superamento del concetto di altimetria, nel senso che non si può mai prendere un principio assoluto, ed era questo che si diceva in quella sentenza della Corte costituzionale del 2010 che è stata riportata nella relazione: non possiamo declinare “montagna” sopra un certo livello del mare, non sarebbe giusto, escludiamo molto.

    La Regione vanta veramente tante risorse, tante ricchezze, tante realtà che meritavano di entrare. Probabilmente adesso il collo dell’imbuto è un po’ piccolo, però, ripeto, proviamo. Abbiamo detto dieci anni. Vediamo come funziona, vediamo come va e impegniamoci, anche al di là di ogni cambiamento amministrativo che potrà esserci, per aggiustarlo. Riportiamo uno sviluppo coeso di tutta la nostra Regione, delle nostre realtà e peculiarità.

    Come imprese agricole vantiamo una fiscalità diversa, speciale. Sembra una cosa di vantaggio, però è semplicemente dettata da regole d’ingaggio, che sono diverse proprio per il tipo di soggetti che operano. Questo ci porterà, nelle note scritte, a chiedere un piccolo emendamento all’articolo 5, perché, in luogo della deduzione delle spese che sono ivi elencate, noi, invece, chiederemo, non potendo vantare questo incentivo, di riconoscerle quale credito d’imposta pari al 40 per cento dei costi che non possiamo dedurre.

    Questo è l’unico aspetto tecnico che chiederemo.

    Vi ringraziamo e auspichiamo, come detto dal relatore di maggioranza e da quello di minoranza, di portare a casa il progetto di legge, di poter interloquire anche a livello nazionale, perché è vero che è materia che non è esattamente a noi riservata, ma nulla osta poter interloquire anche con un sistema nazionale nel quale, fra l’altro, in questa materia, stiamo parlando non solo come Emilia-Romagna, ma veramente dal nord al sud.

    Grazie e buon lavoro.

     

    SABATTINI. Grazie mille.

    Il prossimo intervento era quello del dottor Quattrini, vicedirettore della CIA, che però ha avuto un problema questa mattina, quindi ha comunicato che manderà direttamente un contributo alla Segreteria della Commissione, che poi faremo avere ai relatori.

    Andiamo all’ultimo intervento della giornata.

    Do la parala al dottor Rusconi, vicepresidente di Confindustria Emilia-Romagna.

     

    RUSCONI, vicepresidente Confindustria Emilia-Romagna. Buongiorno a tutti. Vi porterò via poco tempo, visto l’orario. Ringrazio il presidente per questa opportunità di confronto.

    Prima di entrare nel merito delle due proposte di legge, vorrei lanciare un warning sulla cessione del credito d’imposta. Fate molta attenzione, perché nelle precedenti esperienze, penso in particolar modo alle aree ZES, non tanto al 110, si sono registrate significative problematiche, soprattutto laddove sono state fatte cessioni a soggetti non istituzionali.

    Questo ve lo consegno come contributo. Poi, lascio a voi ogni valutazione.

    Certamente, le due proposte di legge che sono oggi all’esame hanno il merito di richiamare l’attenzione su un territorio particolarmente fragile. È fragile l’area montana e sono fragili, conseguentemente, anche le comunità che lì vivono.

    È sicuramente meritevole di attenzione il progetto di legge a firma del consigliere Pompignoli, che ha il merito di avanzare una proposta articolata e strutturata, ma che prende a riferimento un’area che ha subìto una catastrofe come la calamità dell’alluvione del maggio scorso. Allo stesso modo, anche la proposta di legge a firma della maggioranza punta a richiamare l’attenzione del legislatore affinché ci sia un disegno di legge quadro a scala nazionale.

    Tuttavia, però, dobbiamo avere la consapevolezza che probabilmente nessuna delle due proposte di legge potrà andare a perseguire gli obiettivi. Per quale motivo? Il motivo è stato anche accennato da chi mi ha preceduto. C’è un tema fondamentale, e il tema è lo stato delle nostre finanze.

    Nei giorni scorsi il Fondo monetario internazionale ha lanciato un warning dal nostro Paese molto chiaro: senza una correzione dei conti pubblici al 2027 il rapporto deficit-PIL arriverà al 170 per cento.

    Non ci rendiamo conto che abbiamo un DEFR che purtroppo è vuoto, ma è vuoto perché, purtroppo, le condizioni economiche del nostro sistema fanno sì che, con una crescita che viaggia tra lo zero e la virgola non ci sono spazi per interventi e questi progetti di legge richiedono interventi, prevalentemente fondati sulla leva fiscale.

    Lo stesso Fondo monetario internazionale richiama l’attenzione del Paese sulla necessità di fare interventi correttivi nell’ordine di 12 miliardi di euro all’anno, pari allo 0,6 per cento del PIL. Questo è il contesto economico in cui ci muoviamo. Ora cercherò di trasferirvi una proposta che potrebbe essere provocatoria, ma in realtà è una proposta costruttiva, noi crediamo che possa essere costruttiva.

    La proposta è la seguente. Cercare, maggioranza e opposizione, di lavorare non tanto nell’ambito di progetti di legge vuoi a valenza regionale, vuoi a valenza nazionale, ma di lavorare nell’ottica di formulare una proposta attuativa di quello che già a livello nazionale sta andando avanti.

    Quello che a livello nazionale sta andando avanti o verosimilmente andrà avanti, e che ricordo parte da questa Regione, si chiama autonomia differenziata. Quello che a livello nazionale, verosimilmente, verrà approvato entro la fine legislatura si chiama disegno di legge Calderoli e quello che il disegno di legge Calderoli prevede è un accordo fra Regioni o Regione e Stato per l’esercizio di funzioni. Solo attraverso un accordo su un programma per la montagna, dove dentro si mettono insieme queste misure, potremo prevalentemente trovare una soluzione concreta al problema.

    Capisco che ci sono ancora forti condizionamenti ideologici, ma se vogliamo essere pragmatici e concreti è in questa direzione che bisogna lavorare, perché in questa direzione noi riusciamo a trovare forse le misure legislative, amministrative e fiscali per trovare una soluzione al tema.

    Viceversa, avremo fatto un dibattito molto interessante, molto utile, ma che probabilmente non andrà da nessuna parte.

    Vi ringrazio.

     

    SABATTINI. Grazie, dottor Rusconi.

    Ringrazio tutti i partecipanti per i contributi forniti nel dibattito e per quelli che ci fornirete in seguito.

    L’iter della proposta di legge alle Camere e l’iter in Commissione l’ho illustrato in precedenza.

    Credo che dai contributi emersi questa mattina e dal dibattito che poi ne scaturirà, oltre che un provvedimento per una fascia fragile del territorio della nostra Regione, questo possa essere un contributo importante per tutto il Paese, che rimarca anche una discussione che vede questo progetto di legge portato avanti sia dalla maggioranza che dalla minoranza di questa Regione. L’Assemblea legislativa credo possa portare un contributo importante anche alla discussione nel Paese.

    Vi ringrazio e vi auguro una buona giornata.

    I lavori della Commissione si concludono

    Espandi Indice