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38.
SEDUTA DI MARTEDÌ 28 GIUGNO 2011
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
INDI DEL PRESIDENTE RICHETTI
Indice
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Mandini)
Petizione oggetto 1455 (5)
(Annuncio)
Risoluzioni oggetti 1467 - 1470 - 1508 - 1514 - 1520 - 1521 - 1528 - 1534 (da 241 a 248)
(Annuncio)
Interpellanza oggetto 1529 (69)
(Annuncio)
Interrogazioni oggetti 1464 - 1466 - 1468 - 1469 - 1472 - 1474 - 1475 - 1476 - 1477 - 1479 - 1480 - 1481 - 1484 - 1485 - 1486 - 1487 - 1489 - 1490 - 1491 - 1493 - 1494 - 1495 - 1496 - 1497 - 1498 - 1499 - 1500 - 1501 - 1502 - 1503 - 1504 - 1505 - 1506 - 1507 - 1509 - 1510 - 1511 - 1513 - 1515 - 1516 - 1518 - 1519 - 1522 - 1523 - 1525 - 1526 - 1527 - 1530 - 1531 - 1532 - 1535 -1536 - 1537 - 1538 - 1539 (da 978 a 1032)
(Annuncio)
Risposte scritte ad interrogazioni oggetti 1259 - 1275 - 1277 - 1306 - 1310 - 1318 - 1320 - 1336 - 1343 - 1346 - 1349 - 1351 - 1372 - 1383 - 1392 - 1422 (841 - 852 - 854 - 875 - 878 - 882 - 883 - 894 - 898 - 900 - 902 - 903 - 918 - 927 - 933 - 952)
(Annuncio)
Interrogazione oggetto 1526 (1023)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Mandini)
POLLASTRI (PDL)
LUSENTI, assessore
Interrogazione oggetto 1527 (1024)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Mandini)
CAVALLI (Lega Nord)
BIANCHI, assessore
Interrogazione oggetto 1531 (1026)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Mandini)
NOÈ (UDC)
LUSENTI, assessore
Interrogazione oggetto 1537 (1030)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Mandini)
MEO (SEL - Verdi)
LUSENTI, assessore
OGGETTO 1389
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Disciplina del sistema regionale dell'istruzione e formazione professionale".
(TESTO BASE) (15) (Relazione, discussione e approvazione)
OGGETTO 344
Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Lombardi: "Norme per lo sviluppo della formazione professionale".
(Abbinato)
PRESIDENTE (Mandini)
PAGANI, relatore
POLLASTRI (PDL)
LOMBARDI (PDL)
MEO (SEL - Verdi)
NOÈ (UDC)
MARANI (PD)
DONINI (Fed. della Sinistra)
CAVALLI (Lega Nord)
GRILLINI (Italia dei Valori)
BIANCHI, assessore
PRESIDENTE (Richetti)
MANFREDINI (Lega Nord)
CASADEI (PD)
OGGETTO 1348
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Disciplina della partecipazione della Regione Emilia-Romagna ai fondi immobiliari chiusi per il sostegno all'edilizia residenziale sociale" (16)
(Relazione e discussione)
PRESIDENTE (Richetti)
FERRARI, relatore
POLLASTRI (PDL)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazione elettronica
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Petizione, risoluzioni, interpellanza, ed interrogazioni annunciate
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
La seduta ha inizio alle ore 9,40
PRESIDENTE (Mandini): Dichiaro aperta la trentottesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sul processo verbale relativo alla seduta:
- antimeridiana dell’8 giugno 2011 (n. 37)
inviato ai consiglieri unitamente all’avviso di convocazione di questa tornata assembleare.
Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato)
PRESIDENTE (Mandini): Ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa, comunico l’assenza del Presidente Vasco Errani.
Hanno comunicato inoltre di non poter partecipare alla seduta la Vicepresidente della Giunta Simonetta Saliera e l’assessore Teresa Marzocchi.
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Mandini): Nel periodo trascorso dall'ultima tornata delle sedute assembleari sono stati presentati i seguenti progetti di legge:
1465 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Modifiche alla legge regionale 13 novembre 2001, n. 35 "Partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla costituzione della Fondazione Scuola di Pace di Monte Sole"" (delibera di Giunta n. 756 del 30 05 11).
1473 - Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Richetti, Aimi, Mandini, Cevenini, Bartolini, Mazzotti e Corradi: Nuove norme sugli istituti di garanzia. Modifica della Legge regionale 16 dicembre 2003, n. 25 "Norme sul Difensore civico regionale. Abrogazione della Legge regionale 21 marzo 1995, n. 15 (Nuova disciplina del Difensore civico)", della Legge regionale 17 febbraio 2005, n. 9 "Istituzione del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza" e della Legge regionale 19 febbraio 2008, n. 3 "Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli Istituti penitenziari della Regione Emilia-Romagna" (08 06 11).
1478 - Progetto di legge d'iniziativa della consigliera Noè: "Disposizioni tributarie in materia di IRAP" (10 06 11).
1482 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l’approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013. Primo provvedimento generale di variazione" (delibera di Giunta n. 823 del 13 06 11).
1483 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Assestamento del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013 a norma dell’art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di variazione" (delibera di Giunta n. 824 del 13 06 11).
1488 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Attuazione della Direttiva 2009/147/CE e conseguenti modifiche alla legge regionale 6 marzo 2007, n. 3 (Disciplina dell'esercizio delle deroghe previste dalla Direttiva 79/409/CEE) relativamente alla cattura di uccelli a scopo di richiamo" (delibera di Giunta n. 825 del 13 06 11).
1492 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 22 maggio 1996, n. 16 recante 'Riorganizzazione dei consorzi fitosanitari provinciali. Modifiche alle leggi regionali 28 luglio 1982, n. 34 e 7 febbraio 1992, n. 7' " (delibera di Giunta n. 827 del 13 06 11).
1517 - Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Pollastri: "Valorizzazione della Via Francigena Emiliano-Romagnola" (21 06 11).
PRESIDENTE (Mandini): Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione dei seguenti decreti dal 03/06/2011 al 22/06/2011
Numero: 107 del 03/06/2011
Nomina del Presidente del Collegio sindacale di Fiere di Parma Spa.
Numero: 109 del 07/06/2011
Nomina di Antonio Cinosi in sostituzione di Giorgio Graziani quale componente della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Ravenna.
Numero: 110 del 07/06/2011
Designazione di Francesco Picone a componente supplente del Collegio dei revisori dei conti della Camera di Commercio di Bologna.
Numero: 116 del 13/06/2011
Designazione di Cesare Focaccia a componente effettivo, e di Remo Tarroni a componente supplente, del Collegio dei revisori dei conti della Camera di Commercio di Ravenna.
Numero: 119 del 14/06/2011
Dichiarazione di decadenza di componenti del Consiglio delle autonomie locali a seguito della cessazione dalla carica e nomina in sostituzione dei nuovi componenti.
Numero: 122 del 17/06/2011
Domanda di arbitrato promosso dal Comune di Polesine Parmense. Nomina arbitrato. rep. 138/2011.
Annuncio di petizione, risoluzioni, interpellanza, interrogazioni
e di risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Mandini): Comunico che sono pervenuti alla Presidenza i sottonotati documenti:
Petizione
1455 - Petizione popolare circa la richiesta di non autorizzare la costruzione dell'Autostrada Cispadana che collegherebbe Reggiolo-Rolo con Ferrara Sud (delibera dell'Ufficio di Presidenza di ammissibilità n. 64 del 01 06 11). (5)
Risoluzioni
1467 - Risoluzione proposta dai consiglieri Costi, Alessandrini, Pariani, Mori, Naldi, Donini, Luciano Vecchi, Grillini e Monari circa le azioni da porre in essere, da parte della Regione Emilia-Romagna, al fine di divenire leader, a livello nazionale, nel settore delle politiche pubbliche innovative sul tema CSR (Corporate Social Responsability) /RSI supportando politiche di sviluppo economico, sociale e nell'ambito dell'innovazione. (241)
1470 - Risoluzione proposta dalla consigliera Noè per impegnare la Giunta, a recepire nei tempi più brevi possibili e comunque inferiori ai 180 giorni previsti dalla normativa, le disposizioni sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili contenute nel decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. (242)
1508 - Risoluzione proposta dai consiglieri Alessandrini e Monari per impegnare la Giunta a sostenere il rilancio del settore edilizio attraverso azioni volte a favorire la qualità, l'innovazione e la professionalizzazione degli operatori, contrastando anche lo sfruttamento della manodopera e l'infiltrazione mafiosa nel settore. (243)
1514 - Risoluzione proposta dai consiglieri Defranceschi e Favia per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a mantenere attiva, presso l'Ospedale Bellaria di Bologna, la struttura di Chirurgia Generale a Indirizzo Oncologico. (244)
1520 - Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi per impegnare l'Assemblea Legislativa e la Giunta regionale a rideterminare le rispettive dotazioni organiche di dirigenti riducendone il numero in relazione alle norme vigenti, utilizzando le connesse procedure concorsuali sia interne che esterne. (245)
1521 - Risoluzione proposta dai consiglieri Ferrari, Barbieri, Mori, Casadei, Bonaccini, Fiammenghi, Alessandrini, Marani, Carini, Pagani, Cevenini, Costi e Pariani per impegnare la Giunta a proseguire le azioni intraprese al fine di sostenere prioritariamente gli investimenti e la qualificazione nel settore dell'istruzione, migliorandone il funzionamento ed impedendo l'impoverimento di strutture scolastiche nelle aree montane. (246)
1528 - Risoluzione proposta dal consigliere Favia per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a evitare il ripetersi di disagi per gli abitanti di Medicina (BO) causati dalla presenza di centrali a biomasse, utilizzando anche strumenti normativi volti a tutelare la cittadinanza specialmente nei casi di utilizzazione di sottoprodotti di origine animale o di sottoprodotti vegetali caratterizzati da elevata fermentescibilità. (247)
1534 - Risoluzione proposta dai consiglieri Alessandrini, Zoffoli e Casadei per impegnare la Giunta a proseguire nell'opera di sostegno dell'agricoltura regionale, promuovendo le eccellenze e la multifunzionalità aziendale, contrastando il diffondersi di allarmi immotivati ed estendendo la lotta biologica alla vespa cinese del castagno. (248)
Interpellanza
1529 - Interpellanza del consigliere Filippi circa le azioni da porre in essere per evitare declassamenti della Regione Emillia-Romagna, da parte di agenzie di rating, conseguenti al relativo disavanzo e per invertirne il trend negativo. (69)
Interrogazioni
1464 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa i danni provocati da precipitazioni piovose in data 5 giugno 2011 nella Provincia di Modena. (978)
1466 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa l'affidamento di un incarico da parte dell'ASP "Distretto di Fidenza". (979)
1468 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere a fronte dei danni causati da precipitazioni e grandinate abbattutesi sul territorio piacentino. (980)
1469 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa il ripristino dell'ecosistema floreale e faunistico di aree contigue al fiume Santerno, nel Comune di Imola (BO). (981)
1472 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa gli interventi da porre in essere sul ponte autostradale dell'A21 che collega Castelvetro Piacentino e Cremona. (982)
1474 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la demolizione di un immobile sito nel Comune di Monteveglio (BO). (983)
1475 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa l'esposizione di bandiere sulla facciata di Comuni e la presenza di volantini nelle bacheche di Enti pubblici, volti ad indirizzare il voto nella consultazione referendaria del 12 e 13 giugno 2011. (984)
1476 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le iniziative regionali di sostegno alle Politiche Antidroga. (985)
1477 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa le incompatibilità relative alla carica di Presidente del CO.RE.COM. (986)
1479 - Interrogazione della consigliera Pariani, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere al fine si sollecitare il Governo a sbloccare i fondi FAS. (987)
1480 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa la dichiarazione dello stato di emergenza per le aree parmensi colpite dall'alluvione avvenuta in data 11 giugno 2011. (988)
1481 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori pendolari che utilizzano il servizio ferroviario, con particolare attenzione alla linea Bologna-Ravenna. (989)
1484 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere a fronte dei danni causati da precipitazioni avvenute nel territorio piacentino nel mese di giugno 2011. (990)
1485 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le azioni da attuare per evitare il ripetersi di disservizi, causati da precipitazioni piovose, presso l'Ospedale Ramazzini di Carpi (MO). (991)
1486 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa una procedura selettiva per titoli ed esami per l'assunzione di personale avviata dall'Agenzia interregionale per il Fiume Po (AIPO). (992)
1487 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa l'utilizzazione di attrezzature sanitarie presso l'Ospedale di Castelfranco Emilia. (993)
1489 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa il trasferimento del servizio di senologia dell'AUSL di Bologna e le connesse criticità. (994)
1490 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la diffusione e la cattura delle nutrie nel territorio regionale. (995)
1491 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa le discariche autorizzate al trattamento di scarti lignocellulosici e le modalità ed i costi di ritiro degli stessi. (996)
1493 - Interrogazione dei consiglieri Naldi e Meo, a risposta scritta, circa l'approvazione, da parte del Comune di Correggio, di un protocollo d'intesa per lo sviluppo di un progetto sperimentale a sostegno della maternità. (997)
1494 - Interrogazione della consigliera Barbati, a risposta scritta, circa la riduzione di posti letto nel reparto di pediatria dell'Ospedale di Fiorenzuola (PC). (998)
1495 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la riduzione per il periodo estivo, di posti letto nel reparto di pediatria presso l'Ospedale di Fiorenzuola (PC). (999)
1496 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa l'applicazione di disposizioni relative al lavoro part-time, con particolare riferimento all'Azienda ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. (1000)
1497 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le condizioni, relative all'igiene ed alla sicurezza dell'Ospedale Ramazzini di Carpi (MO). (1001)
1498 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa i lavori di completamento del nodo ferroviario di Bologna, anche in relazione alla realizzazione del People Mover. (1002)
1499 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la presenza di eternit in località "Maginot" e San Nazzaro, nel Comune di Monticelli d'Ongina (PC), e le azioni da porre in essere per provvedere alle relative bonifiche. (1003)
1500 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa l'incidenza dell'esito dei referendum sul servizio di distribuzione dell'acqua sul territorio regionale, e le conseguenti azioni da porre in essere. (1004)
1501 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa le trivellazioni, per la ricerca di combustibili fossili, nelle località di Cona, Codrea e Quartesana (FE). (1005)
1502 - Interrogazione della consigliera Barbati, a risposta scritta, circa le trasmissioni televisive del canale italiano Current TV. (1006)
1503 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa l'assegnazione degli alloggi ERP da parte del Comune di Dozza (BO), e l'applicazione delle relative norme. (1007)
1504 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, circa iniziative riguardanti l'incremento dell'offerta di alloggi per la locazione a canoni calmierati e la vendita a prezzi convenzionati. (1008)
1505 - Interrogazione dei consiglieri Bartolini, Bazzoni e Lombardi, a risposta scritta, circa la ripartizione ed i tempi di liquidazione dei fondi relativi all'attività di sostegno a progetti di "ricerca collaborativa" delle PMI con laboratori di ricerca e centri per l'innovazione. (1009)
1506 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa il finanziamento di interventi regionali in aree politicamente instabili, con particolare riferimento alla tutela ed all'incolumità degli operatori italiani coinvolti. (1010)
1507 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa l'utilizzazione, per attività motorizzate fuoristrada, di un'area demaniale in località Scaletto - Ponte Albano nel comune di Sasso Marconi (BO). (1011)
1509 - Interrogazione del consigliere Naldi, a risposta scritta, circa la normativa relativa alla gestione immobiliare residenziale delle Aziende di Servizi alla Persona (ASP). (1012)
1510 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa le problematiche idriche delle Province di Reggio Emilia e di Parma. (1013)
1511 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa i tempi e le procedure di rinnovo delle patenti, con particolare riferimento alle persone anziane. (1014)
1513 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa il reparto di Chirurgia generale ad indirizzo oncologico dell'Ospedale Bellaria di Bologna e l'Unità Operativa Semplice di Chirurgia Senologica. (1015)
1515 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa l'attività svolta da agenzie di rating in relazione alla situazione della Regione Emilia-Romagna. (1016)
1516 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa il Piano di ricognizione del patrimonio immobiliare regionale. (1017)
1518 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa un avviso di Raccolta di curricula emesso dall'AIPO, per la copertura di posti vacanti. (1018)
1519 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere a fronte dei disagi per i pendolari sulle linee ferroviarie Ferrara-Ravenna e Ferrara-Bologna. (1019)
1522 - Interrogazione del consigliere Carini, a risposta scritta, circa le modificazioni delle disposizioni regionali circa il trasporto dei defunti. (1020)
1523 - Interrogazione del consigliere Carini, a risposta scritta, circa le dinamiche industriali del Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza. (1021)
1525 - Interrogazione del consigliere Zoffoli, a risposta scritta, circa le prestazioni assistenziali e sanitarie riguardanti le persone affette da Disturbi dello Spettro Autistico (ASD). (1022)
1526 - Interrogazione del consigliere Pollastri, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la parziale chiusura estiva del Reparto di Pediatria dell'Ospedale di Fiorenzuola d'Arda (PC). (1023)
1527 - Interrogazione del consigliere Cavalli, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la disoccupazione giovanile in Emilia-Romagna nell'ultimo triennio, la delocalizzazione delle aziende, e le azioni da porre in essere per farvi fronte. (1024)
1530 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa la situazione del trasporto pubblico locale, con particolare riferimento alle province di Reggio Emilia, Modena e Piacenza. (1025)
1531 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le procedure ed i tempi relativi alla direttiva regionale sulle modalità di concorso da parte degli utenti al costo delle prestazioni relative ai servizi socio-sanitari, di assistenza domiciliare, semiresidenziali e residenziali. (1026)
1532 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa il rispetto della normativa sulla sicurezza del lavoro presso il cantiere per la costruzione del nuovo Pronto Soccorso di Piacenza. (1027)
1535 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, sul ritrovamento nel territorio del Comune di Castell'Arquato (PC) di detriti che sembrerebbero contenere eternit. (1028)
1536 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, sul progetto definitivo per la realizzazione del giardino della scuola materna Bonfiglioli a Trebbo di Reno. (1029)
1537 - Interrogazione della consigliera Meo, di attualità a risposta immediata in Aula, sui preannunciati finanziamenti per interventi di sterilizzazione di animali di affezione. (1030)
1538 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, sull'opportunità di verificare le abitabilità, l'approvvigionamento idrico e le autorizzazioni allo scarico nel Comune di Vergato. (1031)
1539 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, sul nubifragio che si è abbattuto in provincia di Parma il 12 giugno 2011. (1032)
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:
1259 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa il rinnovo della convenzione con il Comune di Bologna relativa allo spazio Atlantide. (841)
1275 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa i lavori di manutenzione straordinaria della strada che collega Monte Acuto Ragazza con la Valle del Setta (BO). (852)
1277 - Interrogazione del consigliere Ferrari, a risposta scritta, circa l'installazione di un ascensore, utilizzabile anche da persone disabili, presso la stazione ferroviaria di Parma. (854)
1306 - Interrogazione dei consiglieri Meo e Ferrari, a risposta scritta, circa lo scarico abusivo di rifiuti nella frana di Corniglio (PR). (875)
1310 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa il monitoraggio degli appalti, con particolare riferimento al settore della estrazione di sabbie dal fiume Po. (878)
1318 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa il Piano delle Sostituzioni ferro-gomma nell'ambito dei trasporti, con particolare riferimento alla linea Lavezzola-Faenza (RA). (882)
1320 - Interrogazione del consigliere Mandini, a risposta scritta, circa la previsione di una fermata del treno 6340 della linea Porretta Terme-Bologna presso la stazione di Casalecchio (BO), al fine di consentire un migliore servizio agli studenti ed al personale dell'ITCS. (883)
1336 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa il finanziamento assegnato al Consorzio di Bonifica di Piacenza dalla delibera di Giunta n. 255/2011. (894)
1343 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la situazione relativa alla viabilità nella via Tosarelli, nel Comune di Castenaso (BO). (898)
1346 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa il collegamento viario tra la SS64 Porrettana e la frazione di Pioppe di Salvaro (BO). (900)
1349 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la soppressione di corse nella tratta ferroviaria Piacenza-Cremona. (902)
1351 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa il deterioramento del servizio pubblico ferroviario relativo alla stazione di Guastalla (RE). (903)
1372 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa questioni relative al personale operante presso l'ASP Giovanni XXIII di Bologna. (918)
1383 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa la messa in sicurezza della strada Campiano - Crocette, nel comune di Pavullo (MO). (927)
1392 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa i licei musicali in Emilia-Romagna, con particolare riferimento alla situazione esistente a Bologna. (933)
1422 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa l'utilizzazione dei fondi nazionali per la formazione professionale, ed i contributi relativi alla cassa integrazione in deroga. (952)
PRESIDENTE (Mandini): Diamo ora esecuzione all’Inno di Mameli, come di consueto all’inizio di ogni seduta di questo 2011.
(L'Assemblea, in piedi, ascolta l'esecuzione dell'Inno di Mameli)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Aula
PRESIDENTE (Mandini): Iniziamo i nostri lavori con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata in Aula, prendendo in esame il seguente oggetto:
1526 - Interrogazione del consigliere Pollastri, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la parziale chiusura estiva del Reparto di Pediatria dell’Ospedale di Fiorenzuola d’Arda (PC). (1023)
Risponde per la Giunta l’assessore Lusenti.
La parola al consigliere Pollastri.
POLLASTRI: Grazie, presidente. Questa interrogazione urgente prende le mosse, come ben sanno anche i colleghi di Piacenza Carini e Cavalli, da una questione piuttosto sentita, assessore, che si è verificata a seguito di una decisione repentina, non pubblicizzata e non concordata, da parte dell’azienda sanitaria piacentina, che ha creato allarme soprattutto tra le famiglie della Val d’Arda.
Presso l’ospedale infatti si trova il reparto di pediatria. Dopo alcuni contatti con la direzione, vi è stata questa chiusura temporanea del reparto e il trasferimento dei dipendenti verso il capoluogo.
Questa decisione - e per questo l’urgenza della mia richiesta all’assessore - rischia di comportare un danno all’utenza della Val d’Arda e alla parte occidentale della provincia di Parma che gravita su Fiorenzuola, non essendoci a Fidenza una degenza pediatrica.
Questa pesantissima riduzione di posti, assessore, compromette anche un’intesa tra il reparto di cardiologia pediatrica del Sant’Orsola-Malpighi di Bologna e l’AUSL di Piacenza, stipulata in sede regionale, che prevede il trasferimento e la convalescenza a Fiorenzuola e Piacenza di bambini dell’est Europa operati a Bologna.
A seguito di una sollevazione di amministratori, ma anche di una dura presa di posizione del Presidente della Provincia di Piacenza, in veste naturalmente di presidente della Conferenza socio-sanitaria, intervento apparso sugli organi di informazione locali, vi è stata una riunione e il direttore generale ha annunciato di voler prendere in considerazione le richieste e di voler prendere una decisione che vada incontro alle istanze del territorio.
Le chiedo quindi, assessore, nella sua veste di massimo rappresentante con delega alla sanità, in primo luogo se si intenda revocare questa parziale chiusura estiva del reparto di pediatria dell’ospedale di Fiorenzuola; in secondo luogo, le ragioni per cui non sia stata fatta una programmazione del personale che consentisse di coprire con dipendenti locali le carenze d’organico dell’ospedale di Piacenza; in terzo luogo, ed è la questione che sta più a cuore alle famiglie dei bambini, se vi sia un rischio di progressivo depotenziamento della pediatria di Fiorenzuola.
Si parla tanto di buona sanità, ma soprattutto quando accadono questi episodi non annunciati e non concordati è dovere di un consigliere regionale che rappresenta le istanze del proprio territorio mettere in luce e chiedere all’assessorato alla sanità quali urgenti misure intenda prendere rispetto a questa decisione della direzione dell’AUSL di Piacenza, che io considero assolutamente sbagliata.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Pollastri.
La parola all’assessore Lusenti per la risposta.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente.
In riferimento all’interrogazione in oggetto e sulla base delle informazioni acquisite dell’Azienda sanitaria locale di Piacenza posso ribadire quanto segue.
La riduzione della capacità di offerta della pediatria dell’ospedale di Fiorenzuola d’Arda in coincidenza con il periodo estivo è stata definita coerentemente con il bisogno storicamente rilevato, cioè con l’occupazione dei letti e dei servizi rilevata durante il periodo estivo, e con le risorse disponibili.
La programmazione del personale ha tenuto conto, infatti, della necessità di tutto il dipartimento di appartenenza che, nel caso specifico, comprende una pediatria con neonatologia di primo livello a Fiorenzuola e una pediatria di secondo livello, con patologia neonatale, pronto soccorso pediatrico e osservazione breve e intensiva, a Piacenza.
Le possibili sinergie tra operatori in questo caso devono necessariamente prevedere adeguate competenze professionali, che non è evidentemente possibile reperire al di fuori del dipartimento. Si è quindi deciso di garantire anche nel periodo estivo la completa capacità di offerta e il funzionamento a pieno regime dell’hub pediatrico provinciale di Piacenza.
Si sono definiti i percorsi assistenziali sia per la casistica che continua ad afferire alla pediatria dell’ospedale di Fiorenzuola sia per l’invio all’hub provinciale dei neonati con patologia e dei bambini stranieri in fase pre e post-chirurgica che rientrano nel programma assistenziale a favore di cittadini stranieri (ex articolo 32).
Infine, non è previsto nei documenti di programmazione dell’Azienda nessun depotenziamento prossimo della pediatria della Val d’Arda.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, assessore Lusenti.
La parola al consigliere Pollastri per la replica.
POLLASTRI: Grazie, presidente.
Mi rendo conto, assessore, che lei ha acquisito, forse anche frettolosamente, la risposta dell’Azienda. Come lei sa, sono molto attento, o almeno cerco di esserlo, alle questioni e generalmente lei risponde in modo puntuale. Questa volta mi sembra però che la sua risposta sia alquanto generica ed evasiva.
Lei prende atto di quello che quella direzione ribadisce. Leggerò anche la sua risposta scritta, ma in concreto non mi pare che si vada incontro alle preoccupazioni e alle esigenze della cittadinanza della Val d’Arda.
Per questo motivo non mi ritengo soddisfatto della sua risposta.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Pollastri.
Abbiamo esaurito l’oggetto 1526.
Passiamo al seguente oggetto:
1527 - Interrogazione del consigliere Cavalli, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la disoccupazione giovanile in Emilia-Romagna nell'ultimo triennio, la delocalizzazione delle aziende, e le azioni da porre in essere per farvi fronte. (1024)
Risponde per la Giunta l’assessore Bianchi.
La parola al consigliere Cavalli.
CAVALLI: Grazie, presidente. Le statistiche nazionali della disoccupazione giovanile riportano dati preoccupanti e in costante aumento, che hanno raggiunto nel 2010 il 27,8 per cento.
Attraverso apposite normative nazionali sono stati introdotti particolari sgravi fiscali per le aziende che assumono lavoratori over 50 che godono dell’indennità di disoccupazione non agricola.
La Regione Piemonte, per disincentivare la delocalizzazione delle aziende, contrastare la disoccupazione e incentivare le assunzioni a tempo indeterminato, ha introdotto un’ulteriore riduzione di 5000 euro per tre anni dell’IRAP per le aziende che assumono lavoratori a tempo indeterminato, misura che raddoppia se le assunzioni riguardano lavoratori over 50.
Recentemente la Regione Piemonte, per contrastare la disoccupazione giovanile, ha adottato simili iniziative anche per l’assunzione di lavoratori under 30 con il coinvolgimento di tutte le parti sociali.
Chiedo alla Giunta di conoscere numeri e statistiche della disoccupazione giovanile in Emilia-Romagna negli ultimi tre anni; quali misure abbia adottato dal 2009 in poi per prevenire la delocalizzazione delle aziende, contrastare la disoccupazione e incentivare le assunzioni a tempo indeterminato e con quali risultati; come si esprime nel merito delle iniziative adottate dalla Regione Piemonte e se abbia assunto o intenda assumerne di simili.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Cavalli.
La parola all’assessore Bianchi per la risposta.
BIANCHI, assessore: Grazie, presidente.
Ringrazio molto il consigliere Cavalli per aver posto all’attenzione di tutti noi questo tema così delicato e oggi, a tratti, angosciante. I dati che consegnerò nella risposta scritta ci dicono che in Emilia-Romagna, nella fascia tra i 15 e i 34 anni, ci sono 63094 persone che si dichiarano in cerca di occupazione.
Il dato è rilevante e mette in evidenza che all’interno del mondo giovanile dobbiamo rilevare l’esistenza di giovani che studiano, di giovani che si dichiarano in cerca di occupazione, ma anche di una vasta area di giovani che non consideriamo né in condizione di studio né in condizioni di lavoro. La situazione quindi è molto articolata.
Rispetto a questo numero, che tra l’altro si differenza molto per genere tra maschi e femmine, dichiara di essere in cerca di occupazione circa l’11 per cento, quota molto più alta rispetto a tre anni fa quando ci si attestava al 5,7 per cento.
Il dato per noi rilevante è che questa situazione va affrontata con una varietà di temi, ma sempre nell’ambito di quell’accordo con le forze sociali che abbiamo chiamato “Patto per attraversare la crisi” e che già dal 2009 ci ha permesso di avere un monitoraggio costante della situazione della crisi e delle diverse situazioni di crisi.
Nella riunione che abbiamo avuto ieri, lunedì 27, abbiamo messo in evidenza come oggi il tema dell’occupazione giovanile sia da considerarsi cruciale. Su questo abbiamo non soltanto un’ampia condivisione, ma anche un’ampia partecipazione.
Abbiamo seguito strade diverse. La prima strada è stata quella di agire sullo sviluppo perché senza sviluppo non c’è occupazione. Mi riferisco quindi alla vasta area di attività realizzate soprattutto dal collega Muzzarelli e rivolte a sostenere lo sviluppo di impresa sia giocando sul versante della ricerca e del rapporto con l’università, sia lavorando molto su credito e rete di impresa.
Dall’altra parte, abbiamo lavorato molto su formazione e formazione al lavoro e sui rapporti tra sistema formativo e inserimento lavorativo. Questa idea di lavorare molto sui programmi di inserimento lavorativo per noi è un punto importante e caratterizzante.
Ho avuto modo di confrontarmi a lungo anche con la collega Claudia Porchietto, assessore della Regione Piemonte, con la quale ho avuto modo in diverse occasioni di attuare un reciproco scambio di best practices. Il programma del Piemonte è sicuramente di grande interesse. È interessante per noi perché sia qui che in Piemonte vi sono situazioni di industria strutturata; diverso è il confronto con altre Regioni. Per questo ritengo che il riferimento al Piemonte che il consigliere Cavalli ha proposto sia di grande interesse.
Anche noi stiamo approntando un piano specifico per i giovani, piano che però riprende molte delle cose che stiamo già sviluppando. Ricordo che il nostro intervento e la nostra azione in materia di formazione e di inserimento lavorativo corrispondono per buona parte al Piano under 30 che la Regione Piemonte ha già sviluppato.
Rispondo così alle considerazioni del consigliere Cavalli e mi permetto di inviare una risposta scritta con tutti i numeri dettagliati, in modo che possano essere oggetto, come è stato altre volte, di eventuali ulteriori informazioni nell’ambito della Commissione.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, assessore Bianchi.
La parola al consigliere Cavalli per la replica.
CAVALLI: Professore, lei è sempre bravissimo, ma sono solo parzialmente soddisfatto della sua risposta. Credo che le aziende abbiano bisogno di un’azione più precisa e di soldi, di sghei come si dice in Veneto. Le aziende hanno veramente bisogno di sovvenzioni.
Se c’è la volontà da parte della Giunta e di questa amministrazione regionale di incentivare l’assunzione dei giovani, credo che si potranno aiutare centinaia di ragazzi che sono in cerca di lavoro.
Io auspico un forte incentivo per l’assunzione dei giovani e credo che lei sicuramente lo farà.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Cavalli.
Abbiamo esaurito l’oggetto 1527.
Passiamo al seguente oggetto:
1531 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le procedure ed i tempi relativi alla direttiva regionale sulle modalità di concorso da parte degli utenti al costo delle prestazioni relative ai servizi socio-sanitari, di assistenza domiciliare, semiresidenziali e residenziali. (1026)
Risponde per la Giunta l’assessore Lusenti.
La parola alla consigliera Noè.
NOÈ: Questa forse è la prima domanda, assessore, che le ho posto quando mi sono insediata in questo mandato. Continuo a insistere su questo argomento perché purtroppo, come ho scritto nella mia interrogazione, siamo, sì, in attesa di questa direttiva prevista all’articolo 49 della finanziaria 2010, ma soprattutto perché in questi ultimi tempi abbiamo visto i danni che la mancanza di un’interpretazione univoca sta producendo sul territorio, con conseguenze che sono declinabili anche solo con una parola, e i danni prodotti in certi casi da Equitalia.
Avrei piacere di sapere qual è lo stato di avanzamento di questa direttiva che, bene o male, è stata prevista in un impianto normativo un anno e mezzo fa. Vorrei sapere chi sono i soggetti coinvolti e quali le modalità di attuazione. Soprattutto vorrei capire, se come legislatore, ho la possibilità di visionare questa bozza, che immagino ormai sia "in sala parto", sia predisposta nella sua versione finale.
Attendo quindi una sua risposta.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Noè.
La parola all’assessore Lusenti per la risposta.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente.
Nel corso del 2011, dopo l’insediamento della Giunta regionale, è ripresa l’attività elaborativa per l’attuazione dell’articolo 49 della legge 24/2009.
La proposta di direttiva attuativa dell’articolo 49 della suddetta legge 24, per la parte relativa e servizi socio sanitari, è stata elaborata in modo condiviso con il sistema delle autonomie locali. Tale prima stesura ha avviato un percorso che si è concluso alla fine del 2010.
Nei primi mesi del 2011 è stato realizzato un primo confronto con i soggetti sociali sugli impianti e sulle scelte metodologiche della proposta, rinviando l’evidenziazione delle scelte numeriche a un secondo momento, una volta condivisa l’impostazione metodologica generale.
Nel corso di questo primo confronto con i soggetti sociali sono emersi alcuni rilievi e considerazioni che hanno richiesto un approfondimento tecnico, dal momento che alcuni dei rilievi sollevati hanno posto l’esigenza di scelte metodologiche e di impostazione in parte diverse da quanto contenuto nella prima proposta.
Tale lavoro di approfondimento, peraltro reso complesso dalla necessità di acquisire contributi specifici e qualificati, si è appena concluso, e pertanto, previa condivisione della nuova versione con il sistema degli enti locali, si riprenderà nelle prossime settimane il confronto con le parti sociali: organizzazioni sindacali, associazioni e terzo settore.
Non è possibile, quindi, al momento definire i tempi nei quali si concluderà tale percorso. Naturalmente si ribadisce l’auspicio e l’impegno dell’amministrazione regionale per poterlo concludere entro il 2011.
La proposta di direttiva si sviluppa entro il dettato e i limiti previsti dall’articolo 49 già citato, che fu oggetto di attenta analisi dal punto di vista giuridico prima della sua approvazione nel 2009.
Per quanto riguarda, invece, la sostenibilità economica, è stato concordato con gli enti locali un percorso che prevede, raggiunto un soddisfacente livello di condivisione della proposta con tutte le parti sociali, un’attenta valutazione dell’impatto conseguente da realizzarsi attraverso una simulazione preventiva.
Gli enti locali, infatti, hanno richiesto che la simulazione di impatto sia approfondita e da realizzarsi prima dell’approvazione della suddetta direttiva. Ciò appare ragionevole e anche necessario per garantire sostenibilità agli indirizzi regionali da assumere con la direttiva stessa.
In considerazione delle importanti novità e dell’impatto sociale della direttiva, è stata inoltre già sottolineata l’esigenza di prevedere una modalità di attuazione graduale, entro un termine temporale da definire.
L’iter approvativo della direttiva prevederà anche l’espressione del parere della IV Commissione dell’Assemblea legislativa, che, pertanto, potrà visionare la proposta nella formulazione condivisa con le parti sociali.
Risulta evidente che l’attuazione di un sistema regionale omogeneo ed equo per quanto riguarda la contribuzione degli utenti al costo delle prestazioni per i servizi socio-sanitari, superando quindi l’attuale situazione di non omogeneità e potenziale disparità, è un processo complesso che coinvolge diversi ambiti e soggetti, e che non può essere realizzato se non con la piena condivisione con il sistema delle autonomie locali e il consenso delle parti sociali.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, assessore Lusenti.
La parola alla consigliera Noè per la replica.
NOÈ: Grazie, presidente.
Prendo atto che si spera finalmente di partorire questa direttiva entro il 2011.
Le faccio una proposta. Chiedo, per piacere, alle Commissioni competenti se è possibile fornire un aggiornamento o un’informativa relativamente alla formulazione che intanto è stata condivisa con le parti sociali in modo tale che anche noi possiamo acquisire informazioni soprattutto rispetto a tutta una serie di sollecitazioni che ci provengono dal territorio. Le faccio questa proposta. Così come ne state parlando con le varie parti sociali, le chiedo di condividere insieme a noi l’evoluzione della direttiva.
In seconda battuta, assessore, le vorrei rendere noto che a suo tempo, in attesa del famoso decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che avrebbe dovuto dare piena attuazione al disposto degli articoli 109 e 130, nel 2001 questa Regione, a mio avviso molto responsabilmente, decise di fornire indicazioni transitorie per evitare comportamenti disomogenei sul territorio regionale e la disparità di trattamento che, come vediamo, sta generando disabili di seria A e disabili di serie B sul fronte della compartecipazione.
Di fronte a questa situazione, che si è trasformata in un giungla, e di fronte al fatto che questa Regione, a suo tempo, in attesa di una pronuncia emise disposizioni transitorie, dobbiamo fare altrettanto.
I Comuni della nostra Regione stanno recependo le disposizioni dell’articolo 49, a cui facevo riferimento prima, in modo un po’ strano. Capisco che in questo momento ci sia carenza di risorse, ma il nostro articolo 49 stabilisce che la direttiva avrebbe tenuto conto di alcuni criteri, come ad esempio la situazione economica del solo assistito. Questo punto effettivamente non sempre viene tenuto in considerazione da tutti, alcuni lo fanno e altri no. Alla lettera b) si dice che si sarebbe tenuto conto anche del computo di eventuali indennità esenti a fini IRPEF. Di nuovo, alcuni Comuni lo fanno e altri no.
Non possiamo andare avanti in questa maniera. Stanno emergendo a raffica molte sentenze di giudici di pace che condannano i Comuni laddove questi fanno riferimento ai redditi non del solo assistito e non considerano i casi previsti al punto b). In assenza di una disposizione transitoria non possiamo esporre a questo stato di anarchia tutti i Comuni che, ahimè, si vedono condannati a rifondere le spese legali sostenute dalle delle famiglie dei disabili proponenti. Questo sta complicando la situazione ancora di più dal punto di vista economico.
È passato un anno e mezzo da quando è stata annunciata la direttiva. Auspicabilmente sarà varata entro la fine di quest’anno, ma saranno comunque trascorsi due anni. Perché non abbiamo almeno fatto chiarezza, in via transitoria, sul fatto che rimaneva vigente - e secondo me è ancora in vigore - la delibera 474/2001, dove si stabilì con chiarezza, per evitare la disomogeneità di trattamento, che alcune voci non sarebbero state prese a riferimento nella valutazione della situazione economica del soggetto?
Ciò che vige in questo palazzo è proprio questo. Nel 2001 è stato sancito dall’assessore Borghi, ma venne anche ribadito dai funzionari di riferimento, il dottor Giorgi e il dottor Cosentino.
Faccio appello a lei, assessore, perché purtroppo in questi giorni i giudice di pace, a raffica, ormai seguendo dei modelli, stanno affermando la validità di tutte le opposizioni delle famiglie laddove i Comuni hanno fatto riferimento ai redditi della famiglia e a indennità che non sono reddito, ma voci sussistenziali.
Credo che sia una situazione molto imbarazzante per i nostri Comuni, soprattutto oggi che, a seguito del decreto "Sviluppo", non potranno più avvalersi di un’Equitalia, che in modo forse vessatorio e arrogante poteva rivendicare dei diritti. Questa pratica è ritornata ai Comuni; gli stiamo davvero complicando la vita.
Vi chiedo, per piacere, di fare chiarezza con una disposizione transitoria che almeno ribadisca, in attesa dell’entrata in vigore della direttiva, che rimanga in vigore la delibera 474/2001.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Noè.
Abbiamo esaurito l’oggetto 1531.
Passiamo al seguente oggetto:
1537 - Interrogazione della consigliera Meo, di attualità a risposta immediata in Aula, sui preannunciati finanziamenti per interventi di sterilizzazione di animali di affezione. (1030)
Risponde per la Giunta l’assessore Lusenti.
La parola alla consigliera Meo.
MEO: Grazie, presidente.
Mi rendo conto, assessore, che quando si parla di sanità si affrontano tantissimi temi di enorme importanza per tutti noi, ma siamo alle porte dell’estate e il fenomeno del randagismo è sotto gli occhi di tutti.
Questo è un fenomeno che si può combattere in molti modi: si possono realizzare canili, centri di accoglienza, campagne di educazione, tutte operazioni davvero molto costose a carico della pubblica amministrazione. Il sistema migliore per affrontare questo fenomeno è quello di operare in maniera intelligente sulla prevenzione; ovviamente anche questa è un’operazione costosa che va attuata in modo puntiforme sui territori, e quindi richiede una programmazione regionale e locale e azioni immediate.
Tanto è importante la prevenzione che la legge 281/1991 ha istituito presso il Ministero della sanità un Fondo nazionale per l’attuazione della legge stessa. Le disponibilità del Fondo sono ripartite annualmente tra le Regioni e le Province autonome da un decreto apposito che stabilisce di dare priorità ai piani di controllo delle nascite, destinando alle sterilizzazioni una quota non inferiore al 60 per cento delle risorse.
So che da mesi si lavora intorno a una delibera di ripartizione di queste risorse. Attendevamo con ansia di capire quando si sarebbe concluso l’iter, anche perché ormai la stagione è nel pieno.
Le rivolgo questa interrogazione per avere una risposta certa in merito ai tempi e alle risorse.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Meo.
La parola all’assessore Lusenti per la replica.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente.
In riferimento all’interrogazione in oggetto si precisa che è in fase conclusiva l’iter per la definizione della proposta di delibera, da sottoporre all’approvazione della Giunta regionale, inerente il progetto biennale denominato "Programma regionale per il controllo delle nascite dei cani ricoverati nelle strutture pubbliche di ricovero e di proprietà appartenenti a categorie socialmente deboli e dei gatti delle colonie feline".
Tale progetto è articolato, a sua volta, in due sotto-progetti. Il primo è denominato "Campagna sperimentale per il controllo delle nascite dei cani di proprietà" ed è finalizzato a determinare l’efficacia di interventi di sterilizzazione su cani femmina di proprietà, da attuarsi da parte delle aziende sanitarie di Rimini, Forlì e Cesena, in quanto nei territori di loro competenza si rileva il maggior numero di aggressioni a greggi e mandrie da parte di cani liberi, spesso frutto dell’abbandono di cucciolate indesiderate.
Tale sotto-progetto prevede anche la partecipazione del Dipartimento di scienze mediche veterinarie dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, con il compito di elaborare i dati.
Il sotto-progetto "B" è denominato "Programmi di sterilizzazione di cani e gatti mirati alle necessità del territorio", con predisposizione da parte delle restanti aziende sanitarie della Regione di programmi territoriali di sterilizzazione, concordati nell’ambito dei comitati provinciali (ex legge regionale 27/2000), atti ad aumentare gli interventi di sterilizzazione dei cani nei canili e dei gatti nelle colonie feline o, dove necessario, anche di cani femmina di proprietà di categorie socialmente deboli.
Per l’attuazione del progetto è stata prevista, per il periodo di riferimento, una spesa di 350 mila euro, di cui 200 mila per la realizzazione del sotto-progetto "A", suddivisi in 60 mila per la l’Azienda sanitaria di Forlì, 60 mila per quella di Cesena e 80 mila per l’Azienda sanitaria di Rimini, di cui 40 mila euro sono destinati al Dipartimento di scienze mediche e veterinarie dell’Università di Bologna per le attività di competenza; e 150 mila euro per il sotto-progetto "B", con una ripartizione fra le singole Aziende sanitarie in base alla popolazione residente secondo i dati Istat del 2010.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, assessore Lusenti.
La parola alla consigliera Meo per la replica.
MEO: Grazie, presidente.
Al di là delle ripartizioni, che rispondono a una serie di logiche nel merito delle quali non voglio entrare, sono contenta di sapere che la delibera è in dirittura d’arrivo. Spero che lo sia davvero perché se ne discute già dai primi dell’anno.
Nelle colonie feline, dove c’era una gatta da sterilizzare a febbraio oggi ce ne sono dieci, perché purtroppo hanno questo brutto vizio di riprodursi in continuazione. Sono problemi che esistono in tutti i Comuni, grandi o piccoli che siano.
Mi auguro che si riescano a muovere queste risorse in tempi utili per una prevenzione davvero efficace.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Meo.
Abbiamo esaurito l’oggetto 1537 e con esso le interrogazioni a risposta immediata in Aula.
OGGETTO 1389
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Disciplina del sistema regionale dell'istruzione e formazione professionale" (TESTO BASE) (15) (Relazione, discussione e approvazione)
OGGETTO 344
Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Lombardi: "Norme per lo sviluppo della formazione professionale" (Abbinato)
PRESIDENTE (Mandini): Ricordo che il testo è stato licenziato dalla Commissione Turismo, Cultura, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport nella seduta del 15 giugno 2011 con parere favorevole.
Il relatore della Commissione è il consigliere Pagani, al quale do la parola per la sua relazione.
PAGANI, relatore: Grazie, presidente.
Il progetto di legge "Disciplina del sistema regionale dell’istruzione e formazione professionale", che si compone di 14 articoli, rappresenta un ulteriore passo avanti nella politica della Regione Emilia-Romagna a favore del sistema formativo regionale, avviata già nel 2003 con la legge regionale n. 12 a seguito dell’entrata in vigore della legge costituzionale per le modifiche del Titolo V della seconda parte della Costituzione, che affida alle Regioni la competenza esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale, ferme restando le competenze dello Stato in relazione alla definizione dei LEP.
L’articolo 1 della legge identifica, infatti, l’ambito e l’oggetto della legge stessa e i principi generali a cui si fa riferimento, nel rispetto della Costituzione e in leale collaborazione con le diverse istituzioni della Repubblica.
Già lo scorso anno, a fronte del mutato quadro normativo, determinato dai decreti legislativi del giugno 2010, l’Assemblea legislativa aveva approvato gli indirizzi regionali per la programmazione professionale e per l’offerta di percorsi triennali di IeFP, al fine di consentire alle famiglie una visione complessiva di tutta l’offerta del secondo ciclo e una visione completa delle opportunità attive a livello territoriale.
Quella delibera ha rappresentato il primo atto progettuale, è stata la prima di altre nove delibere successive. Voglio ricordare anche l’accordo con l’USR del marzo del 2011. Tutti atti, signor presidente e colleghi, che in qualche modo hanno anticipato e preparato l’iter di questo disegno di legge.
L’innovazione più significativa che si propone con questo disegno di legge, così come descritto all’articolo 2, riguarda un nuovo avvio del sistema di istruzione e formazione professionale che diviene ordinamentale per la nostra Regione, e che, come precisa il comma 2 del medesimo articolo, è allineato e si attiene pienamente ai livelli essenziali delle prestazioni stabiliti dalla decretazione nazionale. Siamo cioè pienamente conformi e non in contrasto, pur nell’esercizio della nostra autonomia, con i dettami delle linee nazionali.
I princìpi di riferimento e gli obiettivi che s’intendono perseguire con il sistema regionale di IeFP, e che hanno accompagnato la stesura della presente legge, corrispondono a quelli già affermati dalla legge 12/2003, che rimane il punto di riferimento cardine su cui si innesta il nuovo sistema di IeFP, e sono descritti all’articolo 3 sotto il titolo "Princìpi e finalità del sistema": garantire a tutti la possibilità di un successo formativo, offrendo un processo di crescita in grado di rafforzare le potenzialità e le competenze di ciascuno; affermare la concezione dell’apprendere e del sapere come strumenti di libertà; valorizzare il rapporto tra la cultura del lavoro, la cultura scientifica e la cultura tecnologica; assumere l’orientamento e la formazione al lavoro come orizzonte di significato; costruire un sistema educativo che si alimenti del dialogo sociale, nel pieno rispetto e attraverso la valorizzazione dell’autonomia didattica e organizzativa dei diversi attori; contribuire a un positivo rapporto tra il sistema formativo e il mondo del lavoro.
Il progetto di legge, infatti, si fonda su paradigmi fondamentali, quali l’integrazione dei due sistemi, il raccordo tra i percorsi finalizzato a sostenere l’organicità dell’offerta sul territorio, la permeabilità e continuità orizzontale e verticale dei percorsi per contrastare la precoce determinazione delle scelte da parte delle famiglie, la centralità dei luoghi di formazione, che rappresentano contesti nei quali diversi soggetti esercitano la loro autonomia culturale, la centralità della persona che si esprime con l’accesso alla formazione e l’acquisizione delle qualifiche attraverso modalità organizzative flessibili del curriculum, la stabilità del sistema formativo, la programmazione da parte della Regione di azioni di sostegno e di riallineamento per supportare i passaggi dei percorsi realizzati.
L’offerta formativa che viene, quindi, proposta ai ragazzi e alle ragazze della nostra Regione e alle famiglie è descritta all’articolo 4 ed è composta da percorsi triennali a qualifica, già disponibili in Emilia-Romagna dall’anno 2011-2012 per la presenza di enti accreditati per interventi formativi sui minori in obbligo di istruzione; un quarto anno che porta all’acquisizione del diploma professionale; e un eventuale quinto anno integrativo per affrontare l’esame di Stato, acquisire il diploma di scuola secondaria di secondo grado e avere così accesso all’università e alle istituzioni dell’alta formazione artistica e musicale.
In particolare, l’articolo 6 della legge specifica che gli studenti diplomati della scuola secondaria di primo grado che intendono frequentare un percorso triennale a qualifica si iscriveranno al primo anno di un percorso triennale di istruzione e formazione professionale presso un istituto professionale. Gli istituti e gli enti di formazione sono chiamati da subito a progettare insieme, per settore, i percorsi in modo unitario e integrato.
Il primo anno del triennio che partirà presso l’Istituto professionale sarà organizzato sulla base di un’integrazione operativa tra istituzioni scolastiche e formative e sarà finalizzato a sviluppare una forte strategia anti-dispersione tesa a rimotivare gli studenti, evitando insuccessi scolastici, rafforzando le competenze di base, evitando la perdita di autostima e accompagnando i ragazzi nella loro crescita integrale.
L’articolo 7, proprio a rimarcare il concetto della flessibilità del sistema che andiamo a realizzare e della sua adattabilità ai percorsi di crescita e di maturazione dei nostri ragazzi, introduce la possibilità di passare a un percorso quadriennale a diploma, come completamento del triennio, che costituisce titolo per l’accesso all’istruzione e formazione tecnica superiore.
In questo, signor presidente e cari colleghi, vorrei sottolineare la specificità e adattabilità di questo sistema che non intende stigmatizzare i ragazzi, segmentare gli studenti, impoverire i livelli di istruzione. È un sistema che non pone al centro la propria struttura organizzativa, ma l’attenzione ai ragazzi a come far loro sviluppare le competenze necessarie, assicurare integrazione sociale, scolarizzazione, successo formativo e lavorativo, e pieno diritto di cittadinanza; un sistema insomma diverso da quello sperimentato altrove che ha aumentato i livelli di abbandono scolastico e di insuccesso; un sistema che si fonda sulla pari dignità dei due diversi mondi della formazione e dell’istruzione, ma con piena equivalenza formativa.
L’articolo 5 specifica quali sono i soggetti del sistema e ribadisce l’autonomia di scelta e di adesione degli istituti statali di istruzione professionale al regime di sussidiarietà; demanda inoltre alla Giunta e all’Assemblea la definizione dei criteri di accreditamento degli enti di formazione.
Sempre l’articolo 6 rafforza il principio della pari dignità del ruolo formativo degli enti accreditati e degli istituti professionali che hanno scelto il regime di sussidiarietà.
La progettazione unitaria dei percorsi triennali sarà prioritariamente finalizzata a garantire il successo di tutti attraverso la responsabile presa in carico comune di tutte le specifiche biografie scolastiche e formative che si manifestano con elevato tasso di problematicità fin dal primo anno.
Cari colleghi, centrale per l’intero sistema che la legge ridisegna non è il problema dell’architettura formativa, bensì il tema del rinnovamento didattico e organizzativo dell’offerta degli istituti professionali e degli enti di formazione accreditati per potere essere all’altezza delle attuali sfide educative, vale a dire fare conseguire ai giovani le competenze chiave per realizzare una cittadinanza piena e consapevole, anche attraverso un coerente inserimento nel mondo del lavoro.
In altri termini, la nostra Regione, riprendendo la legge 12, pone la persona e non il modello al centro delle politiche dell’istruzione, della formazione e del lavoro, garantendo a ognuno, per tutto l’arco della vita, l’accesso a tutti i gradi dell’istruzione.
L’investimento nelle competenze, nelle capacità e nella crescita delle persone è la strategia che si è data anche l’Unione europea. Non è un caso che l’agenda di Lisbona 2020 abbia come obiettivo prioritario il rilancio dell’istruzione e della formazione professionale per renderle in grado di assicurare l’accesso alla formazione e alle qualifiche, ma anche la flessibilità e l’apertura in tutte le fasi della vita. Soprattutto di sapere stimolare negli studenti un pensare creativo e una mentalità imprenditoriale.
Questa Regione si è data da tempo un sistema normativo che riguarda il rapporto tra formazione professionale e istruzione scolastica con l’obiettivo "non uno di meno", soprattutto si è posta l’ambizioso obiettivo di accompagnare le persone nel loro percorso di crescita e di costruire quell’essenziale interconnessione tra scuola, formazione e sistema produttivo in grado di prevenire il disagio sociale e di concorrere allo sviluppo.
Questo principio assume oggi, alla luce della difficile situazione economica e della grande trasformazione che stanno attraversando l’intero Paese e la nostra Regione, una valenza ancora più rilevante. Vi è cioè la consapevolezza che in un momento delicato come questo che stiamo attraversando, che vede ancora per i prossimi anni notevoli difficoltà per lo sviluppo del sistema del lavoro in Italia, in particolare per quello che riguarda i giovani, lo sviluppo della nostra comunità regionale, nel senso pieno del termine, non consiste solamente nella crescita economica, sia pure importante, ma è soprattutto determinato dalla crescita umana dei suoi componenti.
Al raggiungimento di questo obiettivo sono chiamati però a collaborare tutti i soggetti e tutte le istituzioni. Così come definito dall’articolo 8, le specifiche funzioni di programmazione e organizzazione del sistema sono svolte dalla Regione. La programmazione dell’offerta formativa e degli indirizzi per la programmazione territoriale e dell’istruzione professionale della Regione Emilia-Romagna spetta all’Assemblea su proposta della Giunta. Le Province definiscono in maniera puntuale rispetto al fabbisogno di esigenze del mercato del lavoro e delle specificità e vocazioni territoriali.
Questo percorso avverrà col coinvolgimento e la sinergia degli organismi di governance previsti dalla legge 12 agli articoli 49, 50 e 51.
Alla Commissione assembleare competente spetta la definizione, su indicazione della Giunta, dei criteri di certificazione delle qualifiche e dei diplomi che verranno rilasciati nell’ambito del sistema, così come descritto all’articolo 9.
Sottolineo ancora, anche con un po’ di enfasi, che il filo conduttore che lega tutto l’articolato e la filosofia che sottende a questa legge è la convinzione che le risorse umane, in questo tempo di crisi, devono tornare a essere il perno dello sviluppo della Regione e del Paese.
Gli interventi che la Regione Emilia-Romagna vuole mettere in atto con la realizzazione integrata del sistema di IeFP sono mirati a innalzare il livello di istruzione di tutti, almeno fino all’assolvimento dell’obbligo formativo, con il conseguimento di una qualifica professionale e di un diploma. Miriamo cioè a sostenere ciascun ragazzo e ciascuna ragazza in percorsi educativi, con particolare attenzione a coloro che sono in condizione di svantaggio personale, economico, sociale e formativo, con il grande obiettivo di prevenire e ridurre l’insuccesso e l’abbandono scolastico. Tutto questo anche e soprattutto attraverso la costruzione di percorsi personalizzati, frutto di una progettazione congiunta tra i soggetti dell’istruzione e della formazione professionale che fanno parte del nuovo sistema.
L’azione di supporto regionale, prevista all’articolo 11 della legge, contiene chiare indicazioni circa la ricerca di specifici accordi che, nel rispetto delle reciproche autonomie e allo scopo di costruire percorsi più idonei al conseguimento della qualifica o del diploma, intendono superare le difficoltà di proseguimento del percorso di ragazzi e ragazze che avessero compiuto i 15 anni senza aver acquisito il titolo conclusivo del primo ciclo di istruzione o che si trovassero in situazione di grave disagio in relazione al loro percorso di apprendimento e di crescita.
Questo articolo prevede cioè la costituzione di gruppi di lavoro settoriali, composti da tutti i soggetti del sistema di IeFP e finalizzati a prestare particolare attenzione verso gli studenti che conseguono in ritardo il titolo di studio conclusivo del primo ciclo e che sono particolarmente a rischio di abbandono scolastico, per i quali prevedere particolari e specifiche azioni.
Il nuovo sistema di IeFP è infatti disegnato come occasione e strumento per irrobustire il sistema formativo regionale, raccordando fattori culturali che sono caratteristici dei saperi scolastici ed elementi professionali che appartengono all’esperienza del saper fare delle strutture accreditate. È un modo questo per contrastare negative logiche educative che producono separatezza culturale e valoriale tra i percorsi di apprendimento e tra i giovani stessi.
Inoltre vorrei sottolineare che dall’analisi, anche recente, degli interventi posti in atto dalla Regione nel "Patto per attraversare la crisi" emerge come il ricorso agli ammortizzatori sociali e agli ammortizzatori sociali in deroga riguardi una percentuale molto elevata di soggetti tra i 20 e i 40 anni; ed è fin troppo evidente che chi ha assolto solo all’obbligo scolastico paghi più duramente di altri il prezzo della crisi. Si tratta di un costo sociale e di capitale umano che una Regione competitiva come la nostra non può più sopportare a lungo.
La mancata qualificazione dei giovani ha infatti un prezzo enorme. Si può dire, pertanto, con una certa sicurezza che le risorse spese oggi per qualificarli o diplomarli rappresentano un effettivo investimento, dal momento che si tratta di risparmi futuri sugli ammortizzatori sociali. In tal senso possiamo sostenere che questa legge rappresenta a tutti gli effetti un forte intervento strategico e innovativo per l’integrazione e la gestione unitaria di due segmenti formativi, degli istituti professionali che hanno scelto il regime di sussidiarietà e degli enti di formazione accreditati.
Infatti, la Regione Emilia-Romagna, come ha indicato più volte il Presidente Errani, vuole puntare sui giovani e vuole farlo riequilibrando il proprio investimento di welfare e di workfare tra le fasce di età, promuovendo la cultura del successo formativo e contrastando le cause dell’abbandono e della dispersione scolastica e formativa, che ancora coinvolge un numero elevato di giovani della nostra Regione, anche se di gran lunga inferiore alle altre Regioni del nostro Paese.
La legge sul nuovo sistema vuole mettere insieme tutte le risorse presenti sul territorio e lavorare sull’integrazione tra un sistema di istruzione professionale essenzialmente basato su scuole pubbliche e un sistema di formazione professionale legato a una dimensione privata o comunitaria.
Non manca in noi la consapevolezza che promuovere processi di integrazione dei sistemi educativi sia una scelta che impegna nella costruzione di percorsi di equivalente valenza formativa e comunicanti tra di loro. Per questo, la legge regionale sceglie di sollecitare il protagonismo delle autonomie scolastiche e formative e conta sul ruolo attivo degli enti locali, perché si realizzi l’ambizioso obiettivo di sviluppare uno stretto rapporto tra istituzioni, formazione, territorio e lavoro.
Lavorare insieme e fare integrazione vuole dire essenzialmente essere in condizione di utilizzare al meglio i due attuali sistemi formativi, tenendo conto che entrambi sono stati messi fortemente sotto pressione: il primo da una normativa nazionale che ha reso evanescente l’identità degli istituti professionali perché ha ridotto la presenza del piano degli studi e soprattutto dei momenti di utilizzazione dei laboratori e dello spazio curricolare dedicato ai rapporti con le imprese; il secondo, quello della formazione, da una pressione, anche demografica, che ne ha mutato la presenza dentro le strutture formative (oltre il 40 per cento sono ragazzi stranieri).
Il riferimento è allo straordinario e affascinante, ma anche estremamente problematico mondo dell’intercultura che attraversa questa realtà giovanile. Stiamo cioè intervenendo in un contesto di profondo cambiamento: flussi che sconvolgono i nostri territori, la realtà giovanile che si sta facendo più complessa, la presenza di fasce di disagio giovanile sempre più diversificate, l’incremento delle diagnosi relative ad alcuni disturbi dell’apprendimento e deficit di competenze e di scolarizzazione, la crescente multiculturalità.
I tempi e i canali di apprendimento si stanno diversificando. Occorrono per questo percorsi più flessibili, personalizzabili e in grado di valorizzare sia il policentrismo formativo perché sempre più soggetti abbiano un ruolo formativo, sia le necessarie competenze di auto-progettazione richieste ai giovani per muoversi in una società complessa.
Signor presidente, ci avviamo, dopo sette anni di sperimentazione e in un contesto sociale, economico ed educativo profondamente in trasformazione, a intraprendere un percorso ordinamentale che ha la presunzione di voler essere una scommessa e un modello per l’intero Paese.
Sarà necessario vigilare su questo percorso e sugli esiti che questo sistema di IeFP produrrà. L’articolo 10, la cosiddetta clausola valutativa, la cui stesura ha tenuto conto sia del contributo pervenuto durante le audizioni che dell’ampio dibattito avvenuto tra la V e la VI Commissione, prevede che il sistema sia sottoposto a una specifica valutazione di qualità, di efficacia e di coerenza con gli obiettivi politici stabiliti.
L’articolo 12 si occupa del sistema di informazione; l’articolo 13 reca le norme transitorie volte ad assicurare il regolare svolgimento e completamento degli atti adottati; l’articolo 14 prevede la copertura finanziaria.
Concludendo, il disegno di legge ha avuto un lungo iter normativo, accompagnato da un altrettanto lungo e importante percorso di confronto e di concertazione con gli organismi previsti dalla legge 12. È stato oggetto di otto sedute di Conferenza regionale per il sistema formativo, di nove sedute della Commissione regionale tripartita, di sei sedute del Comitato di coordinamento istituzionale, di due audizioni con tutti i soggetti istituzionali e le parti sociali e del successivo dibattito in Commissione che ha preso atto dei contributi che tutti i Gruppi presenti hanno espresso, e che ringrazio.
Occorre infine dare atto all’assessore e alla Giunta di avere svolto incontri specifici e dedicati con gli attori del sistema per raccogliere opinioni e suggerimenti.
Ai dirigenti dell’assessorato e degli uffici legislativi va oggi il nostro ringraziamento per il lavoro svolto, un grande lavoro di ascolto, di coinvolgimento, di partecipazione che con pazienza, ma con capillare attenzione è stato effettuato in via preventiva e propedeutica alla scrittura di questo testo.
È una legge che, per dirlo non in "politichese", consente a tutti i ragazzi e alle ragazze che sono più bravi ad apprendere sapendo di poter essere bravi studenti senza dover passare da contini insuccessi e bocciature, come se per loro ci fossero sempre ostacoli da superare. A tutti garantisce la personalizzazione del percorso perché ogni ragazzo e ogni ragazza della nostra comunità rappresenta per noi un capitale che non possiamo disperdere.
È una legge che consente alle famiglie dei ragazzi che sono abili e competenti nel fare, perché possiedono capacità manuali e destrezza, di essere orgogliosi dei loro figli perché potranno trovare un percorso professionale attraverso una qualifica spendibile in Emilia-Romagna, in Italia e in Europa senza dover faticare inutilmente sui banchi di scuola, ma apprendendo in officina, in cucina, in laboratorio.
È una legge che, nell’intento di non disperdere il capitale umano, ma di qualificarlo, vuole rispondere anche all’interesse del nostro sistema produttivo e delle aziende della nostra Regione, che necessitano di meccanici, elettricisti, idraulici, cuochi, camerieri e operatori del benessere. Tutto questo può essere fatto senza precludere l’opportunità di avanzamento nella conoscenza e quindi anche nella carriera scolastica.
Abbiamo fatto questo percorso con il consenso di tutte le parti sociali e istituzionali e degli enti coinvolti non per un semplice dovere di rappresentanza di per sé importante, ma in termini di condivisione di responsabilità e di sviluppo.
Abbiamo agito una politica capace di ascoltare, che vuole guardare lontano e che si è messa nell’ottica di convergere verso un interesse più generale a servizio dei giovani, per il lavoro e per le imprese della nostra comunità emiliano-romagnola, per continuare insieme non solo a crescere, ma a crescere con grande qualità, la qualità di un sistema che pone i giovani al centro delle proprie politiche.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Pagani.
Dichiaro aperta la discussione generale congiunta su entrambi gli oggetti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente.
Il provvedimento che oggi è in discussione in Assemblea adempie a obblighi importanti.
Le Regioni infatti sono tenute a dare vita a un sistema che integri gli istituti professionali e i centri di formazione, molti dei quali privati, che svolgono un importante compito formativo per i nostri giovani.
Il riconoscimento, nel senso della sussidiarietà, del valore dei centri di formazione, alcuni dei quali sono nati addirittura come vere e proprie scuole prima di quelle pubbliche, è importante. La legge, infatti, deve riconoscere queste istituzioni a tutti gli effetti come istituti scolastici.
Un altro aspetto fondamentale, da tenere sempre in considerazione quando si dibatte di questa delicata e importante materia, è proprio l’opzione dei giovani per la scuola professionale in vista della ricerca di un lavoro stabile e sicuro. Vi erano state numerose critiche e contestazioni alle riforme varate dal centrodestra, ma alla lunga tutte queste misure, a mio avviso, trovano un’importante collocazione in questo settore.
Per quanto riguarda il progetto di legge illustrato dal presidente, è chiaro che nel rapporto tra scuola pubblica e centri di formazione questi debbano avere degli elevati standard qualitativi e funzionali.
Mi scuso con il presidente della Commissione, ma pur non essendone componente, come mi consente il Regolamento ho depositato qualche emendamento, che poi motiverò man mano, per cercare di migliorare il testo proposto dalla Giunta e illustrato dal presidente Pagani.
Il punto importante su cui ho voluto porre l’attenzione è il passaggio tra la formazione triennale regionale e il quarto anno che porta a un diploma di valore nazionale, per il quale deve essere sostenuta una prova come strumento di valutazione delle competenze dell’allievo. Questa prova, assessore, dovrebbe spingere a una sempre maggiore qualità del centro di formazione.
Dal punto di vista funzionale - questa è una riflessione di carattere politico - dovrebbe essere necessario valutare, ai fini dell’accreditamento, la qualità amministrativa dei centri di formazione, ossia il loro equilibrio contabile e la loro capacità gestionale, per evitare eventuali problematiche legate all’utilizzo del marchio senza l’effettività dello strumento usato con contributi pubblici.
Chiedo, quindi, con un emendamento, assessore e presidente Pagani, l’istituzione di una commissione che verifichi questo tipo di situazioni e, con altro emendamento, che si proceda a un’effettiva verifica dei percorsi formativi avviati dalle Province. Rispetto a questi ultimi, la pianificazione dovrebbe essere non più triennale, ma annuale al fine di una migliore adattabilità alle continue e mutevoli condizioni del mercato del lavoro.
Vi è poi un’altra questione che avevo sollevato mesi fa attraverso un’interrogazione, cioè l’ingresso nel sistema formativo sin dai 14 anni per non obbligare gli studenti a rimanere "parcheggiati" un anno in una scuola pubblica per poi rientrare nella formazione regionale. Questo potrebbe far perdere tempo agli studenti utenti dei centri di formazione; è un altro tema su cui insisto particolarmente.
Dato che il Regolamento lo consente, ho presentato questi emendamenti, che il presidente e la maggioranza valuteranno, come contributo per un miglioramento della disciplina del sistema regionale dell’istruzione e della formazione professionale. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Intanto vorrei dire che, essendoci un mio progetto di legge abbinato, non mi intratterrò sulle differenze tra questi due progetti perché, pur essendo abbinati per materia, sono completamente diversi.
Questo è un provvedimento di aggiustamento della legge 12 in tema di formazione professionale; il progetto che avevo ritenuto di proporre io, invece, era una rivisitazione complessiva della formazione professionale in questa Regione.
In questa occasione dobbiamo focalizzare alcuni elementi. Il sistema della formazione professionale, non tanto come offerta quanto come organizzazione, in questa Regione, come in molte altre, attraversa momenti di difficoltà. Diversi enti si sono trovati in grande difficoltà e le risposte da offrire ai giovani interessati a questa esperienza sicuramente oggi sono più difficili da individuare rispetto a ieri. La necessità di rivedere questo sistema certamente c’è e rimane.
Siccome quando si parla di integrazione tra formazione e istruzione, di giovani che si trovano in queste condizioni e di lotta all’abbandono scolastico ci si addentra spesso in questioni più ideologiche che concrete, mi preme ricordare che la prima rivisitazione importante del sistema, che ha ridato dignità alla formazione e all’istruzione professionale, è stata effettuata nella riforma Moratti. Per la prima volta, forse, dopo molti discorsi, in quella riforma sono stati individuati una qualificazione di piena dignità per quei percorsi e la loro integrazione nel sistema dell’istruzione, addirittura con la possibilità di modificarli.
È diventato patrimonio comune il fatto che, mentre una volta la formazione professionale veniva vista come un percorso di serie B per coloro che avevano scarse possibilità di apprendimento, oggi è un percorso assolutamente in linea con quello dell’istruzione.
Questo disegno di legge in realtà, come dicevo, modifica di poco il sistema che già esiste. Compie i piccoli aggiustamenti richiesti dalla legge. È certamente meglio di niente, ma al di là di molte dichiarazioni di principio non fornisce una spinta propulsiva al settore, tra l’altro cedendo a qualche pressione di stampo ideologico.
Leggendo e approfondendo il testo, mi sono reso conto in più occasioni, anche nel dibattito in Commissione, che chiaramente la nostra competenza specifica in quanto Regione è relativa alla sola formazione professionale. L’istruzione, e quindi anche l’istruzione degli istituti tecnici, è di competenza dello Stato. Però facciamo salti mortali per riuscire a piegare le nostre competenze e intervenire più sull’istruzione che sulla formazione.
La giustificazione di questo nostro atteggiamento è che non si può abbandonare un ragazzo alla mera formazione professionale. Gli vanno forniti anche tutti quegli elementi di istruzione che non solo dovrebbero arricchirlo, ma anche permettergli, se lo vorrà, di modificare il suo percorso. Questo era già previsto, come ripeto, nella riforma Moratti.
Non capisco perché questa preoccupazione, che credo tutti condividiamo, ci debba orientare in maniera così determinata verso l’istruzione, invece di curare meglio la formazione professionale, che è esattamente una nostra competenza.
Questo si vede anche dagli interventi finanziari che facciamo: agli istituti professionali sono indirizzati 5 milioni di euro, mentre agli enti di formazione professionale vanno 3,8 milioni di euro. Capisco che agli istituti di formazione professionale dobbiamo fornire le possibilità tecniche che permettano di unire all’istruzione, da loro erogata in maggior misura, la manualità che richiede una prospettiva di lavoro immediato. Ma ritengo che la stessa operazione si potrebbe fare anche negli enti di formazione professionale accreditati, che lo sono anche per l’adempimento dell’obbligo scolastico, e fornire maggiore istruzione a coloro che hanno scelto questa strada.
La sfumatura non sarà certo determinante dal punto di vista concreto, ma mi colpisce il fatto che, come è emerso anche in Commissione, rispetto a questa impostazione resista ancora un atteggiamento ideologico. È come se sembrasse impossibile che un ragazzo di 14-15 anni sia già orientato verso una possibilità di lavoro; deve seguire questa sua predisposizione, ma rimanendo all’interno del sistema dell’istruzione, perché altrimenti sarebbe privato di una parte delle proprie potenzialità.
Non è più come 30 o 40 anni fa. Credo che non ci sia nulla di strano né di limitante nell’individuare percorsi di formazione che abbiano la stessa dignità dei percorsi di istruzione professionale. Secondo me, quindi, la Regione potrebbe fare di più e non attardarsi su questi concetti, tali per cui l’obbligo scolastico si debba adempiere solamente all’interno degli istituti professionali.
L’altra questione importante è quella della lotta all’abbandono scolastico, un segmento importante legato a una piaga sociale. Ci dobbiamo però scontrare con la realtà. Ci sono delle casistiche e, siccome il nostro motto è "non uno di meno", per non lasciare indietro nessuno siamo costretti ad adattarci alla realtà e a trovare percorsi che effettivamente si svolgano all’interno della formazione professionale tout court. In questo caso ammettiamo eccezioni, facciamo sperimentazioni e interveniamo ad personam.
Penso che sia un atteggiamento meritevole, ma è l’indicazione del fatto che probabilmente dovrebbe essere meglio strutturato e non considerato semplicemente un’eccezione.
Ritengo, quindi, che questo disegno di legge certamente non sconvolga gli scenari attuali. Mi ha fatto piacere l’affermazione dell’assessore in Commissione, che si è riproposto di rimettere mano alla legge 12 nel suo complesso, perché ritengo che debba essere rivista.
Non vorrei che facesse la fine di altre leggi della nostra Regione che portano nomi importanti, come la legge 7 che nel turismo viene chiamata legge Errani, e che perciò è difficile modificare. La legge 12 si chiama legge Bastico, pertanto bisognerà stare attenti anche in questo caso.
A mio parere la legge 12 ha bisogno di una rivisitazione complessiva che certamente questo provvedimento non compie. Pone alcuni piccoli rimedi sui quali ci siamo confrontati. Continueremo nell’esame dell’articolato verificando ciò che a nostro parere è positivo e ciò che invece merita la nostra critica.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: Grazie, presidente. Questo percorso si conclude con questo progetto di legge, la cui discussione credo sia iniziata formalmente un anno fa. Come è stato detto dal collega Pagani, esso rappresenta un ulteriore passo avanti nella politica della Regione Emilia-Romagna a favore del sistema formativo regionale, già avviata in verità con la legge 12/2003, in seguito all’entrata in vigore della riforma del Titolo V della Costituzione, che affida alle Regioni la competenza esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale, ferma restando la competenza dello Stato in relazione alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni.
Sono poi seguiti una serie di atti, già recepiti in delibera, fra cui una convenzione con l’Ufficio scolastico regionale; una serie di atti e una serie di relazioni veramente molto importanti che hanno reso il percorso di questa norma in discussione molto articolato e complesso, accompagnato da un altrettanto lungo e importante percorso di ascolto, di coinvolgimento e di partecipazione delle parti sociali e degli organismi previsti dalla legge.
Questo progetto è un esempio di buona politica per diversi motivi, in primo luogo per il rigoroso rispetto delle norme generali e specifiche di questo Paese, e questa oggi non è davvero una banalità. Abbiamo avuto esempi anche poco edificanti da questo punto di vista.
Io credo invece che la politica, anche tra gli oppositori, debba sempre partire dal rispetto delle norme. Questo disegno di legge è un esempio: rispetta tutte le norme di questo Stato e di questo Governo, ma propone un modello diverso. È possibile, quindi, usando l’arma dell’intelligenza, anche collettiva, proporre percorsi diversi.
Credo che sia una parte della storia della nostra Regione Emilia-Romagna, se andiamo indietro nel tempo, proporre strade lecite, ma avanzate, e una serie di situazioni molto innovative, partendo però da un quadro condiviso.
In secondo luogo, vi è un dato importante, che è la nostra fotografia. Il numero di istituti tecnici industriali, istituti professionali e centri di formazione professionale presenti in Emilia-Romagna, proporzionalmente, non ha pari in Europa. Questo deve necessariamente avere un significato rispetto al modello di sviluppo economico e sociale della Regione.
Ciò significa che la cultura dello sviluppo economico e sociale passa attraverso la diffusione generale delle idee che stanno dietro all’istruzione tecnica, all’avvio al lavoro, alle qualifiche; idee che in questa Regione ci sono, a differenza forse di altre Regioni d’Italia. Non è difficile collegare le opportunità di promozione sociale, maggiori in Emilia-Romagna, agli strumenti che possono facilitare l’uscita dall’attuale crisi economica.
Infatti, in tutti i paesi del mondo, per uscire dalla crisi, si investe in istruzione e formazione; questa è la scelta che ha determinato lo sviluppo vero di questa Regione e che ne determinerà gli esiti.
Il coinvolgimento delle parti sociali in questo percorso è avvenuto dall’inizio alla fine, costantemente, e anche se con divergenze di opinione, com’è normale, si è arrivati comunque a un punto di equilibrio, condivisibile, a mio parere, e anche sufficientemente condiviso.
Questo progetto di legge è una proposta che può sembrare a tratti alternativa e che dimostra che si può fare molto. L’esempio è semplice. Il modello opposto di istruzione e formazione professionale lombardo è stato giudicato dagli attori di quel sistema inefficace e inefficiente. È un modello che separa i percorsi, l’istruzione dalla formazione.
La prima alternativa è che si investe sulla formazione e non si disinveste. Con questo progetto si vuole investire sul lavoro e sulle qualifiche, sull’idea che bisogna dare una migliore formazione a quei percorsi che danno accesso diretto al posto di lavoro. Si investe insomma sul capitale umano, e lo si fa garantendo che il percorso triennale sia effettivamente per tutti, con particolare riguardo ai disabili, agli stranieri e a tutti quelli che hanno un percorso di studi non perfettamente lineare, quelli che magari sono stati bocciati una volta oppure che hanno conseguito con difficoltà il diploma di terza media. Ci sono possibilità per tutti.
Il sistema deve dare risposte, e in tutti i modelli applicativi e in tutti i percorsi ci deve essere attenzione per queste situazioni. Si deve investire su tutto il capitale umano. Il merito non è nella selezione iniziale, ma nel poter continuare a scegliere fra tutti quelli che hanno capacità alte. Questo è il punto dirimente sul merito, che è una cosa seria e che va valorizzato.
Il modello proposto dal Governo, attraverso il taglio delle risorse all’istruzione pubblica e la separazione dei vari percorsi, tende invece alla selezione sociale. Il modello è che un liceo seleziona per l’università: se il modello è quello, con poche ore solo chi sa potrà continuare a sapere. Questo significa però investire su una colossale macchina di selezione sociale che produce un effetto negativo sulla società e sull’economia. Non si sceglie attraverso il merito fra tanti se non c’è uno sviluppo più diffuso e più condiviso.
Questi concetti trovano, nello specifico di questo progetto di legge, chiarezza e indicazioni precise. Integrazione è la parola chiave: integrazione fra istruzione e formazione, che insieme debbono progettare, programmare e gestire percorsi triennali per dare a tutti la possibilità di una qualifica, e comunque per dare al maggior numero possibile di studenti la possibilità di accrescere le proprie conoscenze.
Gestione unitaria dei percorsi triennali non vuol dire gestione unica, ma progettazione unitaria dall’inizio alla fine, contributo comune dell’istruzione e dei centri di formazione professionale.
Questa è una grande scommessa che può essere vinta nelle intenzioni. È evidente che si tratterà di vincerla anche nelle situazioni concrete, nei luoghi di lavoro, nelle pubbliche amministrazioni, con un finanziamento adeguato alle azioni che si svolgono e non ai soggetti, un finanziamento a favore di quelle operazioni di passaggio dall’istruzione professionale alla formazione e viceversa, perché alla fine, tecnicamente, questo meccanismo deve rispondere al bisogno dei cittadini di veri percorsi di promozione sociale che passano anche attraverso l’accesso alle università.
Questa scommessa molto avanzata non è ancora vinta del tutto, ed è evidente che costruire percorsi che non abbiano sbocchi all’università ci riporterebbe a tempi molto antichi. Questo schema invece permetterà di avere dei veri collegamenti tra un percorso e l’altro, sostenuti finanziariamente anche dalla Regione. Credo che sia la risposta possibile all’interno delle norme di questo Paese, in modo che tutti possano avere le stesse possibilità e gli stessi accessi.
Tutto questo però deve avvenire in una solida cultura di verifica dei risultati. Bisogna che si lavori davvero per dare un’idea seria di valutazione dei percorsi, non solo di controllo di legittimità, ma di valutazione e di efficacia degli obiettivi che ci si pone. Solo così, a mio parere, si può dare forza e sostegno a tutto il percorso.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Meo.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente.
Ho letto molto attentamente questo progetto di legge. L’ho letto nella sua prima formulazione e ovviamente nella stesura finale con tutti gli emendamenti inseriti.
Forse questo è uno dei progetti di legge che mi ha interessato di più sin dal mio insediamento. In campagna elettorale avevo ribadito che mi sarei impegnata affinché questa Regione riformasse la formazione professionale in un certo modo.
Quindi ho studiato, analizzato e approfondito questo testo, cercando di capire quali modifiche avrebbero potuto valorizzare meglio il lavoro fatto e la formazione. Era mia intenzione intervenire con degli emendamenti in sede di Commissione, ma purtroppo un problema tecnico mi ha impedito di essere presente quel giorno in seduta.
C’è una frase che trovo molto bella: il lavoro nobilita l’uomo. Credo che mai come in questo periodo e in questo contesto legislativo sia opportuno riprenderla e ripeterla insieme a voi.
C’è anche un altro aspetto che mi piace ricordare e di cui anch’io, come persona e come lavoratrice, mi sono sempre fregiata e di cui ho colto tutte le opportunità. Questo è un paese che può vantare, a livello mondiale, un grandissimo marchio, quello del made in Italy, del "fatto in Italia". Questo significa che Italia è sinonimo di qualità, a conferma del fatto che questa nazione, e in particolare questa Regione, sono la patria dell’artigianato e dell’arte.
Per questo non sono riuscita a capire perché questa Regione, a differenza di altre, abbia perso l’occasione di valorizzare questi due passaggi, la nobiltà del lavoro e il made in Italy. Abbiamo tutte queste piccole imprese che, pur non avendo un nome importante, hanno sempre potuto esporre quel made in Italy che le distingueva in un mondo sempre più concorrenziale e competitivo. In questo caso, ho percepito una sorta di pregiudizio nei confronti del lavoro, inteso come immediata occasione formativa ed educativa e come riconoscimento delle proprie vocazioni professionali.
Leggendo il testo della legge così come oggi è arrivato in Aula, ho l’impressione di trovarmi di fronte a un’occasione persa, l’occasione di accrescere la dignità della formazione professionale - che di per sé ha già grande dignità -, costruendo un percorso che partisse sin da subito, dal primo anno e non dal secondo, come invece prevede il testo che siamo chiamati a votare, benché si dica che si crea integrazione.
Vi invito a considerare il corso del primo anno dell’Istituto professionale e il numero di materie che potranno essere ridotte in base alle ore previste. Non potremo toccare le materie che occupano solo due o tre ore alla settimana per inserire il 20 per cento di ore di laboratorio. Potremo forse intervenire su un’ora in meno di italiano, di matematica o di inglese, ma nella sostanza, a mio parere, si tratta di poco.
Come dicevo, avrei voluto presentare alcuni emendamenti, ma più approfondivo il testo e più mi rendevo conto che, in realtà, ciò che volevo cambiare non erano singoli passaggi, ma forse la filosofia di questa normativa e, lasciatemi dire, come affermava il mio collega Lombardi, anche il suo approccio culturale, un approccio culturale molto chiaro.
Credo che forse ci sarebbe voluto più coraggio, soprattutto di fronte a una crisi economica che ha mutato e sta continuando a mutare lo scenario. Occorreva essere più consapevoli del fatto di dovere, in questa occasione, contribuire a formare i nostri giovani in modo più adeguato, contemplando meglio anche quelle situazioni che purtroppo, con questo impianto normativo, continueranno a farci perdere per strada alcuni ragazzi.
Apprezzo molto, assessore, lo sforzo che ha fatto. Con lei mi sono confrontata in molte occasioni e credo che forse il suo approccio iniziale era di arrivare alla mia stessa sintesi. Ma può darsi che, in questo contesto e su questa materia, abbiamo risentito di alcuni retaggi del passato, un passato che si caratterizzava per una legge che non voleva escludere nessuno. Secondo me, invece, questo impianto rischia ancora di escludere proprio quei ragazzi che avevano bisogno, in questa occasione, di trovare delle risposte.
Obbligare a transitare per almeno un anno nel circuito dell’istruzione quegli adolescenti che a fatica hanno terminato la scuola media inferiore significa aumentarne il disagio, con tutte le conseguenze che questo comporterà sia in termini di abbandono scolastico sia in termini di ripercussioni sociali.
Questa legge secondo me si colloca in chiara continuità con il modello Bastico. Rivela anche che una componente ideologica ha posto un vero e proprio veto durante tutta la discussione di questi mesi. Me ne sono resa conto quando in udienza conoscitiva ho sentito alcune voci - e mi riferisco, in particolare, al sindacato CGIL - riconoscere in questo impianto l’unica vera soluzione per premiare il merito e offrire ad alcuni ragazzi un ascensore sociale.
Io credo invece che l’ascensore sociale non sia rappresentato solamente da un percorso esclusivo di istruzione vera e propria. Come ripeto, poiché il lavoro nobilita l’uomo, si sarebbe potuto affrontare anche un percorso analogo attraverso l’accreditamento. E sono d’accordo con voi sul fatto che forse si sarebbe dovuto fare negli anni e non da subito, perché con questo impianto normativo è difficile garantire subito quello ci proponiamo di fare.
Senza questo veto, tutti, nessuno escluso, avremmo lavorato più serenamente e in modo più efficace. Come è stato già detto, è emerso chiaramente un segnale politico, dimostrato anche dalla destinazione delle risorse. Si è voluto dare maggiore attenzione agli istituti professionali piuttosto che alla formazione professionale. Ed è su questo punto che mi sono arresa all’idea che con questo testo, con questo approccio culturale e con questi veti non avremmo potuto realizzare una vera triennalità professionale, come è stato fatto invece in altre Regioni.
Capisco che nella nostra Regione ci sia una notevole presenza di istituti professionali che hanno fornito un’elevata formazione anche a lavoratori che successivamente sono diventati imprenditori. Riconosco che questo effettivamente è un patrimonio da non trascurare e da salvaguardare. Tuttavia, questo disegno di legge rischia di forzare le cose.
Avremmo potuto fare tesoro dell’esperienza passata e non continuare, come è avvenuto negli anni scorsi, a regolamentare con successive deroghe situazioni che oggi, come atti amministrativi, demandiamo ai nostri funzionari, come loro stessi hanno affermato.
Con tutto il rispetto e la stima che ho nei confronti dei nostri funzionari, avrei apprezzato che alcuni passaggi relativi a una migliore gestione dell’aspetto dell’abbandono scolastico, e che rappresentano i punti deboli di questa riforma, fossero stati richiamati con chiarezza anche in questo testo legislativo. Avrei voluto che la nostra volontà, che sicuramente avrà ispirato anche i nostri funzionari, avesse disciplinato, nero su bianco, questi passaggi nel disegno di legge.
Avremmo potuto cucire un vestito su misura, adeguando i dispositivi normativi a ogni taglia. Invece abbiamo voluto scegliere la strada della taglia unica a cui tutti si devono adattare. Successivamente e separatamente potremo poi trovare qualche taglia per esigenze diverse.
Dal punto di vista educativo, non credo che sia un messaggio particolarmente incoraggiante per i ragazzi che sono in difficoltà. La formazione professionale non deve essere vissuta come un percorso di sconfitta o di ripiego. Se un ragazzo non riesce al primo anno, continuerà a rivelare che non ce la fa. In quel caso non verrà promosso o stimolato, ma solo "mandato" alla formazione professionale senza stimoli né valorizzazione per le sue attitudini.
Logicamente non voglio contestare i contributi che hanno permesso di costruire questo progetto di legge, e comprendo lo sforzo di una grande condivisione che ha restituito ai nostri sindacati l’opportunità di lavorare insieme. Penso al contributo delle scuole di formazione e in primis al suo contributo, assessore, ma anche al nostro.
Sono però convinta che la triennalità che la formazione professionale poteva ritrovare in questa occasione da questo impianto normativo è purtroppo definitivamente negata. La formazione, a mio avviso, oggi è condannata a rimanere biennale, con un terzo del percorso a carico dello Stato, a fronte di altre Regioni che invece hanno da subito costruito un percorso triennale.
Secondo me questa legge non ha recepito i tanti messaggi che le famiglie ci hanno trasmesso e che ci avrebbero dovuto far capire che all’uscita dalla scuola media non si poteva far rientrare in un’attività di istruzione chi è arrivato stremato al termine del percorso inferiore e cerca un avvicinamento più rapido al mondo del lavoro, anziché un altro anno di studio. Portandoli fuori dall’obbligatorietà, se non superato questo anno rischia di allontanare per sempre i ragazzi da qualsiasi forma di istruzione successiva. Questo anno "ponte" rischia di essere psicologicamente negativo e causa di gravi disagi, molto più di un inserimento diretto in un circuito di formazione professionale.
Ho riflettuto a lungo, ed è con amarezza, ma con profonda convinzione, che dichiaro di essere molto critica verso questo progetto di legge. Come ripeto, avremmo dovuto osare di più; avremmo dovuto avere il coraggio di riconoscere ciò che il passato ci aveva insegnato e soprattutto di promuovere davvero la pari dignità tra la formazione professionale e l’istruzione.
Probabilmente con le modifiche che sono intervenute abbiamo recuperato il diritto di scelta di quei quindicenni che arrivano con ritardo al termine della scuola media, e mi riferisco all’articolo 11.
Ma nei confronti del quattordicenne che ha fatto un percorso regolare e che non ha più voglia di studiare questo diritto di scelta viene negato, perché il passaggio alla formazione vera e propria potrà arrivare solo dopo un anno in cui, nuovamente, riscontrerà di non essere all’altezza di un percorso di istruzione.
Voglio dirvi anche che questa è una riforma che dovremo spiegare molto bene ai genitori. Io ho provato a far leggere il testo finale ad alcuni genitori e ho visto che la logicità del percorso non emerge così chiaramente dall’articolato.
L’auspicio è che, nonostante questo impianto normativo, arriveremo a promuovere - questo è il mio messaggio - un nuovo modo di accompagnare alla scelta, basato sulla ricerca del sistema formativo più adatto alle caratteristiche di ogni ragazzo. Oggi, come ripeto, soprattutto nel caso dei quattordicenni si apre un passaggio di tribolazione per le famiglie oppure di mortificazione per se stessi.
Vorrei infine concludere ricordando che solo una piccola minoranza di diplomati e laureati svolge il lavoro per cui ha studiato, soprattutto in questi giorni. Per questo le istituzioni hanno il dovere di aiutare, fin dalle medie inferiori, i ragazzi e le loro famiglie a fare chiarezza nel proprio progetto di vita. Tutti devono potersi realizzare e dare il meglio di sé, dal tornitore al filosofo, sapendo che sia l’intelligenza manuale sia quella teorica hanno sempre pari dignità.
Dobbiamo arrivare a promuovere un nuovo modo di accompagnare alla scelta che, come ripeto, sia maggiormente basato sulla ricerca del sistema formativo più adatto alle caratteristiche di ogni nostro ragazzo.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Marani. Ne ha facoltà.
MARANI: Chiedo scusa, ma abbandono l’intervento che avevo preordinato perché il discorso della consigliera Noè mi stimola a tralasciare alcuni punti e a tornare sugli argomenti che ha voluto toccare.
Debbo esprimere un grosso dispiacere rispetto al fatto che in Commissione, nell’ambito degli interventi propedeutici a questa proposta di legge, quindi atti precedenti che aprivano la strada alla proposta che discutiamo oggi, ci siamo trovati assolutamente d’accordo sul percorso che questa Regione si accingeva a compiere.
E ci siamo sempre trovati d’accordo sul fatto che abbiamo una grande responsabilità rispetto a un sistema scolastico e formativo che, complessivamente, purtroppo non è all’altezza delle esigenze della nostra comunità. La nostra Regione, con i provvedimenti che già abbiamo assunto, ma ancora di più con questa legge che completa il percorso, ha un’occasione straordinaria per svolgere un ruolo assolutamente importante e inedito rispetto a quanto successo in altre parti del Paese.
Voglio riprendere alcuni termini forti che la consigliera Noè ha usato. Credo che davvero nel suo intervento non abbia tenuto assolutamente conto non solo dell’udienza conoscitiva alla quale fa riferimento, ma nemmeno del rapporto e della costruzione che si sono realizzati in questo anno con il sistema dell’istruzione e con quello della formazione.
Ci sono stati molti confronti nel merito ed è uscita una richiesta fortissima da parte dei dirigenti scolastici e degli insegnanti delle scuole di istruzione professionale, i quali chiedevano aiuto rispetto a un sistema di istruzione professionale che da questo Governo è stato impoverito e ridotto all’impossibilità di rilasciare qualifiche professionali dotate di tutti gli ingredienti di cui la collega ha ampiamente parlato oggi: la capacità di essere fortemente professionalizzanti, di stringere un rapporto forte con il mondo del lavoro, di fornire ai ragazzi tutti gli elementi per individuare la loro strada e per essere rispettati nella loro possibilità di scegliere in modo non prematuro.
Non voglio approfondire il dato drammatico dei 7 mila ragazzi della nostra Regione che vanno a lavorare con la sola licenza di terza media. È un dato scandaloso, benché su scala nazionale non sia la situazione peggiore, ma anzi una delle migliori. Rispetto a quella che è la media europea però è un dato che ci deve fare riflettere.
Chi di noi ha figli o ha insegnato non può avere il coraggio di dire che un ragazzino di 14 anni è in grado consapevolmente di decidere di smettere di andare a scuola per cominciare a lavorare. Noi dobbiamo avere invece il compito di metterlo nella condizione di superare l’assoluta criticità dei suoi 14 anni, cercando di creare un percorso che lo accompagni a superare un’eventuale temporanea difficoltà nel rendimento scolastico ed eviti scelte che non è in grado di assumere a 14 anni, ma che può fare consapevolmente a 16, a 17 o a 18.
La legge, che si inserisce coerentemente tra i provvedimenti che questa Regione ha assunto e sta assumendo per vincere la sfida di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - e sappiamo quanto la formazione sia strategica in questo senso -, si pone proprio questo obiettivo.
Nella nostra Regione abbiamo la possibilità di mettere insieme le forze del sistema dell’istruzione professionale e della formazione. Unire le forze vuol dire che la Regione non ha egoisticamente stabilito di occuparsi della formazione, separando i quattordicenni che si iscrivono direttamente alla formazione e lasciando che l’istruzione professionale segua il proprio corso, peraltro, come dicevo, nella ben nota situazione in cui versano gli istituti professionali.
Abbiamo deciso di investire complessivamente 8 milioni 700 mila euro in un sistema che, in base all’esperienza condotta e avviata con le collaborazioni previste dalla legge 12, consolidi l’integrazione e favorisca una co-progettazione forte fra i due sistemi, in modo tale che il quattordicenne che esce dalla scuola media abbia la possibilità di accedere alla formazione professionale.
Questo primo anno consente di innalzare il livello d’istruzione, e credo che la consigliera Noè, che gira il mondo e sa cosa succede altrove, sappia bene quanto l’istruzione sia fondamentale per qualsiasi attività professionalizzante. L’innalzamento dell’istruzione è fondamentale per svolgere qualsiasi mestiere. Da questo punto di vista, la nostra situazione è preoccupante in quanto non riusciamo a porci in questa scia.
Un ragazzino di 14 anni si trova così in un sistema unico, con insegnanti sia dell’istruzione professionale sia del mondo della formazione che saranno in grado di progettare per lui le soluzioni migliori. Già nel primo o nel secondo quadrimestre della scuola è possibile determinare se un ragazzo ha una vocazione per continuare gli studi o se invece può svolgere fin da quel primo anno attività maggiormente professionalizzanti. Gli insegnanti, dunque, lo accompagneranno nel sistema della formazione per il biennio successivo.
Non stiamo facendo perdere tempo a nessuno. Stiamo cercando di non precostituire delle strade che limitino i ragazzi nella possibilità di crescere e innalzare il loro livello di istruzione. Allo stesso tempo, nel caso in cui emergessero delle difficoltà, stiamo cercando di evitare che i ragazzi si trovino dentro una gabbia che neghi il problema, coinvolgendo le scuole di istruzione professionale nella costruzione di un percorso che li accompagni verso i due anni successivi.
Ritengo che questa sia una sfida straordinaria e credo che lo pensino anche tutti coloro che conoscono il mondo della scuola. Abbiamo il dovere di monitorare questo sistema ed esprimo un grande apprezzamento per il lavoro fatto sulla clausola valutativa. Sappiamo bene che occorre un continuo monitoraggio perché la sfida principale è rappresentata dalla co-progettazione. I due sistemi devono integrarsi fortemente fra di loro e progettare insieme.
Abbiamo raccolto dal mondo della formazione l’invito a fare in modo che la legge non fosse lapidaria rispetto al tema dei percorsi, ma prevedesse quei criteri di flessibilità necessari affinché la co-progettazione possa subire delle modifiche e affinché i ragazzi che arrivano con un ritardo scolastico, e che hanno davanti un percorso già difficile in sé perché hanno 15 anni e sono già stati bocciati o hanno abbandonato la scuola media in qualche momento, possano seguire un percorso studiato per loro in grado di portarli a conseguire comunque una qualifica attraverso un progetto a loro legato.
Sia ai quattordicenni sia ai quindicenni ritardatari questa legge lascia aperte due strade straordinarie. Il quattordicenne ha aperte di fronte a sé tutte le strade e viene inserito nel sistema dell’istruzione con la possibilità di arrivare all’università oppure alla formazione.
Per quanto riguarda i quindicenni, il tema è quello di permettere loro, con una norma inserita su spinta di emendamenti presentati nel corso delle udienze conoscitive, di arrivare almeno alla qualifica.
Il funzionamento del sistema lo valuteremo attraverso il monitoraggio. Ma io credo, consigliera Noè, che a un certo punto del percorso che abbiamo fatto insieme lei si sia mossa con un pregiudizio che l’ha portata a guardare alla Lombardia e ad altre Regioni che hanno compiuto scelte diverse. Come lei sa benissimo, mi ha molto colpito, durante l’audizione del sistema della formazione, la frase di una suora che è intervenuta dicendo che, visto che da altre parti avevano provato altri sistemi che non avevano funzionato, era importante sperimentare e andare avanti.
Vorrei che lo stesso approccio di chi lavora ogni giorno con i ragazzi potessimo provare a metterlo in campo anche noi, che su questa sfida abbiamo investito risorse e che non ci siamo mossi in modo egoistico, facendoci carico solo di un pezzo del sistema, ma abbiamo deciso di affrontare anche i danni che questo Governo ha procurato all’istruzione professionale.
Vorremmo davvero che la nostra Regione potesse traguardare obiettivi che guardano all’Europa. Rispetto all’innalzamento dell’istruzione e al principio del nessuno escluso, almeno per quanto riguarda la qualifica professionale, vorremmo muoverci secondo i parametri europei.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Marani.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Anche io vorrei fare alcune considerazioni, stimolate dall’interessante dibattito che si è sviluppato in Aula, e non solo riguardo alla posizione espressa dalla consigliera Noè. Avrei piacere di interloquire anche su alcune riflessioni proposte dal consigliere Marco Lombardi.
Mai come questa volta mi trovo in disaccordo con la collega Noè, mentre a volte ci siamo trovate a condividere posizioni senza marcare così tante distanze. Ma c’è una ragione.
Sono d’accordo che probabilmente ha agito, da parte della consigliera Noè e anche da parte del consigliere Lombardi, legittimamente, più che un pregiudizio il bisogno di affermare una visione politica diversa da quella sottesa da questa proposta, che oggi diventerà legge della Regione.
Nella mia adesione, nel mio convinto sostegno a questo impianto normativo c’è una scelta politica chiara che proverò ad argomentare, sapendo che ripeterò alcune delle cose dette dalla consigliera Marani, cose che condivido molto anche per il tono e per l’emotività usati nell’argomentazione.
Per quel che mi riguarda, interviene anche una modestissima esperienza, che non voglio assolutamente porre in rilievo come esperienza assoluta, di insegnante di scuola media che per vent’anni si è occupata anche dei percorsi di orientamento e che ha lavorato ed ha vissuto in mezzo ai ragazzi di 14 anni. Come ripeto, non ho l’ambizione di farmi interprete dei tanti e diversi bisogni che emergono soprattutto in quella fascia di età. Ma, se permettete, sentirli nominare e descrivere in astratto, come ho sentito fare da alcuni colleghi, non mi sta bene. Vale l’impressione che si ha anche sulla base delle proprie esperienze personali.
Parto, ma non per piaggeria, da quello che ritengo debba essere un doveroso riconoscimento per il lavoro compiuto dall’assessore Bianchi, dai dirigenti e dai funzionari del nostro assessorato, da chi ha seguito l’attuazione della legge del 2003, alla quale io vorrei fare alcuni richiami, e chiaramente dal relatore Pagani, che ha connesso l’Assemblea legislativa nell’iter e nell’esame del progetto di legge. Penso che abbia fatto un lavoro davvero utile ed encomiabile.
Voglio fare un riferimento al lavoro delle Commissioni perché su questo tema specifico si è sperimentato un modo di agire, che stiamo mettendo a regime, di connessione tra la Commissione referente, in questo caso la V, e la VI Commissione, che avendo la competenza sulla valutazione ha fornito un indirizzo, secondo me, molto utile per l’elaborazione della clausola valutativa.
Tutto questo per dire che l’impianto normativo non è figlio di un’improvvisazione. Questo va riconosciuto. In questa Regione noi stiamo sperimentando un sistema di integrazione, allora di biennio integrato, sin dal 2003. Questo ci consente di dire che abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare? No, però ci consente di affermare senza smentita che ci abbiamo messo non solo la faccia, ma anche l’impegno e l’operatività.
Il sistema della formazione professionale di questa Regione dal 2003 è abituato a collaborare col sistema dell’istruzione e delle scuole statali: co-progettano e lavorano insieme. È avvenuto, nella pratica, un riconoscimento reciproco. Non c’è confusione di ruoli e non c’è competizione su quei sistemi. La competizione giocata sulla pelle di ragazzi di 14 anni è qualcosa di abominevole che noi, come Regione, dobbiamo impedire in tutti i modi.
Non si può consegnare la scuola alle logiche della competizione spinta. Permettetemi di fare questo passaggio. In un sistema in cui le regole sono quelle non del mercato, ma quelle mercantili, in cui tutto è merce, e si specula sulla condizione e sui progetti di vita di esseri umani, in questo caso di ragazzini, credo che la Regione, che ha un’ispirazione di altro genere e ha dei doveri, a partire dal riconoscimento dei diritti delle persone e dei diritti dell’infanzia, debba intervenire.
Parliamo di convenzioni internazionali, parliamo di un sistema che ha elaborato moltissimo il dovere di tutelare da questo tipo di distorsione soprattutto chi è più in difficoltà, chi corre un rischio maggiore di disagio e di essere costretto a 14 anni, per una serie di situazioni contingenti, a un’esistenza di marginalità, di minori opportunità o di minor libertà di scelta.
Noi abbiamo sperimentato il metodo della collaborazione, tant’è vero che non deve stupire che in questa Regione le singole scuole, forti di questa esperienza - e mi riferisco per esempio agli istituti statali professionali - abbiano aderito con entusiasmo al progetto e abbiano risposto al richiamo della Regione. Tutti gli istituti professionali di questa Regione hanno aderito alla convenzione, decidendo prima dell’Ufficio scolastico regionale, che probabilmente, svolgendo il suo compito un po’ burocratico, in questa scelta si è trovato scavalcato dal sistema delle autonomie scolastiche.
Voglio ricordare alla consigliera Noè e al consigliere Lombardi che in questa Regione gli enti di formazione, abituati alla collaborazione e alla relazione con la Regione, non hanno alcun interesse - lo dico in maniera netta - ad accogliere i ragazzi che non hanno svolto l’obbligo scolastico: non li vogliono, per ragioni che io condivido. Credo che sia cresciuta e maturata una consapevolezza; come ripeto, c’è un rispetto reciproco tra ruoli e funzioni.
Dobbiamo andare avanti per implementare il lavoro che si è costruito insieme. È una "coercizione", come ha detto il consigliere Lombardi e come ha ripetuto con maggior verve e vivacità la Consigliera Noè, "costringere" un ragazzo di quattordici anni a rimanere nel percorso dell’istruzione? È uno dei pochi ambiti in cui io accetto, come ho detto anche in Commissione, una forma di accanimento terapeutico.
Mi stupisce che la consigliera Noè, che normalmente è paladina dell’accanimento terapeutico in altri ambiti e in altre condizioni materiali della vita, non concepisca, più o meno con la stessa visione, la necessità, quando il cuore batte e batte forte, la vita c’è e fluisce, e c’è una grande e lunga aspettativa di vita trattandosi di un ragazzo di quattordici anni, di una forte sollecitazione affinché rimangano tutte intere le opportunità che è doveroso offrirgli. È un dovere morale ed etico, prima ancora che politico.
Quindi, io sono convinta che ribadire questo concetto nella nostra legge significhi perseguire una finalità coerente con i nostri statuti e coerente con la strategia di Lisbona. Cambiano i quadri e mutano le condizioni; ahimè, la crisi sta producendo quello che vediamo e qualcuno sostiene che l’uscita dalla crisi sarà al ribasso, con una competizione giocata sulla dequalificazione del personale.
Queste logiche si accompagnano in maniera coerente alle visioni di chi è convinto che la crisi si superi comprimendo diritti e tutele, e usando il lavoro o i lavoratori come merce. Non voglio dilungarmi su questo tema, ma in realtà la sfida e la competizione si vincono attuando, per esempio, la strategia di Lisbona. E non sto a citare i testi.
Si deve investire sulla formazione, ma anche sull’istruzione. Il futuro è basato sulla conoscenza e sulla fluidità dei percorsi, sulla possibilità per chi esce di poter rientrare, di poter tornare alla formazione e di poter tornare all’istruzione. Questa garanzia di passaggio da un percorso all’altro, che non separa in maniera netta, ma permette passaggi continui, è il cuore della nostra legge regionale, sia ben chiaro questo. Tant’è che arriviamo a occuparci delle situazioni di maggior disagio.
È vero che, rischiando di accumulare fallimenti su fallimenti, i quindicenni possono essere destinati addirittura a forme di forte disagio, fino alla devianza. Noi scriviamo apertamente che la co-progettazione deve funzionare a maggior ragione in questi casi. Vanno individuati i casi e vanno attivati - è una legge di dettaglio - percorsi personalizzati. Questo vuol dire non lasciare indietro nessuno in modo concreto. Non ci occupiamo di una categoria sociale, quella dei quindicenni con disagio, ma ci occupiamo, di volta in volta, del singolo quindicenne che ha un nome e un cognome, e che ha un disagio motivabile con precise situazioni di contesto in una realtà, come quella dell’Emilia-Romagna, di cui conosciamo il dettaglio, la popolazione scolastica, la popolazione giovanile. Grazie anche alle esperienze maturate con i precedenti quadri legislativi abbiamo acquisito tutte queste informazioni.
Per questo è stato possibile scrivere una clausola valutativa che individuasse una serie di indicatori precisi e ci consentisse di monitorare e verificare, lungo il percorso, sia la nostra capacità, come sistema, di attuare questa legge, sia i risultati raggiunti in termini di coerenza tra le finalità della legge e i cambiamenti prodotti nella realtà.
Aggiungo un’altra considerazione. Io non mi rassegno all’idea che l’Italia continui a essere il fanalino di coda dell’Europa per quel che riguarda gli investimenti nella scuola, nella formazione e nella ricerca, e il fanalino di coda per quel che riguarda la stessa idea di futuro, a partire dalle politiche che si attuano per i giovani.
Io non mi rassegno all’idea che in questo Paese l’obbligo scolastico non sia fino ai 18 anni. Questo è e deve essere il parametro di riferimento. Io non abbandono questo fine nel medio e lungo termine. Dal momento che, come credo, questa Regione e questa maggioranza non possano che condividere questa ispirazione, abbiamo elaborato una legge che consente di affrancarsi dalla situazione data dalle attuali norme - più che le riforme, le controriforme della scuola alle quali abbiamo assistito in questi anni - e di costruire e recuperare un sistema adeguato ai migliori standard europei, ma soprattutto adeguato ad affrontare la sfida di una modernità e di un’attualità in cui i giovani devono andare avanti e progettarsi un futuro.
Pertanto, non mi preoccupa il fatto che scriviamo che l’obbligo scolastico, così come definito in questo Paese, si adempie a scuola. È proprio questo che è scritto nella legge. Il centrosinistra l’ha posto a 16 anni; non era il massimo come obiettivo, ma era un percorso che tendeva a porre la questione dei 18 anni. Questo Governo e il centrodestra hanno riportato l’obbligo alla terza media. Per me è così: quando si dice che l’obbligo scolastico si può svolgere anche fuori dalla scuola, non è più obbligo scolastico.
In un quadro di norme chiare e all’interno di una serie di atti amministrativi e di linee-guida che sono state verificate e approvate dalla Conferenza Stato-Regioni, e quindi concertate anche col Governo, che lascia libere le Regioni di scegliere il sistema migliore, noi scegliamo sulla base delle nostre convinzioni politiche. E scegliamo un modello diverso da quello della Lombardia, ma anche da quello delle Marche. Cito una Regione governata dal centrosinistra che però ha fatto una scelta diversa e, dal mio punto di vista, sbagliata. Sarà perché l’assessorato alla scuola di quella Regione è in carico all’UDC, ma la loro scelta è completamente diversa da quella compiuta qui in Emilia-Romagna.
È la migliore possibile? Non lo so; sicuramente è una sfida. Siamo in mare aperto, ma la nostra non è una navigazione senza strumenti, proprio perché alle spalle abbiamo accumulato abbastanza esperienza, e questo ci legittima ad andare avanti in questa direzione. Lo facciamo confortati da una relazione stabile che siamo riusciti a costruire sia col mondo della scuola, e quindi con gli istituti statali professionali, sia col mondo della formazione professionale.
Lo facciamo impegnandoci, con umiltà, a render conto costantemente dell’efficacia di questa politica pubblica così importante attraverso l’attuazione della clausola valutativa, sempre disposti a interrogarci, lungo il percorso, per chiederci se quel che facciamo è sufficiente a garantire il progresso verso il quale vogliamo tendere, a partire chiaramente dalla garanzia che i nostri ragazzi e le nostre ragazze abbiano davvero la possibilità di scegliere, fra qualche anno, quando sarà il loro momento, che tipo di destino e che tipo di progetto di vita costruirsi.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Cavalli. Ne ha facoltà.
CAVALLI: Grazie, presidente.
Oggi andiamo a discutere della legge sulla formazione professionale, una tematica estremamente importante, perché investe il futuro dei nostri giovani e delle loro famiglie.
Il progetto di legge elaborato dalla Giunta regionale vorrebbe dare attuazione a un nuovo sistema di istruzione e formazione professionale, e si prefigge di contenere l’abbandono scolastico. Siamo, infatti, tutti concordi sul fatto che l’alta qualifica dell’istruzione e della formazione sia un valido indicatore dell’investimento sul capitale umano, nonché un fattore decisivo per lo sviluppo della società e della competitività delle nostre aziende.
Benché il sistema formativo emiliano-romagnolo venga da voi ritenuto all’avanguardia, nel corso del dibattito svoltosi qui in Assemblea legislativa sulla proposta di legge in oggetto, è emerso che alcune ipotesi normative formulate nell’ambito della proposta sono decisamente migliorabili. Anziché approvare una nuova legge, sarebbe stato più auspicabile, infatti, applicare una riformulazione o l’aggiornamento dell’impianto contenuto nella legge regionale 12/2003, che di fatto costituisce ancora la base normativa e di principio in materia di formazione, cosa che si evince anche esaminando il testo, che appare, sotto alcuni aspetti, ridondante rispetto alla legge regionale n. 12/2003.
Viviamo indubbiamente in un momento di crisi economica anche nella nostra Regione, e perciò ci attendiamo risultati migliori, con effetti sia sulla riduzione dell’abbandono scolastico, sia sull’elevazione della qualità scolastica, mirando a sviluppare i nostri settori produttivi, che necessitano, per poter competere, di manodopera adeguatamente formata. Questa è un’esigenza delle imprese, che chiedono a gran voce personale specializzato.
Abbiamo condiviso anche alcuni emendamenti che, nel testo oggi in esame, hanno portato a fattivi miglioramenti che abbiamo evidenziato nelle sedi opportune. Alcuni ulteriori aspetti avremmo preferito fossero più chiari e specifici. Ci aspettiamo che nell’effettiva applicazione della legge si raggiungano i risultati attesi, e che sia data maggiore chiarezza e trasparenza a tutto il mondo degli organismi professionali.
I percorsi individualizzati, come delineati, dovranno effettivamente essere attuati allo scopo di non disperdere alcun soggetto, e dovrà essere posta la massima attenzione sui sistemi di passaggio dal sistema della formazione a quello dell’istruzione, aspetto, quest’ultimo, che anche gli addetti ai lavori che sono intervenuti hanno riscontrato non essere particolarmente chiaro nella legge che ci accingiamo a votare.
A nostro avviso, è necessario offrire ai giovani e alle famiglie il massimo della chiarezza circa le prospettive e le possibilità, attraverso formazione e istruzione, di concreti sbocchi lavorativi. Anche su questo ci aspettiamo la massima chiarezza e trasparenza. In un momento difficile, come questo, dal punto di vista economico e finanziario, è doveroso che tutte le risorse siano destinate e spese con la massima attenzione e la massima efficacia, soprattutto quando si tratta di investimento nel capitale umano e nel futuro dei nostri giovani.
Da ultimo, auspico che, per quanto riguarda l’istruzione e la formazione di giovani con disabilità, nell’attuazione della legge siano monitorati i risultati raggiunti nei percorsi inclusivi per le persone svantaggiate e in difficoltà.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Cavalli.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.
GRILLINI: Nella giornata di ieri ho incontrato una delegazione di ex consiglieri regionali, e una cara amica settantenne mi ha raccontato la sua esperienza di neoiscritta all’università. Anche a 60-70 anni si può decidere di laurearsi.
Racconto questo episodio perché a mio parere l’idea che noi dobbiamo avere dell’istruzione e della formazione non è quella del conseguimento di un titolo, sia esso professionale o di istruzione superiore, ma quello di una formazione permanente. A me pare che questa Regione abbia espresso questo principio, nel corso della sua storia, da sempre. Formazione permanente per il semplice motivo che viviamo in un mondo che cambia di continuo, e ogni pochi mesi sappiamo, per esempio per quanto riguarda la tecnologia, che ci sono invenzioni nuove e prodotti nuovi.
Non a caso, si misura la qualità di un Paese, della sua produzione e della sua istruzione, anche dal numero dei brevetti che produce. E questa Regione, noi lo abbiamo detto in diverse occasioni, è uno dei punti di eccellenza da questo punto di vista; è una delle Regioni che produce più brevetti nazionali e internazionali.
Quindi, una formazione permanente capace di rispondere non solo alla domanda che ci proviene dal sistema produttivo - a questo proposito volevo fare una riflessione che non ho sentito da altri colleghi in quest’Aula -, ma anche di produrre domanda e offerta; non solo un sistema passivo che risponde al sistema produttivo, ma un’istruzione e una formazione professionale capaci di indirizzare il sistema produttivo.
A proposito di istruzione, noi viviamo diversi fenomeni, a volte anche inquietanti. Per esempio, la stampa ha lanciato l’allarme, ma sappiamo che questo è un fenomeno molto presente e molto inquietante, soprattutto nel nostro Paese, su un largo numero di giovani che non lavora e non studia. Non lavora perché le difficoltà occupazionali sono sotto gli occhi di tutti, anche in Emilia-Romagna. Il dato sulla disoccupazione complessiva della nostra Regione è intorno al 5-7 per cento, ma sappiamo che è un dato non veritiero perché la realtà è superiore. Prendiamo per esempio il dato bolognese: nel capoluogo di Regione, tra i giovani sotto i 29 anni, uno su tre è senza occupazione. Io trovo che questo sia un dato drammatico.
Questa situazione occupazionale ha una relazione con l’istruzione e la qualità di istruzione che noi riusciamo a produrre. Anche qui da noi si verifica il caso di aziende che non trovano lavoratori specializzati. La riflessione sulla caduta del valore del lavoro manuale è una riflessione doverosa.
Come sappiamo, infatti, spesso le famiglie e i genitori vorrebbero per i loro figli un lavoro non manuale, perché il lavoro manuale è considerato dimidiato rispetto ad altri tipi di professione. Ora, rispetto al cambiamento epocale che stiamo vivendo, per esempio con le nuove tecnologie, sappiamo che sempre di più si supererà questa separazione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale. Spesso, anche chi compie un lavoro manuale in un’azienda, in una fabbrica tradizionale, svolge un lavoro che implica forti conoscenze del processo tecnologico-produttivo. Quindi, i cambiamenti dei paradigmi, anche professionali, da questo punto di vista, sono sotto gli occhi di tutti.
A maggior ragione, se è vero quanto sto dicendo, sarebbe necessario un intervento di formazione professionale anche sulle famiglie e sui genitori, non solo sui figli.
Spesso il sistema professionale è incapace di adeguarsi anche alla domanda e, come ripeto, noi dobbiamo prefigurare un sistema di formazione professionale che non sia al soldo delle imprese, nel senso che qualsiasi domanda che proviene dall’impresa deve trovare una risposta supina, ma anche viceversa. Deve avere cioè una capacità di dialogo e di dialettica tra entrambi i settori.
Il tema dell’abbandono scolastico ci deve far porre una domanda molto forte. L’Italia - la nostra Regione molto meno, come ci dicono i dati - è il Paese che produce meno diplomati e meno laureati in tutta Europa. E questo si riflette, chiaramente, sul sistema produttivo con conseguenze molto forti. A volte la struttura cognitiva dei ragazzi e la capacità di apprendere non sono comprese coerentemente da un sistema scolastico incapace di valorizzare le persone. Noi dovremmo avere un sistema scolastico capace di valorizzare i talenti. A volte esistono talenti che non sono compatibili con un certo modo di fare scuola e con un certo modo di fare istruzione.
Lo dico anche per esperienza personale. Nel mio libretto di terza media c’era scritto che si sconsigliava vivamente la prosecuzione degli studi. Eravamo in una scuola di un quartiere operaio, come è quello di Corticella; gli stessi insegnanti erano demotivati perché pensavano che i figli degli operai e dei lavoratori non avessero possibilità di successo nella carriera scolastica. E questo ci porta a un altro tema drammatico a cui ci sollecitano anche gli studi del sociologo francese Bourdieu, e cioè il fatto che nel nostro Paese l’ascensore sociale si è fermato. I figli degli operai continuano a fare gli operai; a svolgere professioni medio-alte sono persone o figli di professionisti.
Noi dovremo cercare - perché no? - anche con la formazione professionale di dare un contributo affinché questo ascensore sociale si rimetta in moto. Ascensore sociale significa non soltanto fare lavori considerati migliori, più remunerativi o magari anche più dignitosi. Significa quel cambiamento, quell’utilizzo delle competenze e dei talenti che ha una relazione diretta con il sistema produttivo e con il successo del sistema produttivo, e quindi con il tema dello sviluppo.
Come sappiamo, dal fascismo avevamo ereditato un’istruzione scolastica che, con l’avviamento professionale, aveva due binari: il binario di coloro che studiavano, facevano magari il liceo classico, andavano all’università e diventavano classe dirigente, e il binario di coloro che, frequentando l’avviamento professionale, rimanevano a un livello di istruzione e, guarda caso, anche di classe sociale medio-basso.
Recentemente il Ministro Gelmini ha tentato di reintrodurre questo modello, e la fortissima opposizione a questa idea sciagurata di riforma del sistema scolastico ha impedito che in Italia si ripristinasse l’idea che esistono dei cittadini che si devono fermare a un certo punto dell’istruzione e cittadini che, invece, possono andare avanti.
Credo che, se questa legge sulla formazione professionale della nostra Regione, una legge che è stata discussa e che ha visto i pareri di chi ha partecipato all’audizione e via dicendo, si inserisce in un’idea per cui non esistono compartimenti stagni tra istruzione professionale e il resto dell’istruzione, noi avremo dato un forte contributo di carattere anche politico-culturale e di orientamento alla nostra Regione, ma - perché no? - anche alle altre Regioni che, invece, hanno modelli completamente diversi.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Grillini.
Non avendo altri iscritti a parlare, chiudo la discussione generale dando la parola all’assessore Bianchi.
BIANCHI, assessore: Innanzitutto, rivolgo un ringraziamento a tutti per questo dibattito che mette in evidenza la centralità del tema educativo; un tema che oggi, proprio per le cose che abbiamo sentito in questa sede, non può essere separato, né frazionato, né blindato in mondi separati.
Non arriviamo a questa discussione per primi al mondo. C’è un dibattito in tutto il mondo, in tutte le università, in tutti i contesti per trovare modelli educativi che permettano di generare percorsi individuali in grado di mettere le persone in condizione, per tutta la vita, di poter scegliere.
Questa idea del lavorare insieme è frutto di una storia lunga di questa Regione. Non cominciamo oggi un cammino di integrazione. Oggi andiamo a verificare e a sancire un cammino di integrazione che vede le nostre scuole forse, a volte, anche più avanti delle nostre stesse posizioni.
Co-progettare assieme i percorsi vuol dire dare vera dignità e pari dignità a tutti e due i sistemi, anziché generare, da una parte, un contesto che viaggia su regole nazionali e non tiene conto delle realtà locali, e, dall’altra parte, una formazione professionale che si è sempre sentita fuori dalla porta del sistema educativo.
La pari dignità è innanzitutto istituzionale. Ma il punto fondamentale credo che sia uno solo: abbiamo di fronte dei ragazzi che non possono essere lasciati soli nelle loro scelte. Con questa legge noi ci assumiamo pienamente la responsabilità di far crescere persone e individui, e di far crescere anche la loro capacità di sentire che la strumentazione personale può servire a farli diventare persone piene. Possiamo pensarla diversamente, ma il punto fondamentale sono i ragazzi.
Credo che il senso del dibattito di oggi sia questo grande senso di responsabilità che noi dobbiamo esprimere in un sistema che non solo permetta di continuare l’opera di integrazione, ma che permetta anche a ciascuno di avere un percorso di crescita umana che senta come personale.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Bianchi.
Passiamo all’esame dell’articolato, su cui insistono tre emendamenti (erano quattro, ma uno è stato ritirato), tutti a firma del consigliere Pollastri.
Procediamo con la nomina degli scrutatori che mi coadiuveranno in questa fase: la consigliera Marani e i consiglieri Riva e Filippi.
Passiamo all’esame dell’articolo 1, su cui non insistono emendamenti.
È aperta la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 1.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 1 è approvato.
Passiamo all’articolo 2, su cui non insistono emendamenti.
È aperta la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 2.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 2 è approvato.
Passiamo all’articolo 3, su cui non insistono emendamenti.
È aperta la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 3.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 3 è approvato.
Passiamo all’articolo 4, su cui insiste l’emendamento 1 a firma del consigliere Pollastri.
È aperta la discussione generale congiunta su articolo ed emendamento.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pagani. Ne ha facoltà.
PAGANI: Grazie, presidente. L’articolo è già stato illustrato nel corso della presentazione generale del disegno di legge. Vorrei chiedere al collega Pollastri di valutare la possibilità di ritirare l’emendamento perché esso non tiene conto di quanto si riporta nel comma 1 dell’articolo 4: "in applicazione della disciplina statale".
La disciplina statale non richiede esame abilitante, quindi non è possibile accogliere questo emendamento non tanto per un fatto politico, ma proprio perché è superato dall’esame di qualifica regionale, oggetto del sistema di certificazione regionale.
Quindi, chiederei al collega Pollastri di valutare il ritiro dell’emendamento, sul quale altrimenti voteremo contro.
PRESIDENTE (Richetti): Chiarissimo, consigliere Pagani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Alla luce di questa precisazione, ritiro l’emendamento.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Prendiamo atto del ritiro dell'emendamento 1.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 4.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 4 è approvato.
Passiamo all’articolo 5, su cui insiste l’emendamento 2 a firma del consigliere Pollastri.
L’emendamento 3 è stato ritirato.
È aperta la discussione generale congiunta sull'art. 5 e sull'emendamento 2.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pagani. Ne ha facoltà.
PAGANI: Replico la richiesta precedente al consigliere Pollastri. Per quanto riguarda ciò che il consigliere chiede relativamente all’articolo 5, i criteri sulla base dei quali si dovrà provvedere ai fini dell’accreditamento non competono alla legge. È la Giunta che definisce i criteri e i requisiti, così come previsto dalla legge.
Oltretutto vorrei ricordare al consigliere Pollastri che in data 16 maggio è stata approvata la delibera 645 che ha definito i criteri per l’accreditamento degli enti di formazione della Regione Emilia-Romagna, ampiamente discussi e poi approvati nella Commissione competente.
Quindi, riterrei che anche questo emendamento non debba essere proposto. Eventualmente voteremo contro perché vi è già una delibera di Giunta molto chiara. Come detto, la legge demanda alla Giunta e alla Commissione competente l’analisi dei criteri di accreditamento.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pagani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Presidente, su questo emendamento insisto e chiedo che sia sottoposto al voto dell’Aula.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Chiudiamo la discussione generale su articolo ed emendamento.
Se nessun consigliere chiede di intervenire per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma del consigliere Pollastri.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 5.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 5 è approvato.
Passiamo all’articolo 6, su cui non insistono emendamenti.
È aperta la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 6.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 6 è approvato.
Passiamo all’articolo 7, su cui non insistono emendamenti.
È aperta la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 7.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 7 è approvato.
Passiamo all’articolo 8, su cui insiste l’emendamento 4 a firma del consigliere Pollastri.
È aperta la discussione generale congiunta su articolo ed emendamento.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Il contributo di questo emendamento, come già anticipato in fase di dibattito, per il quale confermo la richiesta di voto dell’Aula, è motivato dal fatto che la lunghezza triennale non corrisponde, come emerso anche dal dibattito, alle esigenze di un mercato del lavoro che cambia e muta in continuazione. Quindi è un vincolo per gli enti di formazione.
Se vi si innestano nuovi percorsi formativi, aspettare tre anni, a mio avviso, sarebbe un percorso troppo lungo. Chiedo comunque che l’emendamento sia votato per il suo significato.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pagani. Ne ha facoltà.
PAGANI: Collega Pollastri, l’emendamento è superfluo perché al comma 4 dell’articolo 8 si dice, in conclusione, che "tali competenze sono esercitate secondo le modalità previste dagli articoli 45 e 52 della legge 12 del 2003". La legge 12 del 2003, all’articolo 45, reca testualmente che la programmazione delle Province è annuale.
Questa funzione, quindi, viene svolta annualmente dalle Province, così come previsto dall’articolo 45 della legge 12, a cui rimanda il comma 4 dell’articolo 8.
Quindi, l’emendamento è superfluo e, se sarà mantenuto, voteremo contro.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pagani.
Chiudiamo la discussione generale su articolo ed emendamento.
Se nessun consigliere chiede di intervenire per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4 a firma del consigliere Pollastri.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 8.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 8 è approvato.
Passiamo all’articolo 9, su cui non insistono emendamenti.
È aperta la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 9.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 9 è approvato.
Passiamo all’articolo 10, su cui non insistono emendamenti.
È aperta la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 10.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 10 è approvato.
Passiamo all’articolo 11, su cui non insistono emendamenti.
È aperta la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 11.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 11 è approvato.
Passiamo all’articolo 12, su cui non insistono emendamenti.
È aperta la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 12.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 12 è approvato.
Passiamo all’articolo 13, su cui non insistono emendamenti.
È aperta la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 13.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 13 è approvato.
Passiamo all’articolo 14, su cui non insistono emendamenti.
È aperta la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, l’articolo 14.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 14 è approvato.
Abbiamo terminato l’esame dell’articolato. Passiamo alle dichiarazioni di voto sull’intero progetto di legge.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Come si è visto dall’atteggiamento che abbiamo tenuto sugli articoli, noi ci asterremo su questo progetto di legge, a dimostrazione del fatto, collega Marani, che quanto avevamo condiviso in Commissione non ci porta ad avere un atteggiamento aprioristicamente contrario, cosa che invece notiamo spesso da parte vostra o da parte della sinistra in generale su proposte del Governo o di Giunte di centrodestra. In quel caso la contrapposizione ideologica rimane sempre il primo punto.
Come ho detto anche nel mio intervento iniziale, è chiaro che sosteniamo alcune sfumature diverse, che sono certamente di carattere ideologico, ma non sono banalità.
Proprio perché parliamo di giovani e del periodo critico tra la fine della scuola per alcuni, e l’inizio del percorso lavorativo per altri, ci rendiamo conto che nessuno ha la verità in tasca e certamente non pretendiamo di averla noi. Notiamo però alcuni punti di crisi anche nel modello che voi proponete.
Affinché la discussione sia - come mi è sembrato in questo caso - civile e costruttiva, occorre essere chiari su alcuni punti. Alcune etichette che, seppur velatamente, ci sono state appiccicate, non ci fanno molto piacere. Nessuno dei miei colleghi - non voglio coinvolgere altri, ma certamente so di poter coinvolgere i miei colleghi - pensa che sia giusto un sistema in cui un ragazzino a 14 anni smette di studiare e va a lavorare. Credevo fosse superfluo enfatizzare questo dato perché, come ho detto, le cose non stanno più come 30-40 anni fa. Mi sembra evidente che l’istruzione sia ormai un cardine della formazione personale di chiunque, e non se ne può fare a meno.
Oggi la formazione e l’istruzione non arrivano solo dalla scuola, ma ad abundantiam dico che devono certamente essere impartite nella scuola. La sfumatura su cui noi ci distinguiamo rispetto alla vostra impostazione è che, proprio per la competenza specifica della Regione, questo aumento di istruzione potrebbe avvenire, secondo noi, all’interno del percorso della formazione professionale. Voi invece ritenete che l’uscita dal percorso dell’istruzione, seppure professionale, interrompa in qualche modo questo meccanismo. Noi non crediamo che sia così, ma vogliamo comunque che sia data tutta l’attenzione e tutta la disponibilità nei confronti di questi ragazzi perché inizino il percorso in questo modo.
Non pensiamo nemmeno che il percorso di formazione indirizzato al lavoro che un ragazzo inizia a 14 anni sia per tutta la vita. Chiaramente, sia un ragazzino di 14 anni sia i suoi genitori non sono perfettamente in grado di decidere tutto il futuro. Ma poiché la riforma Moratti consente l’integrazione di questi percorsi, non vediamo questo pericolo.Chiediamo solamente di aumentare la dote di istruzione all’interno della formazione.
Come giustamente diceva la collega Noè, il vostro atteggiamento lascia anche spazio a chi può pensare che, dietro tutte le migliori intenzioni, ci sia anche la volontà di risparmiare qualcosa, visto che il modello che proponete pone a carico dello Stato un terzo del costo.
È stato anche detto che non si possono affidare i ragazzi agli enti di formazione professionale nello stato in cui versano. Qui occorrerebbe fare un po’ di autocritica perché gli enti di formazione professionale sono una nostra specifica competenza. Se non navigano in buone acque e non erogano i servizi come dovrebbero, chiediamoci perché, e chiedetevelo soprattutto voi che avete governato in tutti questi anni.
Concludo ribadendo il nostro voto di astensione al progetto di legge e dicendo al collega Grillini che, se è vero che noi oggi siamo il Paese che offre meno diplomati e meno laureati, quando discutiamo di riformare la scuola, non dovremmo arroccarci su posizioni legate solamente ai fondi, ai trasferimenti e ai tagli. Se questa scuola, così com’è, produce pochi diplomati e pochi laureati, credo che metterci le mani non sia lesa maestà per nessuno.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Per le ragioni espresse nel corso dell’intervento svolto dal nostro Gruppo questa mattina, il nostro voto sarà, e non può che essere, di astensione. La vostra catastrofica gestione dei fondi ministeriali per la formazione ci impone questa decisione. Ne sono un esempio, assessore, il parziale utilizzo dei soldi per l’avvio dei corsi di formazione professionale nel 2010 e il mancato utilizzo dello stanziamento per il 2011. Sono mancanze talmente gravi che ci fanno sospettare in un vostro rendiconto politico.
Meglio tardi che mai. Per la crisi che perdura da anni, oggi più che mai questa legge era necessaria, ma l’avremmo voluta più incisiva. A nostro avviso è necessario offrire ai giovani e alle famiglie il massimo della chiarezza circa le prospettive e le possibilità relative ai diversi percorsi di formazione e istruzione.
Le imprese, per poter competere con la spietata concorrenza internazionale, necessitano assolutamente, e chiedono a gran voce, la disponibilità di personale adeguatamente formato, in particolare giovani.
In definitiva noi riteniamo che questa legge non sia abbastanza incisiva da risolvere i problemi legati all’occupazione giovanile, e ci aspettiamo una pronta virata da parte della Regione.
Come abbiamo detto questa mattina, nel corso del question time presentato,, noi chiederemo, tramite una risoluzione, un incentivo alle aziende che assumono i lavoratori under 30, come ha fatto la Regione Piemonte.
Il nostro voto, come anticipato, sarà di astensione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente.
Mi ha fatto piacere che il dibattito in Aula su questo progetto di legge sia stato vivace e che da parte di alcuni si sia avvertita anche una certa passione.
Vorrei comunque tranquillizzare alcune colleghe, in particolare la consigliera Marani, sul fatto che non mi faccio assolutamente paladina del modello lombardo. Come ho sottolineato nel mio intervento, ho esaminato con molta attenzione quanto hanno fatto anche il Piemonte, la Lombardia, appunto, il Veneto, il Lazio, la Puglia e le Marche, citate anche dalla collega Donini, tutte Regioni che hanno compiuto una scelta diversa rispetto alla nostra.
Credo anche che ognuno di noi, con le sue posizioni, abbia dimostrato, rispetto a ciò cui la Regione Emilia-Romagna potrà concorrere, di avere a cuore il giusto orientamento e la giusta formazione per i nostri ragazzi, perché siano più aderenti alle loro caratteristiche e alle loro attitudini.
Tuttavia, rispetto all’impianto normativo nazionale, mi aspettavo che il diritto di scelta, che offrirebbe ai ragazzi l’opportunità di intraprendere un percorso quinquennale o triennale di istruzione e formazione professionale, fosse pensato in modo da proporre a chi compie questa scelta un’offerta legislativa territoriale caratterizzata prevalentemente dal contributo dei centri di formazione professionale accreditati. Attraverso questa legge i ragazzi avrebbero potuto trovare le premesse di una crescita nella triennalità, che secondo me oggi abbiamo loro negato.
Ho sentito gli interventi di tanti rappresentanti di centri di formazione professionale che oggi darebbero due tipi di risposta. Come educatori, avrebbero forse timore a farsi carico di una formazione professionale triennale, dal momento che non sono ancora adeguatamente strutturati. Se però avessimo offerto loro qualcosa di diverso, la risposta sarebbe un’altra. Ognuno ha i suoi interlocutori; io ho ascoltato versioni che mi hanno convinto della bontà di un percorso che in questa Regione non abbiamo voluto intraprendere.
Sicuramente si è compiuta una scelta politica, quella di privilegiare, in questo percorso integrato, prima di tutto l’istruzione professionale a scapito della valorizzazione di questo grande patrimonio di centri di formazione professionale.
Mi dispiace che questo non sia avvenuto perché credo che abbiamo negato a questo mondo le premesse di crescita, fermo restando che capisco chi, nella sua scelta politica, non ha voluto prescindere dal grande patrimonio di istituti professionali che esiste sul nostro territorio.
Al di là di queste considerazioni, quando ho scelto come esprimermi su questo progetto, ho pensato prima di tutto ai nostri ragazzi e ai nostri figli, e ho visto che purtroppo non è stato fatto tesoro dell’esperienza passata. Secondo me continuano a rimanere alcune falle che dovremo tappare con le famose deroghe e con i famosi accordi tra Regione e scuola, cioè con atti amministrativi come abbiamo fatto in passato.
Mi domando e dico perché un ragazzino, che ha fatto il suo percorso regolare alle medie, a 14 anni non può imporre la sua scelta di voler seguire un percorso diverso e più indirizzato alla formazione professionale, dato che purtroppo questo testo normativo non glielo consente, quando una deroga dopo quattro mesi glielo riconoscerà a causa delle sue assenze e della sua mancanza di predisposizione e attitudine a stare nella scuola.
La modalità che abbiamo continuato a riconoscere in questo impianto normativo non è adeguata a stimolare la crescita dei nostri ragazzi. Pertanto, con profondo dispiacere, assessore, ma anche con profonda onestà nei confronti del mio obiettivo iniziale, voterò contro questo disegno di legge.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Casadei. Ne ha facoltà.
CASADEI: È con piacere che esprimo il voto favorevole del Partito democratico. Credo anche di interpretare quello che è stato un lungo percorso e un’ampia discussione che oggi ci permettono di rendere palese che abbiamo colto una grande occasione. Questa legge rappresenta qualcosa di straordinariamente importante. È un’occasione che cogliamo insieme.
È serpeggiata nel dibattito, in alcuni interventi, l’idea che ci fossero dei pregiudizi che hanno vincolato o non hanno reso possibile il dispiegamento del potenziale della legge che andiamo ad approvare. Confesso che, forse, da parte di chi ha fortemente collaborato a costruire questo provvedimento un pregiudizio c’è stato. L’unico pregiudizio che ha orientato questo provvedimento è un pregiudizio a favore della fiducia e a favore della speranza; fiducia da trasmettere, in un momento molto difficile e molto delicato, ai giovani, ai ragazzi e alle ragazze, ma fiducia da trasmettere anche a un sistema, qual è quello dell’istruzione e della formazione di questa Regione; una fiducia imperniata in un percorso di sperimentazione virtuoso; e una fiducia che, a partire da questo provvedimento, intendiamo trasfondere ai giovani nel percorso di avvicinamento e di accompagnamento al mondo del lavoro.
Ma questa tensione, questo pregiudizio positivo nei confronti della fiducia, ci sono stati anche, credo, a livello istituzionale. Questo provvedimento dimostra che avere fiducia nelle istituzioni, nella cura dei percorsi, nel rigore, nel portare avanti i percorsi di costruzione e di ascolto è qualcosa di positivo.
Lo dico in quest’Aula perché, da parte anche di alcuni colleghi, troppo spesso si tende a sminuire o addirittura ad avvilire il nostro lavoro. Provvedimenti come questi e come tanti altri dimostrano, invece, che la fiducia nelle Istituzioni e il lavoro istituzionale non solo delle Commissioni e dell’Aula, ma anche di tanti altri luoghi istituzionali è qualcosa di straordinariamente positivo. Per costruire questa legge, come è stato detto e ribadito nel dibattito, è stata coinvolta, con le audizioni, una pluralità di soggetti istituzionali: la Conferenza regionale per il sistema formativo, la Commissione regionale tripartita, il Comitato di coordinamento istituzionale, tutto il sistema, gli attori, le parti sociali; un grande processo partecipato e di ascolto.
Io credo che questo sia un esempio in positivo, come dicevano alcuni colleghi e in particolare la collega Meo, di buona politica istituzionale, che significa anche fiducia nella costruttiva e fattiva collaborazione tra maggioranze e minoranze, che ringrazio. In questo lungo anno di lavoro abbiamo testimoniato che è possibile dialogare, ragionare insieme, prendere in esame i provvedimenti e compararli tra loro.
Mi dispiace, lo dico con rammarico, che in seguito a un repentino cambio di posizione qualcuno oggi assuma un voto contrario. È del tutto legittimo, ma a mio avviso incoerente rispetto al percorso che abbiamo seguito in un lungo anno di lavoro. Ringrazio chi, a nome di parti importanti delle minoranze, ha scelto di astenersi. Questo è il segno di una possibilità di collaborazione che spero e auspico possa realizzarsi anche su altri provvedimenti che hanno a cuore il futuro dei giovani, a partire dal nostro presente.
Questo provvedimento dimostra anche la fondamentale fiducia nella capacità di verifica e valutazione dell’efficacia dei provvedimenti che andiamo ad approvare. Com’è stato detto dalla collega Donini e dal collega Pagani, questo provvedimento contiene un articolo, l’articolo 10, imperniato sulla clausola valutativa, su una verifica strutturata che prevede una relazione, un rapporto annuale e forme di valutazione partecipata. È la trasparenza agita in concreto, che troppo spesso qualcuno sbandiera senza preoccuparsi di costruire gli strumenti per attuarla.
Chiudo dicendo che fiducia significa anche, quando si assume un provvedimento, stabilire i finanziamenti che lo supportino. È un segno di grande rigore e di coraggio. Il fatto che questo coraggio accompagni questo provvedimento credo che sia qualcosa di molto importante. È un coraggio che si manifesta anche in un approccio culturale e politico che prevede uno spazio comune di formazione della cittadinanza da garantire - qui, sì, "non uno di meno" - a tutti i ragazzi e le ragazze. Il policentrismo formativo che accompagna e che supporta questa legge non prescinde da uno spazio di condivisione, da uno spazio pubblico di formazione alla cittadinanza, senza il quale non è possibile pensare a un lavoro di qualità. Io credo che chi dissente rispetto a questo approccio culturale, politico e anche simbolico perda di vista il valore e il principio della nostra Carta costituzionale.
Con la fiducia che da quest’Aula dobbiamo trasfondere anche negli attori del sistema, nel mondo della scuola, negli enti e negli istituti che chiamiamo a essere protagonisti, credo che la nostra Regione dia anche un grande segnale di speranza per il futuro, a partire dal presente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Casadei.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’intero progetto di legge, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, comunico il seguente risultato:
Presenti
44
Assenti
6
Favorevoli
33
Contrari
1
Astenuti
10
PRESIDENTE (Richetti): Proclamo approvata la legge riguardante "Disciplina del sistema regionale dell'istruzione e formazione professionale".
OGGETTO 1348
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Disciplina della partecipazione della Regione Emilia-Romagna ai fondi immobiliari chiusi per il sostegno all'edilizia residenziale sociale" (16) (Relazione e discussione)
PRESIDENTE (Richetti): Il testo è stato presentato dalla Commissione Bilancio, Affari Generali e Istituzionali nella seduta del 21 giugno con parere favorevole e si compone di sette articoli.
Il relatore della Commissione è il consigliere Gabriele Ferrari, a cui diamo la parola per la relazione.
FERRARI, relatore: Grazie, presidente. Il progetto di legge disciplina la partecipazione della Regione Emilia-Romagna ai fondi immobiliari chiusi per il sostegno all’edilizia residenziale sociale, che prevedano anche interventi immobiliari nel settore dell’edilizia residenziale, da offrire ai nuclei familiari a condizioni più convenienti rispetto ai prezzi di libero mercato, e anche per andare incontro, in un contesto complicato e difficile come quello attuale, ai crescenti bisogni delle famiglie in un momento in cui il bene casa è, insieme al lavoro, uno dei problemi sicuramente più significativi e importanti.
La nuova normativa proposta trae origine dal piano nazionale di edilizia abitativa, in particolare dall’articolo 11 della legge 133 del 2008, e cerca nel contempo di rafforzare la strategia già ben visibile nel Piano territoriale regionale per favorire la promozione e la realizzazione di iniziative per il recupero e la riqualificazione urbana del patrimonio abitativo e la costruzione di nuove abitazioni nell’ambito delle previsioni dei piani urbanistici.
La costituzione e la diffusione di fondi immobiliari chiusi, con l’intervento anche di soggetti privati, delle fondazioni bancarie, e in raccordo con le autonomie locali, rappresenta una grande opportunità per convogliare sull’edilizia residenziale sociale risorse di rilevante entità e per favorire e rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 luglio 2009 è stata definita la procedura per l’utilizzo di 150 milioni di euro per la promozione di una rete di fondi immobiliari chiusi e di altri strumenti finanziati per aumentare la dotazione di alloggi sociali.
Con provvedimento di aggiudicazione provvisoria del settembre 2010, Cassa depositi e prestiti Investimenti SGR è stata individuata, attraverso apposita gara, dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, quale società di gestione del fondo nazionale denominato Fondo investimenti per l’abitare (FIA). Il FIA è un fondo immobiliare riservato a investitori qualificati operanti nel settore dell’edilizia privata sociale (social housing) con l’obiettivo di far crescere sul territorio nazionale l’offerta di alloggi sociali a supporto e integrazione delle politiche di settore dello Stato e degli enti locali.
Cassa depositi e prestiti Investimenti SGR può acquisire partecipazioni di minoranza fino a un massimo del 40 per cento.
Nel piano nazionale di edilizia abitativa si prevede la costituzione di una rete di fondi immobiliari chiusi con al vertice uno o più fondi nazionali, i quali impieghino le loro dotazioni per acquisire quote di minoranza nei medesimi fondi immobiliari che potranno essere costituiti a livello locale, sub-regionale o regionale.
Fra i criteri cui devono attenersi i fondi nazionali per investire nei fondi regionali ve ne sono alcuni molto rilevanti, che sono bene esplicitati nell’articolato del provvedimento di legge. Tra questi, un’efficace strategia di risposte ai bisogni abitativi già richiamati che consentano interventi sostenibili dal punto di vista economico, sociale, ambientale ed energetico; un’adeguata integrazione con le politiche pubbliche locali, evidenziata dal coordinamento con programmi regionali e comunali per l’edilizia sociale (piani casa regionali e comunali), programmi di riqualificazione o trasformazione urbana, realizzazione di infrastrutture locali strategiche per il territorio, piani di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico; infine, l’eventuale apporto di contributi pubblici o privati, attivati ad esempio da amministrazioni locali, dallo Stato o dall’Unione europea.
Per sviluppare in maniera adeguata l’importante opportunità offerta da questo innovativo strumento, è opportuno che la Regione assuma partecipazioni nei fondi immobiliari chiusi che realizzino gli investimenti sul territorio regionale.
Con la legge n. 6/2009 la Regione ha stabilito di destinare una quota della capacità edificatoria definita dagli strumenti comunali di pianificazione urbanistica all’edilizia residenziale pubblica. Questo fa sì che i Comuni siano interlocutori imprescindibili del fondo immobiliare chiuso, non solo per gli interventi di edilizia residenziale sociale, ma anche per l’intero volume dei loro investimenti immobiliari.
Soprattutto per i Comuni più piccoli potrebbe risultare molto problematico gestire, senza un’adeguata assistenza tecnica, spesso non disponibile all’interno delle municipalità, un confronto adeguato con le strategie di investimento dei fondi; è per questo motivo che il progetto prevede la possibilità, per i Comuni, di avvalersi dell’assistenza degli uffici della Regione.
Per quanto attiene all’impegno economico, già quest’anno la Regione destinerà risorse all’intervento per un milione di euro.
Il progetto di legge si compone di sette articoli. L’articolo 1 introduce l’oggetto della legge, autorizzando la Regione a sottoscrivere quote di capitale di fondi immobiliari; l’articolo 2 specifica la finalità perseguita dalla legge, in coerenza con gli obiettivi perseguiti dalla Regione in tema di politiche abitative; l’articolo 3 disciplina la partecipazione della Regione ai fondi immobiliari chiusi, specificando requisiti, modalità e criteri di selezione; l’articolo 4 prevede la possibilità che la Regione fornisca assistenza tecnica agli enti locali interessati a sottoporre i relativi programmi di intervento di edilizia residenziale sociale e finanziamento dei fondi chiusi partecipati dalla Regione; l’articolo 5 demanda a un atto di programmazione dell’Assemblea legislativa e a successivi atti della Giunta la realizzazione delle azioni disciplinate dalla legge, sia per la partecipazione ai fondi che per l’assistenza tecnica agli enti locali; l’articolo 6 è stato abrogato; mentre, per quello che attiene all’articolo 7, saranno le norme finanziarie, di anno in anno, a individuare le risorse necessarie perché questa legge possa essere opportunamente sostenuta.
Il provvedimento è passato ovviamente all’esame della competente Commissione. In sede di udienza conoscitiva, c’è stata l’occasione e l’opportunità di ascoltare le componenti, in particolare le fondazioni bancarie e le associazioni cooperative del territorio.
Erano stati presentati, sempre in sede di Commissione, alcuni emendamenti: tre da parte del consigliere Pollastri che sono stati accolti, due da parte della consigliera Noè, di cui uno poi ritirato e uno respinto.
Sono stati invece presentati questa mattina, prima dell’inizio dei lavori dell’Assemblea, cinque emendamenti tecnici da parte dell’assessore Muzzarelli, depositati presso la Presidenza.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Ferrari.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente. Ringrazio sentitamente il collega Ferrari, relatore di questo provvedimento, per il lavoro che ha svolto e per la sua relazione su un provvedimento che ha una certa rilevanza.
Leggo brevemente da un noto giornale, Il Sole 24 Ore: «Si allunga la lista delle Regioni che si stanno attrezzando per costituire e sottoscrivere quote di fondi immobiliari chiusi che investono per realizzare alloggi di edilizia residenziale sociale. La preoccupazione è di non farsi trovare impreparate per raccogliere finanziamenti del Fondo investimenti per l’abitare, promosso dalla Cassa depositi e prestiti, dall’Associazione delle Fondazioni bancarie e dall’ABI, per dare attuazione al Piano casa promosso dal Governo, con l’articolo 12 della legge 133/2008. È un’occasione che le Regioni non vogliono perdere».
Ho seguito la vicenda anche sui quotidiani specializzati. Me ne sono occupato, ho cercato di capire e di farmi un’opinione e un giudizio sulla base di questa iniziativa del Governo mirante a favorire il recupero del patrimonio abitativo.
Ho verificato che esistono delle positive sinergie pubblico-private, nonché sperimentazioni di altre Regioni precedenti alla nostra (dal Lazio alla Lombardia, dal Piemonte al Veneto) proprio per valorizzare e raccogliere investimenti per recuperare edifici e quant’altro.
Vi è questo aspetto importante, colleghi, del coinvolgimento degli enti locali e anche della possibilità della Regione di fornire sostegno e consulenze. Rispetto a questo, ho presentato alcuni emendamenti che sono stati accolti in sede di Commissione. Miravano a segnare la questione testé sottolineata e anche a informare la Commissione consiliare sulle attività che l’assessore e la Giunta avvieranno in tema di edilizia sociale. Si è quindi trattato di un controllo importante su un argomento importante.
Sarà, poi, il collega Lombardi a intervenire sul punto.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Interrompiamo la discussione generale e chiudiamo la seduta antimeridiana.
L’appuntamento è alle ore 15,00 per la seduta pomeridiana.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 12,52
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta per motivi istituzionali ai sensi dell'art. 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la vicepresidente della Giunta Simonetta SALIERA e l'assessore Teresa MARZOCCHI.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI.
Votazione elettronica
OGGETTO 1389 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Disciplina del sistema regionale dell'istruzione e formazione professionale."". (TESTO BASE) (15)
Presenti: 44
Favorevoli: 33
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Maurizio CEVENINI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 1
Silvia NOÈ.
Astenuti: 10
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Manes BERNARDINI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Andrea POLLASTRI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Assenti: 6
Gianguido BAZZONI, Galeazzo BIGNAMI, Vasco ERRANI (m), Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Alberto VECCHI.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Mandini - Richetti
Cevenini - Corradi
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