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Legislatura XI - Commissione III - Resoconto del 03/07/2024 antimeridiano

    Resoconto n. 20

    Seduta del 3 luglio 2024

     

    Il giorno 3 luglio 2024, alle ore 10,00, la Commissione Territorio, Ambiente, Mobilità è convocata in modalità mista, in applicazione dell’art. 124, comma 4 bis del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022, n. 26, con nota prot. n. PG/2024/18252 del 02/07/2024, presso Sala B-C - Viale Aldo Moro 50, Bologna.

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    CALIANDRO Stefano

    Presidente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    7

    Presente

    OCCHI Emiliano

    Vicepresidente

    LEGA SALVINI EMILIA-ROMAGNA

    5

    Presente

    ROSSI Nadia

    Vicepresidente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    5

    Presente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    EMILIA-ROMAGNA CORAGGIOSA, ECOLOGISTA, PROGRESSISTA

    2

    Presente

    BONDAVALLI Stefania

    Componente

    BONACCINI PRESIDENTE

    1

    Assente

    BULBI Massimo

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    1

    Presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    FORZA ITALIA

    1

    Assente

    COSTA Andrea

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    4

    Presente

    DAFFADÀ Matteo

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    1

    Presente

    DALFIUME Mirella

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    1

    Presente

    EVANGELISTI Marta

    Componente

    FRATELLI D'ITALIA-GIORGIA MELONI

    1

    Presente

    FABBRI Marco

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    1

    Presente

    FACCI Michele

    Componente

    GRUPPO INDIPENDENTE

    2

    Assente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    GRUPPO MISTO

    1

    Assente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    LEGA SALVINI EMILIA-ROMAGNA

    4

    Presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA PROGETTO EMILIA-ROMAGNA

    1

    Presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    1

    Presente

    PELLONI Simone

    Componente

    RETE CIVICA PROGETTO EMILIA-ROMAGNA

    1

    Presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    MOVIMENTO 5 STELLE

    1

    Presente

    PIGONI Giulia

    Componente

    ITALIA VIVA - IL CENTRO - RENEW EUROPE

    3

    Assente

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Componente

    LEGA SALVINI EMILIA-ROMAGNA

    1

    Presente

    RAINIERI Fabio

    Componente

    LEGA SALVINI EMILIA-ROMAGNA

    1

    Assente

    SABATTINI Luca

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO BONACCINI PRESIDENTE

    1

    Presente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    FRATELLI D'ITALIA-GIORGIA MELONI

    2

    Presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    EUROPA VERDE

    1

    Presente

     

    Sono altresì presenti i consiglieri: Andrea LIVERANI (LEGA), Manuela RONTINI (PD), Paolo CALVANO (Assessore al bilancio, personale, patrimonio, riordino istituzionale, rapporti con UE) e Irene PRIOLO (Vicepresidente e assessore alla transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile).

     

    Partecipano alla seduta: Andrea Colombo, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po; Giancarlo Gambardella, Generale Ispettore Capo e Presidente del tavolo di coordinamento per i piani speciali, struttura commissariale.

     

    Presiedono la seduta: Stefano Caliandro, Nadia Rossi

    Assiste la segretaria: Silvia Fanti


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

     

    Presidente Stefano CALIANDRO. Procediamo con l’appello, posso andare avanti? Funziona tutto? Bene. Bondavalli Stefania è collegata? Bulbi Massimo, Castaldini Valentina. Facci Michele, Gibertoni Giulia, Pelloni Simone, Pigoni Giulia, Pompignoli Massimiliano, Rainieri Fabio, Tagliaferri Giancarlo. È collegato. Provate a chiamarlo. Avete provato a contattare Tagliaferri Giancarlo? Non risponde. Zamboni Silvia è collegata? No. Procedo con il secondo appello per Bondavalli Stefania, Bulbi Massimo, Castaldini Valentina, Facci Michele, Gibertoni Giulia, Pelloni Simone, Pigoni Giulia, Pompignoli Massimiliano, Rainieri Fabio. Chiederei di contattare di nuovo il collega Tagliaferri per verificare se è collegato. Cioè, collegato lo è, ma se risponde all'appello, se no può scrivere in chat. Zamboni Silvia ci ha raggiunto in sala adesso ed anche Bulbi Massimo. Chiaramente vale la solita regola che chi ci dovesse raggiungere in corso di commissione è pregato di indicarlo nell'apposita chat. Se non ci fossero contrarietà da parte della commissione darei per approvato il verbale numero 19 del 2024. Bene.

     

    -          Informativa della vicepresidente e assessore a Transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, Ambiente, Difesa del suolo e della costa, Protezione civile Irene Priolo e audizione del generale ispettore Giancarlo Gambardella, presidente del tavolo di coordinamento per i piani speciali, struttura commissariale e del dott. Alessandro Bratti, segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, per l'illustrazione dello stato di avanzamento del Piano speciale della ricostruzione pubblica, ai sensi dell'articolo 20 octies del decreto legge 1 giugno 2023, n. 61 (Interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023), convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2023, n. 100.

     

    Presidente CALIANDRO. Adesso abbiamo un’informativa sullo stato di avanzamento del Piano Speciale della Ricostruzione pubblica per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal maggio del 2023. Su questo punto avremo tre interventi: uno del Vicepresidente Priolo, l'altro del Generale Giancarlo Gambardella, Presidente del Tavolo di Coordinamento dei piani speciali della struttura commissariale, e ancora, il Dottor Andrea Colombo che sostituisce il Dottor Bratti, in rappresentanza dell'area tecnica dell’Autorità di bacino Distrettuale del Fiume Po. Passerei quindi la parola alla Vicepresidente Priolo per la sua illustrazione, prego.

     

    Irene PRIOLO, Vicepresidente e assessore a Transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, Ambiente, Difesa del suolo e della costa, Protezione civile. Buongiorno a tutti. C’eravamo presi l'impegno di tornare in Commissione quando abbiamo presentato, sempre in questa sede, il Piano Speciale preliminare. Dal momento che siamo in dirittura di arrivo con il Generale Figliuolo alla chiusura di questo Piano Speciale, ma siamo anche in dirittura di arrivo delle funzionalità di questa Commissione, abbiamo ritenuto necessario e opportuno comunque tenere valida questa convocazione anche se il Piano vedrà la chiusura nelle prossime due settimane attraverso il passaggio nella cabina di Coordinamento, esattamente come è avvenuto per quanto riguardava il Piano Preliminare.

    Siamo in una fase avanzata dell'analisi che abbiamo condotto dal preliminare ad oggi, attraverso anche un confronto non soltanto con i territori ma soprattutto di un lavoro che i gruppi hanno portato avanti attraverso il Coordinamento dell’Autorità di Bacino e il supporto che la Regione ha voluto fornire alla struttura commissariale.

    Il Piano che oggi vi presentiamo, e che quindi non ha la veste definitiva con la bollinatura della Cabina di coordinamento, è un Piano di grande e lungo respiro, lo voglio definire così; e lo definisco così, a partire anche dalle considerazioni che sono emerse. Avete visto che ieri è stato presentato il rapporto di ANIA per quanto riguarda gli eventi che hanno avuto copertura assicurativa a livello non soltanto nazionale ma di quello che sta capitando, a livello più generale nel mondo, a seguito degli eventi catastrofici.

    La considerazione che vi voglio fare è che ovviamente ANIA non è una componente della nostra Regione ma la cifra che ha dato per quanto riguarda la copertura assicurativa dell'alluvione dell'Emilia-Romagna dello scorso anno è di 800 milioni.

    Parto da questa considerazione perché la copertura, quindi l'importo, che le imprese assicurative hanno dato al nostro territorio è un importo molto significativo, anche perché voi saprete che la copertura che danno le assicurazioni non è una copertura al 100%, non tutti i cittadini si assicurano, non tutte le imprese si assicurano per le alluvioni, quindi, può essere considerata come una stima intorno al 20% di quello che è stato l'importo del danneggiamento reale e parto anche dalle considerazioni che ha fatto il ministro Musumeci nel dire che si fa sempre più fatica a trovare le risorse per questi eventi emergenziali che si ripropongono costantemente, non fosse altro quello che è successo nel week end recente nella regione del Piemonte e della Valle d'Aosta.

    È quindi necessario mandare avanti un Piano come quello sul quale stiamo lavorando, che ha un respiro di lungo periodo e che prevede e prevederà la messa in opera di interventi strutturali e non strutturali per diversi anni per quanto riguarda la nostra Regione.

    È evidente che questo Piano speciale dovrà vedere la collaborazione non soltanto della struttura commissariale, ma anche dei vari Ministeri del nostro Governo, perché per poter andare avanti per molto tempo, perché le opere che l'Autorità di Bacino vi presenterà dopo, sono opere che hanno, dal punto di vista della messa in pratica e della realizzazione, tempi differenti e da questo punto di vista noi abbiamo bisogno di costruire un Piano che guarda anche oltre dodici anni.

    Dobbiamo lavorare a un Piano che preveda la possibilità di finanziare la progettazione, non soltanto preliminare ma anche esecutiva delle nostre opere, per avere un inquadramento il più possibile puntuale e preciso di quello che significa realizzarle e quindi poi dopo andare avanti secondo anche un ordine di priorità che noi ci dobbiamo dare. Insieme alla struttura commissariale e al Generale Gambardella, che ringrazio per l'attenzione che ci sta riservando anche nell'evoluzione di questo Piano, perché ovviamente gli approfondimenti portano sempre anche a nuovi stimoli, abbiamo anche ritenuto necessario lavorare a un ulteriore affinamento del Piano, dopo che sarà passato in Cabina di Coordinamento. Perché il quadro economico che sta emergendo ovviamente è un quadro “spannometrico” perché non ci sono i progetti esecutivi già nel cassetto che ti possono dare il perimetro puntuale delle risorse che noi da questo punto di vista possiamo mettere in campo, ed è evidente che noi dovremmo instaurare - attraverso anche il commissario Figliuolo - un dialogo molto forte, anche con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, per iniziare a ragionare di una programmazione pluriennale delle risorse e per fare in modo che questa sia una programmazione realistica, coerente e credibile per portare avanti gli interventi.

    È evidente che, mentre noi stiamo portando avanti questo Piano speciale, il Piano speciale conterrà anche tutti gli interventi che oggi hanno già la copertura economica del commissario Figliuolo dei 2,5 miliardi. Quindi, è un Piano che non si compone soltanto di una strategia di lungo periodo; quindi, di opere tese alla riduzione del rischio residuo - se lo vogliamo così definire - ma è il Piano della Ricostruzione che quindi dentro contiene anche tutte quelle opere che saranno coperte dalle ordinanze del commissario Figliuolo con le risorse date. Quindi, è un Piano che ha opere urgenti, opere di medio periodo e opere di lungo periodo.

    Questo è molto importante da comprendere perché un Piano come questo non si risolve in tre anni: alcune opere in tre anni saranno completate, altre opere saranno in stato di avanzamento e altre opere saranno in affidamento dei lavori.

    Questo è molto importante anche perché la chiusura del Piano Speciale - che avrà un importo anche abbastanza significativo dal punto di vista della risorsa economica - non è un Piano che chiede al Governo, già in questa finanziaria, di trovare tutte le risorse, ma è un Piano che prevede una programmazione delle opere e che quindi comporterà una negoziazione costante con il Governo per portare avanti le opere secondo una programmazione e una pianificazione.

    Dopo lo dirà l'ingegner Colombo, ma siamo all'interno anche dell'aggiornamento del Piano di assetto idrogeologico; pertanto, anche la progettazione che noi dovremo mettere in campo, deve attendere questo aggiornamento perché altrimenti anche i progetti che noi faremo, soprattutto progetti di opere idrauliche infrastrutturali importanti, non possono non leggere i numeri che l'Autorità di Bacino ci dovrà riconsegnare.

    Ecco perché il Piano deve avere questo respiro di lungo corso, perché noi partiamo dall'aggiornamento del Piano di assetto idrogeologico; ed ecco perché è importante che vadano avanti le risorse che noi stiamo programmando all'interno delle ordinanze del Commissario Figliuolo.

    L'avevamo già detto in occasione della Commissione precedente: lo scopo di questo Piano è quello di lavorare con un approccio innovativo, ma di dare anche delle risposte concrete rispetto agli interventi che noi abbiamo in animo di mandare avanti, opere strutturali e non strutturali.

    Dal punto di vista delle opere idrauliche, oggi non ci soffermeremo in particolar modo sulle infrastrutture della viabilità perché sono quelle che non riguardano noi in particolar modo, sono quelle con le quali stiamo lavorando insieme ai territori per comporre il quadro, però la Regione in questo momento sta ragionando insieme all’Autorità di Bacino moltissimo per quanto concerne le opere del dissesto e dell'ambito idrogeologico.

    Abbiamo lavorato - l'Ingegner Colombo dopo ve lo spiegherà in maniera più puntuale - al raggiungimento di quattro obiettivi dal punto di vista delle opere sul dissesto e dal punto di vista idrogeologico, che tengano conto, ovviamente, dei tempi di ritorno e quindi della portata dell'evento di maggio.

    Gli eventi che noi stiamo vedendo e abbiamo visto anche recentemente nella nostra Regione, per cui lavoreremo anche alla richiesta dello stato di emergenza perché comunque sono eventi puntuali ma molto importanti quelli che abbiamo visto, ho fatto un sopralluogo di tredici ore la settimana scorsa, ma ne farò un altro la prossima settimana per continuare a visitare i nostri luoghi e i cantieri che stiamo mettendo in campo in somma urgenza; è evidente che questi sono eventi importanti che si ripropongono ma non hanno la portata dell'evento di maggio del 2023 e questo è fondamentale che la Commissione lo comprenda, perché anche le opere idrauliche che noi mettiamo in campo con questo Piano speciale hanno questa doppia vista: la gestione degli eventi importanti con tempi di ritorno ripetitivi - come quello che stiamo vedendo in questo momento - quindi la realizzazione anche di casse di espansione che leggono e gestiscono gli eventi come quello che abbiamo avuto la settimana scorsa. Vedo il consigliere Occhi che è esperto di questa materia e mi comprende, ma la realizzazione di una cassa di espansione è quella che ti taglia un picco di piena, non è quello che ti taglia una piena di portata prolungata con superamento di soglie significative come quelle che abbiamo avuto a maggio.

    Per cui la strategia vede questo tipo di eventi ma vede anche l'evento di maggio e quindi la possibilità, laddove noi non abbiamo più la possibilità di contenere le portate di progetto, di mettere in campo la strategia innovativa.

    Quindi quattro obiettivi: il miglioramento del deflusso, il potenziamento della laminazione, la gestione delle piene superiori alla portata di limite di progetto e il recupero morfologico dei tratti di fondovalle con tutta una serie di interventi che noi abbiamo puntualizzato bacino per bacino.

    Questo Piano legge tutti i bacini che sono ricompresi all'interno dello stato di emergenza e prevede, da monte a valle, una serie di interventi dal punto di vista diffuso del dissesto che devono raggiungere questi quattro obiettivi, per raggiungere i quali noi lavoreremo sul consolidamento ed adeguamento delle arginature, sulla ricalibratura della sezione e al rimodellamento delle golene, sull’ottimizzazione e potenziamento della laminazione, quindi, l'arretramento delle arginature; la realizzazione di casse di espansione, il riassetto morfologico e della gestione della vegetazione e la tracimazione controllata.

    Quello che vi dicevo è: quando noi non riusciamo a tenere più l'acqua dentro le portate di progetto rispetto a quello che è l'adeguamento del Piano di assetto idrogeologico, dobbiamo capire come contenere la laminazione delle nostre acque ed entra in campo la tracimazione controllata.

    Dopo l'ingegner Colombo ve la spiegherà sul piano tecnico, ma questa è l'ultima ratio che dobbiamo comunque prevedere e quindi nel prevederla noi abbiamo lavorato, dal punto di vista delle opere, a una definizione complessiva del quadro anche economico che noi dobbiamo iniziare a pensare, programmare e pianificare in questo pensiero di lungo periodo.

    Complessivamente, sui nostri bacini gli interventi che vi ho descritto hanno un valore che si aggira intorno ai 2 miliardi e mezzo.

    Dal punto di vista delle opere del Piano di assetto idrogeologico noi confermiamo - e questo è importante - tutte le opere che erano già previste nei piani di assetto idrogeologico precedenti. Sono tutte confermate. Voi sapete che nella negoziazione con il MASE è sempre difficile ottenere un finanziamento che possa assecondare la necessità che noi abbiamo di opere dal punto di vista idraulico; ecco perché è importante costruire un Piano, avendo un Commissario straordinario per la ricostruzione, che però abbia un lungo respiro e da questo punto di vista sono tutte confermate e dovranno però essere adeguate con l'adeguamento che il Piano di assetto idrogeologico ci consegnerà da qui a un anno di tempo, quindi, probabilmente noi confermiamo tutte le casse di espansione, per intenderci, che erano previste; il Piano di assetto idrogeologico, nel suo aggiornamento, ci dirà se la portata di quelle opere è sufficiente o no. Noi riteniamo di no ed ecco che entra in azione la strategia ulteriore che noi dobbiamo prevedere e realizzare.

    Questo è molto importante che venga compreso perché noi abbiamo bisogno di spingere su un Piano che sia molto più forte, perché se è vero quello che vi dicevo prima dal punto di vista delle coperture assicurative, che non leggono il danneggiamento pubblico ma leggono il danneggiamento privato, è evidente che ha ragione Musumeci a dire che se ci sono eventi ripetuti come quello dell’Emilia-Romagna non ci sono 10 miliardi tutti gli anni da poter tirare fuori; la stima che ha fatto ANIA rispetto al nostro Sistema Paese è di sei miliardi nel 2023; sei miliardi di copertura assicurativa che non è il danneggiamento pubblico.

    Quindi è molto importante lavorare sulla prevenzione che è l'unica arma che noi abbiamo per evitare che questi eventi estremi si ripropongano e si ripetano in maniera così importante e così significativa.

    Ora, quelli che vi ho descritto sono gli interventi soltanto dal punto di vista dei nostri fiumi, quindi i 2,5 miliardi sono gli interventi sui fiumi; ma noi abbiamo fatto un lavoro molto attento non soltanto per quanto riguarda i nostri fiumi, quindi il reticolo principale, il reticolo naturale, ma abbiamo fatto un lavoro molto attento e molto puntuale anche con i Consorzi di bonifica.

    Noi abbiamo bisogno di portare avanti le opere sul reticolo principale ma anche su quello minore perché è quello che poi scola le acque e quindi noi abbiamo bisogno di potenziare anche quel sistema che a maggio del 2023 è un sistema che non è riuscito a raccogliere le portate di quell'evento e quindi va rafforzato.

    Quindi, vi dicevo, due miliardi e mezzo le opere che riguardano i nostri fiumi, ma 900 milioni le opere che riguardano i Consorzi di bonifica. Quindi capite come questo Piano, dal punto di vista della gestione delle acque, è un Piano molto robusto e che dovrà leggere la possibilità di questo Piano di lungo respiro. Altro segmento che noi abbiamo portato avanti è quello sulle infrastrutture ambientali. Non vi sfuggirà che negli ultimi eventi che noi abbiamo avuto in pianura i nostri fiumi non hanno avuto negli ultimi eventi estivi nessun problema, hanno funzionato bene tutte le opere idrauliche, sono andati in crash i sistemi di raccolta delle acque meteoriche. Questo è molto evidente.

    Intanto dal punto di vista urbanistico e realizzativo, un tempo non c’era l’invarianza idraulica quando si costruiva e quindi dove abbiamo degli abitati consolidati da moltissimo tempo, questi abitati non hanno le opere che sono più in grado di tenere portate significative di raccolta delle acque.

    Laddove invece abbiamo pianificazioni nuove, con la progettazione e con l'invarianza idraulica, i Comuni stessi ci hanno testimoniato come in quegli ambiti non ci sono stati allagamenti ma la capacità di gestire le acque meteoriche.

    Ecco perché abbiamo fatto un lavoro molto attento anche dal punto di vista del Piano delle infrastrutture ambientali che ci riconsegna un quadro di 355 milioni di opere da realizzare.

    Guardate come si sta componendo tutto il Piano dal punto di vista della strategia che noi dovremmo portare avanti. Quindi complessivamente un Piano che dal punto di vista, se lo vogliamo così definire, del dissesto idrogeologico è molto robusto nella risposta che deve dare e che dovremo costruire segmento per segmento.

    Quindi più o meno parliamo di 4 miliardi di euro arrotondati, che da questo punto di vista hanno già una parte di soddisfazione, in alcuni casi con le ordinanze e con la dotazione attuale del Commissario Figliuolo; in altri casi, non riusciamo a soddisfare le opere importanti che dovremo costruire.

    Ecco perché abbiamo bisogno di questa programmazione seria e di questo affinamento che dovremmo fare da qui all'autunno del nostro Piano speciale.

    Voi sapete che il Piano speciale si compone, per norma primaria, delle opere del dissesto, delle opere ambientali ma anche delle opere infrastrutturali, quindi viarie, e delle opere del patrimonio pubblico.

    Un lavoro ovviamente che ha un impatto minore ma che non possiamo tralasciare, per cui stiamo lavorando anche a questo Piano che prevede la presentazione di un quadro che, sostanzialmente, non supera i 20 milioni di euro, però noi non è che il patrimonio culturale non lo dobbiamo risanare, quindi, stiamo facendo anche questo segmento e, come vi dicevo, stiamo lavorando insieme alla struttura commissariale per chiudere quello sulle opere viarie insieme ai Comuni e insieme alla dotazione che il Commissario ha in questo momento dal punto di vista delle risorse attuali.

    Alle risorse del Commissario si aggiungeranno quelle relative al Fondo di Solidarietà Europeo, per cui sappiamo certamente di poter contare su 2 miliardi e mezzo, che sta già dispiegando i suoi effetti che però non ha previsto ancora l'utilizzo completo di tutte le risorse; e di altri 370 milioni di euro.

    Voi capirete che rispetto anche alla cifra che vi ho dato, c'è un delta che dovrà essere costruito nel tempo e dovrà essere costruito in modo serio e a cui si aggiungerà quello delle infrastrutture stradali su cui stiamo chiudendo il quadro e che trasmetteremo al Commissario nell'ambito del quadro esigenziale.

    Dal punto di vista della gestione di questi eventi, sembra banale ma sarà molto importante la costruzione del gemello digitale, perché se è vero che noi metteremo in campo opere di lungo respiro, quindi con tempistiche differenti dal punto di vista anche realizzativo, nel citare, come sto facendo spesso anche quello che lo stesso Presidente del Veneto ha detto, per realizzare alcune casse hanno impiegato quindici anni, quindi, noi sappiamo che il tempo tra la realizzazione, l'esproprio dei terreni, le gare, eccetera, ha un tempo di attraversamento lungo. Sarà vero anche per il nostro territorio: ci saranno opere con un tempo di attraversamento lungo e opere con un tempo di attraversamento breve.

    Nel frattempo, noi dobbiamo gestire sempre in maniera più precisa e puntuale gli eventi, quindi avendo la capacità di leggerli e di costruire gli strumenti adeguati.

    La Commissione tecnico-scientifica che avevamo incaricato ci aveva detto esplicitamente che noi dovevamo lavorare a un progetto di gemello digitale; non partivamo da zero con questa impostazione filosofica perché avevamo già presentato VERA, se vi ricordate, l'avevamo fatto per quanto riguardava la costruzione di un gemello digitale soprattutto tarato sul tema della qualità dell'aria, quindi, abbiamo sicuramente gli strumenti per poterlo fare, ma abbiamo bisogno di costruire una piattaforma regionale unica in cui possono convergere tutti i dati territoriali, i dati cartografici, le banche dati storiche, i dati satellitari, i dati delle reti di monitoraggio in sito, i dati di remote sensing, quindi tutti i dati che noi possiamo far confluire in un unico grande contenitore che ci aiuti nell'analisi dello scenario che deve lavorare o accompagnare la pianificazione, da una parte, e nella gestione delle emergenze dall'altra.

    Abbiamo fatto questo lavoro insieme alle strutture regionali insieme ad ARPA e insieme alle Autorità di Bacino per costruire un gemello digitale che entro tre anni dovrà vedere il suo completamento; quindi, ben prima diciamo che il Piano completi la realizzazione delle sue opere, e che quindi ci aiuti attraverso questo strumento anche nella realizzazione degli scenari di evento e nella gestione quindi anche delle emergenze. Questo è molto importante anche per supportare le amministrazioni comunali durante gli eventi e quindi nell'attuazione dei Piani di Protezione civile.

    Un quadro economico relativamente significativo: bene o male parliamo di non più di 10 milioni di euro per realizzare questo gemello digitale, però secondo noi è molto importante portare avanti questo progetto. Voi sapete come il tema dell'intelligenza artificiale oggi è al centro del dibattito e dell'attenzione, la nostra Regione non può non essere aggiornata, avendo qua il Tecnopolo, avendo qua il Supercalcolatore e avendo noi stessi la possibilità di studiare un gemello digitale che tenga conto di tutti gli elementi che vi ho provato sinteticamente a raccontare. Io mi fermo qui perché altrimenti andiamo molto avanti.

    Ovviamente nella replica finale, siccome il Piano preliminare era un piano di più di 600 pagine, voi potete capire come il Piano definitivo sarà un Piano altrettanto robusto perché abbiamo le monografie ambito per ambito, con tutti gli interventi che realizzeremo, l'esplosione degli interventi dei Consorzi di bonifica e quindi è un Piano oggettivamente molto robusto. Ci vorrà un lavoro di squadra.

    È evidente che quando avevamo ipotizzato delle cifre relative alle risorse necessarie per la ricostruzione della nostra Regione eravamo a evento appena accaduto e quindi le stime erano stime; oggi non parliamo più di stime ma di un quadro spannometrico già più concreto e realistico che però viene corroborato anche da fonti non tanto scientifiche ma concrete: quando ANIA ti dice che sono stati spesi 800 milioni sono soldi che sono già usciti, sono già assegni che sono arrivati o ai cittadini o alle imprese.

    La stima dei cittadini che si assicurano per gli eventi metereologici è del 6% e quindi voi capite che 800 milioni è molto lontano da una stima realistica del danneggiamento che abbiamo avuto; e la stima, sempre spannometrica, anche della copertura delle imprese per i livelli assicurativi su questi eventi è del 25%.

    Quindi, quando abbiamo fatto una stima l'anno scorso eravamo molto vicini alla realtà e che dal punto di vista del danneggiamento del patrimonio pubblico, parlavamo di 5 miliardi nei quali avevamo già provato ad inserire - secondo il Codice di Protezione civile - già le lettere, tecnicamente all'interno dell'articolo 25 del Codice, sono le lettere E ed F, quindi l'analisi già del rischio residuo.

    Dal punto di vista nostro, sul piano del rischio residuo ci siamo vicini; dal punto di vista del danneggiamento pubblico che prevede anche l'aspetto di gestione delle infrastrutture stradali, la cifra sicuramente cresce.

    Avrei voluto potervi raccontare anche questo aspetto, ma il Piano appunto non è chiuso dal punto di vista delle infrastrutture stradali però, secondo me, era corretto fare con voi questo passaggio in Commissione.

    Quando il commissario Figliuolo, chiudo con questa considerazione, voi sapete che è stato prorogato fino a dicembre, non so quale sarà la composizione di questa Commissione da qui a dicembre, ma a dicembre la Commissione nuova, probabilmente, ci sarà già e potremo, insieme al Commissario, anche in un'opera di chiusura del suo mandato, raccontare qual è lo stato in quel momento dei Piani speciali, tenendo in considerazione che sarà un momento molto importante perché sarà quello della Legge di Stabilità.

    Noi faremo un'opera seria. Non chiediamo già quest’anno cifre che sappiamo non potranno andare a terra perché la programmazione richiede un tempo diverso, ma sappiamo che per la progettazione è necessario che la Legge di Stabilità già ci inquadri quelle cifre necessarie per mandare avanti questi piani speciali.

    La progettazione è fondamentale anche per il Governo, per avere un perimetro che precisa a questo punto alle centinaia di euro, se vogliamo, per quello che è il quadro che poi dopo deve essere messo in una programmazione pluriennale.

    Ovviamente il Governo lavora, esattamente come gli enti territoriali e gli enti locali, sul bilancio pluriennale e questo è per noi estremamente importante e significativo.

    In questa negoziazione, dopo, a margine, nella mia replica, vi dirò anche perché io ritengo che il Governo debba trovare delle risorse aggiuntive, perché si era speso politicamente rispetto al P.N.R.R. e quindi per noi sarà fondamentale che rispetto a delle parole su cui si è speso il Governo nelle sue massime più alte cariche istituzionali, queste risorse del P.N.R.R. siano, se non aggiuntive oggi, aggiuntive domani con le risorse dello Stato dal punto di vista della Legge di Stabilità.

    Questo è un impegno che pubblicamente il Governo si era preso e quindi personalmente vi dico che rispetto a questo impegno noi non faremo un passo indietro, quindi, per partire seriamente sulla ricostruzione servono i 2,5 miliardi del Commissario, i 370 milioni del Fondo di Solidarietà Europea e il miliardo e due aggiuntivo che se non viene dal P.N.R.R., deve venire da un'altra parte perché è - credo - un obbligo morale che tutti quanti si sono presi.

    Io mi fermerei qua Presidente perché dopo, rispetto alla illustrazione che farà il generale Gambardella e l'ingegner Colombo, sono pronta ad eventuali repliche, qualora non fossi stata esaustiva in quella che ha voluto essere una sintesi del lavoro molto complesso che in questi mesi noi abbiamo mandato avanti. Ringrazio ulteriormente davvero il generale Gambardella, se posso permettermi, un signore di altri tempi di cui avremmo tanto bisogno dal punto di vista dell’approccio anche nel futuro. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie Vicepresidente. Adesso per la struttura commissariale, la parola Generale Gambardella, che presiede il tavolo di coordinamento. Prego, Generale.

     

    Gen. Giancarlo GAMBARDELLA, Generale Ispettore Capo e Presidente del tavolo di coordinamento per i piani speciali, struttura commissariale. Buongiorno. Saluto il vicepresidente Priolo, saluto la Commissione tutta e tutti i presenti. Devo dire che per me è motivo di onore essere invitato a partecipare su questi temi ai lavori della commissione, è la seconda volta che vengo e mi dichiarerò sempre disponibile a riferire il lavoro della struttura commissariale a questo importante consesso.

    Vorrei parlare dei contenuti dei Piani speciali e di interventi dei Piani speciali: sono concetti che - ha detto anche molto bene il vicepresidente - hanno un orizzonte temporale di medio lungo periodo e vogliono guardare con una visione rinnovata al territorio affinché quello che è accaduto mai più abbia a ripetersi. Si tratta di grandi opere che saranno restituite ai territori coerentemente agli aggiornamenti della pianificazione di bacino dei corsi d'acqua romagnoli e di tutto ciò che da questo ne discente per quanto riguarda l'assetto delle infrastrutture.

    L’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e la Regione Emilia-Romagna hanno elaborato e sottoporranno a breve, penso proprio nei prossimi giorni, alle valutazioni del Commissario straordinario le proposte di pianificazione nei cinque ambiti previsti dalla norma.

    Interventi di contrasto al dissesto idrogeologico, ivi inclusi gli interventi di delocalizzazione e comunque quelli tesi al recupero del territorio e della sua biodiversità e dalla tutela degli ecosistemi infrastrutturali, stradali e ferroviari, infrastrutture ambientali, beni culturali e opere pubbliche.

    Si tratta, come è già stato detto molto bene prima, di interventi con programmi di finanziamento pluriennali; necessariamente bisogna parlare – vista l'entità dei finanziamenti e anche la capacità di spesa, che ovviamente hanno anche le pubbliche amministrazioni - di un ciclo che sarà sicuramente non minore di dodici anni, data appunto la complessità delle opere da realizzare che richiedono tempistiche non indifferenti per studi e progettazioni, iter autorizzativo, negoziazioni con i proprietari privati dei terreni, aspetto assolutamente non banale, ove necessario, e anche il reperimento e le allocazioni delle risorse, quindi, poi, le gare l'appalto, la fase di esecuzione dei lavori, il collaudo; e che comprendono degli oneri anche le previsioni delle manutenzioni ordinarie e straordinarie e le compensazioni finanziarie connesse ad eventuali espropri o servitù di allagamento.

    Gli interventi si pongono in linea di continuità logica con i più urgenti programmi già avviati nella visione progressiva, strutturata e complessiva della messa in sicurezza dei territori colpiti, della riduzione del rischio residuo e della prevenzione.

    Ad oggi, ricordo che sono stati stanziati 1,6 miliardi di euro circa per gli interventi di difesa idraulica e di ripristino dei danni alla viabilità stradale, all'edilizia residenziale pubblica e sanitaria, di rigenerazione delle Saline di Cervia, di ripristino alle infrastrutture scolastiche e sportive, ivi inclusi i lavori già avviati nella prima fase emergenziale con procedure tecnico-amministrative di somma urgenza.

    Il Commissario Straordinario, in esito ad opportune valutazioni, prospetterà quindi al Governo le risorse indispensabili per la progettazione delle opere più strategiche, affinché possano essere sviluppati nel dettaglio i quadri economici dei lavori e dimensionate opportunamente le risorse necessarie alla loro successiva esecuzione negli anni a seguire.

    Tra le opere strategiche ci si riferisce anzitutto alle opere idrauliche, nella fattispecie alle casse di espansione e sistemi di tracimazione controllata, secondo il principio di garantire spazio ai fiumi ed incentivare l'uso consapevole e sostenibile del suolo.

    I richiamati interventi costituiranno la prossima integrazione del Piano Speciale sulle situazioni di dissesto idrogeologico, documento vivo, nato per essere continuamente aggiornato, cosa che stiamo facendo anche sulla base delle osservazioni costruttive che ci pervengono dalle amministrazioni locali.

    Piano Speciale che, ricordo, il Commissario Straordinario ha approvato nella sua adesione preliminare il 31 marzo di quest'anno e adottato in cabina di coordinamento il 22 aprile scorso.

    Nelle more dell'aggiornamento della pianificazione di bacino, tale documento costituisce di fatto lo strumento di governo del transitorio, non si riferisce solo linee di intervento misure strutturali, intesi proprio anche gli interventi infrastrutturali che ne derivano, ma anche gli ambiti gestionali che devono accompagnare le nuove realizzazioni, prevedendo, tra l'altro, indirizzi alla pianificazione urbanistica limitazioni d'uso del suolo nelle aree a rischio.

    Ricordo anche che, oltre agli ambiti appena specificati, il documento comprende anche alla gestione dei ponti, della vegetazione ripariale, della fauna fossoria e la gestione dei boschi.

    Devo dire che tutto questo sarebbe impossibile, se non ci fosse un gran gioco di squadra, come è stato giustamente detto prima. Alla redazione del piano e dei suoi aggiornamenti, il lavoro del gruppo di lavoro ministeriale ed interistituzionale, istituito allo scopo dal Commissario Straordinario con l’ordinanza 22, ordinanza che stabilisce i meccanismi di lavoro sotto l'indirizzo tecnico-scientifico dell'Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po con il coinvolgimento diretto della Regione Emilia-Romagna e delle autorità idrauliche competenti e quindi agenzie di sicurezza territoriale di protezione civile, i consorzi di bonifica e l'Agenzia interregionale del fiume Po.

    Al gruppo partecipano anche i ministeri competenti, l'Agenzia regionale per la prevenzione, l'ambiente e l’energia, l'Agenzia territoriale per i servizi idrici e rifiuti, il Comando carabinieri forestali della Regione Emilia-Romagna, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l'Accademia nazionale di agricoltura, le università degli studi di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio, il gruppo Ferrovie dello Stato, l'Azienda Nazionale Autonoma delle Strade, la Rete ferroviaria italiana, Autostrade per l'Italia. È un compito complesso e articolato; penso che sia la prima volta che viene fatto in una maniera così profonda ed incisiva e mi sento veramente di ringraziare tutti i membri di questa squadra. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. La ringrazio Generale, anche per la collaborazione espressa nel corso di questo prezioso anno e per gli appuntamenti a venire. Darei adesso la parola al dottor Colombo che interviene in sostituzione del dottor Bratti per l'Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po. Prego.

     

    Ing. Andrea COLOMBO, segretario generale dell’Autorità di bacino del fiume Po. Grazie. Buongiorno a tutti. Grazie Presidente. Il Piano Speciale preliminare, c'eravamo visti qualche mese fa e avevo in particolare dettagliatamente illustrato un po' i contenuti del Piano Preliminare che in questi tre mesi abbiamo ulteriormente sviluppato e integrato con la parte finale che sarà quella della programmazione degli interventi.

    La volta scorsa mi ero soffermato a lungo sulle linee di intervento strutturali e non strutturali, sull'assetto che già al Piano Speciale, come precursore di quello che sarà poi l'aggiornamento della pianificazione di bacino, ha individuato, il tema di dare più spazio ai fiumi è un tema che voglio sottolineare anche oggi, perché anche oggi è ancora comunque attuale, anche gli eventi che purtroppo in queste ultime settimane sono accaduti in altre parti del distretto del Po, hanno evidenziato questa necessità.

    Non c'è evento dove non si evidenzi una canalizzazione di un fiume, una presenza di edifici. di infrastrutture, di insediamenti in zone di pericolo.

    Sicuramente ereditiamo ciò che i nostri nonni o bisnonni in alcuni casi hanno fatto in passato, nell'immediato dopoguerra; il boom economico, purtroppo, ci ha restituito un territorio fortemente fragile e vulnerabile di fronte a questi eventi e in questi ultimi anni - anche a causa dei cambiamenti climatici - le precipitazioni aumentano, soprattutto anche come frequenza e sempre più spesso questo territorio evidenzia la sua fragilità.

    È quindi necessario un cambio di paradigma, ce lo siamo già detti la volta scorsa, funzionale a dare più spazio ai fiumi e anche a fare queste azioni di delocalizzazione; è stato evidenziato più volte negli interventi precedenti che, anche se difficili da un punto di vista socio-economico, capisco che spostare la gente non è facile, ma in alcuni contesti e in alcune situazioni è veramente l'unica soluzione possibile; per cui siamo a raccontare che miglioreremo la manutenzione, che faremo le opere, ma certe situazioni sono talmente critiche che l'unica soluzione per risolvere in modo definitivo è quella.

    Sulla strategia quindi non starei a ritornare, abbiamo parlato di tratti arginati e quindi dell'obiettivo di evitare che gli argini si rompano - poi vi dirò in che modo questo è stato declinato in tipologia di intervento - difendere le città lungo la via Emilia che si sono allagate durante l'evento alluvionale, quindi chiaramente lì la strategia difensiva deve essere quella di ottimizzare il più possibile il deflusso delle piene e lavorare poi sui contesti di fondovalle collinare e montano, anche per laminare la piena in casse o in modo più naturale all'interno delle zone di pertinenza fluviale a beneficio dei tratti di valle.

    La strategia poi prevedeva delle azioni anche sul reticolo secondario collinare e montano; c'è tutto il tema anche della gestione della vegetazione; mi soffermo però solamente un attimo sul tema degli interventi non strutturali perché anche sul tema non strutturale, le misure temporanee di salvaguardia che sono state adottate dal Segretario Generale e quindi che hanno dato una cogenza giuridica a quegli indirizzi normativi presenti nel Piano Speciale, sono altrettanto importanti.

    In seguito a diverse segnalazioni, contributi che sono pervenuti alla struttura commissariale, alla Regione e anche all'Autorità di Bacino, abbiamo cercato di meglio declinarle e di suddividerle tra i due ambiti, quello delle aree più vicino ai fiumi e delle fasce quindi di maggior pericolosità, da quelle che sono le aree allagate fuori dagli argini, più lontane dagli argini, che sono state allagate per le tracimazioni e le rotture arginali, ma che sono molto lontani.

    Quindi su proposta della Regione Emilia-Romagna il Piano definitivo conterà questa differenziazione da un punto di vista di norme urbanistiche e come Autorità di bacino abbiamo ritenuto opportuno però inserire ed evidenziare meglio la questione della riduzione della vulnerabilità, che è un elemento fondamentale.

    Quando vado a ricostruire, quando vado ad ampliare, quando vado a fare degli interventi edilizi anche molto lontani dagli argini, devo sempre aver ben presente quello che è successo durante l'evento alluvionale perché non è detto che non possa riaccadere e quindi quando vado ad intervenire, come devo fare la verifica sismica e l'adeguamento sismico dell'edificio, bisogna che iniziamo a pensare che bisogna fare anche la verifica idraulica e l'adeguamento idraulico, evitando magari i seminterrati, gli interrati, mettendoci in posizione più alta, cercando di fare tutto il possibile affinché questi eventi, se un domani dovessero accadere, comunque riescano a essere meglio supportati dal territorio complessivamente riducendo la vulnerabilità di queste e quindi riducendo il danno.

    L'altro tema riguarda i ponti: anche qua abbiamo lavorato in questi mesi anche cercando di attuare quelle misure, quegli indirizzi e quelle prescrizioni anche sui ponti, perché c'è un allegato specifico che è il 9 - io lo chiamo “direttiva ponti” perché mi riferisco sempre al distretto del Po, al bacino del Po - ma quegli indirizzi e quei criteri e quelle prescrizioni che abbiamo inserito sono applicati, è partita l'applicazione nell'ambito del rifacimento dei ponti, nell'ambito dell'adeguamento di alcune infrastrutture; con i soggetti gestori e proprietari dei ponti si è aperto un dialogo; e mi sembra sia passato anche qua questo concetto che se un ponte è stato interessato da un'alluvione o se un ponte è stato dissestato o crea interferenze rispetto ad un evento alluvionale, oltre alla verifica statica e alla verifica sismica, è altrettanto importante, e forse anche più importante, che un ponte abbia anche una verifica idraulica.

    Questo non era scontato purtroppo con alcuni gestori, ma la Direttiva e il Piano speciale, secondo me e secondo noi, ha avuto anche questo effetto di chiarire meglio e anche di progettare le nuove infrastrutture rispetto a questi criteri.

    È chiaro che noi abbiamo un insieme di ponti e di manufatti molto inadeguato, non sarà possibile adeguare tutto neanche probabilmente con i soldi del Piano Speciale, però quello che abbiamo introdotto è la definizione di condizioni di esercizio transitorio, cioè ciascun proprietario deve conoscere nel dettaglio il livello di adeguatezza o inadeguatezza del proprio ponte e gestire le condizioni di pericolo e di rischio che il ponte anche induce sul territorio circostante durante gli eventi di piena, in modo da minimizzarli.

    È chiaro che queste strategie di intervento, nel Piano definitivo che stiamo chiudendo, si tradurranno in programmi di intervento; i macronumeri vi sono stati detti dalla Vicepresidente; entro magari un pochino più nel dettaglio, anche se molto è già stato detto, sulle tipologie di intervento. Le abbiamo differenziate sostanzialmente su tre ambiti: corsi d'acqua principali, il reticolo di bonifica e i versanti.

    Sui corsi d'acqua principali, le prime due tipologie di intervento riguardano il deflusso, cioè il potenziare la capacità di trasferire a valle i volumi di piena.

    In alcuni contesti, come ad esempio i tratti di attraversamento dei centri urbani, questo è necessario e imprescindibile abbassando le golene, ricalibrando le sezioni, incrementando anche le quote dei muri degli argini, arretrando anche le arginature; in alcuni casi questo è possibile, non chiaramente dove scorre in mezzo alla città, ma magari immediatamente a monte-valle questo è possibile, soprattutto quando le arginature si spingono molto ravvicinate sulle sponde dell'alveo inciso e magari il territorio retrostante consente questo arretramento.

    Quindi tutto ciò che si può fare per migliorare il deflusso.

    L'altra tipologia è quella della laminazione delle piene che può essere fatta chiaramente confermando quelli anche che erano le linee di assetto e gli interventi previsti dai PAI precedenti, dell'ex Autorità di Bacino regionali e interregionali che stiamo aggiornando, può essere fatta in casse di espansione, da localizzarsi preferibilmente a monte delle città in modo tale da laminare le piene a beneficio poi dei tratti in attraversamento alle città. Può essere fatta anche consentendo o potenziando una laminazione naturale: ci sono alcune zone nei fondovalle o magari nei tratti tra i fondovalle e la pianura, quelli che chiamiamo di alta pianura, dove è possibile magari potenziare una laminazione naturale nelle aree di pertinenza fluviale.

    C'è poi il tema del riassetto morfologico nei tratti più di fondovalle, collinare e montano: alcuni corsi d'acqua sono in squilibrio morfologico sia per deficit sia per surplus di sedimento e quindi vanno individuati anche su questi corsi d'acqua queste tipologie di intervento.

    E poi c'è tutto il tema della tracimazione controllata che riguarda i tratti arginati a valle delle città o più o meno dell'autostrada, dove da lì in poi fino a mare sostanzialmente tutti i fiumi del reticolo principale di questo territorio sono arginati con continuità con argini classificati.

    Sostanzialmente l'obiettivo è quello di evitare che gli argini si rompano: noi stiamo definendo le portate limite di progetto, cioè quella portata che può defluire all'interno del sistema arginato con dei franchi di sicurezza adeguati fino a mare. Di progetto, perché questa portata deve essere raggiunta con tutta una serie di interventi che sono quelli che vi dicevo prima - abbassare i piani golenali, arretrare qualche tratto di argine dove si spinge troppo sulla sponda, lavorando sulla vegetazione, rialzando localmente, se necessario, alcuni tratti, anche se il sistematico rialzo di tutti gli argini non è più possibile per raggiunte condizioni limiti strutturali - e quindi fare tutto il possibile per ottenere questa portata al limite di progetto.

    Questo avrà un tempo di ritorno, secondo le analisi idrologiche che stiamo facendo - anche se non è semplice calcolarlo, perché comunque i cambiamenti climatici, il fatto che anche le serie di osservazioni storiche, non sono serie di un regime stazionario come quello che abbiamo avuto, a causa anche delle antropizzazione e degli interventi - comunque supponiamo di raggiungere un tempo di ritorno centennale, due centennale, speriamo, non è escluso che ci possa essere un evento superiore, cinque centennale di cambiamento climatico e quindi rispetto a questo evento superiore la strategia è trovare delle zone fuori dagli argini, meno insediate, meno abitate, e fare in modo che i volumi che non riescono a defluire dentro agli argini possono essere riversati fuori in modo controllato in queste zone. Questa, secondo noi, è la strategia che dobbiamo applicare sui tratti arginali.

    In via preliminare, sui dati dei PAI, delle ex Autorità di bacino, quindi sui dati dei PAI precedenti, abbiamo cercato di stimare un pochino questi volumi fiume per fiume e abbiamo verificato se, retrostante gli argini, erano disponibili aree per stoccare questi volumi. Queste aree ci sono, interessano prevalentemente aree agricole - perché aree incolte ce n'è poche, anzi direi che non ce n'è nessuna - aree agricole che chiaramente devono essere indennizzate con delle servitù di allagamento.

    Anche qua, con la Regione si sta approfondendo anche da un punto di vista giuridico questa possibilità ma la strategia che si vuol mettere in campo e che affineremo nell'ambito dell'aggiornamento della pianificazione di bacino e che abbiamo però nei quadri esigenziali che vi sono stati rappresentati prima, un valore economico importante all'interno di quei 2,5 miliardi complessivi per i corsi d'acqua, la strategia è di stoccare all'esterno, le aree agricole avranno delle servitù stimate sia una tantum per la perdita di valore del terreno, sia poi in relazione al verificarsi degli eventi con la perdita dei frutti pendenti e comunque quei danni che comunque l'agricoltura va da questa tracimazione e che però, evidenzio, è ben diversa dallo scenario di rottura dell'argine, perché se l'argine si rompe, come è successo e come ricorderete tutti, esce tutto il volume, si allargano i territori per diversi metri, ma soprattutto anche si innescano dei fenomeni erosivi, c'è tutto il tema anche del trasporto del sedimento che poi è quello che danneggia in modo importante anche l'agricoltura, se si deposita con tiranti significativi.

    La tracimazione controllata sarà prevalentemente acqua, con poco sedimento e sarà comunque poca e compartimentata in queste zone.

    Dopodiché c'è il tema della gestione della vegetazione ripariale e degli animali fossori, sul quale ha lavorato un gruppo coordinato dalla struttura commissariale; i risultati sono arrivati nei giorni scorsi e sono stati quindi inseriti nei piani.

    È chiaro che noi dobbiamo ragionare sulla tracimazione controllata per gli eventi che non sono contenibili all’interno del sistema arginale ma bisogna anche garantire che poi il sistema arginale non si rompa magari per gli eventi più frequenti e una delle cause, purtroppo, che abbiamo osservato anche negli anni scorsi su altri territori è quella del problema degli animali fossori, cioè, bisogna che comunque questi siano controllati e che si eviti che poi l'argine si rompa per una portata che ha magari 2 metri di fango, tre metri di fango, ma se c'è una tana che poi mi provoca un’infiltrazione, un sifonamento, questo deve essere assolutamente una cosa da evitare.

    Per quanto riguarda il reticolo secondario di bonifica, anche qua c'è stato tutto un lavoro per definire le tipologie di intervento.

    Questa attività è stata effettuata dalla Regione e dalle autorità competenti, quindi sul reticolo principale il ruolo dell'Agenzia di Protezione civile è stato fondamentale, sul ruolo del reticolo secondario fondamentale è stato il ruolo dei Consorzi di bonifica.

    Anche qua le tipologie sono sostanzialmente quelle che vi ho già raccontato per i corsi d'acqua principali.

    Sappiamo tutti dell'importanza di questo reticolo nelle attività di scolo, oltre che di irrigazione, perché comunque è un reticolo quasi tutto con queste doppia finalità, quindi di portare l'acqua d'estate quando ce n'è bisogno per l'irrigazione ma anche drenare l'acqua di pioggia durante gli eventi estremi.

    Durante l'evento alluvionale ha avuto un ulteriore compito che è quello di portar via l'acqua anche che era fuoriuscita dagli argini. Ma questo dovrà averlo anche in relazione alle tracimazioni controllate perché l'acqua, quel poco di volume che uscirà, bisogna attrezzare anche il reticolo secondario affinché lo possa poi smaltire prima possibile e in sicurezza.

    C'è poi tutto il tema della funzionalità delle infrastrutture di regolazione, degli impianti di sollevamento; anche qua il tema di laminare, delle casse di laminazione - anche sul reticolo secondario sono importantissime - però adesso su questo non direi oltre.

    Sulle frane, invece, anche qua si è lavorato molto nell'ambito di un gruppo dove un importante ruolo, anche di taglio più scientifico, è stato svolto dalle Università di Bologna, di Modena e Reggio.

    Sostanzialmente si sono individuate cinque linee di intervento differenziando le frane che sono state censite, ottantamila frane, sono anche pubblicate sul geoportale della Regione, al pari delle aree allagate, quale anche ambito di applicazione delle norme e delle misure di salvaguardia che vi dicevo prima.

    Sugli interventi e sulle frane sostanzialmente sono differenziate quelle frane che impattano su singoli edifici da quelle frane che impattano invece su agglomerati di edifici che sono due cose diverse: sul singolo edificio magari ho l'impatto della frana su una casa o su due case, nell'altro caso ho l'impatto di una frana magari su un nucleo abitato, su anche importanti tessuti urbani che in parte erano delimitati già nella 267 e ai sensi della legge 445, cioè quindi erano già parte della pianificazione di bacino, e in parte viceversa sono nuove, cioè abbiamo anche dei nuclei abitati che sono stati interessati da frane non perimetrate negli strumenti di pianificazione di bacino e che quindi si provvederà poi a perimetrali.

    Però è chiaro che la strategia difensiva può essere sicuramente diversificata in funzione di queste due fattispecie.

    Il secondo aspetto riguarda la complessità delle frane: ci sono alcune frane semplici che si possono facilmente sistemare, ci sono alcune frane anche molto complesse. Quindi quando la frana, sia che sia semplice e sia che sia complessa, va ad interferire con un nucleo abitato, è chiaro che bisogna sistemare la frana, semplice o complessa che sia; questa è la tipologia di intervento che è stata inserita e su questa tipologia sono state stimate le risorse che poi compongono il quadro esigenziale che vi è stato raccontato prima, al netto poi, chiaramente, che bisogna approfondire, bisogna progettare, eccetera.

    Laddove, invece, le frane intercettano edifici singoli, se la frana è complessa probabilmente l'edificio è da delocalizzare, anzi sicuramente sarà da delocalizzare, perché anche in termini di analisi costi-benefici sicuramente è molto più semplice ed economico delocalizzare l'edificio. Se invece la frana è semplice probabilmente sarà preferibile sistemare la frana.

    Queste sono un po' le casistiche, quindi, su queste quattro casistiche - la quinta è quella delle verifiche sito specifiche - perché chiaramente abbiamo ragionato con tutta una serie di informazioni, ma poi bisogna andare, e lo abbiamo fatto, a fare dei sopralluoghi per tarare le nostre analisi, però chiaramente poi bisogna fare delle analisi sito specifiche che inquadreranno poi ogni singolo intervento previsto nel Piano speciale all'interno di queste quattro casistiche.

    L'ultimo aspetto è quello del gemello digitale che è stato già presentato dalla Vicepresidente. È importante sempre più aumentare la capacità, con le nostre strutture di Protezione civile, anche durante questi eventi, di limitare i danni e di evitare soprattutto la perdita di domani.

    L'evento che c'è stato in Val d'Aosta, nonostante l'intensità, avete visto, strade distrutte con la viabilità tra Valnontey e Cogne e Aosta è stata distrutta in più punti; a Macugnaga l'allagamento e le colate anche di detrito e di trasporto solido non hanno interessato centri abitati, non ci sono stati i morti, non c'è stata perdita di vite umane, cosa che viceversa è successa sia in Svizzera che in Francia. Ecco, quindi anche rispetto a questo tema, è importante avere questi nuovi strumenti che l'informatica oggi ci consente di poter disporre: il gemello digitale, sono delle piattaforme di raccolta dati che ci consentono, anche mediante l'intelligenza artificiale, di fare delle simulazioni su cosa potrebbe succedere se e quindi consentirci di migliorare la parte di previsione dell'evento e migliorare anche la gestione dell'emergenza anche con questi strumenti. Grazie Presidente e grazie a tutti.

     

    Presidente CALIANDRO. Io, intanto, la ringrazio e ringrazio i tre interventi che si sono susseguiti. Preciso che chiaramente le illustrazioni che sono venute oggi devono ancora tenere conto dell'ultimo passaggio in Cabina di regia di Coordinamento e quindi che il Generale Figliuolo con la Cabina di Coordinamento dovrà definire questi passaggi che sono soltanto stati illustrati.

    A beneficio dei colleghi che seguono la Commissione in presenza e da remoto, certifico che avremo il resoconto integrale di questa Commissione che vi verrà distribuito successivamente e che quindi anche i documenti stessi, che pure sono stati illustrati oggi, vengono illustrati con un atteggiamento sub iudice, nel senso che occorre vedere quali saranno poi le scelte definitive della Cabina di Coordinamento che a sua volta deve condividere questa stessa scelta con il Governo, insomma, è un meccanismo a cascata ed è il motivo per il quale non viene distribuita ipso facto la documentazione che è stata illustrata. Quindi è un motivo in più per ringraziare la Vicepresidente Priolo e il Generale Gambardella e il dottor Colombo per questo stato di avanzamento, nonostante la fine della nostra legislatura e quindi l'importanza, ad un anno dai fatti, di rivedersi e stabilire lo stato di avanzamento dei lavori. Però, trattandosi di un lavoro work in progress abbiamo questa necessità, anche dal punto di vista della comunicazione puntuale e istituzionale che la Commissione deve dare ai colleghi stessi. Chiedo se ci sono degli interventi e devo anche dare conto della presenza, che si è aggiunta, dei colleghi Pompignoli e Mastacchi che non avevo citato. Prego Collega Occhi.

     

    Consigliere Emiliano OCCHI. Sì, grazie Presidente. Parto con le domande prima che la presentazione poi scada nella memoria. Il rapporto che c'è in questo Piano speciale con la programmazione esistente, quindi noi abbiamo il PGRA - il Piano Gestione Rischio Alluvioni - che fa capo al PAI esistente, il famoso miliardo di interventi previsti di cui abbiamo parlato spesso dopo l'alluvione del maggio del 2023; quegli interventi vengono mantenuti, quel miliardo viene mantenuto, fatto salvo il nuovo PAI che dovrà eventualmente verificare se sono ancora attuali coi nuovi tempi di ritorno che l'alluvione del 2023 ha portato alle modificazioni rispetto anche agli studi che sono stati fatti successivamente. Chiedo se ho capito bene. Nel frattempo, ci sarà questo Piano Speciale che è sub iudice - oltre a rispetto a quello che diceva il Presidente Caliandro - anche rispetto all'evoluzione del PAI che potrebbe poi andare lui stesso a modificare questi interventi? O comunque la portata, la grandezza, l'estensione di questi interventi; la dinamica di questi interventi? Questa era la domanda che si riferiva a come si raccordano le diverse entità, le diverse pianificazioni.

    Poi sui numeri: mi ricordo che noi eravamo partiti con delle stime circa di 9 miliardi di danni, partendo dalla prima stima; adesso si è detto che questo Piano speciale cuba - ovviamente i nove erano danni pubblici e danni privati, era il danno totale, chiedo se ricordo bene - adesso questo Piano speciale cuba circa 4 miliardi tolte le infrastrutture stradali, ho capito bene?

    Di questi 4 miliardi, però 2 e mezzo sarebbero già disponibili nella struttura commissariale, quindi, mancherebbe un altro miliardo e mezzo che è quello che chiederete al Governo che venga inserito nella programmazione pluriennale, anche qui se ho capito bene, nei prossimi anni. Chiedo magari di dettagliare meglio questi passaggi sui numeri perché sono importanti, anche poi per capire, perché poi quando ci sono questi giri di cifre, è importante capire cosa effettivamente chiederete al nostro Governo, anche perché adesso entriamo in una fase abbastanza convulsa, anche noi qua in Emilia-Romagna - a tutti.

    Passo poi invece ad una serie di considerazioni: sicuramente già nella versione iniziale del Piano Speciale si notava quella che era un'idea di fondo, ovvero una programmazione a 360°, una visione complessiva del tema del dissesto idrogeologico, a una scala che va dal grande bacino anche alla piccola scala, diciamo così, locale.

    Io non so se ci siano state delle interlocuzioni tra la Regione e la struttura commissariale, vi sia stato un cambio di visione anche della nostra Regione, però mi pare in un certo senso di vederlo, anche forse da parte dell'Autorità di Bacino o almeno mi pare di vederlo, perché di molte di queste azioni in realtà se ne parla da tempo, per esempio quella della tracimazione controllata.

    Io vengo dal territorio della provincia di Parma dove abbiamo storicamente il tema del nodo della città di Parma e del nodo di Colorno, da tempo si parlava di una tracimazione controllata, Valle di Parma prima di Colorno e lì, da tempo, si parlava di questa problematica ma non si riuscì, anche proprio per una problematica legata agli indennizzi del mondo agricolo, e anche qui vi chiedo sicuramente poi una sensibilità anche da questo punto di vista, però non si riuscì.

    Ho sentito parole importanti anche dal punto di vista della gestione dei fiumi: da tempo, anche guardando il PAI, era previsto un Piano di Gestione dei sedimenti; da tempo doveva essere realizzato e ancora non è stato redatto e anche qui, per la prima volta ho sentito parlare di eccesso di sedimento, non solo di scarsità di sedimento. Ricordo che nel post alluvione molti di noi della Minoranza, noi della Lega, parlavamo di eccesso di sedimenti e spesso ci veniva detto "No, non è vero, i tratti sono sempre in erosione" e invece oggi si dice "ci sono alcuni tratti in erosione e alcuni tratti in sovralluvionamento" e quei tratti bisogna gestirli.

    Sul tema degli animali fossori mi piace anche qui che venga messa, credo definitivamente, la parola fine a questo tema perché quando andiamo a vedere le immagini - penso che l'ingegner Colombo lo abbia detto chiaramente - che vengono dalla Romagna e sono inequivocabili i danni causati dagli animali fossori e non parlo più solo di nutrie ma tanti animali che sono diventati ormai endemici e causano danni ancora superiori alle nutrie; tane ormai che erano veramente di enormi dimensioni. E anche qui credo che la parola fine sia stata detta ovvero "Dobbiamo gestire questa problematica".

    Così com'è importante gestire la problematica anche della pulizia dei fiumi che sicuramente non è un dettaglio, ma non è l'unico.

    Sicuramente la pianificazione va strutturata a livello di grandi bacini, va strutturata a livello di grandi invasi quando c'è la necessità, abbiamo dei bacini molto grandi che sicuramente hanno dei tempi di corrivazione delle piene lunghi; abbiamo dei bacini molto piccoli dove le piene, l'abbiamo visto anche negli ultimi giorni, sono praticamente immediate e poi bisogna vedere anche il substrato di questi bacini, se sono molto argillosi e abbiamo una perdita anche della gestione agricola del territorio, lo vediamo chiaramente che in pochissimo tempo abbiamo una gestione delle piene praticamente immediata. Sicuramente il tema dell'invarianza idraulica esiste, è il tema che non era previsto nella programmazione di 30, 40 o 50 anni fa.

    Bisogna anche dire che ci sono ancora tanti nodi idraulici che dobbiamo risolvere nella nostra Regione e spesso questo è legato anche al fatto che tanti enti devono collaborare e questa collaborazione ancora non c'è.

    Ad esempio, io nella mia provincia di Parma vedo che ci sono ancora dei punti molto critici, dal punto di vista dell'urbanizzazione, un'urbanizzazione necessaria allo sviluppo economico.

    Io vorrei chiaramente sfatare quella che è una nostra chiara posizione: lo sviluppo deve continuare a esserci, non ci può essere uno sviluppo del nostro Paese senza un'infrastrutturazione, chiaramente ci deve essere l'invarianza idraulica e per continuare a esserci sviluppo, ci deve essere invarianza idraulica, ma devono essere risolti alcuni nodi importanti e qui ci vuole una collaborazione stretta tra gli enti, quindi, va benissimo una programmazione che viene fatta ad un alto livello, però poi bisognerà che quando tutti i vari enti si mettono al tavolo per mettere in campo questa programmazione, nel momento in cui ci saranno da realizzare gli interventi, perché il problema noi l'abbiamo visto è poi nella realizzazione degli interventi, nel finanziamento, progettazione, finanziamento e realizzazione e spesso vediamo che si perde tantissimo tempo a mettere al tavolo tutti questi enti che spesso non collaborano e magari ci sono anche persone, magari negli enti più vicini al territorio, che si danno tanto da fare per riuscire a risolvere queste problematiche - parlo degli enti magari di bonifica - che cercano davvero, che si sentono anche incaricati, essendo vicino al territorio di risolvere certe situazioni incancrenite, quando invece altri enti sovraordinati si voltano un po' dall'altra parte. Questo è un tema importante che secondo me poi si risolve e quando poi arriva la piena importante, l'evento meteorologico importante, poi alla fine i nostri cittadini rimangono alluvionati e poi spesso si chiedono il perché; a valle ci si chiede il perché.

    Il perché spesso è legato sicuramente alla mancanza a volte di programmazione, alla mancanza di finanziamento, ma a volte anche perché chi occupa delle posizioni di burocrazia, magari non fa esattamente quello che dovrebbe fare e che è pagato per fare. Sicuramente questo è stato un passo importante. Questo Piano, vediamo come andrà; è un Piano che toglie un po' di polvere, fa un po' di chiarezza; vedremo nelle prossime evoluzioni. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Zamboni.

     

    Consigliera Silvia ZAMBONI. Grazie Presidente. Volevo partire proprio dai ringraziamenti per questa ricca e documentata informativa e quindi bene anche se ci verrà appunto il materiale delle relazioni che sono state svolte. Io come consigliera di Europa Verde, lo dico per i nostri ospiti che non sanno a quale gruppo appartengo, non posso che esprimere soddisfazione per questo Piano perché ho sentito richiamare tanti principi che anche come Verdi avevamo messo al centro di un'iniziativa che ho coordinato a fine giugno dell'anno scorso, proprio per fare un bilancio sugli eventi alluvionali e come ripartire in un'ottica anche di prevenzione. In effetti, in questo Piano ho sentito declinare due aspetti: quello del ripristino, ma anche quello della prevenzione. E l'ho sentito declinare anche citando una tipologia di opere e di interventi per la quale Europa Verde si è spesa anche in tempi non sospetti.

    Per esempio le casse di espansione: io stessa avevo fatto interrogazioni sulle casse di espansione non realizzate sul Senio, ma lì c'era appunto un problema anche di espropri, perché poi la Pubblica Amministrazione mette in campo interventi che poi si scontrano con il privato che non cede le aree che sono necessarie e questo sicuramente avverrà anche rispetto alle aree che verranno individuate per le tracimazioni controllate, quindi qui ci vuole assolutamente una collaborazione pubblico-privato.

    Così come, bene che venga valutato il valore dei terreni agricoli soggetti ad eventuali tracimazioni, perché noi siamo ancora di fronte al caso di quella cooperativa alle porte di Ravenna che ha accettato di farsi allagare i propri campi, ma che fine a poco tempo fa, non so se la situazione nel frattempo sia cambiata, non era stata indennizzata di tutta la perdita economica dovuta alla perdita dei raccolti.

    Quindi sono tutti aspetti che vanno chiariti prima.

    Poi l’altro elemento col quale, come Europa Verde, non possiamo che essere d'accordo è questo della delocalizzazione che deve essere coperta da fondi specifici per farla, cioè non puoi delocalizzare il privato e si deve pagare lui la delocalizzazione e questo finalmente andrebbe incontro anche a risolvere dei problemi - e anche su questo come consigliera di Europa Verde ero intervenuta - di una situazione che c'è a Parma, dove si è fatto il contrario, cioè a protezione di un'impresa che era bene delocalizzare in area golenale s'è invece tirato su un argine per proteggerla, quindi, le cose sono andate esattamente al contrario; mentre questo principio della delocalizzazione, secondo noi, va applicato.

    Poi un altro tema per il quale mi ero battuta era quello della ricostruzione non in aree esondate o esondabili e anche su questo, un provvedimento della struttura del generale Figliuolo, ha dato una copertura di tipo normativo per non lasciare scoperti poi i Sindaci che devono gestire queste situazioni.

    Allora, fatta questa premessa generale, a cui aggiungo l'osservazione che più volte sono stati richiamati i cambiamenti climatici come causa all'origine di eventi meteo estremi e quindi anche di queste alluvioni.

    Questo per Europa Verde è un punto chiaro: i cambiamenti climatici sono in atto e quindi noi dobbiamo predisporre una risposta di adattamento, che non vuol dire di rassegnazione ma di presa d'atto che i cambiamenti climatici ci sono, che portano a conseguenze tipo l'alluvione, cioè qui sono piovuti in tre giorni l'equivalente dei metri cubi di acqua che in Regione Emilia-Romagna si consumano in un anno moltiplicati per tre per gli usi agricoli, industriali e privati del residenziale.

    Quindi questo ci dice: evento iper estremo.

    Purtroppo, in piccola scala si è riprodotto quest'anno, colpendo soprattutto Veneto e Lombardia, quello che sta avvenendo in Val d'Aosta lo vediamo, quindi questa è la realtà con cui bisogna fare i conti, poi va bene censire, ma eravamo d'accordo, cioè io stessa avevo parlato di un monitoraggio delle sponde dei fiumi e degli argini per vedere appunto dove c'erano, però non possiamo attribuire agli animali con abitudini fossorie il portato che è originato invece dai cambiamenti climatici, sennò non abbiamo contezza di quello che è veramente. Quello che noi chiedevamo come Europa Verde, questo monitoraggio, è una delle misure per contrastare gli effetti ma le cause sono altre.

    Quindi fatte queste premesse ho alcune domande: i 900 milioni di opere a carico dei Consorzi di bonifica chi li mette, lo Stato, i consorzi?

    Perché i Consorzi di bonifica notoriamente gestiscono parecchie risorse, sono degli organismi assolutamente antidemocratici, perché i Consigli di amministrazione vengono eletti da una percentuale infinitamente inferiore rispetto ai contribuenti che sono costretti, invece, a versare i contributi, poi non vanno a votare.

    Benissimo che avete detto "dare spazio ai fiumi, bisogna delocalizzare" e quindi immagino che ci saranno coperture nei fondi che metterà il Governo.

    È stato accennato la gestione della vegetazione ripariale, però senza dare ulteriori elementi e vorrei capire che cosa si intende perché, come Europa Verde, io stessa avevo chiesto che venisse realizzato il programma, innanzitutto presentato, poi realizzato il programma pluriennale di gestione della vegetazione ripariale, perché al momento non c’è; ci sono imprese private, che guarda caso spesso sono nel settore commercio del legname che chiedono di poter e fanno proposte rispetto alla gestione e quindi abbattimento di alberi lungo, mi sembra, un massimo di lunghezza consentita di sponda di 10 km, ma questa non è una gestione della vegetazione ripariale finalizzata alla sicurezza idraulica e quindi volevo capire cosa intendete perché viceversa abbiamo visto in alcune zone, dopo l'alluvione, che prima non si faceva nulla e improvvisamente sono stati rapate a zero le sponde dei fiumi e anche questo non mi risulta sia il sistema migliore, qui non c'entra la Regione, c'entrano poi i territori comunali. Quindi vorrei capire che cosa intendete per gestione della vegetazione ripariale.

    Infine, un altro tema che poniamo in continuazione: benissimo questo piano di opere sia per la filosofia, poi speriamo che arrivino le risorse, per noi resta comunque un problema la riforma della gestione dei bacini idrografici.

    Oggi, a nostro parere, c'è una suddivisione di competenze che si accavallano e quindi secondo noi va chiarita questa gestione e non va affidata alla struttura della Protezione civile- mi scusi la dottoressa Nicolini - nel senso che la Protezione civile interviene a valle dei danni; secondo noi, ci dovrebbe essere una gestione invece di pianificazione a monte.

    L'ultimissima cosa infine: è stato detto che questo Piano cuba 4 miliardi, disponibili oggi due e mezzo, però la Vicepresidente ha detto che la prima valutazione dei danni che era stata fatta di 9 miliardi non era lontana dalla realtà. Grazie.

     

    Presidente Nadia ROSSI. Continuiamo con gli interventi. consigliera Evangelisti, prego.

     

    Consigliera Marta EVANGELISTI. Grazie Presidente. Volevo ringraziare la struttura commissariale per l'approccio concreto e puntuale con cui ha affrontato fino ad oggi tutto il tema gravoso dell'alluvione e ringrazio anche il dottor Colombo e la vicepresidente Priolo, alla quale riconosciamo sempre presenza e puntualità.

    Auspichiamo che questo lavoro di squadra, che è stato più volte richiesto e condiviso in questa seduta, ci sia finalmente davvero, non soltanto nell'ambito dell'aula di questa Commissione, ma anche sul territorio.

    Credo che questo momento odierno ci abbia restituito un importante punto di chiarezza. Noi riteniamo che anche rispetto a temi importanti, come quello che questa Regione ha dovuto affrontare in materia di alluvione, il principio debba essere sempre quello del territorio e delle popolazioni che hanno subito questo evento, anche quando si affrontano campagne elettorali.

    Ne abbiamo terminate alcune e ne stiamo per affrontare un'altra; lo dico perché ho trovato, voglio sottolineare ancora, l'utilità della seduta odierna che ha restituito davvero un punto di chiarezza, perché parliamo di un Piano speciale che intanto ci ha fornito una fotografia reale di quello che c'era sul territorio, in termini di opere, in termine di cura del territorio, di gestione dei fiumi e questo era importante per appunto in qualche modo ripartire da qualche certezza. Abbiamo appreso con favore il fatto che si riparli di opere, quindi di completamento di opere che erano già state individuate come necessarie dalla Regione, ma rispetto a cui si scontava, è innegabile ed oggi è evidente, un certo ritardo e anche opere ulteriori rispetto alle quali ci dovremmo tutti rassegnare alla loro necessarietà e quindi non più è necessaria, ma non la voglio sul mio territorio, ma entrare nell'ottica che ci sono opere che devono essere necessariamente realizzate e non soltanto per eventi di una portata generale e ampia e grave, come quella dell'alluvione di maggio, ma appunto rispetto anche a eventi di minore importanza che cagionano però danni lo stesso a territori e a cittadini e rispetto a cui non si può sempre invocare l'emergenza nazionale. E quindi in qualche modo dobbiamo imparare anche ad abbassare un pochino le nostre pretese e imparare anche ad adeguarci ad una programmazione che deve essere pluriennale, come è stato detto, e pluriennale anche nella ricerca delle risorse.

    Il Governo è stato molto chiaro, non ha mai fatto un passo indietro sulla necessità di risarcimenti al 100%, ma allo stesso tempo è stato chiaro nel chiedere una programmazione, e quindi i dati all’oggi, e una programmazione futura che debba essere ripartita in più anni e quindi anche sotto questo aspetto invito alla riduzione delle polemiche, quindi nessuno ha mai negato le risorse ma è del tutto evidente che le risorse vadano anche cercate nelle pieghe di un bilancio non semplice come quello dello Stato.

    Abbiamo ascoltato con favore anche la necessità dell’adozione di alcune pratiche rispetto alla cura del territorio e rispetto anche alla gestione, ad esempio, degli animali fossori e della fauna selvatica in generale; è vero che è nata un'emergenza climatica, ma è anche vero che gli effetti di questa emergenza climatica potevano essere ridotti se magari alcune pratiche fossero state adottate prima.

    Proprio perché ci interessava questo punto di chiarezza e quindi ci interesserà avere anche la documentazione definitiva, ho anche una domanda che riguarda le delocalizzazioni; sicuramente afferiscono a scelte non semplici, però è un tema sentito dalle amministrazioni e sentito dai cittadini, è un tema che è stato strumentalizzato in campagna elettorale e rispetto cui chiedo un momento di ulteriore chiarezza e la domanda è questa: volevo comprendere, siccome è stato detto che nelle zone alluvionate e individuate come zone o situazioni da delocalizzare, non sarà possibile nei prossimi tre anni farà alcun tipo di intervento, volevo capire se questo corrisponde a realtà e comunque come si è arrivata alla scelta di individuare un'area o una situazione da delocalizzare; se è una scelta cioè imposta dalla Struttura Commissariale, ovvero se è una scelta, come reputo più plausibile, condivisa tra i vari soggetti competenti, enti locali compresi. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Grazie. Piccinini e segue Marchetti.

     

    Consigliera Silvia PICCININI. Grazie Presidente. Ringrazio i nostri relatori: sono sempre momenti di condivisione che sono assolutamente utili rispetto a un tema che è particolarmente sentito in questa Regione. Io farò poche e brevi considerazioni: intanto credo che possiamo uscire da qua riconoscendo che c'è voluta un’alluvione per capire che non possiamo più ricostruire tutto come prima e la seconda consapevolezza che abbiamo tutti quanti acquisito è che serve una gestione integrata rispetto ai settori coinvolti e rispetto agli enti anche coinvolti, perché ovviamente non basta la Regione Emilia-Romagna a farsi carico appunto di gestire fenomeni che poi si ripetono e sono sempre più estremi.

    Però vorrei fare anche una puntualizzazione, anche questa è una cosa che io ho ripetuto più volte, è un rammarico che io ho, perché se io prendo un documento della Regione Emilia-Romagna che parlava di azioni di adattamento, alla voce “normative e gestionali” si parla di azione e regole di governo del territorio, politiche di uso del suolo, incentivazione di delocalizzazione nelle aree a rischio, regolamentazione urbanistica, norme di invarianza idraulica e per la riduzione della subsidenza, azioni volte all’approfondimento delle conoscenze dei fenomeni e dei territori, miglioramento dei modelli di simulazione, ripristino delle pianure alluvionali e azioni specifiche mirate a ridare spazio ai fiumi, eccetera.

    Sono tutte azioni di cui abbiamo parlato oggi, di cui parliamo rispetto all'alluvione dello scorso anno.

    Il mio rammarico è che questo documento è di fine 2018 e inizio 2019 ed è la strategia per la mitigazione e adattamento dei cambiamenti climatici; un documento di centinaia di pagine, è un documento fatto molto bene ed era il punto di riferimento di questa Regione, che però è rimasto su carta, cioè, già quel documento lì conteneva le azioni di cui stiamo trattando oggi e risale, come dicevo, a cinque anni fa e parlava di azioni integrate che riguardano l'energia, i trasporti, patrimonio culturale, turismo, aria, acqua e agricoltura.

    E allora io penso: bene che da una qualche parte si inizi; iniziamo perché c'è stata l'alluvione, male ma, come dire, facciamo di necessità virtù; dopodiché, io continuo a dire che serve un'azione integrata e questa azione integrata può essere racchiusa - non ce la faremo in questa legislatura - anche all'interno di una legge sul clima che abbia risorse dedicate e che faccia riferimento a tutti i settori che citavo, ma che non sono gli unici, e che possa affrontare questi fenomeni e quello dei cambiamenti climatici in maniera più complessiva.

    Dopodiché torno a dire: quel documento era un buon documento, era un documento molto puntuale, con azioni mirate e precise che però sono rimaste sulla carta. E si parlava anche di incentivare le delocalizzazioni già cinque anni fa e oggi ne parliamo come se fosse un tema così innovativo che produce anche delle conseguenze sui territori, ma in questo documento se ne parlava già cinque anni fa, segno che questa Regione questa consapevolezza ce l'aveva, all'interno degli uffici queste consapevolezze c'erano e allora bisognava fare uno sforzo in più per provare a concretizzare queste azioni.

    Oggi, ad ogni livello, siamo tutti quanti attori in campo; bene che finalmente si portino avanti degli obiettivi comuni, però bisognava oggettivamente farlo prima e ripeto queste cose a chi volesse all'interno delle strutture c'erano e mi dispiace che non ci si sia attivati prima per mettere a terra quelle azioni che già erano su carta e di cui parliamo oggi come se fossero strategie nuove; non sono nuove, sono cose di cui la Regione aveva già contezza. Chiudo invece sulle polizze assicurative di cui faceva cenno l'assessore Priolo. La mia è una preoccupazione rispetto al fatto che potrebbe esserci un aumento delle tariffe e un aumento dei massimali e delle franchigie che ricadono ovviamente sui cittadini, quindi, questo è un punto da tenere assolutamente in considerazione e da monitorare. Io comunque ringrazio per il lavoro svolto, perché non si può negare che ad ogni livello l'impegno ci sia, però, al netto di tutte le considerazioni che ho fatto fin qua. Grazie.

     

    Presidente CALIANDRO. Marchetti.

     

    Consigliere Daniele MARCHETTI. Grazie Presidente. Innanzitutto, ringrazio la vicepresidente Priolo, il dottor Colombo e anche il generale Gambardella per le relazioni e gli interventi tenuti questa mattina qui in Commissione e che credo abbiano fatto un po' di chiarezza, come ha giustamente anche detto il collega Emiliano Occhi che mi ha preceduto.

    Mi permetto di fare una brevissima considerazione ulteriore che oltre a fare chiarezza, credo che questo Piano speciale, che deve ancora ricevere ovviamente la bollinatura definitiva, permettetemi il termine, ci riporta un po' con i piedi per terra perché qui in Regione Emilia-Romagna abbiamo sentito parlare tante volte di cambiamento climatico, di transizione ecologica, di sedi di confronto, come il Patto per il Clima e per il Lavoro; sedi certamente importanti di confronto, come dicevo prima, ma che spesso portavano a degli obiettivi che rimanevano soltanto sulla carta.

    Oggi finalmente, con questo Piano Speciale, che verrà poi approvato in via definitiva, torniamo a parlare di prevenzione che è l'unico mezzo che abbiamo per contrastare questo fenomeno, non ci sono altre vie; noi possiamo fare tutte le considerazioni che vogliamo, pensare a politiche di lungo corso, però nell’immediato dobbiamo pensare a questo: c'è un cambiamento climatico, ne dobbiamo prendere atto, non possiamo certamente star lì comunque attorno a un tavolo a ragionare senza poi mettere in campo delle azioni concrete che, tra l'altro, sono incentrate su tematiche che, in fin dei conti abbiamo affrontato nel corso di questi ultimi mesi ma anche nel corso di questi ultimi anni.

    Quindi, bene il tema della manutenzione sui corsi d'acqua, sul favorire il deflusso delle acque, di garantire più spazio ai nostri fiumi, lavorare sulle casse di espansione, sulla laminazione, sulla tracimazione; lavorare sul dissesto idrogeologico perché comunque dopo maggio abbiamo un territorio nella fascia collinare appenninica che è estremamente fragile, ci sono fenomeni che sono ancora in atto e ad ogni pioggia oggi vediamo che comunque c'è una sorta di riattivazione di questi movimenti, lo vediamo tutti i giorni, ogni qualvolta si verifichi comunque un evento di carattere temporalesco a livello territoriale.

    Quindi ben vengano queste azioni previste, messe nero su bianco; così come anche il tema del controllo degli argini per quanto riguarda la presenza di animali con abitudini fossorie.

    Sono tutte questioni che meritano sicuramente la massima attenzione. Qui vengo ad alcune domande più specifiche: ci sono chiaramente delle opere, come casse di espansione e di laminazione, che verranno previste e in un certo senso, a mio avviso, questo si collega un po' con quanto ha già domandato il collega Emiliano Occhi, ma vorrei una specifica in più: sappiamo che ci sono comunque opere che erano già state progettate e previste, che magari non sono state realizzate o che non sono state ultimate.

    Io provengo dal territorio imolese, dove spesso si parla di una cassa di espansione sul fiume Santerno ma che mi risulta, ad esempio, non abbia ancora la portata definitiva sulla base della progettazione iniziale e quindi immagino che serva un lavoro che possa andare verso una ultimazione di questa opera.

    Imola, per fortuna, a maggio dell'anno scorso è stato tutto sommato risparmiata ma a valle però, il corso del fiume Santerno ha causato purtroppo molti danni.

    Quindi mi domandavo se in una sorta di priorità da definire, queste opere immagino trovino una sorta di via preferenziale nella realizzazione, perché se parliamo comunque di interventi che possono avere anche un raggio di dodici anni, per via degli espropri e tutto quanto, immagino che si procederà a rigor di logica con quelle opere che erano già state progettate e che magari non sono state realizzate o addirittura che necessitano di interventi per essere ultimate e esser messe a regime.

    Poi un'altra questione che riguarda gli animali fossori, perché è un tema che abbiamo affrontato diverse volte: dopo gli eventi di maggio dell'anno scorso, con il resto del nostro gruppo, presentai un accesso agli atti per avere contezza di tutti gli interventi effettuati nei mesi precedenti, perché comunque un piano - ad esempio per il contenimento degli animali fossori, parliamo delle nutrie, mi limito a quello - esisteva già e questo Piano prevedeva delle azioni di monitoraggio e di intervento che andavano relazionate; avevamo chiesto quindi, dopo maggio, di ottenere quelle relazioni e quei dati che la Regione doveva avere in suo possesso entro marzo di ogni anno, quindi, doveva già avere le informazioni.

    Ho ricevuto all'epoca una prima proroga, che già è subito un brutto segno perché significa che magari quei dati non sono in possesso della Regione, e ci è stata inoltrata una tabella Excel con il numero di abbattimenti delle nutrie.

    Certamente informazioni importanti ma che non corrispondevano ovviamente con quelle documentazioni che la Regione doveva avere in suo possesso per via dell’attuazione di questi monitoraggi.

    Quindi questo ci fece capire che probabilmente qualche elemento da affinare anche su questo c'è ancora e come.

    E qui vengo alla domanda, perché comunque per quanto riguarda gli animali fossori, con abitudini fossorie, non esiste un Piano unico di monitoraggio e di intervento, esiste a livello regionale quello dedicato alle nutrie, però sappiamo benissimo tutti che ci sono anche altri animali che hanno questa tipologia di abitudine, gli istrici ad esempio, e avevamo domandato se non fosse il caso di cambiare un attimo la visione sul controllo di questa presenza di animali fossori, cercando di prevedere un piano unico che potesse affrontare questa problematica a 360°, senza avere una distinzione piano per piano, perché poi è fatica alla fine far dialogare tutti per ogni specie di animale differente.

    La Giunta regionale ci ha risposto che non riteneva opportuno procedere in questa direzione, però oggi con le analisi che sono state fatte, le riflessioni che sono state fatte, mi domando e domando a voi se non sia opportuno procedere in tal senso, cioè avere una visione completa con un Piano unico di controllo e di monitoraggio senza procedere a compartimenti stagni, ragionando specie per specie. Queste erano un po' le riflessioni che mi sentivo di fare e le domande che mi sentivo di porre, con un ultimo messaggio che mi sento di lanciare: noi oggi stiamo facendo questi ragionamenti, ma mi auguro poi, da qui a breve, di non vederci piovere sulla testa qualche imposizione ideologica, visto che ad esempio a livello europeo si sta riparlando di questa rinaturazione europea che potrebbe comunque porre dei paletti a livello anche di gestione dei corsi d'acqua, quindi in tal caso ci ritroveremo poi qui a fare tanti ragionamenti più che condivisibili, ma se poi ci piovono sulla testa decisioni di stampo e di carattere ideologico, possiamo sventolare bandiera bianca.

     

    Presidente ROSSI. Grazie consigliere Marchetti. Consigliere Occhi che ha richiesto la parola per un'integrazione.

     

    Consigliere OCCHI. Volevo chiedere una cosa al dottor Colombo che ha parlato delle frane, perché ritengo importante anche il discorso in montagna. Gli enti locali, come Comuni e Province, tendono a intervenire molto nella parte locale della strada, nei centri abitati, ma quando si verificano frane grandi e molto complesse su strade di grande comunicazione, l'Autorità di Bacino non prevede che ci debba essere un intervento da parte della Regione o di altri enti? Perché attualmente c'è una sorta di buco di competenze. Grazie.

     

    Presidente ROSSI. Grazie a lei Consigliere Occhi, vicepresidente anche di questa Commissione.

    Consigliere Costa, prego.

     

    Consigliere Andrea COSTA. Grazie vicepresidente Rossi. Grazie a tutti coloro che sono intervenuti in Commissione oggi e anche i colleghi, non solo i relatori che hanno affiancato la Vicepresidente Priolo nell'illustrazione dei contenuti del Piano, tutti i colleghi che hanno dato un contributo io credo utile. La complessità dell'argomentazione e gli spunti che sono arrivati tanto dal Tavolo, chiamiamolo così, dei relatori quanto da parte dei colleghi commissari dimostra che non esiste un solo intervento in grado di garantire la sicurezza dei nostri territori, c'è una molteplicità di azioni su più traiettorie che vanno messe in campo, nessuna delle quali è di facile e immediata realizzazione.

    La prima fase della progettazione è fondamentale e a questa deve per forza di cose far seguito un costante finanziamento da parte dello Stato, che non vale solo per l'Emilia Romagna oggettivamente ma vale per tutto quanto il Paese, cioè deve entrare nell'agenda politica nazionale l'idea che oggi lo Stato deve mettere risorse in maniera considerevole perché si possa mettere in sicurezza, attraverso le programmazioni che le Regioni sono chiamate a fare di concertazione con tutti i soggetti interessati, a partire dalle Autorità di Bacino, perché si possano mettere a terra nel corso del medio e lungo periodo le opere necessarie alla conservazione e custodia e tutela del nostro territorio, delle persone che vi abitano, degli insediamenti abitativi, industriali, della viabilità e delle opere pubbliche.

    Nel frattempo, ci sono alcuni interventi più di organizzazione che devono essere affinati e che possono garantire parziali risultati nel breve periodo, che là dove possono essere migliorati vanno assolutamente migliorati, però, secondo me, è anche opportuno per essere sempre molto oggettivi ed efficaci soprattutto nelle azioni di indirizzo che la Commissione e l'Assemblea hanno, ricordarsi anche del percorso già fatto, non siamo fortunatamente all'anno zero.

    I numeri importanti che ci sono stati presentati oggi in termini di progettazione, poi opere, raccontano di un'integrazione e accelerazione rispetto a una traiettoria che da diverso tempo a questa parte si sta percorrendo.

    Cito alcuni numeri che a me piacciono e poi alcune esperienze personali, dato che provengo da un territorio rivierasco, afferito al Po e non alla Romagna, concedeteci l'uso non appropriato del termine.

    I numeri e le competenze: non è un caso che la progettazione delle opere infrastrutturali in ambito idraulico veda la Regione protagonista insieme all’Autorità di Bacino, che è ente strumentale del Ministero, giusto per richiamare immediatamente laddove stanno le competenze e di conseguenza anche le responsabilità di finanziamento di quelle opere.

    Prima dei numeri che ci sono stati raccontati, il nostro Ente, insieme all’Autorità di bacino, aveva già messo in cantiere e progettato opere per un miliardo e 900 milioni di euro.

    Di quelle opere però, così importanti, com’è logico che sia, stante che anche il bilancio statale, come ricordava la collega Evangelisti prima, vive le sue criticità ed è chiamato a far fronte di volta in volta ad emergenze differenti, sono arrivati 18,9 milioni di euro l'anno a partire dal 2018 ad oggi, cioè stiamo parlando di un centesimo all'anno della necessità di finanziamenti conseguente una progettazione che Regione ha fatto di concerto con un ente strumentale del Ministero.

    Lo sto dicendo non per fare colpa ad alcuno, anche perché si sono succeduti Governi di colori differenti e quindi è chiaro che il tema è quello che dicevo in premessa: c'è bisogno che la politica nazionale metta in cima alla propria agenda politica la necessità di garantire una quota di risorse importanti anno dopo anno a finanziare queste opere che i territori progettano insieme alle articolazioni dello Stato su quegli stessi territori.

    Così come è altrettanto vero che nei finanziamenti ottenuti alcuni si siano messi a terra, ma che l'evento del maggio dell'anno scorso sarebbe stato comunque non contenibile.

    Le 23 famose casse di espansione di cui abbiamo parlato, 14 delle quali all'epoca dell'anno scorso già realizzate, alcune in corso ancora di realizzazione, avrebbero avuto una capacità di invaso, e sono distribuite su tutto il territorio regionale, quindi non concentrate nella porzione di territorio oggetto degli eventi alluvionali del maggio scorso, avrebbero avuto una capacità di contenimento di acque che andava moltiplicata per 36 volte per contenere l'acqua che è piovuta in quei due eventi nei primi 15 giorni di maggio, quindi è chiaro che stiamo parlando di un evento di proporzioni tali che nemmeno quelle opere avrebbero potuto contenere.

    Da qui l'accelerazione di integrazione di opere che ci viene presentata oggi che certo potrà dare una risposta più radicale di sistema a eventi anche di quella portata, ben sapendo che comunque di per sé non sarà assolutamente a rischio zero per il futuro, perché ci sono poi tutta un'altra serie di interventi che devono essere richiamati e che in parte stanno nei principi che accompagnano la realizzazione delle opere che anche oggi ci sono stati illustrati, cioè quella di una ridistribuzione sul territorio delle urbanizzazioni e di conseguenza anche da questo punto di vista però non siamo all'anno zero.

    Richiamo l'esperienza personale: abitando sul fiume Po eravamo abituati a vivere la cosiddetta golena chiusa, cioè quella fetta di area che sta tra l'argine maestro, che è l'ultima difesa del paese, e gli argini consorziali che proteggono dalle piene minori porzioni di terreno ad uso agricolo, ma dove c'erano anche insediamenti abitativi; perché eravamo abituati che un argine di 6-8 metri le conteneva le piene minori e che quindi quelle porzioni di cosiddetta golena chiusa potevano essere anche vissute. Dal 2001 in poi, quando ci siamo trovati di fronte a quattro piene che quella golena chiusa l'hanno sempre invasa, abbiamo avviato di concerto con chi ci abitava e coinvolgendo i comuni - laddove i numeri lo consentivano - lo svuotamento della cosiddetta golena chiusa, dando quegli strumenti di incentivazione che richiamava la collega Piccinini prima, affinché chi abitava in golena chiusa potesse spostarsi andando ad abitare da qualche altra parte.

    Oggi, purtroppo, è un principio che non vale più per la cosiddetta golena chiusa del Po, ma che ci chiama a intervenire anche in zone nelle quali fino a dieci, vent’anni fa non avremmo mai immaginato di dover intervenire per lo spostamento di cittadini e zone residenziali.

    Anche qui, non è che ce ne siamo accorti adesso, è che è mutato il contesto e quindi alcuni principi che prima abbiamo attuato di buona politica e amministrazione che valevano in situazioni estremamente limitate, incominciano a dover essere declinati e praticati anche in zone dove non ce li aspettavamo, sulla scorta dell'esperienza che ci deriva dal contesto mutato.

    Bene il lavoro fatto, colgo anch'io l'appello ad evitare qualsivoglia tipo di divisione e di polemica perché siamo di fronte a una necessità di intervento assolutamente importante, robusta e pesante che avrà bisogno del costante supporto dello Stato per molti anni a venire e quindi è importante che parta dall'Emilia Romagna una richiesta unitaria, molto chiara e netta, affinché le risorse arrivino con costanza.

    Arrivate le risorse, per come siamo abituati da queste parti, io sono sicuro che grandi difficoltà nel metterle a terra non le avremo, lo abbiamo dimostrato in occasione di altri eventi, lo stiamo dimostrando anche in Romagna laddove le opere - quelle di somma urgenza e di ambito pubblico - le abbiamo e le stiamo, insieme alla struttura commissariale, mettendo a terra in maniera molto rapida e anche efficace.

     

    Presidente ROSSI. Grazie consigliere Costa. Ora per le risposte lascio la parola al dottor Andrea Colombo, prego.

     

    Ing. COLOMBO. Grazie. Alcune considerazioni. La prima riguarda il PAI, PGRA, strumenti di pianificazione di bacino vigenti.

    Su questi territori operavano delle Autorità di Bacino di livello regionale e interregionale; in seguito al cosiddetto collegato ambientale del 2015, che di fatto ha attuato il decreto legislativo del 2006, ci abbiamo messo quindici anni però siamo riusciti a costituire i distretti e quindi quel territorio che prima era pianificato dalle ex Autorità di Bacino regionali e interregionali è entrato a far parte del Distretto del Po; di fatto siamo partiti nel 2019-2020 su questi territori a pianificare.

    Fin da subito, insieme e in modo condiviso anche con la Regione e con l'Agenzia e con l’Autorità idraulica, abbiamo ritenuto opportuno aggiornare quei PAI ed è l'attività che stiamo svolgendo, poi l'evento alluvionale ha evidenziato ancor più questa necessità di aggiornamento.

    Nei PA,I però, c'erano degli assetti di progetto, degli interventi da realizzare, in parte realizzati e in parte no, che in questo Piano speciale abbiamo confermato ma nell’aggiornamento che andremo a concludere, spero prima possibile, sui PAI andremo a verificare ed eventualmente ad ottimizzare.

    Il PGRA è invece lo strumento di pianificazione previsto dalla direttiva alluvioni, quindi è uno strumento di pianificazione di livello europeo che deve essere sviluppato all'interno del Distretto; diversamente dal PAI, prevede degli step di aggiornamento sessennali, cioè ogni 6 anni noi dobbiamo aggiornare il Piano; viceversa per i PAI non era necessario questo, c’erano i PAI che venivano approvati e se non c'erano particolari motivi, rimanevano tali.

    Il PGRA lo andremo ad aggiornare al 2027, però sono previste dei momenti di aggiornamento precedenti anche nel 2024 e nel 2025, con la valutazione preliminare e con le mappe di pericolosità.

    Al 2025 sicuramente dovremmo riuscire ad aggiornare le mappe di pericolosità interne di aree allagabili, in funzione dei diversi scenari di tempo di ritorno e in funzione di tutte le analisi idrauliche e bidimensionali che stiamo implementando su questo reticolo, quindi l'obiettivo dovrebbe essere quello di aggiornare le mappe di pericolosità del PGRA nel 2025, che è la scadenza fissata dall’Europa per l'aggiornamento delle mappe, e parallelamente riuscire ad aggiornare anche i PAI e le fasce fluviali.

    Nel PGRA sono definite anche delle misure e queste misure sono state anche economicamente valutate con le cifre che sia lei che anche Costa accennava prima. È chiaro che nel PGRA c’è una programmazione delle misure necessarie per la mitigazione del rischio, non c'è però una programmazione della spesa, cioè non ci sono le risorse che vanno trovate nel PGRA, come andavano trovate vent’anni fa anche nel PAI.

    Anche il PAI del Po aveva un quadro del fabbisogno attualizzato ad oggi in termini economici di circa 13 miliardi di euro, quindi, era una risorsa importante; poi purtroppo quello che si va a finanziare con le programmazioni che riguardano più strettamente l’Autorità di Bacino che interviene sulle programmazioni del Ministero dell'Ambiente, cioè abbiamo un ruolo nel valutare i programmi annuali che con risorse assegnate sulla finanziaria vengono destinati al Ministero dell'Ambiente che poi suddivide tra le diverse Regioni; l’ordine di grandezza indubbiamente non è confrontabile, in Emilia-Romagna 20 milioni all'anno più o meno è la media degli ultimi anni ed è chiaro che con questi numeri non andiamo da nessuna parte, continueremo ad intervenire a valle di eventi alluvionali, non faremo prevenzione ma continueremo ad investire le risorse a valle di eventi alluvionali, quindi, questo è un cambio di paradigma che va messo in atto, ma chiaramente non dipende dall’Autorità di Bacino che qui rappresento.

    Più nel tecnico invece, per quanto riguarda tutto il tema dei sedimenti e della vegetazione, io ho detto che ci sono zone di surplus e ci sono zone di deficit.

    Indubbiamente sulle parti montane, magari sulle aste torrentizie ci possono sicuramente essere dei fenomeni di deposito, però ci sono delle zone anche di deficit a valle, cioè noi dobbiamo riuscire a collegare il surplus col deficit perché se vediamo solo il surplus, il deficit non lo colmeremo mai perché comunque i sedimenti transitano da monte a valle e quindi è importante avere degli strumenti di pianificazione a livello di asta fluviale in modo anche da poter programmare eventuali movimentazioni. Spesso il problema si può risolvere movimentando il materiale perché lo tolgo dove si accumula, magari nei tratti di monte e lo porto nei tratti di valle dove ho delle situazioni di erosione.

    Ad esempio, nel caso più semplice, nella diga di Mignano è stato finanziato un intervento di movimentazione di materiale solido dalle parti a monte della diga alle zone di valle dove sono più incise e questo è l'esempio più lampante perché la diga nell'immaginazione di tutti è vista come un elemento che sbarra la continuità del trasporto solido, ma ci possono essere situazioni locali legate anche ad altre cose.

    È chiaro che bisogna avere uno strumento di pianificazione a livello di asta per individuare queste situazioni e lì intervenire; non può essere più come una volta che arrivava la proposta del cavatore anche sul Po: “posso portar via materiale così puliamo il fiume” e si portava via il materiale; questo è stato vietato dalle direttive dell'Autorità di bacino fin dalle prime direttive di Passino, però è chiaro che non possiamo ragionare come si ragionava in passato.

    Se ci sono delle situazioni di deposito bisogna valutare in primo luogo la movimentazione, se a valle poi ci sono dei problemi, e se qualora possa essere fatto, si può anche intervenire asportando ma sempre nell'ottica di asta fluviale e non nell'ottica locale, magari di interessi di privati.

    Sul tema della vegetazione ripariale, anche qua, è necessaria una valutazione di asta. Bisogna individuare i tratti dove la vegetazione ripariale può rimanere e contribuisce chiaramente alla creazione di un habitat ripariale necessario lungo i nostri corsi d'acqua; ci sono delle zone, però, dove la vegetazione ripariale è bene che non ci sia per facilitare il più possibile il deflusso delle piene.

    Noi abbiamo, nei tratti di pianura, dei fiumi che assomigliano più a dei canali che a dei corsi d'acqua naturali e in quei fiumi lì penso che difficilmente potremmo garantire una vegetazione arborea di significative dimensioni: come non c'è nei canali di bonifica, non penso che riusciamo a garantirla nei fiumi proprio per esigenze di deflusso delle piene, però sono d'accordo che bisogna inquadrare questo tema in programmi a livello di asta fluviale dove si definisca a priori, non si lasci poi all'iniziativa progettuale del singolo tratto, del singolo tronco di corso d'acqua, di discutere quanto bisogna tagliare, dove bisogna tagliare e le verifiche di incidenza, le verifiche di impatto ambientale, bisogna prevenire secondo me, deve esserci uno strumento complessivo di asta dove sia chiaro in che modo, con che frequenza e dove bisogna intervenire e dopodiché si intervenga.

    La scabrezza sicuramente è un elemento importante nel deflusso delle piene, non è risolutiva, diciamocelo, però chiaramente aiuta.

    L’ultimo aspetto più tecnico, poi lascio la parola alla vicepresidente, sulle delocalizzazioni: è stato chiesto cosa abbiamo fatto in questo orizzonte temporale, seppur breve, di questi due, tre mesi dal Piano preliminare: sulle frane è stato fatto molto, perché comunque abbiamo individuato tutti gli edifici distinguendoli tra quelli isolati e quelli appartenenti ad un nucleo, sono stati inviati ai Comuni che hanno fatto gli approfondimenti, perché comunque ogni edificio bisogna capire se è una prima casa, una seconda casa, se c'è stata un’ordinanza di inagibilità durante l'evento, se è ancora inagibile o se è agibile, quindi abbiamo avviato un'attività insieme alla Regione molto dettagliata e precisa perché sulle frane c'è anche pericolo per la pubblica incolumità e quindi bisogna essere molto attenti e si è partiti fin da subito in questa direzione e il quadro è abbastanza dettagliato e i ritorni dei Comuni, ancorché non completi, comunque stanno arrivando.

    Sui corsi d'acqua abbiamo fatto quella che nel Piano preliminare, avrete letto, era una ricognizione preliminare, ben consci che poi comunque gli approfondimenti a livello comunale vadano fatti e sostanzialmente abbiamo contato lungo tutte le aste fluviali tutti gli edifici ad una distanza molto prossima all’alveo del fiume, abbiamo utilizzato un buffer di 50 metri, una distanza di 50 metri; dopodiché abbiamo censito tutti gli altri edifici che stanno all'interno delle aree di maggior pericolosità nel PAI e nel PGRA e fra questi abbiamo anche distinto gli edifici singoli dai nuclei abitati, perché è chiaro che anche sulle aree a maggiore pericolosità del PAI e del PGRA, un conto è se io ho una casa e un conto se ho un nucleo di 30, 40 o 50 case, è chiaro che l'azione nel primo caso può essere di delocalizzazione e nel secondo caso bisogna valutare se si può difendere il nucleo.

    E quindi abbiamo raggruppato in queste tre categorie gli edifici contandoli, abbiamo fatto una prima stima; è chiaro che però anche per i fiumi bisogna partire con un'azione sito specifica con le Amministrazioni comunali, che sono le uniche dove risiedono le informazioni su chi ci abita, sullo stato dell'edificio, se ci abitano, se ci sono delle attività magari produttive collegate, eccetera.

    È chiaro che bisogna avviare un percorso che non è semplice, non è immediato, ma bisogna percorrerlo da adesso con costanza e anche nel futuro, perché su alcune situazioni, come dicevo prima, la delocalizzazione è l'unico modo per risolvere alla radice il problema.

    Poi è chiaro che sui fiumi non può essere imposta nel senso che può essere il cittadino che dice “Io voglio rimanere” e a certe condizioni gli si può consentire di rimanere, ma queste condizioni devono essere ben definite nel senso che lui rimane, magari facendosi un sistema di riduzione della vulnerabilità, rimane con un buon Piano di Protezione civile comunale che gli consenta di andar via quando c'è l'evento e in alcuni casi quello può succedere e in altri casi è anche difficile e rimane con delle regole anche che non si può ampliare, che magari non può fare il piano di sopra, non può fare l'ampliamento; e rimane conscio anche del fatto che se ad un cittadino viene data la possibilità di delocalizzarsi, c'è una norma che è scritta nel codice dell'ambiente, che dice che in caso di evento futuro lui non può più chiedere i danni e questo è scritto in modo molto chiaro nel 152.

     

    Presidente ROSSI. Vicepresidente Priolo, prego.

     

    Vicepresidente PRIOLO. Allora, per dare anche risposte ad alcune sollecitazioni e poi rinviare a quando comunque i Piani saranno validati, la trasmissione di tutta la documentazione perché, secondo me, è opportuno che la possiate vedere nella sua integrità ed è anche giusto e corretto.

    Quindi l’ingegner Colombo, rispetto alle domande che ha fatto Occhi, ha già risposto dal punto di vista proprio tecnico, poi sappiamo che esiste anche una norma comunitaria sulla gestione dei sedimenti, lo dico molto chiaramente, che invita a non asportare i sedimenti perché noi abbiamo comunque anche un problema significativo di mancanza di trasporto solido a valle, per cui abbiamo un problema poi dopo delle nostre coste che in realtà si stanno sempre più riducendo, quindi è un equilibrio sempre molto complesso.

    Se il consigliere fosse stato con me sul Rossenna la settimana scorsa, si sarebbe accorto che questo affluente del Secchia, che è un affluente abbastanza normale a monte, siamo a Prignano sul Secchia quindi è nel nostro Appennino modenese, ha più che raddoppiato l’alveo con i sedimenti che ha trasportato da monte, ma parliamo di materiale sovralluvionato di grosse dimensioni, come quello che avete visto magari a Zermatt di questo rio che si è riempito all'improvviso di questo materiale molto importante e il corso del Rossenna ha raddoppiato l’alveo. Voi sapete che la norma dice che quello diventa automaticamente demanio.

    Quell’affluente del Secchia ci sta dicendo che bisogna dare questo spazio al fiume e questa è una considerazione di cui noi dobbiamo tenere conto rispetto ai rii della montagna del passato che avevano una portata insignificante dal punto di vista del dimensionamento.

    Detto questo, il quadro della stima di 9 miliardi e comprendere dove eravamo allora e dove siamo oggi: quando facemmo la stima, che poi dopo è stata confermata dal Dipartimento e dal governo che è quella che abbiamo inviato poi dopo per il Fondo di Solidarietà Europeo, quella stima lì parlava di 8,5 miliardi; 3,5 miliardi danneggiamento privato, 5 miliardi quello pubblico.

    Dove siamo oggi: con questo piano che vi proponiamo, cioè il piano dal punto di vista delle opere nostre, delle opere dei fiumi e delle opere della gestione delle acque, è un piano che ha una cifra molto più significativa, perché solo questo è di 4,5 miliardi tra fiumi e quindi reticolo maggiore, minore,reticolo principale e secondario dei fiumi, perché qua quando parliamo degli interventi parliamo anche dell'effetto morfologico a monte e non soltanto a valle, e dei canali, quindi i consorzi.

    È ovvio che il Commissario ha in dotazione 2,5 miliardi, una cifra che, dicevo, però una serie di interventi troveranno copertura nelle ordinanze del Commissario, in parte l'hanno anche già trovata perché più o meno 267 milioni di euro sono tra le opere urgenti, sia della Regione che dei Consorzi, quindi, una parte è già coperta; una parte sono interventi di rimodulazione che noi chiederemo nel residuo della dotazione perché, come ha detto il Generale Gambardella, una parte di ordinanza è già coperta, la disponibilità al Commissario rimangono 800 milioni della disponibilità di 2 miliardi e mezzo, quindi un'altra parte ritroverà capienza in questi 800 milioni del Commissario, ma gli 800 milioni che residuano non saranno soltanto per le opere sui corsi d'acqua.

    Voi sapete che l’ordinanza 13, che è quella sulla viabilità per intenderci, cuba quasi 800 milioni, è un'ordinanza che è già uscita, stiamo lavorando insieme alla struttura commissariale alla rimodulazione di queste ordinanze, per cui negli 800 milioni che residuano ci sarà una parte che è dentro la disponibilità del Commissario per i fiumi, dove ci sarà un’ulteriore parte per quanto riguarda la viabilità, dove c'è una parte che riguarda anche l’idrico integrato e dove c'è una parte che riguarda anche i piani delle opere pubbliche, quindi degli edifici pubblici.

    Però se 4,5 miliardi è il complesso di quello che ci serve per i piani speciali, è ovvio che 2 miliardi e mezzo non bastano, servono i 370 milioni dell’FSUE che dovranno essere rendicontati, quindi rientreranno nella disponibilità della contabilità speciale del Commissario, non sicuramente nel 2024 ma a valle del ‘25 per intenderci, ma serve che il miliardo e 2, annunciato del P.N.R.R., che ad oggi abbiamo compreso dal Decreto che in realtà sono interventi in essere, quindi sono interventi già nei 2 miliardi e mezzo, questo miliardo e due se non ci verrà dato col P.N.R.R. la negoziazione con il Governo è che ci deve essere dato nelle future leggi di stabilità; 2 miliardi e mezzo più un miliardo e due fa 3 miliardi e 7, più i 370 siamo a 4 miliardi, quindi questo è quello che pretendiamo ma che non c'è ad oggi, quindi dobbiamo negoziarlo.

    Dopodiché, la negoziazione che noi dobbiamo mettere in campo a livello pluriennale, deve ricomprendere anche le infrastrutture, la viabilità, i ponti, tutto quello che dicevamo.

    Quindi oggi io vi posso fare una fotografia molto concreta e realistica delle opere che riguardano la Regione come soggetto attuatore, come soggetto di programmazione, perché queste sono opere nella programmazione condivisa con l'Autorità di Bacino e con i consorzi in cui noi siamo un attore principale, poi c'è tutto il tema che riguarda la viabilità in cui noi dobbiamo fare però un coordinamento, perché il quadro esigenziale spetta comunque alla Regione e al sub Commissario, quindi noi comunque quel coordinamento lo dobbiamo fare con gli enti locali e quindi con le Province, la Città Metropolitana e i Comuni.

    Tutto questo comunque all'interno di un’ordinanza che il Commissario dovrà fare per il P.N.R.R., perché è un obbligo giuridico che ha contratto e che parla di 1 miliardo e 100 - arrotondo - per quanto riguarda la nostra Regione, ma questo miliardo e 100 è dentro i 2 miliardi e mezzo, non so se mi sono spiegata da questo punto di vista.

    È ovvio che nella negoziazione quindi di un importo sul danneggiamento pubblico che è superiore ai 5 miliardi che avevamo stimato, perché stiamo mettendo dentro non soltanto le opere di rischio residuo, ma la sistemazione del versante delle frane, come si diceva prima, le grandi infrastrutture di viabilità e di mobilità prevederanno anche la sistemazione del versante in frana e da questo punto di vista sono cifre, proprio perché in alcuni casi abbiamo frane complesse che devono essere inserite.

    Il lavoro di collaborazione con la Struttura commissariale è quello che, a fronte di una sistemazione di un rilevato stradale che magari è in capo ad ANAS, sia ANAS ad intervenire su quel dissesto; se è un rilevato che guardare RFI, sia RFI ad intervenire su quel dissesto quando siamo di fronte ad una frana complessa.

    Stiamo parlando di un piano speciale però; una volta sistemato il versante, il versante deve rimanere in carico alla proprietà di quel versante perché non possiamo entrare in proprietà di tutto ciò che è franato oggi perché è impossibile dal punto di vista della gestione, della manutenzione, ma è anche scorretto dal punto di vista del diritto del codice civile.

    Quindi questo è un po' il quadro delle risorse che andranno puntualmente programmate e pianificate in relazione allo stato di avanzamento del Piano di Assetto Idrogeologico, sapendo che a questo punto per noi diventa importante la progettazione, perché è quella che ci restituisce poi dopo il quadro un po' più completo.

    Però anche rispetto ad altri interventi che abbiamo avuto oggi, perché sembra che noi stiamo facendo una fotografia di ciò che doveva essere fatto e che non è stato fatto e che quindi la Regione non si adempiente rispetto ad un quadro che vede il Sistema Paese in difficoltà.

    Io l'ho sempre detto, non mi vedrete mai dire che questo Governo non sta adempiendo e gli altri sono stati bravi, non è così; il problema del dissesto è un problema che non è in agenda politica da anni e non prevede una programmazione finanziaria adeguata.

    Allora, le casse che erano precedentemente previste nei PAI e che oggi noi riconfermiamo e che nel famoso valore delle 23 casse che ha citato il consigliere Costa non ci sono neanche tutte, perché ci sono quelle che hanno già o uno stralcio funzionale operativo o la progettazione in corso, ci sono altre per cui non abbiamo mai ricevuto finanziamento né per la progettazione né per la realizzazione; le casse su cui noi chiediamo il finanziamento, il finanziamento per il completamento del sistema PAI precedente è di 235 milioni di euro.

    Allora, voi capite che se noi riceviamo la media di 20 milioni di euro non riusciamo a realizzare neanche uno stralcio funzionale di una cassa, quindi cos'è la differenza tra il PGRA che non riceve quello che serve, la nostra negoziazione con il MASE è che come per il terremoto c'è una legge speciale, perché c'è una legge speciale, l’ha ricevuta il terremoto con l'individuazione di un Commissario straordinario, qua non siamo nell’ambito del Commissario ordinario del dissesto idrogeologico, siamo fuori dalla norma del dissesto perché voi sapete che quando il MASE ci dà un finanziamento, 13 milioni l'anno scorso, per intenderci, automaticamente il Presidente diventa il Commissario del dissesto, ma nell'ambito delle risorse del MASE; qua abbiamo una legge speciale con un Commissario alla ricostruzione che è un'altra cosa, su cui noi dobbiamo provare, nell’ambito di questa funzione straordinaria che è stata attribuita, oggi fino a dicembre Figliuolo, domani da gennaio vedremo chi è, a lavorare ad un piano speciale che non è il piano della programmazione del PGRA classico, si cambia di livello, si sale di livello e siccome abbiamo avuto questo danneggiamento che è superiore anche alle stime che noi abbiamo fatto, abbiamo bisogno che in una programmazione pluriennale, più che decennale sto dicendo, siamo consapevoli che non si realizzano alla velocità della luce queste opere.

    Però l'altro dato che è importante, perché è vero che alcuni aspetti, come diceva la consigliera Piccinini, sono sempre stati nella narrazione di quello che è l’approccio della buona gestione, ma l'arretramento e l’ottimizzazione degli argini, quindi dare più respiro ai fiumi, la valutazione economica che facciamo con questo Piano Speciale è di 300 milioni: le strategie sono belle, ma se non vengono finanziate rimangono sogni nel cassetto, una buona e bellissima strategia ma va realizzata e vale 300 milioni questa politica.

    La stima della tracimazione controllata più o meno è di 900 milioni e la tracimazione controllata, il consigliere Occhi diceva “noi l'abbiamo già pensata a Parma, ma vale anche per la Reggio” perché è uno studio che l'Autorità di Bacino ha fatto sull’Enza, proprio quello sulla tracimazione controllata, ma tra lo studio e l’attuazione – l’Enza guarda a tutte e due, Parma e Reggio - quindi l’attuazione si porta dietro un costo che però riduce di dieci volte l'impatto, quindi noi abbiamo bisogno di mettere in campo questa strategia di prevenzione perché ridurremmo così l'esposizione della nostra Regione dal punto di vista di costi ripetitivi, però finché non ci sarà l’attuazione di questo Piano Speciale quello che dice la consigliera Evangelisti, cioè abbassare le nostre pretese rispetto allo stato di emergenza, diventa complicato, perché ci vuole prima una prevenzione molto forte e richiede interventi nuovi, solidi e strutturati molto significativi.

    Ho visto tanta strumentalizzazione in questa fase delle elezioni appena trascorse, ma non avete mai visto me posizionarmi in una strumentalizzazione, mi permetterà il Generale Gambardella: non è che quando le cose sono belle sono belle perché le ha fatte la struttura commissariale, e quando sono brutte, sono brutte perché le ha pensate la Regione, stiamo lavorando insieme e quando questo piano ha visto il piano preliminare validato dal Commissario Figliuolo, non vuol dire che le cose che abbiamo proposto noi come Regione, come Autorità di Bacino sono nostre e non sono nella strategia del Commissario, questo bisogna che sia chiaro: noi stiamo provando a costruire insieme una strategia nuova e molto forte.

    Lo dico perché questo vale anche per il tema delle delocalizzazioni: per quello che ha raccontato l’Ingegner Colombo, a un approccio teorico bisogna accompagnare l’analisi in situ, per cui la delocalizzazione noi la dovremmo fare guardando ambito per ambito, casa per casa; nei vari sopralluoghi e censimenti che abbiamo fatto ci sono anche molti edifici abbandonati, quindi, su un edificio abbandonato possiamo anche non prendere in considerazione la delocalizzazione; invece dove ci sono residenze e attività economiche bisogna fare una riflessione, quindi questo è un tema che, secondo me, bisogna analizzare in maniera molto attenta.

    Così come il tema della gestione che ci viene posta, l’ingegner Colombo l’ha chiarito molto bene per quanto riguarda la vegetazione riparia, io ho visto le polemiche che ci sono state in Veneto dopo gli eventi e rivedevo le stesse identiche polemiche che avevo visto qua in Emilia-Romagna. Se voi andate a vedere i telegiornali, il Tg3, nonostante che Zaina avesse detto che le casse avevano funzionato, i cittadini dicevano “non vengono puliti i fiumi, gli animali….”. Uguale!

    Bisogna che noi iniziamo a dire che in questo Sistema Paese dobbiamo avere un approccio costruttivo rispetto a come noi dobbiamo guardare ai nostri fiumi, perché sono fiumi che hanno un equilibrio complesso e anche le opere che facciamo hanno un equilibrio complesso.

    La settimana scorsa noi abbiamo avuto la possibilità di dover evacuare due Comuni del piacentino per il superamento soglia 3 dell’Arda, perché la diga di Mignano stava sfiorando sopra il superamento di soglia 3 dell'Arda e quindi da questo punto di vista noi avevamo una diga che sfiorava e il fiume che era in superamento di soglia 3.

    Quindi i cambiamenti climatici, chiamateli come volete, ci mettono anche di fronte al fatto che queste opere che sono pensate per rilasciare acqua in tempi di magra, come quello di fine giugno, quindi trattengono l'acqua perché abbiamo un problema di magra estiva, in realtà possono essere un problema; anche l'equilibrio delle opere quindi è un equilibrio molto attento che noi dobbiamo mettere in campo, perché noi abbiamo corso il rischio che non fosse il fiume il problema, ma la diga che stava sfiorando, quindi il piano di gestione della diga deve avere un’attuazione molto forte e quindi sarà importante il gemello digitale, però alcuni temporali puntuali non sono prevedibili esattamente nel bacino su cui andranno, quindi è complesso l’equilibrio che noi dobbiamo mettere in campo.

    Ecco perché questo Piano deve guardare, come è stato detto prima, ad un approccio globale, olistico.

    La ministra Santanchè ha detto che voleva portare i turisti a Cogne con l'elicottero; io non so se questo è l'approccio, io non vorrei portare i turisti in elicottero in Emilia-Romagna, cioè voi capite quanto è più importante la prevenzione che una gestione che diventa insostenibile.

    Quindi, noi abbiamo bisogno veramente di fare questo salto di livello con il lavoro e la collaborazione non soltanto della Struttura commissariale, ma anche del Governo da questo punto di vista.

    Fatemi concludere con questo tema degli animali fossori: quando noi abbiamo attuato il Piano Speciale sul bacino del Secchia, perché il D.L. 74 “Alluvione Secchia” (non il DL 74 “Terremoto”), esattamente come stiamo provando a fare adesso in questo contesto, si è portato dietro un piano speciale di gestione della specie fossoria, quindi, un'accelerazione sul fatto che insieme ad Ispra si siano costruite delle regole specifiche per quel bacino lì; oggi stiamo provando a fare la stessa cosa in Romagna, ma negli eventi del 16 e del 17 non abbiamo avuto un problema derivante da animali fossori, perché hanno tracimato i fiumi, tutti i filmati fanno vedere questi fiumi che vanno oltre il livello di progetto dei nostri bacini.

    La nostra preoccupazione oggi, se non mettiamo in campo un piano robusto, è che a seguito di tutti questi interventi molto forti che stiamo facendo, rischiamo di compromettere interventi per milioni di euro molto significativi, quindi, anche su questo il lavoro che la Struttura commissariale, e ringrazio il generale Mari perché è qui, perché è un lavoro che ha condotto il generale, ha portato avanti, è anche di cooperazione e collaborazione con Ispra per cercare di capire che, laddove siamo di fronte a delle specie protette, noi dobbiamo però, in questo caso, a seguito di monitoraggio, di un censimento, di un'azione puntuale che verrà riproposta in modo spannometrico sui nostri bacini della Romagna, bisogna che noi teniamo in considerazione che abbiamo una specie che si è più che moltiplicata, perché l'ultimo censimento ci restituisce più di 30 mila specie fossorie.

    Voi sapete che le specie fossorie sono i tassi e gli istrici, mentre le nutrie hanno già un piano di gestione e di contenimento.

    Quindi non è tutto come prima, questo Piano Speciale ci riconsegna una possibilità di azione che precedentemente aveva ostacoli maggiori che noi nella gestione dei ponti, nella gestione riparia dobbiamo mettere in campo, perché anche i Piani della gestione della vegetazione riparia devono leggere i nuovi assetti idrogeologici e morfologici che ci diamo con questo Piano Speciale; i fiumi hanno cambiato la loro portata, hanno cambiato il loro assetto e quindi anche sulla vegetazione dobbiamo intervenire in modo innovativo e in modo, se è possibile, più forte di prima perché è cambiato l'impatto dell'evento.

    Questo vi deve essere chiaro: cassa Secchia ha tagliato il picco superamento di soglia 3, noi abbiamo avuto 190 mm di pioggia sul bacino del Secchia; in Piemonte 140 mm e avete visto cosa è successo; 190 mm però, siccome è stato un evento rush, quindi forte, la cassa è entrata in funzione, ha tagliato il picco di superamento di soglia 3 che è entrato in cassa e poi abbiamo superato quella piena lì.

    È diverso, com'è successo un anno fa, quando non riesci a tagliare il picco di piena perché non è un evento rush, abbiamo avuto per 48 ore la pioggia e quindi da questo punto di vista è anche il quantitativo, la massa di acqua che ti è arrivata in modo continuativo, tu non tagliavi il picco di piena.

    Lo dico perché sono aspetti di carattere idraulico che noi assolutamente dobbiamo tenere in considerazione.

    L’ultima considerazione su quello che ha detto la consigliera Piccinini, perché ha ragione sul tema delle assicurazioni: è un problema serissimo perché assolutamente aumenteranno le franchigie, c'è un obbligo normativo oggi che riguarda il sistema delle imprese, ma non c’è l'obbligo che riguarda i cittadini.

    Noi proveremo a portare avanti anche in questo scorcio di fine mandato un lavoro sperimentale con il sistema assicurativo, perché abbiamo bisogno di capire anche come accompagnare questo nuovo approccio, cioè come Regione ci vogliamo mettere avanti anche su questo.

    Molto intelligente la scelta che avete condiviso, quindi apro già il secondo oggetto che dobbiamo trattare dopo, di mettere in riparo le abitazioni dei cittadini con le paratie e la modalità con cui noi aiuteremo i cittadini delle zone alluvionate, perché le franchigie saranno più basse laddove il sistema delle imprese o i cittadini potranno dimostrare di avere i sistemi di auto-protezione utili e che quindi non sono a carico soltanto del sistema assicurativo per intenderci.

    Quindi su questo noi dovremmo provare come Regione a spingere e a capire anche come accompagnare il sistema delle imprese.

    È ovvio che serve la prevenzione del nostro territorio, ma nell'ambito di una prevenzione che è carente a livello globale, noi dobbiamo accompagnare il processo; quindi è molto interessante cercare di capire, anche a seguito dell'aggiornamento del PAI, quindi quelle che sono le zone ad alta vulnerabilità e che sono già esistenti, che non puoi delocalizzare, che sono nuclei abitati, eccetera, come noi come sistema regionale e il Governo per converso deve capire come poter lavorare ulteriormente sugli sgravi fiscali: se io metto in auto-protezione casa mia e spendo 500 euro per fare una paratia, metterli in maniera sempre più forte sugli sgravi fiscali; siccome il bonus 100 non è attuale e io credo che abbiamo visto che forse ha efficientato il 4% del patrimonio, noi invece con interventi più puntuali, dovremmo cercare di comprendere come se il cittadino fa questa scelta qua, entra in uno sgravio, quindi nella possibilità di coprirsi anche con delle polizze senza dover necessariamente poi in futuro gravare sulle casse dello Stato.

    È ovvio che gli 800 milioni che il sistema assicurativo ha messo in campo sulla nostra Regione diminuisce, per intenderci, la portata dei rimborsi che deve dare il Commissario Figliuolo; se non ci fossero state queste assicurazioni il Commissario avrebbe molto di più da dover risarcire.

    Però vi ho detto, il 6% delle persone si fa la polizza e quindi tutto il resto non era coperto, il 25% è la stima che ha fatto ANIA delle aziende che si coprono su questi eventi alluvionali qua, quindi è un sistema sul quale noi non ci dobbiamo tirare indietro, dobbiamo essere innovativi, come abbiamo fatto nel passato, però bisogna studiarla anche insieme al Governo. Quindi lo dico anche alle forze, il governo - Occhi mi permetta - non è il vostro governo, è il governo di tutti e bisogna che in questo ci sia un salto. Io tratto le relazioni istituzionali con il Governo, esattamente come i Sindaci una volta eletti sono i Sindaci di tutti. Vi prego di non andare via perché abbiamo il bando delle auto degli alluvionati.

     

    Presidente ROSSI. Terminerei questo punto in modo anche da salutare i relatori che insieme alla Vicepresidente hanno contribuito alla presentazione di questo Piano necessario e fondamentale per la nostra Regione, così come ci hanno spiegato, quindi, grazie al generale Gambardella e al dott. Andrea Colombo per la loro disponibilità e la loro chiarezza negli interventi.

     

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